(Photo Credit: tirolo.com)
Vacanza invernale? Un consiglio spassionato: prendete i bambini e andate a Hintertux, in Austria. Il ghiacciaio che troverete è meraviglioso: una grotta di ghiaccio naturale che farà sognare tutta la famiglia. In inverno, ma anche in estate.
Il ghiacciaio di Hintertux si trova nella Zillertal, nella regione del Tirolo austriaco. Una vacanza qui offre la possibilità di sciare sia in inverno sia in estate, ma soprattutto possiamo andare con i bambini a visitare la famosa grotta di ghiaccio naturale, con guide esperte che ci faranno scoprire tutti i segreti di questa meraviglia. Anche la grotta è aperta tutto l’anno, quindi è la meta perfetta sia per le vacanze invernali in famiglia sia per quelle nei mesi estivi.
Da valle si sale al ghiacciaio di Hintertux attraverso la funivia orbitale più alta del mondo, la Gletscherbus 3 (già questa è un’esperienza unica per i bambini!). In cima, dalla terrazza panoramica (che si trova ad un’altezza di 3250 metri), è possibile ammirare le cime di tremila metri della zona (le Dolomiti, il Großglockner e lo Zugspitze).
Al ghiacciaio è possibile visitare la grotta di ghiaccio con una guida (accessibile a tutti, anche alle persone diversamente abili): dopo aver dotato i visitatori di casco e cintura, si comincia ad esplorare la caverna. Si parte con la sala d’ingresso, di un blu estasiante (quello del ghiaccio naturale), che porterà, appunto, nel palazzo di ghiaccio, che è alto 15 metri.
Si prosegue dunque verso la Camera dei Cristalli: come dice il nome, in questa sala è possibile ammirare i cristalli di ghiaccio in tutte le loro forme e dimensioni. Da qui la camminata porta al laghetto ghiacciato, un laghetto naturale che fa anche da ingresso alla Camera Blu e ala Cappella di Ghiaccio, avvolta in una luce rossa.
Da qui ecco la meraviglia: l’immenso Palazzo di Ghiaccio interno alla caverna, che si trova esattamente a venticinque metri di profondità rispetto alle piste sciistiche (che sono tra le migliori al mondo) e il cui soffitto arriva ad una altezza di quindici metri.
Uscendo, possiamo scegliere di fermarci nei rifugi che offrono i piatti tipici oppure sciare o scendere con bob e slittini. In estate, tuttavia, possiamo scegliere anche di intraprendere bellissime escursioni a piedi in tutta l’area del ghiacciaio, nella quale ci sono moltissime caverne tra le quali fare trekking. A Tux, a valle, possiamo anche trovare un programma estivo con 230 escursioni guidate e tematiche, per esplorare e scoprire il Parco Naturale Zillertaler Alpen.
Da luglio a settembre, poi, i bambini possono fare anche un’altra esperienza: è aperto infatti, sul ghiacciaio, il Parco delle Pulci, sulla malga Sommerberg: si tratta di un’area dedicata ai bambini con una pista di Tubing (una sorta di ciambella-gommone sulla neve) e tanti giochi sulla neve (che qui sul ghiacciaio è presente praticamente tutto l’anno).
C’è anche una parete d’arrampicata (che immersa così nella bellezza delle montagne innevate è ancora più entusiasmante del solito!), oltre ad un castello e ad una pista di go-kart a pedali.
Giulia Mandrino
Oltre ad essere un elemento fondamentale per la crescita fisica dei nostri bambini (dal momento che è importantissima per lo sviluppo osseo), la vitamina D svolge un prezioso compito anche a livello immunitario. È anche grazie ad essa se il nostro sistema immunitario si forma e si rafforza.
Addirittura, uno studio pubblicato sul British Medical Journal sottolinea come questa vitamina possa diminuire drasticamente l’influenza e il raffreddore, e in particolare le malattie stagionali legate all’apparato respiratorio.
