Il bambino sta al centro della sua educazione, con la sua identità, le sue potenzialità e le sue conoscenze, che si costruisce da solo. Ma basilare all'interno del metodo pedagogico redatto da Loris Malaguzzi nel dopoguerra e adottato nelle scuole di Reggio Emilia, il cosiddetto Reggio Approach, è anche il rapporto con i genitori e gli insegnanti, come se quello bambino-genitori-educatori fosse un triangolo impossibile da spezzare.
Nello stesso modo in cui il sapere non viene racchiuso in settori ma procede per un apprendimento trasversale, così l'ambiente scolastico non viene rinchiuso e delimitato in maniera stagna. Anzi. La scuola è un ambiente considerato vivibile da tutti, un luogo di apprendimento continuo all'interno del quale le relazioni si tessono senza soluzione di continuità.
La partecipazione, punto fondante dell'approccio pedagogico reggiano, coinvolge bambini e adulti allo stesso modo. Tutti sono parte del progetto educativo! Partecipare alla vita quotidiana del bambino e allo sviluppo del suo apprendimento è un'esperienza arricchente, che prevede che insegnanti e genitori utilizzino i loro linguaggi da integrare ai cento del bambino, i loro punti di vista, le loro culture e i loro dialoghi.
Lo si legge anche nel progetto didattico visibile sul sito delle scuole e dei nidi di Reggio: "La partecipazione genera e alimenta sentimenti e cultura di solidarietà, responsabilità ed inclusione, produce cambiamento e nuove culture che si misurano con la dimensione della contemporaneità e dell’internazionalità".
Tutto questo porta a definire quello delle scuole di Reggio come un progetto educativo che si fonda sul tessere relazioni. Il bambino impara attraverso tutte le connessioni che gli vengono offerte, connessioni tra le materie, gli oggetti, le esperienze, ma anche connessioni tra persone.
Ecco perché nelle Scuole di Reggio i rapporti sono molteplici: tra gli adulti e i bambini all'interno della scuola, tra gli adulti e i bambini al di fuori dall'ambiente scolastico, tra la scuola e i genitori e tra la scuola e la comunità (e infatti è presente il Consiglio Infanzia Città, composto da genitori, cittadini, insegnanti, operatori, atelierista e pedagogista, per confrontarsi e tessere le relazioni democratiche di cui parliamo).
I genitori hanno il diritto di partecipare quindi alle attività scolastiche, e di favorire gli scambi interpersonali, anche a livello di multiculturalità (soprattutto in questi anni). Ciò porta ad una continuità scuola-casa molto apprezzata dal bambino, che si sente stimato e coinvolto. Non solo: la rete di comunicazione che si crea è davvero importante.
Concretamente, i genitori partecipano attivamente sin dai giorni che precedono l'ingresso a scuola, attraverso incontri con bambini e insegnanti per conoscere personalmente ogni bambino e ogni famiglia, con le sue diversità e le sue potenzialità.
Durante gli anni scolastici, poi, i genitori sono coinvolti su più livelli. Su quello della valutazione, ad esempio, parlando continuamente con gli insegnanti per osservare e documentare i progressi dei figli, e su quello dell'educazione ponendo insieme gli obiettivi da raggiungere e i modi per farlo.
Ogni giorno ci si trova poi tutti insieme, al momento del recupero dei figli in classe, e si discute sulle esperienze che i bimbi hanno intrapreso durante la giornata. Ma non sono solo le esperienze scolastiche ad interessare genitori e insegnanti: gli educatori chiedono sempre cosa si è fatto fuori da scuola, per capire cosa i bambini imparano anche fuori dalle mura scolastiche.
Il dialogo, poi, è incoraggiato fortemente. I genitori e i bambini devono sempre parlare delle loro giornate, di cosa hanno imparato, delle loro sensazioni e anche dei loro dubbi.
Ancor più concretamente, i genitori (e a volte i nonni) partecipano alla vita scolastica facendo lavoretti di volontariato per il mantenimento degli spazi, ad esempio, o costruendo giocattoli e mobili, e sono sempre coinvolti nelle feste e negli spettacoli, nelle celebrazioni e nelle attività straordinarie.
Insomma, sono tutte queste figure, non solo bambini e insegnanti, a fare la scuola. Figli, genitori, educatori, atelieristi, operatori, cuochi, professionisti, comunità, nonni: tutti contribuiscono all'educazione dei bambini, in un tessuto fatto di bellissimi incroci e trame meravigliose nella loro diversità.
