In queste settimane il tema del biologico è molto dibatutto in Italia. Ma in realtà che cos'è l'agricoltura biologica?
L'agricultura biologica è semplicemente l'agricoltura dei nostri bisnonni. Non si accarezzano le piante al suono di flauti, non si fanno danze della pioggi o riti sciamanici. E' un'agricoltura che ha come obiettivo non solo il prodotto finale, il pomodoro da vendere, ma l'intero ecosistema che porta poi ad avere il pomodoro, il vero pomodoro, ottenuto senza l'ausilio di prodotti di sintesi. Per avere un prodotto buono, è necessario un terreno ed un ecosistema buono: per i nostri figli è un grande messaggio, insegna loro che non basta correre, che con conta solo ciò che luccica, ciò che conta è la sostanza, il rispetto per il mondo in cui viviamo, l'esistenza di ecosistemi, di relazioni, di rispetto. Un contenimento del consumismo frenato, partendo dalle radici.
Così vi segnaliamo un progetto davvero delizioso di NaturaSì: attraverso le storie di 6 diversi protagonisti di quaderni scolastici, i bambini ed noi genitori possiamo scoprire con facilità e semplicità i valori che sono alla base dell'agricoltura biologica: collegandosi alla pagina www.naturasi.it/scuolasi grandi e piccini possono comprendere divertendosi l'importante lavoro svolto dagli amici lombrichi che vivono in un terreno morbido e che trasformano i rifiuti organici in humus donando fertilità alla terra; da Mica, la mucca che dona il latte e il prezioso letame utilissimo per concimare in modo naturale la terra; da Nella, la coccinella che mangia gli afidi, parassiti dannosi per le piante, da Lalla la farfalla che trasporta il polline, dalla Banda dell'Orto, un gruppo di bimbi che con i nonni ha riportato in vita l'orto urbano e ha scoperto quanto sia bello lavorare la terra, e dalla famiglia Mangiabene, che con la sua passione per il mangiare sano mostra il funzionamento di un'azienda biologica.
Ciascuna storia narra la vita quotidiana di questi amici che vivono a stretto contatto con l'agricoltura biologica e con la terra fertile. Amici che trasmettono ai più piccoli semplici ma preziosi consigli per far loro capire quanto il rispetto della terra e dell’ambiente, anche attraverso la produzione agricola, faccia bene anche all’uomo.
Al momento dell’acquisto di uno dei quadernoni, presso la cassa dei supermercati NaturaSì viene consegnato un buono spesa da 5 euro, utilizzabile entro il 30 settembre su una spesa minima di 50 euro, per permettere di conoscere meglio l'ampia gamma di prodotti bio.
Giulia Mandrino
La nostra prima notte non è certo stata quella che mi sarei aspettata, a dire il vero nulla è più stato come me lo sarei aspettato.
Nell’altra casa non avevamo molto spazio ed avevamo ricavato un posto sicuro a prova di coniglio, la gabbietta era stata posizionata sotto il lavandino del bagno, in modo che avesse sempre luce dalla finestra, aria fresca e niente pericoli tipo fili elettrici o mobili di legno, ma niente con lei è come sembra….
Io – Ok amorino ora a nanna qui c’è la tua gabbietta,dentro dai… notte
Tutti a nanna, luci spente…
Crac, trac, tum, sbam…
Io – Ma cos’è, lo senti sto’ rumore… un rosicchiare metallico, uno sbatacchiare… un boh…
Lui – Mmmmmmm
Silenzio
Sbam, sbam, trac…
Io – Lo risenti… ascolta
Sbam, sbam, sbam…
Io – E’ il coniglietto, povero
Lui – Povero un paio di nacchere è la una di notte
Io – Sai quante volte tu mi svegli alla una perché russi… Amore cosa c’è…
Sono sveglia, apri la gabbietta, sono sveglia
Io – No scusa, ti ho chiuso perché pensavo dormissi così… ok adesso aprimo
Ecco un saltino e sono fuori, andiamo, devo giocare
Io – No amore è tardi ora si dorme, dove vai, in sala, dai mi siedo un po’ sul divano e tu fai un giretto
Appena seduta lei si accovaccia vicino al mio piede, appoggiata e inizia a leccarmi
Sei mia, bacino, ora chiudo un attimo gli occhietti così stiamo insieme
Dopo circa un’ora lui mi sveglia
Lui – State dormendo tu seduta sul divano e lui appoggiato al tuo piede come una ciabattina di peluches
Io – Ok mi alzo, andiamo Ringhio
Ok ti seguo, dove andiamo, mi ero giusto appisolata
Io – Allora stai qui, chiudo solo la porta, se vuoi puoi sgranchirti le zampine girando qui ma solo qui, la porta la devo chiudere, notte
Crac, crac, crac, crac…
Io – Lo senti, sembra un…
Lui – Un topo che rosicchia, caz… sono le due e mezza e il tuo roditore sta casinando con non so cosa
Io – Dai è la prima nostra notte, magari è spaventato, deve abituarsi, povero
Apro la porta del bagno
Oh libera, ora faccio una corsetta, sono sveglia, cosa facciamo?
Io – Topino dai è tardi… ma che bravo… vieni a vedere ha fatto un salto, guarda…
Lui - Mmmmmmmmmmmmm
Sì guarda ne faccio un altro, guarda come corro veloce, tavolo, muro, divano, sotto, saltino…
Io – Ok pasticcino sono le tre, ora vai a nanna
Lui – Fatto?
