Questa ricetta viene dalla Toscana ed è deliziosa: associa la morbidezza della classica focaccia con la dolcezza dell'uva e il risultato è una focaccina perfetta per merenda!
La colazione con il cornetto è un must. E diventa ancora più goduriosa se le brioches le proviamo a fare in casa! Questa ricetta vi permetterà di preparare con le vostre mani delle brioches multicereali davvero deliziose per una colazione con i bambini deliziosa e sfiziosa!
Vanno bene per merenda (per i bimbi che amano il salato ma non solo!) ma sono ottimi anche come antipasto, da servire su un bel piatto decorato ai nostri ospiti. E poi basta metterle in un bel sacchetto ermetico per conservarle un paio di giorni! Parliamo delle nostre focaccine alle olive, un must della nostra cucina a cui non rinunceremmo mai.
I datteri al naturale già ci piacciono. Immaginate quindi l'esplosione di gusto quando li arricchiamo con ingredienti semplici ma energetici, creando così una merenda perfetta sia per noi che per i bimbi. Scegliendo la ricotta di pecora, poi, eviteremo di utilizzare dei derivati del latte vaccino, rendendo il tutto molto più digeribile e leggero!
Prodotti bio, certificati, sicurissimi, 100% naturali. Prodotti che vengono dal Salento e che all’interno non contengono solo amore, ma anche il culto della lentezza e della perfezione. Metodi di produzione antichi valorizzati dalle tecnologie moderne.
Abbiamo scoperto l’azienda cosmetica “I Santi di Diso”: creme, sieri e oli davvero magnifici che ci hanno conquistato non solo perché efficaci, ma anche perché rispettosi della nostra pelle, dell’ambiente e della tradizione!
“I Santi di Diso” prende il nome proprio dal paese in cui sorge l’azienda, nel Salento: a Diso (paesino sulla penisola salentina devotissimo ai santi apostoli Filippo e Giacomo) Marco Maffeis e Laura Carli hanno fondato, nel 2017, un’azienda cosmetica con un obiettivo ben preciso in testa: utilizzare una tecnologia all'avanguardia in totale rispetto ed armonia con il processo naturale di coltivazione delle piante del Salento per creare una linea cosmetica mediterranea moderna.
Seguendo la filosofia della slow cosmetica, l’azienda produce oggi una gamma di prodotti cosmetici assolutamente d’eccellenza, biologici, naturali, senza nickel e non testati sugli animali (e quindi vegan ok e cruelty free), in laboratori estremamente igienici e attraverso un processo produttivo certificato bio che rispetta non solo l’uomo, il fruitore, ma anche l’ambiente.
Anche la profumazione dei prodotti, piacevole e davvero avvolgente, è innovativa, naturale e rispettosa, e per questo eccezionale: I Santi di Diso utilizza erbe e piante bio cresciute senza utilizzo di pesticidi e sostanze chimiche, e gli aromi che sprigionano i prodotti derivano proprio dalla terra salentina, ricchissima di timo, menta, elicriso, salvia, rosmarino, lavanda, calendula e altre erbe, piante di olivo, melograno, mandorlo, limone, eucalipto e pino marittimo.
Su tutti (e ce ne sono davvero moltissimi, dedicati al viso e al corpo, a noi adulti ma anche ai bambini e agli adolescenti), sono due i prodotti che sentiamo di consigliarvi.
Come potete immaginare, il primo è l’olio di mandorle dolci, che non manca mai nei nostri armadietti. Perché? Perché lo utilizziamo davvero per un sacco di cose, per noi e per i nostri bimbi: per le labbra screpolate, per i bagni oleosi naturali (fin dai primi giorni di vita), come crema idratante, per massaggiare la pelle dei bambini (e la nostra!), per lenire le irritazioni da pannolino, per proteggere i capelli durante l’estate…
L’olio di mandorle dolci bio de I Santi di Diso è davvero ottimo, emolliente, protettivo e idratante, ed è completamente biologico, oltre che privo di alcol, SLS, parabeni, paraffina e petrolati.
