Fumare fa male. Indubbio. Ma a quanto pare anche pulire e detergere troppo è deleterio.
A dirlo è un recente studio condotto in Norvegia, che ha provato a dimostrare come i detergenti chimici che utilizziamo per pulire e sterilizzare le nostre case e i nostri oggetti siano estremamente dannosi per l’organismo. Ma vediamo meglio insieme perché e come fare per proteggersi.
Lo studio a cui ci riferiamo è stato pubblicato sull’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine (lo potete trovare in inglese qui) ed è stato condotto da un team di ricercatori dell’Università di Bergen, in Norvegia.
Secondo gli studiosi, le faccende domestiche implicherebbero una esposizione agli agenti chimici davvero pesante, e questa esposizione avrebbe effetti dannosissimi sul sistema respiratorio, il più implicato. Si rischierebbero asma e complicazioni respiratorie, e a pagarne le conseguenze sono soprattutto le figure che lavorano nel settore delle pulizie professionali, così come chi si occupa delle faccende domestiche in casa.
Lo studio voleva quindi cercare di capire se questi effetti siano poi a lungo termine. In altre parole: oltre ai problemi respiratori, cosa si rischia nella vita a pulire troppo e ad esporsi troppo a lungo a questi agenti chimici contenuti nei prodotti detergenti?
Supportata dalla European Community Respiratory Health Survey (ECRHS), l’Università norvegese ha così preso in considerazione un campione di persone studiandone l’organismo per tre volte nel corso di vent’anni. I partecipanti erano 6.235.
Rispetto alle persone non abituate a pulire, quelle che più spesso facevano le faccende di casa o quelle impiegate in settori di pulizia professionale hanno mostrato un declino più accelerato delle funzioni polmonari. Questo suggerisce quindi che le esposizioni collegate alle attività di pulizia possano costituire un rischio per la salute respiratoria a lungo termine, hanno concluso i ricercatori.
Questi risultati non sono incoraggianti, anzi. Se infatti prima era solo un sospetto, ora è quasi certo che le sostanze chimiche contenute nei prodotti per la pulizia della casa siano non solo dannose (questo è abbastanza chiaro) ma soprattutto dannose nonostante pensiamo che la concentrazione sia bassa. Cosa fare per limitare queste esposizioni ed evitare così di incorrere in un declino polmonare?
Innanzitutto, è sempre bene scegliere prodotti il più possibile naturali (e non solo per il benessere del nostro pianeta).
Seconda regola è evitare sempre di mescolare tra loro prodotti differenti. Anche se sembra una azione innocua, le reazioni chimiche che potrebbero scatenarsi sono davvero pericolose, non solo al momento ma anche a lungo termine.
Terzo, ricordiamoci sempre che non sono necessari prodotti iper chimici o iper performanti per pulire casa. A volte bastano acqua calda, limone e bicarbonato per detergere a fondo le superfici più comuni. Qui trovate tutti gli usi del bicarbonato di sodio, mentre questo articolo parla di come utilizzare il limone per pulire e per ammorbidire gli indumenti.
Quarto consiglio è quello di spruzzare il prodotto direttamente sul panno e non direttamente sulla superficie: le particelle non si disperderanno eccessivamente e il pericolo si ridurrà un pochino.
Infine, ricordiamoci di areare sempre gli ambienti durante e dopo la pulizia. Non lo vediamo, perché è invisibile, ma l’inquinamento domestico è oggigiorno altissimo. Via libera quindi a finestre aperte e piante da appartamento (che puliscono l’aria!).
Giulia Mandrino
Il cus cus sono semplicemente dei granelli di semola di frumento cotti a vapore: piatto tipico della cucina nordafricana, ormai è un must anche da noi, ed è perfetto in tutte le stagioni perché proprio come la pasta si presta a variazioni e invenzioni di ricette.
Questa primavera potete provare quindi ad abbinarlo alle migliori verdure di stagione, gustandolo caldo (nelle giornate in cui l'inverno non sembra ancora andarsene via!) o freddo, per pregustarsi l'estate come in una insalatona variegata.
6 ricette di cus cus per primavera: dal cous cous classico con verdure di stagione a quello con pesce per fare incetta di Omega3
Innanzitutto, a questa pagina troverete le nostre regole per preparare il cous cous base perfetto.
Partiamo quindi dal classico cous cous con verdure, che possiamo preparare con le verdure che troviamo al mercato in base alla stagionalità. In primavera possiamo sbizzarrirci, anche con le primizie: pomodorini, asparagi, biete, zucchine... In una pentola portiamo ad ebollizione l'acqua con un po' di dado vegetale fatto in casa, mentre in una ciotola versiamo del cus cus. Quando l'acqua è calda, versiamola sul cus cus, coprendolo, aggiungendo anche due cucchiai di olio evo. Copriamo per cinque minuti e nel frattempo tagliamo mezza cipolla rossa e facciamola saltare in padella con dell'olio e delle spezie a scelta. Versiamo anche dell'acqua calda e lasciamola evaporare. Versiamo in padella anche altre verdure a scelta, lasciamole cuocere, sgraniamo il cus cus e impiattiamo con le nostre verdure primaverili.