Io – Sì, si è fermato tra una corsa e un salto, chiudeva gli occhietti e gli ciondolava un po’ la testa, ora è stanco, notte
Crac, Crac … Le quattro, Tum, Tum … Le cinque e venti … domenica ora sei e trenta tutti svegli
Io – Che notte, pareva un neonato alle prese con le poppate
Lui – Ora noi siamo svegli, lui ronfa sul tappeto e guarda il risultato…
Tappeti del bagno a pezzi, sfilacciati e pieni di buchi, porta e stipite rosicchiati per almeno dieci centimetri in altezza e un musino baffuto che ronfava sonoramente in un angolo.
Io – Da oggi ci si organizza, casa a prova di coniglio tipo i fili del computer… capperi sono…
Lui – Mi sa che stanotte tu ti sei addormentata e lui ha lavorato di denti sui fili…
Ma cosa ci volete fare, poi si impara a predisporre tutto per un nuovo arrivato, ci si organizza, lei si abitua e tu impari a contare i danni e capisci, ora più che mai, che nulla è eterno, figuriamoci gli angoli dei mobili o dei muri, le tue ciabatte, il divano, i fili e….. un sacco di altre cose che a te non vengono in mente, ma a lei sì!
C’è chi proprio non concepisce come possa accadere. E c’è invece chi pensa che sia fin troppo facile che accada. La vita quotidiana è affollata di appuntamenti, di incombenze, commissioni, cose da fare e da ricordare. Soprattutto per i genitori, che devono fare i salti mortali per incastrare la gestione della famiglia col lavoro.
E così succede. Capita a mamme ed a papà, a dispetto dell’amore più forte. Può succedere di non ricordare di avere il proprio bimbo in macchina, di non fermarsi a lasciarlo all’asilo e tirare dritto fino in ufficio. Scendere dalla macchina e lasciarlo lì. Come mamma, non posso immaginare, e nemmeno voglio farlo, il dolore incommensurabile dei genitori coinvolti in simili, terribili, episodi. Cronaca giornalistica a parte, questa è una cosa che spezza il cuore. E però può succedere. Nessuno è immune dalla distrazione.
Per fortuna esiste chi si è chiesto come fosse possibile che ai nostri modernissimi tempi, nei quali esiste un dispositivo per qualsiasi necessità umana, non ce ne fosse uno ideato per evitare tali tragedie. Qualcosa che mettesse al riparo i genitori, i nonni, chiunque si prenda continuativamente cura di un bambino, da questi terribili ed involontari cali di attenzione.
E fino al 2013 non esisteva nulla nel nostro Paese. Per fortuna che due papà, sconvolti dall’ennesimo accadimento, hanno pensato di crearlo. Così è nato Remmy, dall’idea di due papà. Italiani.
Remmy è un dispositivo universale, che può essere utilizzato con qualsiasi marca e modello di seggiolino e su qualsiasiauto. Viene venduto in settanta Paesi ed ha una doppia funzione. La funzione Remindersegnala al genitore, quando questi spegne la macchina estraendo la chiave dal cruscotto, la presenza di un bambino sul seggiolino tramite un segnale sonoro. Un meccanismo semplicissimo, che rileva un peso sul seggiolino e lo segnala al guidatore distratto. Salvando due vite, quella del bambino e quella del genitore.
La seconda funzione ha lo scopo di segnalare al genitore un eventuale spostamento del bambino dal seggiolino. Sappiamo bene quanto siano vivaci alcuni piccoli, che riescono a divincolarsi dalle cinghie che li assicurano ai seggiolini, sgusciando fuori da essi. Grazie alla funzione Alert di Remmy, anche questa problematica è sotto controllo.
I due papà di Remmy, Carlo Donati e Michele Servalli, hanno voluto progettare un dispositivo che fosse il più semplice possibile, facile da installare e da interpretare, che fosse utilizzabile anche dalle nonne e che non avesse costi proibitivi. Insomma, il loro obiettivo era quello di inventare un prodotto utile, buono ed etico. E ci sono riusciti, Remmy si monta in tre semplici passi e per evitare qualsiasi errore, hanno anche montato un video dimostrativo della durata di, udite udite.. ben 1,35 minuti! Fattibile da chiunque!
Remmy è stato ideato e prodotto interamente in Italia e garantisce l’assenza di malfunzionamenti e falsi allarmi.I test effettuati da Quattroruote e sicurauto.it ne certificano, inoltre, l’alta affidabilità durante ogni spostamento.
Remmy non è l’unico dispositivo di questo tipo, ce ne sono alcuni con funzionamento simile anche negli Stati Uniti, ma questo è il primo e fino ad ora unico prodotto di questo genere ideato e prodotto in Italia.
Remmy è acquistabile on line, sul www.remmy.it ed è disponibile sia in versione singola che in versione doppia, da utilizzare quando i bimbi in auto sono due. I prezzi? Onesti. 45,00 euro il singolo e 60,00 euro la versione per due seggiolini.
Una spesa che vale la sicurezza che regala.
So Mummy
AGGIORNAMENTO ALL'8 OTTOBRE 2019:
Da ieri sera è passato l'obbligo di installazione dei dispositivi antiabbandono sui seggiolini per i bambini di età inferiore ai 4 anni. A firmare il decreto attuativo dell'articolo 172 del Nuovo Codice della Strada per prevenire l'abbandono dei bambini nei veicoli è stata la ministra Paola De Micheli.