Lo stesso vale per la crema viso 24h, a base di un altro ingrediente che amiamo: l’aloe vera (di coltivazione biologica). L’estratto di questa pianta aiuta la pelle a idratarsi immediatamente, ma soprattutto ne migliora l’equilibrio, lasciandola luminosa e vellutata. La profumazione (come sempre con i loro prodotti!) è deliziosa, e la texture leggera che rende piacevolissima l’applicazione rende questa crema perfetta per tutti i tipi di pelle.
Giulia Mandrino
Sapete cosa indica l’acronimo STEM? “Science, Technology, Engineering and Mathematics”, ovvero “Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica”. Tutto chiaro e semplice, ma questa sigla nasconde un concetto molto più profondo. “STEM” indica infatti tutte le iniziative volte a educare alle materie scientifiche cercando di combattere gli stereotipi di genere e la disuguaglianza. Insomma: le attività STEM vogliono coinvolgere i bambini e i ragazzi nella matematica e nelle materie scientifiche divertendo, stimolando la competitività e infondendo in loro valori umani imprescindibili.
Proprio domani alla Fabbrica del Vapore di Milano sarà presente una delle realtà STEM più conosciute e amate, Bricks 4 Kidz®, per scoprire il cosmo attraverso i classici mattoncini Lego e i robot più entusiasmanti!
Il Comune di Milano ha organizzato in questi giorni (da oggi fino al 13 aprile) una maratona dedicata alle STEM per promuovere la diffusione delle materie tecniche, scientifiche e digitali, #STEMinthecity. La seconda edizione della maratona dedicata al talento femminile nel mondo delle scienze ha inaugurato proprio oggi al Teatro alla Scala. In questo ambito, Bricks 4 Kidz® ha organizzato un laboratorio dedicato al cosmo, partendo dall’utilizzo dei mattoncini Lego e della robotica.
Bricks 4 Kidz® è nato nel 2008 in Florida, sotto l’amministrazione Obama, in prima linea nell’incoraggiare allo studio delle materie STEM (sfruttate in maniera avanguardistica per superare il gender gap tra maschi e femmine e per abbattere le barriere della disuguaglianza): l’obiettivo di Bricks 4 Kidz® è quello di introdurre e accompagnare i ragazzi dai 3 ai 15 anni nello studio delle materie scientifiche attraverso un metodo super innovativo che coinvolge soprattutto l’uso dei mattoncini Lego®.
Bricks 4 Kidz® ha ideato questo metodo di studio e lavoro inventando mix specifici ed elementi tecnici Lego® che, combinandosi, permettono di creare 250 modelli motorizzati su tre livelli di difficoltà. Tutto questo è contenuto nei “Project Kit”, e i ragazzi, attraverso questi kit, possono seguire percorsi di approfondimento didattico per imparare in maniera molto concreta le materie scientifiche STEM più disparate, dall’astronomia alla fisica, dalla matematica alla biologia, dalla geografia all’architettura, dalla meccanica all’ingegneria digitale.
Una didattica molto concreta, dunque, quella di Bricks 4 Kidz®, che permette ai ragazzi di costruire con le proprie mani robot, modelli in scala e mille altri ingegnosi oggetti, studiando la realtà dei concetti applicati alla vita pratica. E non sono solo le competenze logiche e d’intelletto a venire stimolate: utilizzando le proprie mani, i ragazzi allenano moltissimo le abilità motorie fini, la manualità, così come le abilità organizzative, il problem solving, il riconoscimento degli errori e le abilità creative, sociali ed emozionali.
Attraverso il gioco, i ragazzi immaginano, ragionano, costruiscono, pensano… E in tutto questo si interessano alle materie scientifiche, anche quando poco stimolati dal sistema scolastico o dalla società, che mostra solo i maschi intenti nella risoluzione dei problemi sui motori o in grado di programmare un computer.
Il laboratorio è riservato alle scuole e si terrà nella Sala Cisterne della Fabbrica del Vapore dalle 11 alle 12.50. Per prenotarsi, è necessario iscriversi tramite la segreteria di STEM in the city.
