Non sono solo un’idea regalo bellissima, che permette di risparmiare e di donare qualcosa di preparato con amore con le nostre mani. I saponi fatti in casa sono ottimi perché ci permettono di utilizzare ingredienti naturali e selezionati, e sapremo sempre qual è la loro composizione, senza sorprese chimiche poco raccomandabili.

Questo sapone fatto in casa, ad esempio, è davvero ottimo: al suo interno ci metto del burro di karitè (come sappiamo molto idratante e ammorbidente) e del limone. In questo modo sgrassa, deterge la pelle a fondo e la lascia naturalmente morbida e idratata!

Il sapone al burro di Karitè e limone: come preparare il sapone fatto in casa a base di olio essenziale di agrumi e burro di karitè

La base del nostro sapone saranno le comodissime “Melt and pour soap base”, ovvero dei preparati senza SLS a base di sapone di glicerina, semplicissimi da utilizzare e assolutamente sicuri.

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Dopodiché, ci serviranno del burro di karitè puro (come questo, biologico e non raffinato) e dell’olio essenziale di limone.

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Il titolo potrebbe anche variare: “Come chiedere gentilmente ai bambini di mettere a posto le loro cose”. Già, perché in realtà il segreto per inculcare l’ordine ai bambini sta nel modo con cui glielo chiediamo (oltre all’esempio che diamo e alle abitudini familiari).

Ogni genitore lo sa: la frase “Rimetti a posto” è praticamente all’ordine del giorno. Ogni mattina, ogni pomeriggio e ogni sera ci troviamo di fronte a dover chiedere ai nostri figli di riordinare le loro cose, che sembrano invadere casa. E anche se il disordine fa parte della vita familiare (è segno di vita!), anche insegnare l’organizzazione e l’ordine è importante, altrimenti, come quando non esiste una routine, il caos prende il sopravvento, esternamente e internamente. Già, perché l’ordine è anche una questione mentale!

Ma come fare, quindi, per insegnare ai bambini ad essere ordinati con serenità e senza perdere le staffe? Ecco i nostri consigli.

Come insegnare ai bambini ad essere ordinati: i consigli per rendere i bambini ordinati e organizzati senza perdere la pazienza

Ma come fare a non perdere la pazienza quando inciampiamo sopra un mattoncino e urliamo di dolore? Come fare a non perdere le staffe quando i pastelli sembrano ormai un tappeto? Come fare a mantenere il controllo quando ogni mattina sembra che in camera sia passato un uragano? La risposta è semplice: serve costanza, per insegnare ai bambini ad essere ordinati.

Anche perché la frustrazione e le arrabbiature solitamente non portano a nulla. Dobbiamo quindi cercare si rendere abitudine alcuni accorgimenti e insegnamenti, prenderci del tempo e insegnare gradualmente ai bambini l’ordine, che è fondamentale per la crescita, dal momento che insieme ad esso i bambini imparano responsabilità, rispetto e calma.

Ciò che dobbiamo fare è semplice, ma dobbiamo impegnarci: come tutta l’educazione, anche questo insegnamento deve fondarsi sulla gentilezza, sul rispetto e sul dialogo. E questo deve essere raggiunto anche fisicamente: prima di tutto, quindi, è bene avvicinarci ai bambini e non urlare da lontano ciò che devono fare. Quando sono in cameretta e devono sistemare, non urliamoglielo dalla cucina: entriamo, guardiamoli negli occhi (perché il contatto visivo è importante per stabilire un rapporto di rispetto, fiducia e uguaglianza!) e chiediamo loro di riordinare. In questo modo sarà più difficile che ci ignorino. Anche se sono concentrati a giocare, a leggere o a fare ciò che li sta tenendo occupati.

A volte, poi, la chiarezza è importante: soprattutto quando stiamo insegnando loro a riordinare, non utilizziamo frasi generiche come “metti a posto” o “sistema”, ma indichiamo come, ad esempio dicendo “Rimetti per cortesia i giocattoli nella loro cesta”, oppure “puoi mettere nell’armadio i vestiti piegati?”.

Fare una cosa alla volta, poi, è utilissimo: focalizzandoci su ciò che devono fare come prima cosa e poi spiegando di volta in volta le prossime attività di riordino, i bambini si sentiranno meno sopraffatti.

E anche se è difficile, è sempre meglio non urlare e non sgridare, ma usare una voce incoraggiante e fiduciosa, per fare capire al bambino che ci fidiamo, che gli stiamo dando fiducia e che sappiamo che riuscirà ad essere all’altezza delle sue responsabilità (perché piano piano capirà proprio questo: che mettere in ordine le sue cose è una sua responsabilità, come ognuno, in casa, ha le proprie).

