L’igiene orale dei bambini

Venerdì, 09 Giugno 2017 07:53

Come per gli adulti, una corretta igiene orale significa anche per i bambini prevenzione delle carie e dei problemi dei denti e della bocca che, se trascurati o trattati male, potrebbero trasformarsi in qualcosa di più serio. Non è quindi mai troppo presto per cominciare: già quando spuntano i primi dentini (anzi, già dal primissimo!) sarebbe bene cominciare con la pulizia del cavo orale, seguendo regole adatte anche ai più piccoli.

Perché non bisogna pensare che, dal momento che i denti dei bambini sono da latte e provvisori, non siano importanti come i denti definitivi: lo sono altrettanto, e se i batteri non vengono eliminati sin dai primi anni questi si depositeranno nel cavo orale diventando un pericolo anche per i denti permanenti. Non solo: le carie dei denti da latte possono portare alla loro caduta, e questa caduta può causare modificazione degli spazi tra i denti che inficeranno anche la crescita dei denti “da grandi”.

Ma scopriamo insieme tutto ciò che c’è da sapere sull’igiene orale dei bambini, per conoscerla a fondo e assicurare ai nostri figli le giuste cure preventive quotidiane.

L’igiene orale dei bambini: tutto ciò che c’è da sapere sull’igiene orale dei più piccoli, primo passo della prevenzione delle carie per il benessere dei denti

Si parla sempre di carie, quando si parla di ciò che l’igiene orale previene, e un motivo c’è. Le carie sono infatti alla base della maggior parte dei problemi orali, e prevenirle significa quindi prendere la strada giusta verso il benessere dei denti.

Questo benessere dei denti è spesso causato, in ogni caso, anche dalla scorretta alimentazione del bambino. Troppi zuccheri (quelli delle merendine, delle bibite, dei succhi e dei biscotti nel latte); troppi dolci e spuntini durante la giornata (che impediscono alla saliva di ripristinare il suo pH naturale; la giusta quantità di cibo durante il giorno dovrebbe essere di tre pasti principali e due spuntini, lontani tra loro); cattiva alimentazione in generale (bisognerebbe puntare, invece, su tanta frutta e verdura, cereali integrai senza glutine, pochissimi latticini e pochissima carne rossa, molto pesce, legumi e frutta secca; e, soprattutto, la regola è variare, non fossilizzandosi sui soliti cibi)... Tutto questo provoca placca, e la placca provoca carie.

La placca è infatti molto corrosiva, si deposita sui denti e i batteri presenti in essa producono acidi che erodono i denti. Quindi la cosa importante è sempre eliminare questa placca, e bisogna iniziare a farlo sin da subito, spazzolando noi i denti dei bambini quando sono molto piccoli (fino ai 24 mesi, con spazzolini appositi, molto morbidi, che massaggiano anche le gengive; noi utilizziamo questo, ad esempio, che contiene anche uno spazzolino da dito perfetto per chi fa fatica) e educandoli poi ad una corretta igiene orale in maniera naturale e quotidiana (gli stessi spazzolini di prima vanno bene, per i primi tempi). Rendetelo un po’ un gioco, inizialmente, e trasformatelo quindi in un rito (da eseguire la mattina, la sera e dopo ogni pasto) che unisce tutta la famiglia!

Anche gli strumenti sono molto importanti. Per incentivare il bambino ad “appassionarsi” al lavaggio dei denti lasciate che sia lui a scegliere il suo spazzolino, guidandolo comunque verso uno che sia fatto apposta per la sua età. Non è possibile, infatti, utilizzare gli strumenti dei grandi, poiché non sono adattati alla forma della loro bocca, più piccola e naturalmente diversa dalla nostra. Sceglietene quindi uno indicato per la giusta età. La testina sarà più piccola delle nostre, le setole saranno super soft e arrotondate e il manico sarà ergonomico per far sì che non facciano fatica.

Meglio evitare, quando i bimbi sono piccoli, gli spazzolini elettrici: prima è necessario che acquisiscano una manualità più precisa, altrimenti rischiano di graffiarsi o di rovinare lo smalto dei denti perché non sono ancora specializzati nei movimenti corretti.

Anche per il dentifricio affidatevi ai dentifrici specificamente indicati per bambini (questo di Weleda è assolutamente ottimo!). Fino ai sei anni sceglietene quindi uno con un contenuto di fluoro pari o inferiore a 500 ppm; superata quell’età, invece, potete utilizzare lo stesso che usate voi. Guardate poi gli ingredienti e preferite sempre prodotti con un solo conservante e senza coloranti, e che non abbiano gusti troppo “attraenti” (per evitare il pericolo di ingestione).

Una volta che siete a posto con gli strumenti del mestiere, è ora di insegnare ai bambini come spazzolarsi i denti nella maniera corretta (già verso i tre o quattro anni). La tecnica? Eccola!

Tenete lo spazzolino inclinato di circa 45 gradi rispetto al dente, verso la gengiva; muovetelo sempre dalla gengiva verso il dente con movimenti vibratori e leggera pressione (mai dal dente verso la gengiva); tenete lo spazzolino in posizione verticale quando pulite la superficie interna dei denti anteriori; e infine spazzolate avanti e indietro la superficie masticatoria dei denti più posteriori.

E mi raccomando, spazzolate per il giusto tempo: due minuti sono perfetti. E per rendere la cosa più interessante, tenete una clessidra a portata di mano!

Se avete bisogno di altre informazioni, vi consigliamo un sito davvero utile, semplice e affidabile: Il dentista dei bambini, il sito ufficiale della rete nazionale di odontoiatria pediatrica. 

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Recentemente abbiamo letto un articolo sul blog Sacra Parental: si parlava del fatto che una recente ricerca abbia messo al primo posto tra i valori per i genitori queste tre cose: dire sempre per favore e grazie; rispettare i più anziani; avere delle buone maniere a tavola.

Ma come? Veramente? Se lo è chiesto l’autrice del blog e ce lo chiediamo anche noi. Sono davvero questi i valori delle famiglie di oggi? Non che siano cattivi valori, anzi. Ma dove sono finiti quelli più veri e profondi?

Una lista di valori imprescindibili in famiglia: perché creare una lista delle cose importanti per la nostra famiglia fa bene al cuore e alla crescita dei nostri figli

Che le buone maniere a tavola, il rispetto verso i più grandi e il “per favore” e il “grazie” siano importanti è verità assoluta. Ma definirli valori di una famiglia, beh, non è propriamente giusto. Perché più che valori sono buone abitudini.

Secondo noi i valori sono altro. Sono il rispetto verso l’altro (non solo “il più grande”), sono la gratitudine, l’amore, l’affetto, la gentilezza, l’amore per la natura, l’espressione delle emozioni, la verità...

Ogni famiglia naturalmente è differente, e ogni genitore basa l’educazione sui valori che più lo rispecchiano e lo rappresentano. Vi siete mai chiesti, quindi, quali siano i vostri, di valori?

Un esercizio molto utile da fare in questo senso è provare a pensare, anche tutti insieme, a questi valori, restringendo poi il campo ai tre più importanti (utilizzando quindi quella ricerca come spunto per qualcosa di un pochino più profondo).