Se tuttavia vi interessano le attività di Bricks 4 Kidz® anche fuori da questo appuntamento (organizzano anche bellissimi campi estivi!), la loro sede italiana si trova a Torino, ma potete trovare eventi anche a Milano, Napoli e Bari (dove sono appena stati aperti due nuovi centri in franchising). Per tutte le informazioni, rimandiamo al sito di Bricks 4 Kidz® Italia.
Giulia Mandrino
Quando un evento ti prende il cuore non puoi farci niente. E questo ci ha proprio conquistate, per gli intenti che ha e per ciò che già sta facendo. Giovedì scorso, 22 marzo 2018, abbiamo avuto il piacere di partecipare alla presentazione dell’evento “#fattiGRANDE - Apri la porta sul futuro”, durante il quale Mission Bambini ha presentato il progetto nazionale “Servizi 0-6: passaporto per il futuro”.
Ora ve ne parliamo, perché crediamo moltissimo in questo progetto e perché speriamo che grazie all’aiuto di tutti noi potremo davvero svoltare la vita di moltissime famiglie in difficoltà. E quindi di moltissimi bambini!
Il progetto parte da un semplice presupposto: le famiglia in difficoltà economica, in Italia, sono davvero moltissime. E a pagare le conseguenze di questa difficoltà non sono solo gli adulti, ma soprattutto i bambini, che oltre a soffrire di certe mancanze rischiano di vedere sfumare il proprio diritto all’istruzione. Come? Sin dalla scuola materna e dal nido, poiché le madri (soprattutto quelle single) sono dilaniate in una situazione che le vede impossibilitate a portare i bimbi all’asilo ma allo stesso tempo in difficoltà a lavorare. Un cane che si morde la coda, insomma. E questo è solo uno degli esempi che possiamo portare per farvi capire quanto sia importante che le scuole materne e i nidi amplino la loro gamma di servizi alle famiglie, per andare incontro davvero a tutti.
“Servizi 0-6: passaporto per il futuro” vuole fare proprio questo: offrire opportunità educative (di qualità!) a più di 1500 bambini in tutta Italia, appartenenti alla fascia 0-6 e quindi fruitori potenziali degli asili e degli asili nido. Questi 1500 bambini appartenenti a famiglie in difficoltà grazie ai contributi dati alle scuole potranno così frequentare le scuole e assicurarsi un’istruzione pari a quella dei coetanei provenienti da famiglie non in difficoltà.
Il progetto ci ha coinvolto moltissimo, soprattutto dal punto di vista emotivo, e abbiamo colto volentieri l’occasione di parlarne perché siamo convinte che per trasformare il mondo in un luogo migliore basta cominciare a fare qualcosina nel proprio piccolo. Noi ci uniamo dunque al progetto #fattiGRANDE, e speriamo che qualcuno di voi si accodi con entusiasmo a noi!
Ma vediamo nel dettaglio di cosa si tratta. Partiamo da un presupposto: i numeri dicono moltissimo, perché in Italia i bambini appartenenti a famiglie così povere da non potersi permettere nulla sono addirittura 1 su 10. Dal 2006, quindi Mission Bambini con #fattiGRANDE è riuscito ad aprire le porte delle scuole materne a circa cinquemila bambini in tutta Italia. Dare l’opportunità di frequentare l’asilo (con anche un supporto concreto a livello di pappa, pannolini, cure, vestiti ed educazione) quando in casa ci sono difficoltà è essenziale: significa aiutare loro a crescere, ma soprattutto la loro famiglia a migliorare, in un circolo virtuoso che può spezzare il girotondo del cane che si morde la coda di cui parlavamo prima.
Dare un aiuto concreto ad un bambino è quindi semplicissimo: basta supportare con ciò che abbiamo Mission Bambini. Sostenete la campagna, oppure partecipate alla Milano Marathon del prossimo 8 aprile (tutte le informazioni le trovate qui): ci sarà anche #fattiGRANDE: potrete conoscere da vicino i protagonisti in prima linea!