Infine, non perdiamo la pazienza e non concentriamoci su ciò che sbagliano. Come ogni routine e abitudine, anche il riordino lo si ottiene gradualmente. Anche per questo, i bambini saranno più propensi a prendere questa abitudine se non gli ricordiamo costantemente ciò che sbagliano (come quando diciamo loro, ad esempio, “meglio che metti a posto BENE, non come ieri che hai lasciato un casino”, oppure “dici che oggi riuscirai a mettere tutto nello zaino? Ieri a scuola ti mancava quel libro”).

Se avete bisogno di altri consigli, noi possiamo raccomandarvi questo libro: “L’arte di insegnare il riordino ai bambini”, di Nagisa Tatsumi, che sull’onda del successo di “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo illustra come il riordino sia per i bambini un processo, perché non sanno che significa finché qualcuno non glielo insegna. Nel libro, quindi, si trovano consigli pratici davvero efficaci per trasmettere l’importanza di questa attività ai bambini (da quelli di 3 anni fino agli adolescenti), focalizzandosi anche sull’importanza della cameretta come spazio della creatività e dell’espressione di sé.

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“Il libro delle avventure perdute”

Lunedì, 25 Marzo 2019 14:47

“Organizzare zaino escursioni”: se siete amanti delle gite in montagna, anche voi lo avrete googlato. Dite la verità. Io sì, spesso. Siamo figli dell’era digitale e un tutorial è sempre una buona idea.

Ma i tutorial non sono una prerogativa di questi anni. Sì, sono scoppiati con YouTube, ma se “tutorial” significa semplicemente uno scritto, un disegno o un guida per aiutare un principiante alle prime armi, allora anche l’era analogica aveva i suoi tesori. Come questo libro meraviglioso, un manuale per vivere nella natura che ha una storia affascinante e unica e che ora è diventato, grazie a L’Ippocampo, un favoloso libro per ragazzi (e non solo!).

“Il libro delle avventure perdute”: da L’Ippocampo gli appunti di un ignoto avventuriero della natura diventano libro per bambini

La copertina, già, non può che attirare l’occhio: materica, colorata e caotica, mostra tanti piccoli dettagli che troveremo all’interno. Si tratta proprio dei disegni dell’avventuriero ignoto che ha scritto questo libro: un tesoro, uno preziosissimo tesoro per immergersi nella natura seguendo le parole di un vero escursionista, di un avventuriero che, tanto tempo fa, ha fatto dei viaggi e delle avventure la sua vita.

Il libro, curato da Teddy Keen, comincia subito con la spiegazione della sua genesi: sì, Teddy Keen l’ha curato, ma a scriverlo è stato un ignoto avventuriero i cui scritti sono stati trovati proprio da Teddy qualche anno fa in una vecchia baracca in Amazzonia, mentre faceva trekking con amici (e già questa è una magnifica storia!). “Non ce ne rendemmo conto subito, ma eravamo incappati nei ricordi che un ignoto avventuriero, un artista, aveva raccolto nell’arco di una vita”.

Insieme ai taccuini Teddy Keen trovò anche una lettera, lasciata dall’escursionista a giovani componenti della sua famiglia. Lì spiegava che quei taccuini erano per loro, che vi aveva appuntato tutte le sue conoscenze in fatto di vita nella natura e che li lasciava proprio a loro con la speranza che diventassero anche loro avventurosi.

Da lì, ecco la stupenda avventura. Un’avventura che il lettore vive pagina dopo pagina poiché di capitolo in capitolo non si inseguono solo disegni magnifici, poetici e dettagliati allo stesso tempo, ma accanto a loro si ritrovano tutti gli appunti di questo trekker ignoto.

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La nostra guida sconosciuta spiega come accamparsi nella natura (illustrando sia i rifugi da costruire sia le sensazioni uniche che la notte fa provare a chi dorme nel verde al buio), mette nero su bianco i ricordi indelebili che ha vissuto in prima persona (emozionante la narrazione della prima volta che vide l’aurora boreale, ma anche quella del naufragio in zattera avvolto da sanguisughe e coccodrilli) e, soprattutto, stila consigli utilissimi su come partire per un viaggio avventura.

Ci sono le liste di ciò che bisogna preparare per pianificare la prossima avventura, i kit per accamparsi, l’illustrazione dell’abbigliamento perfetto per ogni situazione, i tipi di tende, le regole per scegliere il posto migliore per accamparsi, come cucinare (mangiando anche insetti nelle situazioni disperate!), come fare la cacca all’aperto (eh sì, bisogna sapere quali foglie possiamo usare per la nostra igiene e la nostra sicurezza!), come preparare lo zaino e quali case sugli alberi esistano nel mondo.

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Leggendo le avventure perdute di questo esploratore (che sentirete vicinissimo, dopo la lettura, anche grazie alla semplicità con cui descrive tutto) diventa facile viaggiare in luoghi lontani e vivere avventure meravigliose, a volte non alla portata di tutti (il bello dei libri è proprio questo! Mentre leggiamo siamo proprio insieme a lui, sulla terraferma e sulle acque, al freddo polare e al caldo amazzonico).

