Soprattutto nei primi giorni dopo il parto può capitare che il seno fatichi a riconoscere la stimolazione del neonato e che tenda quindi a produrre poco latte. Non c'è da preoccuparsi, soprattutto perché è molto probabile che piano piano la quantità del latte prodotto si stabilizzerà e, non ultimo, perché esistono alcuni semplici metodi per stimolare questa produzione.
La stimolazione del seno per la produzione del latte materno è importantissima soprattutto dai primi giorni di vita del bambino, periodo durante il quale i suoi bisogni aiutano il seno della mamma a produrre il nutrimento giusto per lui.
Stando sempre rilassate e senza farsi assalire dalla paura di non essere all'altezza e di non riuscire ad avere sufficientemente latte – atteggiamento che rischia di essere davvero controproducente dal momento che il bambino lo avverte e, stressato, non riesce a poppare – potete quindi adottare alcuni accorgimenti per stimolare ancora di più questa produzione.
Il primo passo è quello di attaccare il più possibile il bambino nei primi giorni di vita. Come dicevamo, sono i giorni più importanti per il ciclo di produzione del latte, poiché è proprio in questo momento che mamma e bambino iniziano a sintonizzarsi. Più il bambino si attacca, quindi, più il seno capisce di quanto c'è bisogno. L'allattamento va incoraggiato, quindi, e parallelamente va sempre soddisfatto nel momento in cui il bambino sembra richiederlo.
Il secondo suggerimento è quello di non saltare le poppate. È sbagliato ritenere che saltando un pasto a quello successivo il bambino avrà più latte, perché la sua produzione viene stimolata proprio durante la suzione. Insomma, più il bambino poppa più latte ci sarà; meno viene allattato più il latte diminuirà.
Verificate quindi la posizione del bambino durante la poppata. Anche questa incide sulla produzione del latte, poiché se attraverso una posizione sbagliata il bambino non succhia nella maniera giusta il latte non esce, ed è proprio come il discorso del saltare una poppata. Non importa la posizione, che deve essere sempre quella più comoda per mamma e bambino; l'importante è che la sua bocca succhi da tutto il seno, e cioè sia dal capezzolo che dall'areola compresa. Per farlo il naso del neonato deve trovarsi proprio attaccato al seno (senza ovviamente essere schiacciato), con labbra bene aperte (più sono aperte più l'areola entra nella sua bocca) e nessuno schiocco che indichi passaggi di aria.
Per evitare poi che il bambino perda interesse durante la poppata provate a cambiare seno, girando il bambino. Questo “movimentare la situazione” stimolerà sia il suo interesse sia la produzione del latte.
Alcune mamme trovano che anche i massaggi possano essere efficaci. Soprattutto uno: quello eseguito sui seni con le nocche e le mani chiuse a pugno. Parendo dalle costole (quasi sotto alla ascella) proseguite fino al capezzolo, ripetendo varie volte.
Infine, se il latte continua ad essere apparentemente poco, consultate la vostra ostetrica. Vi saprà sicuramente dare indicazioni calibrate sulla vostra situazione, saprà dirvi se effettivamente c'è bisogno di maggiore stimolazione, oppure saprà consigliarvi e prescrivervi alcuni rimedi naturali, come ad esempio le tisane al finocchio, alla galega e al fieno greco (da assumersi però come sempre durante la gravidanza e l'allattamento sotto il controllo del vostro medico curante).
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Serve a disinfiammare dopo gli infortuni sportivi, a depurare la pelle, a dare una spinta alla pelle spenta, a combattere i radicali liberi… L’argilla è conosciuta da secoli per le sue proprietà benefiche sull’organismo, e non solo come materiale per creare manufatti artistici. E anche se si fa di tutta l’argilla un fascio, ne esistono moltissimi tipi, ognuno con i suoi benefici e, soprattutto, con il suo colore specifico. Si va dalla bentonite all’argilla gialla, passando per quella rosa, e ognuno può trovare quella perfetta per la propria situazione.
È l’argilla più diffusa ed è quella utilizzata soprattutto per le maschere di bellezza contro le impurità. Essendo, infatti, un battericida naturale e un elemento purificante, è consigliata per regolare la pelle particolarmente sebacea e grassa. È abbastanza delicata ed è quindi adatta anche alle pelli sensibili, e la si utilizza semplicemente mischiando la polvere di argilla bianca con dell’acqua, formando una cremina e spalmandola sul viso.
