La pazienza non è infinita, e a saperlo sono soprattutto i genitori. Perché se nelle nostre intenzioni di pazienza ne abbiamo tantissima, nella realtà sbottiamo più spesso di quanto vorremmo. Perché siamo umani.
Detto questo, spesso la perdita di pazienza si manifesta nei confronti di qualcuno che non c’entra nulla. A volte i nostri bambini assistono a delle nostre sfuriate quando in realtà non stanno facendo nulla di male. Semplicemente in quel momento il nostro vaso era così pieno che bastava una sola goccia per farlo rovesciare. E quella goccia, magari, è stata un semplice “Mi aiutiiiii?”, una ciotola di cereali caduta per sbaglio o un pianto a dirotto che non voleva calmarsi con niente.
Altre volte, invece, ci hanno davvero portato all’esasperazione. Ma anche in questo caso, una volta calmati avremmo voluto gestire la situazione con più calma, non è vero?
Ecco quindi come provare a cercare alla radice i motivi della nostra perdita di pazienza, trovando i metodi perfetti per averne sempre di più, gestendo così meglio tutti gli aspetti della nostra vita.
Il segreto? È davvero molto semplice, anche se dobbiamo impegnarci per seguirlo a fondo: dobbiamo prima di tutto prenderci cura di noi stessi. Non esteriormente. Ma interiormente, beh, sì! Spesso e volentieri, infatti, se ci ritroviamo a perdere la pazienza più del dovuto è perché essenzialmente c’è qualcosa fuori posto dentro di noi. Un qualcosa a cui non sappiamo dare un nome, e che non individuiamo appieno, ma che è come un prurito fastidioso. Insomma: molte volte perdiamo la pazienza con i nostri figli e urliamo quando in realtà a farci arrabbiare è altro.
Ad esempio: provate a fare caso a come rispondiamo ai bambini nelle giornate in cui litighiamo con il nostro partner o la nostra partner. Nella maggior parte dei casi, i nostri figli si beccano delle rispostacce quando avremmo potuto benissimo rispondere con più calma.
Questo è solo un esempio, ma serve per capire che la pazienza la si esercita, ma che, soprattutto, la perdiamo quando abbiamo altri pensieri per la testa che non ci fanno stare bene.
Il primo passo per esercitarla, quindi, è prenderci cura di noi stessi mentalmente, conoscendoci più a fondo. Per farlo, possiamo sfruttare la meditazione e tutto ciò che ci fa rilassare, pensando al contempo a noi stessi in maniera profonda.
Possiamo, ad esempio, meditare o pregare tutti i giorni, sempre alla stessa ora, oppure prenderci del tempo per noi ogni giorno, per camminare, fare yoga, fare le faccende di casa senza nessuno. Ognuno ha i suoi modi per rilassarsi e fare vagare la mente.
Quando sentiamo di essere sul filo del rasoio o quando perdiamo la pazienza, cerchiamo poi la tranquillità. Andiamo in camera, leggiamo, rilassiamoci e respiriamo, e chiediamo anche ai bambini di farlo. Dopodiché una volta calmati ci si potrà chiedere scusa a vicenda, parlando di ciò che abbiamo dentro.
Allo stesso modo, per trovare della pazienza in più nei momenti in cui la stiamo perdendo, sforziamoci di non urlare. Sì, sforziamoci e parliamo a bassa voce, anche in un sussurro. Urlare porterà infatti ad un circolo vizioso di rispostacce.
Cerchiamo di mantenere la calma, in ogni caso. È difficile, ma per farlo possiamo pensare che i nostri bambini ci stanno osservando e che stanno imparando da noi. Che adulti vogliamo diventino? Adulti che sbottano o adulti che ragionano? Spesso questo pensiero basta per farci tornare ad essere pazienti e dialoganti.
Infine, scusiamoci quando ci rendiamo conto di aver perso le staffe ingiustamente, o quando ci accorgiamo che la nostra reazione è stata eccessiva. Non serve a nulla l’orgoglio, così come non serve a nulla l’autorità fine a se stessa. I nostri figli imparano molto di più da genitori rispettosi che sanno quando chiedere scusa, rispetto a genitori che si chiudono nel loro orgoglio! La gentilezza ripaga sempre.
