Il nostro corpo risente in misura sempre maggiore, col passare dell’età, di stress e ansia: scopriamo in che forma e come fare per arginare il problema.

A pagare le conseguenze di uno stile di vita frettoloso, irregolare e stancante non è solo la nostra mente. Come ben si sa, ad ogni giorno che passa stanchezza e nervosismo minano la giornata, fanno saltare appuntamenti e rovinano le giornate; quando si tratta di mamme in carriera, poi, gli effetti sono ancora più evidenti. In particolare, a subire le conseguenze di stress e ansia è in primo luogo la nostra pelle e i nostri capelli: la zona più “superficiale” e visibile del nostro corpo.

Gli effetti dello stress su pelle e capelli, oltre che su vari altri organi, sono numerosi e mai positivi. Ma l’epidermide deve fare giornalmente i conti anche con invecchiamento, agenti atmosferici, batteri, inquinamento, scarsa idratazione e così via: un vero inferno per la parte del nostro organismo che maggiormente è preposta alla difesa del resto del corpo!

Cosa succede al nostro corpo sotto stress? E come fare per arginare il problema e restituire un po’ di sollievo a pelle e capelli rovinati? Ovviamente nessuna bacchetta magica verrà in soccorso di mamme sull’orlo di una crisi… Ma esistono alcune semplici precauzioni da mettere in atto per ritrovare l’equilibrio.

Integratori

Quando la pelle è stanca, una delle migliori soluzioni è ricorrere agli integratori. Il Lievito Sohn pelle e capelli, ad esempio, contiene una speciale formula a base di zinco e biotina che ripara pelle e capelli danneggiati da stress; nella formula concentrata, inoltre, grazie all’azione di vitamine, sali minerali e zinco permette a unghie, pelle e capelli riacquistare salute e quindi presentarsi più forti, lucenti e resistenti. Per un intervento mirato e veloce, quando appunto si ha poco tempo per prendersi cura del proprio corpo, l’uso di integratori può rivelarsi un valido alleato alla lotta contro i segni dello stress.

Combattere l’azione del cortisolo

Quando la pelle risente dello stress e delle fatiche quotidiane si presenta presto più vecchia: l’invecchiamento precoce della pelle è infatti uno dei primi e peggiori effetti dello stress sull’epidermide. Questo particolare effetto è dovuto soprattutto all’incremento del cortisolo, il cosiddetto “ormone dello stress”, prodotto dall’organismo in condizioni di stress e di affaticamento. Se da una parte la produzione di cortisolo è necessaria per sopportare periodi di stress acuto, dall’altra inibisce l’elaborazione di collagene, che è uno degli elementi indispensabili per rendere la pelle luminosa, morbida, elastica e – appunto – dall’aspetto giovane.

Dunque è bene aiutare l’organismo a stimolare la produzione di collagene, a partire da ciò che si porta in tavola: è sufficiente aumentare le dosi di verdure a foglia verde (come gli spinaci, le bietole e i cavoli) e di frutta (come gli agrumi, i kiwi, l'ananas e il melone). Questi alimenti sono infatti ricchi di vitamina C e luteina, sostanze che ne stimolano la produzione.

Proteggersi dal sole

Lo stress di pelle e capelli non è soltanto quello psicofisico che viviamo ogni giorno: il nostro organismo , anzi, può soffrire anche quando noi ci sentiamo “a riposo”. Un esempio? Bello rilassarsi sotto al sole in spiaggia, ma che fatica per la pelle sopportare i raggi del sole! Le radiazioni ultraviolette (ovvero i raggi UV) non sono responsabili solo di sgradevoli scottature, ma anche di antiestetiche macchie, secchezza cutanea e desquamazione, anche vari giorni dopo l’insolazione. Anche i capelli risentono della forte irradiazione (oltre che di eventuali bagni in acqua salata) e possono assottigliarsi, spezzarsi e apparire meno morbidi e lucenti.

Per ovviare al problema bisogna ricorrere a protezioni solari, di potenza commisurata al tono di carnagione di ogni pelle: prevenire dunque resta la soluzione migliore. Anche in questo caso una mano arriva dalla natura: secondo recenti studi consumare la scorza di limone, ricca di limonene, può essere d’aiuto per proteggere le cellule dai danni dei radicali liberi causati dall’esposizione solare, grazie all’azione degli ossidanti e della vitamina C contenuti in grandi concentrazioni.