Ma diviene una lettura ideale anche anche per prepararsi concretamente a vivere giornate nella natura, leggendolo prima di un viaggio per immergersi realmente nel mood verde dell’esploratore. “Il libro delle avventure perdute” è davvero per tutti, grandi e bambini. E, sopratutto per i bambini, è un modo incredibile per assaggiare la meraviglia della vita all’aria aperta e della natura, indispensabili per la crescita e per l’esistenza (cosa che non ci stancheremo mai di ripetere, fino allo sfinimento!).

Ps. Non vi svelo nulla, ma questo avventuriero è anche naufragato e a salvarlo è stato realmente un messaggio in bottiglia. Sì, DAVVERO!

 

Sara Polotti

Dove comprare la fascia per neonato

Venerdì, 22 Marzo 2019 14:52

La fascia porta bebè è certamente uno degli strumenti più amati dai genitori: più versatile del marsupio e più comoda del passeggino, viene utilizzata sia in casa che fuori casa e ha il vantaggio di creare tra mamma e papà e bimbo un rapporto corporeo e sensoriale davvero molto forte (anche se, come sappiamo, ci sono alcuni bambini che non amano essere portati in fascia).

Di fasce ce ne sono davvero di tutti i tipi. Quando i nostri bimbi erano piccoli ne abbiamo provate diverse, e per questo sappiamo consigliarvi dove comprarle, scegliendo le migliori in relazione qualità-prezzo.

Dove comprare la fascia per neonato: quali sono le migliori fasce porta-bebè e dove comprarle

Fisicamente, le fasce porta bebè si trovano in quasi tutti i negozi per l’infanzia più forniti. Anche online, tuttavia, è possibile trovarne di diverse, per tutte le esigenze e per tutte le tasche.

Su Amazon, innanzitutto, ne troviamo davvero di bellissime, di tutti i prezzi. Come questa, ad esempio, di Laleni, in cotone 100% organico e adatta dalla nascita (per bimbi dai 3,5 kg) fino a 15 kg del bambino. È molto leggera rispetto a tante altre ed è pensata per essere il più possibile ergonomica. Costa 29,99 euro.

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Sempre su Amazon ecco la fascia in 100% cotone di Makimaja, con un carinissimo motivo e righe, che arriva a casa con un bavaglino e un’extra borsa da portare con sé. Costa 20,90 euro ed è adatta a bambini fino ai 15 kg.

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Su Mukako troviamo invece questa fascia in cotone biologico di Babylonia, semplice e leggera, adatta, stavolta, a bambini fino a 18 kg di peso. Costa 67,50 euro e la trovate qui.

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Molto comoda, sempre su Mukaku, è la fascia con anello e spalla imbottita di Babylonia: permette di portare bambini dalla nascita fino a 15 kg e assicura un supporto sia a mamma e papà che al piccolo in maniera perfetta. Costa 79,95 euro.

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Questa fascia per neonato la troviamo invece su RocketBaby ed è molto comoda In 100% cotone organico, porta bambini fino a 20 kg di peso ed è quindi perfetta per essere utilizzata un po’ di più delle altre, anche grazie al tessuto molto resistente. Costa 74,96 euro e le fantasie sono davvero deliziose.

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Infine, su RocketBaby troviamo anche questa fascia incrociata, diversa dalle altre perché non necessita di nodi o bottoni. Porta bambini fino ai 12 kg ed è disponibile in più taglie (S/M/L). È in 100% cotone organico ed è pensata per non affaticare mai la schiena di chi porta il bambino. Costa 54,96 euro e la troviamo qui.

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L’amicizia è anche sacrificio

Venerdì, 22 Marzo 2019 09:05

L’amicizia richiede sacrificio. L’amicizia richiede empatia. L’amicizia richiede amore incondizionato. Sembrano frasi semplici e banali, concetti conosciuti. Ma siamo sicuri di mettere in pratica tutto questo?

Perché l’amicizia richiede SACRIFICIO. E il sacrificio non è qualcosa di semplice, naturale o automatico. Il sacrificio è sforzo e impegno, e dovremmo ricordarcelo un po’ più spesso, per coltivare i nostri rapporti in maniera più profonda, vera e appagante.

L’amicizia è anche sacrificio: l’amicizia va coltivata, per stare bene mentalmente e fisicamente e per creare legami che non sono semplice “conoscenza”

Partiamo da un presupposto: l’amicizia non è qualcosa di accessorio, o un lusso, o qualcosa che ci concediamo. L’amicizia è un bene primario della nostra vita. È necessaria e vitale, perché ci fa stare bene, ci fa vivere meglio e più a lungo, ci procura benessere psicofisico.