Questo obbligo prevede che sul seggiolino ci sia un sistema di allarme che, connesso allo smartphone, ricorderà al guidatore tramite un avviso sonoro della presenza del bambino ancora a bordo, ancor prima che il guidatore scenda dal veicolo.
Questo importantissimo decreto sarà operativo non appena legge sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni.
Ho sempre pensato che sarei stata una brava mamma, che i miei figli sarebbero stati bimbi che amavano giocare da soli e che io avrei fatto tante cose con loro.
Daltronde io sono sempre stata una bambina vivace ma allo stesso tempo autonoma: mia mamma mi racconta che lei stirava e io giocavo con le bambole lì vicino per ore.
Mia mamma è insegnante di italiano, storia e geografia alle medie: ha trovato il suo equilibrio tra erudizione, ansia, senso estremo del dovere e qualche libertà. Io sono stata cresciuta con "prima il dovere e poi il piacere", con "non è importante ciò che c'è fuori ma ciò che c'è dentro" per cui ora et labora, non essere esteticamente sciatta, concediti anche qualche sfizio ma senza esagerare. Sono cresciuta con l'aspettativa di avere un lavoro conciliabile con la famiglia, di avere un posto fisso, magari vicino a casa, busta paga a fine mese, di avere sempre più o meno la casa in ordine e i panni profumati come li aveva lei, avere due soldini da parte, magari ecco... un po' più morbida.
Ora mi ritrovo come credo moltissime di voi con un lavoro super precario, due bimbi che quando sono da soli spesso si sbranano e che chiedono continuamente di giocare con me.
A leggerla così sembra ci sia qualcosa che non va, in realtà se ragioniamo logicamente vediamo che il mondo è cambiato, noi siamo donne diverse rispetto alle nostre mamme, sopratutto alle mamme di un certo tipo come la mia, quelle che se svieni per la stanchezza battendo la testa non è un grosso problema e ti dicono "va bè, succede" ma se vengono in casa e hai il letto sfatto si preoccupano seriamente, il loro mondo va davvero sottosopra. Il loro mondo è fatto di organizzazione, disciplina, moderazione. Il mio mondo è fatto di passione e poi di tanti doveri; credo che però non potrei vivere se le passioni prendessero completamente il sopravvento sui doveri, lo spiraglio per respirare sarebbe troppo stretto.
Si è ben consapevoli delle differenze, sia a livello teorico che a livello pratico: mia mamma vede l'allattamento a richiesta come una dittatura del bambino, vede l'omeopatia come stregoneria e il mio lavoro di giornalista come un brutto vizio di stare al pc. Poi ami e apprezzi i suoi lati positivi e tutto quello che di grande ti ha dato, riconosci il suo modo di amare e lo accetti così com'è, anche se ogni tanto fa male. Ho letto molto durante la gravidanza, ho conosciuto ostetriche e donne splendide che mi hanno aperto gli occhi su molte cos "dell'essere mamma".
Mi sento molto diversa da lei... ma... quando non dormi, quando nel tempo libero lavori e fai lavatrici, quando ti senti non compresa, rispettata e sostenuta dal papà dei tuoi figli, quando a mala pena arrivi a fine mese e l'aspettativa di tua mamma è che tu metta dei soldi da parte rinunciando a quel piccolo sfizio che ti sei concessa o la pasta buttata e sprecata dopo la terza volta che la riscaldi... a volte escono lati di te nascosti, di cui nemmeno ti rendi conto... che SEI UGUALE A TUA MADRE!!! Terribile ma vero, dici le stesse frasi che ti dicevano quando eri piccola, hai le stesse reazioni di stizza di tua madre quando vede alcune cose che fanno i tuoi figli... li vedi come piccoli dittatori che ti vogliono succhiare l'anima e ignori le loro richieste legittime di contenimento perchè devi fare assolutamente la lavastoviglie, adesso, altrimenti non sai come contenere il casino mentale che percepisci intorno.
Poi ritorni in te, e ti ricordi che sei stanca, tanto stanca, e che la cosa importante forse è accorgersene e saper chiedere scusa ai tuoi figli quando ti rendi conto di aver sbagliato. Ti ricordi che non sei tua madre, che la tua priorità non è il lavandino che brilla a tutti i costi, che ti piace giocare a schizzarsi per vedere il sorriso dei tuo figli anche se cadranno goccioline sullo specchio, che te ne freghi se sono le 20.00 e ti sei persa via e non sai assolutamente cosa fare per cena... Ti ricordi che non vuoi crescere un adulto che accetti un "no perchè no" senza chiedere il perchè, ma un uomo che accetta limiti dopo averli compresi, non subiti. Ma ogni tanto, inconsciamente, ti escono strane aspettative... Forse non è importante essere mamme perfette, precise, con il letto sempre rifatto, con le idee sempre chiare, con regole inflessibili ma mamme e donne consapevoli, con la voglia di mettersi in discussione e di amarsi, rispettarsi e accettarsi così, esattamente come si è. Insegnare questo ai nostri bimbi sarebbe già qualcosa di grande.
Papavero3
Immagine tratta da terracottasavannah.com
"Quando hai il termine?"
"Quando hai la scadenza?"