Sara Polotti
Che succede quando l'omeopatia incontra l'arte? Succede “Omeoart”, il progetto nato nel 2001 per veicolare il messaggio omeopatico attraverso la creatività, sostenuto da Christian Boiron, direttore del gruppo Boiron.
Francesca Bianucci, ideatirice del progetto, e Alberta Mantovani, responsabile dei Progetti Speciali di Boiron, hanno creato un'accoppiata vincente: sin dal 2003 il progetto Omeoart è riuscito a portare in diverse città italiane (e a Lione, città sede di Boiron) mostre collettive di opere d'arte sul tema dell'omeopatia, con l'appoggio del critico d'arte Pierre Restany, e il successo ha consentito la creazione dell'Associazione Culturale Boiron Omeoart.
Oltre alle esposizioni, tutte le opere d'arte finora raccolte sono permanentemente visibili presso la sede di Boiron Italia, a Segrate.
Senza scopo di lucro, l'associazione vuole portare attraverso l'arte il messaggio e la visione del mondo omeopatico secondo gli artisti italiani contemporanei, nel rispetto della mission che vuole essere sempre arricchente, a livello terapeutico e a livello personale.
Tra gli artisti che si sono prestati volontariamente e gratuitamente al progetto troviamo nomi del calibro di Ugo La Pietra, Fausto Lubelli, Bruto Pomodoro, Lucio Liguori: tra pittura, scultura e ceramica l'arte si presta a interpretare l'omeopatia.
(foto 1 http://www.omeoart.org/site/index.php/chisiamo)
“L’arte ci permette così di acquisire una nuova dimensione delle cose, della vita, senza per questo obbligarci ad abbandonare la nostra razionalità. Allo stesso modo, l’omeopatia permette al medico e al malato di acquisire una nuova dimensione dei problemi inerenti alla salute, senza nulla togliere al valore della medicina moderna, delle nuove tecniche chirurgiche e dei nuovi medicinali. L’omeopatia deve essere inserita nel cuore della medicina, così come l’arte deve essere inserita nel cuore della nostra esistenza e della nostra società. Oltre alla scienza, l’arte e l’amore insieme possono fare progredire considerevolmente le nostre conoscenze!”
Queste le parole di Christian Boiron (consultabili all'indirizzo www.omeoart.org): un concetto di omeopatia molto umanista, quindi, che la pone sullo stesso livello d'importanza dell'arte, fondamentale per una vita completa
E, dopo essere nata con lo scopo di diffondere questo messaggio omeopatico attraverso le opere creative, Omeoart è entrata anche negli ospedali, mettendosi a disposizione dei malati per dare un supporto ancor più concreto.
Dal febbraio 2009, quando le pareti dei corridoi del reparto di Neonatologia dell'ospedale Macedonio Melloni di Milano si sono riempiti con le opere di Gregorio Mancino (artista conosciuto per le sue performance), Omeoart ha iniziato a portare ai pazienti, con la collaborazione di diversi artisti, genitori e bambini, l'arte come medicina alternativa piacevole e potente, che si integra perfettamente, potenziandola, con l'omeopatia.
(foto 2 http://www.omeoart.org/site/index.php/eventi/65-larte-in-ospedale)
Le opere d'arte e gli artisti, sempre capitanati da Gregorio Mancino, hanno quindi fatto visita in Belgio (a Bruxelles), in Polonia (a Varsavia, presso la clinica pediatrica Medi Park e l'ospedale Św. Anna Pioseczno) e in Russia (al Policlinico Pediatrico Comunale di Mosca).
Se Patch Adams curava con il naso rosso applicato in mezzo alla faccia per guarire attraverso le risate, Omeoart lo fa dolcemente attraverso figure e colori: un messaggio bellissimo che può cambiare decisamente le sorti e le giornate di moltissimi pazienti, piccoli o grandi.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Se va di moda la cucina orientale ci sarà unperché. E questo perché è il suo essere così deliziosa! Spesso leggera, spesso vegetariana, in ogni caso sempre gustosissima: a noi di mammapretaporter piace scoprire nuovi ristorantini tipici, ma soprattutto adoriamo cucinare le pietanze tipicamente orientali nelle nostre cucine occidentali! Nel nostro libro The Family Food, ricette naturali per famiglie incasinate, non poteva mancare infatti una ricetta di pasta orientale!
