Sviluppo osseo e sistema immunitario, ma non solo: la vitamina D, che conosciamo probabilmente come vitamina del sole (perché effettivamente è principalmente e quasi esclusivamente attraverso la luce solare che ne facciamo scorta), è una vitamina fondamentale per l’organismo, soprattutto in fase di crescita.
Durante l’infanzia, infatti, il corpo dei nostri bambini ha quanto mai bisogno di questo elemento, importantissimo per un corretto sviluppo osseo e per il rafforzamento di un sistema immunitario che si sta formando da zero.
Purtroppo recenti studi hanno evidenziato che i bambini che presentano una carenza di vitamina D sono molti, troppi. Vediamo nello specifico il perché e capiamo insieme come possiamo correre ai ripari per non rischiare implicazioni negative e pericolose.
Lo studio è di un paio di anni fa ma è quanto mai attuale: la Società Italiana di Pediatria (SIP) ci mette in allarme, portando alla luce il suo studio che ha rivelato che il 50-70% dei bambini italiani (il picco si raggiunge in età adolescenziale) è affetto da carenza di vitamina D. Questo studio è stato condotto in collaborazione con la SIPPS (Società Italiana di Pediatria Preventiva) e la FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri), ed è raccolto nel documento Conseus sulla vitamina D.
Questo del 2015 è il primo documento in Italia che raccoglie le raccomandazioni per una corretta prevenzione dell’ipovitaminosi D (la carenza di vitamina D, appunto, che porta a problemi come il rachitismo e che non protegge da malattie quali le respiratorie, il diabete, il diabete e la dermatite atopica) in età pediatrica.
Le cause di questa carenza sono svariate, e risiedono quasi tutte negli stili di vita odierni, davvero diversi da quelli di un tempo. “Insufficiente esposizione solare, stili di vita errati, allattamento esclusivo prolungato al seno, obesità e colore della pelle sono i principali fattori di rischio”: sono molti quindi i comportamenti errati che dovremmo rivedere.
Su tutti, l’insufficiente tempo che i nostri bambini passano all’aperto. Se infatti una volta era consuetudine passare le proprie giornate all’aperto, oggi tra scuola, corsi e televisione i nostri ragazzi stanno sempre più chiusi tra quattro mura (soprattutto gli adolescenti, ma riguarda tutti i bambini). Un atteggiamento inconsapevole, anche da parte di noi genitori, ormai abituati a questo tipo di quotidianità, ma assolutamente pericoloso, perché oltre alle implicazioni psicologiche e neurologiche (il tempo passato all’aperto giocando ed esplorando è fondamentale per la crescita mentale, per il raggiungimento dell’indipendenza e per lo sviluppo di capacità logiche) ce ne sono di fisiche.
La vitamina D, infatti, viene recuperata dal nostro organismo prevalentemente e quasi esclusivamente attraverso l’esposizione al sole (attraverso la quale il nostro organismo sintetizza la vitamina D), e la prima regola deve quindi essere l’aumento del tempo passato fuori, all’esterno. “Gioco e attività fisica all’aria aperta - si legge nel comunicato della Società Italiana di Pediatria - dovrebbero essere maggiormente incoraggiati soprattutto durante la bella stagione, anche perché da novembre a febbraio l’inclinazione dei raggi ultravioletti è insufficiente a favorire la produzione di vitamina D”.
“Il consiglio - continuano i medici - è rivolto soprattutto agli adolescenti che registrano i deficit più elevati di vitamina D anche a causa di stili di vita errati, come passare molte ore chiusi in casa davanti al computer o alla tv e non fare attività fisica”.
Altri fattori di rischio, dicevamo, sono l’allattamento al seno esclusivo prolungato (oltre, quindi, i 6 mesi, tipico di alcune culture) e l’obesità dei bambini: l’allattamento al seno esclusivo è pericoloso in quanto non sempre il latte della mamma contiene adeguati livelli di vitamina D; l’obesità e il sovrappeso sono invece causa di ipovitaminosi D poiché i lipidi e l’adipe in eccesso “rubano” questo elemento . Anche il colore della pelle deve essere considerato tra i fattori di rischio, perché purtroppo una pelle più scura fa maggiormente fatica a sintetizzare la vitamina D rispetto ad una pelle più chiara (pensiamo solo alla protezione “naturale” in più che questo tipo di pelle più scura ha rispetto ad una molto chiara), ed è quindi opportuno chiedere al proprio pediatra quale sia l’atteggiamento migliore da adottare in questi casi.
Accanto alla maggiore esposizione solare possiamo tuttavia ricorrere ad altri metodi (non alternativi ma aggiuntivi), come l’integrazione di questa vitamina attraverso integratori naturali (soprattutto durante i mesi invernali, periodo durante il quale l’inclinazione dei raggi UV non permette comunque di reperire al meglio la vitamina D).
