Non è solo la (sbagliatissima) frase “Allora, è bravo?” a provocare stress nei neogenitori. Ci sono infatti certi dettagli che aggiungono peso quando non dovrebbero, quando, al contrario, la nuova genitorialità dovrebbe essere vissuta in maniera tranquilla e naturale.
A volte si tratta di tradizioni o metodi ormai consolidati che tutti credono imprescindibili e che, al contrario, possono essere tranquillamente messi da parte. Un po’ come lo stirare: certo che le nostre mamme non riescono a concepire il fatto che esistano uomini e donne che non stirano. Ma non è più come una volta, e non stirare, oggi, è consueto (e utile: si risparmia molto tempo e, soprattutto, si è più ecologici).
Ecco, quando parliamo di neonati possiamo paragonare lo stirare con la doppia pesata. Perché, certo, è utile, ma non necessaria e, soprattutto, a volte fa più danni che altro.
A dirlo è nientemeno che Uppa, il sito dei pediatri italiani, che ci mette in guardia dalla troppa attenzione posta sulla doppia pesata.
La doppia pesata è uno strumento utilizzato nel corso degli anni passati attraverso il quale i genitori potevano controllare quanto latte il bambino aveva assunto durante la poppata. Semplicemente, il bambino veniva pesato prima e dopo l’allattamento, annotando il peso precedente e successivo, monitorando così le variazioni di peso.
Sì, avete letto bene: parliamo al passato, perché ormai la doppia pesata è bell’e che superata. E per fortuna. Se parlate con mamme e papà che hanno utilizzato questo metodo, infatti, vi troverete certamente di fronte a genitori che raccontano lo stress di questa doppia pesata: per pochi grammi in più o in meno, infatti, ci si spaventava, si chiamava il medico, ci si metteva in discussione. Insomma: ci si stressava tremendamente. E nemmeno per qualcosa di utile.
Se infatti pesare il bambino è un atto utile e assolutamente necessario per monitorare la crescita e la salute, non è così utile pesarlo prima e dopo l’allattamento. Pesandolo regolarmente si possono effettivamente fornire dati utilissimi al pediatra, ma questi dati utili non sono certamente quelli della doppia pesata.
Le variabili, infatti, sono troppe: innanzitutto, la dose di latte che ad ogni poppata esce dal seno è sempre diversa e varia moltissimo nel corso della giornata. Ecco perché controllare ad ogni poppata che la quantità di latte assunta dal bambino rientri nelle indicazioni mediche è sbagliato: perché sarà sempre differente. Un lattante sano, poi, saprà da solo quanto latte nel corso della giornata dovrà assumere. Quindi, in assenza di patologie, possiamo tranquillamente fidarci di lui.
La bilancia, dunque, può essere un’arma a doppio taglio, perché permette sì di controllare lo stato di salute del nostro bambino, ma dall’altro lato spinge alcuni genitori a soffermarsi con ansia solo sul peso, non focalizzandosi sugli altri dati importantissimi, come l’osservazione delle poppate, la storia dell’allattamento e lo stato di salute generale del bambino.
Per capire questo stato di salute, quindi, se la doppia pesata ci crea ansie inutili è meglio concentrarsi su altro, in maniera più naturale e tranquilla. La mamma deve semplicemente fare attenzione a come il bambino succhia, alla sua soddisfazione, ai pannolini che bagna durante il giorno (con pipì trasparente e cacca gialla morbida, con circa 6 cambi nel corso della giornata)…
Perché oltretutto non bastano i dati delle pesate: ci sono bambini che crescono secondo le tabelle, ma che succhiano male e non sono soddisfatti. E questo è peggio.
Lasciamo quindi stare la doppia pesata, soprattutto quando crea stress nei genitori. Osserviamo piuttosto i nostri bambini, fidiamoci di loro e del nostro istinto. Buttiamo pure la bilancia, in casi estremi: basterà la valutazione del pediatra durante le visite programmate per dirci se il nostro bimbo sta crescendo secondo le tabelle. E lo stress eliminato non farà che bene, a noi e al bambino, che vivendo più sereno (riflettendo la serenità dei genitori) crescerà quasi sicuramente meglio.
No, non è solo perché è piacevolissimo mettere accappatoi e asciugamani a scaldare per il momento in cui usciamo dalla doccia (i nostri bimbi impazziscono dopo il bagnetto, quando li avvolgiamo nei salviettoni caldi!). Il termoarredo è quel prodotto che ci piace perché assolutamente green (oltre che di design).
Ecco quindi una selezione di termoarredi per il bagno a cui ispirarsi, per un bagno bellissimo, di design e molto, molto ecologico.
Il termoarredo per il bagno è una scelta davvero ottima, non solo perché permette di rendere anche il più piccolo bagno un ambiente accogliente e confortevole, oltre che di design (ci sono modelli scultorei, grafici, divertenti ed elegantissimi, per tutti i gusti), ma anche e soprattutto per le prestazioni.