Non sottovalutare le infiammazioni

Molto spesso si sente parlare di dermatite da stress, psoriasi e orticaria nervosa, rosacea e altre manifestazioni simili: ecco la prova manifesta e scientifica – se ancora ce ne fosse bisogno – che stress e pelle non sono un buon connubio. Nervosismo e stanchezza possono generare una reazione infiammatoria nelle zone più sensibili del nostro corpo, e non per ultimo sul viso. Nel caso della dermatite, ad esempio, le manifestazioni più conclamate si verificano attorno ad occhi e labbra, oppure in corrispondenza delle articolazioni (sulle dita e sul polso, nell’incavo di gomito e ginocchia).

In questi casi, è sempre bene contattare un medico o un dermatologo professionista che possa fare un’accurata diagnosi: le manifestazioni possono essere molto varie e differenti tra loro e ciascuna ha un proprio trattamento. In base al tipo di disturbo si potrà quindi elaborare una cura basata su creme lenitive, oli emollienti, oppure trattamenti farmacologici (con antinfiammatori o cortisonici).

 

 

Photo by Bennie Lukas Bester from Pexels

Contrariamente a quanto crediamo, i popcorn sono uno snack sano. Ma solo se li prepariamo alla maniera tradizionale e al naturale! Niente burro e poco sale quindi, per una merenda o uno snack davanti alla tv delizioso, soddisfacente e incredibilmente salutare.

I popcorn fatti in casa in padella (detti anche colombine in alcune zone d'Italia), infatti, sono semplici e facili da fare, ma anche nutrienti e sani, se li prepariamo senza troppi grassi e se non ci ingozziamo. Sono infatti ricchi di amido, fibre e proteine, ma anche ferro, vitamine B1 e B2 e carotenoidi. Essendo poi poveri di zuccheri, sono ideali come snack.

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Quindi via libera ai pop corn al naturale: prepariamoli in casa e non mangiamone vagonate e ci faranno pure bene!

La ricetta dei popcorn in padella fatti in casa: come fare in casa le colombine con una padella antiaderente e del mais

 

Loro comincerebbero subito: quando capiscono suppergiù di cosa si tratta, cercano subito di imitarci, prendendo in mano la penna e scarabocchiando sul foglio con aria intenta e concentrata. Scrivere per i bambini non è solo un rito di passaggio, ma è anche molto affascinante. E non è semplicemente come disegnare: è diventare grandi!

C’è chi impara già a leggere e scrivere durante gli anni della materna e chi comincia a farlo in prima elementare. In ogni caso, un po’ di allenamento precedente non guasta! Perché per scrivere i bambini devono acquisire forza nelle mani e precisione, dominare la manualità fine e ad avere un’ottima coordinazione occhio-mano. 

Ecco dunque qualche esercizio per allenare i bambini alla scrittura (e, in generale, alla manualità fine).

Le migliori attività per allenare i bambini alla scrittura: quali giochi e attività proporre per allenare le mani e la precisione

Modellare la sabbia cinetica

Giocare con la sabbia cinetica è divertente e anche educativo, e non solo per i piccoli futuri architetti, ma per tutti i bambini, che possono stimolare creatività e fantasia mettendo al contempo in azione le mani e le dita, che si muoveranno in accordo con gli occhi e con la mente per creare ciò che hanno in testa.

Giocare alle ombre cinesi

Sono super divertenti per i bambini, ma sono anche un allenamento perfetto per i movimenti non standard delle dita, che serviranno per muovere al meglio la penna sul foglio: viva le ombre cinesi!

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Disegnare

Banale? No, fondamentale. Disegnare non è importante solo per la creatività, ma anche per la manualità fine e per la presa della biro e della matita. Disegnando con i pastelli a cera, i pastelli, i pennarelli e il pennello i bambini acquisiranno sempre più forza nelle dita e miglioreranno pian piano l’impugnatura. Lasciamo quindi che comincino a disegnare fin dai primi anni di vita, dal momento in cui mostrano interesse per questa attività naturale e importante.