Da settembre a maggio noi da qualche anno ci affidiamo quindi ad Haliborange e ai suoi integratori di vitamina D (a base di vitamina D3, completati con vitamine, sali minerali ed altri ingredienti importanti per lo sviluppo) per aiutare i nostri bambini a fare incetta di questo elemento, in modo da assicurare loro un corretto sviluppo osseo e dare loro un aiuto nel contrasto delle malattie più comuni (soprattutto quelle stagionali, momento nel quale le difese si abbassano maggiormente), grazie alla carica che questi integratori danno al loro sistema immunitario.
In base al momento possiamo anche scegliere se dare ai nostri bambini la vitamina D di Haliborange attraverso lo sciroppo, le gocce o le compresse masticabili: tutti i prodotti hanno davvero un gusto piacevole, e ai nostri bambini ormai piace questa sanissima abitudine!
Giulia Mandrino
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I viaggi in famiglia in Alto Adige sono sempre meravigliosi: tutto l’anno c’è un’atmosfera unica, data anche dalla natura che contorna ogni paese, dal profumo di legno, dalle case tipiche, dai prodotti gastronomici deliziosi, dall’ospitalità unica di ogni albergo e bed&breakfast e dalla tranquillità che si respira.
Sotto Natale diventa tuttavia tutto ancor più magnifico, grazie all’atmosfera natalizia che pervade ogni cittadina (anche la più piccola!) e grazie ai mercatini di Natale disseminati qua e là, pieni di colore, simpatia e tenerezza.
Ecco quindi la lista dei nostri mercatini preferiti, quelli a cui cerchiamo di recarci ogni anno con i bambini!
Aperto dal 24 novembre al 6 gennaio (chiuso solo il giorno di Natale), il mercatino di Natale di Bressanone è tra i nostri preferiti: lo allestiscono proprio di fronte al Duomo della città e troviamo bancarelle con presepi in legno, oggettistica tipica (e meno tipica ma super carina!) e un sacco di delizie per scaldare il palato, come le caldarroste!
Qui tutto è reso ancora più speciale dalla presenza, sotto Natale, dei Kastelruther Spatzen, il gruppo canoro dei “Passerotti di Castelrotto) che ogni anno propongono il concerto a’Avvento (quest’anno si terrà i 15 dicembre!). I mercatini sono ricchi di bancarelle di artigianato locale e non mancano i venditori dei tipici tessuti e indumenti cuciti a mano in stile altoatesino. Il mercatino di Natale di Castelrotto si tiene ogni anno nella piazza del paese dal 2 al 28 dicembre, nei fine settimana dell’Avvento (e chiusura il giorno di Natale).
(https://www.dolomiti.it/it/castelrotto/eventi/mercatino-di-natale-di-castelrotto/)
Il mercatino di Natale di Merano è un altro dei mercatini tradizionali e classici, immancabili quando si parla di questa tradizione. Merano è già bella di per sé, ma diventa ancora più affascinante dal 24 novembre al 6 gennaio, quando i mercatini invadono il centro città. Oltre ai mercatini la città offre varie attività a tema natalizio. Basta controllare il programma giorno per giorno! (http://mercatini.merano.eu).
(https://www.mercatininatale.com/italia/merano/)
Cittadina conosciuta anche con il nome tedesco (Innichen), San Candido durante il periodo natalizio (dal 24 novembre al 6 gennaio) ospita sulla piazza della chiesa di San Michele il suo mercatino di Natale, nel quale si possono trovare prodotti dell’artigianato locale, decorazioni per l’albero (rigorosamente in legno!), accessori in feltro e indumenti caldissimi, oltre ai prodotti tipici della cucina locale. E mentre i bambini si bevono una cioccolata calda, noi ci scaldiamo con del vin brulé. Oppure, tutti insieme, con il delizioso Apfelglühmix, il succo di mela, arancia e spezie bollito e caldissimo.
Infine, il mercatino di Natale di Chiusa, ai piedi del castello di Sabiona (o Castel Branzoll, che vale la pena visitare dopo una passeggiata in salita di una mezz’oretta!). Qui i mercatini, per le vie del piccolo e delizioso centro, si tengono nei weekend del mese di dicembre e si distinguono da tutti gli altri per il fatto di essere a tema medievale: perfetto, per una cittadina così carina che sorge proprio ai piedi di un castello! La bellezza di questi mercatini, poi, sta anche nell’illuminazione: quando sono allestiti, l’illuminazione delle strade viene spenta, per lasciare spazio solo alle luci delle bancarelle, che creano così un’atmosfera unica.