Per capire immediatamente il ruolo fondamentale che la vitamina D svolge per il nostro sistema immunitario basta ragionare su quanto sappiamo già molto bene: i malanni e le influenze ci colpiscono soprattutto durante l’inverno. In inverno le nostre difese immunitarie si abbassano, e questo abbassamento è strettamente collegato con un’altra diminuzione, e cioè quella della vitamina D nel nostro organismo, dal momento che in inverno è più difficile reperirla.
Questo reperimento difficoltoso è dovuto a due motivi: il primo è il freddo, che ci costringe a coprirci molto di più (e quindi le zone scoperte al sole - principale fonte di vitamina D - sono molte meno); il secondo è l’inclinazione dei raggi ultravioletti, che non riescono a penetrare a fondo nel nostro corpo.
Diminuisce la vitamina D, diminuiscono le difese immunitarie, insomma. Semplicissimo ed elementare.
L’organismo, non producendo la vitamina D a causa dei raggi solari più deboli, si trova così indebolito e vulnerabile. I ricercatori dello studio pubblicato sul British Medical Journal hanno quindi provato a capire se l’integrazione di vitamina D in inverno (attraverso gli integratori, come quelli di Haliborange) possa essere effettivamente un aiuto. “Obiettivi: valutare l’effetto complessivo di un supplemento di vitamina D sul rischio di infezione acuta del tratto respiratorio, e identificare i fattori che modificano questo effetto”, si legge nell’introduzione.
I risultati parlano chiaro: sì, l’integrazione di vitamina D è in grado di ridurre il rischio di infezioni dei tratti respiratori fino al 12%, soprattutto in coloro che ne sono maggiormente carenti (ovvero chi sta poco esposto ai raggi solari; una condizione, questa, che purtroppo coinvolge la maggior parte delle persone, dal momento che oggigiorno spendiamo molto più tempo al chiuso che all’aperto).
“Conclusione: il supplemento di vitamina D (nei pazienti) è stato totalmente sicuro e li ha protetti contro le infezioni acute del tratto respiratorio”, dicono nello studio. “I pazienti che erano maggiormente carenti di vitamina D e coloro che non hanno ricevuto il placebo hanno sperimentato i maggiori benefici”.
Il motivo di questa riduzione del rischio è dovuto all’azione della vitamina D, che, quando presente nell’organismo, stimola la produzione di antimicrobici nei polmoni.
Assumendo quindi giornalmente o settimanalmente un supplemento di vitamina D (attraverso integratori sicuri per tutta la famiglia, come quelli prodotti da Haliborange, leader nel settore integratori di vitamina D) nel mondo potrebbero quindi esserci ogni inverno 3.25 milioni di casi in meno di influenze respiratorie.
Giulia Mandrino
Di dolci ne hanno ricevuti anche troppi. Di giocattoli non ne parliamo. Anche maglioni, sciarpe e guanti (che servono sempre, è vero) ne sono pieni, dato che le zie e le prozie gliene hanno regalati a bizzeffe. Ma manca ancora la Befana, e a quanto pare dovremo riempire altre calze...
E se questa volta regalassimo ai nostri bambini qualcosa di speciale, che in fondo in fondo vogliono davvero, e che non sia così materiale e futile? Noi abbiamo qualche consiglio per voi, per rendere l'Epifania molto più bella, magica e sentita.
Ai bimbi piace cucinare? Regalategli un corso di cucina per bambini. Pensate che gli farebbe piacere imparare a cucire? Infilate nella calza un buono per un corso di cucito, o in una scuola o dalla nonna! Di corsi per bambini ce ne sono una miriade, e non parliamo di quelli che li terranno impegnati per tutto l'anno. Parliamo di qualcosa di più leggero e semplice, ma che li entusiasmerà. Un corso che potrebbero amare, che magari duri qualche pomeriggio o un weekend. Ce ne sono moltissimi: cucina, cucito, arte, falegnameria, yoga, rilassamento, un danza particolare...