Se ci seguite, saprete che amiamo rendere le nostre case confortevoli e green, sempre con un tocco personale, e il termoarredo in bagno ci permette di raggiungere questo nostro obiettivo in maniera perfetta. Il termoarredo per il bagno è infatti una soluzione efficiente e pratica attraverso la quale possiamo raggiungere i nostri obiettivi di interior design affiancandoli all’efficienza energetica.
I termoarredi di ultima generazione, infatti, sono studiati apposta per riscaldare il bagno (qualunque sia la sua dimensione) in maniera costante e diffusa efficientemente. Mantengono non solo gli asciugamani caldi, ma soprattutto l’ambiente, che per definizione è molto umido e che ha quindi bisogno di un calore specifico e sano (in particolare quando ci sono bambini in casa).
Il bello è che ormai sono quasi tutti ideati per essere a basso consumo, e quindi il risparmio energetico è assicurato: una scelta ecologica ed economica non indifferente, che permette una situazione win-win, con il design che incontra l’ecosostenibilità.
La scelta dovrà quindi ricadere su termosifoni da bagno che coniughino design e sostenibilità. Innanzitutto, è bene scegliere dei modelli che abbiano la valvola termostatica regolabile, in modo da azionarli quando serve e in modo, soprattutto, da regolare il calore in modo che sia costante e non eccessivo.
Prima di acquistare il termoarredo, poi, dobbiamo certamente tenere presenti le dimensioni della stanza in cui lo andremo ad installare, in modo da garantire una resa efficiente e in maniera da abbattere gli sprechi. Dopo aver ricavato il volume della stanza (misurando la larghezza per la lunghezza e moltiplicandole per l’altezza), potremo chiedere al nostro architetto o al negozio che ci fornirà il termoarredo di procurarne uno adatto, non troppo piccolo (il rischio è che il bagno rimanga freddo), né troppo grande (per non sprecare energia e inquinare meno). Per essere ancor più sicuri di scegliere al meglio il termoarredo, quindi, teniamo presente l’efficienza energetica della stanza: ha dei buoni serramenti che mantengono il calore oppure soffre di spifferi? È un ambiente molto umido oppure è ben areato?
L’efficienza energetica la si raggiunge poi scegliendo la parete sulla quale installeremo il nostro scaldasalviette: sempre meglio puntare sulla parete che dà all’esterno, in modo da abbattere il flusso d’aria fredda che si insinua in casa e garantire così un calore più confortevole e privo di sprechi.
Per quanto riguarda la forma, sono presenti sul mercato davvero moltissimi termoarredi e scaldasalviette. La decisione dovrà equilibrare tanto il nostro gusto quanto l’utilizzo che andremo a farne. Ci sono infatti termoarredi piatti, che somigliano a quadri, e la cui funzione sarà solo quella di riscaldare l’ambiente in maniera perfetta (oltre che di appagare l’occhio). E ci sono poi i classici scaldasalviette tubolari, più comodi e specificatamente pensati per la loro utilità. Soprattutto quando ci sono bambini in casa, è bello avere un termoarredo che svolga anche la funzione di scaldasalviette: appoggiando ai tubi che lo compongono i nostri asciugamani, oltre che ad avere sempre il bagno ordinato in inverno avremo la salvietta calda ogni volta che usciremo dalla vasca da bagno o dalla doccia, rendendo il momento del bagnetto dei bambini ancora più confortevole e godibile.
Ma quali termoarredi e scaldasaviette scegliere? Ce ne sono davvero moltissimi, per tutte le tasche, per tutti gli spazi e per tutti i gusti. Questo, ad esempio, svolge anche la funzione di paravento e divide la stanza in maniera armoniosa e leggera.
https://www.edilportale.com/prodotti/scirocco-h/termoarredo-in-acciaio/mikado_5309.html
Questo, invece, è più classico, ma evergreen e sempre bellissimo da vedere.
Lo si può anche scegliere basso, proprio come un porta-asciugamani semplice e perfettamente integrato nel bagno, senza tuttavia rinunciare alla funzione di riscaldamento.
Infine, una scelta di design con un termoarredo che richiama la forma della scala (molto di moda in questi ultimi anni come porta-asciugamani nel bagno) in maniera pulita ed elegante.
Vi abbiamo spesso parlato di fertilità, sia dal punto di vista femminile (con consigli sulle erbe che stimolano la fertilità o sullo yoga benefico in questo senso) che da quello maschile (parlandovi delle principali cause di infertilità maschile e dell’innovativo test da fare in casa per uomini, ad esempio).
La tranquillità e lo stile di vita sano sono di certo al primo posto quando cerchiamo un bambino, così come i consigli del nostro medico di base e del ginecologo. Tuttavia anche la tecnologia può essere d’aiuto: esistono infatti app per la fertilità davvero utili, che permettono di monitorare il ciclo e che aiutano con diversi consigli.
Ecco quindi una selezione delle migliori app per la fertilità, per sfruttare la tecnologia dello smartphone anche quando cerchiamo un bambino.
La prima app che consigliamo è molto semplice: permette di monitorare il ciclo mestruale, settando tutte le informazioni relative alle nostre mestruazioni e tracciando così un calendario nel quale possiamo controllare i giorni previsti dell’ovulazione. Si chiama Life e la trovate sull’App store di iOS.