Usare le pinze

Creiamo una working station montessoriana, ovvero prepariamo davanti agli occhi dei bambini due cestelli: in uno mettiamo delle caramelle o degli oggetti di piccole dimensioni, mentre l’altro lo lasciamo vuoto. Diamogli poi delle pinze da cucina: il gioco è semplicemente spostare gli oggetti da un cesto all’altro con precisione, usando solo le pinze!

“Scrivere” tante forme

Piccole, regolari e in successione, cercando di mantenersi su una riga piuttosto dritta: sarà anche noioso, ma è fondamentale! Cominciamo con le forme e passiamo poi a delle grechine regolari.

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Scrivere nella farina

Prima con le dita, e poi con un bastoncino del diametro, più o meno, di una matita o di una penna: in questo modo i bambini impareranno le lettere dell’alfabeto, impugnando un oggetto proprio come la penna che useranno e allenando le dita alla presa.

Altro

Altre attività? Usare le forbici, cucire, stendere i vestiti delle bambole con le mollette, imparare a chiudere i bottoni e ad allacciare le scarpe, fare dei braccialetti con le perline… Tutti giochi e attività semplici e a volte quotidiani, ma davvero molto importanti e stimolanti.

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La manualità fine e la coordinazione occhio-mano sono abilità che il bambino acquisisce piano piano, nel tempo. Nei primi quattro anni di vita queste specifiche skill le si allena attraverso il gioco e l’arte, ma soprattutto attraverso la vita quotidiana e le infinite prove. A poco a poco il bambino arriverà quindi a padroneggiare la sua manualità, cominciando, in età scolare, a maneggiare anche le matite in maniera precisa per la scrittura.

Insomma: la coordinazione occhio-mano e la manualità fine sono fondamentali per la vita pratica dei bambini e per l’ingresso a scuola. Ma come fare per stimolarle?

Come stimolare manualità fine e coordinazione occhio mano: i giochi e le attività per preparare i bambini alla scrittura e alla vita pratica

La prima cosa da fare per stimolare la manualità fine è scegliere attività e giochi che coinvolgano molto le mani e la precisione. Bene, quindi, le working station, ovvero dei tavolini preparati per i bambini con tante attività di precisione, come lo spostamento di piccoli oggetti con le pinze da cucina, lo stendere i vestiti delle bambole, il travasare acqua, farina e legumi con imbuti e altri accessori… Sono giochi ecologici ed economici che aiutano i bambini ad essere più precisi e che stimolano anche la concentrazione.

Un ottimo strumento per allenare la manualità fine e la coordinazione occhio mano (che altro non è che la capacità delle mani di seguire i movimenti degli occhi, un’abilità necessaria all’essere umano) è la sabbia cinetica, una speciale sabbia che non sporca, non macchia e che permette di creare infinite forme, tornando sempre allo stato originario.

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Photo: Close-up of a photo in the hands of kinetic sand on a white background by Marco Verch under Creative Commons 2.0

Sempre nella sabbia cinetica possiamo lasciare che i bambini “scrivano” con le dita e che disegnino come sulla sabbia del mare.

Il disegno, quindi, è un altro esercizio fondamentale in questo senso. È bene che i bambini fin da piccoli siano lasciati liberi di scarabocchiare su fogli grandi che via via si fanno più piccoli, con matite, penne, pennarelli… Con gli anni la loro precisione si farà più ordinata, e anche la presa della matita o della penna si farà sempre più forte. La forza delle dita, infatti, è fondamentale per lo sviluppo della manualità fine!

Utile in questo senso sono i contagocce. Sembrano uno strumento semplice e leggero, ma per un bambino che sta sviluppando la manualità e i muscoli delle mani sono manna dal cielo. Un gioco può essere quello di travasare proprio con un contagocce del liquido colorato da una bacinella ad un recipiente più piccolo e preciso.

Altri aggeggi che ci vengono in aiuto esattamente come il contagocce sono le pinze per bucare la carta, le forbici per bambini e le vecchie macchinette per stampare etichette (sul cui manico bisogna premere forte forte per imprimere le lettere).

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Anche i puzzle sono molto consigliati per allenare la coordinazione occhio-mano, così come gli sport che richiedono un oggetto (come una racchetta) e il gioco delle costruzioni (con i mattoncini che da grandi si fanno sempre più piccoli).

Infine, via libera al cucinare insieme: mescolare, tritare, impiattare e compagnia bella sono tutti esercizi pratici e quotidiani che stimolano i bambini non solo a mangiare meglio, ma anche ad essere più precisi!