Per capire meglio quest’importanza benefica dell’amicizia, basta pensare al suo contrario, ovvero la solitudine. La solitudine fa male, porta alla depressione, e la depressione crea scompensi psicofisici non indifferenti. Il malessere mentale che porta con sé la solitudine, insomma, si riversa concretamente sul nostro fisico, affaticandolo e facendolo stare peggio. Di conseguenza, è facile capire come l’amicizia sia di vitale importanza nella vita di una persona.

Naturalmente ognuno è come è: c’è chi ha un sacco di amici, chi preferisce la solitudine. Ma in ogni caso, c’è modo e modo di amare la solitudine, e anche il più burbero dei burberi sa che non esiste la vita senza amicizia. Perché non è il numero di amici ad essere importante, è la qualità. Potrebbero quindi essere dieci, mille, oppure uno. L’importante è avere qualcuno.

Questo qualcuno, però, va coltivato. Va amato. Ci vuole impegno, perché l’amicizia non cresce se non la annaffiamo. E ci vuole sacrificio.

Non basta quindi avere buoni amici. Bisogna essere buoni amici prima di tutto. E bisogna investire emozioni, tempo e impegno per esserlo.

Tutti abbiamo quell’amico che amiamo moltissimo e che qualche motivo non sentiamo spesso come vorremmo. A volte è solo per pigrizia, altre perché effettivamente il tempo scarseggia. Ma siamo certi di non trovare nemmeno un piccolissimo momento per fare una chiacchierata, per sentirsi, per bere un tè o una birra insieme?

Da adulti è (purtroppo) normale abbandonare alcune amicizie. A volte è giusto così, perché queste amicizie sono tossiche o perché effettivamente si è chiuso un capitolo della propria vita. Ma spesso, invece, si tratta solo di mancanza di voglia, impegno e sacrificio. Lo sappiamo che è difficile: la vita adulta è fatta di impegni, stress, lavoro, famiglia, hobby… Ma se trovassimo del tempo in più per l’amicizia, tutto sarebbe più bello, confortevole, benefico e soddisfacente.

Per coltivare queste amicizie, dicevamo, serve sacrificio. Ma questo sacrificio è solo iniziale, e si traduce in pochi gesti che tuttavia svolteranno il corso di queste amicizie, che ne beneficeranno in maniera incredibile.

Sacrificio significa farsi vedere, sia quando c’è bisogno in situazioni particolari, sia quando non c’è nulla di diverso dal solito, solo per passare del tempo insieme.

Sacrificio significa rinunciare a qualcosa per i propri amici. A qualcosa di confortevole, come il pisolino o la serata sul divano, per uscire di casa e vedersi. E a qualcosa di quotidiano solo per aiutare un amico in difficoltà.

Sacrificio significa esserci sempre, anche quando il vento cambia e l’amicizia non è tutta rose e fiori. Perché le amicizie più vere sono quelle che superano una tempesta.

Sacrificio significa fare sentire la nostra presenza, anche solo con un messaggino quando sappiamo che l’altro è preoccupato per qualcosa, o quando sta passando una giornata particolarmente orgogliosa, o quando semplicemente lo stiamo pensando.

Significa scegliere l’amicizia, che non è semplice “conoscenza”, ma un sentimento più profondo, una presenza più costante. Una presenza fondamentale per noi e per gli altri. Una scelta che facciamo perché sappiamo che è quella giusta, che darà benessere a noi e all’altro.

“Piagnucolare”: qualcosa di diverso dal semplice piangere. Qualcosa che tutti i genitori di bambini tra i due e i quattro anni (suppergiù) hanno fatto esperienza. Molta esperienza. Perché il piagnucolio dei bambini è qualcosa di unico, a livello uditivo.

Non è il classico pianto che indica un bisogno fisico del bambino, un bisogno primario, un bisogno immediato, come può esserlo il pianto da fame o il pianto per essere cambiati, o, ancora, quello delle colichette. Piagnucolare vuol dire richiedere l’attenzione dei genitori per qualcosa di più profondo. E se questo piagnucolio è, a detta di tutti i genitori, fastidioso, un motivo c’è. E a spiegarlo è la scienza.

Perché i bambini piagnucolano, secondo la scienza: se il piagnucolio è così fastidioso è perché nasconde qualcosa di più profondo

Quando un bambino piagnucola l’attenzione dei genitori viene catturata immediatamente, al pari dei casi in cui un bambino piange disperato. La reazione? La maggior parte delle volte, naturalmente, è fastidio, frustrazione, rabbia perché non capiamo immediatamente quale sia il bisogno.

Solitamente, il piagnucolio caratterizza i bambini tra i due e i quattro anni ed è uno dei suoni più efficaci di questo mondo. Proprio come il pianto vero e proprio. Anzi, di più: una ricerca pubblicata su Reuters mette infatti in luce come il piagnucolio sia uno dei suoni che più distraggono l’essere umano e che infastidiscono al pari delle unghie sulla lavagna o di una macchina che frena improvvisamente.