Potrebbero saltare fuori la compassione, l’empatia, il rispetto per l’altro, la gentilezza, la sostenibilità, l’amore per la natura, l’amore per le altre culture, l’amore per la lettura, il non avere mai pregiudizi, l’educazione, il senso profondo di famiglia, l’indipendenza, il prendersi cura dell’altro, il prendersi cura di se stessi, il prendersi le proprie responsabilità, il non essere troppo attaccati alle cose materiali, il rispetto degli errori propri ed altrui, la gioia di vivere, la saggezza...

I valori che ci spingono sono infatti moltissimi. Ma la domanda che dobbiamo farci è: quali sono i tre più importanti per noi? Quali sono quelli che potremmo ritenere i “tesori” della nostra famiglia, della nostra vita? Quali sono le tre cose che voglio insegnare ai miei figli, le tre cose che voglio che imparino anche attraverso il nostro esempio di genitori?

Dopo avere quindi scelto i tre valori più importanti, cerchiamo di nominarli sempre in casa. Scriviamoli. Facciamo un quadretto. E soprattutto seguiamoli.

Insegniamo quindi con il buon esempio ai nostri figli cosa significa essere generosi, empatici, rispettosi, grati e tutte quelle cose che rispecchiano e seguono i valori che abbiamo scelto per la nostra famiglia.

Come? Dicendolo sempre, complimentandoci quando agiamo o agiscono secondo uno di questi valori, inserendo le parole nelle nostre preghiere (“fa’ che siamo sempre generosi, compassionevoli, empatici, amorevoli....”), ricordando nel momento della buonanotte i momenti che hanno caratterizzato la giornata e che sono stati in linea con i nostri valori... Insomma, rendiamoli quotidiani, normali, in maniera astratta (parlandone) ma anche in maniera concreta, rendendoci conto tutti insieme di cosa significa vivere secondo dati valori.

Abituiamoci, e abituiamo i nostri figli a questi valori. In modo che crescendo li considerino davvero un'abitudine. E cioè qualcosa che è giusto che ci sia, perché è così. Perché è "normale"!

 

Non ci stancheremo mai di dirlo: il gioco all’aria aperta, in estate o in inverno, con il sole, con la pioggia o con la neve, è quanto di più sano possiamo regalare ai nostri bambini. Lo dice sir Kenneth Robinson, ma lo ribadisce anche il buonsenso: i nostri bambini passano troppo tempo seduti e chiusi in ambienti con quattro pareti, quando per loro natura dovrebbero stare il più possibile fuori a giocare, esplorare e fare esperienze dirette.

Detto questo, a ribadire l’importanza del concetto ci ha pensato una recente ricerca britannica, che ha sottolineato la relazione tra aria aperta e intelligenza. In poche parole: più i bambini si arrampicano sugli alberi e si sporcano nelle pozzanghere, più la loro mente è stimolata e quindi l’intelligenza sviluppata; più passano il tempo davanti ai loro device tecnologici, più questa intelligenza si assopisce.

L’intelligenza passa dalle pozzanghere di fango: una ricerca sottolinea come i bambini che passano più tempo all’aria aperta siano più intelligenti di quelli che passano le ore davanti al tablet

Il pericolo di smartphone e tablet è davvero reale: l’abbiamo detto e lo ribadiamo. Il consiglio è sempre quello di utilizzare quindi tutto con moderazione, senza stigmatizzare nulla ma senza nemmeno fare della tecnologia il punto fermo della nostra vita (né di quella dei nostri figli). Detto questo, a confermare il pericolo (o quantomeno a confermare la non propriamente salubrità dell’abitudine a dare in mano tutti i giorni e per troppe ore i telefonini ai nostri bambini) ci pensa una ricerca, che ha messo in relazione le ore passate al chiuso e quelle passate all’aperto con l’intelligenza.

Gli studiosi hanno preso in considerazione 12000 famiglie con bambini tra i 5 e i 12 anni. Il risultato? I bambini presi ad esempio passano in media mezz’ora al giorno a giocare all’aperto. Questa è una media: significa che c’è chi passa molte più ore fuori e chi invece quasi tutta la giornata la passa al chiuso.

Negli Stati Uniti, ad esempio, il 50% dei bambini in età prescolare esce fuori solo alcuni giorni a settimana. Nel Regno Unito addirittura il 64% dei bambini gioca all’aperto meno di una volta a settimana, e il 20% del totale non si è mai arrampicato su un albero.

Mai. Arrampicato. Su. Un. Albero.

Fa spavento, sì. Ma se ci pensiamo la nostra vita ci porta proprio a questo: a rinchiuderci in casa, a scuola e in ufficio senza renderci conto che non passiamo più un attimo all’aria aperta. Meglio però rendersi conto della cosa: bisogna cambiare rotta.

Anche perché passare del tempo all’aperto non significa solo giocare, ma crescere, ed è per questo che i bambini che spendono più tempo fuori sono più intelligenti. Perché? Basta guardare i fatti. Un bambino su dieci non sa andare in bicicletta. La maggior parte dei bambini non conosce palla avvelenata. Non sanno arrampicarsi sugli alberi. Non hanno mai saltato nelle pozzanghere senza la paura di venire sgridati, in maniera spensierata. Non hanno mai toccato un insetto.

Tutte queste sono però attività che portano all’indipendenza, alla scoperta concreta e personale del mondo, alla capacità di risolvere problemi, alla stimolazione della creatività. Allo sviluppo fisico ed emotivo completo, insomma. E uno sviluppo psicofisico completo (che non si acquisisce giocando sul tablet) porta ad essere più intelligenti. E ciò non significa secchioni o con buoni voti: significa essere esseri umani capaci di cavarsela nella vita.

La dermatite atopica

Giovedì, 08 Giugno 2017 12:31

Quasi il 20% dei bambini soffre di dermatite atopica, uno stato di infiammazione della cute che fatica a passare e di cui spesso i genitori sanno poco. Tuttavia sarebbe bene conoscere questa patologia: sapere le cause, le cure, gli accorgimenti e la sintomatologia è infatti il primo passo per arrivare alla cura completa, scegliendo ciò che è bene per il piccolo.

La dermatite atopica: cos’è, quali sintomi ha e come si cura questa patologia di cui soffrono davvero moltissimi bambini

Il volto, il collo, il retro delle orecchie e le pieghe dietro alle articolazioni: questi sono i luoghi tipici di apparizione della dermatite atopica. Cos’è? È una malattia cronica infiammatoria della pelle che interessa tra il 6 e il 20% dei bambini (soprattutto quelli nati nei paesi del nord come Germania e Scandinavia) e che si caratterizza per la secchezza cutanea e per il conseguente forte prurito.

I bambini che ne soffrono spesso incorrono in questa patologia già nei primi mesi di vita, e spesso soffrono in concomitanza di asma o rino-congiuntiviti allergiche. Il problema è che pur essendo una malattia prevalentemente topica, la dermatite si accompagna ad effetti negativi su tutta la persona e su tutta la famiglia: disturbi del sonno, maggiore irritabilità, diminuzione dell’autostima (con conseguenti difficoltà scolastiche), ansia dei genitori, calo del rendimento scolastico...

Ecco perché è bene riconoscere presto i segnali particolari e inconfondibili (che si differenziano anche in base all’età del piccolo), in modo da agire subito. In generale, il rossore e il forte prurito sono i sintomi generali, ma vediamo nel dettaglio come variano in base al periodo.