Ma non dei coupon per gli sconti al supermercato. Dei coupon che potranno sfruttare durante l'anno in famiglia! Un coupon per un abbraccio di dieci minuti, un coupon per una serata in famiglia sotto le coperte, un coupon per un bacio in fronte, un coupon per una fiaba della buonanotte...
Sempre coupon, ma che piaceranno ancora di più ai bambini (che sono più furbetti di noi): dei coupon, ad esempio, per scegliere quale film guardare durante la serata in famiglia, per saltare il turno in cui c'è da lavare i piatti, per smettere di fare tutto ciò che si sta facendo e organizzare una festa improvvisata, un coupon per invitare chi vogliono a cena... Dei coupon strappo alla regola, insomma!
Sembra che come tradizione stia scomparendo, ma ricordate quanto era affascinante tenere un diario segreto? Facciamolo trovare nella calza e spieghiamo la meraviglia di questo oggetto che custodirà tutti i loro segreti (e che diventerà un preziosissimo alleato per allenarsi con la scrittura in maniera divertente e coinvolgente!).
Esatto, organizziamo una notte in un campeggio (anche vicino a casa, non serve andare lontani), anche estemporanea! Se i bimbi non ci sono mai stati sarà un'esperienza favolosa; se già conoscono la meraviglia del campeggio, piacerà loro questo sapore "estemporaneo", a sorpresa! In campeggio ci si può infatti andare sempre, non solo durante le vacanze.
Se c'è un cantante che piace loro oppure qualche spettacolo che potrebbe affascinarli, bellissimo è fare trovare nella calza i biglietti. Può essere un concerto, appunto, ma anche uno spettacolo di danza, di circo contemporaneo, di musica da camera in un teatro (per assaporare la magia!)... Qualunque cosa! L'esperienza, se non l'hanno mai provata, sarà comunque fantastica.
Nella calza troveranno il primo indizio, e il resto dei biglietti sarà sparso per casa: alla fine il premio potrà comunque essere uno degli altri regali che vi stiamo suggerendo, ma il bello è che se lo suderanno in maniera super divertente!
Di musei per bambini ce ne sono parecchi, ma soprattutto ci sono moltissime mostre che organizzano visite su misura per i ragazzi, oppure addirittura musei "da grandi" che ospitano temporaneamente esposizioni dedicate all'arte per bambini (e rendere le visite interessanti è semplicissimo). I nostri preferiti? Il MuBa e il Mudec di Milano.
Focus Junior, ma anche riviste di fumetti, riviste specializzate "da grandi" che però sembrano catturare sempre la loro attenzione... Ricevere nella calza della Befana un abbonamento intestato a loro li farà sentire importantissimi!
Qualcosa, insomma, che ricorda un'attività che possiamo vivere insieme: fare la manicure, andare a pesca, imparare il baseball, truccarci... Con un semplice biglietto: "Ecco un regalo che puoi utilizzare con mamma o papà, per una giornata solo per voi!".
Giulia Mandrino
Chi sono i nostri scrittori e illustratori per bambini preferiti? Sicuramente Leo Lionni. E poi Mario Ramos, Xavier Deneux con i suoi libri tattili, Roald Dahl... Ma non vi abbiamo ancora parlato di Hervé Tullet, che si ispira a Leo Lionni ma il cui tratto e i cui libri sono ormai altrettanto iconici.
I libri di Hervé Tullet sono tantissimi, quindi è inutile elencarli tutti. A questo link potete trovarli tutti, quindi sbizzarritevi! Ciò di cui vogliamo parlarvi è la genialità di questo autore, i cui libri sono coloratissimi ma semplicissimi, caotici ma rilassanti. Ci sono battaglie di colori, cataloghi di buchi, libri sui colori, sulle combinazioni, sui giochi di magia, sulle ombre, sul buio… E tutti sono interattivi, nel senso che stimolano i bambini ad inseguire la propria creatività.