Volete provarci anche voi ma non sapete dove girarvi e da dove partire? Provate iniziando dalla pasta, semplice, buona e versatile, chiamata genericamente “noodle”. Le ricette sono davvero tante, spesso contengono carne ma potete con poco sforzo mutarle in piatti più sani a dase di verdure e tofu.
I Vermicelli di Soia
Sono tipici e facili da trovare al supermercato: leggeri, si possono utilizzare in mille modi, stando attenti a non scuocerli! Il rischio è che risultino simili ai nostri capelli d'angelo (il segreto è non farli bollire, ma solo riposare qualche minuto in una ciotola di acqua calda prima di saltarli in padella con il condimento che più preferite). Stanno bene con tutto, dal tofu alle verdure fino al pesce, e con ogni condimento, dall'olio d'oliva, al miso, alla salsa di soia (ottima in sostituzione del sale).
(foto 1 http://www.hosomaki.it/come-preparare-gli-spaghetti-di-soia-con-pollo-e-verdure/)
Pad Thai
E' il piatto di pasta tradizionale della Thailandia: si compone di tagliolini all'uovo conditi con salsa di pesce, tamarindo, pollo, uovo, gamberi, verudre e arachidi sbriciolate.
Qui trovi la versione più "sana" di pad thai, adatta a grandi e piccini.
(foto 2: http://highheelgourmet.com/2012/08/03/padthai-trilogy-authentic-recipe/)
I Mee Pok
Simili nell'apparenza alle nostre tagliatelle, i Mee Pok sono spaghetti all'uovo larghi e piatti, tipici della Cina, Singapore, Tailandia e Malesia. Possono essere serviti in brodo o da soli, con condimenti di tofu, pesce o verdure. I Mee Pok sono solitamente accompagnati da una salsa particolare, composta da chili piccante, olio, aceto, pepe e salsa di soia.
(foto 3 http://www.misstamchiak.com/ru-ji-kitchen/)
I He Fen
La pasta piatta può essere anche di riso e non all'uovo: ecco i He Fen (o Shahe Fen, o Ho Fun), tagliatelle piatte al riso simili ai vermicelli, di colore bianco, dalla consistenza scivolosa e gommosa. Sono tipici cinesi. Di nuovo, possono essere saltati in padella con tofu, vedure oppure venire serviti in brodo. In sostituisco la carne rossa che lo contraddistingue la ricetta tradizionale con seitan e spolvero con semi di sesamo leggermente tostati in padella.
(foto 4 http://www.mybarecupboard.com/2015/01/beef-ho-fun-gon-chow-ngau-ho.html?m=1)
I Pho
Derivati dai cinesi He Fen, sono la versione vietnamita: sono vermicelli di riso in brodo, serviti con carne ed erbette, funghi, verdure e aromi, a seconda del proprio gusto. Sono un tipico cibo da street food! Si mettono direttamente nel brodo senza cuocerli precedentemente, guarnendo con gli ingredienti scelti, a formare un unico piatto completo. Da provare con germogli, cipollotto, tofu e coriandolo fresco.
(foto 5 http://www.gimmesomeoven.com/vietnamese-pho-soup-recipe/)
Per i Pho Vietnamiti noi amiamo questa ricetta velocissima, che abbiamo trovato su Jen Reviews. Servono 1 litro di brodo, dei vermicelli di riso (per tre persone), una cipolla bianca, due pezzetti di radice di zenzero, on bastocino di cannella, 3 stelle di anice, 1 cucchiaino di chiodi di garofano, 250 grammi di manzo a fette (oppure pollo) e due cucchiaini di zucchero di canna. Per condire, poi, utilizzeremo del basilico, dei germogli di soia e della buccia di lime.
Tagliamo la cipolla e i due pezzetti di zenzero a metà (dopo averli sbucciati) e mettiamoli a grigliare in forno a 220 gradi per circa 15 minuti. Nel frattempo cuociamo i vermicelli di riso secondo le indicazioni sulla confezione e scaldiamo il brodo in un wok insieme alla cipolla, allo zenzero, ai chiodi di garofano e alla cannella, per circa mezz'ora. Togliamo gli ingredienti solidi quindi cuociamo in questo brodo la carne. Una volta cotta (circa 10-15 minuti) versiamo il brodo e la carne nei piatti, aggiungiamo i vermicelli e guarniamo con il basilico, i germogli di soia e un po' di buccia di lime.
