Quando una coppia inizia a pensare all'adozione, certamente prima vengono l'entusiasmo, la voglia di donare il proprio amore ad un essere umano in difficoltà, la felicità di formare una famiglia. Ma non è possibile nascondersi dietro un dito: il secondo pensiero è più sconfortante, e riguarda i tempi e i costi che derivano necessariamente da questa scelta.

È vero: è difficile, psicologicamente ed economicamente. Ma una scelta così bella può essere oscurata ed abbattuta dalla preoccupazione?

I tempi e i costi dell'adozione internazionale: facciamo chiarezza su alcuni punti insidiosi della scelta di adottare un bambino straniero

L'iter, ve lo abbiamo già spiegato, è in effetti lungo. Prima i corsi, poi la disponibilità in tribunale, poi le indagini degli assistenti sociali, poi l'affidamento della pratica ad un ente autorizzato, poi l'attesa e, solo alla fine di un percorso che durerà degli anni, l'abbinamento e la creazione di una vera famiglia con l'arrivo di un bambino.

Tuttavia non è giusto appigliarsi alla solita scusa del "i tempi sono troppo lunghi, bisognerebbe sfoltire la burocrazia". In questo caso la burocrazia esiste per un motivo ben preciso, importantissimo e imprescindibile: il bene del bambino.

Già: le indagini, le domande, gli enti e tutte le procedure nel mezzo servono solamente a raggiungere l'obiettivo di assicurare al bambino adottato, un essere umano già provato da disgrazie e abbandoni, una famiglia il più possibile vicina alla perfezione. Essere genitori non è un diritto; è il bambino che ha diritto ad una famiglia!

Altro discorso sono chiaramente i costi, che, beh, in effetti sono alti e portano moltissime coppie ad abbandonare l'idea e il percorso. La crisi economica e l'instabilità fanno sì che i soldi siano un deterrente. E sono sommati allo sconforto dei tempi lunghi: alla fine in molti desistono, e solo chi davvero vuole con tutto il cuore procedere ad adottare continua il cammino.

Nello specifico, i costi variano naturalmente da paese a paese. Il Vietnam è diverso dalla Cina, che è diversa dalla Russia, che è diversa dal Kenya, che è diversa dal Perù e così via. La media, tuttavia, è di solito intorno ai 20000 euro, ma non è impossibile arrivare a sborsare fino a 35000 o 40000 euro.

Ma cosa riguardano queste spese, per la precisione? Beh, i costi specifici dell'Ente Autorizzato (che pur essendo Onlus hanno giustamente bisogno di denaro per esistere, e che prima di vedersi affidato l'incarico comunica ai genitori la lista delle spese che sosterrà con i soldi ricevuti - dalle consulenze psicologiche alle pratiche e alle mediazioni con i paesi stranieri), i costi del Paese d'origine e degli istituti stranieri, ma anche le spese di viaggio dei genitori, che una volta abbinati ad un bambino devono recarsi per qualche tempo nel paese per familiarizzare con l'ambiente e con il futuro figlio., pagandosi di tasca propria il trasporto, il vitto e l'alloggio.

Ma la difficoltà economica non sta solo nei costi in sé: anche il reddito famigliare spesso è un impedimento che si mette tra la volontà adottiva e la reale possibilità di procedere. Il tribunale in Italia valuterà la possibilità dei genitori di crescere un figlio (e l'instabilità contrattuale spesso è motivo di difficoltà: i genitori a volte si rassegnano, altre aspettano di essere più solidi professionalmente), ma ci sono anche paesi, come la Cina, che vogliono essere sicuri che la coppia abbia un reddito minimo per assicurare il benessere del bambino adottato.

Insomma, è vero: è difficile. Bisogna mettere sul piatto moltissimi pro e altrettanti contro. Sta solo alla coppia decidere se pesa di più l'uno o di più l'altro!

Grazie al potere sgrassante di questi due ingredienti il risultato è assicurato. Essendo poi privo di tensiottivi chimici possiamo usarlo per lavare le stoviglie dei bambini.