Hervé Tullet ha iniziato a ideare i suoi libri per bambini (ce ne sono più di sessanta nati dalla sua penna) negli anni Novanta, periodo nel quale l’editoria per bambini era fiacca. Non voleva proporre i soliti libri per ragazzi, quindi sviluppò un suo personale percorso: non ha regole, in sostanza, ma cerca di inserire nei libri elementi sui quali i bambini possano sviluppare le proprie storie, inventandole e arricchendo ciò che c’è già sulle pagine. Perché sulle pagine c’è poco, ma in questo poco sta moltissimo.
Hervé si mette sempre al livello dei bambini, al loro servizio. E non lo fa solo con i suoi libri, ma anche attraverso le esibizioni che porta in tutto il mondo. Le sue esibizioni sono spettacoli durante i quali pone ai bambini una sola domanda: “Allora, che facciamo?”. Dopodiché si mette a creare con loro, come in un grande laboratorio creativo.
I suoi laboratori sono quindi diventati cult, e sono stati raccolti in un libro speciale, adatto ia ai genitori sia agli insegnanti: ne “La fabbrica dei colori - I laboratori di Hervé Tullet” (edizioni Ippocampo) si possono così trovare tantissimi consigli per realizzare workshop e laboratori con i bambini, a casa, a scuola o dove si vuole.
Non c’è una regola precisa, né una tecnica prediletta: si parla di collage, colori che sgocciolano, ritagli, macchie, schizzi… Tutto è finalizzato alla realizzazione di un capolavoro, che diventa capolavoro perché realizzato insieme, oppure perché semplicemente ideato da qualcuno che ha saputo mettere in circolo la propria creatività.
Il libro mette a disposizione quindi per ogni laboratorio la lista del materiale necessario e i conigli pratici; le regole per lo svolgimento, scritte in maniera chiara e semplice; delle utili e belle fotografie che spiegano i passaggi e gli eventuali risultati; e dei consigli preziosissimi per infondere fiducia nei partecipanti, che come sempre potrebbe capitare che siano un po’ restii a mettersi in gioco.
Sara Polotti
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Ricordate Narratè? Noi adoriamo le loro infusioni: ogni bustina di tè contiene una piccola storia, una favola, un testo, la cui lettura dura esattamente il tempo dell’infusione della bustina. Tè e lettura in un connubio perfetto, insomma. E ora sono uscite due nuove storie deliziose, per il palato e per la mente.
Come dicevamo, i prodotti Narratè sono fantastici: ogni bustina dei loro infusi è contenuta in un piccolo libriccino, la cui lettura dura per il tempo che il tè ci impiega a rimanere in infusione nell’acqua. I cinque minuti della solita, piacevole attesa del nostro tè vengono così riempiti da un’altra piacevolissima abitudine, il leggere.
Con Narratè possiamo quindi scoprire, riscoprire o confermare il piacere della lettura durante una delle abitudini mattutine, la colazione (ma non solo, perché anche se sono “del buongiorno” questi infusi sono deliziosi durante tutta la giornata, soprattutto durante le pause rilassanti).
Questo inverno sono uscite due nuove favole, associate a due nuovi infusi e contenute nella nuova collana Le Fiabe del Buongiorno della linea Narralife. Entrambe sono dedicate ai bambini di ogni età (quindi anche a noi, ça va sans dire) e sono state scritte da Roberto Piumini, artista a tuttotondo che nella sua arte cerca di raccontare l’animo umano in varie forme. I suoi racconti, le sue poesie e le sue fiabe sono stati pubblicati da Mondadori, Feltrinelli ed Einaudi, e sono conosciuti per la loro ispirazione, presa dal mondo dell’infanzia. Anche qui, dunque, la sua penna è riconoscibile. Roberto Piumini è riuscito a donare ai bevitori di tè due favole bellissime, corte quanto basta e profonde il giusto.