(https://www.jenreviews.com/vietnamese-pho/)
I Ramen
Tipicamente giapponese, ma di origine cinese, è un piatto delizioso di tagliatelle di frumento immerse in brodo di carne o pesce, salsa di soia o miso e guarnito (anche qui a formare un unico piatto completo) con alghe, cipolla verde, fettine di carne (solitamente maiale, ma anche pollo), mais, uova sode, pollo, funghi. Non c'è una ricetta univoca, e girando il Giappone si scopre che ogni località ha la sua versione. Eccezionale le versioni vegetariane e vegane che vi proporrò i prossimi giorni!
(foto 5 http://greatist.com/eat/healthier-ramen-recipes)
Gli udon
Tipici giapponesi, gli Udon sono spaghettoni di grano tenero, nutrienti e dalla consistenza buonissima. Anche qui, esiste la versione in brodo oppure quella saltata in padella, guarnita con verdure, uova, pesce o carne, e talvolta servita con la tempura o con del tofu fritto.
(foto 6 http://www.thekitchn.com/whats-the-difference-soba-udon-116505)
I Soba
Più sottili degli udon, anche questi sono tipicamente giapponesi, ma sono a base di grano saraceno. Spesso sono serviti caldi in brodo, altre volte li si possono trovare nella loro versione fredda servita in contenitori di bambù. Il brodo è composto da dashi (brodo di pesce), mirin (un sakè dolce a base di riso) e salsa di soia; il tutto è completato con fettine di cipollotto.
(foto 7 http://www.japanesecooking101.com/zaru-soba-recipe/)
La redazione di mammapretaporter.it
Il miso è davvero un alimento da avere nelle nostre tavole, e qui vi spieghiamo il perché.
Primo: è una proteina completa perchè contiene tutti gli aminoacidi essenziali. E poi favorisce la secrezione enzimatica aiutando la digestione, è benefico per la flora fatterica intestinale, aiuta l'assimilazione dei nutrienti nell'intestino ed è fonte di vitamine del gruppo B.
È possibile inserirlo nello svezzamento a partire dall'anno, in quanto è un alimento ricco di sale e prima è quindi meglio evitare.
La ricetta più famosa con questo alimento è la classica zuppa di miso, molto semplice da fare. È ottima da mangiare come antipasto, così da stimolare la secrezione di enzimi digestivi da parte dello stomaco. Due suggerimenti: il primo è quello di non aggiungere sale, dato che il miso è già super ricco di sale e saporito! Il secondo è quello di non farlo mai bollire, dato che rischia di perdere le sue preziose proprietà.
Ma il miso può essere anche usato come condimento per insalate, in abbinamento al tofu per creare cremine spalmabili (basta frullarli insieme dopo aver sbollentato il tofu), al posto del dado nelle vellutate, come condimento delle verdure cotte e per preparare udon in brodo di miso.
E' un must della cucina cinese e a noi fanno davvero impazzire: sono gli spaghetti di riso alla piastra. Chiaramente preferisco farli a casa così da poter scegliere ingredienti di qualità ed evitare glutammato e affini. Diciamo che la base della cucina cinese è composta da tre ingredienti il cui abbinamento rende il gusto base davvero speciale: e sono lo zenzero, la cipolla e la salsa di soya.
Dal Nord Europa non possiamo che prendere spunto: avete presente la bellezza che ci si trova davanti agli occhi guardando le fotografie o visitando Amsterdam? Tutte quelle biciclette che colorano la città, che la rendono respirabile, che sembrano fare parte del paesaggio naturalmente. Ecco. Non pensate che la bicicletta sia un mezzo di trasporto faticoso, ingombrante e scomodo. Basta ripensarla nella giusta prospettiva e vedrete che non tornerete più all'automobile come mezzo di trasporto prediletto!
Vi avevamo già parlato di tutte le tipologie di biciclette cargo, le biciclette perfette per le mamme, con il loro spazio per bimbi, spesa e strumenti e la loro effettiva comodità in città.
L'argomento è tornato sulla bocca (anzi, sugli occhi) di tutti in questi giorni, quando la fotografia della principessa Mary di Danimarca in sella alla sua bicicletta cargo con i due gemellini infilati nel cestello verso l'asilo ha fatto il giro del mondo.