Ecco perché la reazione immediata e più frequente è infastidirsi chiedendo ai bambini di “smetterla di piangere”. Tuttavia, proprio come per un pianto normale, dovremmo invece reagire con empatia e ascolto. Questo perché dietro al piagnucolio ci sono varie ragioni, più profonde di quanto pensiamo.

Potrebbe essere infatti, innanzitutto, una semplice ma importante richiesta di aiuto o di attenzioni, dettata da stress o da fattori scatenanti che fanno regredire il bambino ad uno stato nel quale vorrebbe essere accudito proprio come se fosse un bambino piccolo. E in effetti se ci pensiamo questo pianto ricorda vagamente il pianto dei neonati, come se i nostri bambini volessero imitarlo, imitando allo stesso tempo le vocine acute dei bimbi piccoli che chiedono attenzioni.

Come sappiamo, questo è un metodo efficace per far sì che i genitori si accorgano di loro, perché il pianto di un bambino scatena reazioni a livello fisiologico che fanno sì che ci mettiamo subito all’opera per cercare di alleviare il bisogno del neonato e del bambino. In questo modo, i bambini sanno (inconsciamente) che molleremo tutto ciò che stiamo facendo per aiutarli. E la prima cosa da fare sarebbe chiederci cosa c’è davvero che non va, a livello profondo e non superficiale.

Alla stessa maniera il bisogno profondo potrebbe essere quello di avere bisogno di positività o di riconnettersi con mamma e papà, attirando la loro attenzione per avere il focus di uno dei due (o entrambi), come mostra una ricerca degli psicologi Richard B. Slatcher e Christopher J. Trentacosta (che spiega anche come il piagnucolio sia più frequente nei bambini provenienti da contesti familiari conflittuali). E in effetti nel momento in cui ci si concentra su di loro, mollando tutto, la situazione solitamente migliora. Meglio quindi provare ad ascoltare questo piagnucolio, piuttosto che smorzarlo con uno “smettila di piangere”, giocando per un attimo insieme o approfittandone per una coccola.

Altre motivazioni dietro al piagnucolare possono essere la difficoltà nell’esprimere le proprie emozioni (e in questo caso ciò che possiamo fare è parlare e cercare di fare uscire i sentimenti dei bambini, parlando di tutte le emozioni) oppure l’essere troppo sensibili, troppo esuberanti (reagendo ad ogni situazione in maniera forte e sentita) o, ancora, perché sono consapevoli che piagnucolando otterranno qualcosa che vogliono in cambio (e in questo caso dobbiamo fare attenzione, poiché sarà difficile, poi, tornare indietro quando diventa un’abitudine).

In ogni caso il dialogo e l’ascolto sono d’obbligo e fondamentali tanto per la serenità della famiglia quanto per la crescita armoniosa del bambino. Ricordiamo sempre che ogni richiesta di attenzioni è sempre qualcosa di più: approfittiamone, quindi, per mettere tutto sul piatto, capire, scambiare sentimenti con i bambini, educandoli e dando sempre e comunque il nostro supporto quando ne hanno più bisogno.

Non chiamiamola semplicemente “fasciatoio”: la zona dedicata al cambio pannolino è per noi qualcosa di molto più figo, molto più complesso, molto più comodo. E per questo è più carino chiamarla con il nome anglosassone, e cioè la “changing station”, la stazione del cambio. Perché questa è proprio una postazione perfetta, se ben organizzata, nella quale abbiamo tutto l’occorrente non solo per il cambio pannolino ma anche per i massaggi, le coccole, la pulizia del nostro bimbo e tutto ciò di cui abbiamo bisogno durante la giornata.

E se i pannolini sono anche belli da vedere, tutto è più semplice: noi utilizzando i pannolini Lillydoo non solo abbiamo la certezza di non finirli mai (perché arrivano direttamente a casa grazie all’abbonamento!), ma amiamo metterli in mostra in cestini e scaffali, perché sono proprio fighissimi, con fantasie delicate e un po’ nordiche. (Se volete provarli, basta ordinare il pacchetto prova).

Ma come organizzare questa changing station? Ecco i nostri consigli per renderla davvero comoda, utile e completa, per rendere il momento del cambio pannolino qualcosa di non così tragico come certi film o pubblicità vogliono farci vedere, ma qualcosa di coccoloso e tenero, dove passeremo moltissimi momenti quotidiani con il nostro bimbo.

La changing station, lo spazio per il cambio bebè: come organizzare la changing station per cambiare il pannolino e lavare il nostro bimbo con tutto l’occorrente

Il luogo ideale nel quale posizionare la nostra changing station è certamente il bagno, perché siamo vicini al lavandino, alla doccia o alla vasca, ed è quindi perfetto per non fare troppi spostamenti quando dobbiamo lavare il nostro bebè. Tuttavia, se manca lo spazio, va benissimo anche in camera o in cameretta, oppure nello studio. Basta che siamo comodi noi!

