Ricordate quando vi parlai del perché ormai cucino spessissimo con il coperchio Magic Cooker? Il Magic Cooker è un coperchio in acciaio inox davvero magico, come già dice il nome: ha una forma pensata per essere utilizzato con diverse pentole e padelle di diametro da 14 cm a 34 cm e ha proprietà davvero uniche.
La sua forma, infatti, fa sì che si possa cucinare sfruttando il calore e l’umidità all’interno della pentola, oppure il calore riflesso dal coperchio in basso e, infine, il riciclo di aria continuo. In questo modo si cucina molto più velocemente, e si risparmia anche sui consumi (quindi è molto green!). Modificando poi le modalità di cottura e la fiamma (bassa, alta...) possiamo trasformare la funzionalità del Magic Cooker, rendendolo di volta in volta grill, tostapane, vaporiera, casseruola, forno, friggitrice...
E un altro vantaggio non da poco è che con il Magic Cooker non rovesciamo mai nulla sui fornelli, come accadrebbe con una pentola e un coperchio normali!
Ma come cucinare una semplice pasta? Ecco la ricetta della classica pasta al pomodoro sfruttando il coperchio Magic Cooker, per un piatto sano, gustoso e nutriente.
Questa ricetta è la classica ricetta della pasta al pomodoro, che può essere poi declinata con i differenti sughi e i differenti tipi di pasta. Si può infatti utilizzare quella corta o quella lunga, indifferentemente, e il risultato sarà una sorta di pasta risottata molto ricca, nutriente e cremosa, davvero deliziosa e adatta a tutti. Possiamo infatti usare anche la pasta senza glutine, o quella di legumi, o quella fatta in casa; basterà semplicemente aggiustare i tempi di cottura in base a quelli riportati sulla confezione della pasta che abbiamo scelto.
Teniamo le quantità di pasta e di sugo che utilizzeremmo normalmente, quindi versiamo in una pentola il doppio di acqua rispetto al peso della pasta (per 100 grammi, quindi, 200 ml circa di acqua) e inseriamo insieme già anche il sugo e la pasta, con un pizzico di sale grosso.
Mettiamo la pentola con il coperchio Magic Cooker sul fuoco, a fiamma alta, facendo arrivare l’acqua a ebollizione.
Dopodiché abbassiamo la fiamma e cuociamo la pasta secondo i tempi di cottura riportati sulla confezione. A metà cottura basterà aprire il coperchio e dare una mescolata alla pasta, controllando anche la quantità di acqua: se si è ridotta troppo, basterà aggiungere altra acqua versandola sul coperchio: il coperchio è dotato di una scanalatura e di buchi che permettono di versarla direttamente lì, senza quindi aprire e senza che la cottura ne risenta.
A fine cottura la pasta non andrà nemmeno scolata: l’acqua sarà evaporata e il piatto sarà pronto per essere gustato! Aggiungiamo gli aromi che preferiamo (come il peperoncino, il basilico fresco o le spezie) et voilà.
Possiamo anche utilizzare sughi freddi, come il pesto, senza aggiungerli in padella ma mescolandoli a fine cottura alla pasta cotta. Il vantaggio sono proprio i tempi di cottura, che quasi si dimezzano, perché l’acqua bolle molto più velocemente rispetto a quando la cuociamo nelle pentole normali.
E, da non sottovalutare, la pasta ne guadagna in sapore: proprio come un risotto, cuocendo nel sugo ne assorbe il sapore e forma una cremina deliziosa. Senza lasciare odori in casa!
Della lettura ne abbiamo parlato sempre moltissimo: è un’attività sana, divertente ed essenziale per crescere bene, e ne siamo più che convinte (ricordate lo studio che parlava di come leggere ai bambini influenzi la loro posizione lavorativa da adulti?). Soprattutto, leggere è un’abitudine da coltivare: se i bambini si abituano fin da subito a circondarsi di libri, se capiscono che leggere è un piacere e se vedono che mamma e papà leggono, allora aumentano le possibilità che crescano amanti della lettura (e qui i nostri consigli per appassionare i bambini alla lettura, anche in caso di bambini che sembrano odiarla!).
Oltre agli evidenti benefici cognitivi, emotivi e di crescita, la lettura è però anche concretamente utile alla parola: un recente studio ha infatti rivelato come i genitori che leggono ai bambini, fin da piccolissimi, dei libri ad alta voce diano un vantaggio impagabile ai loro figli, permettendogli di imparare moltissimi vocaboli in più rispetto ai bambini ai quali non viene letto nulla. E non parliamo di bazzecole: parliamo di un milione di parole in più.
