Per dimagrire, ma anche e soprattutto per mangiare meglio e in maniera più sana, dovremmo puntare su quegli alimenti che aiutano il nostro senso di sazietà, ovvero quelli che ci fanno sentire più pieni e che ci evitano così di abbuffarci e di strafogarci quando in realtà il nostro organismo è già soddisfatto.
Ci sono però anche alimenti da evitare, ovvero quelli che, al contrario, aumentano il senso di fame, non ci fanno sentire sazi e di conseguenza ci portano a mangiare sempre di più. Sono soprattutto i cibi pieni di zuccheri, ma non solo. Vediamo quindi insieme quali alimenti togliere dalle nostre dispense per evitare che ci inibiscano il senso di sazietà.
Innanzitutto, come forse già saprete, le bibite gassate e zuccherate sono il primo alimento da togliere dal nostro regime alimentare, non solo se stiamo cercando di dimagrire, ma in generale per tutelare la nostra salute. Oltre ad essere deleterie per lo stomaco e per il sistema cardiocircolatorio, sono pericolose anche perché, appunto, inibiscono il nostro senso di sazietà. Bevendole la nostra glicemia sale di botta, scendendo altrettanto di botta una ventina di minuti dopo e facendoci sentire così nuovamente affamati. Esatto: le bibite gassate fanno venire fame quasi immediatamente. Meglio bere sempre acqua naturale, o, in alternativa, un estratto (ma non solo di frutta, anche di verdura, proprio per evitare troppi zuccheri).
Anche le merendine e i biscotti da forno industriale sono un nemico della sazietà. Anch’essi sono pieni di zuccheri e farine raffinate e gli zuccheri contenuti fanno lo stesso effetto di quelli delle bibite gassate, perché vanno ad agire direttamente sulla glicemia.
Inoltre, questi prodotti, soprattutto quelli non integrali, sono molto poveri di fibre, e le fibre sono proprio quell’elemento che aiuta l’organismo a sentirsi sazio. Per questo al posto delle merendine e dei biscotti da supermercato sarebbe meglio puntare su quelli fatti in casa, preparati con meno zucchero e scegliendo la farina integrale al posto della 00 bianca.
Oltre allo zucchero, un altro elemento pericoloso per gli stessi effetti è lo sciroppo di glucosio, che troviamo in moltissimi prodotti preparati, dal ketchup allo yogurt, dalle merendine ai prodotti da forno industriali come i grissini o i cracker. Oltre ad aumentare il senso di fame, lo sciroppo di glucosio (così come il fruttosio) agisce sulla produzione della leptina, diminuendola, e scompensa così il metabolismo.
Altra abitudine dannosa e deleteria tanto per il nostro stomaco quanto per il senso di fame sono le gomme da masticare. Molti masticano il chewing-gum proprio per bloccare la fame, ma l’effetto è esattamente il contrario. Già, perché masticando a vuoto il nostro cervello viene ingannato, così come il nostro stomaco, che comincia a produrre succhi gastrici come se dovesse digerire qualcosa. Ma lui aspetta questo qualcosa da digerire, e, non trovandolo, ciò che arriva al cervello è un senso di fame improvviso.
Infine, meglio lasciare perdere i beveroni e le barrette dietetiche sostitutivi del pranzo. Spesso questi prodotti ci fanno sentire un immediato senso di sazietà, ma i carboidrati e gli zuccheri (o lo sciroppo di glucosio-fruttosio) contenuti agiscono proprio come dicevamo prima, facendoci sentire fame pochissimo tempo dopo. E, in più, ci danno pochissime calorie, facendoci così sentire poco energici e bisognosi di nutrienti. L’effetto, quindi, può essere il contrario, spingendoci ad abbuffarci a merenda o a cena. Meglio sempre bilanciare in maniera equilibrata tutto, con un pasto fresco e sano!
Essere mamma spesso significa venire assalite dai sensi di colpa. Sono sensi di colpa che arrivano un po’ dall’esterno, un po’ dall’interno. Da una parte la società impone standard e aspettative davvero impensabili. Dall’altra, la coscienza a volte scivola e fa sentire in colpa anche quando non facciamo nulla di sbagliato.
Rientra appieno in questa descrizione una sensazione che molte, moltissime mamme sentono prima o poi. Quella del rimpiangere la libertà. L’essere se stesse. Il non dipendere da nessuno e il non avere nessuno che dipenda da noi.
È normale. Perché amare la maternità e amare i propri figli non significa necessariamente adorare tutto ciò che gli sta attorno, come la stanchezza, lo stress, le aspettative degli altri.