La ricetta per il detersivo per piatti fatto in casa: come risparmiare e avere un sapone 100% naturale

Ricetta tratta da http://www.nonsprecare.it/come-preparare-detersivo-per-i-piatti-fatto-in-casa

 

Devo sterilizzare ciucci e biberon?

Giovedì, 16 Giugno 2016 09:05

L’igiene è una conquista fondamentale dell’umanità: ha permesso di sconfiggere numerose patologie e sicuramente di allungare la vita. Lavarsi spesso le mani, fare la doccia, il bagno e avere cura delle nostre parti intime è fondamentale e chiaramente è importante che questo venga applicato e poi trasmesso come prassi anche ai nostri figli. 

La differenza che sussiste però tra igiene e sterilizzazione o lavaggi frequenti (vedi il bidè 3 volte al giorno per esempio) è notevole: con l’igiene togliamo lo sporco, eliminiamo gran parte dei possibili agenti patogeni e ne limitiamo la proliferazione. 

Ho scelto volontariamente la parola limitazione perché una parte di microrganismi devono sussistere perché il nostro corpo sia in salute: pensate che il nostro intestino, per stare bene, ha bisogno di una quantità maggiore di microrganismi rispetto al totale delle cellule del nostro corpo perché è proprio grazie ad essi che il cibo viene trasformato in nutrimento e le scorie sono eliminate. Sulla nostra pelle sono naturalmente presenti dei microrganismi che fanno parte del naturale strato epidermico e che svolgono un ruolo ben preciso, quello di mantenere in equilibrio la pelle e impedire la proliferazione di agenti patogeni. Il nostro mondo è fatto di microrganismi, il macroambiente contiene naturalmente batteri: entriamo molto spesso in contatto con batteri potenzialmente letali ma, fortunatamente, quasi sempre il nostro corpo con le sue difese immunitarie è in grado di contrastarlo. Per questo è fondamentale non imbattersi in una lotta contro i batteri, che chiaramente non potrà mai essere totale perché è impossibile sterilizzare tutto e che sopratutto distruggerà anche i microrganismi benefici del nostro corpo lasciandoci esposti ad agenti patogeni, ma lavorare per rafforzare le difese immunitarie dell’organismo. I consigli principali sono: 

  1. non sterilizzare
  2. non utilizzare antibiotici a meno che sia davvero davvero necessario (la maggior parte delle volte non lo sono quindi è fondamentale richiedere esami di laboratorio prima di assumerli)
  3. mangiare bene: poca carne e no a latte e derivati, si a cereali integrali (dai due anni), legumi e tanta, tantissima verdura e frutta

Come sostiene il dott. Sarti  in “Un pediatra per amico” “il neonato non può essere completamente isolato dai microrganismi, anzi, non deve: un certo contatto con l’ambiente esterno serve a sviluppare buone difese”. Questa tendenza alla super-sterilizzazione è inutile, se non dannosa: bisogna infatti sapere che nel nostro corpo e nell’ambiente circostante proliferano batteri e microorganismi indispensabili alla vita. La nostra salute non va basata sulla lotta contro i germi, ma su un corretto rapporto ed equilibrio con questi; quindi sì a corrette norme igieniche, no alla sterilizzazione. Basti pensare che l’equilibrio del nostro intestino è dato dalla presenza di germi che garantiscono il corretto transito del cibo e l’assimilazione dei nutrienti necessari alla vita. Il latte materno, come sappiamo, ha un ruolo fondamentale nel fornire la carica batterica ottimale per il nostro bimbo, ma anche per il latte artificiale la sterilizzazione è assolutamente inutile, in quanto la carica batterica presente nel biberon fa parte del macroambiente (lenzuolini, giocattoli, vestiti ma anche le mani degli adulti) in cui il bimbo deve imparare a vivere. Quindi basta lavare con cura ciucci e biberon e, per la stessa ragione, niente sterilizzazione di tutine e vestiario! Lasciamo che si crei il corretto ecosistema!”