(http://www.klausen.it/it/piaceri-cultura/eventi/mercatino-medievale/)
Giulia Mandrino
Non nascondiamoci dietro a un dito e non andiamo per il sottile: nel corso dell’anno, noi mamme ci ritroviamo per mille motivi a dover raccogliere soldi. Che siano per il regalo all’amichetto di scuola, per il pensierino di Natale e di fine anno alle maestre, per la cena di classe, per la lezione sportiva, per il regalo alla nostra amica che sta per diventare mamma (e in questo caso: cosa regaliamo? Il dubbio di regalare qualcosa di inutile o doppio resta sempre)… Chi più ne ha più ne metta.
E i problemi non mancano mai: c’è chi non porta mai i soldi in tempo, chi non li porta proprio, chi li mette nello zaino del bambino (che puntualmente li perde), chi si dimentica, chi mette di più… Non solo: la mamma che raccoglie i contanti prende la responsabilità di girare con questi addosso per molto tempo, spesso non ha il resto, le altre mamme non restano informate sullo stato della raccolta… Un casino, insomma.
Ecco perché abbiamo cercato una soluzione. E la buona notizia è che l’abbiamo trovata. Segnatevi questo nome: “Collettiamo”!
Da quando abbiamo scoperto Collettiamo la nostra vita è cambiata. D’accordo, non esageriamo, non si è rivoluzionata. Ma di certo questo nuovo servizio online per la raccolta di collette per i regali (e per tutto ciò che ci salta in mente) ci ha facilitato le cose, perché non so voi, ma noi ci ritrovavamo sempre ad essere le mamme incaricate della raccolta soldi per regali e regalini vari.
Non solo: essendo un servizio davvero versatile, ora lo utilizziamo sempre per le buste regalo per le maestre: per evitare disordine e caos tra le mamme delle classi dei nostri bimbi, creiamo una busta e poi, quando tutte hanno partecipato, utilizziamo i soldi per il regalo che abbiamo deciso insieme, senza il rischio di perdere i soldi, dimenticarsi di contribuire o di litigare per chi li deve raccogliere.
Ma vediamo meglio di cosa si tratta: Collettiamo è un servizio online che permette di raccogliere soldi virtualmente, proprio come faremmo fisicamente, ma in maniera molto più sicura (non c’è il rischio di perdere le banconote!) e veloce (perché bastano davvero pochi clic).
Quando vogliamo raccogliere soldi per un motivo o per l’altro, basta creare una busta: le attribuiamo un titolo, mettiamo (se vogliamo) una foto e descriviamo il motivo della raccolta di denaro.
Subito dopo impostiamo se la partecipazione debba essere libera, fissa o suggerita (ovvero quanti soldi ognuno potrà mettere: il contributo può essere uguale per tutti, suggerito dall’organizzatore o libero).
Dopodiché inseriamo i nostri dati (nome, cognome ed indirizzo email) per registrarci sul sito e terminiamo la creazione della busta. Otterremo così un link, da inviare ai nostri amici o a tutte le persone che devono partecipare al regalo: in maniera molto intuitiva Collettiamo spiegherà come versare il proprio contributo (la propria “busta” o “quota”, insomma).
Alla fine, chi ha creato la busta potrà decidere se girare il contributo totale ai festeggiati oppure se ritirare via bonifico la somma, per comprare poi il regalo scelto (con un’unica commissione del 2.9%: tutto il resto è gratuito!).
Semplice, no? In questo modo terremo una nota scritta ufficiale su chi ha già contribuito e su chi manca e non terremo per giorni e giorni i soldi nascosti nel barattolo dei biscotti. Ed è anche molto carino per non fare confusione con il biglietto di auguri: tutti i partecipanti possono infatti lasciare un messaggio per chi riceverà il regalo, e noi dovremo solo stamparlo; e, successivamente, la maestra che avrà ricevuto il regalo (o l’amica, o la coppia di amici che si sposano, o la nonna…!) potrà ringraziare tutti coloro che hanno partecipato con un solo clic!
Per noi di Mamma Pret a Porter, inoltre, c’è un codice promozionale: Mammapret_10. Inseritelo quando richiesto: vi darà diritto a 10€ accreditati gratuitamente per creare la vostra prima busta (condizioni di attivazione: raccogliere almeno 50€ da almeno 5 partecipanti; valido fino a dicembre 2018).
Ogni bambino (così come ogni essere umano adulto) per imparare utilizza diversi canali, anche se siamo abituati a pensare al semplice studio sui libri. Ognuno di noi, in altre parole, preferisce istintivamente l’approccio allo studio che più gli confà, quello che più gli riesce meglio.
Questi tipi di approccio sono stati individuati dallo psicologo americano Howard Gardner, che ha teorizzato il concetto di intelligenze multiple e le ha suddivise per categorie.