La prima è associata ad un infuso gustoso e fruttato, particolarmente avvolgente, creato proprio a partire dalla storia di Piumini: quello al Rooibos, fichi, mela, fiori d’arancio e fette di arancia. La bustina è quindi contenuta all’interno del libretto dedicato a “Un giorno il creatore”, storia che narra come Dio abbia creato l’uomo e la donna grazie all’aiuto del cielo e del mare. La mela ricorda coì il Paradiso Terreste, mentre il fico la foglia che copriva i due esseri umani.
La seconda fiaba si intitola “La bambina al buio”ed è associata ad un blend altrettanto affascinante e gustoso: il rooibos (dal potere fortemente antiossidante e naturalmente privo di caffeina) è di nuovo alla base, ma stavolta è accostato ai petali di girasole, alla scorza di limone e all’anice stellato. Gli ingredienti si riferiscono bene alla storia, quella di una bambina e del suo viaggio alla ricerca del sole scomparso.
Entrambe le storie sono corredate dalle bellissime illustrazioni di Cecilia Cavallini, che rendono le bustina Narratè ancora più meravigliose. Se già infatti il packaging è bellissimo da vedere (e anche per questo ultimamente regaliamo spessissimo le loro fragranze narranti!), lo sono altrettanto le storie.
Giulia Mandrino
Se vi interessano gli infusi narranti Narratè, qui potete trovare tutte le informazioni:
Natale è già abbastanza Hygge di per sé (non sapete cosa significa Hygge? Leggete qui!). Tuttavia possiamo renderlo ancora più accogliente e confortevole, imitando lo stile di vita danese dello stare in famiglia e godendoci fino in fondo queste vacanze natalizie.
Innanzitutto, Hygge significa trascorrere del tempo di qualità con chi amiamo, accogliendoci e proteggendoci. Ecco perché come prima regola (anche se chiaramente è un consiglio, anche in base alla nostra esperienza!) inseriamo volentieri la tradizione di trascorrere la vigilia in famiglia e non con l’intero parentado. Noi da qualche anno lo facciamo e dobbiamo proprio dire che ne sentiamo solo tutti i benefici!
Seconda regola è leggere davanti al fuoco o comunque sul divano, tutti insieme, con qualche candela attorno, avvolti nelle coperte e magari appoggiati al tappeto peloso in terra. Durante le feste c’è molto più tempo libero, e anche le serate (se non sono colme di cene d’ordinanza con i colleghi, gli amici, le maestre e quant’altro) sono più libere. Ecco, approfittiamone per rallentare tutti insieme!
Mentre lo facciamo, possiamo decidere finalmente di stare tutti in pigiama, avvolgendoci nelle coperte, con le nostre calze di lana e i maglioni brutti (ma proprio brutti, con renne, palle di natale e tutto ciò che di più kitsch abbiamo!). Insomma, vestiamoci in maniera super comoda e rilassiamoci, giocando a carte, con un gioco in scatola, leggendo, raccontando storie…
Tornando sul tema “cene di Natale”, è vero che spesso sono moltissime. Tuttavia possiamo evitare quelle canoniche per concentrarci su quelle Hygge, ovvero quelle con gli amici veri, che possiamo invitare per cene intime e ricche di amore!
Anche guardare un film tutti insieme sotto alle coperte è molto Hygge: scegliamone uno che piaccia a tutti, e accoccoliamoci tutti insieme. Magari bevendo una bevanda calda super Hygge, come quelle che vi proponiamo tra poco.
Esatto, le bevande calde: scaldano le mani, scaldano lo stomaco e scaldano il cuore e sono un must per l’essere Hygge. A noi piacciono moltissimo il Pumpkin Spice Latte rivisitato nella nostra versione più sana, ma anche il succo di mela caldo, con scorze d’arancia che profumano la casa, e la classica cioccolata calda fatta in casa, che prepariamo tutti insieme con una delle nostre ricette veg e più sane delle tradizionali piene di zuccheri.
Una bevanda super, super Hygge è il Glogg, che viene direttamente dai paesi scandinavi e che se dobbiamo definire secondo le nostre tradizioni potremmo inserirlo nella categoria dei vin brûlé. Si tratta di una bevanda calda a base di vino, mandorle e spezie. Ecco la ricetta!