Perché è così bella? Per la sua semplicità e il suo esempio. Non importa quanto freddo faccia e quanta neve abbia imbiancato le strade: basta vestirsi adeguatamente e una volta presa l'abitudine di spostarsi in bicicletta non verrà più la voglia di tornare all'automobile.
Semplice, quando la struttura stessa della bicicletta ti semplifica la vita.
Le bici cargo sono fatte apposta per le mamme lavoratrici (e non) e per tutti quelli che si spostano con borse zaini, spese o animali al seguito. Carrellino davanti o dietro, seggiolini, borse laterali e scomparti utilissimi: niente sarà scomodo, tutto sarà in equilibrio e la vita cambierà in meglio. Chi prova la cargo poi abbandona l'automobile, lo sapete?
Pensate al traffico, alla sistemazione dei seggiolini sui sedili, alla frustrazione di certi bambini costretti a spostarsi in automobile per fare tragitti, brevi o lunghi che siano, che li tengono lontani dall'aria aperta.
E poi è un'scusa per fare movimento, no? Senza rinunciare ai bambini, le mamme cargo possono spostarsi in qualunque momento della giornata, senza intoppi, comodamente, per sbrigare commissioni o semplicemente perché, beh, si ha voglia di fare un giretto.
Prendete Fridabike (www.fridabike.com), negozio di biciclette a Milano che costruisce proprio questo tipo di mezzo di trasporto con amore. Antonella Pesenti era una mamma che girava la città con i suoi bambini sulla loro cargobike, e ha deciso di rendere quest'attività la sua vita, anche lavorativamente.
(foto 2 http://www.fridabike.com/#!frida/c1c0r)
Oltre a costruire artigianalmente le biciclette nel negozio di via Piero della Francesca 34 a Milano, Fridabike, ispirandosi a suo essere in prima persona mamma, ha ideato anche una piccola linea d'abbigliamento per piccoli ciclisti urbani, la Fridabike Kids. I vestitini da lei disegnati scorrazzano insieme a lei sulla cargobike, con il loro taglio comodo e le piccole strisce catarifrangenti da veri bikers, e la bici cargo diventa un attraentissimo negozietto ambulante.
E, non a caso, Fridabike realizza anche biciclette cargo apposta per le attività ambulanti, sulla scia dei foodtruck così carini che iniziano a colorare le nostre città.
(foto 3 http://www.fridabike.com/#!frida/c1c0r)
State pensando a convertirvi alla bicicletta, dunque, ma non avete il coraggio? Oppure conoscete donne, magari straniere, mamma degli amichetti dei vostri bimbi, che non avendo nella loro cultura la bicicletta non ne conoscono il funzionamento? Beh, se volete iniziare a dare una svolta alle vostre giornate, e iniziare a pedalare tutte insieme con i vostri bambini (e non solo) noi vi segnaliamo Cyclopride, con la loro iniziativa Mamme in Bici - In Bici la Città è più Mia, una scuola di bicicletta per dinne di tutte le età e tutti i paesi (http://www.cyclopride.it/mamme-in-bici-come-si-muove-la-citta-delle-donne/#.VrnEVzbSnIW).
(foto 4 http://www.cyclopride.it/mamme-in-bici-come-si-muove-la-citta-delle-donne/#.VrnEVzbSnIW)
Dei veri e propri corsi di bicicletta come si trovano di rado, per insegnare a mamme volenterose di vivere la quotidianità su due ruote l'equilibrio e la pedalata, ma anche l'educazione stradale, fondamentale!
Perché la bicicletta dà un'autonomia incredibile, unica; è economica ed ecologica; divertente; appassionante; e piacerà ai tuoi figli tanto quanto a te e a tuo marito. Ne siamo certe.
Oggi come oggi la genialità si riconosce sono in campo matematico, informatico, scientifico. Non è vero? Studiare arte, lettere, psicologia e, insomma, compiere studi umanistici sembra non essere più alla portata di personalità geniali come potevano essere Leonardo o Galileo, Dante o Giotto. Ma è davvero così? La genialità risiede solo negli ambienti scientifici? Forse, ma ciò non toglie alle lettere e alla filosofia un compito fondamentale per coltivare genialità ed educazione: gli studi umanistici danno un'apertura mentale unica, e studiare la filosofia fin da piccini può rivelarsi una scelta pazzesca.