Ci sono:
- l’intelligenza logica (quella a cui solitamente ci si riferisce parlando di “intelligenza” - e in effetti è quella attraverso cui viene misurato il Q.I. - e che prevede una forte capacità a ragionare per deduzioni, per logica e per immaginazione. Certo, è un’intelligenza molto utile e performante, che caratterizza molti matematici e ingegneri, ma che, appunto, non è la sola);
- l’intelligenza linguistico/verbale (che è quella che preferiscono le persone brave a scrivere, parlare, giocare con le parole, comunicare…);
- quella visiva e spaziale (che prevede l’essere abili ad immaginare spazi e concetti anche senza averli davanti, e che riesce semplice a coloro che sanno muoversi tra forme, linee e colori);
- quella musicale (tipica delle persone a cui riesce facile leggere la musica, i timbri, le pause, i suoni, il modo di parlare degli altri…);
- quella intrapersonale (tipica di coloro che sanno riconoscere a fondo le proprie emozioni e la propria persona e che sanno ragionare su di esse inserendole nel contesto);
- quella interpersonale (quella di coloro che sanno capire benissimo gli altri, e che quindi hanno anche capacità da leader);
- quella cinestetica (grazie alla quale si capisce e percepisce perfettamente il proprio corpo, e grazie alla quale si sviluppa una forte coordinazione).
Ogni intelligenza, dunque, ha propri strumenti prediletti per imparare. Chi è cinestetico impara attraverso il corpo, la memoria muscolare e l’esperienza diretta, così come attraverso la sensorialità tattile; chi è linguistico/verbale non fa per niente fatica sui libri; chi possiede intelligenza musicale troverà la sua mente stimolata attraverso la musica, le canzoni, le lezioni con uno strumento; e così via…
Per quanto riguarda gli intelligenti visivi (ma non solo, come vedremo insieme!), c’è uno strumento davvero utile e divertente, molto classico ma quanto mai efficace, che permette non solo di imparare la geografia (come penseremmo) ma anche di implementare le proprie capacità mentali.
Non saranno solo i bambini che possiedono un’intelligenza visiva e spaziale a trarne beneficio: il mappamondo, un “giocattolo” educativo che poi giocattolo non è, è uno strumento che stimola moltissimo, in vari modi, e ai bambini piace sempre tanto, perché in effetti è divertente e affascinante.
In primo luogo il mappamondo è quindi un canale visivo per imparare la geografia: attraverso la vista e la lettura (quindi è ottimo anche per i bambini con forte intelligenza verbale) si imparano i luoghi, le distanze (qui gli intelligenti spaziali ci sguazzano), ma è anche esperienziale, poiché grazie ai nuovi mappamondi interattivi i bambini possono vivere un’esperienza ancora più immersiva e concreta della geografia.
I mappamondi interattivi, ad esempio quelli di Oregon Scientific, trasformano così una lezione di geografia (a quanto pare considerata spesso noiosa dai bambini) in qualcosa di molto più coinvolgente e divertente, qualcosa in cui avranno voglia di immergersi, facendo esperienza dei luoghi, delle distanze, capendo il fascino della lontananza tra i luoghi, l’immensità del nostro pianeta e la meraviglia delle diversità ambientali e culturali.
Oregon Scientific, dicevamo, è leader nel settore dei giocattoli educativi, scientifici ed interattivi intelligenti. Coniuga sempre la qualità dei prodotti con una seria linea educativa e didattica, e per questo i loro giocattoli sono da noi considerati un regalo sempre azzeccato. Anche per quanto riguarda i mappamondi, quindi, hanno sempre una scelta variegata e di qualità. Noi ve ne consigliamo due modelli.
Il primo è il più basilare, anche se di basilare non ha proprio nulla, perché è un mappamondo completo, bello, interattivo e coinvolgente, grazie alle mille funzioni e al suo aspetto accattivante per i bambini. Si chiama Smart Globe Infinity, e comprende addirittura 30 attività didattiche, contenuti da ascoltare, giochi interattivi, sfide per più giocatori e tante curiosità sul mondo.
Questo mappamondo contiene al suo interno una smart pen, con incorporato un microfono. Con la smart pen i bambini (a cui piace moltissimo utilizzarla, per l’aura super tecnologica e adulta di questo strumento!) possono toccare ogni punto sul mappamondo, che racconterà loro la storia del luogo selezionato. Con il microfono potranno invece registrare la loro voce, con gli appunti e i pensieri che vogliono appuntare.
Essendo smart, questo mappamondo rimarrà sempre aggiornato (mica come i nostri mappamondi degli anni Ottanta con l’URSS e i vari paesi ormai scomparsi!): basta collegare la penna interattiva al proprio computer per aggiornare tutte le informazioni. Non solo: è possibile anche aggiornare le informazioni che la penna “dirà” in base all’età del bambino, per accompagnarlo nella crescita (dagli 8 ai 14 anni). Non è da sottovalutare: il mappamondo, in questo modo, stimolerà sempre la curiosità, poiché non sarà mai ripetitivo.