Per Android troviamo un’altra app con le stesse funzioni, Flo, utile perché traccia il periodo mestruale calcolando i giorni più fertili. Entrambe queste app sono utili anche per un altro motivo: quando si ha infatti un ciclo mestruale irregolare, permettono di tenerne traccia, tenendolo sotto controllo e riferendo al medico la frequenza e le irregolarità. E per quando si rimane incinte, c’è una funzione per tenere traccia delle settimane in maniera molto intuitiva.
Disponibile sia per iPhone che per Android, Clue è davvero ottima (e può essere utilizzata anche con gli Apple Watch): dopo aver inserito i propri dati (quelli relativi al ciclo ma anche peso e altezza, data di nascita e metodi contraccettivi usati), questa applicazione monitora sì il ciclo mestruale dandoci indicazione dei giorni più fertili, ma ci dà anche moltissime informazioni mediche e scientifiche per conoscerci al meglio.
Questa app è a pagamento, ma sono soldi spesi davvero bene (costa poco più di 1 euro). iGyno permette di avere un ginecologo virtuale a disposizione 24 ore su 24. Oltre a monitorare il ciclo, mette a disposizione grafici sull’andamento degli ormoni e, soprattutto, un consulto virtuale con veri ginecologi: se abbiamo una domanda, basta postarla in chat ed entro un’ora un ginecologo risponderà alla nostra richiesta.
Questa applicazione per iPhone e per Android è stat realizzata in collaborazione con Giovanni Alaimo, ostetrico ginecologo esperto di infertilità, e in effetti è molto completa: inserendo i propri dati la donna può monitorare il ciclo mestruale, ma soprattutto calcolare i giorni fertili attraverso la valutazione del muco cervicale. Possono poi essere inseriti anche i risultati degli esami del liquido seminale del partner, in modo da ottimizzare ancora di più le possibilità di concepimento, grazie ad un calcolo personalizzato dei giorni durante i quali aumentano le possibilità di rimanere incinte.
La gravidanza non è tutta rose e fiori, e lo sappiamo bene. Ma no, non stiamo parlando dell’umore o dei pensieri che prima o poi tutte abbiamo. Parliamo anche delle piccole cose quotidiane che diventano un fastidio, perché, diciamolo, essere in attesa a volte è una scocciatura!
I jeans che non si allacciano, i reggiseni che costano moltissimo, la nausea che non accenna a passare… Ecco allora qualche trucchetto per voi, mamme in attesa, per rendere la gravidanza ancora più piacevole e senza pensieri!
Primo trucco: non aspettate che sia nato il bambino per comprare un cuscino per l’allattamento! Questo cuscino, infatti, è adatto anche alla gravidanza, perché permette di dormire comode in qualunque posizione. Basta avvolgerlo attorno al corpo, o alla pancia, o ingarbugliarlo tra le gambe, o trovare la posizione perfetta nel modo che preferiamo, per ottenere un beneficio immediato e dormire molto meglio.
Per la nausea mattutina che non se ne va nemmeno al pomeriggio e alla sera? Be’, c’è qualche cibo che può aiutare davvero moltissimo, anche se non ce lo aspetteremmo! Le patatine, ad esempio: uno strappo alla regola ogni tanto ci sta! Asciugano un po’ lo stomaco e spesso aiutano con la nausea. Lo stesso vale per le caramelle di zenzero, ancora più indicate, perché lo zenzero, si sa, è un alimento antinausea naturale!
Un altro trucchetto per evitare la nausea mattutina è quello di fare uno spuntino verso le tre di notte. Nulla di pesante, magari un po’ di frutta secca o un paio di cracker. La nausea, infatti, aumenta nel momento in cui lo stomaco è vuoto. In questo modo la inganneremo!
Parliamo poi dei reggiseni? Prima che il bimbo arrivi non c’è bisogno di avere dei reggiseni apposta per l’allattamento, basta che siano molto comodi. Non serve però comprare quelli apposta per la gravidanza, che spesso costano più del normale. Puntiamo invece su dei comodissimi reggiseni sportivi senza ferretto, in microfibra o in cotone, per un benessere quotidiano libero e leggero!
Oltretutto, molte non lo sanno, ma per continuare ad utilizzare i reggiseni di prima a volte (se non aumentiamo di troppe taglie) basta utilizzare su quelli vecchi dei ganci-estensione per reggiseno, come questi, per aumentarne la circonferenza.
Per il mal di gambe, l’alimento più indicato sono le banane! Quando le sentite affaticate o dolenti, mangiatene una per un sollievo quasi immediato.
E per quanto riguarda i nostri jeans preferiti? A volte è solo la vita a non allacciarsi più, soprattutto nei primi mesi. Ma se non vogliamo rinunciarvi, basta utilizzare un elastico per capelli!
http://diymaternity.com/pants-skirts/the-rubberband-maternity-trick/
E sempre in tema di abbigliamento premaman, lo sappiamo, a volte gli abiti apposta per la gravidanza costano moltissimo. Per evitare questa spesa abbiamo due opzioni: farci prestare dalle amiche i loro vecchi abiti premaman, oppure puntare su abiti ampi che poi potremo poi riutilizzare una volta che il bambino sarà nato, sfruttando anche la loro confortevolezza (sono molto più comodi dei pantaloni!).