E quindi? Quindi dobbiamo smetterla di sentirci in colpa, abbracciando tutte le nostre sensazioni e i nostri pensieri. Perché anche questo fa parte dell’essere mamma.
Non si riesce più a fare docce decenti. Si diventa autisti specializzati. Non si prepara più un pranzo sul divano da mangiare in solitaria davanti alla tv. Si gestiscono pianti e urla, si fanno lavatrici senza soluzione di continuità, ci si vede con il proprio partner una volta al giorno, e pure di sfuggita. Ci si alza prestissimo, e a volte non si riesce nemmeno a fare una bella dormita di una notte intera.
La maternità è anche questo. E per quanto in primo piano ci siano la meraviglia dei propri figli, la bellezza delle scoperte di ogni giorno, le coccole, i giochi insieme, le risate e il tempo di qualità passato in famiglia, a volte è normale lasciarsi andare ad un sentimento di rassegnazione.
Sì, anche le mamme mollano, e, sì, anche le mamme possono pensare a quanto fosse bella la libertà di prima. La libertà di farsi un bagno caldo con un libro, di andare al cinema a guardare un film che non sia un cartone animato, di uscire con gli amici ogni volta che si vuole, di fissare i propri orari a seconda delle proprie necessità.
Non bisogna sentirsi in colpa. Perché è totalmente ok innervosirsi per le urla che arrivano dal salotto quando siamo sotto la doccia. È ok lamentarsi che il letto non venga mai rifatto perché non c’è tempo. È ok pensare che prima le faccende di casa fossero più semplici. È ok spazientirsi quando la tovaglia appena lavata si macchia di sugo. È ok voler passare del tempo con amici adulti che non parlino solo di Peppa Pig e pannolini usa e getta o lavabili.
Allo stesso modo, è ok ordinare la spesa a casa per risparmiare tempo. È ok ordinare il cibo da asporto. È ok stare tutto il giorno in tuta, o volersi truccare anche in casa per sentirsi belle. Non importa se a volte non riusciamo a cucinare un pranzo o una cena perfettamente sani ai bambini. Non importa se preferiamo giocare con loro a memory sul tappeto invece di lavare i piatti.
È ok, insomma, adottare tutte quelle soluzioni che ci facilitano la vita. E chissenefrega di quello che dice la gente, di quello che consiglia la zia Ignazia, di quello che vogliono fare passare in tv, della perfezione che vediamo su Instagram. Una mamma vera è una mamma di una famiglia vera, non di una famiglia perfetta. E la perfezione è solo sentirsi bene con se stesse e con i propri figli e il proprio compagno. È sentirsi libere di poter scoraggiarsi e rimpiangere la vita di prima, godendosi comunque appieno tutto ciò che di bello porta con sé la maternità. Non siamo robot e mai lo saremo. Siamo umane, e tutto questo è normale e legittimo.
Quando lo scopri, poi diviene difficile abbandonarlo: l’olio di cocco ha così tanti utilizzi da essere praticamente un ingrediente preziosissimo a casa. Lo possiamo infatti utilizzare per le preparazioni alimentari, per la cura della persona, per la pulizia della casa… Spesso però non conosciamo tutti questi usi e rischiamo di sprecare un elemento che invece può diventare un alleato davvero insostituibile!
Ecco quindi la guida definitiva all’utilizzo dell’olio di cocco in casa, per il cibo e per la nostra bellezza quotidiana.
Per l’energia: mixando l’olio di cocco con i semi di chia otteniamo un energizzante davvero efficace. Prendiamone un cucchiaio nei momenti di stress e fatica, come al pomeriggio, al posto del caffè o durante lo sport!
Per friggere: l’olio di cocco ha un punto di fumo molto alto e questo si traduce in una elevata capacità di reggere le alte temperatura che le cotture fritte richiedono. Ottimo, quindi, anche in forno e in padella al posto del classico olio di semi.
Per le uova: spennellando il guscio delle uova con dell’olio di cocco, questo provvederà a chiudere meglio i pori del guscio aumentando così i giorni di conservazione delle stesse in frigorifero.
Negli smoothies e frullati: oltre a dare una consistenza più cremosa ai nostri frullati e smoothies, l’olio di cocco aggiunto nel mixer (ne bastano uno o due cucchiaini) aumenta la capacità di frutta e verdura di contrastare il colesterolo cattivo.