Anche se non prepariamo bevande calde, un’altra regola per rendere le vacanze di Natale Hygge è profumare la casa di inverno. Come? Bollendo una pentola d’acqua con qualche arancia, dei chiodi di garofano e della cannella (oppure cuocendo gli stessi ingredienti in forno, trasformando poi le fette di arancia così essiccate in decorazioni per l’albero o per le ghirlande). Sprigionerà un profumo delizioso che si spargerà in tutte le stanze e vi avvolgerà in maniera calda e accogliente!
Giulia Mandrino
Per altri spunti sullo stile di vita Hygge:
I nostri articoli dedicati alla filosofia danese
Una ricetta super Hygge che tuttavia ricorda quelle della nostra tradizione del vin brûlé: il Glogg, un vino caldo e speziato che viene direttamente dai paesi scandinavi e che ci scalderà mani, pancia e cuore! Rispetto al nostro, ha in aggiunta ingredienti che ci piacciono molto: le mandorle, prima di tutto, ma anche l'uvetta passa.
La palatoschisi, la labioschisi e la labiopalatoschisi, dette comunemente labbro leporino, sono ancora un problema. Lo sono soprattutto per quei bambini che non possono permettersi di rimediare, con una semplice operazione che cambierà loro la vita.
E se con un semplice sorriso potremmo donare proprio a loro un sorriso?
Nel mondo ogni 3 minuti nasce un bambino con labbro leporino, o affetto da palatoschisi. Questa patologia, che si presenta in differenti modi, comporta difficoltà molto serie in chi ne è affetto: i bambini oltre alla difficoltà a parlare non riescono a nutrirsi adeguatamente. Per non parlare dell’esclusione sociale che ancora imperversa, a causa dei pregiudizi e della diffidenza verso le malformazioni invalidanti.
Guidaestetica.it per questo Natale ha pensato proprio a loro: il sito, una community dedicata alla chirurgia estetica nella quale gli utenti possono trovare tutte le informazioni, le testimonianze, i medici, i video e le immagini riguardanti questo campo medico, ha deciso di lanciare la campagna “Il tuo sorriso, il suo sorriso” a favore di Operation Smile, organizzazione no profit che dal 1983 cerca di risolvere il problema del labbro leporino in tutto il mondo, specie nei paesi più poveri, portando la chirurgia più avanzata e sicura a chi ne ha più bisogno.
“Operazione Sorriso” è in tutto e per tutto un’associazione medica senza scopo di lucro: i medici coinvolti operano a livello internazionale, operando chirurgicamente i minori affetti da lbioschisi e palatoschisi.
“Noi di Guidaestetica e di Operation Smile siamo convinti che ciascuno di questi bambini merita una chirurgia sicura e risolutiva e quindi una possibilità di vita migliore”: semplici parole che però fanno riflettere. Se davvero basta una così semplice operazione, che tuttavia riesce difficile ottenere ancora a troppe famiglie, non è giusto mettersi in gioco e provare a dare una mano?
La mano, in questo caso, è semplicissima da tendere: Guida Estetica ha infatti promosso una campagna davvero delicata, facile e veloce. L’hashtag di riferimento? #HELPFIE!
“Helpfie” è una bellissima parola che unisce “Help”, aiuto, con “Selfie”. Un selfie per aiutare, insomma. Basta quindi un selfie mentre sorridiamo per donare un sorriso ad un bambino affetto da palatoschisi.
Dopo esserci scattati un selfie mentre sorridiamo, quindi, basta andare sulla pagina Facebook dedicata, commentando la fotografia con il nostro scatto. In alternativa, possiamo inviare lo scatto direttamente nel Forum di Guida Estetica. Ricordiamoci solo di corredare sempre con l’hashtag #Helpfie!
Abbiamo tempo fino al 7 gennaio: dopo quella data, Guida Estetica conterà i nostri Helpfie e per ogni selfie pubblicato donerà 1 euro ad Operation Smile. Più sorrisi, quindi, e più fondi per Operation Smile!