I bambini di età inferiore all’anno manifestano spesso eritemi, edemi, vesciche, croste ed erosioni che interessano prevalentemente il viso e gli arti. Dall’età di un anno fino ai dieci anni, invece, sono più tipiche le croste nelle pieghe flessorie degli arti, sui polsi, sulle palpebre e sul dorso delle mani. Nell’adolescenza ecco invece le lesioni croniche e le ragadi su collo, pieghe, palmi delle mani e dei piedi, intorno agli occhi e intorno alla bocca.

Le cause, purtroppo, sono molteplici, e vanno dai fattori ambientali a quelli genetici ed immunologici. Quelli genetici, in particolare, sono purtroppo decisivi, poiché se un genitore ne ha sofferto il figlio ha il 60% di possibilità di esserne affetto. Addirittura, se entrambi i genitori hanno avuto la dermatite, la percentuale sale all’80%, contro il 20% che avranno i bambini nati da genitori “sani”.

Ecco invece le altre cause. La pelle potrebbe avere un difetto di barriera, e quindi perdere più acqua del previsto; la conseguenza è la secchezza che aiuta l’ingresso di allergeni e microrganismi che peggiorano le infiammazioni. C’è poi un’eccessiva risposta pruriginosa agli stimoli, e qui il problema sono le fibre nervose, che, aumentando, veicolano il prurito. Anche un’eccessiva risposta immunitaria può causare la dermatite, poiché il corpo rilascia troppe sostanze antinfiammatorie in risposta a vari stimoli e questo si traduce in rossore e iper-reattività della cute.

Un altro problema è anche la recidività della dermatite atopica, poiché spesso i bambini che ne sono affetti ci ricadono. Tuttavia basterebbe fare attenzione a certe situazioni per diminuire questa eventualità. In primis, evitare sempre irritanti chimici o meccanici (come i saponi o cosmetici troppo forti o troppo alcolici o tessuti come la lana); e poi prendere misure contro gli acari e adottare le giuste terapie cutanee in base alla situazione (poca umidità ambientale, esposizione al sole, basse temperature...).

Un argomento molto dibattuto attorno al tema della dermatite è la questione se i cibi possano essere una causa scatenante o meno. Questo dibattito si è aperto poiché molti bambini hanno mostrato l’insorgere della patologia in seguito a reazioni allergiche a determinati alimenti, in particolare latte vaccino (e suoi derivati) e uova, arachidi, grano, soia, nocciole e pesce. Tuttavia non sempre i pediatri raccomandano l’eliminazione di questi alimenti in maniera massiva dalla dieta del bambino: se infatti non ci sono reazioni allergiche eccessive e pericolose (e quindi se è solo un’intolleranza leggera) togliere quell’alimento potrebbe essere controproducente, perché si eliminerebbe la possibilità di indurre il corpo ad una naturale desensibilizzazione alimentare. Le ultime ricerche infatti confermano che non sono gli alimenti a causare l’insorgere di dermatite atopica, ma sarebbe in realtà questa patologia a predisporre il bambino allo sviluppo di allergie a causa di meccanismi infiammatori che si verificano nell’organismo.

Le terapie, quindi, dovrebbero essere prima di tutto topiche, e cioè prevedere cure direttamente sulla pelle e prima di ogni altra cosa è fondamentale seguire questa indicazione: effettuare quotidianamente un breve bagno o una doccia e applicare entro 3 minuti dall’uscita di questi applicare una crema emolliente. Si è infatti scoperto che le pelli atopiche perdono acqua transepidemica, a causa della diminuzione dei ceramidi o comunque di una alterazione di essi.

Detto questo, tra i rimedi più indicati stanno certamente le terme. Le terapie termali, infatti, possono essere un ottimo coadiuvante nella gestione a lungo termine della dermatite. Devono però avere delle specifiche tecniche particolari: le acque dovrebbero infatti essere bicarbonato-calcio-magnesiache, per essere il più possibile efficaci.

Il bello è che con la terapia termale, come quella proposta dalle Terme di Comano in Trentino, attraverso sia i bagni giornalieri nelle loro acque (che sono proprio bicarbonato-calcio-magnesiache come raccomandato), sia l’assunzione via bocca dell’acqua (favorendo così la diuresi e aiutando l’intestino a produrre la sua barriera contro le sostanze allergene), i sintomi si alleviano e la fase di remissione viene prolungata, senza alcun effetto collaterale. Diminuiscono prurito, arrossamento e desquamazione, la cute si idrata a fondo, il film idrolipidico si riequilibra e i segni della malattia si riducono. Alle Terme di Comano i bambini possono accedere alle cure dagli 8 mesi. Per i genitori sono proposti dei percorso di educazione terapeutica, per imparare a gestire la dermatite atopica nella vita quotidiana. Le cure termali sono completamente naturali, non prevedono l’uso di farmaci e danno soprattutto efficaci e sicure, con risultati che durano nel tempo. Lo dicono le tante ricerche condotte a Comano, ma anche i quasi 3000 bambini che ogni anno scelgono queste terme per curare la loro dermatite atopica.

Riprendendo il discorso sulle terapie topiche, come accennato, è sempre indicato utilizzare, sia per quanto riguarda il vestiario sia per quanto riguarda il dormire e l’asciugarsi, tessuti non irritanti. Esistono nuovi tessuti in maglia di seta addizionati con agenti antibatterici, oppure tessuti arricchiti con argento, che sembrano effettivamente ridurre i sintomi della dermatite. Il cotone, soprattutto bianco, è comunque sempre da preferire sugli altri tessuti, in particolare la lana, che se a contatto direttamente con la pelle rischia di irritare ancora di più le zone interessate. È determinante quindi fare attenzione a quali sono i tessuti che entrano direttamente a contatto con la pelle, scegliendoli sempre delicati.

Anche la detersione deve essere delicata: è bene lavare i bambini brevemente e in acqua tiepida, con detergenti i più possibile delicati, senza conservanti o profumi. Asciugando, poi, è fondamentale utilizzare asciugamani non ruvidi ma morbidi e delicati.

Gli emollienti, poi, sono la terapia più indicata, poiché permettono alla pelle di idratarsi e di combattere la secchezza.

Si passa quindi poi alle terapie specifiche, e dunque alle creme pensate apposta per rispondere alla patologia. Non ne esiste una univoca o miracolosamente definitiva, purtroppo, poiché ogni situazione è a sé e ogni pelle risponde alla sua maniera. Queste creme a base di steroidi consigliate dai dermatologi (in particolare il fluticasone propionato, il metilprednisolone aceponato, il mometasone furoato, l’idrocortisone acetato e il prednicarbato) hanno il solo scopo di eliminare i sintomi. Anche se sembra inutile o non risolutivo, in realtà è importantissimo, poiché ridurre i sintomi significa diminuire il rischio di recidività e di aggravanti.

In particolare, un metodo di applicazione delle creme si è rivelato più efficace di altri, poiché permette di mantenere la pelle molto più idratata. Si tratta del wet-wrap dressing, e cioè dell’applicazione di garze imbevute e umide secondo una procedura particolare. Questa procedura prevede l’applicazione della crema sulla zona interessata e il successivo bendaggio con due garze: la prima umida e la seconda asciutta.

Per evitare però di utilizzare troppo a lungo queste creme a base di steroidi (poiché il rischio è quello che la pelle assorba questi steroidi, mettendoli in circolo nell’organismo) il consiglio è quello di continuare ad usare in maniera costante gli emollienti, e cioè le creme pensate per l’idratazione profonda, una o più volte al giorno (soprattutto in fase di remissione), in modo da aiutare la cute a guarire in maniera più naturale.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale. 