Insomma, tutto questo ci piace moltissimo: il progetto ha concretezza, si aiutano bambini e famiglie vere, reali. E Mission Bambini lo dimostra anche spiegando ciò che i bambini riceveranno in base al dono che facciamo loro: con 15 euro contribuiremo a dare materiali educativi alle scuole; con 30 euro i bambini riceveranno delle scorte (preziosissime!) di pannolini; con 50 euro nutriremo un bambino per un mese, con pappe complete per garantirgli una alimentazione corretta. E una volta donato riceveremo la nostra ricompensa!
Per donare basta cliccare questo link e seguire le istruzioni!
Giulia Mandrino
Mamma e papà, mamma e mamma, papà e papà, mamma biologica e mamma adottiva, genitori separati, matrimoni, unioni civili, bimbi che vivono con i nonni… Di famiglia non ce n’è una sola, e noi lo sappiamo bene. “Tradizione” non è una parola che ben si applica a questo concetto, e nemmeno “normalità”, se utilizzarla significa dividere le famiglie in tante categorie nelle quali qualcuna è considerata più speciale di un’altra o più di valore di un’altra!
E i bambini lo sanno? Non è solo la società a imporre determinati valori, ma è anche il come un bambino vede la propria famiglia. Se non spieghiamo che le famiglie non sono tutte come la nostra, come quella in cui viviamo, per i bimbi sarà naturale pensare che la “normalità” effettivamente esista. Ma allora come mostrare loro la bellezza della diversità delle famiglie? Con un libro!
Editoriale Scienza ci piace perché propone libri che parlano di argomenti scientifici (ma anche meno settoriali!) raccontandoli ai bambini attraverso il loro linguaggio, ma soprattutto stimolandoli e incuriosendoli. E lo fa anche con “Quante famiglie!”, libro per bambini dai 9 anni che vuole spiegare loro i cambiamenti della famiglia nel corso della storia. Perché, è vero, la famiglia al tempo dei Romani non era la stessa di oggi! Ma è bellissimo così, no?
Le autrici, Delphine Godard e Nathalie Weil, hanno così scritto questo delizioso libro (illustrato da Stéphane Nicolet) per rispondere a tutte quelle domande che i bambini oggi (inevitabilmente e fortunatamente) si fanno, da quelle più scontate ma profonde (perché si vive in famiglia?) a quelle più “contemporanee”.
Perché i bimbi vivono o vedono certe situazioni e si chiedono perché i genitori a volte si separino, perché e come si adottano i bambini, perché ci si può sposare ma anche non sposare per avere dei bambini, perché ci sono bimbi che hanno due mamme o due papà e chi ha solo una mamma o un papà single, perché i genitori impongono certe regole… Un po’ di tutto, insomma, questioni che li riguardano in maniera più o meno diretta ma che in ogni caso interessano loro.
Tutto questo viene sviluppato in un libro pop-up nel quale è illustrato un palazzo come tanti, dietro alle cui finestre vivono tutte le famiglie di cui stiamo parlando, in maniera divertente, variegata, colorata e piacevole (e qui passa anche un altro messaggio, quello della conviviali e della bellezza del vivere con persone diverse da noi, tutti in armonia!).
Stefano, Bruno, Luisa, Anna, Enzo, Camilla, Sofia, Giulio, Luca, Marco e Kevin sono i bimbi che abitano questo palazzo con le loro famiglie, che sono tutte diverse (c’è chi è stato adottato, chi ha i genitori naturali, chi vive solo con mamma perché i genitori sono separati, chi con il papà e il suo compagno…).
Le risposte alle domande sono semplicissime, e per questo disarmano e fanno pensare a quanto sia stupido a volte arrampicarsi sugli specchi: ai bambini dobbiamo dare risposte vere a domande sentite, e questo basta. Perché una famiglia è un gruppo di persone che si vogliono bene e che vivono insieme, che sono unite da legami di parentela o di affetto, e questo è quanto.
La famiglia è dove c’è amore, dove c’è rispetto, dove si tramandano i valori umani, dove ci si cura l’uno dell’altro, dove ci si diverte, dove si è contenti di andare dopo una giornataccia, dove si portano i propri amici. Non esistono famiglie normali, e non esistono famiglie meno famiglie solo perché diverse dalla “solita” famiglia con mamma-papà-bambini naturali.