Dal colore intenso, quasi mattone, l’argilla rossa è ancora più purificante e oltre a regolare il sebo elimina anche le tossine della pelle.
Si tratta di un mix tra argilla bianca e argilla rossa ed è quindi un potente detossinante e un validissimo seboregolatore. Idrata e allo stesso tempo regola il grasso ed è quindi ottima anche per il cuoio capelluto. Come sempre, la si utilizza mischiandola con dell’acqua.
Questa argilla può essere utilizzata a livello topico come le altre oppure essere ingerita (sotto consiglio del medico o dell’erborista): è infatti molto depurativa e, a contatto con i liquidi, attira le tossine, che vengono poi espulse dal corpo insieme alla bentonite.
Tra le sue proprietà c’è quella cicatrizzante, oltre alle classiche depurativa e purificante. La si può usare quindi come maschera per il visto e per il collo. È perfetta per tutti i tipi di pelle, anche la più sensibile e soprattutto quella matura che presenta già qualche segno del tempo, ed è ricchissima di minerali.
Le fuoriuscite notturne di pipì e pupù sono l’incubo delle mamme e dei papà di tutto il mondo. Primo: perché il bambino si sporca tutto. Secondo: perché il lettino si sporca tutto. Terzo: perché noi ci sporchiamo tutti!
Questi inconvenienti, tuttavia, sono evitabili: basta seguire qualche regola base e, soprattutto, scegliere i giusti pannolini (e scegliere la giusta tecnica di chiusura!). Ecco dunque i nostri consigli su pannolini, trucchi e regole.
La prima regola per evitare le fuoriuscite di liquidi e solidi dal pannolino è utilizzare i pannolini della giusta taglia, sempre. Se troppo grandi, beh, chiaramente non tengono al meglio, dal momento che gli elastici risultano allentati e non ben tirati; se troppo piccoli, invece, scivolano via e non coprono le zone che dovrebbero coprire.
Un consiglio è quindi quello di affidarsi a servizi di pannolini in abbonamento che ci permettano di ricevere tutti i mesi i pannolini a casa (super comodità) e di avere sempre la taglia giusta. Lillydoo, ad esempio, permette di mandare indietro le scatole di pannolini chiusi quando il bambino cambia taglia, modificandola con un clic e ricevendo così subito la taglia giusta. In questo modo eviteremo lo spreco di dover buttare via o donare i pannolini di taglia troppo piccola, oppure di utilizzarli per non sprecarli, rischiando così le fuoriuscite notturne, oltre che il fastidio dei bambini (che si sentono stringere, irritando anche la pelle).
Se già non conoscete Lillydoo, l’azienda permette di ricevere un pacchetto prova al solo costo delle spese di spedizione: sono pannolini davvero morbidi, oltre che comodi, e noi ci troviamo benissimo. E poi sono di qualità, una caratteristica imprescindibile quando cerchiamo pannolini che evitino le uscite notturne! Meno qualità, infatti, significa più possibilità di inconvenienti.
Altro accorgimento per evitare le perdite, sembra scontato, ma è cambiare sempre il bambino prima di metterlo a letto, anche quando dorme sereno. Per i bambini che sono soliti dormire molte ore, e che quindi si ritrovano con un pannolino bello pieno, è consigliato evitare di farli bere nell’ora precedente alla nanna, cambiando l’ultimo pannolino della sera proprio a ridosso del coricarsi, in modo da arginare il problema.
Una regola è poi mettere il pannolino nella maniera corretta, con gli adesivi laterali ben saldi, oppure con la mutandina ben infilata. Per capire se abbiamo usato la tecnica corretta, bisogna verificare che tra l’elastico e la coscia non ci siano spazi.
Mantenere la zona ben asciutta è poi un’altra regola base. In questo caso, sia per evitare irritazioni e dermatiti, sia per assicurare la tenuta del pannolino. Dopo il cambio pannolino, quindi asciughiamo molto bene la zona intima e le pieghe del sederino con un panno morbido, oppure, in estate, lasciamo asciugare tutto all’aria.
Non sono solo le donne a cambiare completamente nel momento in cui diventano mamme (è scientifico: gli ormoni e il cervello rivoluzionano completamente una madre). Anche gli uomini cambiano. Moltissimo. E a dirlo è la scienza.