I giochi in legno non sono solo belli da vedere e da toccare. Sono anche molto benefici per i nostri figli! Ecco perché, nonostante i giocattoli in plastica siano effettivamente più “attraenti” per l’occhio (soprattutto quello dei più piccoli!), è sempre meglio puntare su quelli di legno.
Lasciamo quindi la corsia principale del negozio di giocattoli, spostiamoci verso i giochi più snobbati, recuperiamo i nostri vecchi giochi e lasciamo che i nostri bambini sviluppino creatività, fantasia e manualità attraverso la versatilità e la naturalezza del legno!
Innanzitutto, abbiamo un’idea sbagliata riguardo ai giocattoli in legno, quando pensiamo che siano più costosi di quelli di plastica. È vero, sono di qualità maggiore e questo porterebbe a pensare che siano più cari, ma basta andare nei grandi negozi di giocattoli per accorgerci che i giochi di legno spesso sono snobbati.
Al centro delle corsie troviamo i giocattoli di ultima generazione, quelli super colorati e spesso tecnologici, mentre quelli di legno vengono relegati negli angoli meno seducenti. E questo significa che anche il loro costo è ridotto! Basta concentrarci sulla qualità-prezzo. Sì, CERTI giocattoli in plastica costano meno, ma tendenzialmente a parità di bellezza e attrattiva quelli di legno costano leggermente meno.
E poi, pensiamoci, è un investimento: i giocattoli di legno non passano mai di moda, spesso non si rompono, e possono quindi durare molto di più, venendo anche passati di mano in mano tra fratellini, amichetti o cuginetti. E per lo stesso motivo spesso troviamo i giocattoli di legno (oltre che da Tiger a prezzi contenutissimi!) nei negozi dell’usato, vintage o di beneficienza. E come sappiamo, questa è una forma di commercio che ci piace molto, perché green ed ecologica, oltre che economica. Come green ed ecologici sono gli stessi giocattoli di legno!
Ma perché scegliere i giochi in legno per bambini al posto di quelli di plastica? Innanzitutto, per far sì che la creatività dei bambini scorra e si sviluppi in maniera armonica e naturale. Meno dettagli e meno colori, infatti, permettono di lasciare spazio alla fantasia dei bambini, che nella loro mente devono inventare dettagli, colori e situazioni. E poi non vengono iper-stimolati dai colori troppo accesi e dalle lucine intermittenti, e allo stesso tempo possono essere lasciati liberi di allenare la concentrazione, dato che con i giocattoli di legno i bambini si focalizzano per più tempo sull’attività che stanno svolgendo, senza saltellare da un gioco all’altro come fanno, invece, quando giocano con quelli di plastica.
In questo senso, i giocattoli di legno possono trasformarsi molto di più rispetto a quelli di plastica. In altre parole: i giocattoli di legno sono più versatili e permettono ai bambini di mettere in campo creatività e fantasia molto di più rispetto a quando utilizzano giocattoli in plastica colorata che non lasciano spazio all’interpretazione. Ricordiamo che il gioco per i bambini è un lavoro, è uno strumento per crescere e per comprendere il mondo!
Pensiamo poi alla salute dei bambini. Non preferireste che con la loro bocca, nella quale passa TUTTO, assaggiassero il legno, piuttosto della plastica colorata con chissà cosa? Tra le colle tossiche, la formaldeide e tutti i materiali chimici che ci sono nella plastica, chissà cosa mettono in bocca i nostri figli… Soprattutto nei primi anni di età, quando il gusto è uno dei sensi principali per scoprire il mondo.
Quali giocattol in legnoi scegliere, dunque? Ce ne sono moltissimi, per tutte le età. La classica colonna con anelli impilabili, la pista per macchinine o il bellissimo cibo di legno, ad esempio!
Non sono ancora adolescenti, non sono più bambini. Sono in un limbo. E questo significa che anche noi lo siamo! Perché i preadolescenti non hanno ancora la propensione all’indipendenza dei loro colleghi più grandicelli, ma non hanno nemmeno più l’esigenza di stare con noi ad ogni minuto. Questo si traduce in uno stato di eterna insoddisfazione, di incertezza sul da farsi e di voglia di fare che anche loro non sanno identificare al meglio.
