Tendenzialmente l’albero di Natale e le decorazioni compaiono in casa (suppergiù) attorno all’8 dicembre, in tempo per l’Avvento e in tempo (per i bambini del Nord!) per Santa Lucia. Le città cominciano però ad addobbare sempre prima, con le luminarie che fanno capolino già a metà novembre, e con loro molte famiglie si portano avanti. C’è chi critica questa scelta perché solo “commerciale”. Ma lo spirito del Natale è qualcosa di reale, sia per i credenti sia per chi non è cristiano, e quest’anno, a quanto pare, addobbare prima del tempo è addirittura benefico.


Quando, infatti, una pandemia stravolge la vita, trovare un po’ di felicità nel clima natalizio è legittimo e consigliato. Parola di psicologi.

Le decorazioni natalizie in tempo di pandemia: prima è, meglio è

Quest’anno (l’annus horribilis del covid) addobbare prima del tempo è benefico: il Natale, infatti, è un periodo dell’anno più confortevole del solito (per molte persone) e la tradizione vuole che, cristiani o non cristiani, in questo periodo si viva con più generosità, amore e senso di famiglia, facendo attenzione a ciò a cui siamo grati e passando molto più tempo di qualità con i propri cari.

Alle decorazioni, agli addobbi di Natale, all’albero e al Presepe si associano quindi (anche inconsciamente) delle sensazioni di benessere. Ecco perché quest’anno sono moltissime le persone che già stanno addobbando casa ed ecco perché la psicologa Melissa Robinson Brown consiglia di seguire il loro esempio correndo a decorare l'albero di Natale.

In una intervista all’Huffington Post la dottoressa spiega infatti che “Le persone desiderano in maniera potente gioia e felicità. Questo è stato un anno significativo pieno di dolore e perdite: la perdita della libertà, la perdita del tempo passato con i cari, la perdita del lavoro e del guadagno, la perdita di persone amate, solo per citarne alcune. Per questo le persone stanno cercando conforto e guarigione”.

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L’atmosfera natalizia, dunque, diventa pretesto di felicità, per circondarsi di cose che fanno stare bene, che fanno pensare a cose belle, che ricordano il tempo passato in famiglia e che evocano gli amati/odiati pranzi con i cari, che nel 2020 diventano davvero molto più preziosi del solito.

Decorare, decorare, decorare: ecco il consiglio. Facciamolo prima del tempo, approfittando delle ore in cui siamo costretti a stare in casa anche nel weekend, facendo il nostro dovere per evitare di diffondere il virus.

Quand’è appropriato, insomma, cominciare a fare l’albero, ad appendere lucine e decorazioni e a fare il Presepe? Non c’è una data! Possiamo iniziare subito.

5 attività Montessori per neonati

Mercoledì, 18 Novembre 2020 15:44

A partire dai quattro mesi di età possiamo organizzare per i nostri bebè attività che all’apparenza sembrano futili e semplici, ma che in realtà nascondono stimoli particolari e necessari alla crescita, che possiamo tranquillamente definire “montessoriane” perché inducono i bambini a sviluppare capacità fondamentali per la loro autonomia futura. Eccole!

5 attività Montessori per neonati: come stimolare montessorianamente i bebè più piccini

Lo specchio

Fin da subito possiamo applicare uno specchio proprio accanto al fasciatoio o installarne uno in cameretta in una zona sicura e comoda. I bambini cominceranno fin dai primi mesi a specchiarvici e a riconoscersi come esseri umani indipendenti dai genitori!

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Le buste colorate

Quando i bambini cominciano a giocare (sotto la nostra supervisione!) a pancia in giù sul pavimento o sul tappeto possiamo organizzare questa attività: riempiamo tre buste trasparenti ermetiche (come quelle dell’Ikea per conservare i cibi) con dell’acqua colorata con dei coloranti alimentari, con dei semi misti e con dei cereali spezzettati. Chiudiamole bene (anche con del nastro isolante se vogliamo essere certi che non esca nulla!) e appiccichiamole a terra con dello scotch carta. Mente i bambini sguazzano a terra possono toccare le buste, che, premute, creeranno pattern stimolanti visivamente e a livello di tatto.

Le bottiglie uditive

Prendiamo una bottiglietta di plastica da riciclare, riempiamola ogni volta di un materiale diverso e lasciamo che i bambini esplorino queste “maracas” sensoriali. Possiamo infilarci delle perline, del riso, dell’acqua, delle palline di carta, del sale… Ogni materiale provocherà un suono diverso e avrà un peso differente nelle mani dei bambini.