Innanzitutto, questo cambiamento è un cambiamento provato e fisico. Si dice sempre che una mamma diventa mamma nel momento in cui vede le lineette sul test di gravidanza (e in effetti gli ormoni sono già in circolo), mentre un papà diventa papà nel momento in cui vede il proprio bambino al momento del parto (o, possiamo ipotizzare, al momento dell’adozione, dal momento che le emozioni sono altrettanto forti).
Questo perché non sono solo le emozioni a giocare un ruolo importante: nel momento in cui vedono loro figlio o loro figlia, gli uomini subiscono un cambiamento psicologico importante, dovuto soprattutto all’abbassamento drastico del testosterone e all’innalzamento dei livelli di prolattina e ossitocina.
A mostrare tutto questo è uno studio del 2011 che spiega come nei soggetti studiati il testosterone si è abbassato del 40% durante il primo mese di genitorialità, aumentando al contempo la propria sensibilità genitoriale e il legame con la propria prole.
Questo studio suggerisce quindi che gli esseri umani maschi abbiano un sistema neuro-endocrino che sappia rispondere alla genitorialità, supportandola, trasformandoli in persone capaci di prendersi cura degli altri. Alti livelli di testosterone, infatti, hanno mostrato che al contrario gli uomini rispondono molto meno al pianto dei bambini e sentono meno l’empatia.
Anche la prolattina, a quanto pare, gioca un bel ruolo (anche se non ci si aspetterebbe di trovarla negli uomini!). In questo caso, comincia a salire nelle settimane precedenti al parto anche nei futuri papà (cresce del 20%!), stimolando così i “comportamenti paterni” proprio come aumenta la sensibilità materna nelle donne. E in effetti altri studi hanno mostrato che gli uomini con i livelli di prolattina più alti sono più propensi ad occuparsi dei bisogni dei bambini rispetto agli altri.
Lo stesso vale per l’ossitocina, l’ormone conosciuto da sempre come l’ormone responsabile del “senso materno”. Qui, allo stesso modo, diventa fondamentale per il “senso paterno”, in un circolo virtuoso: il nostro corpo, infatti, la produce quando interagiamo con il bambino, rafforzando quindi il legame tra padre e figlio, come accade per quello tra madre e figlio. Nel caso dei papà, questo ormone aumenta quando giocano con i bambini, più che quando li cambiano o li nutrono. Questo significa che l’ossitocina sarà preziosa per tutta l’infanzia, con le occasioni di gioco che aumenteranno sempre di più, aumentando allo stesso tempo la forza del legame.
L'allattamento non è semplice e i problemi sono normali, e non straordinari. Dopotutto, allattare è un duro lavoro. Ma è bene conoscere il proprio corpo per capire quando qualcosa non va e provare a rimediare prima che sia troppo tardi.
Uno di questi problemi è certamente l'ingorgo mammario, che è parecchio doloroso ma che non è da confondere con la mastite. E che è risolvibile attraverso un rimedio naturale, semplice e indolore: gli impacchi con argilla.
Innanzitutto, come capire se qualcosa non funziona? Il seno può apparire rosso, può esserci un po' di dolore, il latte fatica ad uscire, si avverte male durante la poppata, esce un po'di sangue dal capezzolo a causa delle ragadi... Oppure compare un po' di febbre. E sì, allora forse c'è qualche problema.
Il primo consiglio è come sempre affidarsi alle cure di un'ostetrica specializzata: saprà certamente indirizzarvi verso la cura più adatta a voi dopo aver individuato con certezza il problema.
Quando in corso c'è però un ingorgo mammario potreste trovare sollievo con un rimedio semplice come quello dell'argilla verde ventilata (diversa dalla bentonite).
Prima di tutto è bene che capiate però se si tratta effettivamente di un ingorgo oppure della mastite. In quest'ultimo caso si tratta di un'infezione, e non di un'infiammazione dovuta al semplice ristagno di latte (nel qual caso il seno diviene gonfio e dolente, è accompagnato da brividi e assume una forma a palla, tondeggiante; il bambino non riesce ad attaccarsi bene perché scivola). Il trattamento dovrà quindi essere differente e concordato con il proprio medico.
