Il bonding con il papà (ma non solo) inizia in sala parto

Si parla spesso di bonding, di legame e imprinting. E il più delle volte lo si fa solo riferendosi alla madre. Ma per quanto il bonding tra madre e neonato sia fondamentale, non va dimenticato quello con il padre o con il genitore non partoriente! Per quanto più difficile e meno naturale (ma solo perché non siamo abituati a pensarlo tale), l'imprinting può e deve avvenire anche con la figura paterna.

Ecco dunque tutto ciò che c'è da sapere riguardo al bonding paterno e al contatto pelle a pelle con il papà, con qualche consiglio per favorire l'imprinting sin dalla sala parto (ma non solo).

Cos'è il bonding paterno

Come spiegato da Licia Negri nel libro "Lasciati abbracciare", il bonding è un legame, un attaccamento che può crearsi a partire dai primi momenti di vita. Dopo che il termine è stato coniato negli Stati Uniti nei primi anni Ottanta e studiato da ricercatori come Klaus e Kennel, il bonding è una pratica sempre più sostenuta: favorire il legame nei primi istanti di vita del neonato è infatti importantissimo per fargli sentire protezione e sicurezza, ma anche per stabilire il legame a livello genitoriale. Tatto e olfatto aiutano infatti tanto il bambino a percepire la persona che lo sta accudendo quanto la mamma (e il papà) a sentirlo proprio, stabilendo un contatto che durerà per tutta la vita.

Il bonding, come spiegano anche su Un Pediatra Per Amico UPPA, è dunque quel legame profondo e permanente che permette alle mamme e ai papà di sentire la connessione profonda necessaria ad accudire i piccoli, proteggendoli e non abbansonandoli, rispondendo allo stesso tempo con efficacia ai bisogni primari e secondari.

A condizionare il bonding, tuttavia, sono diversi fattori. E fondamentale, sin dai primi istanti, è il contatto pelle a pelle, non solo con la mamma che ha partorito, ma anche con il genitore che non ha portato nove mesi in pancia la creatura. I papà (e non solo, come vedremo poi) possono quindi rafforzare il legame adottando certe pratiche e certi gesti che possono favorire il legame profondo e sensoriale.

Il contatto pelle a pelle

Prima di tutto, molto efficace è - come accennato - il contatto pelle a pelle. Non solo sul petto della madre che allatta al seno, ma anche su quello del padre o dell'altro genitore. Senza vestiti, i papà e i bebè possono sentire l'altro in maniera diretta e concreta, profonda, ascoltandone gli odori, la pelle, i rumori...

Se possibile (quando si diventa genitori tramite parto naturale e quando il bambino sta bene) è utile stabilire questo contatto skin to skin entro i primi 60-90 minuti di vita del bambino. In questi attimi, infatti, il neonato è particolarmente recettivo, attento e sensorialmente coinvolto. Si tratta del suo primo contatto con il mondo esterno, e ciò che conosce in questi momenti resterà particolarmente impresso. Anche gli ormoni qui giocano un ruolo importante: se la mamma ha in corpo alti livelli di ossitocina (necessaria all'empatia e al rapporto con l'altro), il bambino può sfruttare l'adrenalina fetale che gli ha permesso di nascere, e che promuove il processo di legame e attaccamento.

Il contatto non immediato, ma successivo

Capita, come con i bambini nati pretermine, quelli in incubatrice o con le adozioni, che il contatto pelle a pelle non possa avvenire subito. Non solo con la mamma, ma anche con il papà. Pur perdendo l'efficacia dei primi minuti di vita, il legame sensoriale resta comunque un fattore importante, che può essere rimandato.

Non appena possibile (dopo qualche giorno, qualche ora o qualche mese), i papà possono e devono cercare di stabilire questo bonding, toccando e accarezzando il proprio bambino, tenendolo tra le braccia, abbracciandolo pelle a pelle... Quest'intimità sensoriale è importantissima a prescindere dal momento in cui è possibile metterla in pratica.

Non solo papà biologici; non solo papà

Il discorso, tuttavia, non si esaurisce alla figura paterna. Il legame profondo con i bambini (neonati e non) riguarda tutti i genitori non partorienti, siano mamme e papà adottivi oppure compagni e compagne di chi ha effettivamente portato a termine la gravidanza, o ancora genitori che sono diventati genitori affidandosi alla gravidanza per altri. Cercare un legame fisico con i neonati, che passi dalle sensazioni corporee, è importantissimo.

In questo caso è consigliato utilizzare le stesse tecniche non solo dalla sala parto, ma, quando non è possibile farlo nei momenti che succedono al parto, sin da quando il neonato o il bambino arrivano a casa.

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Sara

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Cecilia

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