Uno studio pubblicato sul sito dell’Università del Michigan lo dice chiaramente: i bambini mostrano segni di altruismo già in tenerissima età. Ma allora la convinzione che l’egoismo sia insito nell’essere umano dove va a finire? E, soprattutto, come possiamo fare per far sì che la società non intacchi questa bellissima caratteristica naturale dei nostri bambini?
 

In altre parole: come possiamo fare per far sì che i nostri figli crescano altruisti (come da loro natura)?

I bambini non sono egoisti: come fare per crescere altruisti

Oltre allo studio citato in precedenza, a sostenere la questione è il ricercatore Felix Warneken, che in un’intervista all’Huffington Post ha dichiarato di aver scoperto che i bambini biologicamente e spontaneamente avrebbero una tendenza naturale a curarsi degli altri. “Aiutano fin da piccoli, e lo fanno senza che glielo si chieda, senza che gli si offra una ricompensa o senza che i genitori li osservino. Questo ci fa credere che la natura umana non sia egoista, ma che siamo ben equipaggiati con inclinazioni altruistiche che possono essere valorizzate”.

Detto questo, un conto è la natura, e un conto è l’educazione. E se l’educazione migliore è quella che passa dall’esempio e quella che tiene conto delle tendenze naturali dei bambini, capiamo che è fondamentale cercare di trasmettere questo valore ai nostri figli. Come fare, quindi, per mantenere questa tendenza altruistica?

Innnanzitutto, mostrandoci noi per primi altruisti. In casa, ad esempio, cerchiamo di aiutarci sempre gli uni gli altri, vicendevolmente.

Mostriamo poi le nostre emozioni e cerchiamo di parlare sempre dei sentimenti, di come ci si sente. L’altruismo, infatti, scaturisce prima di tutto dall’empatia: se un essere umano sa cosa prova un altro essere umano, allora tenderà ad aiutarlo, a confortarlo, a farlo sentire bene. Ecco che quindi l’empatia diventa il primo passo per coltivare l’altruismo, scacciando l’egoismo.

Per aumentare l’empatia, possiamo poi leggere dei libri sull’empatia ai bambini, ma anche leggere libri in generale: leggere significa mettersi sempre nei panni di qualcun altro!

Spingiamo poi, soprattutto i primi anni, sull’intelligenza emotiva e cerchiamo sempre di parlare di tutto. Il dialogo su temi importanti è importantissimo per sviluppare il senso critico dei bambini (parlando delle cose in base alla loro età) e per fargli sempre pensare agli altri, oltre che a loro stessi.

Enfatizziamo quindi la gratitudine: mostriamo la bellezza del donare, quindi, ma anche il piacere del ricevere. Quando qualcuno ci fa un favore, ringraziamo e parliamo di quanto è bello sentirsi coccolati; elogiamo i bambini quando si mostrano altruisti nei nostri confronti; e spingiamo in generale sul concetto di gratitudine.

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Ah! Infine, non preoccupatevi troppo se i bambini, nei primi anni, vi paiono “egoisti” perché non condividono le loro cose. Non condividere non è sinonimo di essere egoisti, ma è un comportamento naturale per i bambini (qui un articolo dedicato). Sarà proprio crescendo e venendo da noi educati che i bambini capiranno il valore della condivisione, di pari passo con il loro mantenersi altruisti.

Neonati e singhiozzo, cosa fare

Martedì, 28 Luglio 2020 08:12

Ci prende un po’ alla sprovvista, soprattutto le prime volte: quel singhiozzo nei primi mesi di vita è davvero spaventoso per un neogenitore! Ma la buona notizia è che è un riflesso naturale assolutamente innocuo e a livello medico-pediatrico, tendenzialmente, non c'è nulla di preoccupante.

Neonati e singhiozzo, cosa fare: i consigli degli esperti riguardo al singhiozzo nei bambini

Solitamente arriva dopo una poppata, e subito pensiamo: “Oddio, avrà succhiato troppo in fretta. Oppure in maniera troppo abbondante!”. In ogni caso, il primo singhiozzo del neonato può fare paura. Perché come tutto, un fatto così normale per noi adulti se associato ad un bambino molto piccolo può fare spaventare. Gli farà male? Finirà da solo? Dovrò fare qualcosa per alleviarlo?