A svelare questo gap di vocaboli tra i bambini a cui non vengono letti libri e quelli abituati a sentirsi leggere le storie ad alta voce è un articolo pubblicato sul Journal of Developmental & Behavioral Pediatrics. Si intitola “When Children Are Not Read to at Home: The Million Word Gap”, ovvero “Quando ai bambini non viene letto nulla a casa: il gap di un milione di parole”, ed è stato redatto da Jessica A. Logan, Laura Justice, Melike Yumuş e Leydi Chaparro-Moreno del College of Education and Human Ecology, Department of Educational Studies, Crane Center for Early Childhood Research and Policy, della Ohio State University.
Lo studio ha voluto mettere in luce come il divario tra i bambini svantaggiati e quelli più agiati si manifesti anche a livello di vocabolario, confrontando i bambini in diverse condizioni nei primi cinque anni di vita, anni durante i quali si trovano a sviluppare la propria capacità espressiva. Tra queste condizioni sta certamente l’abitudine dei genitori a leggere ad alta voce ai bambini: quelli abituati a farsi leggere le storie hanno rivelato un bagaglio di vocaboli molto più ampio rispetto ai bambini ai quali non viene letto nulla.
Lo studio è stato condotto in questo modo: i ricercatori hanno preso in considerazione sessanta tra i più conosciuti libri per bambini per fare una stima del numero di parole alle quali i bambini possono essere esposti quando gli vengono lette queste storie (nei primi cinque anni di vita). Dopodiché, si è messo a confronto questo numero con il numero di vocaboli ai quali sono invece esposti i bambini ai quali non vengono letti libri.
Il risultato è molto chiaro: i genitori che leggono un libro illustrato ai propri figli ogni giorno danno loro la possibilità di ascoltare ogni anno 78mila parole nuove, tutte provenienti dai libri. In cinque anni si tratta quindi di un milione e quattrocentomila nuovi vocaboli, che vengono ascoltati e immagazzinati anche inconsciamente. E questo milione e mezzo di vocaboli è proprio il gap che esiste tra i bambini a cui vengono letti libri e quelli a cui non viene mai letto nulla: questi ultimi, infatti, vengono “esposti” solo alle parole quotidiane e all’arrivo a scuola, intorno ai sei anni, hanno un vocabolario limitato a 4600 parole.
Negli Stati Uniti si parla proprio di “Word Gap”, ovvero di “divario di parole”, per descrivere la differenza abissale di vocabolario tra i bambini. La cosa positiva, però, è che colmare questo divario è semplice: basta leggere. Basta leggere i libri a casa, insieme, ad esempio prima di dormire, per fornire in maniera naturale, divertente e piacevole uno strumento per la vita importantissimo, ovvero un vocabolario migliore.
A cambiare in gravidanza è tutto il nostro corpo. E non solo esternamente: anche internamente. A subire le variazioni maggiori non è solo l’utero, tuttavia: anche il seno cambia notevolmente rispetto al prima-gravidanza.
I suoi cambiamenti cominciano fin da subito, dal momento del concepimento, e non è un caso se è proprio il seno uno tra i primi elementi a farci accorgere della gravidanza: i capezzoli si ingrossano, si percepisce tensione, si sentono dolori al seno … E per tutto il periodo della gestazione, passando poi per l’allattamento e lo svezzamento, cambierà. Ma come?
C’è chi è felice e chi meno: in gravidanza, volenti o nolenti, il seno cresce. Non è un falso mito: il nostro corpo si sta infatti preparando alla nascita del bambino e il seno è tra i primi a modificarsi. Fin dai primi giorni di gestazione aumentano infatti gli ormoni in circolo e questo fa sì che la struttura del seno si modifichi, rendendo i capezzoli più grandi e il seno più sensibile e pieno.
Durante le prime settimane, quindi, il seno comincia a crescere, più o meno rapidamente (c’è chi nota un cambiamento repentino e chi nota le variazioni solo dopo qualche settimana), e il primo trimestre è caratterizzato proprio da questo cambio.
Pian piano, dunque, il seno cresce, fino al momento del parto, aumentando più o meno di una taglia e mezzo rispetto alla misura di reggiseno che si portava prima di rimanere incinte. Il picco solitamente arriva alla dodicesima settimana, momento in cui è bene acquistare un reggiseno specifico per l’allattamento, in modo da non doverne comprare di nuovi al momento del parto, senza ferretto in modo da non soffocare i dotti lattiferi e con dei ganci per slacciarlo facilmente. Ottimi anche quelli con la finestrella, che molte mamme trovano comodi per l’allattamento.
Durante il secondo trimestre il seno cambierà ancora: dalla quindicesima settimana di gravidanza comincerà infatti ad essere prodotto il latte, anche se bisognerà attendere la ventiduesima per vederlo effettivamente arrivare. Questo però non è un processo che ogni mamma nota: il latte viene infatti riassorbito dal corpo, e non fuoriuscirà causando macchie.