 

Rieccoci con il nostro commento sul programma 4Mamme, in onda su Fox Life ogni mercoledì! Ieri è andata in onda la seconda puntata, e devo dirlo: per mio gusto personale è stata ancora più interessante della prima, perché ho riscontrato molti punti in comune con alcune mamme. 

Ma scopriamole una per una: 

Claudia è una mamma che si definisce indipendente. Ama trascorrere tempo con le figlie, ma si sente molto distante da quelle che lei definisce “mamme cozze”, mamme apprensive che passano la loro giornata tra effusioni con le bambine e risposte troppo pronte e svelte a tutte le loro richieste. Il suo obiettivo è creare figlie indipendenti e forti, in grado di cavarsela da sole, sicuramente non mammone. Di lei ho apprezzato molto il fatto di responsabilizzare le bambine, permettendo di partecipare alla quotidianità della casa

Silvia, la seconda mamma, è una madre e donna molto dolce, elegante, il cui percorso è piuttosto complesso. Queste vicessitudini l’hanno portata a diventare una mamma che punta molto alla comunicazione fisica con la sua bambina. È anche una mamma molto presente, e per questo motivo le loro giornate sono ricche di baci, abbracci e interazione. Mi sono sentita molto vicina a lei nel suo modo di coccolare la piccola e dimostrarle fisicamente il suo amore. 

Ester è la terza mamma che ha fatto parte alla seconda puntata ed è una mamma eco e friendly: molto attenta al concetto di sostenibilità ambientale, tiene molto ai suoi valori che cerca di comunicare alle sue bambine, in modo che li facciano loro a loro volta. È anche molto giocherellona e sportiva e ama mettersi in gioco (anche con le bimbe). Adoro i suoi valori e principi e il suo lato giocoso, che purtroppo mi rendo conto spesso mi manca. 

Miguelina è la mamma caraibica di 4mamme: originaria di Santo Domingo, è separata e ha un bimbo di nome Daniel. È molto positiva e sorridente, forse anche grazie al suo percorso tortuoso che l’ha portata a doversi ambientare nella fredda Milano dopo una vita passata ad un’altra latitudine. Con il suo bimbo Daniel è molto dolce, e gli trasmette energie positive e serenità. Ho amato il suo pic nic sul tappeto e la capacità di ascoltare il suo piccolo. 

In merito alla puntata di oggi vorrei soffermarmi su un concetto a me molto caro: quello di indipendenza. Cosa significa crescere figli indipendenti? 

Per indipendenza si intende “la capacità di sussistere e di operare in base a principi di assoluta autonomia”: essere indipendenti è un istinto naturale per l’adulto sano, come quello di respirare e mangiare. 

Quello a cui dobbiamo puntare è distinguere i bisogni di indipendenza del bambino e incoraggiarli, così come sostenere e accogliere le esigenze di contatto, le richieste di aiuto e i bisogni in generale. Il bambino nasce totalmente dipendente dalla mamma: non può sopravvivere senza di lei, senza il suo seno e ancora prima senza il cordone ombelicale nella sua pancia. È semplice per noi comprendere la loro “dipendenza” fisica, mentre non è altrettanto facile capire quella psicologica.

L’indipendenza infatti si acquisisce con gradualità, attraverso non anni, ma decenni. Forzare questa caratteristica nel bambino è fuorviante perché, come sempre quando parliamo di educazione, si rischia di saltare i passaggi fondamentali, quelle solide basi e quei pilastri che permettono di costruire la sua forza emotiva. Ed è proprio la solidità emotiva che gli consentirà di essere e di sentirsi così forte da potersi staccare dalla mamma. 

Paradossalmente storciamo un po’ il naso quando i nostri figli ci chiedono di fare le cose da soli, come versare l’acqua nel bicchiere: questo perché comporta un rischio a livello di tempo e di sforzi importante per noi, perché è molto probabile che il versi l’acqua per terra e a noi tocchi pulire. Comprensibilissimo.. Di nuovo però, paradossalmente, sono proprio questi i primi passi verso l’indipendenza, per costruire quella sicurezza che fa pensare loro: “anche senza la mamma qualcosa posso fare”. Non solo, a mio parere, dovremmo consentire ai nostri figli di fare cose da soli anche nei primi 3 anni di vita, ma dovremmo anche sostenerli e incoraggiarli in ciò. 

Vogliono vestirsi da soli? Incoraggiamoli, non importa se la maglia non si abbina ai pantaloni (chiaramente se proprio quel giorno abbiamo un incontro importante o un evento possiamo di certo consigliare loro qualcosa di più indicato; ma nella quotidianità passiamoci sopra). 

Questo perché è fondamentale stimolare il desiderio si essere indipendenti, e di legittimarlo. Una volta che mi sentirò sicuro di me sentirò di avere le capacità per allontanarmi e camminare da solo: questo sente il bambino. 

Altro invece è il bisogno di sapere che la mamma c’è: i bambini - e chiaramente ancora di più i neonati - hanno la necessità di sapere che la mamma e il papà ci sono, sempre e comunque, quando loro hanno bisogno. Questo paletto fondamentale per il loro benessere si costruisce a mio modo di vedere rispondendo alle loro chiamate e ancor più non sminuendo i loro bisogni. Il piccolo cade, piange e si gira a guardare la mamma, inizia a lacrimare per chiedere il suo aiuto: la mamma corre da lui, lo abbraccia, lo bacia, guarda la sua inesistente bruciatura e lo tranquillizza. La nostra mente di adulto lo sa che non è nulla, che non c’è motivo di piangere e di correre verso di lui: ma il bisogno del bambino non è fisico ma emotivo. ”Mamma mi sono spaventato, aiutami a gestire la situazione, a rielaborarla, fammi sentire il tuo amore e il tuo contatto dopo la paura”: significa questo. 

Il problema è che noi adulti vedendo questa situazione percepiamo solo il lato razionale dell’accaduto, mentre il bisogno è emotivo.

Così un neonato è all’inizio della sua “esperienza di uomo”: inizia questo viaggio senza la capacità di fare nulla per se stesso ed è, come abbiamo detto prima, totalmente dipendente. Lui ha bisogno di apprendere come fare ogni cosa. 

Per farlo ha bisogno di tempo, di insegnamenti e di pazienza: ma prima di ogni altra cosa ha la necessità di aver riconosciuti i suoi bisogni primari che non sono solo fisici ma anche emotivi, come il contatto pelle a pelle con la mamma o il bisogno di sentirsi preso in braccio quando chiama. Questi non sono vizi, ma bisogni essenziali.

 

Gravidanza, la spa in casa con il pancione

Mercoledì, 07 Giugno 2017 08:03

La gravidanza è quel momento della vita di una donna durante il quale tutto cambia. E a cambiare, naturalmente, prima di tutto è il corpo. Pian piano i mesi avanzano, cominciano i fastidi dovuti anche al peso portato. Ma chi l’ha detto che non si possa trovare sollievo rilassandosi e prendendosi del benefico tempo per se stesse?

Quando il piccolo arriverà ritagliarsi questi momenti sarà un po’ più difficile, quindi accettate il nostro consiglio: prendetevi un paio d’ore e preparatevi un bagno come si deve, con oli essenziali e sali pensati appositamente per rilassarsi ancora di più, per sentire meno il peso della pancia e per alleggerire anche lo spirito, oltre ai fastidi della gravidanza! 