Applaudire

Il classico gioco di battere le mani è tra i primi che si insegnano ai bambini, ed è anche una abilità comunicativa importante, perché è uno dei primi gesti con cui i nostri bebè comunicano con noi (quando sono felici di qualcosa). Per rendere ancora più performante questa attività dai sei mesi possiamo giocare a “applausi e stop!”. “Batti, batti, batti, batti e stop!”, “Batti, batti, batti, batti e stop!”: cantando una cantilena insegneremo così ai bambini a ripetere i nostri gesti e soprattutto ad eseguire un compito.

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La caccia alle ceste dei tesori

Quando i bambini cominciano a camminare da soli, riempiamo casa con delle ceste dei tesori: le troveranno sparse qua e là, toccheranno ciò che trovano, inventeranno attività e rimetteranno a posto (se glielo insegniamo!).

 

Teneteli sempre fissi in salotto o in cameretta (o nella zona dove i bambini giocano maggiormente), e vedrete come la creatività verrà stimolata: parliamo dei cestini del tesoro, cestini pieni di materiali liberi per far sì che i bambini sviluppino autonomia, creatività e manualità fine.

I cestini del tesoro, piccoli contenitori che racchiudono mondi di attività: come preparare un cestino dei tesori per stimolare giochi e creatività

I cestini del tesoro sono semplicemente dei cestini in materiale naturale (come il vimini) pieni di piccoli oggetti e materiali che i nostri bambini possono usare in sicurezza per creare attività e per giocare.

I vantaggi? Lo stimolo della creatività, con i bambini che devono ingegnarsi per inventare cosa fare con ciò che hanno; l’ecologia (dato che non si tratta di giocattoli, ma di oggetti di riciclo o trovati nella natura); la concentrazione; l’autonomia; l’insegnamento dell’importanza dell’ordine (dal momento che i bambini imparano, prima osservando noi e le nostre richieste, a estrarre i materiali e a rimetterli lì in un attimo quando hanno finito)…

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Fateci caso: spesso i bambini, soprattutto quelli più piccoli, tendono a snobbare i giocattoli più all’avanguardia per concentrarsi su oggetti quotidiani che mai penseremmo abbiano appeal su di loro. E invece… Invece questi piccoli materiali diventano per loro un mondo da scoprire attraverso tutti i sensi. Lasciando quindi che dispongano del loro cestino del tesoro daremo loro la possibilità di scovare ogni giorno o ogni settimana materiali nuovi.

Il senso infatti è proprio quello di fare trovare ai bambini ogni volta materiali e oggetti diversi, ruotando ogni paio di giorni.

Qualche idea? Possiamo riempire il cestino dei tesori con delle vecchie scatole di carta (quelle dei cosmetici, ad esempio). Oppure con dei rametti trovati in giardino; con dei fiori; con dei tovaglioli di stoffa e i loro portatovaglioli in legno; con delle tazzine in bambù; con delle spugne; con delle spazzole; dei pennelli; della frutta dura (come i limoni e le mele); dei gomitoli… Ma anche dei giocattoli, come ad esempio gli animali di gomma, le costruzioni o i giocattoli di legno.

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Questa attività, insomma, ricorda i materiali liberi e destrutturati, e sarà come avere ogni giorno un gioco diverso da inventare!

Con il secondo figlio si è già preparati e si conosce già la routine migliore. Ma con il primo è sempre un disastro, soprattutto le prime volte, e molti neogenitori vorrebbero avere una guida più completa rispetto al classico “Come cambiare un pannolino”. Servirebbero, infatti, consigli molto più specifici e molto più concreti, imparati magari dagli altri genitori proprio grazie all’esperienza.

Ecco quindi qualche consiglio e qualche trucco davvero prezioso per rendere il cambio pannolino meno stressante e più efficace.

Cambio pannolino: i trucchi che svoltano la vita

Prima regola: sfruttiamo i pannolini come salviettina, per non sprecarli e per togliere “il più grosso”. Cosa significa? Significa che durante il cambio pannolino la prima cosa da fare è, una volta aperto il pannolino sporco, utilizzare l’estremità anteriore come salviettina, facendola scorrere da davanti a dietro in modo da raccogliere la pupù e la pipì eventualmente finite sulla pelle.

