Essere una mamma è bellissimo, è emozionante, è arricchente, è meraviglioso. Non troveremmo mai tutti gli aggettivi che possono descrivere la maternità senza rischiare di dimenticarne qualcuno, perché essere mamma è effettivamente indescrivibile.

Ma essere mamma è anche difficile. È stancante, è faticoso, è delicatissimo, è pieno di dubbi. La maternità è tanto meravigliosa quanto faticosa e ciò che dobbiamo mettere in luce è proprio questa fatica: una mamma fa fatica, e non deve vergognarsi nel mostrarlo. Soprattutto, non deve vergognarsi o sentirsi in colpa nel chiedere aiuto.

Ecco perché quando abbiamo letto questa lettera di una mamma esausta che chiede aiuto al marito ci siamo subito messe nei suoi panni, abbiamo sfoderato tutta la nostra empatia e l’abbiamo amata. L’abbiamo amata anche per il fatto di essere diventata virale: in migliaia l’hanno condivisa e se questo è anche solo un piccolissimo passo nella sensibilizzazione su questo argomento noi lo supportiamo in pieno.

Una lettera necessaria, perché le mamme hanno bisogno di aiuto: la lettera di una mamma diventata virale aiuta a sensibilizzare sulla fatica della maternità

Celeste Erlach è una mamma come tante. Ha due bambini, un marito, una casa, un lavoro. È anche blogger e quindi sa come fare sentire la sua voce. Qualche tempo fa ha scritto questo post, diventato poi virale. Perché è pieno di verità, per quanto forte. Sì, è molto forte, è fortissimo rispetto ai post e alle lettere che siamo soliti leggere, nei quali c’è denuncia, ma velata e condita con molta tenerezza.


Qui Celeste sviscera tutto, come tutte ci siamo trovate almeno una volta nella vita, litigando, sfogandoci o semplicemente riflettendo tra noi.

“Caro Marito.
Ho bisogno che mi aiuti di più. Ieri sera è stata difficile per te. Ti ho chiesto di guardare il bambino in modo che io potessi andare a letto presto. Il bimbo piangeva. Lo sentivo dal piano di sopra e il mio stomaco si annodava, mentre mi chiedevo se dovessi scendere per aiutarti o chiudere la porta per riuscire a trovare quel disperato sonno di cui ho bisogno. Ho scelto la seconda.
Sei arrivato in camera venti minuti dopo, con il bimbo che ancora piangeva. L’hai messo nella culla e hai spostato piano la culla a qualche centimetro dalla mia parte di letto, un chiaro gesto per dirmi che avevi finito di guardarlo.

Volevo urlare. Volevo cominciare una litigata epica. Ho guardato il bambino per tutto il santo giorno. Avrei dovuto svegliarmi per allattarlo tutta la santa notte. Il minimo che potevi fare era stringerlo un po’ a te per un paio d’ore la sera in modo da lasciarmi dormire un po’. Solo qualche ora di prezioso sonno: è troppo da chiedere?

Un esordio molto forte che tuttavia riflette il sentire di moltissime neomamme, sopraffatte dalla fatica.

“So che siamo cresciuti entrambi vedendo i nostri genitori nel tipico ruolo di madre-padre. Erano genitori eccellenti. (…) Ci ho visto cadere in questa dinamica familiare ogni giorno di più. La mia responsabilità è nutrire la famiglia, tenere la casa pulita e prendermi cura dei figli, anche quando tornerò al lavoro. (…) Vedo anche i miei amici e altre mamme che fanno tutto, e lo fanno bene. So che lo vedi anche tu. Se ce la fanno loro, e se anche le nostre mamme hanno fatto tutto bene con noi, perché io non riesco? Non lo so. Magari i nostri amici recitano una parte in pubblico e in segreto si disperano. Forse le nostre mamme per anni hanno sofferto in silenzio ma dopo trent’anni semplicemente non ricordano”.

Tutto questo per dire, velatamente: “Perché non sono capace?”. Ma soprattutto: “Mi vergogno a chiedere aiuto. Mi sento in colpa”.