Devo sterilizzare ciucci e biberon? No, non è assolutamente necessario e utilile sterilizzare gli oggetti con cui entra in contatto il neonato. 

Scegliamo detersivi delicati, privi di tensiottivi chimici: la marca Winni's secondo mè è piuttosto valida, quelli dei negozi bio davvero notevoli, ma possiamo anche scegliere di utilizzare detersivi per piatti homemade come questo che vi abbiamo illustrato.

Un alleato prezioso è poi lo scovolino che ci consente di eliminare i residui in zone dove con le mani non è possibile arrivare. 

Per riassumere, acqua calda, uno scovolino e un detersivo naturale è tutto ciò che vi serve per tenere puliti biberon e ciucci.

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Petit Fernand, la personalizzazione è cool

Giovedì, 16 Giugno 2016 05:46

Forse conoscete già Petit Fernand: da anni è in prima linea nel campo della personalizzazione per bambini (ma non solo!): con le sue etichette adesive e termo-adesive per i vestiti, per i thermos, per le conserve e per qualunque superficie preferiate, rende gli oggetti di tutti i giorni più carini e personali, unici ed esteticamente accattivanti. 

Ma non sono solo le etichette a rendere l'azienda numero uno della personalizzazione: conoscete le loro borracce e le bellissime lunch box? Noi sì, e ce ne siamo innamorate.

Petit Fernand, la personalizzazione è cool: mangiare sano fuori casa diventa divertente e colorato

L'azienda è francese e ha sede nientemeno che nella città più romantica del mondo: Parigi. Vengono direttamente da lì, i loro prodotti: le etichette termo-adesive per i bambini e i loro abiti (sono talmente sottili e qualitativamente impeccabili che non si accorgeranno nemmeno di averle e non daranno alcun fastidio!), quelle adesive per personalizzare gli oggetti della famiglia o per contrassegnare i barattoli, ma soprattutto le borracce e le lunch box personalizzate.

Sono bellissime e super funzionali, fatte apposta per essere portate sempre con sé e per rendere ai bambini il momento del bere e della pappa accattivante, gioioso e curioso. Tutto grazie ai piacevoli disegni e alle mascotte stampabili! Sgraneranno gli occhi e felici diranno “Wow! C'è scritto il mio nome!”. Un piccolo trucchetto per far sì che considerino i momenti dell'alimentazione come qualcosa di piacevole.

In acciaio inox, da 350 ml, la borraccia, accessorio imprescindibile per i bimbi fuori casa (sia a scuola che durante le gite, il mare o la montagna), con Petit Fernand diventa un oggetto impeccabile a livello di qualità (senza BPA, ftalati e piombo, può essere riciclata interamente, non altera il sapore, ha un tappo anti-perdita e una doppia parete isotermica per mantenere la temperatura interna per molto tempo - 12 ore le bevande calde, 24 quelle fredde - e per lasciare l'involucro esterno sempre a temperatura ambiente) e unico dal punto di vista estetico.

La personalizzazione è semplicissima: andando sulla sezione dedicata alla borraccia personalizzata sul sito web di Petit Fernand, potete scegliere il disegno preferito tra una vasta gamma, nonché scrivere il vostro personale testo scegliendo font e colore. Il nome del bambino, l'iniziale, una frase particolarmente amata...

Non da meno è la lunch box proposta dall'azienda francese: la schiscetta italiana, insomma, o il bento giapponese. Utilissima sia durante il periodo scolastico per le merende e i pranzi sia nel tempo libero per portare con sé i pasti preparati in casa, la lunch box di Petit Fernand è maneggevole e piccola ma allo stesso tempo capiente.

Questo portavivande termico presenta infatti due scomparti piccoli e un ripiano rimovibile, oltre ad una tavoletta refrigerante (rimovibile anch'essa e inclusa nella confezione al momento dell'acquisto) per mantenere una bassa temperatura nei mesi estivi, in modo da preservare la freschezza di frutta e verdura. Ma, udite udite: la tavoletta è compatibile anche con il forno a microonde, utilizzabile per scaldarla per mantenere più a lungo i cibi caldi nei mesi freddi (ma anche in estate: la pasta è sempre la pasta).