Come idratante per il corpo: sia sul viso che sul corpo, l’olio di cocco è un ottimo idratante. Non è grasso e unto come pensiamo, ma, anzi, si asciuga rapidamente e lascia la pelle morbida e liscia. Anche la consistenza aiuta: essendo quasi solido, a temperatura ambiente, come la crema si scioglie non appena lo sfreghiamo tra le mani.
Come struccante: possiamo usare l’olio di cocco anche prima di idratare la pelle, per struccarci dal make up. Utilizziamolo proprio come se fosse crema, sfregandolo sulla pelle del viso in movimenti circolari, quindi togliamolo con un panno morbido tiepido o con dell’acqua fresca.
Come lubrificante intimo: è antibatterico, antifungineo e antibiotico naturale e non contiene ingredienti chimici potenzialmente pericolosi. La sua consistenza, poi, è ideale per lubrificare. Ecco perché possiamo potenzialmente gettare tutti gli altri lubrificanti intimi e utilizzare semplicemente l’olio di cocco!
Contro l’acne: essendo, appunto, antibatterico e antibiotico naturale, l’olio di cocco aiuta contro l’acne. Basta utilizzarlo, combinato con olio essenziale di tee tree e miele, come detergente o come crema idratante.
Contro la cellulite: per le sue proprietà e per la consistenza, l’olio di cocco è utilissimo per i massaggi anticellulite. Mischiamo un cucchiaio di olio di cocco con 10 gocce di olio essenziale d’uva e massaggiamo con forza con movimenti circolari le zone colpite dalla cellulite. La buccia d’arancia ne trarrà davvero beneficio!
Come dentifricio: possiamo creare in casa un dentifricio naturale semplicemente mischiando una parte di olio di cocco con una uguale parte di bicarbonato di sodio, da spazzolare poi come un normale dentifricio. Possiamo anche aggiungere una goccia di olio essenziale di menta per rinfrescare del tutto il cavo orale.
Per l’oil pulling: per detergere ancora più a fondo la bocca e ottenere tutti i benefici della medicina ayurvedica, possiamo utilizzare l’olio di cocco per il nostro oil pulling quotidiano. E qui trovate il nostro articolo dedicato a questa pratica.
Come crema solare quotidiana: l’olio di cocco ha un naturale SPF di 4. Ecco perché quando lo utilizziamo come crema idratante agisce anche come protezione solare! Basta riapplicarlo più volte nel corso della giornata.
Per sbloccare le cerniere bloccate: essendo un lubrificante naturale, basta strofinare un po’ di olio di cocco sulle zip bloccate per renderle più scorrevoli.
Per rimuovere le gomme masticate da capelli e tessuti: non macchia e non unge, ma lubrifica. Quindi, l’olio di cocco è ideale per rimediare alle gomme da masticare appiccicate su capelli o tessuti: strofinandolo le renderemo più scivolose, e alla fine non lascerà macchie.
Per rinnovare le calzature: strofinandolo su vecchi stivali in cuoio o pelle (e anche sui gubbini!) otterremo un effetto lucido davvero naturale, non troppo shiny, e i materiali sembreranno rinnovati, come nuovi.
Per lucidare i mobili: al posto della cera e dei prodotti chimici, possiamo strofinare (aiutandoci con un panno) dell’olio di cocco sui mobili in legno, sul granito e sulle superfici in metallo per renderle più pulite e scintillanti.
Chi ha figli adolescenti lo sa: se il problema quando erano piccoli era che non mangiavano o che disdegnavano le verdure, l’adolescenza porta con sé il problema del cibo spazzatura e della variazione delle abitudini alimentari. Perché per quanto quando sono piccoli riusiamo a tenerli abbastanza lontani dal junk food, i nostri figli crescendo ne rimangono sempre affascinati. E il mondo esterno non aiuta: al di là degli strappi alla regola (che ci stanno sempre!), ogni giorno è punteggiato da tentazioni qua e là ed è difficilissimo tenerli a bada.
Stefania Ruggeri è una mamma come noi, di due adolescenti, ed è anche nutrizionista. Per questo ha pensato di unire le due esperienze e di venire in aiuto di tutti noi, scrivendo il libro “Mamma, che fame!”, edito da Sonzogno. Il sottotitolo dice tutto: “Adolescenti: dall’acne al peso, i consigli pratici (e le ricette) della nutrizionista”.