Spesso la causa degli ingorghi sono le poppate eseguite regolarmente a orari e con durata prestabiliti. Può sembrare strano ma non lo è: il motivo è che il bambino non viene lasciato libero di succhiare quando vuole, quando ne sente il bisogno, e il latte rischia di ristagnare. Il primo passo è recarsi da un'ostetrica che aiuterà, attraverso la spremitura manuale o con il tiralatte, a svuotare l'ingorgo. Tuttavia per decongestionare il seno molte mamme trovano sollievo attraverso l'utilizzo dell'argilla verde ventilata, dalle proprietà terapeutiche davvero molto efficaci (decongestionanti, disinfettanti, antinfiammatorie, antianemiche, antidolorifiche) e dall'azione depurativa molto forte (assorbe le tossine e rilascia minerali!).
L'argilla verde ventilata riesce a portare così in superficie l'infiammazione, decongestiona e disinfiamma la zona colpita dall'ingorgo e restituisce sollievo. Per sfruttarla preparate in una ciotola l'impacco, mischiando l'argilla verde ventilata con dell'acqua tiepida fino ad ottenere un composto denso e omogeneo. Spalmate quindi questa crema fangosa sulla parte del seno interessata (oppure su tutta la zona mammaria) e lasciate agire per venti minuti (tempo dopo il quale l'azione si capovolge e le tossine vengono restituite al corpo). Terminati i venti minuti lavatela con dell'acqua tiepida.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
La canapa non è solo un tessuto (sostenibile!) e non è solo il cannabinoide conosciuto ai più per questa sua caratteristica. La canapa è la pianta da cui si ottiene il composto CBD, un cannabidiolo che influenza una vasta rete di recettori che influenzano il sonno, l’appetito, l’umore e tanto altro.
E no, non è tossico: il CBD è infatti uno dei tanti composti organici presenti nelle piante di canapa ed è molto tollerato dal nostro corpo. E non è un composto psicoattivo come si penserebbe; ovvero, non c’entra niente con il THC presente nella marijuana, responsabile dei famosi effetti collaterali psicotropi. In altre parole:il CBD è la sostanza non psicoattiva (ma terapeutica) della cannabis.
Diventa quindi molto benefico per il nostro organismo, il nostro sistema immunitario e la nostra mente, soprattutto sotto forma di olio di CBD, e ora vi spieghiamo come.
Il CBD deriva dalla pianta della canapa e agisce sul sistema endocannabinoide, o SEC, un sistema che hanno tutti i mammiferi e alcuni non mammiferi e che regola alcuni organi (come il cervello), il sistema immunitario e il sistema nervoso. Osservando questi sistemi e facendo sì che funzionino, il SEC assicura che questi organi e sistemi ricevano ciò di cui hanno bisogno nel momento di necessità.
Cosa c’entra il CBD? Il CBD della canapa può diventare un “direttore generale” del sistema endocannabinoide (che si attiva proprio con l’assunzione del CBD), assicurando che gli enzimi e i composti chimici del corpo siano dove devono stare.
Quali sono dunque i benefici dell’assunzione di CBD tramite integrazione? Grazie al CBD il nostro corpo aumenterà la sua capacità di mantenere tutto in equilibrio, in modo da funzionare alla perfezione. Allo stesso tempo, è rilassante, antinfiammatorio e antidolorifico, stimola la guarigione, quieta l’ansia e aiuta contro disturbi quali epilessia, vuoti di memoria e schizofrenia.
Questo CBD può essere assunto in vari modi. Il prodotto più conosciuto è l’olio di CBD, come quello di Cibdol, azienda seria e affidabile, da dosare a piacimento a seconda delle indicazioni del proprio medico o erborista. Ne bastano poche gocce al giorno.
Esistono anche le capsule: in questo caso sono predosate e sono mischiate ad un olio vettore, l’olio d’oliva. Sono utili a chi non apprezza il gusto dell’olio di CBD e a chi preferisce assumere questa sostanza già dosata. In generale, la dose da assumere varia da persona a persona, poiché gli organismi sono unici e poiché i recettori si comportano in maniera soggettiva.
Le creme con CBD servono invece a concentrare gli effetti del cannabinoide su una zona precisa del corpo, agendo sui recettori della pelle.