Una parte di me si sente un fallimento se chiedo aiuto. Voglio dire: certo che tu aiuti. Sei un padre fantastico. E poi mi dovrebbe riuscire tutto facilmente, non credi? Istinto materno, no? Ma sono umana e dormo cinque ore a notte e sono stanchissima. Ho bisogno di te”. (…) So che non è ciò che facevano i nostri genitori e odio chiedere. Vorrei poter fare tutto e farlo sembrare semplicissimo. Ma sto sventolando bandiera bianca e ammettendo che sono solo umana. Ti sto dicendo quanto ho bisogno di te perché se continuo di questo passo mi spezzerò. E questo ti ferirebbe, ferirebbe te, i bambini e la nostra famiglia.

Perché, guardiamo la realtà: anche tu hai bisogno di me”.

Sì, il bisogno di aiuto è sempre reciproco. Una famiglia non è fatta di ruoli prestabiliti ma soprattutto non è fatta di un solo genitore. Non ci sono regole: l’unica regola dovrebbe essere l’onestà. Il rispetto.

E questo rispetto deve essere prima di tutto verso noi stesse: sì, se abbiamo bisogno di aiuto è giusto, è lecito, è doveroso chiederlo!

Giulia Mandrino

Un baby shower tutte insieme, ma non come i soliti! Un baby shower naturale, alternativo, creativo e curioso, incentrato sulla natura, sul biologico, sullo svezzamento naturale e su tutto ciò che ci sta a cuore: si terrà il prossimo sabato 1 dicembre a Milano dalle 11 alle 17, presso il Centro Culturale Shaolin in via Teglio 11, e noi ci saremo!

Baby Showeg Party, il baby shower natural che ci piace: un baby shower per conoscere altre mamme, approfondire e vivere una gravidanza e una maternità naturale

Un baby shower tradizionalmente è una festa dedicata al nascituro. Si tiene qualche settimana prima della data prevista del parto e si festeggia insieme ad amici e parenti con un piccolo party e tanti regali dedicati al bimbo e alla mamma. Anche il Baby Showeg Party vuole essere una festa dedicata alla mamme e ai bambini, ma stavolta il focus della festa saranno la filosofia del bio e naturale!

Il Baby Showeg Party è pensato per tutte le donne in dolce attesa e per le neomamme con neonati fino a sei mesi (ma sono benvenuti tutti, anche i bimbi fino ai 3 anni e i neopapà!) e per parteciparvi è necessario registrarsi (a questa pagina). È organizzato da Grawidanza ( Raw Food, Natural Beauty & Fashion, Healthy Lifestyle) (qui il sito internet), un progetto per divulgare la gravidanza naturale e la genitorialità responsabile ed etica, in collaborazione con Shifu Shi Heng Chan 釋恒禅 (Shaolin Temple Italy), Centro Culturale Shaolin di Milano e Shaolin State of Harmony - Raw Vegan 少林歡喜地

Al Baby Showeg Party le mamme potranno così incontrarsi e conoscersi tra loro, confrontandosi e partecipando ad attività pensate apposta per loro, incontrando anche tante realtà e tanti professionisti del mondo biologico e dell’educazione naturale, conoscendo anche tantissimi marchi che propongono prodotti 100% biologici, naturali e vegani per le mamme e i bambini.

Tra i professionisti che si potranno incontrare ci sono la Dott.ssa Michela de Petris, il Prof.Leonardo Pinelli , e la Dott.ssa Erika Congiu, medici e pediatri vegan, e l’ospite d’onore sarà la famosissima tata di “4 mamme” su FoxLife Roberta Cavallo.

Sono previsti, durante la giornata, degli incontri sui rimedi naturali in gravidanza, per la maternità e la prima infanzia, ma anche laboratori di aromaterapia, bricolage e pittura, di belly painting (o bump art, ovvero i disegni sul pancione), un photoshooting premaman, uno spazio relax di coccole e allattamento, delle letture per la prima infanzia, degli incontri sul metodo Montessori, le proposte di menù vegan e raw per le mamme e per bambini… Insomma, ce n’è per tutti.