In altre parole? L’estate dei preadolescenti solitamente sta in bilico tra la noia assoluta e la voglia di fare. Soprattutto quest’anno, il 2020, mentre fuori impazza una pandemia e non c’è moltissimo da fare.
Ecco quindi qualche idea per combattere la noia, alleandoci con i nostri figli preadolescenti per trasformare quest’estate in un momento da ricordare.
Innanzitutto, mettiamoci nei panni dei nostri figli. Essere preadolescenti, ovvero avere tra i 10 e i 12 anni suppergiù, è un momento strano. È un’età bizzarra, fatta di incertezza e cambiamenti. E provare noia è normale. Perché la noia non è semplicemente un “non sapere cosa fare”, ma è una combinazione di emozioni e di voglie che si sovrappongono e si accumulano, facendo sentire i nostri figli bloccati in un limbo nel quale non possono esprimere le loro passioni e i loro interessi.
La prima cosa da fare, quindi, è parlare, chiedendo esplicitamente ai nostri figli, con un po’ di entusiasmo, cosa andrebbe loro di fare. Esatto: a volte basta chiedere: “Cosa avresti voglia di fare in questo momento?”. La prima reazione? Certo, è la faccia sofferente alla quale segue un classico “Non lo sooooo”. Aiutiamo quindi i nostri ragazzi: “Qual è la prima cosa che ti viene in mente senza pensare?”.
Potrebbe essere giocare ai videogiochi o guardare la tv. Che non è esattamente educativo, ma è un primo passo. E per renderlo educativo possiamo giocare insieme a loro o guardare il film insieme.
La seconda volta scegliamo qualcosa noi e coinvolgiamo i nostri figli. La terza, dovranno scegliere qualcosa loro, evitando ciò che si è fatto la prima volta (ed evitando, in generale, il guardare la tv o YouTube passivamente: andava bene la prima volta per creare il mood di complicità, ma è meglio puntare su altro!).
Volete qualche idea? Si potrebbe guardare e sistemare le fotografie di famiglia negli album; si potrebbe uscire a fare una passeggiata in un posto interessante nel quale non si è mai andati; si potrebbe scegliere un prato per prendere il sole e leggere; si potrebbe invitare gli amici per un pigiama party; si potrebbe giocare ad un gioco in scatola, fare una caccia al tesoro, provare a costruire un robot, sistemare il giardino, fare l’orto, tenere un diario…
Altra regola, tuttavia, è abbracciare la noia, perché è proprio attraverso la noia che i nostri figli sviluppano creatività e capacità importanti come il problem-solving. Lasciamo quindi che i nostri figli, almeno una volta al giorno, si annoino. È proprio durante le attività di noia, quelle meccaniche in cui la mente vaga, che le idee nascono, che i pensieri si rincorrono e che le menti riflettono. Quando camminiamo da soli, ad esempio, oppure quando stiriamo, quando laviamo i piatti, quando leggiamo svogliatamente una rivista…
E cosa fare quando (INEVITABILMENTE!) si lamentano della noia? In quel caso, evitiamo di obbligarli a fare qualcosa. Condividiamo invece la nostra esperienza, svelando ciò che fa stare bene noi quando ci annoiamo. Un libro? Fare le faccende? E loro cosa farebbero? In questo modo gli occhi di certo si alzeranno al cielo nella loro tipica espressione infastidita, ma non si arrabbieranno e non alzeranno la voce sfidandoci come al solito, perché stavolta non avremo imposto qualche regola né li avremo obbligati a fare qualcosa! Insomma: non possono arrabbiarsi con noi, no?
E per rendere il tutto più interessante e allo stesso tempo educativo e healthy, facciamo sì che anche l’ambiente attorno suggerisca loro attività sane e stimolanti. Togliamo per un paio di mesi Netflix, spegniamo i tablet, togliamo il junk food dalla dispensa. Mettiamo bene in vista, invece, della frutta, rispolveriamo il vecchio giradischi, disseminiamo la casa con giochi in scatola e scacchi, gonfiamo le ruote delle bici in garage in modo che siano sempre pronte, lasciamo i libri più appassionanti in giro per casa pronti per essere acciuffati dai ragazzi in un momento di noia… Insomma: teniamoci pronti a tutto, stimoliamo i nostri ragazzi anche indirettamente e godiamoci un’estate fatta sì di noia, ma anche di bellezza.
