Gira la Moda, Pallino, l’Orso Tatu, le Polly Pocket, Mister Muscolo, le macchinine che sfrecciavano… Qual era il vostro giocattolo preferito? La bella notizia è che molti esistono ancora (anche se in versioni aggiornate!) e quindi i nostri bambini possono fare insieme a noi un tuffo negli anni Novanta!

I più bei giocattoli anni Novanta che esistono ancora: dove comprare i giochi anni Novanta ai giorni nostri

Pallino

Ora si chiama Pallino Coding, ma di base è il classico Pallino di Quercetti che tutti abbiamo amato da piccoli! Non è solo divertente: insegna ai bambini a scomporre i problemi e a renderli più semplici. Giocando! Lo troviamo qui.

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I chiodini

C’erano all’asilo, c’erano a casa: i chiodini erano un must dell’infanzia negli anni Ottanta e Novanta. Li troviamo qui.

chiodini

Orso Tatu

“Orso Tatu, con te mi diverto di più!”. Sì, esiste ancora! Eccolo. 

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Hot Wheels

Sì, le macchinine che sfrecciavano nel giro della morte erano un sogno! Ci sono ancora, e qui trovate il set camion-trasportatore.

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Cicciobello

Esiste ancora anche Cicciobello, in mille versioni (sederino rosso, bua, lacrime vere…). Un’alternativa, tuttavia, è scegliere bambole più inclusive, come queste.

Mister Muscolo

Il “vero” Mister Muscolo (quello a cui si allungavano gli arti!) è difficile da trovare, ma online (come qui) ne troviamo alcune versioni davvero simili!

mr muscolo

Allegro Chirurgo

Uno dei giochi da tavolo più amati dai bambini (e dai grandi): si allenano la manualità fine, la precisione e la conoscenza del corpo umano (anche se, sì, in maniera goliardica!).

allegro chirurgo

Cocco Dentista

Divertentissimo per le serate in famiglia e perfetto per tenere i bambini occupati e concentrati, il Cocco Dentista al quale dobbiamo schiacciare i denti con delicatezza evitando il suo morso esiste ancora!

cocco dentista

Polly Pocket

Ora le fanno grandi e ampie, ma le Polly Pocket nella conchiglia esistono ancora: questa ad esempio porta le nostro Polly Pocket al mare!

polly pocket

Il nuoto, sport per bambini davvero completo

Martedì, 21 Luglio 2020 12:58

Il nuoto è uno sport completo” è un luogo comune per eccellenza. Una frase cliché che probabilmente si prende il podio delle frasi cliché più pronunciate al mondo. Ma come sempre, nei luoghi comuni un fondo di verità c’è. Ed effettivamente il nuoto è uno sport così completo da risultare una delle attività fisiche migliori per i bambini.

Il nuoto, sport per bambini davvero completo: perché nuotare è un’attività molto consigliata per i bambini

Lo si può cominciare fin da piccolissimi (ci sono corsi per genitori e neonati nei primi mesi, e corsi di nuoto a partire dai 3 anni di età); lo si può svolgere sempre, quando non ci sono particolari condizioni di salute; ed è super completo a livello muscolare. Il nuoto è davvero lo sport più completo ed è molto consigliato, dal momento che stimola i bambini fisicamente e mentalmente.

Ma perché “completo”? “Completo” è l’aggettivo che più si sente associato a questo sport, ed è così perché per restare a galla e per nuotare sono coinvolti tutti i principali muscoli del corpo, e non solo quelli delle braccia e delle gambe, ma anche quelli del torso.

Innanzitutto, quindi, il nuoto è uno sport consigliato fin dai primi anni di vita proprio per questo motivo, ovvero perché mette in moto tutti i muscoli dei bambini, facilitandone lo sviluppo. Allo stesso tempo, fa consumare un sacco di energie, mantenendo così i bambini nella giusta forma (e con il giusto appetito: arrivano a sera con una fame da lupi dopo il nuoto!).