Certo, insegnare Platone e Nietzsche allo stesso modo in cui li si insegna al liceo è dura. Ma questo non vieta che anche ai bambini, dall'asilo fino alle medie, si possa infondere un po' di quel pensiero filosofico che aiuta a comprendere il mondo e a crearsi una struttura mentale in grado di ragionamenti profondi e strutturati.
Fare filosofia con i bambini non significa quindi snocciolare nozioni da imparare a memoria o fornire loro informazioni sui pensieri e sulle storie dei filosofia e della filosofia, ma offrirgli strumenti mentali per far sì che imparino a interrogarsi sulla vita e sul mondo, per essere educati al pensiero.
Imparare a pensare in maniera profonda con gli strumenti che la filosofia sa dare ha numerosi benefici.
I bambini possono imparare pian piano a farsi un'opinione propria e un proprio senso critico; ad affrontare i problemi analizzandoli dal loro punto di vista; ad aprirsi agli altri, e ai loro punti di vista; argomentare le proprie scelte e le proprie idee; e, non ultimo, a capire la complessità del mondo e della vita.
Fare filosofia con i bambini significa soprattutto dialogare, creare connessioni tra gli argomenti, esplorare le sensazioni, scandagliare i concetti e le parole, confrontarsi. Significa dare risposte alle loro mille domande e creare altre questioni a cui dare risposta, senza accontentarsi! Proprio ciò che la filosofia vuole comunicare: l'essere saggi passa attraverso le domande, domande che il mondo attorno a noi deve sempre suscitarci.
E fare filosofia con i bambini significa anche sfruttare il loro essere fantasiosi, completamente aperti, non chiusi in scatole preconcette come inevitabilmente lo sono gli adulti.
In Italia esistono varie realtà che si occupano di filosofia per bambini e laboratori, dai Ludosofici, che aiutano i bimbi a interrogarsi sul mondo attraverso esperienze concrete, al gruppo di Filosofiacoibambini, al servizio di scuole dell'infanzia e primarie che vogliano fare l'esperienza della filosofia con i loro alunni, attraverso una didattica del pensiero e della ricerca.
I Ludosofici hanno addirittura pubblicato un bellissimo manualetto per approcciarsi a questo pensiero filosofico un po' ludico, come dice il loro stesso nome: si tratta di "Tu chi sei? Manuale di filosofia, domande ed esercizi per bambini e adulti", un libro - edito da Corraini - pieno di domande e senza alcuna risposta! Tra spiegazioni di pensieri (ma solo per aiutare, non per imporre risposte!) ed esercizi carinissimi, i bambini insieme agli adulti possono capire come iniziare a strutturare il loro pensiero critico.
(foto 1 http://www.corraini.com/it/catalogo/scheda_libro/989/Tu-chi-sei)
"FilosoFare" è un altro libro prezioso per chi volesse avvicinare i bimbi alla filosofia. Anche qui attraverso le domande sul mondo che hanno sempre ispirato i pensatori di tutti i tempi, gli autori del progetto "Percorsi, esperienze e strumenti per la pratica filosofica con i bambini. FilosoFare" hanno raccolto i modi di fare filosofia con i bambini, preservando la loro attitudine infantile e il loro sguardo innocente sul mondo.
Soddisfare la voglia di risposte attraverso altre domande: ecco, è un po' questo il senso della filosofia che deve essere spiegata ai bambini.
Almeno una volta a settimana ho l'esigenza di mangiare un piatto messicano: ho così abituato i miei bimbi ad apprezzare fin dallo svezzamento i sapori tipici di questa cucina.
Tortillas: sono delle "piadine" di farina di mais generalmente bianca (masa Harina). A seconda del modo in cui vengono cucinate, quindi della loro farcitura, prendono nomi diversi.
Tacos: sono mezzalune create con tortillas 100% mais con all'interno insalata, chilli di fagioli o carne, avocado.
Nachos: sono triangolini (tipo patatine) creati con l'impasto delle tortillas e fritti. Si servono in un piatto con formaggio fuso e jalapegno: trovate la mia ricetta sana e veloce per preparare questo piatto sul mio libro The Family Food, ricette naturali per famiglie incasinate, edito da Mental Fitness Publishing.
Burritos: sono dei rotoli di tortillas (generalmente questi sono fatti con farina di mais e farina bianca) con all'interno insalata, carne o pesce, fagioli e verdura. Qui trovate la mia versione "sana" di burritos.