Spesso, poi, i piedi si gonfiano, soprattutto nelle ultime settimane. Questo significa che le scarpe sono davvero insopportabili… Ma a volte basta un bel bagno con sali, o un pediluvio con dei sali di Epsom, per sentire un sollievo immediato e per sgonfiare i piedi in men che non si dica!
Infine, un trucco che fa sorridere ma che è davvero, davvero un sollievo! Donne, tenete delle pinze da cucina nella doccia: se durante gli ultimi mesi vi cadrà qualcosa (e capiterà! Perché, sì, siamo più maldestre!), sarà una passeggiata recuperarlo.
Pianti, urla disperate, capricci inutili, fughe negli angolini per non farsi vedere… In certe situazioni i bambini danno il peggio di loro. Ma come noi sono esseri umani, e c’è sempre un motivo scatenante.
Anche i bambini più tranquilli (soprattutto durante i terribili due!) possono passare un periodo nel quale le crisi sono all’ordine della settimana, se non del giorno. Capitano soprattutto fuori casa (e, sì, sappiamo la sensazione degli sguardi della gente che giudica che effetto fanno, anche se abbiamo imparato ad ignorarli), oppure in momenti particolarmente stressanti e fuori dalla quotidianità ordinaria del bambino, ma quando capitano ci mettono davvero alla prova.
Innanzitutto dobbiamo capire quale sia il motivo che scatena questi pianti e queste urla (che non è mai il motivo visibile, ma è sempre più profondo e legato ad un particolare disagio). Capita soprattutto nei momenti di transizione, quando c’è qualche cambiamento in atto, oppure durante giornate e periodi che stressano particolarmente il bambino.
Affrontare questo disagio e parlarne è quindi il primo passo per superare queste crisi. Ma ci sono anche piccole strategie che ci permettono di arginare la situazione o quantomeno di prevenirla e di preparare i bambini alla giornata in modo da provare a evitare situazioni del genere.
Sembra troppo banale ma è così: la classica frase da genitore “Cinque minuti e andiamo via” è davvero efficace. E lo è in due casi: nel caso in cui il bambino si senta a disagio in quel posto e senta il bisogno di tornare a casa (perché in questo caso lo si rassicura e lo si rende partecipe di ciò che sta accadendo) e nel caso in cui sappiamo già che quando diremo “stiamo andando” cominceranno i pianti perché il bambino non vorrà smettere di giocare o di fare ciò che sta facendo. In questo caso dire: “Puoi giocare ancora cinque minuti, poi andiamo” lo mette in allerta. Si agiterà, comincerà a scalpitare, ma nella sua testa si starà già preparando a quel momento. Per i bimbi più testardi, è possibile coinvolgerli ancora di più chiedendogli di settare un timer sul telefono di mamma o papà: al termine dei cinque minuti sarà lui ad avvisarli, e questo lo farà sentire responsabile oltre che coinvolto.
C’è chi ha bisogno di cinque minuti, chi di cinque giorni, e soprattutto dipende dalla situazione, ma preparare i bambini prima che accada qualcosa che sappiamo già che non manderanno giù è giustissimo, oltre che efficace. Se dobbiamo andare in un posto che proprio non amano o che sappiamo che li rende agitati, prepariamoli prima, dicendogli dove e quando andremo. Soprattutto, spieghiamogli bene come avverrà la cosa, evitando un generale “Domani andiamo a cena dai nostri amici”, per esempio. Meglio: “Domani sera andremo a mangiare lì, mangeremo, tu potrai giocare un po’ sul tappeto con i tuoi amici, berremo il caffè e poi torneremo a casa, dove potremo leggere una fiaba nel letto tutti insieme”. Questo è solo un esempio, ma è utile anche nel caso di situazioni più importanti, come un trasloco, una vacanza lunga o l’assenza temporanea di qualcuno.
Un oggetto di transizione è un particolare oggetto che i genitori possono utilizzare per aiutare i bambini a passare da un’attività all’altra o da una situazione all’altra senza che i bimbi subiscano un trauma, poiché questo oggetto, solitamente un giocattolo o un animale di pezza, diventa il punto di focalizzazione dell’attenzione e diviene allo stesso tempo un punto fermo al quale aggrapparsi metaforicamente. È utile soprattutto con i bambini che hanno un giocattolo preferito: quando lo stanno usando o ce l’hanno tra le mani e noi vogliamo portare i bambini da qualche parte, possiamo coinvolgere prima il giocattolo del bambino. Ad esempio dicendo: “Dici che Lillo ha voglia di venire con noi a fare la spesa? Può stare sul seggiolino con te in macchina!”. Oppure: “Vorrei chiedere al tuo Superman di venire con noi in vacanza, secondo te è una buona idea?”. In generale, tenere i giocattoli preferiti dei bambini (quelli a cui più sono legati emotivamente) in borsa è una buona idea: possono essere sempre sfoderati nel momento della crisi e ci aiutano moltissimo!