La coordinazione, poi, ne beneficia immensamente. Innanzitutto, di nuovo, perché anche solo per restare inizialmente a galla c’è bisogno di controllare moltissimi muscoli e movimenti, e poi perché l’acqua, essendo un elemento diverso dall’aria, porta i bambini a sperimentare uno stato diverso, portandoli a calibrare i movimenti e a scoprirne di nuovi. Tutto questo, però, non solo quando i bambini impareranno a nuotare, ma anche prima: spesso, infatti, i neonati che seguono corsi in acqua con i genitori imparano prima anche a camminare (nonostante si tratti, in questo caso, di semplici momenti di breve apnea e di movimenti semplici e controllati).

La respirazione è il terzo aspetto che trova beneficio dal nuoto. Essendo alternativamente sott’acqua e sopra l’acqua, i bambini devono imparare a modulare il loro respiro, comprendendolo meglio fin da subito.

Per non parlare della postura e della schiena: i medici consigliano moltissimo il nuoto come sport per aiutarsi ad acquisire una postura migliore e per mantenere in buona salute la nostra schiena, prevenendo anche la scoliosi ed altri problemi importanti.

Come tutti gli sport, poi, il nuoto è stimolante a livello di apprendimento (perché ascoltando l’istruttore si imparano sempre cose nuove e si impara - allo stesso tempo - a dare ascolto a chi ci sta di fronte, come in un circolo vizioso che aumenta la concentrazione e l’ascolto), ed è ottimo per socializzare, anche per quei bambini che non amano gli sport di squadra.

Infine, essendo uno sforzo difficile e non naturale, il nuoto aiuta i bambini ad aumentare la propria autostima. Inizialmente, infatti, è molto difficile nuotare, ed è anche parecchio pauroso. Pian piano, imparando, il bambino supera i suoi limiti e le sue paure, trovandosi indipendente e capendo che è possibile fare cose che si pensavano impossibili.

Visti i benefici, quindi, il nuoto è davvero consigliato per i bambini. E sì, è uno sport completo, anche se non il più completo. Perché ci sono moltissime altre attività complete e benefiche: il calcio, il rugby, lo skate, il pattinaggio, la danza, la camminata in montagna, lo sci di fondo per bambini

Qui un articolo dedicato allo sport da scegliere in base all’età dei bambini.

Piccoli eroi: sono questo i nostri bambini in tempo di pandemia. Isolati in lockdown, lontani dalla scuola, lontani dagli amici. E ora attentissimi quanto noi alle regole: distanziamento, igiene, mascherina. 

Già, la mascherina: che pizza! Lo è per noi, immaginate per i bambini. Ma è necessaria, punto, e non si discute. Perché è uno strumento che protegge noi e che protegge gli altri.

Ma come renderla più sopportabile? Come far sì che i bambini accettino più volentieri la mascherina? Ecco qualche consiglio.

Come rendere la mascherina più sopportabile per i bambini: i consigli per far sì che i bambini indossino la mascherina anticovid più volentieri

Innanzitutto, i nostri bambini non sono mai troppo piccoli per capire l’importanza della mascherina antivirus. I bimbi più piccoli possono non portarla, ma dai sei anni, come spiegano sul sito del Ministero della Salute, è necessario indossarla nei luoghi pubblici o affollati (negli Stati Uniti, addirittura dai 3 anni).

Il primo consiglio quindi è quello di parlare della mascherina e del suo utilizzo, e di come questo apparentemente scomodo strumento sia necessario e utile per limitare la diffusione del covid, che sta piegando il mondo intero (e questo diventa anche un modo per parlare apertamente ai bambini della pandemia, anche a quelli più preoccupati). La mascherina, dunque, è un piccolo gesto igienico che, insieme al lavaggio costante delle mani, possiamo compiere per evitare di contagiare e di essere contagiati, spezzando una catena pericolosa.

Spieghiamo anche che indossare la mascherina è un gesto di generosità e attenzione nei confronti degli altri! Diventeremo, insomma, dei piccoli supereroi.

Il secondo consiglio è quello di acquistare delle mascherine per bambini che siano innanzitutto fatte per loro: se sono troppo grandi o troppo piccole, infatti, diventano ancora più scomode.