Mangiare pesce una volta a settimana è molto consigliato, se non seguiamo una dieta vegana o vegetariana, poiché ci permette di assumere le giuste quantità di acidi grassi Omega3. Spesso però non lo facciamo, o ripieghiamo sui bastoncini fritti, perché pensiamo che cucinare il pesce sia difficile e disordinato, o lungo e laborioso. Niente di più falso!
Basta infatti acquistare del filetto di salmone e il più grosso è fatto! Scegliamolo fresco, senza lische e senza pelle, e lasciamo che il forno a microonde faccia tutto il lavoro. In SEI MINUTI!
La frustrazione è normale: quando un bambino non segue i nostri “no” è legittimo che salga la rabbia. C’è poi chi sa gestirla, richiamando tutta la pazienza di questo mondo, e chi invece sbotta. In ogni caso, la pazienza ad un certo punto può terminare.
Come prendere in mano la situazione? Come fare per cambiare le carte in tavola e far sì che i bambini seguano le regole che impostiamo per il loro bene?
Quando parliamo di “no” non intendiamo il “no” per partito preso. Siamo dell’idea che sia meglio evitare questa parola, soprattutto nei primi anni di vita del bambino, sostituendola invece con altre frasi. Al posto di “non correre”, preferiamo “cammina”; al posto di “non mordere gli altri bambini!”, preferiamo “mordere fa male, usa più gentilezza!”. E così via. Detto questo, qualche “no” qua e là fa di certo bene, e in ogni caso quando diciamo “come far sì che i bambini ascoltino i nostri no” intendiamo dire: “Come far sì che i bambini seguano le nostre regole”. Perché in fin dei conti è questo che vogliamo, no? Che i nostri figli ci ascoltino, e che quando prendiamo una decisione o diamo un ultimatum seguano quanto detto, senza storie e senza sfidarci all’estremo.
Bene. Come fare, quindi, per far sì che i bambini ascoltino i nostri no? Non importa se i bambini hanno due (i terribili due!), tre, sette o dieci anni. Perché se non ci ascoltano, la pazienza ad un certo punto si esaurisce.
Mettiamoci nei panni dei genitori che hanno figli che non ascoltano i no. Significa che quando chiedono “Mangiamo un gelato per pranzo?” e mamma e papà rispondono “No, non si può”, tengono il broncio o addirittura aprono il freezer sfidandoli. Significa che quando mamma o papà dicono “Ora scendi dai giochi che andiamo a casa”, poi passa almeno un’altra mezz’ora. Significa che quando si impostano regole come il “Dobbiamo sempre dire grazie e per favore”, i bambini non le seguono, con impertinenza e aria di sfida, oppure semplicemente con indifferenza.
Innanzitutto, cerchiamo di capire perché i bambini si comportano così. Solitamente, stanno sfidando i genitori, testando i loro limiti e i limiti delle regole, spingendo allo stesso tempo mamma e papà al loro, di limite. Cercano, insomma, di capire fino a dove questo “no” non si spezza. I bambini lo fanno, è normale, chi più chi meno. E lo fanno perché ad un certo punto della loro vita capiscono di poter avere influenza sui genitori.
Quando continuano a comportarsi in questo modo, tuttavia, è perché forse hanno notato che imporsi in questa maniera porta a dei risultati vantaggiosi per loro. In altre parole, se troppe volte i genitori cedono, allora i bambini capiscono che possono avere il potere nelle loro mani. Ecco l’insistenza nel non seguire il “no”. Ecco la loro testardaggine.
Capiamo, quindi, che anche se ci sembra di recitare la parte dei “cattivi”, mettere dei paletti e insistere nel fare rispettare le regole è importantissimo. È un atto d’amore (perché l’educazione è amore) nei loro confronti, anche se ci fa sentire cattivissimi nel momento in cui ci impuntiamo.