La risposta è “no”. Non dobbiamo fare niente: il singhiozzo è uno spasmo muscolare involontario assolutamente naturale che secondo gli esperti andrebbe, anzi!, lasciato accadere.

In un’intervista a Today la dottoressa Hillary Sismondo, pediatra e assistente del NYITCOM dell’Arkansas State University, ha parlato proprio del singhiozzo nei neonati: “Molti genitori si preoccupano e pensano che il proprio bambino possa avvertire un disagio quando ha il singhiozzo. In realtà non è così”.

Il singhiozzo è infatti un riflesso naturale del diaframma, un muscolo tra gli addominali e i torace che si muove su e giù aiutando il respiro. A volte il diaframma, come tutti gli altri muscoli del corpo, soffre di spasmi, e questi spasmi causano il singhiozzo. Il motivo di questi spasmi, tuttavia, non è chiarissimo, e come non è chiaro il motivo, così non sono chiari i metodi per farlo passare. Ecco perché è meglio evitarli del tutto, lasciando quindi che il singhiozzo passi da sé.

Ci sono un gran numero di metodi casalinghi che promettono di fare passare il singhiozzo (se non per i neonati, almeno per i bambini). Pensiamo allo zucchero con il limone, al trattenere il respiro, al bere l’acqua… “Ho sentito parlare di un gran numero di rimedi casalinghi”, ha continuato la dottoressa Sismondo. “Nessuno di questi ha un’efficacia provata e non sono nemmeno sicuri per gli infanti”.

Continua, quindi, suggerendo gli unici metodi sicuri per non causare problemi ai bambini e per provare a calmare il singhiozzo prevedendolo: il semplice ciuccio potrebbe aiutare a prevenirlo, ad esempio, così come delle pause durante le poppate (durante le quali sarebbe bene provare a far fare il ruttino ai bebè). In questo modo uscirà l’aria in eccesso nello stomaco.

ruttino

Anche allattare i bambini prima che siano troppo affamati è un buon metodo per prevenire il singhiozzo, in modo che non siano troppo famelici e quindi ingordi, di latte e di aria.

In generale, basta tenere presente che il singhiozzo non è pericoloso. Una visita dal pediatra, tuttavia, è consigliata in alcuni casi: quando la frequenza del singhiozzo è eccessiva, ad esempio, ma soprattutto quando il singhiozzo è spesso accompagnato dal vomito o da altri segnali di disagio del bambino.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

C’è chi vorrebbe subito fare il secondo dopo pochi mesi dalla nascita; chi dopo cinque anni è ancora insicuro; e chi proprio non ci pensa. In ogni caso, è giusto e naturale avere dubbi sul momento giusto di fare il secondo bambino.

Quando fare il secondo bambino? Rispondono gli esperti.

Le mamme e i papà giustamente si chiedono: ma scombussolerà mio figlio, l’arrivo di un fratellino? Ma è troppo presto? Oppure è troppo tardi? Proprio ora che abbiamo trovato la giusta routine del sonno? Come influenzerà un secondo figlio sulla nostra famiglia? Riceveranno entrambi le stesse attenzioni?

I dubbi e le paure sono normali, e c’è da dire che: 1) ogni famiglia sa quando è meglio portare una nuova vita nel proprio nido; 2) non esistono calendari precisi e la cicogna arriva (se arriva) quando arriva; 3) nel momento in cui arriva un bimbo, presto o tardi, assestarsi risulterà naturale. Certo, ci saranno più o meno difficoltà, ma non abbiate paura.


Detto questo, effettivamente esiste un periodo migliore rispetto ad un altro, e a dirlo è la scienza. Secondo questo studio pubblicato sulla rivista di medicina internazionale JAMA per le madri che restano incinte meno di dodici mesi dopo la nascita del primo figlio, si alza il rischio di nascita prematura, malattie e morte. Questo non significa che sia vietato, anzi, ma semplicemente che il rischio si alza.

La dottoressa Patrice Harold, direttore di ginecologia microinvasiva del Detroit Medical Center's Hutzel Women's Hospital, ha spiegato in un’intervista su parents.com che il periodo migliore per concepire il secondo figlio sarebbe dunque dopo il compimento dei 18 mesi del primo figlio, confermando che attendere questo lasso di tempo diminuirebbe i rischi, come anche raccomanda l’Organizzazione Mondiale della Sanità (che addirittura consiglia di aspettare che il primo figlio abbia compiuto due anni).