Come la borraccia, la lunch box (che ha la capacità di un litro ed è di dimensione 21x14x8 cm) è senza BPA e ftalati (sostanze aggiunte alla plastica per aumentarne la flessibilità, ma altamente tossiche per l'organismo se vengono a contatto con il cibo!) ed è riciclabile al cento per cento.

Come fare per personalizzarla? 

Di nuovo, basta andare sulla pagina dedicata alla lunch box sul sito di Petit Fernand e scegliere il disegno da riportare sul coperchio e il colore di fondo: potete scegliere tra sedici illustrazioni dedicate agli animali, ai supereroi, allo spazio, alle principesse e alle fate, alle automobili, alle mascotte di Petit Fernand o alla città di Parigi; dopodiché, come per la borraccia, scegliete il testo, personalizzabile anche nel font e nel colore. E iniziate a mangiare divertendovi!

Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord: nel Regno Unito ci sono ben 4 nazioni, ma, beh, volete scoprire insieme a noi qualche curiosità? Insomma, com'è crescere un bambino sotto il regno di Elisabetta?

La maternità nel mondo: essere mamma in Gran Bretagna

Partiamo dal momento in cui una mamma nasce, e cioè quando porta in giro il suo pancione. Se in molte parti del mondo la maternità è spesso invasa da occhiate, toccatine e chiacchiere da parte dei conoscenti, in Gran Bretagna non vi capiterebbe praticamente mai di essere toccate sulla pancia da uno sconosciuto, da un parente lontano o da un amico poco intimo! Si è molto riservati su tutto, soprattutto sui propri sentimenti (non è insensibilità, ma discrezione ed educazione, rispetto nei confronti dell'altro!), quindi, a maggior ragione sulla maternità.

È la loro indole. Un'indole delicata e all'apparenza fredda che li spinge a non accettare mai un complimento (vi risponderanno sempre: "Oh, questo straccetto? Mmm, non mi convince"; oppure "Non è vero, il tuo taglio di capelli è moooolto più chic") e, prima di tutto, a non vantarsi mai. Gli inglesi non parlano mai dei buoni risultati in maniera pretenziosa, non si vantano mai di nulla, professionalmente, scolasticamente e personalmente. E i bambini vengono cresciuti in questo modo: sentono sempre quando i genitori non si sbilanciano con gli altri sui loro risultati, e imparano a loro volta a non vantarsi, in modo da essere sempre educati in una società nella quale il vanto non è accettato.

Tuttavia questa indole di apparente freddezza e riservatezza assoluta non si riflette (fortunatamente) sull'allattamento: vedere una mamma che allatta il suo bambino in pubblico è assolutamente normale e accettato, e anche se i negozi e i ristoranti hanno quasi sempre zone riservate a questa pratica per le più timide, non c'è clamore o disgusto nel vedere qualcosa di così naturale.

Fin da piccoli, poi, i bambini sono abituati e allenati a cadere e farsi male. Suona strano? Beh, sì. Ormai i paesi occidentali sono così abituati al childproofing (e cioè al sistemare ogni angolo della casa in modo che sia a prova di bambino - tanto che negli Stati Uniti esistono figure professionali apposta, che vengono in casa e sistemano tutto quanto!) da ritenere assurdo un comportamento del genere. Ma è proprio così, e non è così stupido come concetto: i bambini devono abituarsi a cadere e a farsi male, perché solo in questo modo possono imparare a gestire le loro competenze, capire il pericolo e aggiustare il tiro! Chiaro: non li si mette in pericolo di vita, ma un po' di lividi e graffi non fanno male.

Non appena vanno a scuola, poi, vengono subito vestiti con la loro piccola uniforme. Sì, è proprio come nei film. Quasi tutte le scuole prevedono un'uniforme, e il motivo è che gli inglesi ritengono che esse incoraggiano la disciplina e la concentrazione, oltre a spianare visivamente le distinzioni di classe (anche se, beh, nel Regno Unito queste classi contano ancora parecchio...).