Gravidanza, la spa in casa con il pancione: il bagno perfetto per le donne in gravidanza, rilassante, tonificante e rigenerante

Il trattamento che vi proponiamo in una spa verrebbe chiamato balneoterapia, e cioè terapia del bagno, dell’acqua. Insomma, un bagno super rigenerante che rilassa, tonifica e alleggerisce. Perfetto per le donne in gravidanza.

Iniziate riempiendo la vasca con anticipo e chiudendo la porta del bagno. In questo modo si creerà un leggero vapore, tanto benefico quanto il bagno stesso. Tenete la temperatura dell’acqua tra i 30 e i 35 gradi (ma solo se non soffrite di capillari fragili; in quel caso abbassatela un po’), quindi cominciate a mischiare all’acqua gli elementi della nostra balneoterapia.

Per un po’ di atmosfera, però, accendete preventivamente qualche candela qua e là nel bagno, e spegnete la luce principale della stanza, lasciando accesa solo - eventualmente - quella più tenue dello specchio.

Aggiungete all’acqua del bagno un po’ di bicarbonato di sodio, quello che utilizziamo di solito in cucina. In questo modo la sostanza agirà sulla pelle, la pulirà in profondità dalle tossine e la lascerà liscia, morbida e levigata, proprio come una crema miracolosa.

Scegliete quindi l’olio essenziale che preferite, in base alle esigenze.

- Se, ad esempio, sentite il bisogno di energia in un momento un po’ down, mischiate tre gocce di olio essenziale di sandalo, tre di limone e tre di mandarino.

- Defaticante è anche il mix sandalo, vaniglia e neroli.

- Rinfrescante ed emolliente è il bagno con geranio, timo, lavanda e menta.

- Se, invece, volete rilassarvi a fondo, la lavanda farà al caso vostro. In questo caso potete aggiungere nell’acqua anche qualche rametto di melissa (magari preso dal vostro giardino o dal balcone!): questa pianta dal profumo di citronella è ottima per distendere i nervi e per calmarsi a fondo.

- Anche l’olio essenziale di rosmarino fa bene in caso di stress o di ansia: allevia infatti il nervosismo, oltre a depurare dalle tossine.

Un’altra idea per un bagno in gravidanza davvero perfetto e rigenerante è aggiungere all’acqua dei sali da bagno. Potete usare il sale grosso da cucina, ma ancora meglio agiscono i sali del Mar Morto, ricchi di oligoelementi e preziosi contro la ritenzione idrica che spesso accompagna il momento della gravidanza. Sono drenanti e tonificanti, ma anche antinfiammatori e quindi ottimi in caso di problemi della pelle (e in questo caso fa benissimo aggiungere anche due cucchiai di avena). Noi li scegliamo sempre naturali al 100% (come questi), puri ed efficaci contro la sensazione di stanchezza. Ne bastano quattro o cinque cucchiai colmi per un bagno.

Prendetevi almeno mezz'oretta, rilassandovi, leggendo un libro o ascoltando la musica che più vi aggrada (i toni tenui della musica classica sono i più indicati, ma potete scegliere il sound che preferite, purché sia leggero e rilassante). Quindi uscite dalla vasca, asciugatevi con un panno morbido (magari scaldato sul termoarredo!) e idratate la pelle con una crema idratante naturale, per sentirvi ancora meglio! Sarà un toccasana, senza dubbio, che farà bene tanto al corpo quanto alla mente.

 

VisitElba: il nostro weekend sull’Isola d’Elba tra benessere e attività per la famiglia

 La nostra avventura alla scoperta di questa splendida isola è iniziata venerdì 26 maggio. Un viaggio su un’isola meravigliosa, una meta ancora poco battuta dalla bellezza incontaminata, con lati selvaggi e naturali impagabili (da godere anche con un noleggio auto, se non l'abbiamo)..

Essendo distante da Milano circa 400 chilometri, il viaggio in macchina dura suppergiù 4 ore. Arrivati al porto di Piombino ci imbarchiamo su uno degli oltre 100 traghetti che ogni giorno battono la tratta (con diverse compagnie, come MobyLine e Toremar). Dopo circa 50 minuti raggiungiamo finalmente Portoferraio, il porto di attracco principale (ma non l’unico) dell’Isola. Il viaggio in traghetto ci permette di apprezzare un panorama splendido, ma diventa in un attimo un momento divertente e rilassante tanto per i grandi (si può prendere il sole nel solarium della nave con una vista mozzafiato!) quanto per i piccoli, con una sala giochi tutta dedicata a loro. Dal mare l’isola appare rigogliosa e si eleva nell’acqua blu del mar Tirreno.

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Scesi dal traghetto la nostra prima tappa è la località Innamorata (Capoliveri), un luogo che dista circa trenta chilometri da Portoferraio; lì dormiamo nel delizioso Villaggio Turistico Innamorata - http://www.villaggioinnamorata.it - , proprio a 2 passi dal mare, sulla splendida spiaggia dell’Innamorata. Il villaggio è un insieme di piccole e bianche costruzioni nascoste tra le palme e le buganvillee viola, tipiche dell’isola. Le stanze e i mini-appartamenti sono elegantemente ristrutturati, spaziosi, attrezzati con un piccolo angolo cottura e dotate di ogni confort. Siamo entusiaste di essere arrivate finalmente alla meta e non vediamo l’ora di partire subito per la località Capoliveri.

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Il piccolo borgo antico con le sue viuzze, che si snodano fino alla piazza centrale, brulica di piccoli ristoranti, negozi di artigianato locale e di deliziose boutique. Ci fermiamo per un aperitivo nella piazza centrale, al Bar Controvento, dove assaggiamo un delizioso aperitivo Elbano composto da Angostura, Lime, Aperol, Mortella, Arancia e Soda.

La serata prosegue quindi con una cena a base di piatti tipici locali di pesce (alici, cozze ripiene, polpo con le patate, insalata di tonno, pasta alla granseola...), il tutto sorseggiando il vino bianco tipico dell’Elba, l’Aleatico. Vista la giornata intensa rientriamo in camera e crolliamo in un sonno profondo.

La mattina seguente, sabato, è ora della passeggiata outdoor. Dopo la sveglia di buon’ora e la colazione rigenerante partiamo per la penisola del Calamita, con le sue bellezze naturali e le antiche miniere. Con noi sono presenti due splendide guide per raccontarci tutte le bellezze di questa vasta zona dell’isola con scorci naturali stupendi. Il mare è così cristallino e limpido da vedere anche il fondale.

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La caratteristica principale della Penisola del Calamita è la presenza di vasti giacimenti di magnetite e granito. L’Isola d’Elba è infatti una terra ricca di minerali e nel suo sottosuolo sono presenti due plutoni granitici, corpi rocciosi di varie dimensioni che si formano quando il magma proveniente dalla crosta terrestre rimane imprigionato nella terra e si raffredda lentamente. Questo fenomeno permette agli elementi contenuti nel magma di cristallizzarsi formando così minerali come il granito.

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Ma l’isola è bellissima anche dal punto di vista faunistico: moltissimi uccelli e specie autoctone, come il Gabbiano Corso, vivono sulle sue pendici, e molti grandi mammiferi la sfruttano come punto di passaggio migratorio. Le balene, infatti, passano spesso tra l’Isola d’Elba e Capraia, per risalire fino al golfo del Leone sotto Marsiglia. I delfini, invece, ci sono tutto l’anno: basta spostarsi quindi di un chilometro dalla riva per trovarne grossi gruppi, nuotando anche con loro!

