La scorsa estate la sede giapponese di Microsoft ha deciso di provare a fare un esperimento. I dipendenti dell’azienda, durante i mesi estivi, hanno lavorato solo per 4 giorni a settimana (dal lunedì al giovedì), ricevendo la paga esattamente come se ne avessero lavorati 5. Il risultato parla chiaro: la produttività è aumentata del 40% e allo stesso tempo si sono ridotti certi costi, come quello per l’elettricità e per la stampa su carta (che si è ridotta del 60%).
Un risultato sorprendente, forse eccezionale, ma che in ogni caso mostra una tendenza comprovata, ovvero quella della produttività che accresce nel momento in cui un dipendente è più rilassato. Altre aziende che hanno provato ad adottare la settimana corta, infatti, hanno confermato che la produttività non si abbassa, ma rimane esattamente identica o addirittura aumenta, nel momento in cui si lavorano 4 giorni invece di 5.
Un bel dato, che fa pensare: funzionerebbe anche per i genitori che lavorano, questa strategia?
Lavorare solo 4 giorni? Funziona, e potrebbe essere perfetto anche per i genitori: un esperimento di Microsoft mostra come la flessibilità lavorativa potrebbe essere il futuro
Guardiamo in faccia la realtà: lavorare 4 giorni al posto di 5 per un genitore sarebbe il paradiso. Innanzitutto perché, genitori o non genitori, lavorare in maniera meno stressante è certamente benefico a livello di fisico e di produttività, e sono moltissimi gli studi che ormai lo dimostrano.
Lavorare meno ma in maniera serena fa produrre di più rispetto a lavorare di più ma in maniera stressata. Ecco perché sono sempre di più le aziende che offrono strumenti come il lavoro da casa un giorno a settimana o dei benefit concreti sul posto di lavoro, come la palestra, lo yoga, le sale lettura, le pause caffè più lunghe… Tutto questo perché lavorare in questo modo permette di bilanciare meglio vita privata e vita lavorativa, vivendo appieno le ore fuori dall’ufficio.
Ma i benefici non finiscono qua. Stare fuori ufficio un giorno in più a settimana aiuta a combattere l’inquinamento, perché si riducono gli spostamenti casa-lavoro e si riducono i bisogni di elettricità e riscaldamento.
E per i genitori? I benefici sono ancora più evidenti. Per le mamme e i papà che lavorano stare un giorno di più a casa significa risparmiare sulla babysitter o sull’asilo nido, e non è poco. E, non ultimo, significa passare molto più tempo con i propri figli, un valore che non è nemmeno possibile quantificare.
Questi studi e questi esperimenti fanno quindi sperare che sia proprio questo il futuro del lavoro, ovvero un lavoro che punti più alla qualità che alla quantità, tenendo conto dei benefici della serenità personale. L’importante è che le aziende ne siano consapevoli, e che siano consapevoli che ormai, in un’epoca come la nostra, è inevitabile ripensare al modo in cui lavoriamo. Perché non possiamo fossilizzarci sui metodi del passato: il lavoro è cambiato, gli strumenti sono cambiati, la vita è cambiata.
Naturalmente, non è una soluzione per tutti, e soprattutto non è una modalità di lavoro che si sposa con lo stile di vita di tutti i genitori. Ma anche solo avere la possibilità di scegliere sarà un grande passo avanti, non solo per i dipendenti e la loro vita, la loro famiglia, ma anche per i datori di lavoro. Perché la flessibilità permette di avere dipendenti soddisfatti, sereni e tranquilli. E questo è molto più auspicabile rispetto ad avere dipendenti molto presenti, ok, ma anche molto stressati, molto nervosi e molto meno produttivi.