In ogni caso, ogni attesa ha i suoi pro e i suoi contro.

Decidere di fare il secondo figlio subito, prima che il primo compia i due anni, è certamente suggerito per quei genitori che vogliono concentrare tutte le forze ora, sfruttando strumenti e approcci per due bimbi quasi contemporaneamente, con il pensiero aggiuntivo di farli crescere “vicini” di età, in modo da potersi tenere compagnia vicendevolmente. I contro di questa scelta sono certamente il caos che regnerà in casa (eh già! Due neonati!), le purtroppo ancora presenti difficoltà sul lavoro per le donne (che potrebbero trovarsi di fronte a scelte dolorose, in una società come la nostra) e il poco sonno.

fratelli in spiaggia

Attendere tra i due e i quattro anni può risultare certamente più “rilassante”, poiché si sono trovati i ritmi con il primo figlio che, un po’ più grande, potrà capire meglio i cambiamenti e addirittura aiutarci. I bambini non saranno così distanti di età, crescendo, e potranno giocare comunque insieme. Anche per quanto riguarda il lavoro, si potranno sfruttare i congedi parentali tornando al lavoro e prendendo il secondo con l’arrivo del secondo bambino, senza stare a casa, in questo modo, per moltissimi mesi filati. I contro? È difficile trovare babysitter che si barcamenino con bimbi così diversi, ma è anche difficile, per alcuni genitori, “tornare” allo stadio uno, ormai superato con il primo figlio.

fratelli vicini età

Attendere di più? I contro saranno gli stessi, e i pro saranno altrettanti: i due bimbi riceveranno quasi le stesse attenzioni (per quei genitori preoccupati del “protagonismo” inevitabile del neonato, che ruberebbe la scena al primogenito) e i genitori potranno focalizzarsi sulla crescita di entrambi, essendo il primo già più indipendente e collaborativo. I bambini saranno anche “lontani” a livello di età, ma anche questo ha i suoi pro: il primogenito si sentirà molto protettivo nei confronti del fratello e diventerà un po’ una guida. Sarà di certo difficile trovare l’equilibrio tra i pannolini e la scuola del bimbo ormai grande, ma sarà una bella sfida. Ah, tra i contro ce n’è anche uno economico: probabilmente tutta l’attrezzatura sarà passata in altre mani o non sarà più sicura perché non più a norma, quindi sarà da rifare!

secondo figlio fratelli

Estate è sinonimo di sole, mare, sabbia, giornate lunghe, camminate… E di zanzare. Ahinoi, i piccoli insetti ci inseguono ogni anno per banchettare sulla nostra pelle (letteralmente), costringendoci ad ungerci con spray e creme antizanzare puzzolenti o iper profumati e a grattarci tutta notte le caviglie nel piccolo punto che avevamo lasciato fuori.

Un’altra soluzione è quella di riempire le case e soprattutto le soglie (e quindi i pressi delle porte finestre e delle finestre) di piante dal profumo sgradito alle zanzare. Invece di riempirci di antizanzare, insomma, rendiamo le nostre abitazioni anti zanzare naturali grazie a queste 6 piante, che oltre a proteggerci coloreranno i nostri spazi e li profumeranno anche.

Le piante anti zanzare per allontanare naturalmente le punture: le sei piante che con il loro profumo allontanano le zanzare

La citronella

La citronella è spesso la base dei prodotti antizanzara, ed è altrettanto ottima se posta sulle finestre o sulle porte. Il suo profumo di limone e di agrumi è molto forte e allontanerà le zanzare naturalmente riempiendo la nostra casa di verde.

citronella

I gerani

Non sono solo decorativi e tipici dei balconi del Trentino Alto Adige: i coloratissimi gerani hanno un potere repellente davvero forte, tanto che potremmo utilizzarne anche l’olio essenziale diffuso per tenere lontane le zanzare. Se vogliamo coltivarli, basta qualche vaso: non hanno bisogno di spazi eccessivamente larghi e quindi vanno benissimo sulle finestre.

gerani

L’erba gatta

La sentono più i gatti di noi, ma il suo profumo ricorda quello della menta e il suo potere repellente è dieci volte superiore a quello delle altre piante citate!