E quando i bimbi tornano da scuola per festeggiare il loro compleanno a casa con i loro amichetti, ognuno accompagnato dai genitori, ecco che arriva anche il momento di mamma e papà, che da buoni inglesi si concedono una birretta o un bicchiere di vino anche in presenza dei bambini: gli inglesi bevono parecchio, lo sappiamo, ma soprattutto c'è la convinzione che sarebbe impossibile resistere ad una festicciola di compleanno con altri genitori che a malapena si conoscono da completamente sobri!

In ogni caso, il tempo passato in famiglia è sacro, e lo sono anche i compleanni e le vacanze. Di ferie i sudditi di Elisabetta sono soliti prenderne due, di due settimane l'una, una in estate e una in inverno. Non significa andare per forza da qualche parte: anche stando solo a casa, ma sapendo che quelle quattro settimane saranno dedicate solo alla famiglia!

Sara Polotti

Quando stare seduti a scuola è un problema

Mercoledì, 15 Giugno 2016 12:55

Iniziando questo discorso non si può prescindere da un dato di fatto: l'uomo per sua natura non è fatto per stare seduto. Tuttavia il nostro tempo ci vuole sempre di più incollati alle nostre sedie, a partire dall'infanzia. E non è un bene, è ovvio. Tutto questo si ripercuote sui bambini, che a scuola sono costretti a stare davvero moltissime ore seduti davanti al loro banco. Ma il problema non è solo fisico, ma anche e soprattutto psicologico e mentale.

Quando stare seduti a scuola è un problema: non sono i bambini iperattivi, è il tempo passato con le gambe sotto al banco che è troppo

La conseguenza diretta di queste ore passate seduti è l'irrequietezza, e l'irrequietezza si traduce (spesso) immediatamente in una diagnosi di iperattività o di deficit dell'attenzione. Il pericolo di diagnosi affrettate e superficiali, anche se effettivamente molti bambini ne soffrono, è dietro l'angolo... 

Il corpo del bambino sta crescendo, e ha un naturale bisogno di moto. Arrivare in prima elementare significa frenare per un attimo questo moto: i bambini, non abituati, si ritrovano a dover stare seduti per almeno quattro ore di fila, in posizioni innaturali per un corpo fatto per scalpitare.

Certo, la scuola è fatta anche per avere momenti movimentati apposta per evitare l'eccesso di ore seduti in ordine, ed è questo che servono le ricreazioni (che dovrebbero durare almeno mezz'ora, e dovrebbero prevedere spazi il più ampi possibile!), le ore di ginnastica e i momenti (troppo rari, purtroppo) passati all'aperto. Ma il problema è anche un altro: non è solo la scuola a obbligare i bambini a non muoversi, ma anche la vita quotidiana.

I bambini non sono più abituati a correre, a rotolarsi, a giocare liberi in uno spazio aperto senza apparenti limiti. In poche parole, non si muovono abbastanza.

Rispetto alla generazione precedente, comunque abituata alle ore scolastiche, quella odierna sta troppo ferma, anche fuori da scuola. L'educazione sembra aver preso una direzione che va verso l'educazione statica; ma muoversi e agitarsi, rotolarsi e correre per un bambino non significa maleducazione o abitudini sregolate, anzi! E' proprio l'assenza di questi momenti che, causando frustrazione fisica e mentale, porta a comportamenti opposti.

Il corpo di un bambino ha bisogno del movimento. Ha bisogno di sfogarsi. Ha bisogno di spendere le energie che ha dentro di sé.

E non pensate che dieci, venti minuti di movimento all'aperto quotidianamente siano abbastanza. No. I bambini hanno bisogno di ORE di moto. Non appena arrivano a casa da scuola (meglio andarci sempre a piedi o in bicicletta!) sarebbe meglio mettersi a giocare, non a fare subito i compiti. 