"Quando nasce?"
Stiamo parlando della famosa data presunta del parto, ovvero quel preciso giorno che segna l'inizio della quarantesima settimana di gravidanza, calcolabile conoscendo con la data dell'ultima mestruazione, o tramite datazione ecografica in caso di cicli irregolari o ultima mestruazione dubbia. Questa data designa, esattamente, l'inizio della quarantesima settimana di gravidanza. Punto. Niente più.
Mi capita spesso di parlare con donne al terzo trimestre di gravidanza – o specie prossime alla data presunta del parto – che non ne possono veramente più di sentirsi interrogate sul quando dovrebbe nascere il loro bambino. Con la costante angoscia di ricevere telefonate, sms, whatsapp, email e piccioni viaggiatori ogni 5 minuti dallo scoccare della "scadenza" in poi, per sapere se il bambino è sano, è nato, che è successo, come mai non nasce (roba che neanche Cenerentola, del resto, era stata così esattamente puntuale). Queste domande inquisitorie, specie se ripetute con insistenza, possono generare ansia nella futura mamma, che già magari non vede l'ora che la gravidanza termini, un po' per poter finalmente abbracciare il proprio figlio, un po' perché il peso della pancia, il sonno disturbato e le caviglie gonfie stanno iniziando a creare non pochi disturbi.Tanto che c'è chi mente spudoratamente ad amici e parenti posticipando di un paio di settimana la data.
Dal momento che quella data non è affatto una data di scadenza stile formaggio, né il fine del countdown di una bomba ad orologeria, possiamo imparare ad utilizzare le giuste parole per definirla: data PRESUNTA del parto (la famosa 'dpp'). Presunta, proprio perché statisticamente solo il 3-4% delle donne partorisce quel preciso giorno. E le altre, allora?
Nonostante pare che talvolta molti ginecologi si divertano a fare prognostici sul quando le proprie pazienti partoriranno – "la testa è bassa", "il collo è modificato", "il bambino è ben incanalato"...tutto cose forse normali, ma interpretate da alcuni medici con non so quali strumenti di lettura, cose che manco Mosca con il suo pendolino –occorre capire una volta per tutte che circa il 70% dei bambini nasce dopo la famosa data presunta del parto. Stupite?
Vi stupirà ancor di più sentire quante donne, durante la loro gravidanza, hanno vissuto con l'ansia del "Signora, lei non arriverà al termine". E, personalmente, mi verrebbe proprio da chiedere: "In che senso, scusi? Nel senso che morirò? Ma soprattutto, dato che il neonato è già 'a termine' – ovvero non più prematuro – dalla 37esima settimana di gravidanza...di quale termine stiamo parlando??" Ai posteri...
E dunque, se si arriva alla dpped il bambino non è nato, che fare?
Niente, se non continuare ad attendere con fiducia. E' normale che accada così, ed è meglio capirlo dall'inizio. Per aiutarci in questo ultimo periodo di attesa, possiamo darci alle cose che creano piacere, evitare lo stress (le scale non servono per indurre il travaglio), mangiare bene, respirare, camminare, coccolarsi e farsi coccolare. Gli ormoni del travaglio sono gli ormoni del piacere...e dunque, ricerchiamo il piacere!
Ostetrica Eleonora Bernardini
www.acasaconte.com
Ok, una domanda facile. Cos'è questo oggetto misterioso?
Un seggiolino auto? Eheh, giusto ma non solo! Viste le ruote? Guardate a cosa servono nel video al termine dell'articolo.
Visto? Eureka! Io sono rimasta sbalordita. Questa sì che è una novità vera! Come spesso succede, un papà designer, dopo aver avuto una bambina, si è reso conto di quante cose servano ai genitori per garantire sicurezza e comodità per sé stessi e per i propri pargoli, così si è dato da fare ed ha creato Doona, chiamato così dal diminutivo di Danielle, il nome della bambina che lo ha ispirato.
Cos'è Doona? Si presenta come un normale seggiolino auto, di quelli adatti dalla nascita fino ai 13 kg di peso, da usare in senso contrario alla marcia, ma una volta arrivati a destinazione, quando siamo pronti a lasciare la nostra auto per una bella passeggiata, non dobbiamo più armeggiare con telaio ed agganci dell'ovetto, di norma riposti nel bagagliaio. Dovremmo estrarre l'ovetto dalla macchina, schiacciare un pulsante ed aspettare qualche secondo che le ruote, normalmente riposte dietro allo schienale del seggiolino, scendano, permettendoci di trasformare in un attimo il nostro sistema di trasporto sull'auto in un comodo passeggino, da usare dalla nascita fino ai 13 kg circa.
Immaginate come questo sistema potrebbe semplificare la vita dei genitori ogni giorno. Davvero, quando andate a fare commissioni, e magari tocca raggiungere due o tre posti diversi con l'auto, quante volte malediciamo il pesante e complicato telaio del nostro trio, soprattutto se piove, dovendolo aprire e chiudere per quattro o sei volte di seguito?