erba gatta

La calendula

Non serve solo per alleviare le irritazioni: la calendula è una pianta ricca di piretro che repelle le zanzare e che possiamo seminare fuori casa nelle aiuole (a terra ai bordi delle siepi e dei cespugli) oppure tenere in vaso sui davanzali e accanto alle porte finestre.

calendula fiore

La lavanda

Il suo profumo è forte e penetrante, molto piacevole al naso degli esseri umani e molto sgradito a quello delle zanzare. La si coltiva o a terra o in grandi vasi ed è quindi adatta per giardini e balconi.

fiore di lavanda

Il basilico

Il basilico in vaso già di suo andrebbe vicino alle finestre per acchiappare tutta la luce del sole disponibile in estate. Lasciamolo quindi in una zona soleggiata (ma non alla luce diretta), vicino alle finestre: il profumo allontanerà le zanzare, inebrierà la casa e ci permetterà di avere a portata di mano qualche foglia per il pesto all’occorrenza.

piantina di basilico

Bambini e faccende domestiche, qualche idea

Venerdì, 24 Luglio 2020 08:11

Per i bambini impegnarsi nelle faccende domestiche fin da piccoli è fondamentale ed estremamente educativo (oltre che utile alla vita, dato che rimarrà loro un bagaglio di azioni che gli permetterà di arrangiarsi e di diventare responsabili).

Ma quali sono le faccende domestiche più adatte ai bambini? Quali compiti assegnare loro per educarli e per insegnargli l’importanza della responsabilità?

Bambini e faccende domestiche, quali assegnare: i compiti domestici perfetti per i bambini

Dai due anni, lasciamo che i bambini raccolgano i loro giocattoli e che li ripongano in un cesto o nella zona in cameretta dedicata. In cucina, possiamo invece lasciare che ci aiutino a lavare gli ingredienti, come la frutta, e in lavanderia possiamo lasciarli dividere insieme a noi i colori degli indumenti da lavare.

Importante è anche, in questo periodo, far sì che i bambini giochino alle faccende domestiche, lavando ad esempio le bambole o stendendo per finta, ad esempio i fazzoletti o i vestiti delle bambole.

Dai quattro, cinque anni un compito perfetto per i bambini è lo spolverare: lasciamo loro un panno in cotone o un panno elettrostatico e lasciamo che puliscano le zone sicure in cui arrivano (e che noi, oltretutto, raggiungeremmo a fatica): le basi dei mobili, i ripiani bassi, gli angolini… Crescendo, poi, potranno spolverare tutto, avendo acquisito una buona manualità da piccoli.

Importante è, se abbiamo un animale domestico, dare un po’ di responsabilità ai bambini in questo senso. Lasciamo che siano loro ad occuparsi ogni mattina e ogni sera dei croccantini, ad esempio, controllando sempre la ciotola dell’acqua. Dai cinque anni questo dovrebbe essere un compito semplice ma serio e importante, che dà loro senso di responsabilità.

Dai sette, otto anni è ora di aiutare davvero con i compiti quotidiani e non solo con lo spolvero del sabato. I bambini a questo punto potranno apparecchiare e sparecchiare (se già non lo facevano) e caricare la lavastoviglie o lavare i piatti dopo il pasto.

padre figlio faccende domestiche

Sempre verso quest’età, è il momento di lasciare ai bambini spazio nella loro cameretta, lasciando a loro il compito di tenerla pulita e in ordine. Una volta a settimana, mentre tutti puliscono la propria zona, i bambini sistemeranno la camera, spolverando, mettendo in ordine e pulendo anche il pavimento. L’aspirapolvere a questo punto dovrebbe infatti essere perfetto per la loro altezza!

Altre faccende domestiche che possiamo affidare ai bambini per insegnare loro educazione, responsabilità, importanza dell’igiene e soddisfazione sono il lavare la macchina (magari pagandoli, e insegnando così loro anche l’importanza del denaro guadagnato), il caricare le lavatrici imparando i cicli di lavaggio, il cucinare insieme a noi e pulire il giardino, il vialetto o l’esterno di casa.