Terzo consiglio è lasciare che i bambini scelgano la fantasia della loro mascherina. Si sentiranno più responsabili, si entusiasmeranno per il soggetto (sì, preparatevi a dover comprare mascherine di Frozen e di Peppa Pig!) e la indosseranno così più volentieri. Se ci dilettiamo con la macchina da cucire, possiamo anche cucire insieme ai bambini le nostre mascherine, lasciando che scelgano il tessuto. E se non ne abbiamo ma dobbiamo uscire, possiamo fare la mascherina dell’ultimo minuto con un foulard o una bandana e due elastici; anche in questo caso, lasciamo che i bambini scelgano il tessuto e la fantasia.

E prima di portarla in pubblico, assicuriamoci che i bambini sappiano portarla. Anche per noi a volte è difficile, no?, con gli elastici che fanno male alle orecchie, il tessuto che scende sotto il naso e gli occhiali che si appannano (anche se c’è un trucco per far sì che non si appannino!). Insegniamo quindi ai bambini ad indossarla correttamente e teniamola per qualche tempo in casa. In questo modo, quando la porteranno nei luoghi pubblici sapranno già come tenerla al meglio.

Cosa portare in vacanza con i bambini

Martedì, 21 Luglio 2020 07:57

La voglia di divertirsi e il relax totale, certo, ma anche qualche strumento che ci aiuti: ecco cosa portare in vacanza con i bambini. Perché quando le ferie sono organizzate e ordinate e quando con noi portiamo accessori che ci facilitano la vita, la vacanza si fa ancora più bella (e sicura).

Ecco quindi una selezione di strumenti e accessori imprescindibili per una vacanza in famiglia al top.

Cosa portare in vacanza con i bambini: gli strumenti e gli accessori che non devono mancare nella valigia di famiglia

Innanzitutto, la crema solare, che abbia un fattore di protezione 50+ e che sia fatta apposta per i bambini. Perché? Perché sono fatte apposta per loro e per i loro movimenti, in modo da avere protezione anche in acqua e in modo da spalmare la crema in maniera comoda e veloce (ad esempio con la confezione spray).

Non dimentichiamo poi, se andiamo in automobile (o se la noleggiamo sul luogo), i dispositivi anti abbandono, fondamentali per la sicurezza dei bambini anche in vacanza.

Molto comodi, poi, sono le fasce portabebè o i marsupi portabebè, soprattutto se prevediamo di camminare, di fare escursioni e di spostarci molto a piedi mentre siamo nel luogo di villeggiatura. Rispetto al passeggino, infatti, sono molto meno ingombranti e più maneggevoli.

Utilissimo è poi un phon per bambini, soprattutto se andiamo in vacanza in montagna con i neonati: meglio non lasciare mai la testa bagnata per troppo tempo, rischiando otiti e malanni. Scegliamone quindi uno da viaggio, piccolo e compatto.

Altro consiglio è, con i bambini in fase di svezzamento, il thermos porta pappe. In questo modo potremo preparare i pasti al mattino, conservandoli caldi fino a sera ovunque andiamo. Stesso discorso per il biberon autoriscaldante, che ci toglie il problema del dover trovare qualcuno che ci riscaldi le bevande e il latte.

Per quanto riguarda l’igiene del bambino, portiamo con noi un piccolo beauty che contenga tutto il necessario: le salviette igienizzanti, la crema per il cambio, i pannolini e un gel detergente delicato.

Per i bambini che stanno passando la fase dello spannolinamento, bello e utile è il vasino biodoegradabile, da portare con sé ovunque si vada, in spiaggia o in montagna. Si tratta di un sacchetto di cartone dotato di sacchetto interno biodegradabile assorbente che, aperto, ricorda la forma del wc e che quando usato cattura anche gli odori. Pratico e leggero, ci sta nello zaino o in borsa.

Infine, portate con voi tante mussole, soprattutto con i neonati. Serviranno per asciugarli, per coprirli, per coprire la testa contro il sole, per avvolgerli, per pulirli… Le mussole sono uno strumento versatile e comodissimo in moltissime occasioni!