Che sia il futuro prossimo (ovvero il luogo in cui stiamo arrivando in macchina) o del futuro meno prossimo (un trasferimento, ad esempio), quando i bambini scalciano, urlano e piangono perché proprio non ne vogliono sapere è utile parlare di ciò che di bello troveranno dall’altra parte. Certo, è snervante farlo quando le loro urla coprono le nostre parole, ma con pazienza, piano piano, riusciremo a coinvolgerli e a calmarli, proponendo noi cose belle da fare e rendendo loro partecipi, perché prima o poi diranno anche loro cosa gli piacerebbe fare dopo. E, come sempre, è meglio entrare nello specifico: quando non vogliono tornare a casa dal parco, ad esempio, non basta un “Dai che andiamo a casa a riposarci”. Meglio un: “Dai che a casa possiamo giocare insieme a Memory! A te cosa piacerebbe fare una volta che arriviamo?”.
La pelle può soffrire di diversi problemi: se da un lato infatti è uno degli organi più resistenti del nostro corpo, dall’altro è anche spesso il primo a essere esposto agli agenti esterni. Non è un caso che le irritazioni e le infezioni rappresentino il primo pericolo per la nostra cute, specialmente se si parla dei virus e di disturbi come i molluschi della pelle. Quest’ultima, in particolare, è un’infezione di natura virale che spesso contagia i bambini: è benigna, nel senso che non interessa mai gli organi interni perché non supera la pelle, però richiede anche molte attenzioni per poter essere curata e tenuta sotto controllo.
I molluschi della pelle sono formazioni benigne che nascono sulla cute a causa dell’infezione portata da un virus noto come Pox virus. È facile riconoscerle, perché assumono spesso una forma tondeggiante e tendono a crescere con il passare del tempo se non vengono curate. Il termine “mollusco” deriva proprio dal loro aspetto estetico, con papule che possono raggiungere i 5 millimetri di diametro e dal colore che va dal rosato al perlaceo. Le vesciche sono inoltre caratterizzate da una fossetta in cima, dalla quale possono uscire le secrezioni infette: proprio per questo bisogna fare estrema attenzione a non grattarle.
In base agli studi condotti nel settore, si stima che il 10% dei ragazzi entro i 16 anni sia affetto da questa infezione virale, che tende a colpire soprattutto i bambini dai 12 mesi di vita ai 4 anni d’età.
Trattandosi di un virus, il contagio da mollusco della pelle avviene sempre per contatto diretto: l’organismo potrebbe infatti trasmettersi attraverso il contatto con altri bambini o individui malati, oppure tramite oggetti, panni e indumenti contaminati dal Pox virus. Anche gli asciugamani e le lenzuola rientrano in questa lista, ed è bene che facciate attenzione pure alle superfici dei sanitari, perché potrebbero anche loro ospitare questo virus. Per quanto riguarda le cause che possono provocare l’insorgenza di questo problema, purtroppo bisogna sottolineare che ogni persona può essere contagiata nelle maniere viste poco sopra: di solito, però, il virus tende a colpire soprattutto i soggetti con un sistema immunitario debole.
Il mollusco della pelle può essere curato approfittando di una serie di rimedi, come ad esempio le creme ad uso topico che permettono di far recedere l’infezione. Altre soluzioni spesso adottate sono quelle di natura chirurgica, che prevedono dunque la rimozione delle vescicole o la crioterapia, utile perché fa seccare queste papule. In genere, in ogni caso, conviene sentire il parere di un dermatologo prima di ricorrere ad uno di questi sistemi, perché non sempre sono necessari.
Insieme al trattamento farmacologico è possibile inoltre intervenire con alcuni rimedi naturali in grado di velocizzare il processo di guarigione. Tra questi, possono essere di aiuto gli impacchi con oli essenziali, come ad esempio il Tea Tree oil, o antichi rimedi della nonna come ad esempio l’aglio o l’aceto di mele, entrambi dalle forti proprietà disinfettanti.
Se anche i vostri piccoli soffrono di questa infezione, sappiate che non c’è da preoccuparsi: non è pericolosa e spesso bastano davvero poche attenzioni per curarla.
Yoga Nidra significa letteralmente “lo yoga del sonno” e più di tutti gli altri tipi di yoga è in grado, attraverso la sua pratica, di portare benefici di rilassamento perfetti in un’epoca come la nostra fatta di frenesia, eccitazione costante e stress quotidiano.
L’obiettivo è certamente l’equilibrio fisico e mentale, che nel momento in cui manca porta a scompensi fisici e psicologici e ad uno stato generale di malessere.
Lo Yoga Nidra si inserisce così in questa situazione aiutandoci a rilassare il corpo e la mente in maniera molto profonda attraverso anche la consapevolezza.