In questo periodo i capezzoli aumentano ancora di circonferenza e le areole si scuriscono, con i piccoli puntini che divengono più evidenti. Si tratta dei tubercoli di Montgomery, che producono una sostanza idratante che protegge dal dolore dell’allattamento e delle possibili infezioni. Anche la cura e l’igiene del seno, quindi, in questo periodo devono essere delicate: quando ci si lava, è sufficiente sfregare leggermente con acqua calda.
Si arriva così al terzo trimestre, durante il quale il seno potrebbe tornare dolorante come durante i primi mesi di gravidanza, con una sensazione di pesantezza maggiore. In questo caso, è bene utilizzare reggiseni specifici per la notte e fare esercizio fisico sempre utilizzando un reggiseno sportivo.
È in questo periodo che il seno potrebbe cominciare a perdere latte esternamente: di tratta del colostro, il primo latte materno, che a molte donne può dare fastidio. Per questo esistono le comode coppette assorbilatte da inserire nelle coppe del reggiseno, per evitare che queste perdite macchino i vestiti.
Il latte, dunque, è già pronto per il bambino: due o tre giorni dopo la sua nascita il seno diventerà ancora più sodo e pieno, e sarà quello il momento della montata lattea, con il colostro che diviene effettivamente latte. La maggior circolazione del sangue nel seno e questo latte sono la causa di questa sensazione.
Per i primi tre mesi di allattamento (nel caso in cui si allatti al seno) questa sensazione di pesantezza sarà praticamente sempre presente. Man mano che il bambino crescerà, tuttavia, il seno comincerà a farsi sentire meno pesante. Comincerà a diminuire di dimensione, invece, solo con lo svezzamento o nel momento in cui si smetterà di allattare al seno o di dare esclusivamente il latte con la poppata.
Terminato lo svezzamento, ecco che il seno tornerà più o meno alla dimensione di partenza, tornando alla taglia di reggiseno che si portava prima della gravidanza.
L’amido di riso è davvero un alleato preziosissimo soprattutto con i neonati: questo elemento naturale aiuta moltissimo durante il bagnetto, perché grazie alla sua naturale azione lenitiva aiuta a ristabilire la naturale funzionalità cutanea nelle fasi di arrossamento.
L’amido di riso, come possiamo intuire, deriva dal piccolo cereale che tutti mangiamo. Si tratta di una polvere ottenuta da una particolare lavorazione, purificata, macinata ed essiccata, leggera, bianca e insapore. Tra le sue proprietà ve ne sono diverse alimentari, ma da generazioni (secoli, se vogliamo essere precisi) è noto il suo essere benefico per la pelle: è molto assorbente e ha proprietà lenitive che aiutano a contrastare rossori, irritazioni e prurito, andando così in aiuto della pelle.
Ecco perché è perfetto per il bagnetto dei bambini quando la loro pelle si presenta arrossata, vuoi per il pannolino, vuoi per altre cause, come la sudamina.
Ciò a cui dobbiamo fare attenzione è la scelta dell’amido di riso: è opportuno acquistarne uno che sia amido puro al 100%, meglio se in buste monodose, come l’Amido di Riso di Fiocchi di Riso, un preparato di qualità, totalmente puro e naturale, studiato da un’azienda che ha davvero a cuore la salute della pelle dei bambini e che da sempre studia scientificamente i suoi prodotti tenendo presente la specificità della pelle dei neonati.
Questa polvere lenitiva è un preparato originale della linea Dermo-Cura di Fiocchi di Riso e diminuisce in maniera delicatissima, piacevole e naturale gli arrossamenti cutanei dovuti a cause esterne, rinfrescando la pelle allo stesso tempo. È composta semplicemente da amido di riso puro ed è, quindi, perfetta per tutti i bambini, grandi o piccoli, anche quelli con la pelle più delicata e soggetta a irritazioni frequenti.
L’Amido di Riso Fiocchi di riso, aiuta, quindi, a lenire, a dare sollievo e allo stesso tempo a ristabilire la naturale funzionalità cutanea contrastando le dermatiti da pannolino, la sudamina e le varie piccole irritazioni che la pelle dei nostri bimbi può presentare.
Il suo utilizzo, poi, è semplicissimo: diviso in pratiche buste monodose, l’Amido di Riso Fiocchi di Riso va versato nell’acqua del bagnetto. Agitando la mano nell’acqua l’amido si scioglierà e potremo procedere con il bagnetto con detergenti naturali e delicati (come il detergente corpo e capelli Fiocchi di Riso, ideale per l’igiene dei più piccoli) .
Non contiene ossido di zinco, talco minerale, oli essenziali e profumi, che potrebbero risultare aggrassivi per la delicata pelle dei neonati. È inoltre testato ad ogni lotto di produzione per la presenza dell’1,4 Diossano e del Nichel: possiamo quindi stare certi che sulla pelle dei nostri bimbi ci sarà solo naturalezza.