“Abbasso il cibo che fa bene”: questa era la filosofia delle due figlie della dottoressa Stefania Ruggeri in adolescenza. Anche lei, come molti genitori, si è trovata scoraggiata di fronte al nuovo atteggiamento delle ragazze, che non hanno attraversato una fase di ribellione solo in fatto di piercing e tatuaggi, ma anche riguardo al mangiar sano che la mamma aveva sempre cercato di trasmettere loro. Ma oltre allo scoraggiamento c’era anche la consapevolezza della delicatezza del periodo. Ovvero: per tutti gli scienziati e nutrizionisti, l’adolescenza è il periodo più importante e fragile in fatto di alimentazione, poiché è durante essa che gli esseri umani costruiscono gran parte del loro rapporto con il cibo.
Oltre a questo, la sua esperienza di mamma l’ha portata ad osservare alcuni comportamenti che gli adolescenti, in genere, adottano. Come quello delle fissazioni. Ci sono i figli di carnivori che diventano vegani, gli adolescenti che si danno alla palestra e riempiono le dispense di beveroni, i modaioli che mangerebbero ogni giorno sushi, quelli che, volenti o nolenti, si ritrovano a mangiare spessissimo fuori casa…
Ecco allora che Stefania Ruggeri in "Mamma, che fame!" analizza i fatti e propone strategie alternative, come quelle per limitare i danni dei frequenti pranzi e cene fuori (con ricette di piatti di recupero davvero interessanti!).
Parla poi dei più frequenti problemi adolescenziali, primo su tutti l’alcool, al quale si affiancano l’amore per il cibo spazzatura e i dolci a tutto spiano, la dipendenza da bibite zuccherate e gassate o, al contrario, l’eccessiva attenzione verso le calorie (soprattutto da parte delle ragazze).
E anche per i genitori di adolescenti che decidono di diventare vegetariani o vegani la mamma e nutrizionista Stefania ha preziosi consigli. Già, perché in ogni caso il vegetarianesimo e il veganesimo sono regimi alimentari, sono diete, e come tali vanno trattati, stando attenti alle carenze di nutrienti. Anche qui ci sono ricette a iosa, e sono davvero golose e gustose, a partire dalle insalate fino ad arrivare ai polpettoni di verdure e alle torte.
Insomma, l’adolescenza pone moltissimi problemi anche in fatto di nutrizione, e non sono da sottovalutare, perché l’alimentazione va di pari passo con lo stile di vita.
Il libro è divertente, pieno di aneddoti personali che rendono tutto più leggero, e soprattutto è scritto con parole semplici e concetti che tutti possiamo comprendere, con la sicurezza che a scrivere è qualcuno che ne sa, di cui ci possiamo fidare.
Sara Polotti
Oltre alle frittelle, alle chiacchiere e alle ciambelle, il carnevale italiano ha davvero moltissime ricette di dolci golosissimi, che i bambini amano da impazzire. C’è però da dire che, naturalmente, i dolci di carnevale sono spesso pesanti, grassi e unti, e per questo in molti li considerano cibo spazzatura.
A volte, però, basta variare di poco le ricette tradizionali dei dolci di carnevale per renderle più leggeri e godersi così fino in fondo, senza sensi di colpa, questa festività amata da grandi e bambini.
Ecco quindi una ricetta per un dolce di carnevale delizioso, leggero e buonissimo, che arriva direttamente dalla tradizione toscana.
I crostoli sono un tipico dolce di carnevale che viene dalla Toscana, ma che è presente anche in Veneto. Sono molto simili alle chiacchiere di carnevale (dette anche frappe o bugie a seconda della zona in cui ci si trova), e infatti si presentano come dei piccoli rettangoli di sfoglia dolce fragranti e gustosi.
Solitamente vengono fritti nell’olio bollente e per questo sono parecchio pesanti e poco salutari. Inoltre, al loro interno hanno del burro, che in molti preferiscono non utilizzare. Ma la nostra versione prevede la cottura dei crostoli al forno, oltre che l’utilizzo della margarina vegetale, in modo da renderli più sani senza tuttavia (ve lo assicuriamo!) perderne il gusto, la croccantezza e la golosità.
Siamo adulte e di conseguenza la nostra routine di igiene intima è probabilmente ormai consolidata. Tuttavia ci sono degli errori abbastanza comuni che molte di noi ancora fanno e che purtroppo portano con sé spiacevoli conseguenze.
Non disperate: non è mai troppo tardi per cambiare e per cominciare a occuparci delle nostre zone intime come si deve, con tanta cura e con le giuste attenzioni.