Per i genitori che proprio non sopportano l’odore della cacca del bambino (mica è una colpa, è una reazione naturale!) un consiglio è quello di strofinare una goccia di olio essenziale sotto il naso. In questo modo non solo eviteremo i conati di vomito, ma renderemo allo stesso tempo il cambio pannolino un momento piacevole con un profumo ad esso associato (anche alle narici del bambino, che lo troverà piacevole quanto noi).

Per quanto riguarda la misura del pannolino, è giusto seguire le indicazioni riportate sulle confezioni, ma ancora meglio è provarli e vedere se effettivamente la taglia è quella giusta per il proprio figlio, indipendentemente dal peso e dalla misura indicata dai produttori. Ogni bimbo, infatti, ha una forma diversa e unica. Meglio quindi considerare le indicazioni per quel che sono, ovvero indicazioni, e non verità assoluta.

Altro consiglio salva tempo e salva vita è ricorrere agli abbonamenti di pannolini, per trovarseli a casa sempre puntualmente e senza il pensiero di doverli comprare. Con Lillydoo, ad esempio, si ricevono i pannolini a casa ogni mese, senza bisogno di stoccarli in cantina, senza il pensiero di rimanere senza e con la sicurezza di avere i pannolini sempre della taglia esatta (perché basta cambiare la taglia sul sito per ricevere la nuova fornitura della misura giusta - rendendo i pacchi non aperti). Il tutto risparmiando sul prezzo di mercato. Se volete provare l’abbonamento e i pannolini (che sono anche di altissima qualità) c’è la possibilità di ricevere a casa un pacchetto prova al solo costo delle spese di spedizione.

Ricordiamoci di tenere sempre un paio di questi pannolini in più nella borsa del cambio: fuori casa non sappiamo mai cosa può succedere o per quanto effettivamente staremo fuori ed è bene essere preparati a tutto!

Se i bambini sembrano non amare il momento del cambio, le opzioni sono due: se sono piccoli piccoli, cerchiamo di trovare degli stimoli, come uno specchio accanto al fasciatoio, dei peluche dedicati solo alla zona del cambio o delle canzoncine.

Con i bambini più grandi, invece, possiamo provare con il cambio in piedi montessoriano, che li coinvolge più attivamente. In questo caso, l’opzione migliore è scegliere i pannolini a mutandina (come quelli di Lillydoo), facili da infilare e molto comodi con i bambini più grandicelli.

Ma qual è il trucco migliore di tutti? Semplicemente, non stressarsi. Perché le prime volte sarà difficile, sarà disordinato e si sbaglierà qualcosa, ma è normale e non è una tragedia. Viviamo invece il cambio pannolino come un momento speciale attraverso il quale legare con il proprio bambino a fondo, attraverso il contatto e il tocco, con la consapevolezza che, sì, sbaglieremo, ma consci del fatto che ci stiamo prendendo cura di lui o lei con amore. Tantissimo amore.

Come parlare ai bambini del trasloco

Lunedì, 16 Novembre 2020 14:49

Sembra un topic semplice e spensierato, ma non lo è. Per due motivi: trasferirsi e traslocare non sempre è una buona notizia (a volte si è costretti, oppure la vita ha preso una direzione inaspettata); e, soprattutto, il trasloco è un grande cambiamento, e come tutti i grandi cambiamenti può essere vissuto dai bambini con intensità, stravolgendoli.

Come parlare ai bambini del trasloco: le parole per rendere il trasferimento meno stressante

La cosa più giusta da fare è preparare per tempo i bambini, ovvero almeno due o tre mesi prima del trasloco (se ne abbiamo la possibilità). Anzi: prima è, meglio è. Diciamo quindi loro che dobbiamo parlare di qualcosa di importante, come persone adulte, e sediamoci al tavolo o sul divano e spieghiamo loro la situazione.

Prima di tutto scegliamo il giusto tono. Che non deve essere assolutamente negativo (per non proiettare le nostre emozioni su di loro), ma nemmeno eccessivamente eccitante per evitare di confondere loro le idee e per non sminuire la loro eventuale reazione negativa. Se invece loro saranno i primi entusiasti dell’idea, potremo unirci a loro.

