Lo mette in discussione un'autrice di bestseller educativi. Erika Christakis, nel suo "The Importance of Being Little" rovescia le rassicuranti carte dei metodi didattici degli asili di tutto il mondo e infila nelle menti dei genitori il tarlo dell'incertezza. Quanto sono importanti, se lo sono, i lavoretti che con tanto amore i nostri bambini portano a casa dalle aule della scuola materna?
I lavoretti sono inutili? Erika Christakis rovescia una delle convinzioni di genitori e insegnanti, sostenendo che la maggior parte dei lavoretti della scuola materna sono inutili
Le manine ritagliate e colorate come fossero tacchini, il parchimetro a forma di camicia e cravatta per la festa del papà, le cartoline piene d'amore per quella della mamma: siamo stati abituati a portare a casa con orgoglio i nostri semplici manufatti dalla scuola materna, e da genitori siamo lieti di riceverli dalle mani dei nostri bambini. E' così in tutto il mondo, e probabilmente sempre lo sarà. Ma hanno una funzione didattica, questi lavoretti, o solo puramente estetica e quindi la futilità è in agguato?
Con il suo nuovo libro, dal titolo "The Importance of Being Little" (L'importanza di essere piccoli, http://erikachristakis.com/author/the-importance-of-being-little/), Erika Christakis vuole rivoluzionare la visione dell'educazione nella scuola materna. Secondo il suo pensiero, genitori e insegnanti devono rimettere in discussione tutti i metodi educativi, mettersi all'altezza dei bambini, capire il loro punto di vista e quindi ricalibrare tutto.
Descrivendo con gli occhi dei più piccoli un mondo pensato e creato da e per gli adulti, l'autrice vuole focalizzare l'attenzione su un'educazione che come il mondo stesso è pensata dagli adulti con in mente degli adulti, e non dei bambini.
In questo senso, la Christakis mette al centro di una delle discussioni il famoso "lavoretto": esso non è altro che un'attività che prevede l'assemblare elementi preparati in precedenza dalle maestre, magari già ritagliati, semplicemente da colorare. Quella del lavoretto è quindi un'attività che si concentra soprattutto sul risultato finale, sulla qualità e sull'estetica, piuttosto che sul processo creativo.
I bambini, oltre al fatto che non possono trarre alcun beneficio come invece fanno dalle attività più libere (pasticci, ritagli sbagliati e piccoli errori sono importantissimi!), rischiano anche di sentirsi in imbarazzo quando il risultato non è quello sperato, o quando osservando il lavoro degli altri bambini si rendono conto che il loro è il più misero. Come fosse una produzione in serie, quella del lavoretto è un'attività che presenta le aspettative del "tutto perfetto e tutto uguale", che non lascia margine d'errore (l'errore è anzi non incoraggiato). La conseguenza, giustamente, è che si irritano o che addirittura non si sentono abbastanza bravi.
Non si può nemmeno parlare di lavoro che stimola le competenze sociali, dal momento che il lavoretto è solo all'apparenza un'attività collettiva: certo, tutti seguono le stesse regole, ma ognuno lo fa singolarmente.
Il libro della Christakis non vuole però solo puntare il dito. Analizza le situazioni, ma offre anche soluzioni. Scandaglia i bambini e il loro linguaggio, la loro espressività creativa, il modo in cui la loro immaginazione cresce, e piuttosto di suggerire di riempire con altre cose e altre regole il loro mondo fa capire che a volte è meglio lasciarli crescere come meglio sanno.
In questo senso i lavoretti non sono messi completamente alla sbarra: essi sono comunque una risorsa, ma solo se pensati in maniera differente da quella che siamo soliti usare.
Il processo creativo andrebbe enfatizzato e reso più importante rispetto al risultato finale, differente per ogni bambino, e in questo senso l'insegnamento delle attività e la scoperta dei materiali devono essere più profondi: niente scorciatoie o lavori pre-ritagliati e preparati in tutto e per tutto, ma piuttosto l'utilizzo di tutti gli strumenti e di tutti i materiali con serenità e libertà (e attenzione!) in modo che i bimbi li esplorino come sentono.
Non per fare bella figura, insomma, ma per esprimere tutta la propria creatività!
Sara Polotti