Questa sarà la prima edizione del Baby Shower Party, che d’ora in avanti vedrà poi un’edizione invernale in dicembre e una primaverile in maggio. La partecipazione è completamente gratuita, ma sarà possibile fare un’offerta libera per raccogliere fondi a favore di Ibu Robin Lim, un’ostetrica, scrittrice e poetessa vincitrice del premio Alexander Langer 2006 e nominata nel 2011 con Hero per il suo lavoro a favore delle donne e dei bambini indonesiani e delle zone colpite da catastrofi.

Il ricavato sarà quindi devoluto all’associazione “Yayasan Bumi Sehat”, fondata proprio da Ibu Robin Lim, per aiutare la popolazione di Sulawesi colpita dal terremoto e dallo tsunami.

Giulia Mandrino

Le frasi per bambini che hanno paura del buio

Venerdì, 09 Novembre 2018 09:58

Cosa dire ad un bambino che ha paura del buio? Di certo non “Ma di cosa hai paura!”. Minimizzare o scherzare è sbagliatissimo, perché per un bambino la paura del buio è qualcosa di reale, una sensazione davvero orribile.

La paura del buio è una delle fobie più diffuse, e non solo tra i bambini. Anche da adulti stare al buio non è propriamente confortevole, a causa dell’ignoto che l’oscurità porta con sé. Non ci si sente sicuri, insomma. Ma se da adulti riusciamo in qualche modo a superare questa paura o a tenerla sotto controllo (grazie alla nostra razionalità), durante l’infanzia il buio spaventa.

Quando i nostri bimbi hanno paura del buio, quindi, dobbiamo utilizzare delicatezza e assecondare questa fobia tranquillizzandoli con tatto e aiutandoli più che possiamo (sì, anche con le piccole lucine che stanno accese durante la notte).

Ma quali frasi utilizzare con un bambino che ha paura del buio? Ecco i nostri consigli.

Le frasi per bambini che hanno paura del buio: come parlare ad un bimbo che ha paura del buio per tranquillizzarlo e aiutarlo a superare questa fobia

C’è qualcosa che potrebbe farti sentire più tranquillo?


La prima frase da utilizzare è questa, poiché fa percepire al bambino la nostra voglia di aiutarlo ascoltando prima di tutto il suo punto di vista. E poi in questo modo al bambino viene data la possibilità di pensare più in profondità alla paura, per capire cosa potrebbe farlo sentire più tranquillo. Potrebbe essere un abbraccio, una piccola luce costante durante la notte, il guardare sotto al letto prima di dormire… In ogni caso noi possiamo aiutarlo seguendo il suo consiglio e dandogli così in mano la situazione (standogli comunque accanto).

È vero, il buio fa paura

È la realtà, no? A quasi tutti gli esseri umani, come dicevamo, il buio mette un po’ di strizza. Ecco, facciamogli sentire che non è solo!

Proviamo ad investigare!

Piano piano il bambino razionalizzerà questa sua paura, crescendo, e il primo passo per farlo è indagarla. Concretamente! Guardando sotto il letto, nell’armadio, provando magari a muoversi insieme nel buio. In alcuni casi il bimbo si divertirà anche, e ad un certo punto scapperà da ridere quando non si troverà nulla o si inciamperà nel buio tutti insieme, e piano piano si sdrammatizzerà la cosa, ma senza denigrare nulla (anzi: controllare insieme significa dare importanza alla cosa in maniera costruttiva).

Ti prometto di tenerti al sicuro

I bimbi sanno che il nostro compito di genitori è di tenerli al sicuro, lo percepiscono, ma in alcuni casi, come quando una paura li assale, lo dimenticano. Ripetiamolo, quindi, per ricordargli che noi ci siamo sempre per ogni cosa di cui hanno bisogno.

Cosa ti fa paura?

