“Scuola consapevole” significa essenzialmente una scuola che al centro di tutto mette il bambino, con i suoi tempi e le sue necessità. Significa una scuola nella quale il metodo adulto-centrico al quale siamo abituati viene messo in secondo piano. Significa una scuola nella quale la natura è importante, nella quale gli insegnamenti passano attraverso i bisogni dei ragazzi, nella quale i voti non sono mere valutazioni competitive ma semplice indicazione del livello raggiunto, in modo da aggiustare ad hoc ciò che deve essere aggiustato.
In altre parole, significa una scuola più naturale in grado di aiutare il bambino accompagnandolo con la mano nel suo percorso d’istruzione.
In Italia ci sono molti metodi meno conosciuti ( rispetto a quello “classico” della maggior parte delle scuole pubbliche e private (il Montessori, ad esempio, oppure il metodo steineriano, quello delle scuole nel bosco...). E, in generale, la didattica per i bambini ha moltissime sfumature. Se quindi volete provare ad arricchire il vostro bagaglio culturale in ambito istruzione naturale, consapevole e liberitaria, ecco una piccola lista di libri che potreste leggere, con la prospettiva di scegliere una scuola davvero innovativa per i vostri figli.
I libri sulla scuola consapevole: la nostra selezione di letture per conoscere al meglio l’educazione naturale e liberitaria
Partiamo da “La pedagogia della lumaca, per una scuola lenta e non violenta”. Gianfranco Zavalloni in questo libro cerca di capire i motivi del mito della velocità che ormai caratterizza la scuola occidentale (velocità che si traduce poi in una competizione ossessiva), ma soprattutto cerca di capire come invertire la tendenza, riassaporando, nella scuola come nella vita, la lentezza, la tranquillità, l’attesa e il piacere di fare le cose secondo i tempi richiesti, senza strafare e senza pressione. Perché questa pressione è deleteria per i nostri figli, che si trovano, bambini, a vivere in un tempo nel quale tutti vogliono tutto e lo vogliono subito, nel quale i cellulari ci fanno vivere in costante fretta e nel quale il tempo educativo è allo stesso modo accelerato.
Nella stessa ottica si inserisce “Slow School - Pedagogia del quotidiano”, libro di Penny Ritscher che vuole analizzare l’emergenza culturale che vuole i bambini sempre più agitati, immaturi, stereotipati loro malgrado e poco creativi. Tutto questo è dato dalla società, una società che ci omologa e ci rende standard, che ci dà moltissimo a livello materiale ma che ci rende scarsi a livello umano e culturale. Ecco perché è meglio puntare sulla “slow school”, la scuola lenta, quella che prevede tempi più rilassati. Tempi rilassati che significano solo una cosa: ritrovare, da parte dei bambini, il piacere di imparare, di curiosare, di pensare e di ragionare con la loro testa.
“L’asilo nel bosco, un nuovo paradigma educativo" è il terzo libro che vi proponiamo. Quattro autori ci parlano del nuovo modello educativo fondato nel Nord Europa e ormai presente anche in Italia, quello delle scuole nel bosco, nelle quali il contatto con la natura è assolutamente fondamentale e inteso come strumento educativo imprescindibile e propedeutico per tutti gli altri insegnamenti (dal momento che qui i bambini imparano facendo, concretamente, con le loro mani e attraverso la loro curiosità). La classe diventa quindi l’ambiente esterno, nel quale andare ogni volta che sia possibile.
Per approfondire questo tema dell’insegnamento all’aperto, che prevede che il bambino passi quanto più tempo possibile nella natura seguendo la sua curiosità e usando le sue mani, la sua creatività e il gioco libero (e non supervisionato dagli adulti) una lettura interessante è “Outdoor education - L’educazione si cura all’aperto” di Roberto Farnè e Francesca Agostini. Parte dal presupposto che oggigiorno i bambini sono sempre più costretti in spazi chiusi, domestici o scolastici, ribadendo poi che in realtà uno dei loro bisogni primari è proprio lo stare all’aria aperta, facendo esperienza diretta della natura. Un pensiero molto utile, soprattutto se si cerca di capire quale sia la scuola migliore per i nostri figli. E, in questa prospettiva, le scuole più indicate sono certamente quelle che intendono lo spazio aperto come principale aula scolastica, pensando gli spazi chiusi delle aule solo come un appoggio.
Infine ecco “Liberi di imparare - Le esperienze di scuola non autoritaria in Italia e all’estero raccontate dai protagonisti”. Come dice il titolo, il libro vuole porre il focus sull’educazione non autoritaria, liberitaria, e cioè quella didattica che mette al centro il bambino senza mettergli la pressione di frequentare le lezioni, senza voti, senza minacce e senza bocciature. Sembra assurdo, utopico o irresponsabile, ma così non è, e a dimostrarlo sono proprio gli studenti che hanno studiato con questo metodo, gli insegnanti e i genitori, che portano la loro esperienza parlando di come sia imparare senza voti, con la libertà di apprendere, con regole condivise con gli altri e con gli studenti protagonisti della loro stessa educazione.