Nel momento in cui si renderanno conto che cambieranno davvero casa, la situazione sarà sicuramente triste, con emozioni di malinconia che prenderanno il sopravvento. In questo caso e quando questo avviene è bene provare a stilare le cose positive della nuova sistemazione, della nuova zona, dei nuovi vicini, magari facendo una ricerca online insieme sui nuovi ristoranti, sui nuovi parchi e sui nuovi quartieri.

Soprattutto, possiamo elencare tutte quelle abitudini e tradizioni che non cambieranno e che verranno semplicemente “spostate” nella nuova casa.

A questo punto è bene coinvolgerli in prima persona e responsabilizzarli. Coinvolgerli chiedendo cosa farebbero e cosa porterebbero “di là” (oggetti, ma soprattutto le abitudini!) e responsabilizzarli dicendo che sarà loro compito organizzarla e sistemarla.

Altra domanda che possiamo rivolgere ai bambini è: “Come possiamo rendervi il trasloco più piacevole e confortevole?”. Sembra una domanda stupida ma è fondamentale, perché fa capire loro che non sono passivi e non considerati, ma che è importante per noi che stiano bene.

Se i bambini sono grandicelli, nessuno vieta, poi, di coinvolgerli direttamente nella ricerca della nuova casa ancora prima della decisione di traslocare. In questo modo si sentiranno più coinvolti, responsabili e “adulti” e questo coinvolgimento è molto positivo per l’atteggiamento.

In altre parole, coinvolgimento, ricerca e responsabilizzazione.

Dalla pandemia 2020 abbiamo imparato una cosa: che la panificazione è una figata! Non solo per quanto riguarda il pane "normale", ma anche quello più elaborato e sfizioso. Come ad esempio il pane integrale per hamburger fatto in casa, ovvero i panini ciccioni per accogliere i burger, da rendere più sfiziosi con i semi di papavero in superficie. Sono perfetti per la serata hamburger! 

E no, la serata non dovrà per forza essere dedicata al junk-food. Basterà abbinare ai nostri panini per hamburger un burger di ceci e delle chips di verdure!

Il pane integrale per hamburger fatto in casa: la ricetta dei panini per burger homemade

 

Ogni bimbo ha i suoi tempi, ma tendenzialmente i genitori si accorgono di quando è tempo di cambiare le abitudini della nanna passando dal lettino con le sbarre (o dal cosleeping) al lettino in cameretta. Un passaggio davvero importante, che tuttavia può riservare qualche insidia! Ecco quindi i nostri consigli per far sì che la transizione sia serena e senza intoppi.

La transizione dal lettino con le sbarre al lettino in cameretta: come capire quando è ora e come rendere il passaggio sereno e armonioso

I segnali più comuni che ci indicano che è arrivato il momento di spostarci nel lettino in cameretta sono la tendenza del bambino a scavalcare le sbarre (rendendo la culla pericolosa!), a saltare giù più spesso e ad agitarsi nel sonno. Non c’è un’età precisa, e, soprattutto per il primo segnale, è bene fare attenzione, poiché ci sono bambini che già a 18 mesi (se non prima!) riescono a scavalcare le sbarre, cadendo spesso rovinosamente in terra. Prevenire è meglio che curare, come sappiamo, ed è per questo che ai primi segnali è bene correre ai ripari.

C’è, ad esempio, chi prova con il lettino montessoriano già dai dodici mesi, e in effetti non è una cattiva idea, perché anche per i bambini che gattonano e non camminano ancora non c’è pericolo di cadere, poiché si tratta di un materasso essenzialmente appoggiato a terra.

Se invece i bambini sembrano dormire tranquillamente nel lettone o nella culla, possiamo lasciali lì fino ai due anni senza problemi: saranno loro, con naturalezza, a fare capire quando sarà il momento di passare al lettino, mostrando voglia di autonomia e passando sempre più tempo nella loro cameretta.

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Un’idea, quindi, può essere quella di montare il lettino per tempo, prima che il bambino abbia raggiunto l’età per dormirci da solo. Oppure, se temiamo che i capricci si facciano sentire perché il bambino è particolarmente attaccato al suo lettino, possiamo proporre, ad un certo punto, il lettino in cameretta come un regalo “da grandi”, facendolo trovare come una sorpresa e invogliando così il bambino ad entrarci e a dormirci.

I primi giorni, probabilmente, farà comunque una capatina nel lettone o nel suo vecchio lettino (se riesce ad entrarci). Per questo motivo, è sempre meglio mettere il lettino vecchio fuori dalla portata del bambino e soprattutto lontano dai suoi occhi. In questo modo, pian piano, se lo dimenticherà.