Magari è stato un film, un libro, una situazione vista nel quotidiano che li ha spaventati e che ripercorrono la sera quando c’è buio. Facciamocelo raccontare e poi proviamo a trovare insieme un finale alternativo o divertente, per togliere importanza alla situazione spaventosa.

Sai, io sento tutto durante la notte!

Una delle paure dei bambini è di essere i soli a percepire il pericolo. Diciamogli la verità: i genitori hanno un sonno più leggero di quello dei bambini, e quindi il “super potere” è quello di svegliarsi ad ogni piccolo rumore. Possono quindi dormire tranquilli: se ci sono mostri, ladri o qualunque altra creatura mamma o papà sentiranno, si sveglieranno e lo porteranno subito al sicuro!

 

Giulia Mandrino

Sani, veloci e irresistibili: questi cookies sono semplicissimi da preparare perché verso il composto su una teglia e poi lo taglio a cubetti. Sono deliziosi, davvero deliziosi, e i miei figli non resistono! Ecco perché sono una colazione perfetta o una merenda sfiziosa. Sono a base di farina e zucchero di cocco (migliore di quello bianco raffinato) e le gocce di cioccolato rendono come sempre tutto più sfizioso.

Chocolate chips cookies: la ricetta dei biscotti con gocce di cioccolato per colazione

 

Preparare un frosting o una crema a base di cream cheese quando si è intolleranti al lattosio o quando si vogliono evitare i latticini è davvero molto difficile. Ecco perché ho pensato a questa alternativa più sana e più light per guarnire in maniera altrettanto gustosa e bella i nostri dolci senza rinunciare a nulla!

Frosting sano per cupcake e torte: come preparare la copertura perfetta dicendo "no" al lattosio

La barbabietola non è solo molto buona e saporita, ma è anche perfetta per abituare i bambini ai colori più disparati, in questo caso il rosa tendente al rosso. Se amate l'hummus, questa è una ricetta interessantissima per proporre in tavola la barbabietola. Ed è buonissima con le verdurine fresche tagliate, da inzupparci come un pinzimonio!

Hummus di barbabietola: la nostra ricetta dell'humus rosso a base di rapa rossa

 

Tra le salse più iconiche e amate tanto dai grandi quanto dai bambini c'è certamente il ketchup. Effettivamente è una salsa equilibrata e se proviamo a farla in casa, in maniera super semplice perché non è prevista cottura, otterremo un ketchup davvero sano, buono e senza conservanti, aromi e coloranti! Ecco la nostra ricetta, che siamo certe amerete moltissimo.

Ketchup: la ricetta della iconica salsa al pomodoro per grandi e bambini, senza cottura

 

Imparare l’inglese è per i nostri bimbi ormai fondamentale. Sono moltissimi i genitori che scelgono di insegnare la seconda lingua fin da subito, per vari motivi, primo su tutti l’opportunità di imparare l’inglese in maniera più naturale, fin dai primi anni di vita, periodo nel quale la capacità ricettiva di un bambino è molto alta.

Per farlo, non serve necessariamente parlare tutto il giorno in casa l’inglese, soprattutto se i genitori non lo conoscono. Possiamo infatti sfruttare vari strumenti che fanno al caso nostro, come la tivù e i cartoni animati in inglese e, soprattutto, i libri per bambini in lingua inglese.

Usborne è una casa editrice britannica indipendente specializzata in libri per bambini che ha fatto della qualità dei propri titoli il suo marchio distintivo. I suoi libri sono coinvolgenti, semplici ma efficaci, e vanno da quelli per neonati a quelli per pre-adolescenti che cominciano a leggere in inglese cose un pochino più corpose. Il bello di Usborne è che non la troviamo solo nel Regno Unito: c’è anche il sito internet italiano con il catalogo completo, sul quale possiamo trovare i loro libri in inglese a seconda dell’età, così come una pagina Facebook dedicata, curata da Ms. Martha Santeramo, un'insegnante montessoriana che organizza anche fiere di libri in inglese per bambini nelle scuole.