E vi sveliamo un altro segreto: noi lo utilizziamo anche per noi adulti, aggiungendolo nella vasca da bagno quando compaiono quei fastidiosi disturbi intimi come irritazioni e ragadi, dermatiti e compagnia bella, dopo le scottature del sole e nei momenti in cui sentiamo di avere bisogno di lenire la pelle. Perché come per i nostri bambini, l’amido di riso è un toccasana per ogni tipo di pelle!
Le vacanze sono finalmente arrivate: attese da tante settimane, tutti noi abbiamo ora la possibilità di poter staccare la spina, per goderci l’estate in totale spensieratezza. Una spensieratezza che viene un po’ meno, se si considera la situazione di chi ha un cucciolo e deve capire cosa fare di lui. Le opzioni non mancano, ma non è questo il punto: ognuna di esse possiede dei pro e dei contro, ed è per questo motivo che andremo ad analizzarle una per una, così da capire quale si adatta meglio alla nostra situazione.
Qui il primo vantaggio è evidente: abbiamo la possibilità di non rinunciare alla sua compagnia, preziosa anche in vacanza, perché il cucciolo è a tutti gli effetti un membro del nucleo familiare e non soltanto un fidato amico. E poi, oggi, le opzioni per portarlo in vacanza con noi non mancano, perfette anche per garantire il suo comfort e la sua sicurezza. In tal caso si parla del viaggio in aereo e del trasporto dei cani organizzato da agenzie specializzate: queste ultime sapranno come darci assolute garanzie, attenendosi ad alcune specifiche procedure riguardanti il trasferimento degli animali domestici all’estero. Però ciò non toglie che anche noi dovremo andare incontro alle nostre incombenze: le vaccinazioni ad esempio, ma anche l’ottenimento del passaporto europeo per il cucciolo, ricordandoci poi di portare con noi tutte le sue cose più importanti. Certo, va aggiunto che un viaggio lungo potrebbe stressare oltremodo il cane e che il quattrozampe può partire soltanto se sta bene fisicamente e mentalmente, dunque previo beneplacito del veterinario.
Non sempre abbiamo la possibilità di portarlo con noi perché, come detto, il cane potrebbe non essere in forma o soffrire i viaggi, innervosendosi molto. In questi casi, però, abbiamo altre due opzioni: possiamo lasciare il cucciolo a un dogsitter o, in alternativa, ad amici. Chiaramente nella prima situazione conviene sempre trovare un professionista qualificato e con comprovata esperienza: meglio scegliere un dogsitter bravo, magari sotto consiglio di un amico di cui ci fidiamo. E se quell’amico è disposto a tenere il nostro cucciolo in prima persona, ben venga, ma solo se la fiducia nei suoi confronti è di massimo livello. Di contro, è giusto specificare che questa soluzione potrebbe far provare al cucciolo una forte mancanza dei padroni. Anche per questa ragione, lo si dovrebbe affidare ad un dogsitter fidato e preparato per far fronte alle difficoltà causate dalla separazione, seppur momentanea.
Anche le pensioni per cani figurano nella lista delle possibili soluzioni e anche qui – prima di farlo – serve sondare il terreno e capire se sono presenti determinati standard qualitativi. Il primo consiglio è di visitarla sempre di persona, anche per testare le condizioni igieniche del luogo. Il secondo suggerimento è di verificare le licenze e i permessi di quella pensione, perché scegliere un’opzione fuori legge è la maniera migliore per mettere a repentaglio la salute del cucciolo. Inoltre, vi consigliamo di sondare anche la situazione psicologica dei cani che la pensione ospita: l’infelicità è spesso il primo segnale di qualcosa che non va. Per capirlo vi basterà guardarvi intorno e studiare l’espressione sul muso dei cani presenti nella pensione. I pro e i contro di questa scelta sono legati a doppio filo: da un lato trovare una pensione che lavora col cuore, e nel pieno rispetto delle regole, significa potersi fidare e vivere una vacanza tranquilla. Ma la ricerca di una pensione così professionale, a meno di non avere raccomandazioni da parte di qualche conoscente, richiede moltissimo tempo.
Ognuna di queste opzioni ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi: toccherà a voi scegliere, pesando i pro e i contro e mettendo sempre in primo piano la salute del vostro fedele amico a quattro zampe.
Quando sta per arrivare un bambino in famiglia, le prime cose alle quali si pensa sono il corredino, la valigia dell’ospedale, la cameretta, i pannolini… Ma il pensiero va giustamente anche ad un altro aspetto della vita, che inevitabilmente cambierà: alla sicurezza.