Tra gli essenziali da avere nella nostra changing station, oltre ad una base morbida e lavabile sulla quale appoggeremo il nostro bambino, c’è il nappy organizer, ossia l’organizzatore di pannolini. Ce ne sono di tutti i tipi. Possiamo scegliere ad esempio quello da tenere accanto alla changing station, come un carrellino nel quale appoggiare i pannolini e tutte le creme e gli accessori che ci serviranno.

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Oppure di questo genere, da appendere al muro o accanto alla changing station, che è molto comodo perché permette di dividere i pannolini da giorno e da notte oppure di dividere i componenti dei pannolini lavabili (se utilizziamo questi).

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Altro genere sono i nappy organizer che possiamo appendere alla porta, molto molto comodi e pratici.

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Infine, ecco i nappy organizer da cassetto, se la nostra changing station presenta una cassettiera: possiamo comprarli con i divisori oppure creare noi la divisione sistemando nel cassetto più contenitori di differenti dimensioni.

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Per quanto riguarda la changing station vera e propria, anche qui abbiamo una vasta varietà di scelta. Per il bagno ce ne sono di questo tipo, da creare con le nostre mani e da fissare molto bene al muro e ottime soprattutto nei primi tempi, quando i nostri bimbi, ahinoi, si sporcano moltissimo con la pupù liquida, ritrovandosela su tutta la schiena.

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Il carrellino da spostare è molto comodo: possiamo trasportarlo nelle varie stanze in base alla necessità.

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Ci sono poi le changing station che possiamo trovare nei negozi di design, da appendere al muro (a scomparsa, e quindi molto comode)…

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Oppure quelle che possiamo costruire utilizzando moduli spostabili e intercambiabili, in modo da sfruttare tutto lo spazio della stanza in cui andremo a collocare la nostra changing station.

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Per arrivare a opzioni super smart, come l’armadio trasformato in changing station, con all’interno tutto ciò di cui abbiamo bisogno, dai cassetti al fasciatoio, dal nappy organizer alla zona nella quale riporre i vestitini e le creme.

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E quindi arriviamo all’ultimo elemento che non può cambiare nella nostra changing station: oltre al fasciatoio vero e proprio (il mobile) e ai nappy organizer nei quali organizzare i pannolini, non possono di certo mancare le creme per il cambio del pannolino, che dobbiamo scegliere con cura perché la pelle e il sederino dei nostri bambini sono davvero, davvero delicati.

Come sempre è bene affidarsi a creme naturali e di fiducia, sicure e leggere. Andranno organizzate anche queste in maniera smart, semplice e comoda, e le nostre scelte solitamente ricadono sugli organizer da parete (che possiamo appendere anche sul lato della nostra changing station o sulla porta).

I prodotti che sentiamo di consigliarvi sono certamente l’olio di mandorle bio, la crema protettiva emolliente e la crema idratante di Lillydoo, senza profumi e PEG e quindi super naturali e delicati sulla pelle del bambino!

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Le abitudini e le routine sono parte integrante dell’essere umano. E non parliamo solo dei bambini, ma anche di noi adulti. Pensateci: avere dei punti di riferimento, degli orari, dei luoghi confortevoli e delle abitudini ci fa stare bene. Come dopo una vacanza o un viaggio di lavoro: per quanto siamo stati bene, quanto è bello tornare alla propria casa e ai propri orari?

La vivacità della vita non si mette in dubbio: cambi di piano e avventure estemporanee sono altrettanto fondamentali. Ma, di base, la routine è importante per stare bene fisicamente e mentalmente. E fa bene anche alla famiglia, che dalle abitudini e dalla routine guadagna benessere, serenità e felicità.

Perché la routine è fondamentale per una famiglia felice: come le abitudini aiutano le famiglie ad essere serene, felici e unite

Nell’immaginario comune della società di oggi, che va veloce ed è sempre in movimento, le abitudini sono etichettate come noiose e tristi. La routine è additata come sintomo di vita piatta. Ma non è assolutamente così, perché, sopratutto in famiglia, la routine è molto positiva. Senza la routine, la vita diviene caotica, destrutturata, incasinata. E per quanto una giornata ricca di abitudini possa risultare prevedibile, in realtà è solo più consistente, confortevole e solida.

Per i bambini questo è un dato di fatto, ma in realtà lo è per tutte le età. Dall’infanzia all’età adulta fino alla vecchiaia, le abitudini quotidiane sono un punto fermo della vita, una rassicurazione. E in famiglia questo è ancora più vero, perché quando una famiglia ha una routine stabile e rodata e abitudini confortevoli, è più felice e rilassata.