Dove trovare tutto questo? Nelle migliori farmacie, come Farmacia Igea (https://www.farmaciaigea.com/6-mamma-e-bimbi), sul cui sito internet possiamo non solo acquistare farmaci e strumenti igienici, ma anche giocattoli, peluche e tutto ciò di cui abbiamo bisogno per trascorrere le ferie con i bambini in sicurezza, comodità e relax.

Idee di gioco e arte con le mani!

Lunedì, 20 Luglio 2020 13:45

Non solo il classico, semplice e intramontabile contorno delle manine che diventa base per altri disegni: le mani sono uno strumento favoloso non solo per disegnare (letteralmente!), ma per fare, creare, immaginare e realizzare moltissimi progetti d’arte!

Che il gioco con le mani abbia dunque inizio.

Idee di gioco e arte con le mani: come usare le mani dei bambini per creare opere d’arte belle, sensoriali ed educative

Il contorno delle mani diventa facilmente un volatile o un tacchino! Come? Semplicemente così.

mani-tacchino

https://cocopipi.com/2020/04/easy-drawing-youll-want-to-try-right-away/

In generale, le mani si prestano a diventare moltissimi animali, che possiamo poi organizzare in un alfabeto da appendere alle pareti.

alfabeto-mani

https://www.thebestideasforkids.com/handprint-alphabet/

Questa tecnica serve invece per creare un disegno astratto che piace molto ai bambini, che potranno provare gli accostamenti di colori e colorare negli spazi (ma senza regole!).

mani-astratte

http://www.pinkstripeysocks.com/2016/06/family-watercolor-hand-print-kid-art.html

Per gli amanti della pop art di Andy Warhol, un lavoretto-gioco per creare con le mani della famiglia un quadro in stile Marilyn. Prendiamo quattro fogli A5 colorati e accostiamoli creando un rettangolo, quindi ritagliamo da quattro fogli rosa (o dei colori che vogliamo) le nostre mani scontornate. Incolliamole nei quattro riquadri, quindi imprimiamo le impronte dei nostri palmi dipingendole con della tempera!

mani-pop

https://www.redtedart.com/handprint-pop-art-activity-andy-warhol/

Qui le mani servono per giocare, sentire e creare delle foglie autunnali sensoriali. Prendiamo un sacchetto ermetico e riempiamolo di colori a tempera (due o tre, caldi e autunnali come il rosso, il giallo, il marrone e l’arancione). Chiudiamolo ermeticamente e incolliamolo ad un foglio bianco. Sopra, incolliamo invece un foglio nero al centro del quale avremo ritagliato la forma di una foglia. I bambini “spalmeranno” i colori, ottenendo così il colore delle foglie.

foglie-sensoriali

https://kidscraftroom.com/mess-free-sensory-autumn-leaf-painting/

Per i bambini più grandi, anche alle elementari, ecco un trucco favoloso per disegnare le proprie mani in 3D, con un effetto strabiliante semplicemente usando dei pennarelli e un foglio di carta. E le proprie mani, naturalmente!

mani-3d

https://thewhoot.com/whoot-news/crafty-corner/3d-hand-art

Infine, ecco il lavoretto della mano di Fatima in ceramica che trovate qui, una bellissima creazione che può diventare regalo, ornamento o suppellettile!

mano-

Base perfetta per le nostre ricette vegan e per i nostri pasti veloci, il tofu ha un sapore basico che si presta a molte variazioni. Avete mai provarto ad aromatizzarlo? Il tofu aromatizzato è semplicemente il classico tofu lasciato marinare nei nostri ingredienti preferiti per qualche ora, ottenendo così un panetto (o dei cubetti) più saporiti da usare come contorno o come base per altre ricette.

In questo caso la ricetta è quella del tofu aromatizzato alle erbe, un classico sano e gustoso.

Tofu aromatizzato alle erbe: come marinare il tofu con le erbe aromatiche per renderlo più gustoso

 

Io adoro i pomodori ripieni. Era una ricetta che da piccola non sopportavo, mentre oggi ne mangerei quintali. Soprattutto quando li preparo secondo questa ricetta: al posto del classico ripieno con pane grattugiato, utilizzo la quinoa e alcuni tra i miei ingredienti preferiti, come i pinoli. Il risultato sono dei pomodori ripieni di quinoa vegan saporiti, sostanziosi e irresistibili.