Lavarsi spesso non significa necessariamente essere più puliti, e soprattutto non significa essere più igienici. Soprattutto quando parliamo delle nostre zone intime: lavarsi troppo è controproducente poiché lavandoci troppo spesso alteriamo il pH della nostra vagina e soprattutto compromettiamo il suo ecosistema naturale. Questo accade soprattutto perché utilizziamo detergenti troppo aggressivi e non naturali. Meglio sempre scegliere qualcosa che rispetti il pH specifico della donna (e per le nostre bambine, invece, qualcosa di specifico per loro). Lavandoci troppo frequentemente e troppo aggressivamente, quindi, i rischi sono alti: dalla candidosi alla secchezza vaginale, fino alle infezioni croniche. E lo stesso vale per le lavande vaginali.
Lo sappiamo, sembrerebbe più semplice e ergonomico, ma la cattiva notizia è che è assolutamente scorretto lavarsi e pulirsi dal basso verso l’alto. Dobbiamo sempre procedere dall’alto verso il basso, sia con la carta igienica che sul bidet, per evitare che i batteri e i germi della zona anale contaminino la vagina.
Fare pipì dopo un rapporto sessuale è assolutamente consigliato. Questo perché grazie all’urina riusciamo ad eliminare anche molti dei batteri che potrebbero essersi annidati nell’uretra, quelli che spesso causano le cistiti. Bene anche lavarsi, ma semplicemente con acqua calda (per evitare, appunto, di essere troppo aggressive ripetendo il lavaggio per più di una volta al giorno) e di nuovo dall’alto verso dietro.
Sembra scontato, ma l’intimo migliore che possiamo scegliere è quello in cotone organico, senza fronzoli o pizzi. Questo perché la maggior parte delle mutandine un po’ più frivole sono prodotte con filati sintetici che non lasciano traspirare le nostre zone intime e favorendo così la creazione di un ambiente batterico e micotico pericoloso, causa di infezioni e fastidi. E ricordiamoci di lavare sempre il nostro intimo ad alte temperature, in modo da disinfettare a fondo ed eliminare la maggior parte dei batteri.
Per lo stesso motivo (la creazione di un ambiente malsano) dobbiamo ricordarci di cambiare spesso l’assorbente (che sia interno o esterno) o la coppetta mestruale.
La routine è fondamentale per i bambini. Le abitudini quotidiane li fanno sentire più sicuri, gli mostrano l’utilità delle regole e rendono tutto più tranquillo. Soprattutto, la routine della buonanotte è qualcosa su cui puntare, perché i bambini, più di noi, hanno bisogno di orari regolari e di un sonno abbastanza lungo, motivo per il quale l’avere delle sane abitudini prima di andare a letto rende tutto questo più semplice.
Ma com’è, una routine della buonanotte? Non c’è una regola univoca, come non esiste una famiglia uguale ad un’altra. In base agli orari dei genitori, alla natura dei bambini e ad altri fattori interni alla famiglia, questa cambia. Ma vediamo insieme quali sono le routine reali della buonanotte nelle quali i genitori si ritrovano di più!
Sono molti i genitori e i bambini che amano passare un po’ di tempo insieme prima di andare a letto, soprattutto quando mamma e papà lavorano fuori e il tempo per stare insieme lo si trova solo alla sera. Coccole, bagnetto insieme, la lettura di un libro… Non importa quale sia l’azione intrapresa, basta stare insieme. E poi tutti a nanna.
Ne abbiamo parlato poco fa in questo articolo: addormentare i bambini abbracciandoli non è un vizio, ma, soprattutto quando sono i bambini a chiederlo, una buona abitudine. E non significa per forza dormire insieme nel lettone, ma proprio addormentarsi facendo le coccole: sono molti i bambini che si sentono più al sicuro quando mamma o papà stanno con loro nel momento in cui chiudono gli occhi. E anche questa diventa un’abitudine della buonanotte.
La ninna nanna è un momento amatissimo dai bambini, che possono richiederla ogni sera trasformandola in una routine: le melodie li calmano, li rilassano, a volte li divertono anche, e il sonno diviene più confortevole.
Nel letto, molti bambini hanno voglia di chiacchierare. In questo caso, è bello parlare insieme della giornata trascorsa o di quella che arriverà!
Eh già, c’è anche chi ad avere una routine proprio non ci riesce, un po’ per gli impegni, un po’ perché anche i bambini non sembrano fissare delle abitudini. Be’, come sempre diciamo che le routine sono benefiche, ma siamo anche esseri umani e la perfezione non esiste!