Meglio, quindi, esercitare un po’ di autorità nei momenti giusti, bilanciandola comunque con l’empatia. Perché spesso a volte basta l’autorevolezza della nostra decisione per fare capire che il “no” è davvero “no”, mentre a volte questo non è sufficiente.
In quel caso, meglio indagare da dove arriva la non voglia del bambino: se non vuole andare a letto, magari è la paura del buio? Se non vuole scendere dai giochi al parco, è perché a casa lo attende qualcosa di noioso che non ama?
Scendere a compromessi, in questo caso, può essere utile, ma è utile soprattutto il dialogo e lo scambio. Parlare, parlare, parlare: sembra un consiglio troppo semplice e ripetitivo, ma la chiave sta nel 99% dei casi proprio lì!
Da noi mattina fa rima con semplicità. Questo significa che puntiamo spesso su dolci o ricette veloci, ma genuine. La maggior parte delle volte prepariamo insieme, nel weekend, una torta o dei biscotti, spesso riciclando ciò che abbiamo in dispensa e cercando ricette per non sprecare, in modo da avere poi la colazione pronta per tutta la settimana!
Anche questo è un caso di colazione-anti spreco genuina, poiché nei giorni scorsi avevo in casa un sacco di mele biologiche e delle uova della gallina della mia vicina. Il risultato è un plum cake alle mele con un pizzico di golosità in più (data dalle gocce di cioccolato fondente!). Davvero delizioso, morbido e ideale per cominciare la giornata!
Le fazioni sono due, senza sfumature: c’è chi la odia (“Oddio, che schifo, non potrei mai usarla”) e chi la idolatra (con la conseguenza di fare proselitismo tra tutte le amiche, anche con insistenza). Ma la verità, come spesso accade, sta nel mezzo: la coppetta mestruale, infatti, è uno strumento intimo davvero favoloso per alcune persone, mentre davvero scomodo per altre.
In generale, sono più i benefici rispetto agli svantaggi, questo è innegabile. Ma se qualcuno non la trova comoda, beh, non significa essere sbagliati: ogni persona è diversa e ogni vagina è diversa!
Ma come capire se la coppetta mestruale può fare per noi? Ecco qui una piccola, breve ed essenziale guida che vi introduce ai vantaggi della coppetta, valutando i pro e i contro e capendo così se può fare al caso vostro.
Innanzitutto, la coppetta mestruale è ecologica. Dura fino a 10 anni, ma anche cambiandola ogni 3 anni riduciamo i rifiuti e risparmiamo nettamente sull’acquisto degli assorbenti usa e getta. A fronte di 1000 assorbenti (tra esterni e interni) usati in quattro anni, quindi, possiamo utilizzare una sola coppetta.
Il secondo beneficio sta nel fatto che è molto comoda. Non le prime volte, questo no (e questo è un contro: non è così immediata come gli assorbenti). Servono 3 o 4 cicli mestruali per prendere confidenza appieno con la coppetta. Ogni vagina, infatti, è diversa, e soprattutto ogni cervice è diversa. In base a questo e grazie all’uso ripetuto capiremo quale coppetta è più adatta a noi (partendo generalmente da una distinzione: se abbiamo avuto figli useremo la taglia più grande, se non abbiamo partorito quella più piccola), e capiremo soprattutto quali movimenti eseguire per inserirla al meglio evitando le perdite.
Piccole perdite, soprattutto all’inizio, sono infatti normali. Piano piano, tuttavia, si acquisisce una manualità tale da evitarle del tutto. I primi tempi, quindi, è consigliato utilizzare, soprattutto nei giorni di flusso abbondante, dei salvaslip (magari lavabili come questi, per evitare quelli usa e getta).
A volte a frenare sono semplicemente due idee: lo “schifo” che provano alcune persone pensando di toccare il sangue (cosa che non avviene se inseriamo bene la coppetta) e la scomodità dell’inserire qualcosa di così “grosso” nel canale vaginale. E, in generale, a frenare è il tabù che c'è attorno alle mestruazioni.