Pomodori ripieni di quinoa: la ricetta vegan dei pomodori ripieni a base di quinoa e pinoli

 

“È proprio un bambino intelligente”. “Chissà se sarà intelligente…”. “L’importante è che sia intelligente”. Ok, siamo d’accordo. Ma intelligente in che senso? Non esiste, infatti, un’intelligenza univoca, ed è lampante: c’è chi è bravo con le lingue, chi con la matematica, chi con la grammatica, chi è un genio della matita e chi della scultura, e, ancora, chi riesce bene in tutti gli sport.

E no, non è una supposizione, ma una vera e propria teoria portata avanti da Howard Gardner, psicologo americano secondo cui la differenziazione delle intelligenze è il primo passo per valorizzare i bambini. Perché non c’è una sola intelligenza, ma esistono intelligenze multiple, divise per categorie e valorizzabili in maniera diversa.

Perché ci piace questa teoria? Perché non parla meramente di intelligenza, ma abbraccia anche l’idea che ogni bambino è diverso, che ogni essere umano è diverso, e che è bene riconoscere, valorizzare e stimolare le tendenze naturali di ogni bambino.

Le intelligenze multiple secondo Howard Gardner: perché ogni bambino ha un proprio metodo di apprendimento prediletto

Howard Gardner è uno psicologo statunitense che ha teorizzato le intelligenze multiple, ovvero il concetto secondo cui l’intelligenza non sia un valore misurabile in senso assoluto, ma che esistano diverse intelligenze, multiple appunto, in cui ognuno si può riconoscere. In altre parole, ogni bambino e ogni adulto impara attraverso canali diversi, e non solo attraverso quelli consueti, in base all’approccio che più gli si confà.

Inizialmente, Gardner ha individuato sette tipi di intelligenza:

l’intelligenza logica: quella a cui solitamente ci si riferisce parlando di “intelligenza”, ovvero quella attraverso cui viene misurato il Q.I., che prevede una forte capacità a ragionare per deduzioni, per logica e per immaginazione.
l’intelligenza linguistico/verbale: quella che caratterizza le persone brave a scrivere, parlare, giocare con le parole, comunicare…
l’intelligenza visiva e spaziale: l’essere abili ad immaginare spazi e concetti anche senza averli davanti, e che riesce semplice a coloro che sanno muoversi tra forme, linee e colori.
l’intelligenza musicale: tipica delle persone a cui riesce facile leggere la musica, i timbri, le pause, i suoni, il modo di parlare degli altri…
l’intelligenza intrapersonale: tipica di coloro che sanno riconoscere a fondo le proprie emozioni e la propria persona e che sanno ragionare su di esse inserendole nel contesto.
l’intelligenza interpersonale: quella di coloro che sanno capire benissimo gli altri, e che quindi hanno anche capacità da leader.
l’intelligenza cinestetica: grazie alla quale si capisce e percepisce perfettamente il proprio corpo, e grazie alla quale si sviluppa una forte coordinazione.

Successivamente, dagli anni Novanta Gardner ha individuato ancora altri tipi di intelligenza:

L’intelligenza naturalistica: chi riconosce benissimo e sa classificare gli oggetti naturali.
L’intelligenza filosofico-esistenziale: tipica di chi abbraccia le questioni riguardo all’esistenza.

Infine, Gardner nel 2007 ha stilato una nuova lista di intelligenze multiple, che non completa le precedenti ma piuttosto le sostituisce, riassumendole:
intelligenza disciplinare
intelligenza sintetica
intelligenza creativa
intelligenza rispettosa
intelligenza etica

Un bambino, o un adulto, può in teoria rientrare in tutti e nove i profili. Tendenzialmente, tuttavia, si è caratterizzati da una propria intelligenza specifica o da un mix di intelligenze.

Questo significa soprattutto che ognuno ha un proprio metodo per imparare, e che a volte non servono le classiche lezioni frontali, l’imparare a leggere attraverso l’alfabeto o il seguire un concetto su un libro.