Nello Yoga Nidra, sostanzialmente, il corpo “dorme”, ovvero entra in uno stato di rilassamento totale mentre la mente lavora, ma sempre per raggiungere relax, consapevolezza e liberazione dallo stress. Per praticare lo yoga Nidra bastano un materassino e un luogo tranquillo (quindi è perfetto da svolgere a casa) e possiamo scegliere un qualsiasi momento della giornata, tenendo presente che al mattino la pratica ci aiuterà a cominciare meglio la giornata. Meglio evitare, solo, la sera: questa pratica attiva infatti la mente, e addormentarsi, poi, risulterebbe difficile e controproducente.
I suoi benefici sono innumerevoli: lo Yoga Nidra rilassa la mente e il corpo in maniera profonda e unica, allena la mente, migliora la memoria, chiarisce l’inconscio, permette di conoscersi meglio e di risvegliare quindi il vero “io” e, soprattutto, combatte lo stress quotidiano attraverso la ricerca dell’equilibrio e grazie allo sgombero temporaneo della mente.
Ma come funziona lo Yoga Nidra? Il corpo, come dicevamo, entra in uno stato di sonno, mentre la mente continua a vegliare per seguire le istruzioni, entrando in uno stato tra il sonno e la veglia. Queste istruzioni sono molto semplici e lineari.
Si parte con la preparazione, sdraiandosi sul tappetino nella posizione di shavasana con gli occhi chiusi (sdraiati a pancia in su) e ci si comincia a rilassare, ascoltando la quiete e la comodità della postura. Ascoltiamo anche il nostro respiro.
Una volta rilassati, si pensa al proprio sanpalka, il proprio proposito, fissandolo bene a mente e ripetendolo tre volte con determinazione e convinzione.
Arriva quindi il momento della consapevolezza: la mente segue ora ogni parte del corpo, partendo dal lato destro e continuando con quello sinistro, partendo dalle dita delle mani e terminando con quelle dei piedi.
Successivamente è il respiro che viene analizzato dalla mente, con la consapevolezza che si fissa sul flusso e sulle parti del corpo interessate dal passaggio dell’aria.
La fase seguente è la visualizzazione, durante la quale la consapevolezza viene visualizzata nello spazio buio davanti agli occhi chiusi.
Infine, ci si concentra, per terminare la pratica, sull’esterno del nostro corpo, ascoltando i suoni esterni, le sensazioni che vengono da fuori e lo spazio. Pian piano si aprono gli occhi e ci si può muovere con delicatezza per riattivare il corpo.
Come sappiamo, le vitamine del gruppo B sono tra le più importanti quando si parla di benessere del corpo. Il loro ruolo è molteplice: aiutano a trasformare grassi, proteine e carboidrati in energia, disinfiammano, aiutano il cervello e aiutano nel mantenimento dell’equilibrio ormonale ottimale.
Ogni vitamina del gruppo B, tuttavia, ha un suo specifico ruolo. Avete mai sentito parlare della biotina? Si tratta della vitamina B8 (che nella cultura anglosassone è nota come vitamina B7, in altri luoghi come vitamina H o vitamina I), fondamentale per il metabolismo proteico e per la sintesi degli acidi grassi e del glucosio.
La caratteristica secondaria di questa vitamina è che ha un effetto positivo su molti problemi cutanei, dalle dermatiti seborroiche all’alopecia, dall’acne alla caduta dei capelli. Vediamo quindi insieme quali sono gli alimenti che ne sono ricchi, quali sono le quantità raccomandate e quali sono gli effetti positivi e le controindicazioni per il nostro corpo.
Innanzitutto, la vitamina B8 la si assume principalmente e preferibilmente attraverso l’alimentazione. Sono molti i cibi che ne contengono in alte quantità, soprattutto di origine animale (latte e formaggio, il tuorlo d’uovo, il fegato…), ma per chi sceglie una dieta povera di derivati animali non mancano gli alimenti ricchi di vitamina B8 (i funghi, il lievito di birra, i piselli, le arachidi, varie verdure, le carote, gli spinaci…). Anche i batteri intestinali della nostra flora batterica ne producono in grande quantità.
La buona notizia è che solitamente è difficile presentare una carenza di questa vitamina: l’unico alimento che la contrasta e ne annulla i benefici è l’albume d’uovo crudo, e solo una dieta ricca di questo elemento (rarissima) può portare a degli scompensi. Questi scompensi, in ogni caso, porterebbero ad alcuni sintomi, come la depressione, alterazioni cutanee, un affaticamento generale, la nausea, crampi notturni…
Meglio tuttavia fare attenzione ad alcuni momenti della vita nei quali i livelli di biotina potrebbero abbassarsi, soprattutto in seguito a determinate condizioni (e non, quindi, come risultato di una dieta): gli antibiotici, innanzitutto, uccidono moltissimi batteri del nostro intestino, portando ad abbassare i livelli di vitamina B8. Anche alcune situazioni di infiammazioni intestinali possono alterare i livelli, così come il fumo di sigaretta, l’eccesso di alcool e la gravidanza.
Detto questo, la comunità scientifica non è ancora in grado di dire se, al contrario, possano esserci effetti negativi quando si assume troppa vitamina B8. Non sembrano esserci controindicazioni, ma è sempre meglio chiedere al proprio medico di fiducia e, in ogni caso, mantenere uno stile di vita regolare e un’alimentazione ben bilanciata, in modo da assumere in maniera regolare questa vitamina.