Come ad esempio “Fat cat on a mat and other tales”, una raccolta di racconti speciale e dolcissima, un perfetto primo libro di storie della buonanotte in inglese!

“Fat cat on a mat” e altre storie, per imparare l’inglese con dolcezza: il libro di racconti edito da Usborne per imparare l’inglese e affezionarsi agli animali più diversi

Fat cat on a mat and other tales” (che potete acquistare qui) fa parte delle Usborne Phonic Stories ed è scritto e illustrato da Phil Roxbee Cox e Stephen Cartwright. Si tratta di una raccolta di dodici storielle in rima con suoni fonetici ripetuti che i bambini amano moltissimo perché davvero coinvolgente e familiare. È studiata apposta per aiutare i più piccoli a sviluppare le capacità di lettura in inglese e le principali skill linguistiche, proprio grazie alle ripetizioni continue che coinvolgono (esattamente come le rime, che i bambini amano) e allo stesso tempo aiutano e preparano.

il “Fat cat on a mat”, il grasso gatto sul tappeto, è solo uno dei carinissimi protagonisti di questa raccolta di brevi racconti. Ci sono la “Fox on a box” (la volpe su una scatola), “Big pig on a dig” (il grande maiale che scava), “Sam sheep that can’t sleep” (Sam la pecora che non riesce a dormire”), l’orsetto Ted che ama il rosso…

IMG_6141.JPG

Ogni storia è un’avventura diversa, scritta con poche parole che descrivono benissimo tutto, accompagnata da dolcissime e complete illustrazioni che permettono di visualizzare alla perfezione, fin nel dettaglio, ciò che si è appena letto. E in molte pagine i bambini scoprono delle alette da sollevare, sotto cui si nascondono altri bellissimi dettagli e parole.

IMG_6142.JPG

Le ripetizioni, spesso in rima e ricchissime di assonanze, come dicevamo aiutano i bimbi a prendere confidenza con la lingua, a ripetere le parole e i concetti più velocemente e ad acquisire una sempre più corretta pronuncia inglese. Sembrano un po’ degli scioglilingua ed è proprio quello il concetto alla base.

Non sono però solo le parole e il loro suono ad essere al centro dell’attenzione: i bimbi imparano anche i numeri (come nella storia della gallina con dieci nuove penne per colorare), i verbi, i nomi degli oggetti, i colori, il tutto accompagnati dai nuovi compagni di viaggio, gli animali protagonisti dei vari capitoli che tuttavia saltellano qua e là, di storia in storia, ritrovandosi e facendo quindi sentire i bambini in una nuova famiglia!

Questo è un libro da sfogliare e vivere insieme, prima con mamma e papà che leggono ad alta voce, poi imparandolo a memoria e poi leggendolo da soli, sfruttandolo quindi non solo per imparare l’inglese ma anche per il riconoscimento delle lettere.

E non dimentichiamo due dettagli che rendono questo libro di racconti davvero speciale: il primo è la piccola duck, la paperella, presente in ogni pagina, che rende ancora più curiosa la lettura (dal momento che i bimbi possono anche semplicemente sfogliare il libro cercando di volta in volta il piccolo pennuto). E poi il CD compreso nel libro, che permette di ascoltare tutte le storie con una pronuncia esatta, lasciandosi coccolare dalle narrazioni e dalle assonanze piacevolissime, facendo entrare nelle orecchie la lingua in maniera estremamente naturale ed efficace.

Sara Polotti

In Italia l’hashtag che doveva cambiare le cose era #iocambio: un fantastico gruppo di papà aveva deciso, a partire da un avanguardistico (sì, purtroppo dobbiamo ancora chiamarlo così perché ce ne sono pochissimi) bar di Milano, di fare sentire la propria voce per spargere il concetto di parità di genere anche all’argomento dei fasciatoi.


Perché i fasciatoi sono quasi sempre e solo nei bagni delle donne? Non esistono forse papà che escono da soli con i bimbi e che si ritrovano a doverli cambiare?