Parliamo solo di quando andiamo a fare la spesa..io ad esempio ho un bambino di due mesi ed una di neanche tre anni ed ho sempre il bagagliaio interamente occupato da telaio e carrozzina, pertanto la spesa mi tocca metterla sempre sul sedile davanti, dovendomi inventare ogni volta i più fantasiosi incastri. Se avessi il bagagliaio libero non avrei problemi. Ed in viaggio? Quando bisogna prendere un aereo e portarsi seggiolino e passeggino, col rischio che questo, se messo nella stiva, ci torni a brandelli? O quando per qualche motivo dobbiamo prendere il taxi, dove in barba ai rischi che si corrono, è permesso trasportare bambini senza alcuno strumento di ritenuta? Con Doona avrete sempre con voi il vostro passeggino con l'ingombro di un seggiolino auto e la certezza di aver provveduto al trasporto dei vostri bambini sempre in sicurezza.
Ora veniamo ai costi. Al momento Doona in Italia non è disponibile, lo sarà probabilmente in autunno,ma in Inghilterra c'è già e costa 299 sterline, ovvero circa 380 euro. Tantini, ok, ma se pensate che con questo sistema si ottiene tutto ciò che garantisce un trio, con meno costi, meno sprechi e meno ingombro, penso che si possa tenere in considerazione.
Doona è stato testato per la sicurezza sia per il suo uso come seggiolino auto categoria 0+, sia come passeggino. Ha un peso di 7 kg, quindi molto leggero, ed una grande scelta di accessori, dalla borsa, alla zanzariera, alla base isofix.
Ha un'unica posizione, nella quale il bambino rimane sempre sufficientemente inclinato per farsi comodamente un riposino. Potrebbe essere un po' riduttiva per i bimbi più grandicelli, che potrebbero avere la tendenza a rimanere seduti in posizione maggiormente eretta nella modalità passeggino, ma non dovrebbe essere un grande problema. Non è possibile girare il passeggino fronte strada od il seggiolino nella direzione di marcia. Per la prima, ogni mamma conosce il suo bimbo e sa se la mancanza di questa opzione può costituire una difficoltà, mentre per la seconda, meglio. Perché più a lungo i bambini viaggiano in direzione contraria al senso di marcia e più sono sicuri. Addirittura nei Paesi del Nord Europa è obbligatorio fino ai 4 anni viaggiare in senso contrario. Ma questa è un'altra storia!
Cosa ne pensate? Io non vedo l'ora di vederlo dal vivo.
Adoro i prodotti che ci facilitano la vita!
SoMummy
Interssante documento tratto da una conferenza tenutasi a Roma il14 novembre 2013 presso la Sala Conferenze Stampa, Palazzo Montecitorio dal Prof. Renato Mannheimer e dalla Dott.ssa Claudia Brunelli.
tratto da:
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Agosto 2013
Un'iniezione di staminali in vena per curare o addirittura prevenire lo scompenso cardiaco, la sindrome del 'cuore stanco', emergenza epidemica in un mondo che invecchia. E' l'obiettivo al quale sta lavorando un team di scienziati del King's College di Londra, che in uno studio su roditori pubblicato su 'Cell' hanno dimostrato l'effettivo potere rigenerativo delle cellule staminali cardiache, e la loro naturale capacita' di dirigersi verso il cuore nel caso in cui vengano iniettate dall'esterno. Una volta introdotte nel circolo sanguigno, queste cellule ritrovano spontaneamente la strada di casa: per un meccanismo chiamato 'homing', indipendentemente da dove entrano si dirigono verso il cuore e lo ricolonizzano, cosi' da poter fare quello per cui sono state programmate: aggiustare il 'muscolo della vita'. In futuro, quindi, si potrebbe pensare a trattamenti mini-invasivi in cui le staminali del cuore del paziente, coltivate e moltiplicate in laboratorio, vengano reiniettate non direttamente dentro il muscolo cardiaco (iniezione intramiocardica) o nei vasi coronarici (intracoronarica), bensi' attraverso una normalissima puntura sulla pelle, un'iniezione intravenosa. La ricerca e' finanziata dalla Commissione europea attraverso il Settimo Programma quadro. Gli studi clinici, volti a verificare l'efficacia di questo approccio nel prevenire e trattare lo scompenso cardiaco nell'uomo, dovrebbero partire all'inizio del 2014.
Lo scompenso cardiaco si verifica quando il cuore non ha piu' la forza di pompare abbastanza sangue, quindi ossigeno e nutrienti, verso gli organi e i tessuti dell'organismo. Oggi si cerca di contrastare le cause che portano allo scompenso (dalle malattie coronariche all'infarto, all'ipertensione), ma una volta che l'insufficienza d'organo si verifica e progredisce, l'unico trattamento possibile e' il trapianto di cuore. Riuscire a rigenerare l'organo sfruttando la sua stessa capacita' di auto-ripararsi, quindi utilizzando le cellule staminali del paziente, e' un obiettivo che la scienza insegue da tempo. "In un cuore sano - spiegano gli autori dello studio inglese, Georgina Ellison e Bernardo Nadal-Ginard - la quantita' di staminali cardiache e' sufficiente a riparare il tessuto muscolare del cuore. Tuttavia, nel cuore danneggiato molte di queste cellule non riescono a moltiplicarsi o a produrre nuovo tessuto muscolare. In questi casi, potrebbe essere possibile rimpiazzare le staminali danneggiate o somministrate di nuove cresciute in laboratorio".
Fonte: Aduc
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Si sentono molte voci riguardo la conservazione delle cellule staminali. C'è chi dice che è meglio effettuare la donazione, ossia prelevare le cellule del cordone ombelicale del proprio bambino e donarle alla banca pubblica, con una possibilità intorno al 90% di ritrovarla nei 10 anni successivi. E' un opzione gratis, caldamente raccomandata dalla maggior parte degli ospedali.