Ma il modello certamente più figo è lo Smart Globe Adventure AR, il mappamondo con realtà aumentata. Come diciamo sempre, la tecnologia è abbastanza pericolosa, ma solo quando si tratta di restare incollati al tablet, al pc e al cellulare tutto il giorno. In questo caso è come manna dal cielo: un mappamondo con realtà aumentata è davvero stimolante, educativo, performante e immersivo, e permette al bambino di incuriosirsi e di soddisfare la sua curiosità in modi prima inimmaginabili. Come? Facendo esperienza dei luoghi, che grazie a questo mappamondo con realtà aumentata si materializzeranno di fronte agli occhi dei bambini, facendogli fare il giro del mondo.
Vedranno (in 3D) i monumenti più spettacolari, le capitali, gli animali che vivono oggi nelle foreste e i dinosauri ormai scomparsi, i cibi, le culture, le caratteristiche di ogni paese, le monete, i leader politici, i climi, le lingue… Basta collegare al mappamondo Smart Globe Adventure uno smartphone, scegliere il luogo e lasciarsi trasportare dalle immagini.
Non solo: come il primo, anche questo mappamondo contiene vari giochi e sfide (molto stimolanti, per apprendere in maniera differente), e, di nuovo come il mappamondo Smart Globe Infinity, parla anche in inglese.
Giulia Mandrino
BrightSide ha recentemente pubblicato una gallery che ci ha fatto emozionare moltissimo, e come noi ha fatto commuovere un sacco di persone in giro per il mondo.
La gallery è apparentemente molto semplice, ma racchiude in sé una profondità unica: raccoglie immagini da tutto il mondo, e queste immagini sono accomunate da una sola cosa. La bellezza della maternità.
“28 foto che provano che essere mamma è il lavoro più importante del mondo”: la gallery si intitola così, e il titolo è davvero evocativo e azzeccatissimo. Le mamme sono importantissime. Le mamme sono dolcissime. Le mamme sono fondamentali. Le mamme sono stanche, ma trovano sempre un sorriso.
Dal Camerun all’India, dal Vietnam a Cuba, dalla Cina alla Birmania, dal Kenya al Gambia… Paesi per noi lontani, esotici, sconosciuti, ognuno con le sue tradizioni, i suoi costumi, i suoi usi, eppure tutti accomunati dall’impegno che le mamme ci mettono nel crescere i loro figli.
Si vedono mamme che portano i bimbi in fascia, mamme che giocano con i bambini travestiti (proprio come i nostri quando si mettono il mantello da supereroe e la gonna da ballerina!), mamme che proteggono dal freddo, mamme che lasciano giocare con il proprio portafoglio, mamme che sorridono, baciano, tengono per mano, tengono in braccio… Tutti gesti che pur eseguiti così lontano da noi ci riportano nel nostro cuore, perché sono i gesti delle nostre mamme, e sono i gesti che noi riserviamo ai nostri bambini.
Pensiamo a questi paesi come a paesi del Terzo Mondo, ed è vero, non sono così induistrializzati, cementizzati e pervasi dalla tecnologia come i luoghi in cui viviamo noi. Ma l’amore è sempre lo stesso, il senso di protezione è il medesimo (anzi, a volte è anche più forte), l’affetto rimane invariato. E vedendo i sorrisi di queste donne ci sentiamo tutte uguali, tutte facenti parte della stessa, meravigliosa categoria: le mamme.
Ecco alcune delle immagini, che siamo certe strapperanno anche a voi un sorriso d’amore e di felicità.
(https://www.instagram.com/p/BT-eJt7FK_n/)
(https://www.instagram.com/christian_foto/)
(https://www.instagram.com/spencer_travel_photographer/)
(https://www.instagram.com/geosmin_photography/)
(https://www.instagram.com/theroadprovides/)
(https://www.instagram.com/spencer_travel_photographer/)
(https://www.instagram.com/theroadprovides/)
(https://www.instagram.com/maxxetto/)
(https://www.instagram.com/maxxetto/)
(https://www.instagram.com/p/BRLVbgwB28t/)
(https://www.instagram.com/natgeo/)
Giulia Mandrino
Mimi è una piccola orsetta. Come tutti i cuccioli (anche di esseri umani!) deve imparare a fare cose, a prendere confidenza con il mondo, a cavarsela da sola. Ma a volte è difficile, perché ogni bambino (ops, orsetto!) ha i suoi tempi, e non bisogna affrettarli, altrimenti è una disgrazia! Tuttavia possiamo imparare a fare tutto, perché è la nostra natura, e mentre impariamo possiamo anche divertirci moltissimo!
La serie di “Mimi” è edita da Picarona, casa editrice che pubblica questi libri scritti da Yih-Fen Chou e illustrati da Chih-Yuan Chen, che con storie semplici e divertenti e illustrazioni carinissime e coinvolgenti parlano ai bambini nella loro lingua, quella della semplicità e del divertimento.