Quando infatti c’è un bambino in casa e nella vita dei neogenitori, i canoni di sicurezza variano. Ora c’è una nuova vita da custodire, da proteggere, e moltissimi strumenti, oggigiorno, sono utilissimi per rendere la vita più semplice e, soprattutto, per far sì che la quotidianità sia più sicura.
Ecco dunque una lista di strumenti, obbligatori o consigliati, per far sì che la sicurezza dei bambini sia assicurata.
Utile, comodo e sicuro: il baby monitor è un piccolo walkie talkie che permette di monitorare una stanza quando ci allontaniamo. In questo modo, i bambini potranno dormire tranquilli, con la certezza che sentiremo quando piangono o quando hanno bisogno di qualcosa.
Oggigiorno esistono baby monitor davvero all’avanguardia, e non solo quelli sonori. In commercio ne troviamo infatti anche altri molto efficaci, a video, per vedere concretamente il bambino nel lettino o nella cameretta. Per destreggiarsi nel mondo dei baby monitor qui trovate una guida utilissima che spiega nel dettaglio le caratteristiche dei principali modelli e confronta i migliori, per un acquisto consapevole e su misura.
Quando i bimbi cominciano a gattonare, dobbiamo pensare a tutti quei posti in cui potrebbero incappare. Molto pericolose sono le prese della corrente elettrica: meglio quindi coprirle tutte con i pratici copri-presa che troviamo dal ferramenta.
Sempre per lo stesso discorso, è meglio coprire con i paraspigoli tutti gli spigoli dei tavoli, delle mensole e dei mobili che ci sono in casa: quando i bimbi cominciano a gattonare e a camminare, le cadute sono dietro l’angolo. Ma è bene che l’angolo sia sicuro! Ce ne sono di molti tipi e si possono comprare su internet, in ferramenta o nei negozi di mobili come Ikea (e in questo nostro articolo trovate le indicazioni su come mettere in sicurezza la casa semplicemente acquistando gli strumenti da Ikea).
Fondamentale e obbligatorio è il seggiolino auto per bambini. In questo caso, mai risparmiare: è lo strumento forse più necessario quando si parla di sicurezza dei bambini. Innanzitutto, deve essere a norma e certificato. In secondo luogo, deve essere adatto all’età, al peso e all’altezza del bambino. E, non ultimo, deve sempre, sempre essere usato: secondo alcuni studi il 60% dei genitori italiani non utilizza il seggiolino auto con i propri bambini. Una percentuale altissima, data dalla errata credenza che a partire dai cinque anni non vi sia più necessità di utilizzarlo: la fascia 5-12 anni si ritrova ad essere la più in pericolo, quando basterebbe davvero utilizzare il seggiolino.
Qui trovate un nostro articolo che parla delle norme di sicurezza dei seggiolini, per sceglierlo a norma di legge e, soprattutto, sicuro. Mentre per i genitori di bambini da 0 a 10 anni, ecco la nostra guida per sceglierli in base a peso ed età.
Con i bimbi più grandicelli, utilissimi sono i braccialetti identificativi o GPS (come questi). Soprattutto quando andiamo in luoghi affollati, al mare o in una città, è utile infatti fornire i bimbi di identificazione nel caso in cui si perdano.
Si trovano in forma di braccialetto, di portachiavi o di orologio (una forma che piace molto ai bambini, che si sentono “grandi”) e svolgono sia una funzione preventiva (segnalano, anche con segnali acustici, quando il bimbo si allontana) e di aiuto nel momento in cui il bimbo si perde.
Non dimentichiamo un termometro professionale per la misurazione della temperatura dell’acqua del bagnetto; i materassini a norma per lettino e per fasciatoio; i seggioloni con imbracatura sicura; i blocca-porte e i blocca-armadietti per i luoghi in cui il bambino potrebbe addentrarsi; il cancelletto nel caso in cui in casa ci siano scale, quando i bimbi non sanno ancora percorrerle.
Nei giorni di caldo, che sia un caldo “normale” o un caldo estremo come quelli che si stanno registrando negli ultimi anni (thanks, global warming…), sono ancora molti i genitori che commettono un errore gravissimo, pur credendo di fare del bene ai loro bambini.
Qual è l’errore di cui stiamo parlando? Dell’abitudine di coprire carrozzina o passeggino con un telo, una coperta o un semplice foulard, a mo’ di tendina, credendo, erroneamente, di dare così un fresco sollievo ai bambini, offrendogli ombra.
In realtà coprire il passeggino è davvero pericoloso, e a spiegarlo è un pediatra svedese.