In realtà, se già si usano i tamponi interni non c’è molta differenza. Rispetto a questi, tuttavia, la coppetta mestruale è decisamente più igienica (se la utilizziamo seguendo le regole). I tamponi, infatti, assorbono il flusso, che ingloba anche ossigeno, mentre la coppetta lo raccoglie nella sua “ventosa”. L’ossigeno, quindi, non viene a contatto con il sangue, che rimane così privo (quasi del tutto) di batteri fino a che non estraiamo la coppetta. Questo riduce anche il rischio di TSS, o sindrome da shock tossico.
Inoltre non assorbendo, rispetto ai tamponi interni la coppetta lascia anche la vagina più idratata e meno secca.
Per inserirla, poi, non serve niente di più rispetto ad un tampone interno senza applicatore. La coppetta si inserisce infatti piegandola a “C” o a stelo, diventando poco più grande di un tampone, e sistemandola un attimo con le dita per assicurarsi che sia in posizione corretta.
Inoltre, la coppetta può diventare uno strumento davvero utile per quelle persone che amerebbero avere rapporti sessuali durante il ciclo ma solitamente non amano l'idea. Con la coppetta, infatti, è possibile ricevere sesso orale senza problemi, o comunque avere rapporti non completi (senza quindi la penetrazione) senza paura di sporcarsi. Per avere rapporti penetrativi, invece, ideale è il disco mestruale, che tuttavia in Italia si trova ancora con difficoltà. È una sorta di diaframma, ma che raccoglie il flusso mestruale al posto di diventare barriera contro gli spermatozoi.
Una domanda ricorrente, tuttavia, è questa: ma come può essere igienico usare la coppetta? Come facciamo nei bagni pubblici? Semplicemente, la coppetta va svuotata nel water e risciacquata con acqua corrente. Solitamente, nei bagni troviamo anche un rubinetto, ma se non lo abbiamo a disposizione possiamo utilizzare una bottiglietta di acqua, oppure delle salviettine usa e getta fatte apposta (come queste, confezionate singolarmente e quindi molto comode) o, ancora, semplicemente della carta igienica, lavando poi la coppetta sotto acqua alla prima occasione. L’importante è lavarsi sempre la mani prima di toglierla e inserirla (abitudine igienica normale e sacrosanta).
Contiamo, poi, che per le persone con un flusso nella media non serve cambiare la coppetta così spesso come un assorbente o un tampone. Questo ci porta all’ennesimo beneficio, perché significa che possiamo tenerla inserita fino a 12 ore, evitando di svuotarla nei bagni pubblici e togliendola una volta nel nostro bagno.
Possiamo poi fare il bagno, nuotare, fare sport... Proprio come un assorbente interno. Con il vantaggio di non doverlo cambiare ogni 3-4 ore e di non avere il classico cordoncino che penzola. Un beneficio, questo, anche per gli uomini transessuali, che spesso la preferiscono agli assorbenti interni perché più discreta (dà anche la sensazione di avere meno flusso!), allentando anche la disforia di genere.
Alla fine delle mestruazioni, quindi, basterà lavarla bene con acqua e sapone, sterilizzandola prima dell’inizio del ciclo successivo, bollendola in acqua per cinque minuti o usando i contenitori per sterilizzazione in microonde.
Quale coppetta acquistare, dunque, se stiamo pensando di abbandonare gli assorbenti una volta per tutte?
Per cominciare, possiamo provare con una coppetta mestruale “base”, come la Organicup, tra le più famose. La troviamo nella taglia A/piccola e nella taglia B/grande.
Ci sono poi quelle più ergonomiche, come questa, e quelle senza taglia, adatte a tutte.
I vantaggi e i benefici, quindi, sono moltissimi (come abbiamo visto). Il consiglio è quindi quello di provare la coppetta mestruale, capendo concretamente se fa al caso nostro oppure no, con la consapevolezza che, una volta non gettata la spugna, la soddisfazione ecologica, economica e personale può essere davvero altissima. E se non troviamo faccia al caso nostro? Beh, nessun problema. Non siamo tutti uguali, e il mondo è bello per questo!
Barbecue fa estate, è proprio vero. Ma è altrettanto vero che non tutti mangiano carne, e che altri vorrebbero evitare le abbuffate di derivati animali tipiche delle grigliate estive.