Poi c'è l'opzione della conservazione privata, che in Italia è prevista dalla legge ma non è possibile per una Banca Conservare nel nostro paese, per cui è necessario trasferire le cellule in una sede estera. Il costo si aggira intorno ai 2000 euro.
Il parto è un'occasione unica e irripetibile in cui è possibile prelevare in modo semplice e veloce le cellule staminali del cordone ombelicale del bambino, che potranno poi essere utilizzate per un'eventuale terapia in futuro.
Abbiamo affrontato l'argomento con Renata Zbiec, Responsabile della Filiale Italiana del Gruppo FamiCord, cercando di capire perché è importante decidere cosa fare con il cordone ombelicale alla nascita del bambino.
Perché le cellule staminali vengono prelevate al parto?
"Le cellule staminali vengono prelevate immediatamente al parto sia per una ragione pratica sia per lo stato di salute delle cellule prelevate. Con il parto è possibile prelevare le cellule cordonali in modo rapido, semplice e indolore, mentre un prelievo di cellule direttamente dal midollo osseo richiederebbe una pratica anestesiologica sul donatore, con conseguente disagio, dolore e una convalescenza di circa due settimane. Inoltre, dato che dal momento in cui nasciamo le nostre cellule iniziano gradualmente ad invecchiare, al momento del parto le cellule hanno la massima potenza e non ci sono contaminazioni.
Il sangue residuo della placenta e del cordone ombelicale contiene tutti gli elementi presenti normalmente nel sangue: sia gli elementi corpuscolati (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine), sia il plasma. È inoltre ricco di cellule staminali multipotenti (MLPC) e di cellule staminali ematopoietiche (HSC) CD34+, che costituiscono la matrice fondamentale delle cellule del sangue, del midollo osseo e degli organi linfoidi e che risultano essere molto simili a quelle rintracciabili all'interno del midollo osseo stesso. Le cellule staminali del cordone ombelicale includono anche le cellule staminali mesenchimali (MSC) presenti nella gelatina di Wharton del tessuto cordonale."
Quando è stato scoperto che nel sangue del cordone ombelicale sono presenti le cellule staminali?
"Si è scoperto alla fine degli anni '70 del secolo scorso che nel cordone ombelicale c'è la "vita". I ricercatori hanno confermato che il sangue del cordone ombelicale e della placenta è una ricca fonte di cellule staminali ematopoietiche come quelle presenti nel midollo. Nel 1983 si è deciso di utilizzare il sangue del cordone ombelicale come fonte alternativa di cellule staminali del midollo osseo per il trapianto ed è stata creata la prima "banca del sangue cordonale" negli Stati Uniti. Il primo trapianto di cellule staminali del cordone ombelicale nel mondo è stato eseguito su un bambino affetto da anemia di Fanconi nel 1989. Da quel momento il sangue cordonale viene utilizzato come alternativa al midollo osseo nei trapianti.
Che malattie si possono curare attualmente con le cellule staminali del cordone ombelicale?
Attualmente le cellule staminali ematopoietiche permettono di curare circa 85 malattie, come leucemie o linfomi, o malattie genetiche gravi come la talassemia oppure malattie ereditarie del sistema immunitario, malattie metaboliche ereditarie, tumori solidi come neuroblastoma e retinoblastoma. In fase di sperimentazione ci sono terapie per la cura del diabete giovanile e applicazioni nelle lesioni cerebrali pediatriche. Le attuali ricerche confermano un potenziale utilizzo delle cellule staminali anche nella medicina rigenerativa."
Che caratteristiche possiedono le cellule staminali cordonali che le rendono cosi speciali?
"Principalmente le cellule staminali cordonali sono di facile utilizzo e presentano un minor rischio di rigetto (GvHD) inoltre sono dotate di ottima vitalità e grande capacità proliferativa tale da generare un numero di cellule circa sette volte maggiore rispetto alle staminali del midollo osseo;
Sono "incontaminate", in quanto durante la vita fetale sono protette dall'utero materno dai diversi virus, da infezioni batteriche e dall'inquinamento atmosferico.
Il trapianto con le cellule staminali cordonali riduce il rischio di rigetto (GvHD). Non richiedono una compatibilità perfetta tra donatore e ricevente infatti sono sufficienti 4/6 loci, mentre nel trapianto con le cellule staminali del midollo osseo la compatibilità deve essere 9/10 o 10/10 loci.
Conservate ad uso familiare, in caso di necessità per un trapianto sono disponibili immediatamente e in qualsiasi momento, mentre il processo di ricerca di un potenziale donatore di midollo osseo o di un campione di sangue cordonale ed i successivi test di verifica di compatibilità possono richiedere mesi.
Le cellule staminali cordonali possono essere conservate per molto tempo e probabilmente per tutta la vita del donatore, in quanto dal punto di vista biologico e fisico, i campioni biologici conservati al di sotto della temperatura cosiddetta Temperatury Glass Transition (cioè – 135°C) – non sono sottoposti a nessun processo biologico, né fisico.