Le avventure di Mimi per ora sono quattro: “Mimi usa il vasino”, “Mimi scopre i libri”, “Mimi adora imitare” e “Mimi non vuole disegnare”.
“Mimi usa il vasino” è certamente la nostra preferita: avevamo già parlato dei libri per approcciarsi al vasino e per parlare ai bambini dello spannolinamento, e questo volume si inserisce benissimo in quella serie di letture utili e fatte davvero bene. Mimi, come tutti i bambini, è arrivata a quel momento nel quale sta diventando troppo grande per il pannolino, ma non sembra volerne sapere, perché non le riesce proprio di cercare il vasino nel momento in cui le scappa la pipì. Un po’ perché non sa riconoscere lo stimolo (e la pipì diventa una chiazza liquida che fa scivolare il suo cagnolino e una bella cascata sullo scivolo del parco!) e un po’ perché, beh, è vero, il pannolino è proprio comodo.
La mamma cerca di spingerla a conoscere questo vasino, ma è bravissima, perché non la forza: e allora Mimi trasforma quello strano oggetto in una tenerissima culla per il suo coniglietto di peluche. Ma cosa succede quando anche il coniglietto capisce che quello è un bagno nel quale fare la pipì? L’idea è della mamma, furbissima, che riesce attraverso il gioco (e attraverso i libri! Proprio come stiamo facendo noi nella realtà) a fare prendere confidenza a Mimi con quello strano oggetto che la farà diventare grande.
Anche “Mimi scopre i libri” è un volume delizioso, che ci piace molto perché parla di un argomento a cui teniamo, e cioè il fare appassionare i bambini alla lettura. Di nuovo, senza forzarli. Come fare? Lasciando che, come Mimi, giochino con i libri come sentono: trasformandoli in giocattoli, utilizzandoli come strade per le macchinine, masticandoli, strappandoli. E solo in un secondo momento leggendoli, quando ne sentono la necessità, prima facendoseli leggere ad alta voce e poi amandoli per il fatto che riescono a fare sognare anche ad occhi aperti.
La spontaneità è un tratto distintivo di tutti questi libri, unita all’intraprendenza della mamma orsa che con rispetto nei confronti della propria bambina la accompagna nel mondo e nella crescita, con amore e fantasia.
Una serie di libri davvero preziosi, da sfoderare nei momenti in cui ce n’è bisogno (e cioè quando i nostri bambini stanno attraversando quei periodi), ma anche quando semplicemente abbiamo voglia di leggere una storia divertente insieme, ammirando i disegni che parlano da soli (con moltissimi dettagli da scoprire!) e imparando a memoria ogni pagina, da leggere e rileggere anche al momento della buonanotte.
(https://www.santaclausvillage.info/it/babbo-natale/esposizione-babbo-natale-christmas-house-santa-claus/)
Il viaggio perfetto per Natale? Quello al villaggio di Babbo Natale più favoloso del mondo, immerso nella neve e nell’atmosfera natalizia più autentica di tutte. Si trova in Finlandia, vicino al Circolo Polare Artico, e visitarlo è un’esperienza unica per tutti, grandi e bambini, che possono ritrovarsi così con Babbo Natale e i suoi elfi nel luogo in cui Santa prepara durante l’anno i giocattoli per i bambini del mondo.
Guanti sulle mani, sciarpa attorno al collo, cappellini di lana in testa. E poi i maglioni brutti con le renne, che qui sono autorizzati e, anzi, incoraggiati: vestiamoci bene, benissimo, perché nel villaggio di Babbo Natale fa molto freddo. Ed è bellissimo!
Il Santa Claus Village si trova a Rovaniemi, sul Circolo Polare Artico, in Lapponia. È la “residenza ufficiale” di Babbo Natale, la casa nella quale abita e il luogo nel quale insieme agli elfi, durante l’anno, prepara il suo viaggio annuale nelle case di tutti i bambini del mondo.
(https://www.santaclausvillage.info/it/babbo-natale/studio-di-babbo-natale/)
Questo villaggio, che si può raggiungere dall’aeroporto di Rovaniemi o dalla stazione ferroviaria con facilità, è meraviglioso: ci sono l’ufficio postale di Babbo Natale (al quale possiamo inviare le letterine - l’indirizzo è Joulupukki, Joulupukin Pääposti, FI-96930 Napapiiri, Finlandia - e che è davvero fantastico, pieno di lettere e francobolli da tutto il mondo, nel quale Babbo Natale non solo riceve, ma spedisce anche i suoi personali auguri a chi vogliamo), lo studio di Santa Claus (nel quale il simpatico vecchietto riceve insieme ai suoi elfi gli ospiti da tutto il mondo), un palazzo al cui interno troviamo una fantastica esposizione a tema natalizio… E poi c’è il Santa Park, un mondo fatato costruito all’interno di grotte e caverne dove possiamo immergerci completamente nell’atmosfera natalizia.