Ma facciamo un passo indietro: per ogni essere umano avere delle abitudini è benefico prima di tutto perché aiuta ad essere più organizzati e ad avere la mente più fresca. Aiuta a raggiungere i propri obiettivi. E anche per i bambini è così.

Pensandoci superficialmente, è naturale pensare che i bambini abbiano più voglia di giocare, strafare, stravolgere la routine e divertirsi piuttosto che focalizzarsi sulle piccole routine quotidiane come fare i compiti, aiutare nelle faccende di casa, lavarsi i denti o andare a dormire ad una certa ora. Ma in realtà quando queste routine e abitudini mancano, allora se ne sente la mancanza. Le abitudini, infatti, sono un punto fermo della vita di un bambino, che permette di fare i conti con i cambiamenti, organizzarsi, rilassarsi dallo stress e fare di nuovo il focus della giornata.

Per il cervello umano è normale e naturale cercare l’abitudine, cercare ciò che conosce e resistere ai cambiamenti (pensiamo solo a quanto è difficile modificare un’abitudine). E anche il cervello dei bambini funziona così. Questo perché lo “sconosciuto” è spaventoso. Lo è per un adulto, figuriamoci per un bambino, che sta scoprendo un mondo per lo più sconosciuto in un corpo che cambia continuamente svelando cose prima sconosciute. Tutto è sconosciuto: dalle verdure nuove nel piatto ad un nuovo gioco, dal vedere una discussione accesa a conoscere nuova gente.

Le abitudini, quindi, aiutano i bambini ad affrontare ogni cambiamento, dal più piccolo al più grande, nella loro vita. E dato che la loro vita è in continuo cambiamento, ecco che la routine diviene un pilastro della giornata.

La routine aiuta i bambini, e aiuta quindi tutta la famiglia a vivere in serenità. Per vari motivi: perché il contesto familiare li conforta e li tranquillizza; perché i cambiamenti improvvisi destabilizzano i bambini, che se non trovano un punto fermo si ritrovano stressati e ansiosi; perché le abitudini insegnano ai bambini a controllarsi e a comportarsi in maniera costruttiva di fronte ad ogni situazione.

Non solo: la routine è un beneficio in quanto toglie dalla quotidianità lo stress dell’autorità. In altre parole: quando i bambini sanno già cosa devono fare e sono abituati a farlo, noi genitori non ci ritroviamo continuamente a doverli guidare o sgridare per fare quella determinata cosa.

E ancora, le routine insegnano ai bambini l’importanza della cooperazione, dell’indipendenza, del concetto del “prima il dovere poi il piacere”

Insomma: i benefici sono innumerevoli. Cerchiamo quindi una routine familiare stabile e serena, che non sia eccessivamente rigida (altrimenti rischiamo di incorrere in conseguenze negative), ma nella quale ognuno supporta gli altri e trova il suo spazio.

Nu3, lo shop online per chi ama il naturale

Martedì, 19 Marzo 2019 14:25

Se come noi amate utilizzare prodotti naturali, se state attenti al benessere e cercate sempre il meglio per l’organismo, saprete che non è semplice. Al supermercato, ma anche online, la maggior parte dei prodotti non è esattamente salutare e ci si ritrova sempre a leggere le etichette forsennatamente per non trovare spiacevoli sorprese.

Quando invece si trova uno shop che fa al caso nostro, è bene tenerselo stretto: è il caso di Nu3, il negozio online super fornito, il negozio online super fornito per l’alimentazione sana che tiene davvero al benessere, proponendo prodotti di qualità ad un prezzo davvero conveniente.

Nu3, lo shop online per chi ama il naturale: superfood, integratori, alimenti naturali e biologico in un solo shop super fornito

Nu3 è uno shop online davvero pazzesco: ci si trova di tutto, dai prodotti naturali (buonissimi!) per l’alimentazione quotidiana a quelli che non dovrebbero mancare nella dispensa di ogni sportivo (come i prodotti proteici o gli integratori), dagli integratori per la salute (dalla vitamina A, agli omega-3 fino allo zinco) alle farine più ghiotte e naturali fino ai sostituti dello zucchero e alle spezie.

Tutti i prodotti presenti sul sito (oltre ad essere davvero moltissimi) sono di ottima qualità: questo perché Nu3 vuole facilitare la vita a chi fa attenzione alla propria alimentazione e alla propria salute, facendo sì di trovare facilmente e semplicemente tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Tutto viene selezionato da un team di nutrizionisti ed esperti, ed è questa la marcia in più di questo shop online.

Uno shop di superfood, potremmo definirlo. Perché da Nu3 c’è davvero il meglio della natura e tutti i prodotti provengono da coltivazioni biologiche certificate.