E in allattamento si può assumere il CBD? Purtroppo non esistono ancora studi che chiariscano la situazione. In generale, il CBD è ben tollerato dagli adulti e non tossico sul loro organismo, e potrebbe quindi avere molti benefici sulla madre, combattendo anche, ad esempio, la depressione post parto o la stanchezza estrema che caratterizza i primi mesi di vita del bambino. Ma non essendoci ancora studi che analizzino a fondo gli effetti sui neonati (che tuttavia ricevono già dei cannabinoidi attraverso il latte materno: sono quelli prodotti dal sistema endocannabinoide della mamma), è consigliato rivolgersi al proprio medico prima di assumere CBD in gravidanza o allattamento al seno.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
L'autunno è la stagione perfetta per sfruttare gli ingredienti di stagione più buoni (la zucca, i broccoli, i cavoletti di Bruxelles...) e proporre così in tavola verdure deliziose in maniere diverse e apprezzate da tutti. Le vellutate, ad esempio, spesso piacciono anche ai bambini, perché non hanno i "pezzettoni" del minestrone e perché hanno colori accesi e invitanti. Proprio come questa zuppa vellutata al broccolo viola (che ormai troviamo in tutti i mercati e supermercati più forniti) aromatizzata con rosmarino e salvia.
Non sono solo prezioso veicolo di morale e di insegnamenti: le fiabe, le favole e i libri letti ai bambini possono venire in aiuto anche nella quotidianità poiché, a quanto pare, esistono fiabe perfette per far sì che i bambini comprendano meglio l’importanza del rispetto delle regole. Tradotto: alcune fiabe ci faranno fare molta meno fatica!
Ci sono regole e regole, ma in generale ogni bambino ha quelle che rispetta tranquillamente e quelle che invece fatica a seguire. Che sia mangiare le verdure, non urlare, non correre, dire sempre grazie e per favore… A volte le rispettano, a volte non ascoltano proprio. E quando una regola diventa difficile da inculcare, possiamo affidarci alle fiabe.
Elisabetta Mauti è una psicologa e ha scritto il libro “Le fiabe per… insegnare le regole”. Sottititolo: “Un aiuto per grandi e piccini” (lo potete acquistare qui o nella vostra libreria di fiducia).
Insegnare ai bambini l’importanza del lavarsi i denti, di entrare nel seggiolino, di mangiare frutta e verdura e di tutto ciò che cerchiamo di trasmettergli a volte non è semplice, perché i bambini semplicemente o non ascoltano o esplicitamente fanno il contrario. Il problema sta nella comunicazione e soprattutto nel diverso modo che gli adulti e i bambini hanno di vedere il mondo. In altre parole: a volte usiamo una comunicazione che va bene tra noi adulti, ma che non arriva ai bambini.
Quale migliore comunicazione, dunque, delle fiabe e dei libri? Questo strumento, come spiega nel libro Elisabetta Mauti, diventa un ponte perfetto per fare capire ai bambini l’importanza di certe cose, utilizzando il linguaggio delle favole, che è quello che comprendono meglio.
Queste favole possono quindi essere lette o raccontate durante la giornata al momento del bisogno (quando, quindi, i bambini parrebbero non ascoltare) oppure quando introduciamo una nuova regola da seguire.
La psicologa e attrice ha spiegato all’ANSA che le fiabe offrono “un piano immaginario in cui mamma, papà e bambino possono incontrarsi e comunicare, impresa ardua specie con bimbi piccoli che vivono in un 'mondo diverso' da quello dei grandi, intessuto di magia e non di vita pratica”.
Da lì alcuni esempi: quando il bambino non vuole lavarsi i denti, ad esempio, possiamo imporre la nostra autorità, provocando scontro e maggior rifiuto, oppure possiamo raccontare una storia includendo un bambino che non voleva proprio lavarsi i denti, eccetera eccetera.
“Le favole”, ha aggiunto Mauti ad Ansa, “servono a raccontare il mondo dei grandi ai bambini: lo spiegano e lo fanno comprendere. Sia aiutandoli a capire le ragioni delle cose, sia a dare un nome alle emozioni che li assalgono. Naturalmente”, precisa l'esperta, "esistono regole su cui non si discute (non si attraversa la strada da soli), e regole che pian piano costruiscono le abitudini del bambino: lavarsi, vestirsi, andare all'asilo, andare a letto, non mettersi le dita nel naso e così via. In ogni caso li si può aiutare raccontando una storia ogni volta che il piccolo si impunta, così l'abitudine pian piano si consolida”.