Fare subito i compiti cosa significa? Aggiungere staticità, e quindi stanchezza, ad un corpo e ad una mente già stanchi. E non è una stanchezza fisica: il corpo è stato fermo, e sembrerebbe un controsenso, ma si stanca di più. Perché è fatto per muoversi, e se non si muove il cervello si spegne.

Provata a lasciare giocare i bambini prima di fare i compiti, e vedrete che saranno molto più concentrati e attenti rispetto alle volte in cui si fiondano sui libri non appena arrivano a casa da scuola.

Insomma: lasciateli andare fuori, giocare liberamente e sfogarsi. Anche la concentrazione e le prestazioni ne usciranno migliorate, non c'è dubbio. Perché non è solo il fisico, ma è soprattutto il cervello a richiedere tutto il movimento di cui un bambino è capace!

Ecco la ricetta per realizzare lo spray antizanzare homemade: 2 ricette di una lozione antizanzare

Ricetta che i bambini adorano, in ogni forma e in ogni momento: è l'abbinamento banana e fragola che, diciamocelo, ci salva alla grande le merende. 

Ecco come realizzare lo smoothie di fragola e banana per bambini con l'estrattore: la ricetta della merenda con fragola e banana dolce e gustosa

 

Esatto, dal titolo potete già intendere dove andremo a parare: è recente (di un paio di mesi fa) la notizia che la Svizzera, paese spesso avanti su molte questioni, si è dichiarata impegnata nel riconoscimento di cinque tipologie di medicine alternative.

In poche parole? Nel prossimo (anzi, prossimissimo!) futuro, potranno godere dello stesso status della medicina convenzionale.

La Svizzera riconosce la medicina alternativa: una bellissima notizia per cambiare un po' la rotta anche nel resto del mondo

Una notizia davvero sperata, che lascia finalmente uno spiraglio aperto verso il riconoscimento globale delle medicine alternative.

Ricapitolando, il ministro dell'interno svizzero lo scorso marzo ha fatto un annuncio ufficiale: la Svizzera, da quel momento, si impegna a dare a cinque terapie complementari lo stesso status della medicina ufficiale, e si dà tempo fino a maggio 2017 per includerle nell'assicurazione medica di cui gli abitanti possono usufruire.

Nello specifico, queste cinque medicine alternative sono effettivamente quelle più utilizzate ormai in ogni angolo del mondo: l'omeopatia, la medicina olistica, quella fitoterapica (erboristica), l'agopuntura e la medicina tradizionale cinese.

Un passo verso il riconoscimento era già stato fatto nel 2005, ma le autorità si erano poi tirate indietro a causa della mancanza di prove scientifiche dell'efficacia delle terapie. Tuttavia nel 2009 la popolazione svizzera si espressero attraverso un referendum proprio riguardo a questo argomento: due terzi si dichiararono a favore di queste medicine, chiedendo che fossero incluse nella lista di quelle pagate dallo stato.

Fu proprio questo voto favorevole a fare partire un periodo di prova: per gli anni dal 2012 al 2017, infatti, la Svizzera sta provando a includere nell'assicurazione base queste terapie, con la riserva di provare in ogni caso scientificamente la loro efficacia (entro, appunto, il 2017), obiettivo che ormai tutti si sono prefissati, dal momento che sono sempre più le persone in tutto il mondo che decidono di affidarsi a metodi medici più dolci e meno invasivi.

E, essendo davvero molto difficile provarne l'assoluta e complessiva efficacia attraverso i metodi scientifici più utilizzati, alla fine il ministero dell'interno si è espresso in ogni caso a favore della cosa, e il risultato è davvero un grande passo per l'umanità intera, che può trarne spunto e coraggio: per tutta la popolazione, insomma, questi trattamenti saranno inclusi nell'assicurazione sanitaria nazionale esattamente come i trattamenti medici normali.