Anche i bambini hanno bisogno di essere protetti dal caldo: devono bere molto, non stare troppo esposti al sole, essere rinfrescati e applicare la crema protettiva fattore 50 contro i raggi UV. E questo i genitori lo sanno bene, e lo fanno. Tuttavia, un’azione protettiva che non è affatto protettiva, ma, anzi, che è pericolosissima, è coprire completamente il passeggino o la carrozzina con dei tessuti a mo’ di tenda, credendo di fare fresco al bambino. Per intenderci, in questo modo:
In realtà non importa nemmeno in che tessuto sia questo telo (può essere una coperta come un leggerissimo foulard chiaro), l’effetto è sempre lo stesso: si rischia di rendere il passeggino una piccola fornace, un luogo così caldo e soffocante da risultare pericolosissimo.
A svelarlo è il pediatra svedese Svante Norgren, che ha spiegato perché è una pratica davvero sconsigliabile, con un’intervista al quotidiano svedese Svenska Dagbladet riportata da kispost.com. Secondo il medico, la temperatura sotto alla copertura, infatti, raggiungerebbe temperature estreme, come un grande thermos per bevande, a causa del calore assorbito e, soprattutto, per il pochissimo ricambio di aria, che, chiusa dal telo, non circola proprio.
Il quotidiano svedese per capire meglio ha condotto insieme al pediatra un esperimento, per capire a che temperature potesse arrivare l’ambiente sotto alla coperta o al foulard, esponendo un passeggino al sole in una giornata molto calda, tra le 11.30 e le 13.
Senza la copertura (ma solo con l’ombrellino o il parasole in dotazione) la culla del passeggino raggiungeva una temperatura di 22 gradi. Con un foulard sottile, nel giro di trenta minuti la temperatura è salita a 34 gradi, in un’ora a 37. E parliamo dell’estate svedese, dove al massimo la temperatura esterna al sole raggiunge i 30 gradi: immaginate quindi qui in Italia, dove negli ultimi tempi il termometro ha segnato fino a 45 gradi.
Il problema è che, se già noi adulti soffriamo il caldo, i bambini sono molto più sensibili di noi quando si parla di alte temperature, e la loro temperatura corporea si alza molto più velocemente della nostra, anche quattro o cinque volte più velocemente. Il pericolo di colpi di caldo è quindi altissimo, così come quello di SIDS (anche per la mancanza di ricambio di aria).
Il consiglio è quindi quello di non coprire mai del tutto il passeggino e la carrozzina (anche se l’impressione è quella di “fare ombra”), ma di utilizzare metodi che assicurino sempre la circolazione dell’aria, facendo ombra con i parasole integrati dei passeggini o con ombrellini. Controlliamo sempre come stanno i nostri bimbi: basta tastarli con le mani per capire la temperatura corporea, ma anche vedere quanto siano attivi e svegli. Anche il sudore è un campanello d’allarme: se sudano troppo, meglio cercare un riparo interno, che sia fresco.
E poi è sempre meglio evitare di uscire nelle ore più calde e soleggiate del giorno, ricordandosi di bere in ogni caso molta acqua e di vestire i bimbi con abiti freschi e leggeri. Infine, come fanno sapere da Uppa - Un pediatra per amico, evitiamo il body: ostacola infatti - in estate come in inverno - l’ossigenazione della cute, l’autogestione delle variazioni termiche e il ricambio di aria fresca.
L’olio di cocco è conosciuto per moltissime proprietà, tra cui il nutrimento dei capelli. Ma non solo perché li idrata e li rende più lucenti e nutriti: le sue proprietà antimicotiche e antibatteriche sono utili contro la forfora e contro il prurito alla cute (anche in caso di dermatite cutanea e di cute sensibile).
Contiene anche molte vitamine, come la E e la K, e sali minerali come il ferro, e per questo funziona davvero molto bene sui capelli! Ed è un ottimo strumento per farli crescere più velocemente, oltre che più sani.
L’olio di cocco è composto principalmente da acidi grassi saturi (come l’acido ialuronico) e acidi monoinsaturi. I primi entrano all’interno delle fibre del capello, rendendolo più resistente (e quindi meno propenso a spezzarsi). I secondi contribuiscono invece a nutrire tutta la massa dei capelli, nutrendo i follicoli.
Ma non solo: questo olio, quando utilizzato sui capelli, aiuta la circolazione nella cute, assicurando ad ogni follicolo la giusta quantità di ossigeno e di nutrienti. Anche per questo, dunque, aiuta la crescita dei capelli, insieme al fatto di rinnovare le cellule morte della cute e dei capelli.
Come dicevamo, poi, l’olio di cocco contiene vitamina K e vitamina E: la vitamina K è un nutriente essenziale per i capelli, per la loro forza e per il loro volume, mentre la vitamina E aggiunge vitalità ai capelli, rinnovando e rinforzando le fibre danneggiate.