I benefici che la biotina porta al nostro corpo sono innumerevoli, e cercare di assumerne giornalmente ha quindi effetti positivi per molti aspetti. Come dicevamo, la vitamina B8 è infatti un alleato di capelli e pelle, ma anche delle unghie: soprattutto nei bambini, ma anche negli adulti, quando i capelli e le unghie risultano molto sottili e fragili un’integrazione di biotina può aiutare (soprattutto quando si è in presenza di valori di vitamina B8 piuttosto bassi).
Anche per le persone affette da diabete la vitamina B8 è raccomandata: aiuta infatti a migliorare il metabolismo degli zuccheri, una funzione compromessa esattamente dalla patologia di cui parliamo.
Non sono poi da sottovalutare gli effetti positivi della biotina sul sistema immunitario. La vitamina B8, infatti, è essenziale per lo sviluppo dei globuli bianchi, che rappresentano il meccanismo di difesa del nostro organismo contro virus e batteri. Protegge inoltre il nostro cervello e il nostro sistema nervoso, proteggendoli dalle malattie neurodegenerative, aiuta il sistema cardiocircolatorio a mantenersi sano, ha un effetto antinfiammatorio sull’organismo e ci fa apparire più belli e sani, proprio perché rende più forti capelli, pelle e unghie.
Siamo mamme, ma siamo anche donne. Siamo mamme lavoratrici, ma siamo anche amiche. Siamo mamme casalinghe, ma siamo anche amanti. Siamo mamme a tempo pieno, ma siamo anche artiste.
Non importa che tipo di mamme siamo. L’importante è sempre tenere a mente anche che tipo di donne siamo. Perché se la felicità di una famiglia passa anche dalla felicità di una madre, allora non annullarsi e ricordarsi di essere sempre noi stesse è fondamentale.
Una mamma diventa mamma quando compare la lineetta doppia su quel famoso stick. Oppure quando riceve l’attesissima chiamata dal tribunale o dall’ente autorizzato per le adozioni internazionali. In ogni caso, quando una mamma diventa mamma cambia tutto il suo mondo. Ma ciò che non dobbiamo dimenticare è che una mamma è sì una mamma, ma è anche una persona. E non devono ricordarlo gli altri. Dobbiamo ricordarlo soprattutto noi stesse.
Per avere una famiglia felice dobbiamo innanzitutto cercare la nostra felicità. La serenità dei genitori si riflette immediatamente sul benessere dei bambini, e, al contrario, l’infelicità influenza negativamente tutta la famiglia. Ecco perché è sempre fondamentale trovare il proprio equilibrio e la propria serenità.
Naturalmente questo non significa non fare la mamma, o limitare le nostre cure, o, ancora, scansare l’idea di maternità. Anzi. Fare la mamma, a tempo pieno o lavorando nel frattempo, è sempre e comunque un compito impegnativo e spesso svolto con serenità, pazienza e forte volontà. Con positività, insomma. Ma questo non significa che nel momento in cui diventiamo madri dobbiamo abbandonare ciò che eravamo prima. Nemmeno se, anche se non l’avevamo pianificato, ci ritroviamo a fare le mamme casalinghe a tempo pieno.
Essere donna, essere un essere umano, è prima di tutto la nostra natura. E i nostri figli saranno molto più felici se vedranno la loro mamma essere se stessa, con le sue passioni, i suoi hobby, i suoi spazi e le sue idee.
Siamo mamme, quindi, ma siamo donne che amano la moda, lo sport, il benessere, i libri, la musica, i concerti, le mostre, le uscite con le amiche e con gli amici, le serate galanti con il nostro partner, i bagni caldi, il mascara e l’eye-liner (anche pesanti, che non significa non avere buon gusto), la cucina, le faccende domestiche, avere un aiuto in casa, la famiglia, gli amici, gli amici di scuola, le serie tv… E questo non deve per forza scomparire nel momento in cui diventiamo mamme. Anzi.
Purtroppo è normale scivolare in un ruolo che assorbe moltissimo del nostro tempo. È facilissimo accantonare le nostre passioni per prenderci cura della nostra amatissima famiglia e dei nostri fantastici figli. Ma non è giusto, né per noi né per loro. Perché dedicarsi ad una passione significa curare il nostro essere, significa stare bene con noi stessi. E per quanto i nostri figli diventino effettivamente la nostra passione principale (sì! È così! E noi amiamo moltissimo questa cosa!), le nostre passioni di un tempo non devono essere annullate o eliminate. Perché a lungo andare il loro annullamento può solo portare malessere.
La soluzione è semplice: basta essere consapevoli del fatto che ora il tempo per dedicarci alle nostre passioni sarà molto meno, ma essere altrettanto consapevoli che qualche ritaglio di tempo lo si può trovare, per ciò che si ama.