Domenica scorsa ho partecipato con Il Club delle Mamme e Cavoli a Milano a una masterclass di cucina con Damiano Organic, un marchio di prodotti italiani biologici e selezionati che è davvero affidabile e gustoso. Abbiamo imparato, tra le altre cose, a preparare le tagliatelle. Era la prima volta che le facevo e il risultato è delizioso! E con la stessa ricetta si possono ottenere anche dei maltagliati, semplicemente stendendo la pasta e tagliandola a triangoli irregolari.
Ecco la ricetta delle tagliatelle, da condire poi con il sugo che preferiamo (io l'ho fatto ai pomodorini, scalogno e mandorle!).
Un argomento delicato e importante esattamente come l'organo di cui stiamo parlando: la pulizia quotidiana del pisellino dei maschietti è imprescindibile, importantissima per scongiurare infezioni, bruciori e disturbi legati ad una cattiva igiene.
Se ne sentono di tutti i colori, ognuno ha la propria idea, ma finalmente è stato chiarito: sì, c'è un metodo ideale per pulire il pene, ma, no, non prevede la "ginnastica prepuziale", e cioè l'apertura e lo "srotolamento" della punta del pene.
Il prepuzio altro non è che lo strato di pelle che ricopre il glande del pene dei bambini (e degli adulti, anche se in maniera differente).
Lo sappiamo: tutti se lo sono sentito dire almeno una volta, tutti conoscono qualcuno che ne è convinto e tutti hanno quel pediatra che è ancora fermo sull'idea che per pulire a fondo il pene dei bambini sia necessario fare scivolare in basso il prepuzio scoprendo il glande, per evitare accumuli di sporco.
Ma facciamo un passo indietro per capire perché questa operazione è assolutamente sbagliata. Per farlo osserviamo l'anatomia: nei neonati il prepuzio è molto lungo e stretto, ricopre praticamente in maniera totale il glande, e presenta solo un buchino molto stretto in grado di far passare la pipì. Il glande insomma non resta scoperto: lo sarà solo in età adulta, quando diventerà più corto e ampio, struttura necessaria per avere sani rapporti sessuali.
Cambierà da solo con la normale crescita, dal momento in cui il pisellino non sarà più così piccino e infantile: già dai sei o sette anni (ma può accadere anche più tardi, in ogni caso prima della maturazione sessuale - se non succede, il pediatra potrà aiutare consigliando l'applicazione di una semplice pomata) il prepuzio si modificherà, permettendo lo "scoperchiamento"; il bambino imparerà da solo a pulirlo anche lì sotto, srotolando la pelle che ormai non farà resistenza.
Già, resistenza: un concetto utile a capire l'inutilità del gesto prima della pubertà. Il prepuzio non si srotola fino in fondo, è ancora molto attaccato alla pelle del glande, e questo dovrebbe essere un campanello per capire che forzare sarebbe sbagliato. Scollare queste zone significa rischiare di creare minuscoli taglietti e minuscole cicatrici che oltre ad essere dolorose potrebbero chiudere ancora di più il pene provocando fimosi che durante lo sviluppo dovrebbero richiedere un'operazione chirurgica per essere rimosse.
Per non parlare delle implicazioni imbarazzanti: non tutte le mamme sono a loro agio (giustamente) nell'eseguire l'operazione, soprattutto se si pensa che in maniera del tutto spontanea, umana e naturale la maggior parte delle volte che il pisellino viene toccato in quel modo può verificarsi un'erezione.
È uno spazio che insomma non esiste, che non dovrebbe essere preso in considerazione: il prepuzio ha questa conformazione chiusa per motivi specifici. Il pisellino non ha ancora funzioni sessuali, quindi non ha bisogno di esporre il glande, che proprio grazie al prepuzio viene così protetto dalle feci e dalle urine sempre a contatto nei pannolini.
In parole povere, non è vero che resta dello sporco in questa zona: non si accumula, ma al massimo crea delle palline giallastre che dannose non sono. Stanno lì, non danno fastidio e pian piano vengono espulse naturalmente.
Ed ecco allora che la pulizia diventa molto, molto semplice: basta limitarsi a pulire la parte esterna del pisellino sotto l'acqua. Niente di più. L'importante è farlo con costanza e delicatezza.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.