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Proprio dal punto in cui ci troviamo a fare trekking, vediamo in lontananza l’Isola di Pianosa, raggiungibile in un’ora di barca. L’isola, che fino a pochi anni fa era un carcere di massima sicurezza, ora è a tutti gli effetti una località turistica. La visita al carcere, escursioni, trekking, kayak, mountain bike, snorkeling e immersioni: anche Pianosa offre molto per le famiglie. Anche perché dall’Ottocento sull’isola vige il divieto di attracco, e di conseguenza la fauna marina (così come quella terrestre) è rigogliosissima e incontaminata.

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Alla fine della nostra camminata nella penisola del Calamita, arriviamo nella spiaggia del Cannello, raggiungibile solo via mare e quindi luogo ideale per rilassarsi senza troppa gente attorno. L’acqua è gelida, cristallina e pulitissima. Ci gustiamo un piccolo aperitivo prima di pranzo, tutto a base di frutta fresca. La spiaggia ha un caratteristico colore nero dato dalle polveri della lavorazione dei materiale ferrosi ed è piena di grossi sassi.

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Dopo un paio d’ore di riposo tra sole e mare, ci spostiamo alla volta del museo della miniera, dove ci attende un bel pranzo con prodotti locali. Rientriamo quindi al nostro villaggio nel tardo pomeriggio. Una doccia veloce e subito fuori per un aperitivo al tramonto nella splendida baia di Morcone, a pochi chilometri da Capoliveri.

L’ultimo giorno, domenica, dopo la colazione sana e naturale è tempo di dirigerci al golfo della Biodola, a una mezz’oretta di automobile da Capoliveri. Relax e benessere: sono questi gli ingredienti della giornata, che passiamo in una località da sogno. La Baia Bianca Suites è infatti una nuova struttura composta da 12 suites che vanno dai 60 ai 90 mq, con cucina e 2 o più camere, con ogni tipo di comfort e un arredo di buon gusto. Le suites più lussuose hanno anche una vasca idromassaggio nel giardino!

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Il mood dell’hotel? “Feeling at home”. E lo si percepisce subito. Perché all’arrivo notiamo subito come l’ambiente così sofisticato e curato venga reso piacevolmente semplice e famigliare, grazie allo staff gentile e disponibile. Non essendoci molte stanze la struttura è molto silenziosa e l’ambiente rilassante. L’hotel è comunque pensato per le famiglie: i piccoli ospiti possono godere di un fun-park integrato nella struttura, di un kids club sempre attivo dalle 9.30 alle 23.30 e della splendida spiaggia attrezzata (un servizio incluso nelle suites) proprio a due passi dall’hotel, dove è possibile svolgere attività marine di tutti i tipi (diving, noleggio gommoni, noleggio barche, wind surf...).

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Anche chi viaggia in coppia, o chi semplicemente ha voglia di godere dei servizi benessere offerti da questa struttura senza necessariamente pernottarvi, non deve preoccuparsi: si possono prenotare anche massaggi shiatsu, sessioni di yoga o acqua gym. E dopo questa parentesi sulla bellissima location, andiamo con mano a testare i servizi dell’hotel.

Ci aspetta infatti una intensa e rinvigorente sessione di Yoga accompagnata dal rumore delle onde e dalla brezza marina. E solo dopo esserci rigenerate e ricaricate passiamo alla prova di un trattamento shiatsu. Lo shiatsu è una disciplina orientale e il trattamento è caratterizzato da una decisa e vigorosa pressione con le mani, con le dita con parti del braccio dell’operatore su tutte le aree del nostro corpo. Beh, quello che posso dirvi è che sono state esperienze appaganti, rilassanti e perfette per ritagliarci del tempo per noi stesse.

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A pranzo ci facciamo coccolare dalle prelibatezze servite dal Baia Bianca Suites, dove si possono apprezzare sia la cucina locale sia una cucina più leggera con insalate di quinoa, pesce fresco, humus, avocado e tanto altro.

Purtroppo, però, come il nostro weekend elbano sta giungendo al termine anche la giornata al Baia Bianca Suites. La sera torniamo quindi al villaggio dell’Innamorata, dove gustiamo due pietanze locali (inbollita di fichi e pane Cerimito) e l’ultimo, perfetto tramonto dell’Elba. Perché perfetto? Perché è proprio dalla spiaggia dell’Innamorata che, a quanto pare, è possibile vedere il tramonto migliore dell’isola!

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8 pappe di pesce per lo svezzamento

Martedì, 06 Giugno 2017 13:29

Due, tre volte a settimana il pesce, soprattutto quello azzurro, fa molto bene ai bambini, per il suo contenuto di Omega 3. Il consiglio di molti nutriziosti è quindi quello di inserirlo nella loro dieta a partire dai sette mesi, durante lo svezzamento.

La buona notizia è che cucinare il pesce per i più piccoli è anche molto semplice. Vi proponiamo quindi le nostre ricettine leggere per lo svezzamento, che piacciono davvero molto ai bambini e che sono facilissime da preparare.

7 pappe di pesce per lo svezzamento: come preparare ai nostri bimbi il pesce durante lo slattamento

1) Cominciamo con il nasello al vapore, ottimo e leggero. Prendete 50 grammi di filetto di nasello sfilettato e pulito per bene, quindi mettetelo nel cestello del vostro cuoci pappa con funzione di cottura al vapore, insieme a tre pomodorini tagliati a metà (attenzione però prima dell’anno di età: potrebbero esserci problemi di allergie, quindi attenti se c’è familiarità). Lasciate cuocere per dieci minuti, quindi servite con un filo d’olio a crudo e un goccino del sughetto che si è formato durante la cottura.

2) La stessa ricetta la potete utilizzare con il salmone e il branzino, ricordandovi sempre di pulire molto bene i filetti.

3) Con la sogliola a noi piace preparare delle crocchette, soprattutto quando i bimbi sono un attimo più cresciuti da apprezzare anche la forma! Bastano 150 grammi di sogliola pulita, mezza patata lessa e un cucchiaio di corn flakes. Dopo aver lessato la patata, schiacciatela con una forchetta e tenetela sa parte. Frullatela quindi con il filetto di sogliola e formate delle crocchette, passandole sui corn flakes e mettendole quindi su una teglia foderata di carta forno. Passate un filo d’olio d’oliva e infornate a 180 gradi per circa 40 minuti in forno statico.

4) L’altra versione di crocchette, le palline alla sogliola, carote e zucchine, è più morbida e prevede più verdure. Prendete 200 grammi di sogliola pulita, una patata, una carota, una zucchina, dell’olio, del pangrattato. Lessate la patata e schiacciatela con la forchetta, quindi lavate e tagliate la carota e la zucchina e grattugiatele, cuocendole in padella con un po’ d’acqua per un quarto d’ora. Prendete ora i filetti di pesce e frullateli, unendoli poi alle verdure e a una manciata di pan grattato. Formate delle palline e mettetele su una teglia coperta da carta forno, infornando a 180 gradi per circa 20 minuti dopo aver unto un pochino la teglia con dell’olio evo.