(https://www.santaclausvillage.info/it/babbo-natale/ufficio-postale-di-babbo-natale/)
Oltre alla bellezza del villaggio di Santa Claus, una visita a Rovaniemi è davvero una fantastica idea, perché nel Santa Claus Village sono presenti degli alloggi, meravigliosi (anche se un po’ costosi: il weekend lungo per un adulto costa circa 800 euro, per i bambini 500), che diventano base perfetta per la vacanza alla scoperta di Babbo Natale.
(https://www.santaclausvillage.info/it/alloggi-a-rovaniemi/)
In realtà le possibilità di alloggio ci sono anche all’esterno, attorno alla zona di Rovaniemi, e basta cercare sul sito ufficiale della città per trovare un’accomodazione più economica ma altrettanto confortevole.
Il bello di alloggiare in questa zona è che oltre al Santa Claus Village possiamo visitare moltissime attrazioni invernali (ma anche estive: il villaggio è aperto tutti i giorni dell’anno! Basta controllare il calendario dettagliato per capire gli orari di apertura che variano in base al periodo), e provare esperienze tipicamente nordiche, come le escursioni in slitta trainati dagli husky, i safari alla ricerca delle renne, i bagni termali, i parchi giochi più entusiasmanti (c’è anche quello dedicato ai famosi Angry Birds!), i parchi avventura invernali, la visita al famoso hotel di ghiaccio con gli igloo o un’escursione per vedere le bellissime cascate Auttiköngäs nella foresta di Taiga (a circa un’ora da Rovaniemi).
(http://www.visitrovaniemi.fi/see-do/sights-and-attractions/)
Se vi interessano invece i villaggi dedicati al Natale in Italia, ecco la nostra selezione delle migliori mete.
Giulia Mandrino
Non parliamo di educazione o di approcci pedagogici particolari. Siamo dell’idea che ogni mamma e ogni papà sappiano cos’è più giusto per i propri bambini, e che l’unica cosa di cui abbiano veramente bisogno i nostri figli siano i loro genitori.
Detto questo, siamo anche dell’idea che ci siano certi atteggiamenti, da parte nostra, che formano i nostri figli tanto quanto i precetti educativi che cerchiamo di trasmettergli. In altre parole: essendo i nostri bambini come spugne, assorbono tutto ciò che siamo e facciamo noi, prendendoci, volenti o nolenti, come esempio.
Ecco perché dovremmo abituarci a pensare un pochino di più a ciò che facciamo noi, alle nostre abitudini, ricordandoci sempre che l’educazione passa prima di tutto dal nostro buon esempio.
Giulia Mandrino
La chiamano la Venezia dei Paesi Bassi, ma secondo noi è molto, molto di più: un paesino senza strade, con case meravigliose, tantissimo verde e solo canali e sentieri, stradine e percorsi per passeggiate. Un piccolo paradiso per chi come noi ama le cose genuine e tradizionali e il verde, la natura e gli spazi aperti.
A noi sembra la meta perfetta per una vacanza in famiglia. Non trovate?
Giethoorn si trova nei Paesi Bassi, immerso nel Parco Nazionale Weerribben-Wieden nella provincia dell’Overijssel. Al suo interno ci sono numerosissime fattorie tradizionali dai classici tetti coperti con canne, ma il suo bello non sta solo in questa caratteristica. Ciò che lo rende unico è il fatto che queste fattorie e case sono costruite esattamente sopra piccoli isolotti di terreno torboso. I collegamenti, quindi, sono formati da tanti, tantissimi ponticelli in legno (addirittura 170!), oltre che da piccole stradine e sentieri.
Gli olandesi amano vivere sull’acqua, e questo paesino è quindi un idillio. Ci sono fiumi, laghetti, boschi, canneti… La gente si sposta a piedi, ma soprattutto in barca, ed è per questo che una volta lì una delle attività migliori da svolgere è uno dei tanti tour in barca che gli abitanti propongono.
Le barche tipiche della zona si chiamano “punter”, sono molto strette (per passare in questi canali altrettanto stretti) e a condurle sono i “punteraar”, che utilizzano un bastone molto lungo. Anche per questo Giethoorn è detta “la Venezia dei Paesi Bassi”, con le sue gondole e i suoi gondolieri. Ma rispetto a Venezia è tutto un altro mondo: pochi turisti, genuinità, poco inquinamento, tanto, tantissimo verde.
Ma non ci sono solo barche: come in tutta la zona, sono moltissime anche le biciclette, che permettono agli abitanti e ai turisti di spostarsi attraverso le stradine e attraverso i ponticelli del diciottesimo e diciannovesimo secolo.