Nello stesso momento possiamo ideare una nuova routine della buonanotte, in modo che i bambini associno ai gesti (un nuovo spazzolino, la lettura di un libro a letto, una coccola speciale…) la nanna nel lettino nuovo.

Colpisce sei bambini su cento, eppure la maggior parte di noi non ne ha mai sentito parlare. Stiamo parlando della disprassia, disturbo che riguarda lo sviluppo motorio del bambino e che ne rende difficili i gesti quotidiani ed espressivi. In altre parole, il bambino che soffre di disprassia fa fatica a vestirsi, allacciarsi le scarpe, cominciare emozioni con i gesti, usare la manualità fine…

Come riconoscere quindi la disprassia? E come risolverla?

Cos’è la disprassia, condizione che colpisce sei bambini su cento: tutto ciò che dobbiamo sapere sul disturbo che colpisce lo sviluppo motorio dei bambini

Purtroppo è una condizione ancora molto poco conosciuta e di cui non si hanno informazioni (e per questo è poco riconoscibile e diagnosticabile - per intenderci, non esce durante gli indici di Apgar), ma la disprassia fa sì che i bambini non riescano facilmente a coordinare i propri movimenti e a programmare ed eseguire le azioni che vogliono compiere. Proprio per il suo non essere conosciuta e di conseguenza riconosciuta, spesso la disprassia porta i genitori ad identificare i bambini semplicemente come goffi (quando non è marcata). Tuttavia ci sono segnali che possono farci capire di essere di fronte proprio a questo disturbo.

Ma andiamo con ordine. La disprassia è una condizione dovuta all’alterazione dello sviluppo degli apprendimenti dei gesti e dei movimenti, ovvero delle azioni coordinate nel tempo e nello spazio per eseguire una determinata azione. In altre parole, i bambini affetti da disprassia non riescono immediatamente ad eseguire i gesti che hanno in mente di compiere, soprattutto quando questi sono precisi e specifici. Tutto questo, tuttavia, non deve essere associato ad altre malattie neurologiche o ad altri deficit mentali, che potrebbero essere la causa della difficoltà.

Più frequente nei maschi che nelle femmine, la disprassia può essere identificata dai genitori e dai medici curanti quando c’è difficoltà nei movimenti o ritardo nello sviluppo della coordinazione; quando ci sono difficoltà di coordinazione non dovute ad altre patologie specifiche; e quando queste difficoltà di coordinazione interferiscono con lo svolgimento delle azioni quotidiane e scolastiche.

In particolare, alcuni segni precoci di disprassia sono l’eccessivo ritardo nel gattonare o nel camminare, le scarse capacità sportive e la non coordinazione o l’essere particolarmente goffi e impacciati nei movimenti. In particolare, il bambino disprassico fatica ad allacciarsi le scarpe e a chiudere i bottoni, ad assemblare i puzzle, a scrivere, a disegnare, a giocare con le costruzioni e a utilizzare le posate.

Quando genitori ed educatori si accorgono di tutto ciò, è bene rivolgersi al medico e al pediatra, che giungeranno ad una diagnosi e sapranno guidare la famiglia verso l’indirizzo terapeutico migliore, che potrà essere variegato e non univoco, associando la logopedia con la psicomotricità e la psicoterapia. In particolare, le attività consigliate per risolvere la disprassia sono quelle che mirano ad una migliore conoscenza del proprio corpo, alla propriocezione, alla comunicazione, al miglioramento delle posture, alle analisi delle distanze nello spazio tridimensionale e all’automatizzazione di gesti quotidiani e frequenti.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Questa ricetta non è "originale" cinese. In realtà è un'elaborzione di un piatto tipico e semplice, ovvero la minestra di mais e uovo. Per renderla ancora più facile e per darle un tocco in più basta qualche noodle di grano. Il risultato è una zuppa-minestra corposa e saporita, perfetta per riscaldare le sere d'inverno (ed è pronta in dieci minuti! Basta avere il bollitore elettrico e il gioco è fatto).