5) Il pesce si presta bene anche per le pappe. Come questa, al merluzzo e patate al vapore. Tagliate a pezzetti piccoli una patata pelata e mettetela nel cestello del cuoci pappa insieme a 50 grammi di merluzzo sfilettato, lasciando cuocere per circa trenta minuti. Passate quindi al frullatore il pesce e la patata cotti, omogeneizzandoli. Aggiungete, versando la pappa nel piatto, un cucchiaio o due di pappa pronta al miglio e mescolate bene, servendo poi con un filo d’olio evo a crudo.

6) Altra versione della pappa di pesce è la vellutata platessa, patate e zucca. Cuocete al vapore 50 grammi di platessa pulita con una patata a pezzetti piccoli e una fetta di zucca a tocchetti, per circa trenta minuti, fino a che tutto sarà morbido. Omogeneizzate tutto con un cucchiaino di olio evo e uno di brodo di cottura.

7) Infine, ottimo è l’omogeneizzato di pesce fatto in casa, utile in caso di pasti fuori, perché basta metterlo in comodi barattoli (da utilizzare quindi al posto di quelli comprati al supermercato). Prendete 50 grammi di sogliola, 50 di nasello e 50 di salmone (puliti e senza spine), una patata e qualche verdurina di stagione. Noi, ad esempio, utilizziamo gli spinaci e i fagiolini. Lavate tutte le verdure e sbucciate la patata, tagliandola a pezzetti. Inserite nel cestello per la cottura al vapore la patata, quindi, dopo qualche minuto, le altre verdure, e dopo dieci minuti i filetti di pesce. Lasciate cuocere ancora per un quarto d’ora. Passate poi tutto all’omogeneizzatore o al passaverdura, aggiungendo un filo d’olio e un cucchiaio di brodo di cottura. Preparate quindi dei vasetti sterilizzati e riempiteli con la pappa, chiudendoli bene e capovolgendoli. Nel frigorifero si conservano un paio di giorni, mentre nel freezer anche un paio di mesi!

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale. 

8 ricette di vellutate per lo svezzamento

Martedì, 06 Giugno 2017 13:12

Colori, sapori, consistenze: variare, anche durante lo svezzamento, è la parola d’ordine per una dieta sana e bilanciata, ma soprattutto per stimolare i bambini a provare cose nuove, una buona abitudine che si potranno portare dietro per tutta la vita.

Oltre ai risotti, alle minestrine e alle pappe una buona alternativa sono le vellutate, dai sapori sempre differenti e dai colori invitanti. Non solo durante lo svezzamento: a noi piace infatti proporle anche ai nostri bimbi più grandi, soprattutto quando contengono verdure che solitamente non gli piacciono, in modo da nasconderle alla vista e mischiarle con il sapore di altri alimenti che magari li aggradano un pochino di più.

Ecco 8 ricette di vellutate per lo svezzamento: da quella di finocchi a quella di verdure con yogurt di capra, le vellutate di verdure perfette durante lo slattamento dei nostri piccoli

1) La prima vellutata è quella di finocchi e cereali, per la quale noi utilizziamo la comoda e pratica crema multicereale. Lavate, pelate e tagliate a tocchetti 100 grammi di finocchio e 70 di zucchine e fateli bollire in una pentola coprendoli con abbondante acqua, per circa mezz’ora. Una volta cotti, scolateli e omogeneizzateli nel boccale di un cuocipappa, aggiungendo anche un paio di mestoli del brodo di cottura per aggiustare la consistenza, una manciata di ceci già cotti e due cucchiai di crema di cereali. Condite con un filo d’olio entra vergine di oliva a crudo.

2) La vellutata di zucca è un’altra ricetta semplice e il risultato è molto bello da vedere. Pulite e tagliate 200 grammi di zucca a pezzetti e tritate un pezzetto di porro, quindi fatele bollire in un pentolino con mezzo litro di acqua. Dopo venti minuti dall’ebollizione scolate le verdure e passatele nel passaverdura (oppure omogeneizzatele), aggiungete due cucchiai di crema di riso pronta e servite con un cucchiaino di olio a freddo e una spolverata di pecorino grattugiato.

3) Per ottenere una vellutata di biete e ricotta, cuocete al vapore 50 grammi di biete ben lavate nel vostro cuocipappa per circa dieci minuti dopodiché omogeneizzatele. In un pentolino portate quindi ad ebollizione 300 ml di brodo vegetale e aggiungete 3 o 4 cucchiai di crema di riso, mescolando bene e lasciando cuocere per cinque minuti. Aggiungete quindi le erbe omogeneizzate e mescolate bene, quindi servite condendo con dei pezzetti di ricotta di capra e facendoli sciogliere bene nella crema.

4) Una vellutata dolce e delicata è quella di mele e carote: fate rosolare in padella con un filo d’olio mezza cipolla tritata grossolanamente, quindi aggiungete mezza mela e 200 grammi di carote pelate e tagliate a pezzetti. Dopo un paio di minuti coprite tutto con acqua, aggiungete tre cucchiai di crema di riso e lasciate cuocere per circa venti minuti. Frullate tutto con un frullatore ad immersione e servite con dell’olio a crudo (e, opzionalmente, un cucchiaino di ricotta di pecora spezzettata).

5) Anche la tradizione ci propone vellutate perfette per i bimbi durante lo svezzamento, ed è il caso della vellutata di patate e zucchine con merluzzo (da proporre verso i 7 mesi, come tutte le pappe con pesce). Fate bollire in una pentola con 300 ml di acqua due zucchine e due patate pulite, sbucciate e tagliate a tocchetti, lasciando cuocere per circa venti minuti. Nel frattempo cuocete al vapore un filettino pulito di merluzzo, per venti minuti. Scolate le verdure e omogeneizzatele insieme al pesce, quindi mettetele in un piatto e mescolatele con un altro po’ di brodo, fino ad ottenere una consistenza cremosa. Al solito, servite con un poco di olio a crudo.

6) Di colore bianco e di sapore delicato è invece la crema di cavolfiore con lenticchie. Ne bastano tre cimette: pulitele e aggiungete in padella a mezza cipolla tritata e fatta rosolare in un filo d’olio, quindi dopo un paio di minuti coprite con acqua e lasciate cuocere per venti minuti. Omogeneizzate quindi il tutto insieme a un cucchiaio di lenticchie già pronte e aggiungete un mestolo di brodo di cottura e un cucchiaio di crema di mais e tapioca per ottenere la giusta consistenza.

7) Di nuovo la cottura a vapore con il cuocipappa, ma stavolta per una vellutata di verdure miste con yogurt di capra. Lavate e tagliate a pezzetti una carota e una zucchina e cuocile a vapore per circa venti minuti con un po’ d’acqua, quindi omogeneizzatele. Aggiungete al composto 10 ml di latte di avena, mescolate, cuocete per altri cinque minuti in un pentolino e servite condendo con un filo di yogurt di capra.

8) Infine ecco la vellutata rossa di pomodoro: cuocete per circa 20 minuti al vapore 3 pomodori maturi spellati e tagliati a pezzetti, e nel frattempo cuocete in un pentolino 3 cucchiai di crema di riso per circa 8 minuti, mescolando bene. Aggiungete quindi alla crema di riso i pomodori omogeneizzati e condite con un filo d’olio a crudo e un cucchiaino di pecorino grattugiato. In ogni caso fate attenzione al pomodoro, e inseritelo nello svezzamento solo dopo i 12 mesi, dal momento che contiene allergeni. Nell’autosvezzamento vale la stessa regola, ma se decidete di servirlo comunque fate attenzione in caso di familiarità con le allergie.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Da grande capirai....