Ecco a che serve questo libro favoloso: a dare le risposte ai bambini (anche quelle che ci mettono in difficoltà e alle quale facciamo fatica a rispondere) con ironia e in maniera semplicissima, con parole alla portata dei bambini e con molta sincerità (che è ciò che ci vuole davvero nell’epoca in cui viviamo!).
Sara Polotti
Attraversare la strada, non saltare da altezze troppo pericolose, stare attenti con i coltelli e le forbici: solo alcune delle situazioni che richiedono attenzione e cura. Il rischio è farsi male, molto male. E su questo non ci piove.
Ma dall’altro lato c’è un fatto, bello e buono: stiamo diventando troppo protettivi con i nostri figli. Basta andare al parco per rendersene conto: “Non saltare!”, “Non salire su quel gioco che ti fai male!”, “Stai attento!”.
La protezione non è di per sé negativa. Lo è però nel momento in cui precludiamo ai nostri figli la possibilità di crescere davvero, sbagliando e capendo davvero cosa sia il pericolo. Non solo perché “lo diciamo noi che è pericoloso!”.
I bambini hanno bisogno del rischio: in che senso? Nel senso che dovrebbero essere i bambini a capire i loro limiti, e non noi a imporglieli a priori. Come in tutto, noi genitori dobbiamo essere guide, e non insegnanti che impartiscono lezioni frontali e unilaterali. Per questo dovremmo accompagnarli nel gioco senza vietare nulla, ma spiegando i pericoli e lasciando che i bambini li comprendano concretamente.
Sì, sbaglieranno. Sì, cadranno e si sbucceranno un ginocchio (e, sì, magari si romperanno un braccio: lo scongiuriamo, ma è capitato a tantissimi bambini). Ma almeno impareranno.
Non stiamo dicendo di fare bungee-jumping o di gettarsi dalle finestre, anzi. Il problema è che siamo diventati iperprotettivi e anche i giochi più innocui e tradizionali sono diventati per noi spaventosi: arrampicarsi sugli alberi, saltare nelle pozzanghere, giocare in strada nel quartiere. Addirittura, è diventato spaventoso lasciare che i nostri bambini vadano in bicicletta da soli o tornino a casa a piedi. Ma pensiamoci: non l’abbiamo sempre fatto anche noi?
Vietare ai bambini di fare queste esperienze significa limitarli, e in maniera molto negativa. Primo scenario: cresceranno impauriti da tutto e tutti. Secondo scenario: cresceranno senza paura di nulla, nemmeno delle situazioni realmente pericolose, perché non hanno mai testato sulla propria pelle cosa significhi.
Lasciare che facciano tutti questi giochi spaventosi, quindi, è benefico. Primo perché insegna il senso del pericolo. Ma non solo: giocare liberamente aumenta l’autostima, immerge i bambini nella natura, fa loro apprezzare la vita, li rende propensi all’apertura. E li fa crescere, perché come sappiamo il gioco libero è fondamentale per la loro maturazione (fisica e mentale).
Fidiamoci dei bambini: magari si avventureranno in qualcosa di davvero pericoloso, e all’inizio sarà per loro divertentissimo. Ma sono esseri umani, e la paura prenderà il sopravvento. In maniera positiva, perché permetterà loro di capire quando è giusto fermarsi e fino a quando è possibile divertirsi. Tutti abbiamo un nostro istinto di sopravvivenza, e per i bambini è lo stesso: sono capaci, anche a livello inconscio, di valutare i rischi e di decidere come comportarsi.
Insomma, lasciare che i bambini non sperimentino il rischio è più rischioso del suo contrario: i bambini non capiscono i limiti, non sperimentano la paura. Soprattutto, rischiano di crescere pieni di fobie o, al contrario, incuranti del pericolo. Ma il vero nemico è la sedentarietà: se non gli permettiamo di giocare liberi all’aperto, come potranno crescere se non pigri e non amanti del movimento?
Diamogli le regole, quindi. Non vietiamo troppo le situazioni pericolose, e allo stesso tempo non spingiamo troppo i nostri bambini verso il pericolo. Troviamo il giusto equilibrio, facciamo capire che ci siamo, osserviamo.