Nel mondo i trapianti effettuati utilizzando sangue cordonale sono ormai più di 20.000 e ogni anno il loro numero aumenta di circa 40%. Più frequente e di maggior successo è il trapianto tra i familiari. Infatti 1/3 di tutti i trapianti a livello mondiale viene effettuato tra consanguinei. Esiste la probabilità pari al 25% che i fratelli siano perfettamente compatibili."
Si possono leggere molto spesso informazioni contrastanti su direttive, standard di qualità, accreditamenti e certificazioni che riguardano le banche del sangue cordonale. A quali informazioni i futuri genitori devono dare maggior peso nella scelta della banca?
"Si consiglia ai genitori di verificare che la banca sia accreditata da un ente governativo ufficiale (generalmente il Ministero della Salute del paese di appartenenza della banca).
Infatti le banche del sangue e dei tessuti, PUBBLICHE e PRIVATE, operanti nell'Unione Europea, per svolgere l'attività di raccolta, di processamento e di conservazione del sangue cordonale o dei tessuti, devono essere autorizzate dalle autorità competenti, dal Ministero della Salute e/o dal Centro Nazionale del Sangue.
L'esportazione e l'importazione di cellule staminali ematopoietiche "CSE" è consentita, all'interno dell'Unione Europea, solo da banche autorizzate dall'Autorità competente ai sensi della Direttiva 2004/23/EC e questo vale anche per l'Italia.
Le banche autorizzate, secondo sopraindicata normativa, operano secondo gli standard GMP (Good Manufacturer Practice), una delle certificazioni di base nel settore della crioconservazione di cellule e di tessuti e nel farmaceutico.
Inoltre i genitori dovrebbero valutare altri aspetti della qualità della banca come l'esperienza nel servizio di crioconservazione, il numero dei campioni conservati, i trapianti effettuati, la presenza del Comitato Scientifico di riferimento.
Questi dati possono dare ai genitori la certezza di qualità delle procedure adottate per l'estrazione e la conservazione dei campioni che può essere ulteriormente confermata anche dai certificati che possiede, come per esempio il certificato AABB.
L'AABB è un'organizzazione impegnata nello sviluppo dei più alti standard nell'ambito della conservazione del sangue cordonale e non, della medicina trasfusionale e della terapia cellulare. L'accreditamento AABB stabilisce che il livello di prestazioni tecniche ed amministrative all'interno della struttura soddisfa o supera gli standard stabiliti dall'AABB. Viene, di conseguenza, certificata l'idoneità del campione trattato e conservato presso il laboratorio a poter essere utilizzato in un eventuale trapianto futuro."
I primi giorni di vita del bambino possono essere fondamentali anche per le altre ragioni?
"Entro i primi tre giorni di vita del bambino, le note 72 ore, è possibile effettuare uno screening neonatale ed esami genetici per individuare preventivamente eventuali malattie genetiche, nonché diagnosticare precocemente alcune malattie ereditarie metaboliche, causa di lesioni organiche e/o handicap fisici o psichici gravi. Il Sistema Sanitario Nazionale prevede attualmente il test relativo a solo 3 malattie (ipotiroidismo congenito, fenilchetonuria e fibrosi cistica).
Uno screening neonatale più completo, disponibile a richiesta dei genitori, può individuare se il bambino sia a rischio di altre patologie metaboliche congenite.
Sia la conservazione del cordone ombelicale sia lo screening neonatale entrano nel concetto della prevenzione neonatale."
Quali sono le domande più frequenti che vi sottopongono i vostri utenti?
"Le coppie che ci contattano desiderano conoscere quali siano, nel dettaglio, le tecniche utilizzate per prelevare il campione di sangue cordonale e per l'estrazione di cellule staminali e come verrà utilizzato il campione di cellule in caso di necessità. Non tutti sanno che le cellule staminali oggi sono già impiegate per la cura di anemie, immunodeficienze, leucemie, linfomi e malattie metaboliche ereditarie. Conoscere questo mondo e assimilare tutte le informazioni necessarie fa sì che i genitori possano scegliere di conservare il cordone ombelicale per uso familiare oppure di donarlo con spirito di solidarietà. Purtroppo in Italia, a causa di problemi di elevati costi gestionali, vengono conservati ogni anno solo circa 3mila campioni sui 20mila donati in circa 580mila parti; si tratta di una percentuale veramente molto bassa. Invece i genitori che decidono di conservare privatamente le cellule sono circa 8mila all'anno; anche qui la percentuale è di solo circa il 2% del totale dei parti in Italia. Parliamo quindi di solo circa il 5% dei genitori che decidono di non gettare questa preziosa risorsa come scarti biologici. C'è ancora tantissimo da fare e penso che, come esiste già in altri paesi, sarebbe opportuna la collaborazione in Italia tra il settore pubblico e quello privato."
Le banche del gruppo FamiCord hanno già utilizzato le cellule staminali conservate all'uso privato?
"Il gruppo FamiCord in Europa ha conservato circa 60mila campioni dal 2002 ad oggi. Fino a luglio 2014 sono stati scongelati 13 campioni di cellule staminali per uso terapeutico e nel 90% dei casi il campione è stato utilizzato tra fratelli. Sono state curate malattie come: neuroblastoma, 4 casi di leucemia linfoblastica acuta, leucemia mielodisplastica, anemia di Fanconi, istiocitosi, malattia granulomatosa cronica, encefalopatia. Nel 100% dei casi la cura ha portato benefici al malato e nel 75% si è arrivati alla guarigione completa. Riteniamo che i risultati ottenuti siano davvero molto positivi."