Tiriamo fuori il nostro sorriso migliore: basta così poco per donare, no? Un gesto per noi semplicissimo, gratis e divertente, che tuttavia può cambiare la vita di moltissimi bambini!
Giulia Mandrino
Per queste feste di Natale c'è chi già si sta preparando: a fine vacanze, ci sarà bisogno di un bel detox. E se invece scegliessimo ricette deliziose ma più leggere del solito, per non rinunciare al gusto ma nemmeno al benessere? Questa ricetta fa proprio al caso nostro: degli stuzzichini di pasta sfoglia a base di spinaci, da servire a cena o a pranzo come stuzzichino o aperitivo.
Le contrazioni uterine sono un fenomeno fisiologico che interessa le donne in stato di gravidanza. Sono contrazioni muscolari che portano ad un raccorciamento delle fibre muscolari con conseguente dilatazione della parte terminale dell’utero e cioè la cervice uterina. Esse sono quindi movimenti involontari dei muscoli, di muscoli lisci nel caso dell’utero. Le contrazioni preparatorie uterine della gravidanza si distinguono in quattro tipologie: le contrazioni di Braxton Hicks, le prodromiche, contrazioni da travaglio e quelle da fase espulsiva. Molte volte causano la pancia dura in gravidanza.
Le prime due si presentano durante le ultime settimane e sono date dalla preparazione dell’utero al parto, le contrazioni da travaglio ne costituiscono la prima fase. Proprio per questo motivo è importante che la donna sappia distinguere fra le varie tipologie, grazie alla sintomatologia avvertita, per capire quando si tratta di quelle preparatorie al parto e quando è il momento di recarsi in ospedale.
Le contrazioni di Braxton Hicks, che prendono il nome dal medico che le ha individuate e studiate (John Braxton Hicks) , si presentano a partire dall’ultimo trimestre in modo del tutto irregolare ed episodico. Queste contrazioni fisiologiche non costituiscono un fenomeno sempre ben definito da tutte le donne, perché lievi e indolore. Le contrazioni Braxton Hicks si presentano quindi per tre mesi circa e sono un fenomeno normale che non deve dare alcuna preoccupazione.
Verso la fine della gravidanza, la donna, con la pancia sempre più tesa e dura, inizia ad avere le contrazioni preparatorie all’espulsione del bambino. Queste saranno seguite a distanza di ore o addirittura giorni da quelle del travaglio vero e proprio. Queste contrazioni preparatorie al travaglio e al parto, fanno sì che il collo dell’utero si accorci e che mano a mano vada appianandosi completamente.
Le contrazioni preparatorie prodromiche possono presentarsi come fitte dolorose dalla durata variabile, circa 30”-60”, che poi spariscono così come sono venute, o talvolta essere anche poco dolorose e sopportabili, simili ad un dolore mestruale più intenso che si irradia verso la schiena. In tutti i casi non segnano affatto l’inizio del travaglio. Anche in presenza di contrazioni preparatorie dolorose bisogna stare calme e rilassarsi. Di solito le ostetriche consigliano di passeggiare o provare a rilassarsi. Ogni donna troverà sollievo a seconda del livello di dolore percepito. Talvolta risulta utile fare una doccia o un bagno caldo, che allevia la tensione muscolare, attenua le contrazioni e permette l’innescarsi del travaglio (abbassamento dell’adrenalina e innalzamento delle endorfine).
Queste non sono le classiche contrazioni che implicano la corsa in ospedale, quindi, ma una forma di contrazioni uterine che si manifestano nella fase che precede il travaglio e che possono durare anche dei giorni (un classico sono le donne che dicono di aver fatto un travaglio di giorni: non è esattamente così). Le contrazioni preparatorie prodromiche hanno tuttavia intervalli e scadenza regolare e proprio per questo a volte vengono confuse con quelle del travaglio.