“Mamma, ho sete”. “Mamma, devo fare di nuovo la pipì!”. “Papà, devo cambiare libro”. Oh, là, ora siamo nel letto tranquilli. E invece no! “Mamma, papà, ho di nuovo sete!”. Eh già, ci sono bambini la cui routine è proprio questa! E a volte non possiamo farci proprio nulla…
Anche se poi mamma e papà andranno a dormire più tardi, i bimbi amano le abitudini insieme, come lavarsi i denti con i genitori, una routine che in questo modo da “fatica” per un bambino diviene piacere. Si possono cantare canzoncine per calcolare la durata dello spazzolamento, fare i gargarismi ridendo… E poi tutti a letto!
Già, infine c’è chi molla la presa, perde le staffe e dà i due minuti di avviso: se entro quel lasso di tempo il bimbo non è a letto, guai! Sembra estremo, ma non è così, vero? E lo saprete benissimo, se siete passati per i terribili due anni di vostro figlio! È normale, passerà. E nel frattempo si troverà una routine nuova che rilassi e faccia sentire confortevoli tutti!
Ci sono bambini che, indipendentemente dall’educazione che cerchiamo di impostare, fanno fatica a seguire le regole. Si sentono stretti, ci sfidano, spingono ogni confine al suo limite. È normale, soprattutto in certi periodi dell’infanzia durante i quali i bambini stanno crescendo e cercano di comprendere la loro indipendenza e il nostro potere.
Tuttavia a volte questi periodi non sembrano passare. Pare che l’atteggiamento di sfida rimanga e i genitori, per questo, fanno davvero molta fatica. Ci si sente stanchi, inutili, sbagliati (anche se di sbagliato non c’è nulla). E a volte si getta la spugna, perché sembra che nulla riesca a modificare e incanalare il comportamento del proprio figlio verso qualcosa di più positivo.
A volte, però, quando pensiamo che un’educazione ancora più autoritaria e rigida possa essere una soluzione, in realtà possiamo provare a cambiare rotta, puntando sulla positività. Cosa significa? Significa puntare sull’empatia piuttosto che sui castighi, sull’ascolto piuttosto che sulle urla. Sì, è difficile, necessita un po’ di pazienza. Ma ne vale davvero la pena.
Ogni genitore con un bambino energico, testardo e irrefrenabile a casa sa di cosa parliamo: a volte non dipende da noi, i nostri figli possono davvero farci perdere la testa, non seguendo le regole, urlando, sfidandoci e tenendo comportamenti che in generale sono proprio all’opposto di ciò che insegniamo loro.
Quando i bambini infrangono le regole, è normale arrabbiarsi. È normale cercare, ad un certo punto, di inquadrarli e di indirizzarli verso il “giusto” anche attraverso punizioni o rimproveri autoritari. Ma quando questi comportamenti si susseguono senza fine, allora forse è arrivato il momento di capire che per questo bambino l’educazione rigida e autoritaria non ci porta verso i risultati sperati.
È a questo punto che possiamo provare ad utilizzare la positività invece dell’autorevolezza fine a se stessa. Anche perché spesso anche le punizioni o i castighi nell’angolino non portano alcun risultato, e non sembrano scalfire per nulla l’atteggiamento di sfida dei bimbi, non è vero?
Puntare alla positività significa cercare soluzioni alternative. Significa sedersi con i propri figli invece di farli sedere da soli nell’angolo del castigo, significa parlare e giocare con loro, abbracciandoli anche quando non ce la sentiamo e discutendo insieme a loro su ciò che sta accadendo.
Possiamo anche provare, nel caso di disastri concreti (quando i bambini fanno qualcosa che sporca casa, che crea disordine, che rompe qualche oggetto), a sistemare insieme le cose, mostrando ai bimbi che tutto può essere risolto e aggiustato.
Qualche esempio: se il bambino ha creato una bellissima opera d’arte sulle pareti di casa con un bel pennarello indelebile, possiamo spiegare tranquillamente che è sbagliato, perché ci sono altri spazi nei quali può esprimere la sua creatività, e ri-tinteggiare insieme la parete. O ancora: quando urlano perché non riescono proprio a stare fermi, chiediamo loro quale attività “tranquilla” preferirebbero fare in quel momento, dando quindi qualche possibilità e coinvolgendoli.
Dare più opportunità non significa scendere a compromessi, ma mostrare ai bambini che ci sono moltissimi modi per vivere e per esprimersi, per non annoiarsi e per stare bene. I bambini sentono di avere voce in capitolo, e già questo li pone in un atteggiamento più positivo.