Spieghiamo come si attraversa la strada in maniera sicura, facciamolo con loro, ma poi lasciamo che lo facciano da soli.
Giulia Mandrino
Alla scuola materna, a scuola, a casa: questo tavolino potete allestirlo dove volete. A cosa servirà? Non solo a riportare la pace in classe o in casa, ma a fare crescere mentalmente e socialmente i vostri bambini, che impareranno attraverso un esercizio piacevole e pieno di pace a conoscersi, a risolvere i problemi e a ridimensionare le situazioni.
L’idea è questa: allestire un tavolino della pace in un bell’angolo della stanza. Come dicevamo, è ottimo a scuola, ma anche a casa. E non serve molto: un tavolino, qualche piccola seggiola, una lampada con luce soffusa e qualche cuscino comodo.
Piazziamo il tavolo in un angolino, e, se vogliamo, decoriamolo con tovaglie colorate o centrini sfiziosi. Qua e là sulle pareti attorno, poi, se vogliamo possiamo incollare e appicciare dei disegni fatti dagli stessi bambini. Rendiamo insomma l’angolo accogliente e rilassante. Sarà qui che i bambini potranno accomodarsi per esercitare il concetto di “pace”.
Il tavolino della pace sarà infatti il luogo in classe o a casa adibito alla risoluzione dei conflitti, un concetto che i bambini possono sperimentare fin da piccoli e che, se aiutati nella comprensione, poi aiutarli a crescere socialmente in maniera armoniosa.
Quando c’è un conflitto tra i bambini, quindi, il problema può essere spostato al tavolino. I bambini si siedono e cominciano a risolverlo. Partendo, ovviamente, dalla dichiarazione di cosa c’è che non va.
“Cosa ha fatto lui/lei per farti arrabbiare?”. “Cosa hai fatto tu di sbagliato?”. Le domande che possiamo porre (in un primo momento: poi saranno i bambini a imparare a condurre la discussione) sono infinite, ma sono importantissime perché servono sostanzialmente ad una cosa: a ragionare ad alta voce e a dare un nome hai sentimenti che i bambini hanno dentro di loro.
Dopodiché si procede cercando di capire meglio i sentimenti (“Come ti senti quando lui si comporta così? Come ti senti quando fai qualcosa che ritieni sbagliato? Come ti senti ora?”): di nuovo, sono tutti passi per ragionare insieme.
Tutto questo non serve solo a fare entrare in contatto il bambino con ciò che sente, ma serve soprattutto a farlo entrare in empatia con l’altro, capendo ciò che prova, realizzando che le azioni hanno conseguenze e mettendosi sempre nei panni dell’altro.
È un esercizio, questo, non utile sono per fare pace, quindi, ma per crescere: se i bambini non provano a capire cosa sente l’altro e non imparano ad esprimere ciò che provano (non solo quando stanno bene ma anche quando si sentono arrabbiati, frustrati, tristi, traditi o messi da parte, per dirne alcuni), cresceranno senza punti di riferimento nel mondo delle relazioni. Cresceranno egoisti, e non su un piano materiale, ma emotivo. In senso più profondo e meno tangibile, ma altrettanto importante.
Una volta che i sentimenti saranno aperti sul tavolo (metaforicamente) la pace tra i litiganti arriverà pian piano da sola. E sarà bellissimo assistere agli scambi di battute, alle condivisioni di sentimenti e alle risorse che i bambini metteranno in pratica! La maggior parte delle volte, infatti, semplicemente l’esprimere i propri sentimenti vicendevolmente aiuta a riappacificarsi. Perché i bambini, di volta in volta, imparano a capire davvero l’altro: se sto soffrendo io, anche lui sta male. Perché dobbiamo stare male insieme se c’è una soluzione semplice?
Il compromesso, la calma, l’empatia, la risoluzione dei problemi, il prendersi le proprie responsabilità, pensare a come si sente l’altro, a cosa provochiamo nell’altro: tutte capacità semplici eppure gigantesche, che i bambini imparano pian piano vivendole, e non solo attraverso mere spiegazioni!
Giulia Mandrino