La verità, tuttavia, è che possiamo fare delle pazzesche grigliate vegetariane a base di alimenti di origine naturale che non hanno nulla da invidiare ai classici barbecue di carne! Ecco quindi una selezione di alimenti da grigliare al posto dei tradizionali hamburger di carne, bistecche e spiedini.
Semplici e colorati, basta tagliarli a metà e pulire l’interno, grigliandoli bene e condendoli con sale e olio.
Classiche e intramontabili, le zucchine grigliate e le melanzane grigliate sono ottime sia da sole che come accompagnamento. Tagliamole a fette non troppo sottili, così avranno una bella polpa succosa!
È uno strappo alla regola ed è adatto solo ai vegetariani, non ai vegani, ma il formaggio sulla griglia è qualcosa di strepitoso! Meglio usare del formaggio duro, con crosta, in modo da farlo cuocere lentamente e a lungo, oppure delle fette spesse di formaggio nostrano.
Esatto, le pesche! Sono deliziose, acidule e dolci al punto giusto, e con la bruciacchiatura del barbecue acquisteranno un sapore ancora più irresistibile. Tagliamole a metà e appoggiamole sulla griglia, lasciando che si “righino” con il calore.
Idem l’avocado: tagliamone uno non troppo maturo a metà, ancora con la buccia, e cuociamolo sulla griglia così, senza nient’altro. Possiamo poi condirlo e mangiarlo con un cucchiaino.
In America sono abituati, noi un po’ meno, ma sono deliziose: basta pulirle bene, tagliare le estremità e lasciarle sul fuoco finché morbide e ben colorate.
Al posto dei classici hamburger di carne, basta scegliere quelli veg, come quelli di ceci (di cui trovate una ricetta qui) o di broccoli, sempre buonissimi e dal sapore curioso.
Naturalmente con tutto possiamo fare degli spiedini, mettendoci ciò che più amiamo (zucchine a rondelle, melanzane a cubetti, pesche, pezzetti di peperoni…) e grigliandoli sul barbecue con un po’ di marinatura.
Camminare con i bambini è una delle attività più consigliate in assoluto. Lo si può fare fin da quando sono piccolissimi, è economico ed ecologico, fa bene alla salute, ci dà lo stimolo per muoverci e ci dà l’opportunità di visitare luoghi ogni volta che vogliamo, spostandoci di pochissimo da casa. E poi abituando fin da piccoli i bambini (alle camminate in città come alle camminate in montagna, daremo loro la possibilità di diventare adulti amanti delle camminate e della natura.
Ma come fare per rendere fin da subito le camminate divertenti e stimolanti anche per quei bambini che apparentemente non le amano proprio? Ecco 10 attività da svolgere mentre siamo intenti a camminare con i bambini, per coinvolgerli, divertirli e stimolarli!
Classica e senza tempo: la caccia al tesoro è un must, e quando camminiamo possiamo renderla più semplice e immediata. Come? Prima di partire stampiamo un elenco (come questo, che potete salvare e stampare), portiamo con noi una matita e spuntiamo ogni volta che troviamo uno degli elementi elencati. Vince chi trova tutte le cose per primo!
Che sia vicino a casa quando camminiamo dopo il lavoro o in montagna in estate, proviamo a rendere più speciale l’attività uscendo con il buio e le torce (e l’abbigliamento adatto, ovvero con dei catarifrangenti che segnalino la nostra presenza!): sarà un’avventura!
Se stiamo camminando in città per la camminata serale, se i bambini preferiscono lasciamo che ci seguano con il loro monopattino o con i pattini, o con la loro bicicletta. Insomma, ogni forma di movimento è eccellente!
Perché non rendere speciale la camminata? Soprattutto quella quotidiana: per renderla diversa dal solito, scriviamo con i bambini dei bigliettini dedicati a quelle persone alle cui case passeremo accanto camminando, lasciando poi la sorpresa affettuosa nella cassetta della posta!
Sia vicino a casa che in montagna, portiamo con noi un bel libro dedicato agli animali e alle piante e cerchiamo di capire il tipo di flora e fauna che circonda i luoghi che visitiamo o in cui abitiamo.
Pietre, foglie, fiori di campo, rametti… Di volta in volta scegliamo un elemento e raccogliamone più che possiamo, studiandoli poi una volta a casa o utilizzandoli per i nostri lavoretti.