Basterà insomma avere il certificato medico, e lo stato provvederà quindi a rimborsare i trattamenti usufruiti, anche quando rientrano tra le cinque medicine alternative ormai (finalmente!) legittimate, sempre con un'attenzione verso la legalità e contro l'abuso.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Qualche mese fa questa pianta è diventata improvvisamente famosa, e anche qui, dove era pressoché sconosciuta, si è finalmente rivelata. Il motivo? Fidel Castro, che ha affidato alle sue foglie la sua salute, così come migliaia di altre persone intorno al mondo. Parliamo della Moringa Oleifera, ricchissima di vitamine, proteine e minerali.

Gli usi e le proprietà della Moringa Oleifera: dall'Himalaya la pianta dalle foglie verdissime amica della salute

Sempreverde, la Moringa Oleifera, o più semplicemente Moringa, viene dalle pendici dell'Himalaya, ma la si può trovare anche in Pakistan, India, Afghanistan e Bangladesh. E anche ai tropici! Da sempre le sue foglie, i suoi fiori e la corteccia sono usate in fitoterapia per curare diverse patologie, e in effetti questa pianta è davvero benefica.

Perché? Perché contiene essenzialmente tutti gli amminoacidi essenziali al nostro organismo, è ricchissima di vitamine (in particolare A e C - contenuta 7 volte rispetto alle arance - ma anche del gruppo B e del gruppo E, fondamentali per la vista), di sali minerali e di antiossidanti.

Quindi: ha 7 volte le vitamine delle arance, 4 volte la vitamina A delle carote, 3 volte il potassio delle banane, 2 volte le proteine dello yogurt e 4 volte il calcio contenuto nel latte vaccino.

Da sempre questa pianta, soprattutto nella sua forma in polvere, è utilizzata per prevenire e curare le più svariate patologie. 

L'asma, ad esempio, che grazie al consumo di 3 grammi di moringa per due volte al giorno per tre settimane può essere alleviato e curato; il latte materno in caso di insufficienza; l'anemia; l'artrite; il cancro; la stipsi; il diabete; i problemi di stomaco e intestinali; il mal di testa; le ulcere; le infezioni. Insomma, chi più ne ha più ne metta, è il caso di dire, perché gli effetti di questa pianta sono davvero innumerevoli e giustamente si merita la nomea di "magica".

Un'altra fondamentale funzione della moringa è quella legata alla purificazione di acqua e organismo. E' fortemente antibatterica, di conseguenza combatte moltissime malattie sul nascere, ed è per questo che è utilizzatissima nei paesi in via di sviluppo. Un'applicazione davvero utile anche qui, in ogni caso: la sua proprietà antibatterica si traduce in un'azione contrastante nei confronti  delle malattie più comuni, e il corpo ne esce rinforzato grazie al fatto di purificarsi dall'interno. E, in questo senso, anche il sistema immunitario ne esce rafforzato.

L'azione antiossidante, poi, è davvero provata: la maringa combatte i radicali liberi e oltre a prevenire l'invecchiamento generale combatte quello delle cellule, per assicurare uno stato di benessere sempre maggiore.

Come accennato, la Maringa Oleifera si trova (nei negozi specializzati, bio e nelle erboristerie) o sottoforma di compresse oppure sottoforma di polvere, una polvere ricavata nello specifico dalle foglie e dai semi sminuzzati. E' impalpabile e leggera, e ricorda un pochino il tè matcha. Come sempre è bene tenere sottocontrollo le quantità, senza eccedere nel consumo e facendo attenzione quando si è in stato di gravidanza o sotto medicinali particolari (meglio sempre consultare il medico): inizialmente potete provare con mezzo cucchiaino per qualche giorno, per poi aumentare la dose ad un cucchiaino.

E come utilizzarla? Prendendo spunto dai paesi in cui la consumano da sempre. In Bangladesh e Cambogia, ad esempio, la utilizzano come fosse una spezia per un curry ancora più nutriente, o per insaporire ogni piatto al posto del coriandolo, dal riso al pesce, dalla carne alle zuppe. E il succo è ottimo per preparare alternativi ghiaccioli!

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Sara

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Cecilia

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