Ogni intelligenza, infatti, ha propri strumenti prediletti per imparare. Chi è cinestetico impara attraverso il corpo, la memoria muscolare e l’esperienza diretta, così come attraverso la sensorialità tattile; chi è linguistico/verbale non fa per niente fatica sui libri; chi possiede intelligenza musicale troverà la sua mente stimolata attraverso la musica, le canzoni, le lezioni con uno strumento; e così via…

In altre parole? Seguendo Gardner, dovremmo cominciare a puntare su una scuola che sia maggiormente attenta ai bisogni del singolo e che sappia costruire in maniera sartoriale i piani di studio in maniera empatica e - conseguentemente - più efficace.

Se volete approfondire, qui trovate il suo libro “Formae Mentis. Saggio sulla pluralità dell’intelligenza”.

 

Conoscete Headu? Headu è un’azienda italiana che produce giochi da tavolo, carte, giocattoli e libri per bambini divertenti e allo stesso tempo educativi. Sì, davvero divertenti e davvero educativi (un connubio possibile, credetemi!). Negli ultimi giorni è uscito un nuovo gioco di società davvero particolare, che ci piace perché unisce il divertimento e l’educazione all’insegnamento delle buone pratiche anti-virus, che tornano buone tanto durante questa pandemia mondiale quanto ogni altro giorno! I virus mica vanno in vacanza, dopotutto.

“Scaccia il Virus!”, il gioco da tavolo per imparare le buone pratiche anti-contagio: da Headu il gioco di società sui virus, i contagi e le buone regole

“Scaccia il virus” è un gioco di cooperazione per bambini dai cinque ai dieci anni, nel quale vengono coinvolte osservazione, memoria e strategia. Un gioco molto divertente, quindi, che coinvolge i bambini, ma che non li mette uno contro l’altro. Non si tratta, infatti, di un gioco da tavolo classico nel quale ognuno è contro gli altri: qui l’obiettivo è proteggere la comunità dalle carte virus!

Headu ha quindi ideato questo gioco che stimola i bambini al bene comune (bisogna tenere alla propria e alla altrui sicurezza) e a cooperare per un obiettivo comune. Allo stesso tempo, il gioco stimola la memoria visiva e il problem solving e sprona i giocatori a rispettare le regole. Sono quindi coinvolte (e quindi stimolate) diverse competenze, da quella personale a quella spaziale, da quella logico-matematica a quelle linguistica, cinestetica e naturalistica. Questa casa editrice, infatti, sviluppa tutti i suoi giochi basandosi sulla teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner.

Come si gioca? I giocatori vanno da uno a quattro e suppergiù l’attività dura una trentina di minuti. Si comincia ricomponendo il puzzle da dodici pezzi che si trova nella scatola e che rappresenta i comportamenti corretti per evitare il contagio. Prima regola, quindi, è ricordare questi comportamenti!

Si prendono quindi le carte gioco su cui sono riportati gli stessi comportamenti (per due volte ognuno) e di cominciano a muovere i pedoni. Per vincere la sfida contro il virus bisognerà scoprire le dieci coppie di carte uguali, evitando le carte virus che insidiano la partita! Se infatti ne vengono scoperte tre, la partita termina e i giocatori dovranno andare in quarantena. Per evitarlo, basterà ricordare la posizione delle coppie evitando i virus, collaborando e suggerendo agli altri i buoni comportamenti.

Un gioco semplice ma efficace, che diverte i bambini e che allo stesso tempo inculca dolcemente in loro le buone pratiche contro il contagio, da ricordare tanto in partita quanto fuori casa. E dove si compra? Qui, ad esempio, oppure nei migliori negozi di giocattoli.

Su Ansa è proprio il dg e socio fondatore di Headu Franco Lisciani a spiegare com’è nato questo gioco di società contro il covid: “L'idea è nata durante il lockdown, quando tutti lamentavano l'assenza di una comunicazione mirata per i bambini sul covid. Per questo insieme al team di ricerca e sviluppo, abbiamo ideato questo gioco cooperativo di osservazione, memoria e strategia, dedicato alle buone pratiche per limitare i contagi. L'obiettivo è insegnare in modo divertente a cooperare e a rispettare le regole, argomenti essenziali per sviluppare le intelligenze personali e il concetto di cittadinanza”.