La zuppa cinese di mais e noodle: la ricetta non tipicamente orientale della minestra a base di mais e uovo

 

Le posizioni per allattare il vostro bambino

Mercoledì, 11 Novembre 2020 15:42

Premesso che non vi è una regola precisa e che tutte le posizioni dell'allattamento possono essere giuste, è bene conoscere quelle ritenute più performanti, comode ed efficienti. I primi tempi sono fatti apposta per provare di volta in volta una nuova posizione; la mamma e il bambino capiranno poi quali sono quelle giuste per loro, quelle più comode, quelle in cui si trovano maggiormente a proprio agio.

Ecco le posizioni per allattare il vostro bambino: i suggerimenti su come sistemare il neonato durante l'allattamento

Prima di tutto, è bene sapere che ogni posizione implica una maniera diversa di svuotamento del seno e di una sua diversa area (non tutte si svuotano durante la poppata!); in secondo luogo quando si parla di “posizioni per l'allattamento” il protagonista è il bambino, e cioè come viene sistemato sul corpo della mamma.

La prima cosa da controllare è che il suo corpo sia in asse con il nostro, completamente rivolto verso di noi, con la pancia contro di noi. Il primo trucco è quindi quello di avvicinare non la sua bocca, ma il suo naso al capezzolo. Solo così tutti i sensi, compreso l'olfatto, si attivano.

Ed ecco che allora il bambino può prendere in bocca tutto il capezzolo, compresa buona parte dell'areola e non solo la punta. Questo perché non è “allattamento al capezzolo”, ma “allattamento al seno”: la suzione è completa, e il capezzolo svolge solo la funzione primaria si agevolare l'entrata in bocca al bambino, che succhierà anche dall'areola.

La mamma dovrebbe poi controllare che la suzione sia ottimale: osserviamo il viso e la bocca del neonato per capire se, con il naso e il mento vicini al seno e le labbra estroflesse, riesce a deglutire senza rumori che indichino passaggi di aria. Un altro segnale di suzione “sbagliata” può quindi essere il rientramento delle guance.

Due piccoli segnali della buona riuscita sono invece l'assenza di dolore (dopo le prime poppate normalmente fastidiose a causa del ritmo non ancora regolarizzato) e la sete della mamma: la sete è il segnale che il bambino sta poppando davvero bene!

Ed ecco le posizioni. Come accennato dipende da donna a donna e da bambino a bambino, ma la prima regola è la comodità: i cuscini per sostenere il bambino, ma anche quelli per alleviare il fastidio a schiena e braccia sono un valido aiuto. E, come dicevamo, i primi tempi è bene sperimentare un po' tutte le posizioni, per capire quella più adatta a noi; nel caso di dotti ostruiti, ingorghi e difficoltà è sempre bene in ogni caso consultare un'ostetrica specializzata, che saprà indirizzare verso la soluzione più efficace.

La prima posizione da sperimentare è quella sottobraccio davanti. È la più comoda e semplice per iniziare e imparare ed è adatta nelle situazioni in cui il bambino si trovi in difficoltà ad attaccarsi al seno. Adagiate vostro figlio nell'incavo del braccio corrispondente al seno e fate aderire la sua pancia con la vostra.

La posizione davanti è quella più utile nel caso di bambini prematuri, deboli o ammalati, ma è davvero piacevole per tutti: è quella che consente maggior contatto tra mamma e figlio!

C'è poi la posizione da sdraiata, durante la quale la mamma si riposa in maniera perfetta. Adagiandosi entrambi sul letto o sul divano, il bambino è di fronte a voi con il viso rivolto verso il seno. E' molto utile nel caso in cui ci sia un forte riflesso di emissione, e cioè quando il latte fuoriesce dal seno con forza disturbando il bambino.

La terza e ultima posizione da provare è quella a palla da rugby. Immaginate proprio il modo in cui i giocatori di rugby tengono la palla ovale durante la corsa, e cioè sottobraccio con il gomito che tende verso la schiena. In questo caso il bambino avrà sotto la testa un cuscino, per sorreggerla al meglio, mentre voi terrete delicatamente la sua testa e il suo corpo con il braccio corrispondente al seno poppato. Grazie alla posizione a palla da rugby si svuoterà l'area più esterna del seno, non sempre stimolata.

E per quanto riguarda tutte queste posizioni è sempre bene tenere in considerazione alcune regole. Ad esempio, bisogna sempre sorreggere tutto il corpo del neonato, non solo la testa, la quale dovrebbe essere sostenuta da sotto e non bloccata da dietro, per consentire al bambino di muoversi e staccarsi quando vuole.

Sara

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Cecilia

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