Fajitas: sono tortillas semplici, generalmente di mais e grano, appoggiate su un piatto, con a lato carne o pesce, riso, guacamole, mais, riso e fagioli.
Empanadas: piatto non messicano ma Argentino, le empanadas sono mezzalune di farina di grano ripiene di uova, fagioli, cipolla o carne.
Enchiladas: si presentano come cannoli di farina di mais ripieni di carne o pesce e formaggio fuso.
Sono piatti che tradizionalmente sono molto ricchi di proteine animali ma che possono essere resi super sani con alcune modifiche:
1. sostituire la carne con seitan, tofu e fagioli
2. sostituire la carne trita con seitan tritato
3. abbondare di cipolla
4. utilizzare il prezioso avocado per fare la guacamole
5. inserire verdure grigliate
6. utilizzare molta insalata
In questo modo avrete un piatto completo con cereali, legumi e verdure! E' inoltre davvero simpatico proporre una cena messicana ad amici, dove ognuno sceglie gli ingredienti proposti in ciotoline e si compone il suo burrito o il suo taco!
Trovate molte ricette tex-mex sul mio libro The Family Food, ricette naturali per famiglie incasinate, edito da Mental Fitness Publishing.
Giulia Mandrino
Quando i bimbi hanno una febbre leggera si ricorre spesso al paracetamolo e all'ibuprofene. Ma siamo sicuri che faccia bene? Che abbia solo benefici? Forse è bene rallentare un attimo.
Ricorrere alla medicina troppo frequentemente, si sa, non è mai benefico per i nostri bambini. Pensate agli antibiotici (http://www.mammapretaporter.it/salute/salute-ben-essere-mb/per-sicurezza-non-e-meglio-dare-l-antibiotico) e a come possono rivelarsi dannosi.
Lo stesso vale per due farmaci innocui come possono sembrare il paracetamolo e l'ibuprofene.
Innanzitutto, capiamo quali sono le differenze: il paracetamolo, usato nella prima infanzia e di fatto l'unico consigliato in gravidanza, serve ad abbassare la febbre e a diminuire il dolore, essendo un farmaco antidolorifico ed antipiretico; l'ibuprofene, invece, è un FANS, cioè un antinfiammatorio non steroideo: anch'esso agisce su dolore e febbre, ma passando non solo per il sistema nervoso centrale, ma anche per le ciclossigenasi, inibendole.
Ma entrambi questi farmaci hanno controindicazioni, soprattutto se dosati nella maniera sbagliata come sembrano fare molti genitori (secondo l'American Academy of Pediatrics, come riporta il Telegraph). Il rischio è incorrere in un'overdose assolutamente dannosa.
Questi due farmaci vengono infatti somministrati ai bambini quando c'è in corso una febbre, quindi un'infiammazione corporea volta a combattere un'infezione. I genitori danno quindi ai bimbi paracetamolo o ibuprofene, che però, abbassando troppo questa febbre, hanno l'effetto contrario, e quindi rischiano di allungare i tempi della malattia.
Non solo: troppo spesso questi due farmaci vengono combinati e utilizzati mescolati, con l'idea di ridurre i rischi dell'uno e dell'altro e di ottenere una soluzione più veloce.
Ma entrambi i farmaci presentano rischi,e i genitori dovrebbero considerarli attentamente. Pensiamo all'ibuprofene, che, come dicevamo, è un FANS: i rischi nei bambini sono l'asma, problemi gastrointestinali e ulcere legati al sovradosaggio e complicanze a livello renale, dal momento che questa sostanza agisce bloccando la sintesi della prostaciclina, un vasodilatatore che, se inibito, porta all'accumulo di sodio e all'ipertensione.
In conclusione, i genitori devono iniziare seriamente a pensare agli effetti collaterali di questi farmaci, a non dare dosaggi adulti ai bambini, ad evitare l'ibuprofene preferendo, quando necessario, il paracetamolo, e a fare attenzione in ogni caso.
Ma, soprattutto, è doveroso iniziare a pensare alla febbre in termini diversi da quelli di mera malattia: la febbre, soprattutto quando leggera, è da considerarsi come uno stato che in sé non costituisce solitamente un pericolo per il bambino, ma come un meccanismo fisiologico atto alla guarigione, e quindi già medicina di per sé.
La febbre leggera è benefica e aiuta verso la guarigione. Perché ammazzarla?
La redazione di mammapretaporter.it
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.