Applicarlo regolarmente, dunque, aiuta a far sì che i capelli crescano più velocemente, che crescano più resistenti e spessi, idratati e meno tendenti a spezzarsi (e quindi ad avere doppie punte). Lo si utilizza soprattutto nel caso di capelli molto secchi, rovinati e provati da colore e calore, come da ogni trattamento aggressivo, ed elimina anche l’effetto crespo.
La migliore scelta, quando usiamo l’olio di cocco, è prenderlo grezzo e puro, meglio se biologico e spremuto a freddo. Lo si mantiene a più di venti gradi, quindi in estate non ci sono problemi, mentre in inverno bisognerà scaldarlo un po’ prima dell’utilizzo, dato che già a attorno ai 15-20 gradi solidifica.
E come e quando lo si utilizza? L’olio di cocco viene utilizzato come impacco o maschera, prima dello shampoo. Lo si applica sui capelli già bagnati, spalmandolo e pettinandolo con un pettine a denti larghi.
Non c’è una regola per il tempo di posa, ma se i capelli sono molto secchi e rovinati il consiglio è quello di fare un paio di impacchi a settimana e di tenerlo in posa un paio d’ore.
Il bello è che per un trattamento intensivo possiamo lasciarlo in posa anche tutta la notte, oppure tenerlo durante tutta la giornata al mare, anche per proteggere i capelli da sale e sole (o per mantenere il trattamento alla cheratina, che teme l’acqua di mare e il cloro, in caso di piscina).
Dopodiché lo si sciacqua normalmente, procedendo al normale shampoo, risciacquando con molta cura, dato che l’olio di cocco è comunque un olio, e quindi oleoso.
Qui trovate un olio di cocco molto buono, spremuto a freddo, organico e biologico. Idem questo: entrambi sono in barattoli di vetro, per essere green, oltre che splendenti!
Non ne ho mai fatto un mistero: spesso con i miei figli opto per soluzioni smart e pratiche per assicurargli benessere anche quando non se ne rendono conto. È il caso delle polpette di verdure e di tutti i piatti nei quali “nascondo” verdurine e ingredienti essenziali che a loro non piacciono. Ma non è solo l’alimentazione ad essere importante: anche nei confronti dell’idratazione dobbiamo avere un occhio di riguardo!
Sono stata dunque molto contenta qualche giorno fa quando Polaretti Dolfin mi ha invitato, insieme al mio bambino, ad una giornata favolosa al Bioparco Zoom di Torino: di fronte a veri e magnifici pinguini abbiamo potuto conoscere i pinguini più famosi della tivù e del supermercato, i protagonisti dei Polaretti Dolfin, che da sempre accompagnano le nostre estati.
Perché piacciono così tanto? Sicuramente per la forma comoda e simpatica, unica e inconfondibile! Ma soprattutto per il loro sapore: sapete, vero, che sono fatti con ingredienti naturali e con vero succo di frutta?
Ma facciamo un passo indietro: tutti i segreti di Polaretti Dolfin li ho potuti scoprire al Bioparco Zoom di Torino, un vero paradiso naturale nel quale insieme a mio figlio ho ammirato le giraffe, i pinguini, i lemuri come quelli del film Madagascar, le dimostrazioni di volo dei rapaci e degli uccelli più affascinanti del mondo… È stata una giornata davvero incredibile, educativa e divertente allo stesso tempo. I bambini hanno imparato moltissimo, vedendo gli animali direttamente con i loro occhi come mai ce n’è occasione.
In questo habitat abbiamo dunque conosciuto a fondo i Polaretti: l’azienda è davvero di qualità e ha molto a cuore l’alimentazione dei nostri bambini. La varietà dell’alimentazione è un punto importantissimo, dal quale non possiamo prescindere, per dare ai nostri figli tutti i nutrienti di cui hanno bisogno. E questi nutrienti vengono tuttavia anche dai liquidi: l’acqua è essenziale per la vita, per la salute e per il benessere, tanto quanto le vitamine, le proteine e i sali minerali.
Come ci hanno spiegato, lo fanno sapere anche dalla SIPPS, la Società italiana di pediatria preventiva e sociale, che ha stilato una spiegazione interessante e utile: per i bambini l’acqua è un nutriente essenziale, insieme ai sali minerali. In base all’età, alle condizioni di salute, al regime alimentare e all’attività fisica svolta variano i bisogni di quantità e qualità di acqua, ma in ogni caso il fabbisogno è molto alto, molto più che in età adulta.
Ma perché è considerata un nutriente, l’acqua? Beh, perché è indispensabile alla vita, perché innesca le reazioni biochimiche del corpo, elimina i minerali e le sostanze organiche, regola la temperatura corporea, è indispensabile nei processi digestivi, nell’assorbimento dei nutrienti e nel loro trasporto, è fondamentale per la regolarità dell’intestino, per le articolazioni, i tessuti, la cute e le mucose.