Qualche esempio? Ci sono i semi di chia biologici e il chia pudding per gli amanti di questo superfood (e anche la farina di chia, particolare e molto versatile!); la frutta secca più varia; l’olio di cocco spremuto a freddo da coltivazioni biologiche controllate; la farina di cocco (deliziosa per dolci alternativi!), quella di patate dolci e di mandorle; e poi tutti i sostituti dello zucchero per rendere molto più sani i nostri dessert, come lo sciroppo d’agave e lo sciroppo di fiori di cocco.

Per gli sportivi, poi, c’è una selezione imperdibile: su Nu3 troviamo infatti moltissimi mix proteici per frullati, anche senza zucchero, così come gli snack proteici più buoni e bilanciati e i burri d’arachide più deliziosi. E le proteine sono davvero varie: ci sono quelle del riso, della canapa, dei semi di zucca, della soia…

E per i lettori di Mamma Pret a Porter c’è uno sconto da non perdere: fino al 31 luglio inserendo al checkout il codice MAMMAPRETAPORTER15 riceverete uno sconto del 15% (valido su un solo acquisto per cliente). Insomma, cominciate a fare la spesa come noi su Nu3: facciamo incetta di cose buone, sane e naturali!

Giocare con i bimbi piccoli è uno spasso. Ma, diciamo la verità, a volte quando stiamo insieme tutto il giorno ci rendiamo conto che i nostri bimbi piccoli non si staccano mai da noi. È normale: preferiscono giocare con noi perché in questo modo ci scoprono, si sentono sicuri, si sentono guidati. Ed è quindi giustissimo assecondare questa loro volontà, anche perché il gioco insieme a mamma e papà è fondamentale per uno sviluppo armonioso.

Detto questo, anche il gioco indipendente è fondamentale per la crescita. Giocare da soli significa per un bambino sviluppare autonomia ed indipendenza, creatività, immaginazione, fantasia, problem-solving… E poi, diciamolo, anche noi ogni tanto abbiamo bisogno di riposo e di rientrare nel mondo adulto per un attimo! Ecco perché non dobbiamo sentirci in colpa, ma, anzi, ogni tanto è necessario stimolare i bambini a giocare in maniera indipendente.



Come fare? Ecco i nostri consigli!

Come incoraggiare i bambini a giocare da soli: qualche trucco per stimolare i bambini al gioco indipendente

Il primo consiglio è quello di dare la possibilità al proprio bambino di sviluppare e seguire la propria fantasia senza il nostro aiuto. È necessario, quindi, far sì che attorno a lui abbia materiali (di tutti i tipi, anche quotidiani) che possano stuzzicare la sua fantasia per inventare giochi immaginari.


A volte, ad esempio, bastano le lenzuola per dargli lo spunto di costruire un fortino in salotto con i cuscini, oppure della farina e delle ciotole per giocare alla cucina, dei fogli e dei colori per mettergli voglia di disegnare e dipingere, un cerchietto con orecchie per recitare la parte dell’orsetto…

Importantissimo è anche seguire la sua naturale tendenza e la sua età. È ovvio che non vorrà giocare con un giocattolo per bambini più grandi o più piccoli, ed è altrettanto logico che non avrà voglia di cimentarsi da solo in un’attività che non lo stimola. Se in quel momento ama cucinare, lasciamo che cucini. Se non mostra interesse per le macchinine, non proponiamole. Se i libri lo attraggono, lasciamogli a disposizione tutti quelli che abbiamo. Se è un bambino che ama il movimento, lasciamo che provi prima la balance bike e la balance board, poi la bicicletta senza rotelle… E così via.

Anche a livello sociale il bambino deve poi imparare l’indipendenza ed è quindi fondamentale che si interfacci con i bambini della sua età, per imparate ad interagire anche senza adulti attorno. Ed è anche bellissimo per noi mamme: quando andiamo al parco o invitiamo a casa qualche amichetto, sappiamo che avremo del tempo per noi mentre il nostro bimbo si divertirà e imparerà qualcosa. E in questo modo non sarà solo divertimento, ma anche crescita sociale e interpersonale.

Infine, quando i bimbi proprio non hanno voglia di stare sulle loro ma agognano per la nostra compagnia, non neghiamogliela, ma trasformiamo il tempo passato insieme in gioco: in questo modo, i bambini giocheranno e si divertiranno e noi faremo comunque ciò che dobbiamo fare. Per intenderci: lasciamo che ci aiutino, facendoli cucinare accanto a noi, o dandogli una scopa per spazzare il pavimento, stendendo i panni, dandogli carta e penna quando stiamo lavorando (possono fare finta di lavorare insieme a noi!).

In altre parole: lasciamo che intraprendano il gioco della vita adulta, imitandoci, provando a fare da soli, ma sempre accanto a noi. In questo modo sentiranno di stare facendo qualcosa insieme a noi, ci sentiranno vicini, ma sperimenteranno movimenti e pensieri assolutamente giocosi, educativi e stimolanti!

Sara

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Cecilia

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