Per quanto riguarda i viaggi di famiglia, quindi, Giethoorn è davvero una meta azzeccatissima. Si possono fare passeggiate, tour in bicicletta (anche nelle zone circostanti), tour in battello o in “punter”. E poi ci si può fermare a rifocillarsi in uno dei ristoranti tipici affacciati sull’acqua, affascinanti, classici e deliziosi. Anche gli alberghi, come potrete immaginare, si affacciano sull’acqua, e sono quindi davvero meravigliosi. E alcuni addirittura offrono i servizi di noleggio biciclette e barche, per potersi spostare liberamente durante il soggiorno.
Attorno a Giethoorn, poi, c’è tutta una bellissima zona ricca di cittadine tipiche e davvero carinissime, come Vollenhove e Blokzijl, Zwolle e Kampen, che come Giethoorn offrono passeggiate a metà tra la cultura e la natura, dal momento che al loro interno possiamo trovare gli edifici storici, i castelli e le chiese antiche, sempre con viste sull’acqua.
Giulia Mandrino
Potrebbe lo yoga diventare ancora più rilassante, energizzante, soddisfacente e armonioso di quanto già è? Sì, se al tappetino aggiungiamo delle strisce di tessuto che ci permettono di eseguire le nostre asana in sospensione: lo yoga sospeso è una pratica bellissima, che sfida la gravità per permetterci di sperimentare una disciplina ancora più coinvolgente ed emozionante, performante e armoniosa.
Si chiama anche antigravity yoga, ed ora vi spieghiamo di cosa si tratta.
Antigravity yoga, yoga sospeso, yoga in volo, aerial yoga, restorative yoga… Lo si conosce sotto molti nomi, ma il succo è lo stesso: da qualche anno molte scuole di yoga propongono corsi di yoga diversi da solito, fondati sul metodo ideato da Christopher Harrison per praticare questo sport in maniera diversa, e cioè in sospensione, grazie all’utilizzo di “amache” che permettono di eseguire le posizioni yoga (le asana) alzati da terra, in “volo”, sperimentando così i benefici e le belle sensazioni della “mancanza di gravità”.
Ovvio, la gravità non manca, ma grazie a queste morbide imbracature possiamo riuscire a praticare lo yoga senza toccare terra, come sospesi in volo. E se lo yoga già di per sé è armonioso, rilassante e coinvolgente, così lo sarà ancor di più: un allenamento gentile, delicato eppure potente, rilassante ed efficace.
Lo yoga sospeso è una pratica assai recente, ideata come dicevamo da Christopher Harrisson, un ginnasta e ballerino acrobatico di Broadway che ha provato ad unire lo yoga con la danza acrobatica, giungendo così all’antigravity yoga, che oltre ad aiutare a stare bene fisicamente fa moltissimo anche a livello mentale, grazie alla piacevolezza delle sensazioni che si provano eseguendo le posizioni.
Le “amache” sono appese al soffitto e sono assolutamente sicure. Attraverso particolari piegature e grazie alla loro versatilità queste amache permettono di eseguire le posizioni e di rilassarsi, attorcigliando i tessuti attorno alle gambe e alle braccia oppure infilandocisi dentro per rilassarsi completamente.
Il rilassamento, in particolare, è molto considerato in questa disciplina, che vuole per principio rilassare completamente il corpo liberandolo dallo stress fisico e mentale. È quindi molto diversa dallo yoga “normale”, che è più olistico e filosofico oltre che fisico, e lo si capisce anche dagli esercizi previsti, che oltre alle posizioni dello yoga tradizionale prevedono movimenti presi dal pilates e dalla danza, dalla ginnastica artistica, dal caljstenichs (il corpo libero che si pratica nei parchi delle città) e da altri sport aerobici. Un concetto, questo, che è molto in voga negli ultimi anni (pensiamo alla sbarra a terra o allo zumba, o a quegli sport che fondono più discipline prendendo il buono di qua e di là).
Tuttavia, anche se non è propriamente orientale, questo yoga sospeso è davvero un toccasana. Attraverso la sospensione, infatti, lo stress viene rilasciato, e soprattutto grazie alle posizioni, allo stretching e agli esercizi completi il corpo riesce a riallinearsi, abbandonando le compressioni dello stress quotidiano. La compressione è proprio ciò che viene abbandonato e il beneficio maggiore viene da questo: si compie il solito sforzo muscolare, ma essendo in aria questo non ricade sulla colonna vertebrale, abbassando così al minimo il rischio di traumi. La schiena si distende, il sistema muscolare ed osseo ne esce rinvigorito, così come il sistema nervoso.
Per quanto riguarda le competenze che si possono acquisire, grazie all’antigravity yoga possiamo, nel tempo, guadagnare soprattutto una maggiore consapevolezza del nostro corpo, sviluppando al contempo un più profondo senso dell’equilibrio, eleganza e fluidità dei movimenti.
Giulia Mandrino
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