Siamo abituati alle lezioni classiche, praticamente in tutte le scuole: lezioni frontali, compiti, verifiche, interrogazioni e voti. Quello che non sappiamo è che in realtà esistono metodi educativi e approcci didattici davvero innovativi. Sono numerosi, e gli insegnanti che stanno iniziando (almeno) ad integrarli nei loro programmi, affiancandoli alle classiche lezioni, sono fortunatamente sempre di più.
Gli approcci a cui ci riferiamo sono innovativi perché mettono al centro il bambino e il ragazzo, e non più la materia; perché coinvolgono la concretezza dell’imparare; perché tentando di capovolgere gli schemi per avere più risultati a livello ampio; e perché mettono in gioco non solo le nozioni, ma anche la socialità, le emozioni e la praticità.
6 metodi didattici da prendere in considerazione: dal cooperative learning all’autoeducazione, le migliori strategie didattiche per gli insegnanti di scuola
COOPERATIVE LEARNING
Il cooperative learning è probabilmente il metodo più distante da quello frontale a cui siamo abituati, perché prevede l’apprendimento attraverso la collaborazione di tutti, insegnanti e ragazzi, esattamente come suggerisce il nome. Coinvolgendo direttamente i bambini e i ragazzi, li si stimola e li si interessa maggiormente, e la concretezza del processo aiuta ad apprendere meglio i concetti. Non solo: anche la socialità ne esce rafforzata, così come l’empatia e il rispetto (degli altri e di se stessi, ognuno con i propri limiti e le proprie forze, dal momento che ognuno mette la sua a disposizione degli altri).
Qui trovate il nostro articolo che spiega nello specifico di cosa si tratta quando parliamo di cooperative learning (o apprendimento cooperativo).
CIRCLE TIME
Il circle time, o “momento in cerchio”, prevede che in classe una volta al giorno (o un paio di volte a settimana) ci si impegni in un momento di lezione nel quale i ragazzi dispongono le loro sedie in cerchio, insieme all’insegnante (che si siede insieme a loro, allo stesso livello). È un momento di parità in classe, nel quale non c’è più l’insegnante di fronte a loro e soprattutto durante il quale scompaiono le disposizioni degli alunni (davanti “gli indisciplinati”, dietro “i bravi”). Può essere utilizzato per apprendere nuove nozioni e fare lezione in maniera diversa, ma è soprattutto un momento buono per le riflessioni, per il problem soling e per la risoluzione di tensioni e dubbi.
Qui il nostro articolo dedicato al Circle Time.
CLASSE CAPOVOLTA
Per classe capovolta si intende un metodo educativo che prevede l’apprendimento attivo da parte dei bambini, che non subiscono più passivamente le lezioni ma che divengono protagonisti della propria educazione. L’aula diviene il luogo dello scambio e non più solo del “ricevere informazioni”, dal momento che queste informazioni vengono fornite ai ragazzi attraverso diversi strumenti che loro possono scegliere.
PEER EDUCATION
Simile alla classe capovolta (o flipped classroom) è la peer education, ovvero l’educazione tra pari. Prevede lo scambio diretto e concreto tra i ragazzi, che dopo avere assistito alle lezioni rispondono alle domande dell’insegnante in gruppo, oppure discutono insieme sull’argomento. In questo modo, applicando la peer education a tutte le materie, i ragazzi che hanno capito meglio l’argomento lo spiegano a quelli rimasti un attimo più indietro, stimolando una tipologia di comprensione diversa, più attiva da parte di entrambi perché più stimolante. Non ci sarà mai quello “più bravo” e quello “più scarso”, poiché in generale in ogni materia e in ogni argomento ci sarà chi è più portato e chi meno, chi ha capito tutto e a chi è sfuggito qualcosa, e nel lungo termine tutti si troveranno allo stesso livello, educativo e sociale.
DIDATTICA LABORATORIALE
La didattica laboratoriale si fonda su una concezione costruttivista e concreta dell’apprendimento. Ovvero: intraprendendo più laboratori durante l’orario scolastico, si stimolano i bambini a lavorare con le proprie mani o a mettere in gioco il loro intelletto in maniera più concreta e applicata, per giungere ad un apprendimento più solido perché provato sulla propria pelle.
Rispetto alle lezioni frontali, i laboratori fanno sì che i ragazzi apprendano i concetti attraverso problemi concreti da risolvere, attraverso tecniche da applicare e attraverso esperimenti da provare, stimolando l’attività pratica ma anche l’interazione e mettendo in gioco tutte le risorse, non solo quelle intellettive più pure di studio e di comprensione astratta.
AUTOEDUCAZIONE
È ancora poco diffusa, e c’è nello specifico una scuola in particolare che la pratica, e da cui potremmo prendere spunto: la Sudbury Valley School, che segue il pensiero studiato da Peter Gray che prevede di intendere l’insegnamento non come una trasmissione in linea verticale insegnante-bambini, ma come un processo lineare orizzontale nel quale i ragazzi vengono lasciati liberi per giungere in maniera naturale a imparare tutto ciò di cui hanno bisogno. L’insegnante diviene una guida, a disposizione dei bambini, che scelgono da sé come impiegare il tempo scolastico. La cosa che stupisce è come i bambini siano diligenti nell’apprendimento: non pensiamo che se lasciati liberi impieghino il loro tempo solo a giocare senza altro fine. I bambini sanno in maniera innata e istintiva di cosa hanno bisogno, e una volta abituati a decidere come sfruttare il proprio tempo giungono ad un perfetto equilibrio.
Se volete approfondire il metodo, ecco un articolo che lo spiega in dettaglio.
Giulia Mandrino