A quanto pare la situazione è uguale in tutto il mondo, purtroppo, ed è quindi nato un nuovo hashtag per sensibilizzare tutti riguardo a questo argomento: #squatforchange.

#squatforchange, l’hashtag per sensibilizzare su un argomento che ci sta a cuore: continuano le campagne social a favore del fasciatoio nel bagno degli uomini

Dunque, la situazione è semplice: quando un papà (o uno zio, o un nonno, o un babysitter) si trova in giro con i bambini e ha bisogno di cambiarli, il 99% delle volte non trova un fasciatoio. O meglio, lo trova, ma nel bagno delle donne. C’è chi ci entra, ma naturalmente obbligare a farlo è stupido. C’è quindi chi va nel bagno degli uomini e si arrabatta come può. Ecco da dove arriva l’hashtag di riferimento, #squatforchange, ovvero #accovacciarsipercambiare: dalle posizioni che i papà devono inventarsi per cambiare i propri figli (vedi foto qui sotto!).

Screen Shot 2018-11-07 at 16.01.15.jpg

https://www.instagram.com/p/BpZXVTiAZ3I/

Guardate questi papà: si accovacciano e trovano una posizione, per quanto scomoda, per cambiare i bimbi. È quasi umiliante e irrispettoso, ci viene da dire. Perché mai sono costretti a una cosa del genere quando la soluzione è più semplice di bere un bicchiere d’acqua?

Basterebbe che tutti i luoghi pubblici dotassero anche i bagni degli uomini di un fasciatoio. Non serve molto, no? Basta fare un giro all’Ikea, verrebbe da dire, dove si può trovare il fasciatoio più base che esista in maniera veloce ed economica. E piazzarlo poi nella toilette maschile.

Screen Shot 2018-11-07 at 15.56.49.jpg

https://www.instagram.com/p/BpvnABxlFcG/

Su Instagram l’hashtag #squatforchange va fortissimo ed è nata anche una pagina dedicata, con un sito internet specifico. Non ci sono solo immagini di papà intenti nell’accovacciamento a fine cambio pannolino o in posizioni assurde e anti-igieniche (come questa sopra), ma anche le foto di locali che finalmente hanno provveduto a mettere un fasciatoio nel bagno degli uomini e considerazioni generali sull’argomento. Come questo, che ci piace molto.

“Mio marito è andato nel bagno della nostra chiesa per cambiare il bambino, e ha notato che non c’era un fasciatoio. È andato subito dallo staff della chiesa e il nostro Pastore ha risolto la questione molto velocemente. Ci hanno detto che non ci avevano mai pensato. Quindi è così: sta tutto nella coscienza del problema. Un giorno alla volta!”.

Insomma: il problema dell’assenza di fasciatoi nelle toilette degli uomini non è nulla di insormontabile. Semplicemente, non ci si pensa. Ecco perché è necessaria la sensibilizzazione, anche semplicemente attraverso queste campagne social alle quali possiamo tutti partecipare postando le nostre esperienze e le nostre fotografie. Ogni persona che vedrà la foto si interrogherà sul problema, ci penserà anche se sarà la prima volta che si chiede questa cosa, e la consapevolezza del problema si diffonderà. Per i futuri gestori di negozi e locali pubblici sarà quindi normale pensare di dotare il bagno degli uomini con un fasciatoio, no?

Per partecipare alla campagna basta semplicemente scattare una foto con il proprio bambino accovacciandosi, mimando la posizione del cambio pannolino in luoghi scomodi. E taggare naturalmente con l’hashtag, #squatforchange. Ma anche con quello italiano, per sensibilizzare il nostro Paese! In questo caso, aggiungiamo anche #iocambio.

Giulia Mandrino

In questi giorni uggiosi di primo freddo non possiamo che riscaldare il nostro spirito affidandoci all’Hygge. Come sapete, amiamo moltissimo questa filosofia di vita danese che prevede di circondarsi di coccole, calore e confort per sentirsi bene in famiglia, vedendo il bello nelle piccole cose e godendosi anche le giornate più grigie.