Prendiamoci quindi anche solo dieci minuti al giorno per noi, o un’ora a settimana. Basta pochissimo, bastano i ritagli di tempo. Andiamo in palestra, leggiamo un libro, facciamo una maschera di bellezza, usciamo per un aperitivo, facciamo una camminata, usciamo per dello shopping. Ma facciamolo. Rimaniamo noi stesse. Mostriamo ai nostri bambini che sì, siamo la loro mamma, ma la loro mamma è anche una sportiva, una lettrice, un’appassionata di moda, un’amante della natura, una lavoratrice, una brava cuoca, un’appassionata di scienza, di tatuaggi, di viaggi, di cucito, di automobili…
Solo così i nostri figli capiranno la bellezza dell’unicità, delle passioni, dell’essere noi stessi, del prendersi del tempo per stare bene. Sta qui la felicità. Non solo nostra, ma di tutta la famiglia.
La borsa del cambio per il passeggino deve essere fatta a regola d’arte. Perché? Non per sfizio, o per estetica, ma semplicemente perché deve semplificare la vita di noi genitori. Pannolini, creme, acqua, salviettine… Serve davvero moltissimo, ma basta essere un pochino smart per organizzarla al meglio ed avere così sempre a portata di mano tutto ciò di cui abbiamo bisogno per uscire in tutta tranquillità con i nostri pargoli.
Ma cosa serve, esattamente? Ogni genitore ha le sue priorità e le sue abitudini, ma certamente ci sono alcuni oggetti e accessori che non possono mancare. Ed è per questo che abbiamo creato per voi la guida definitiva alla borsa del cambio per il passeggino!
Naturalmente si parte dai pannolini, che (usa e getta o lavabili) non dovrebbero mai mancare nella borsa del cambio che appendiamo al passeggino, così come un telo (meglio se impermeabile, in modo da lavarlo in maniera super semplice) sul quale appoggiare il bambino durante il cambio ovunque siamo. Ma c’è un accessorio ancor più utile che non molti conoscono: la wet bag.
La wet bag è un accessorio da infilare nella borsa del cambio pannolino che è davvero molto comodo perché permette di non impazzire quando ci troviamo a dover cambiare il pannolino al bambino in una situazione non esattamente comoda. La wet bag è perfetta soprattutto nel caso in cui utilizziamo i pannolini lavabili, ma è incredibilmente utile anche nel caso di quelli usa e getta. Si presenta così (e possiamo acquistarla qui):
Si tratta di una borsa prodotta in un materiale impermeabile (come ad esempio il poliuretano), richiudibile ed ermetica, perfetta per riporre i pannolini sporchi. Nel caso in cui utilizziamo i pannolini lavabili questa è necessaria per non sporcare il resto del contenuto della borsa e per riportare a casa i pannolini bagnati o umidi, ma diventa molto comoda anche nel caso in cui ci troviamo in un luogo (come ad esempio durante le passeggiate in montagna o in altri luoghi meno cittadini) nel quale fatichiamo a trovare un cestino per gettare i pannolini usa e getta. Sono utili però anche per riporre le salviette e gli indumenti umidi e sporchi, in modo da non contaminare il resto ed evitando spiacevoli odori (grazie alle chiusure ermetiche).
Ce ne sono di molte tipologie, e possiamo sceglierle dei nostri colori preferiti, in modo da essere un pochino fashion, oltre che pragmatici!
Nella borsa del cambio per il passeggino non dovrebbero poi mai mancare le salviette umidificate, meglio se morbide, necessarie per pulire al volo i casini che i culetti dei nostri bimbi producono nel giro di pochissime ore! Possiamo comprarne (con ingredienti naturali!) oppure, semplicemente, utilizzare dell’acqua fresca bagnando delle salviette in cotone al momento.
Infiliamo poi nella borsa del cambio un gel per lavarci le mani in caso di emergenza (meglio se realizzato con oli essenziali, meno chimico e meno aggressivo sulla pelle dei bimbi, dal momento che le nostre mani li toccheranno durante il cambio) e un paio di baby-body di scorta: come certamente saprete (per esperienza!) i bimbi nei primi mesi di vita si sporcano davvero moltissimo e a volte cambiare il pannolino non basta.
E quali creme sono indispensabili nella borsa del cambio per il passeggino? Certamente la pasta emolliente per il sederino, da spalmare dopo aver lavato il culetto con acqua fresca per evitare arrossamenti.
E poi, meno scontata, la crema solare: che sia estate o inverno, quando il sole spunta fuori può diventare pericoloso e avere un tubetto di crema, che abbia una protezione 50+ pensata apposta per le pelli dei nostri bimbi piccoli.
Infine, del talco per i giorni in cui i bimbi sembrano sudare più del solito, anche in questo caso per evitare arrossamenti. Noi consigliamo del talco che non sia in polvere (perché è piuttosto pericoloso): meglio in crema, come il Talco non Talco di Fiocchi di Riso, che da giugno 2020 sarà disponibile in due nuovi formati, ancora più comodi e versatili: lo spray e il roll-on. Con la stessa formulazione sarà dunque possibile portare con sé il Talco non Talco in tutte le occasioni, scegliendo la versione più adatta alla propria famiglia. Per scoprire i formati disponibili, basta visitare la pagina dedicata.