Ma facciamolo insieme ai bambini, rendendolo così più interessante e coinvolgendoli, facendoli sentire “responsabili”: in questo modo avranno molta più voglia di fare la passeggiata!
Portiamo con noi la macchina fotografica e lasciamo che i bambini sperimentino il lavoro del reporter!
Raccogliamo non solo sassi e rametti, ma anche insetti morti, fiori, foglie cadute… Una volta a casa potremo usare la lente d’ingrandimento o il microscopio per studiarli!
Solitamente - ed è assolutamente normale! - tendiamo a tenere sempre le stesse rotte. Nella camminata serale, tendiamo a fare sempre lo stesso giro del vicinato o ad andare sulla solita ciclabile, e in montagna tendiamo ad andare sui sentieri che conosciamo. Cerchiamo, invece, di variare sempre, tenendo sempre alti l’attenzione e il divertimento!
Sotto l'ombrellone o all'ombra di un grande albero montano, oppure durante la siesta pomeridiana a casa o la sera nel letto: l'importante è leggerli! Ecco una selezione di libri per bambini imperdibili, perché tradizionali, coinvolgenti, divertenti e indimenticabili, da divorare in un pomeriggio d'estate o da gustarsi per tutta la vacanza.
Perché? Perché è una storia tradizionale e magnifica, da leggere ad alta voce con i genitori o per la prima volta da soli, seguendo le avventure del piccolo burattino che vuole diventare bambino. E poi è appena uscita la versione illustrata dai MinaLima (insieme alla Bella e la Bestia), che è un gioiello da tenere in libreria.
Chi l'ha letto lo sa: ne cominci uno e poi non smetti più per tutta la saga! Perché Angelo Petrosino parla di una bambina classica nella quale tutti si possono rispecchiare, e in ogni libro della serie sono affrontati i vari problemi della vita con leggerezza, serietà e simpatia. Valentina piace un sacco a tutti! Il primo libro della serie è questo.
Per i bambini amanti dell'avventura, dei misteri e delle sorprese, e per chi vuole mettere alla prova il proprio istinto, ecco Sherlock: un classico della tradizione crime adatto anche ai ragazzi, soprattutto in questa versione.
Purtroppo Luis Sepulveda ci ha lasciato a causa del Coronavirus. Quest'estate 2020, dunque, è perfetta per ricordarlo nel migliore dei modi: leggendo il suo libro per bambini più famoso al mondo. Ci sono un sacco di insegnamenti!
Il GGG, ma anche "Le streghe", o "La fabbrica di cioccolato". Insomma, tutti i libri di Roald Dahl! Lo scrittore inglese è tra i preferiti dei bambini, e un motivo c'è: basta leggere uno dei suoi libri per capire che è impossibile, poi, staccare gli occhi dalle pagine.
Quale periodo migliore per cominciare una saga che sappiamo ci terrà incollati alle pagine per tantissimo tempo? L'estate è fatta apposta per appassionarsi al mondo del maghetto. Qui trovate il primo volume con la copertina "vecchia", quella originale di quando uscì negli anni Novanta.
Per le ragazzine e i ragazzini (sì, anche loro!) che vanno verso le scuole medie, consiglio "È tutto un ciclo", una graphic novel bellissima che parla del tabù delle mestruazioni e dei rapporti tra i ragazzi alla scuola media, sempre così delicati e paurosi!
Sempre per i ragazzi in vista delle scuole medie, perfetto è "Diario di una schiappa", che parla proprio delle difficoltà del cambiamento, con ironia, disegni, divertimento e serietà allo stesso tempo!
Quella del selvaggio e ribelle Huckleberry Finn in viaggio sulla zattera con Jim è una delle storie più avventurose ed entusiasmanti di tutti i tempi, perfetta per un'estate appassionante!
Tutti i bambini che lo leggono ne restano affascinati, e del resto Daniel Pennac è uno degli scrittori per adulti e per ragazzi più bravi di sempre. L'occhio del lupo parla di un lupo che viene dall'Alaska e di un ragazzo che viene dall'Africa, e delle loro storie incredibilmente intrecciate.