Non ci stancheremo mai di ripetere, poi, che il dialogo è tutto, soprattutto nella genitorialità positiva. Anche quando siamo esasperati, fare un bel respiro e sedersi con il bambino a parlare, cercando di fargli esprimere a parole o a gesti ciò che sente, è un toccasana (per noi e per lui), e ha benefici sia a breve che a lungo termine.
Ciò che dobbiamo sempre tenere presente e pensare è che i bambini sono esseri umani come noi, e che sono capaci, in fondo, di riconoscere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ma che hanno anche sentimenti che faticano ad esprimere e che noi fatichiamo a visualizzare. La connessione è quindi la chiave di tutto. Perché attraverso essa i bambini non solo saranno più tranquilli perché daranno un nome alle loro emozioni, ma anche perché capiranno, grazie alle nostre parole, che noi ci siamo sempre, che siamo dalla loro parte e che ciò che facciamo, diciamo o imponiamo è per il loro bene.
E poi lavorare insieme a loro sugli atteggiamenti e i comportamenti ha davvero risvolti positivi e concreti: i bambini seguono sempre il nostro esempio e portare calma e tranquillità, rispetto ed empatia mostra loro come anche da parte nostra ci sia un impegno concreto di stare bene.
Per ottenere questa positività, quindi, concentriamoci su questi punti: cerchiamo l’empatia, ovvero caliamoci nei panni dei bambini come esseri umani capaci e indipendenti; teniamo sempre presente che anche noi siamo imperfetti, e che lo sono anche loro; ascoltiamo i nostri figli (davvero); cerchiamo soluzioni e non punizioni, insieme a loro; cerchiamo il contatto, anche attraverso gli abbracci; parliamo gentilmente, piano e con tranquillità; cerchiamo il contatto visivo con loro.
Perché la disciplina passa anche dalla gentilezza e dal rispetto.
Sara Polotti
Avremo un anno per vederla (perché resterà aperta fino a gennaio 2020!). E si prospetta già come imperdibile: il 24 gennaio prossimo al Muba di Milano apre “Natura”, la nuova mostra interattiva per bambini per scoprire la meraviglia della natura attraverso la sensorialità e l’esperienza!
Si intitolerà Natura e inaugurerà il 24 gennaio 2019: parliamo della nuova mostra del Muba, il Museo dei Bambini di Milano, che come sempre offre alle famiglie esposizioni interattive e ludiche davvero incredibili e imperdibili. La mostra “Natura” si delineerà come un’esposizione nella quale i bambini potranno esplorare la natura, stimolando la loro curiosità e mostrando loro tutti gli strumenti per godere appieno delle situazioni naturalistiche che il mondo offre.
Il Museo dei Bambini di Milano si trova presso la Rotonda della Besana, in via Enrico Besana 12. Qui i bambini dai 2 ai 6 anni troveranno questa meravigliosa esposizione che si snoderà attraverso quattro aree tematiche, quattro categorie di percezione sensoriale: spazio, materia, forma e colore.
Gli educatori accompagneranno quindi i bambini (senza scarpe, solo con calze antiscivolo!) lungo un percorso disseminato di installazioni interattive di gioco.
La prima sezione, “Forma”, è curata da Barbara Zoccatelli. I visitatori potranno qui ammirare le forme presenti nella natura e la ricorsività, ovvero la frequenza con la quale si ripetono la linea, il cerchio, la raggiera, la spirale e tutte le forme che troviamo in migliaia di elementi naturali. I bambini esploreranno con le mani, gli occhi e il corpo intero, interagendo anche con grandi strutture di carta modulabili (insomma, grandi origami, realizzati dallo scultore Daniele Papuli) da modificare per esplorare la ricorrenza delle varie forme.
In “Materia” (sezione curata da Monica Guerra) i bimbi si troveranno in una sorta di wunderkammer della natura, una stanza delle meraviglie naturali da esplorare attraverso i sensi.
“Spazio” sarà curata da Elisa Testori e sarà un grande prato in scala nel quale i bambini diventeranno grandi quanto insetti, in un paesaggio-installazione ideato dalla scenografa Isadora Bucciarelli che varierà forma in base alla scelta dei bambini. Lo spazio sarà in continuo mutamento.
L’ultima sezione, “Colore”, è a cura di Francesca Valan e si configura come un percorso nel quale i bambini scopriranno tutte le sfumature dei colori naturali. Perché anche se nei disegni i colori sono piatti, il verde dei prati e l’azzurro dei cieli non è mai uguale, ma presenta infinite gradazioni.