Lunedì, 05 Giugno 2017 09:36

Quando sei bambino c’è una frase costante che accompagna la tua infanzia: da grande capirai. Lo dico spesso anche io a mia figlia nelle più svariate situazioni.“Ele devi lavarti bene i denti…”…uffa mammaaaaaa…ma perchèèèè!!!! “Ele da grande lo capirai e mi ringrazierai…”. Ma intanto nel frattempo io madre me becco tante de quelle sbuffate che in confronto il lupo dei tre porcellini non è nessuno. Pestate di piedi sul pavimento, urla e capricci…e ogni discussione finisce sempre con me che le dico “lo capirai quando crescerai e poi ne riparleremo!”.

Ma se mi soffermo a pensare alla mia di infanzia, e ripenso a quando mia madre lo diceva a me, ricordo con cristallina precisione che il mio unico pensiero era “…ma che devo capì? Che sei ‘na rompicojoni e stai a lavorà benissimo pe fatte mette in un ospizio fra diciamo 60 anni…ecco che devo capì!”. Perché è esattamente così che vanno le cose. Passiamo un terzo della nostra vita a cercare di capire i genitori e la loro apparente follia. Un terzo a cercare di farci capire dai nostri figli evitando di lanciarli dal balcone ogni tre minuti. E se ce dice bene un altro terzo a sentirci dire da loro “oddio ma quanto c’avevi ragione!”. Per i più fortunati la divisione è in quarti, di cui l’ultimo passato con un pannolone addosso e tremilaottocento nipoti attorno a chiedere la paghetta. No, ma bella la vita. Si non scherziamo, la vita è meravigliosa, un dono prezioso. E la vita spesso ci da tanto…a volte nemmeno ce ne rendiamo conto di quanto siamo fortunati, tanto siamo impegnati a piangerci addosso e a recriminare su tutto. A volte la vita però è infame e ci attornia di uno stuolo di persone che gravitano attorno al nostro asse con un unico obbiettivo: ricordarci che tanta, tantissima gente non è voluta crescere. E badate bene, Peter Pan qui non c’entra nulla. Magari!! Lui in fondo che faceva de male…pensava a se stesso, se ingroppava Trilli, ‘na sniffata de polvere ogni tanto, nessuna relazione stabile perché incapace di amare: l’uomo medio insomma (su su che scherzo, non vi fate rodere).

Qui si tratta di una serie di persone che è rimasta come chiusa dentro una bolla. Il tempo si è fermato intorno alla seconda/terza elementare (per alcuni anche un po’ prima…ultimo di materna forse). Quel tempo della vita in cui le relazioni sono così semplici, ma al tempo stesso maledettamente complicate. Quel periodo della vita dove ami incondizionatamente tutti, e ti fidi. E se il compagnetto di banco la mattina arriva a scuola e decide che quel giorno ti odia e che non ti darà nemmeno un morso della sua succulenta merenda, tu torni a casa col cuore a pezzi e piangi sulle ginocchia di mamma. E l’indomani vai a scuola con due caramelle in tasca, una per te e una per lui. E a volte lo perdoni…gli dai la caramella e vi abbracciate. Ma a volte capita che tua madre ti dica “lascialo perdere…è solo un cattivo…gioca con gli altri”. E tu le dai retta, torni a scuola e non ci parli più, te la leghi al dito. C’è una vocina dentro di te che ti dice che non è giusto…che sarebbe meglio far pace…abbracciarsi.

Ma se la mamma ha detto che è cattivo…la mamma non dice bugie! Tranne quando me rifila frittelle di interiora spacciandole per polletti!! E quel bimbo che voleva solo un amico e un morso di merenda cresce. E diventa ostile nei confronti di tutto il genere umano. Vede complotti ovunque, vede persone bisbigliare e pensa di essere al centro dei pensieri di ogni singolo essere umano che orbita attorno a lui. E a sua volta bisbiglia, e parla alle spalle, e vede il male ovunque attorno a se.

Nella sua testa il tempo si è fermato a quando aveva 6 anni e tornava a casa ogni giorno con il pianto in tasca e il cuore a pezzi perché tutti ce l’avevano su con lui. Un bambino trattato così non cresce, e diventa quell’adulto rancoroso che si nutre di pettegolezzi, di frasi dette alle spalle. Quel bambino cresce e si rifà su altri adulti e sguazza nel parlar male di tutti, nel buttare fango gratuitamente. Quell’adulto è un bambino mai cresciuto…quanta pena mi fa. Chi di noi non ne ha incontrato uno…sono ovunque! Si nascondono nelle corsie del supermercato, pregano accanto a noi in Chiesa, ci offrono il caffè e mille finti sorrisi fuori scuola. Tu li saluti, li abbracci, e ti becchi tanti di quei baci di Giuda…spesso nemmeno ce ne accorgiamo! Da grande capirai.

Quante volte lo abbiamo sentito dire da bambini. Frasi lasciate a mezz’aria che a volte valevano più di mille parole. Perché noi genitori spesso, ve lo posso dire, parliamo davvero troppo. Annaspiamo e barcolliamo travolti dalle emozioni dei nostri figli, dalle loro lacrime, dalla loro profonda disperazione. E io mi chiedo…disperazione per cosa? Per una penna rubata, un turno sull’altalena mancato? Quanto sarebbe bello se tutti noi genitori cominciassimo a respirare le giornate con i nostri figli con più leggerezza. Quanto sarebbe bello se cominciassimo sin da oggi a ridimensionare le loro angosce abbracciandoli e dicendo loro…su su basta, non è successo nulla di grave. E invece no! Tomi e tomi di pedagogia! “vieni da mamma…che ti hanno fatto, che ti hanno detto, chi è stato? Lo hai detto alla maestra? Come sarebbe che al saggio sei in ultima fila? Chi ti ha rotto la matita? Ora lo dico alla madre…che famiglia pessima quella…vieni da mamma, piangi sfogati hai ragione, ti hanno preso di mira, domani mi sentono!”. Quel bambino diventerà l’adulto rancoroso, pettegolo e altezzoso che tutti temiamo. Quel bambino a cui avremmo potuto dire “dai su…domani fate pace…tutti litigano”… “al saggio sarai in ultima fila wow! Avrai le luci più forti addosso a te!” “andiamo a ricomprare la matita ok? non è successo nulla”… Ridimensionare, tutto.

Ogni risposta, ogni frase, ogni emozione, senza smettere di ascoltare e scindendo le cavolate quotidiane dalle cose veramente importanti. Ci sono bambini che tornano a casa picchiati dal bullo di turno che trovano ad accoglierli muri di gomma. E bambini che tornano a casa con il muso perché la maestra ha messo loro 5 (meritato) e trovano a casa la madre già vestita da soldato, viso a strisce nere, pronta a combattere. E tutto questo non va bene, nessuna di queste cose va bene. Impariamo a parlare, spiegare, accogliere quando veramente necessario. Impariamo a tacere e abbracciare ogni tanto. Un respiro, i loro occhi nei nostri. Da grande capirai…adesso abbracciami, io sono qui, e non è successo nulla. 

Cinzia Derosas

http://www.pazzamentemamma.com/ 

Sara

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Cecilia

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