Tuttavia lo sappiamo: non sempre i bambini bevono quanto dovrebbero. Per assicurargli l’acqua necessaria dobbiamo quindi trovare qualche stratagemma. Il primo è l’esempio: bevendo noi per primi e offrendo l’acqua spesso i bambini non dicono no. In secondo luogo possiamo mettere in atto i nostri “trucchetti”, tra i quali stanno sicuramente i ghiaccioli. Ma solo se di qualità!
Quando fatti con succo di frutta, infatti, i ghiaccioli sono consigliatissimi. In questo modo i bambini avranno la possibilità di “bere” attraverso una modalità che a loro piace, con un gusto che li attrae, rinfrescandosi nelle giornate più calde e facendo allo stesso tempo incetta di vitamine e minerali, grazie alla frutta.
I Polaretti in questo senso sono perfetti: fatti con vero succo di frutta, pratici e comodi (si congelano in freezer ma li si compra nel reparto dolciumi, ma anche vicino ai banchi gelati, in zona succhi di frutta o preparati dolciari), li troviamo in moltissime versioni per tutti i gusti (ci sono all’arancia, al limone, alla fragola, alla ciliegia…), sono senza glutine, senza coloranti né conservanti artificiali e senza additivi. E tra poco li troveremo addirittura in packaging green ecosostenibili, dal momento che l’azienda è molto attenta all’ambiente (come piace a noi)!
Post in collaborazione con Polaretti Dolfin
I pidocchi sono uno dei fastidi più frequenti nei bambini, e i genitori di bimbi che frequentano la scuola materna o le elementari lo sanno bene: più volte durante l’anno capita che ci siano attacchi da parte di questi piccoli insetti, e quando il bimbo li prende sono difficili da debellare.
Attraverso tecniche efficaci, tuttavia, questa difficoltà si cancella e i pidocchi vengono eliminati facilmente! Come? Recandosi al centro Pid Buster di Milano, dove, con metodi naturali e non dolorosi, eliminano i pidocchi, fanno prevenzione e aiutano tutti i genitori e tutti i bambini.
Partiamo dal principio: cosa sono i pidocchi? I pidocchi sono piccolissimi insetti (sono più piccoli di 4 millimetri) che si annidano tra i capelli degli esseri umani, vivendoci e nutrendosi del sangue che prelevano dal cuoio capelluto. Sono visibili ad occhio nudo, ma si spostano molto velocemente e si “mimetizzano” assumendo il colore dei capelli dell’ospitante. Ecco perché per trovarli è necessaria una valutazione molto minuziosa.
Solitamente, se non eliminati, questi pidocchi vivono ognuno circa un mese (28-32 giorni), ma le femmine depositano le uova (ognuna circa 300), portando ad un ciclo potenzialmente senza fine. La loro vita consta di tre fasi: lendini, linfa e adulto. Una volta depositate dalla femmina, le lendini (piccole uova) si schiudono dopo 7-10 giorni, diventano ninfe (pidocchi non ancora adulti) e dopo dieci giorni raggiungono la grandezza definitiva.
Il problema dei pidocchi è che non sono dovuti alla scarsa igiene, e questo significa che lavarsi frequentemente non basta per prevenirli. Tutti sono potenziali ospiti, e li si può prendere per contatto diretto con un’altra persona infestata. Tra i bambini è quindi molto frequente, poiché giocando e passando molto tempo insieme è semplicissimo questo contatto.
La bella notizia è che a Milano è presente un centro Pid Buster, un centro anti-pidocchi fondato da Claudia, mamma di due bambine che, trovandosi in prima persona ad affrontare il problema, ha deciso di aprire un centro Pid Buster, nel quale i pidocchi vengono trattati con un servizio innovativo fatto di metodi naturali e non dolorosi.
Affidandosi a Pid Buster i genitori e i bambini possono così ricevere trattamenti specifici, insegnamenti su come prevenire il contagio e consigli su come risolvere a casa le nuove infestazioni.
I trattamenti di Pid Buster funzionano in questo modo: il personale del centro fa una prima valutazione attraverso un’ispezione visiva e manuale, dopodiché passa all’aspirazione attraverso uno speciale aspiratore brevettato, che aspira la maggior parte dei pidocchi e delle lendini in maniera naturale e indolore. Infine, vengono eliminati tutti i pidocchi e le lendini rimaste attraverso degli speciali pettinini, delle lampade e delle lenti di ingrandimento professionali.
Le tariffe variano in base alla lunghezza del capello del bambino, ed esistono convenzioni per le piscine e le strutture che ospitano bambini!
I trattamenti vengono effettuati su appuntamento: per ogni informazione vi invitiamo a contattare il centro Pid Buster! Trovate i contatti sul loro sito internet, insieme ad un sacco di informazioni utili.