La mostra “Natura” è aperta il martedì alle 17 e nei weekend e durante le vacanze scolastiche a partire dalle ore 10, con ingressi scaglionati ad orari fissi alle 10, alle 11.30, alle 14, alle 15.30 e alle 17. La visita dura circa 75 minuti e il biglietto d’ingresso costa dal martedì al venerdì 8 euro (adulti 6 euro) e nei weekend e nelle vacanze 9 euro (adulto 7 euro).
I biglietti sono acquistabili alla cassa del museo oppure online, visitando questa pagina.
Sara Polotti
La matematica, questo grande mostro! Ci sono bambini che se la mangiano come il pane e altri che invece, be’, la abolirebbero. Un po’ li capiamo, perché effettivamente la matematica, soprattutto quando distante dalle proprie capacità, richiede sforzi e impegni davvero importanti.
Ma come possiamo aiutare i bambini che fanno fatica in matematica? Soprattutto con i problemi, ci sono alcune tecniche che possiamo adottare e che sono davvero infallibili ed efficaci! E ora ve le presentiamo.
Oltre ai libri per bambini per fargli apprezzare di più la matematica (ricordate il nostro articolo?), ci sono alcune tecniche davvero ottime per risolvere i problemi matematici. Alcune le insegnano a scuola, altre no, ma in ogni caso non solo aiutano, ma permettono di ragionare in maniera differente (e magari più vicina alla mente del bambino), in modo da superare la paura della matematica. Perché quando ci diciamo “avrei proprio bisogno di un aiuto per risolvere i miei problemi matematici!", possiamo cominciare con il cercare un metodo diverso che ci venga incontro e ci renda la vita più semplice.
La prima è la regola del raddoppiare e dimezzare. Quando dobbiamo moltiplicare due numeri e uno di questi due numeri è un numero pari, allora ciò che dobbiamo fare è semplicemente continuare a raddoppiare il numero dispari e dimezzare quello pari fino a che non riusciamo più a farlo. Alla fine, basterà moltiplicare gli ultimi due numeri rimasti. Un esempio?
27 x 88
54 x 44
108 x 22
216 x 11
2,376
Secondo metodo è quello della moltiplicazione per il potere del 2. Se uno dei due numeri dell’equazione è un due alla potenza, allora per risolvere l’operazione basterà raddoppiare l’altro numero diminuendo di volta in volta la potenza. Ad esempio:
9 x 24
18 x 23
36 x 22
72 x 2
144
Possiamo poi cercare sempre le parole chiave di un problema, in modo da capire all’istante quali siano le operazioni che dobbiamo compiere. Nei problemi con l’addizione, quindi, queste parole chiave saranno “complessivamente”, “in tutto”, “somma”, “totale”… In quelli con la sottrazione troveremo (sottolineandole) “resto-resta-restano”, “rimangono”, “differenza”, “in meno”… La moltiplicazione riporterà “ognuno”, “ciascuno”, “ogni”, abbinati a “in tutto”, “complessivo” e “totale”. Infine, le parole chiave nei problemi con la divisione saranno “dividere”, “la metà”, “suddividere”, “sistemare”, “distribuire”…
Anche cercare le relazioni e i pattern tra i dati è molto utile. Risolvendo un problema possiamo infatti sempre stabilire delle relazioni tra i componenti del problema, dei percorsi, dei pattern, che visivamente e mentalmente ci permettono di focalizzare meglio la risposta che stiamo cercando.
Dopo aver trovato queste relazioni, è tempo di pensare seriamente alla risoluzione del problema. Per prima cosa, possiamo stilare una lista di formule matematiche e geometriche che potrebbero servire, restringendo così il campo. Dopo avere stabilito quindi un piano d’azione, possiamo procedere con la risoluzione del problema.
Infine, quindi, risolviamo il problema, ma cercando di essere sempre sicuri della nostra risposta. Importantissimo, quindi, sarà rivedere tutto e controllare. Possiamo procedere al contrario, dalla risposta all’inizio del problema, in modo da avere un double-check. Oppure semplicemente possiamo sostituire la “x” che avevamo inizialmente nell’equazione con il numero che abbiamo trovato, per assicurarci che le operazioni facciano risultare il numero esatto.
Avere una tecnica come queste è importante anche per non perdere troppo tempo, ma soprattutto per essere sicuri di dare la risposta corretta. Ogni bambino potrà concentrarsi su uno o più punti, ovvero quelli che sentirà più vicini a lui e quelli che lo faranno sentire più sicuro, ma sempre concentrandosi e cercando di rendere l’enunciato il più semplice possibile per i propri ragionamenti.