Pancera post parto, sì o no?

Mercoledì, 15 Luglio 2020 14:19

Il dibattito è aperto solo da qualche anno, perché se ultimamente molte neo mamme preferiscono non usarla, un tempo era la prassi. Parliamo della pancera post-gravidanza, una fascia contenitiva da utilizzare dopo il parto per qualche tempo.

Ma a cosa serve? Ed è davvero utile? Oppure è meglio lasciare che i muscoli riprendano la loro forma più naturalmente?

Pancera post parto, sì o no: i pro e i contro della pancera post gravidanza secondo gli esperti

Innanzitutto, è bene chiarire una cosa: non c’è niente di male nella pancia dopo il parto! Non c’è niente di male nella pancia in generale, certo, ma dopo il parto ancora di più. Perché è normale e naturale. Detto questo, è altrettanto normale ed è un diritto di tutte non sentirsi completamente a proprio agio. Soprattutto quando la gente non si fa gli affaracci propri e ad ogni uscita ci si sente rivolgere la fatidica domanda. Esatto, proprio quella: “Ah, ma sei già in attesa del secondo?!”.

Molte donne, quindi, preferiscono usare la pancera proprio in questo caso, ovvero per uscire di casa sentendosi maggiormente a proprio agio. E non c’è nulla di male.

Qui, tuttavia, parleremo della funzione pratica della pancera (o panciera), e non di quella prettamente estetica e di confort. In altre parole: la pancera serve? Fa male o fa bene?

La pancera post parto va utilizzata nei giorni e nelle settimane successive al parto, quando i muscoli addominali sono ancora distesi e l’addome è gonfio. È normale, è fisiologico, e dopo qualche tempo la pancia tornerà suppergiù quella di prima della gravidanza.

Se tuttavia ci troviamo di fronte ad un problema di diastasi addominale (ovvero al problema della pancia che non se ne va, con l’addome sempre più rilassato e gonfio), in quel caso il problema è maggiore e più serio, ed è meglio rivolgersi ad un medico (e di certo non ad una pancera). Qui un articolo dedicato alla diastasi addominale dopo il parto.

Tornando quindi alla pancera, questa è uno strumento che ricorda una fascia o una mutanda e che avvolge completamente l’addome e la schiena, fin sopra l’ombelico, svolgendo una funzione di contenimento e modellante. Spesso la troviamo a compressione mirata, elastica al punto giusto, in modo da svolgere la famosa azione rimodellante. E andrebbe usata solo per qualche ora durante la giornata, e mai durante la notte.

Se fino a qualche tempo fa le ostetriche la consigliavano senza battere ciglio, ora le scuole di pensiero sono due. La prima è quella classica, che consiglia ancora la pancera come strumento utilissimo nella transizione verso la pancia di prima. La seconda, invece, ne sminuisce i benefici.

Me vediamo nel dettaglio i pro e i contro. 

I benefici della pantera sono di certo la capacità di aiutare la mamma a tenere una postura corretta nel dopo parto; sostenere i muscoli addominali e lombari che in gravidanza si sono rilassati; togliere un po’ di fatica; e, come dicevamo, dare sicurezza alla mamma in senso estetico.

Gli svantaggi, invece, sono i seguenti: la pancera da portare dopo la gravidanza aumenterebbe per alcuni il rischio di prolasso uterino e rettale e l’incontinenza, a causa della pressione; ostacolerebbe, poi, il ritorno dei muscoli addominali alla loro forma precedente, poiché non lascerebbe loro la possibilità di lavorare; e infine aumenterebbe il problema della ritenzione idrica.

Visti i pro e i contro, quindi, sta ad ogni mamma decidere se utilizzare o meno la pancera-fascia addominale nel post parto. Il consiglio è quello di utilizzarla solo in caso di necessità, come ad esempio per alleviare i dolori del cesareo o per togliere un po’ di fatica quando eccessiva, oppure per uscire senza pensieri estetici se non ci sentiamo di mostrare l’addome rilassato. In ogni caso, meglio non utilizzarla per troppo tempo durante la giornata né per troppe settimane dopo il parto!

Sara

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Cecilia

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