Le contrazioni prodromiche, intense e regolari, si presentano con il passare del tempo ad intervalli più corti: 40 minuti, 30 minuti, etc. quando si presentano 2 o 3 contrazioni ogni 10 minuti per almeno un’ora, soprattutto se al primo parto, se non ci sono perdite di sangue o liquido e se i movimenti del bebè sono ben percepiti, si può avviarsi all’ospedale, ma senza precipitarsi in modo burrascoso. In questo senso è bene rimanere tranquille e questo vale anche se le membrane si rompono, se si espelle il tappo mucoso ed esce del liquido amniotico.
Quando arriva il momento del parto le donne dovrebbero stare tranquille e cercare di favorire le contrazioni, senza stress, per partorire il bambino nel modo migliore. Un ottimo rimedio per favorire le contrazioni, diminuendo il dolore e rendendo le spinte del parto più efficaci, è l’Apermus. Nello specifico l’Apermus è un rimedio omeopatico che rende il collo dell’utero più morbido e il parto più semplice, di cui puoi trovare tutte le informazioni utili qui.
Le contrazioni da travaglio sono sempre più dolorose e ravvicinate fra loro. Come sono le contrazioni preparatorie al parto e come si distinguono? Queste contrazioni si distinguono senza dubbio perché sono molto dolorose ed inequivocabili. Esse si iniziano a manifestare in fase di travaglio, a livello dei reni e con il passare dei minuti diventano via, via più intense. Gli intervalli fra una contrazione e l’altra non superano i 2-3 minuti. La funzione di queste è quella di dilatare il collo dell’utero, che è stato precedentemente raccorciato e appianato dalle contrazioni prodromiche.
Una volta del tutto dilatato, il collo dell’utero arriverà ad avere un diametro di circa una decina di centimetri fino a scomparire. La futura mamma non dovrebbe combattere il dolore della contrazione, ma accompagnarlo con concentrazione, sempre respirando in profondità.
Le contrazioni in fase espulsiva sono quelle necessarie per partorire il bambino. L’istinto è quello di spingere, ma va controllata la dilatazione, cercando nel frattempo di respirare bene e non sprecare energie. Anche se questo momento è sicuramente molto intenso, pare tuttavia che non sia il più doloroso, ma che, anzi, possa dare del sollievo. Vocalizzare, specialmente durante la spinta, aiuta a controllare la respirazione e facilita l’apertura della vagina e del perineo. Durante la fase espulsiva, sarebbe meglio procedere con più dolcezza possibile per evitare grandi lacerazioni.
Distinguere fra le contrazioni prodromiche da quelle del travaglio è un elemento fondamentale per non allarmarsi prima del previsto e per capire quando è il momento di andare in ospedale. Fra le une e le altre possono passare infatti diverse ore, quindi per evitare di correre in ospedale per poi essere rimandate a casa è bene capire la differenza. Gli elementi cardine da tenere in considerazione sono:
Frequenza: le contrazioni preparatorie prodromiche sono regolari, come quelle da travaglio, ma molto distanti l’una dall’altra. Quelle del travaglio si presentano a intervalli sempre più corti ad ogni manifestazione. Gli intervalli fra una contrazione e l’altra possono essere anche di ore nel primo caso, di decine di minuti nel secondo.
Livello di dolore: Nel caso delle contrazioni preparatorie pre-travaglio il dolore c’è, si sente, ma è comunque sopportabile e non tende ad aumentare tanto intensamente. Le contrazioni preparatorie al parto vero e proprio hanno un’intensità che si fa sempre più forte a distanza di minuti e il dolore è molto intenso e inconfondibile.
Lunga durata della contrazione: la durata delle contrazioni preparatorie dolorose pre-travaglio è di massimo 30 secondi, diversamente da quelle pre-parto che arrivano a durare anche 50-60 secondi ognuna.
Parte interessata: la fase pre-travaglio presenta dolori concentrati nel basso addome, mentre nel travaglio vero e proprio il dolore parte dalla zona alta dell’addome e si estende fino alla parte del basso ventre.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.