Per informazioni: www.famicord.it
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
"Signora, adesso facciamo un taglietto, un bell'aiutino così questo figlio nasce prima..."
Nella migliore delle ipotesi, quando la donna viene avvisata di quel che stanno per fare (cosa che, ahinoi, non sempre accade), questa è una delle frasi che spesso può capitare di sentir dire in sala parto.
Facciamo un passo indietro. Cos'è l'episiotomia? E' il taglio, eseguito con forbici chirurgiche, effettuato sui tessuti perineali materni (cute – mucosa vaginale – muscoli del pavimento pelvico) nel momento di venuta al mondo del bambino, durante una contrazione, quando verso la fine delle spinte la testa sta per nascere. Andrebbe eseguita previa infiltrazione con anestetico locale, ma mi raccontano che questo non sempre accade.
L'episiotomia è oggigiorno troppo spesso eseguita senza una reale motivazione. In alcune strutture ospedaliere viene effettuata quasi come routine a tutte le donne al primo figlio. Da qualche parte, si legge o si sente che l'episiotomia può essere effettuata su decisione del personale sanitario (ostetrica – medico) presente in sala parto per prevenire lacerazioni importanti del perineo, proteggendolo. Tagliare tre diversi strati (ripeto: cute – mucosa – muscolo) per prevenire una lacerazione spontanea, e per proteggere il perineo. In sintesi: ti taglio per evitare che ti laceri spontaneamente. Ti taglio per proteggerti. Provate a ripeterlo almeno cinque volte ad alta voce, e ditemi che senso ha (se ancora ne ha uno).
Durante la nascita del bambino, può accadere che i tessuti della mamma vadano incontro ad una lacerazione spontanea. Questo è normale, lo prevede la natura. Nella quasi totalità dei casi, la lacerazione coinvolge la sola cute o anche la mucosa vaginale. In casi rari ed eccezionali la lacerazione può estendersi alla mucosa rettale o anche allo sfintere anale (queste sono quelle classificate come lacerazioni severe). Tutti gli studi scientifici e le loro revisioni dimostrano che L'EPISIOTOMIA NON E' IN GRADO DI PREVENIRE IN ALCUN MODO UNA LACERAZIONE SEVERA DEL PERINEO. Quindi, non ha nessun senso ricevere un taglio per risparmiarsi una lacerazione severa: l'episiotomia non è in grado di proteggere il perineo.
A chi sostiene che un taglio netto sia migliore di una lacerazione "sfrangiata", rispondo che questo "essere meglio" non è affatto vero, specie per la donna. Se un tessuto cede in un determinato punto,è perché aveva bisogno di farlo proprio lì, come natura ha previsto. Il taglio praticato dall'esterno invece è arbitrariamente deciso da qualcun altro, ovverol'unica reale persona che trarrà giovamento da questa procedura, velocizzando il parto, rendendo più facili come operatore la sutura, ma per la donna sarà sicuramente un taglio più profondo, più doloroso, richiederà più punti, maggiori tempi di guarigione ed una più tardiva ripresa dei rapporti sessuali. Siamo ancora sicuri che l'episiotomia salvi il perineo?
L'unico caso in cui l'episiotomia ha senso di esistere è in caso di grave sofferenza fetale, ovvero nel caso in cui si renda davvero necessario accelerare il parto. L'Organizzazione Mondiale della Sanità stima che questi casi non dovrebbero superare il 15%. Se ci teniamo all'integrità del nostro perineo, la scelta del luogo del parto – se siamo orientate sull'ospedale – possiamo ad esempio attuarla anche in base alla percentuale di episiotomie eseguite nelle strutture papabili.
"E se non voglio l'episiotomia, me la faranno lo stesso?"
Ad essere sinceri, non possiamo sapere come andrà. E' importante riporre fiducia nella struttura ospedaliera che scegliamo per il parto, così come nel personale che vi ci lavora e che ci accompagnerà nella nascita del nostro bambino. E' possibile specificare nel momento del ricovero la volontà di non ricevere l'episiotomia salvo in caso di documentata sofferenza fetale, accettando anche di apporre tale volontà all'interno della cartella clinica. Inoltre, assecondare il nostro corpo e seguire le posizioni diverse dalla posizione ginecologica che il bambino ci chiede di assumere per le spinte è l'unica cosa davvero in grado di proteggere il nostro perineo, unitamente ad esercizi di ginnastica pelvica e di massaggio perineale da eseguire durante la gravidanza.
"Ho ricevuto l'episiotomia, sento che non è guarita bene, la cicatrice è ancora molto visibile, mi fa male durante i rapporti sessuali, e ai cambi di clima. C'è qualcosa che posso fare?"
Nulla è perduto, tutto si recupera, ed è importante riconoscere un eventuale disturbo per prendersene cura. E' possibile massaggiare delicatamente la propria cicatrice, con un olio naturale come base, oppure calendula, o iperico. Anche la pomata RescueRemedy, per chi usa i Fiori di Bach, è un ottimo rimedio. La ginnastica perineale è importante anche in questo caso, per vitalizzare la zona, ridare ossigeno ai tessuto, aiutare i processi riparativi. Anche l'osteopatia può accompagnare nella guarigione.
Ostetrica Eleonora Bernardini
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immagine tratta da www.crecefeliz.es