Ora però abbiamo scoperto anche un’altra corrente di pensiero che ci piace altrettanto. La parola che la racchiude è “Fika” e in svedese significa semplicemente “pausa caffè”. Una pausa caffè che tuttavia non è solo una pausa caffè, ma molto, molto di più!

Fika, dalla Svezia una tradizione per vivere con gioia l’inverno: come rendere le giornate fredde e uggiose piacevoli tanto quanto quelle primaverili sfruttando la tradizione svedese

La Fika in Svezia è la parte migliore della giornata. È uno di quei momenti irrinunciabili che si attendono con trepidazione, un’abitudine consolidata che riesce a rendere ogni giornata, anche la più pesante, molto più piacevole. Soprattutto nei mesi freddi e invernali, dal momento che la Fika prevede, come ingrediente principale, il caffè (o in alternativa una bevanda calda).

Le bevande calde, come sappiamo, sono uno dei pilastri anche dell’Hygge, la filosofia danese del ricercare la felicità nei piccoli piaceri quotidiani. La Fika, tuttavia, è proprio un’abitudine specifica che prevede bere una tazza di caffè in compagnia ed è quindi basata proprio su una tazza di bevanda calda! Nasce in Svezia (che è tra i maggiori consumatori di caffè al mondo) ma ormai si sta espandendo dappertutto, anche da noi, proprio per la sua confortevolezza e la sua positività.

Ma ricapitoliamo. In poche parole, Fika in svedese significa “pausa caffè”. È una parola che deriva dallo slang ed è una metatesi che inverte le sillabe della parola “kaffi”, che in svedese antico significava “caffè” (oggi si dice “kaffe”).

La Fika è dunque quel momento quotidiano durante il quale ci si concede una bevanda calda (inizialmente era strettamente il caffè ma oggi la scelta è più estesa) accompagnata da un dolcetto in compagnia dei colleghi, degli amici o dei familiari (solitamente un paio di volte al giorno, a metà mattina e a metà pomeriggio). È in tutto e per tutto una pausa dallo stress quotidiano, ma molto più sentita e apprezzata, più consapevole. Esiste dall’Ottocento e in Svezia è molto radicata, soprattutto tra gli anziani, che sono dei veri esperti e offrono agli ospiti fino a sette tipi di torte o biscotti (come la tradizione iniziale prevedeva).

Per essere precisi, dobbiamo dire “fare fika”, perché per gli svedesi è proprio un’azione. Ci si prendono cinque minuti e in questi cinque minuti è obbligatorio rilassarsi, staccare la spina dai pensieri del lavoro o della casa, bevendo una bevanda calda coccolosa e concedendosi un piccolo dessert.

Tra le bevande che possiamo scegliere per fare fika ci sono naturalmente il caffè (ma preso un po’ più lungo, magari macchiato, oppure americano, come se fosse una bevanda più “lenta” del nostro espresso italiano), la cioccolata calda, un tè caldo, magari speziato, un glögg, il tutto accompagnato da piccoli muffin, scones, fette di torta o dolcetti (a noi piace andare all’Ikea e comprare i loro biscotti, tipicamente nordici e deliziosi).

In inverno la fika la si fa in casa, in ufficio, al bar, davanti al camino, godendosi la coccolosità dei maglioni il calore delle persone attorno. In estate, invece, nonostante le temperature salgano, la fika non viene abbandonata ma viene fatta anche all’aperto, nella natura, tutti insieme.

Perché ci piace questa tradizione svedese della pausa Fika? Perché permette di rallentare, di socializzare, di chiacchierare, di concedersi un momento per sé. Permette di stare bene con se stessi e con gli altri, rendendoci anche più produttivi (perché lo stress è controproducente!). E si sposa benissimo con la filosofia danese dell’Hygge che ormai fa parte delle nostre case.

Giulia Mandrino

Sara

sara.png

Cecilia

Untitled_design-3.jpg