Non dimentichiamo poi il piegare bene i panni quando escono dall’asciugatrice o quando sono asciutti (si potrebbe fare una volta per uno), l’aspirare i tappeti di casa, il semplice asciugare le stoviglie una volta lavate o l’organizzare la raccolta differenziata portando sempre carta, plastica e vetro al posto giusto.

faccende domestiche bambini

Insomma, di faccende domestiche per bambini in casa ce ne sono, basta individuarle e dare la possibilità ai nostri figli di svolgerle, non accollandoci tutto e soprattutto insegnando loro il valore della condivisione, della cooperazione e dell’altruismo.

Stress nei bambini, come riconoscerlo

Giovedì, 23 Luglio 2020 08:43

Come negli adulti, lo stress può presentarsi anche nei bambini. Solo che pensiamo sempre che questo aspetto della vita non li tocchi: “sono ancora piccoli, cosa mai potrebbe stressarli?”. E invece…

E invece la scuola e i voti, le separazioni, le perdite, i litigi, gli incubi, lo sport e chi più ne ha più ne metta provocano spesso stress nei bambini. Che tuttavia non ci comunicano questo loro disagio, in primis perché non sanno riconoscerlo nemmeno loro. Sta a noi genitori, quindi, leggere i segnali e riconoscere i sintomi dello stress infantile, cercando poi di alleviarlo e di cercare aiuto professionale quando la situazione si fa seria.

Stress nei bambini, come riconoscerlo: i segnali dello stress nei bambini, per riconoscerlo immediatamente

Innanzitutto, lo stress vero non è il semplice disagio e il temporaneo senso di agitazione che accompagna tutti nella vita. I bambini stanno crescendo, quindi molte situazioni provocheranno in loro strane emozioni. Questo è normale, è naturale ed è necessario alla crescita. Lo stress, invece, è altro: è una situazione mentale estrema, che fa stare male il bambino a lungo e che potrebbe avere strascichi negativi.

Il primo segno dello stress sono quindi l’irritabilità e i capricci. Non quelli classici, ma quelli espulsivi e ripetuti, quotidiani e lunghi. Quando l’irritabilità è così spiccata, sembra quasi che i bambini abbiano le classiche “giornate no” tutto il giorno e tutti i giorni.

Altro segnale di stress nei bambini sono i frequenti mal di pancia e i frequenti mal di testa, di quelli che fanno saltare la scuola o gli impegni troppe volte al mese. In questo caso non sono malesseri inventati per “saltare qualcosa”, ma è un segno che l’ansia del bambino e il suo stress si stanno riversando fisicamente nella pancia (l’intestino è il secondo cervello!) e nella testa, affollata di pensieri. Quando i bambini ci comunicano spesso che hanno mal di pancia, quindi, ascoltiamoli: è il loro corpo che ci sta comunicando ciò che a parole non riescono ad esprimere.

Ci sono poi bambini che delle ansie parlano. E anche questo è un segnale: se in un determinato periodo ci parlano sempre dei loro incubi o della sensazione di chiusura sulla bocca dello stomaco, allora è probabile che sia lo stress. Anche in questo caso, l’ascolto è importantissimo.

Essendo le routine fondamentali per la vita dei bambini, possiamo poi fare affidamento su di esse per capire se nostro figlio è vittima dello stress. In particolare, la routine del sonno potrà essere un campanello di allarme nel momento in cui il bambino faticherà ad addormentarsi alla solita ora o quando si sveglierà molte volte nel cuore della notte. Allo stesso modo, anche dormire molto di più del solito (in situazioni normali, non in vacanza) è un segnale di stress.

Non sottovalutiamo, inoltre, quando un bambino sviluppa comportamenti “scaramantici”, ripetitivi o irrazionali. Ad esempio, ha paura a fare qualcosa per paura che un’altra cosa accada. Oppure ha dei gesti personali che ripete svariate volte al giorno, anche in maniera ossessiva. Ci sono poi bambini che controllano di aver fatto le cose in maniera impeccabile, guardando e riguardando il rislultato con la paura di trovare errori.

Infine, segnale importante di stress nei bambini sono l’abbassamento dei voti a scuola e la difficoltà a connettere con gli amici della propria età.

Quando questi segnali cominciano ad accumularsi e a mostrarsi insieme, è bene consultare il nostro pediatra: lo stress è deleterio non solo a livello mentale, ma anche fisico, e trovare la soluzione per tornare ad una situazione di serenità è quanto mai auspicabile.

Sara

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Cecilia

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