Per il pesto di zucchine, basta frullare due zucchine cotte al vapore a pezzetti con del pecorino grattugiato, dell'olio evo e del sale. Questo sarà l'ingrediente per il nostro cous cous: mettiamo il cous cous in una ciotola con la nostra solita acqua calda con dado (in egual quantità) e lasciamo che si gonfi. In una padella facciamo rosolare dell'olio con un pizzico di cipolla rossa, quindi versiamo il nostro cus cus e due cucchiaioni di pesto di zucchine, mescoliamo bene e serviamo!
Le nostre polpettine di pesce stanno benissimo con il cous cous! Come prepararlo? Dopo aver cucinato le polpette (oppure utilizzando quelle rimaste dalla cena precedente!), procediamo con il cous cous. Mettiamolo in una ciotola con l'acqua calda e lasciamo che gonfi. Nel frattempo mettiamo a rosolare in una padella una cipolla e una carota tritate finemente. Aggiungiamo in padella il cous cous e le polpettine e mescoliamo bene!
Solito procedimento per il cous cous con basilico e piselli: mettiamolo in una ciotola coprendolo con acqua calda (con dado vegetale o salata) e lasciamo che assorba l'acqua. Nel frattempo mettiamo a rosolare una carota e una cipolla tritate finemente in una padella con un filo d'olio e aggiungiamo quindi un vasetto di pisellini primavera. Una volta cotti, aggiungiamo in padella il cous cous e, per ultimo, qualche foglia di basilico lavata e tritata. Mescoliamo bene in padella e serviamo.
Prendiamo 125 grammi di cous cous, 125 ml di succo di fragole e lime (estratto o frullato e filtrato), 130 grammi di zucchero integrale di canna, 10 ml di olio di semi di girasole, 3 tuorli, 30 grammi di farina integrale e 350 ml di latte di soia. Mettiamo il cus cus in una ciotola, quindi versiamoci sopra il succo di fragole (dopo averlo scaldato in un pentolino). Lasciamolo gonfiare per cinque minuti, quindi aggiungiamo l'olio e 70 grammi di zucchero e sgraniamolo con una forchetta, lasciandolo poi raffreddare.
In un pentolino mescoliamo la farina con 60 grammi di zucchero, aggiungiamo i tuorli e mescoliamo bene. Aggiungiamo anche il latte un po' alla volta mescolando bene, quindi mettiamo sul fuoco e portiamo ad ebollizione mescolando. Lasciamo addensare la crema e lasciamola raffreddare (sempre mescolando). Aggiungiamola poi al cus cus e mescoliamo. Versiamo tutto in una teglia imburrata e cuociamo in forno a 180 gradi per circa 30 minuti.
Questa ricetta è deliziosa: facciamo gonfiare il cous cous coprendolo con acqua salata, e nel frattempo prepariamo il condimento. In una padella mettiamo a rosolare con un filo d'olio mezza cipolla rossa e aggiungiamo un filetto di salmone pulito, deliscato e spezzettato insieme a due zucchine tagliate a cubetti. Verso fine cottura aggiungiamo uno o due cucchiaini di curry di Madras (a seconda del gusto) e versiamo anche il cous cous, mescolando molto bene.
Giulia Mandrino
L'orzotto è un'alternativa gustosa e molto sana al solito risotto che proponiamo in tavola (e che amiamo altrettanto!). Ci permette di proporre ai bambini un altro cereale che ricorda molto l'amato riso ma che a nostro parere ha ancora più sapore e consistenza.
Questa versione dell'orzotto la prepariamo con pesto e pomodorini, utilizzando il nostro classico pesto alla genovese, quello al basilico. Tuttavia possiamo sbizzarrirci e, tenendo come base questa ricetta, provare l'orzotto con pesti diversi, come quello agli agrumi, quello alla siciliana o con le mille ricette di pesto che possiamo inventare.
Sono deliziosi, sono bellissimi, sono sani, gustosi, coccolosi. E poi sono buoni. Nel senso di “essere pieni di bontà, gentilezza e altruismo”. Parliamo dei Cuori di Biscotto di Telethon, che potremo acquistare in questi giorni nelle piazze italiane per sostenere la ricerca e un’iniziativa bellissima.
Mamme, facciamo squadra: siamo vicine l’una per l’altra, sosteniamoci, aiutiamoci. Nel quotidiano, ovviamente, ma anche in occasioni straordinarie. Come questo weekend: il 5 e 6 maggio 2018, infatti, Fondazione Telethon scende in piazza per offrirci biscotti e beneficienza.
I Cuori di Biscotto che troveremo negli stand Telethon in tutta Italia (sono 1600 le piazze coinvolte) non sono solo deliziosi e belli da vedere (e da regalare!): li produce la storica pasticceria genovese Grondona e sono il simbolo di “Io per lei”, la campagna promossa questa primavera da Fondazione Telethon e Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare (UILDM), che supporta la ricerca scientifica per sconfiggere le malaria genetiche rare e che vuole dare la giusta e degna assistenza alle persone che vivono con una malattia neuromuscolare.
#ioperlei: questo l’hashtag ufficiale per sostenere l’iniziativa, che a noi sta molto a cuore. Perché comprare i magnifici Cuori di Biscotto significa sostenere le MAMME RARE. Quelle mamme che affrontano ogni giorno con forza, carattere e abbracciando le difficoltà la malattia dei propri bambini,
Noi sabato e domenica andremo in piazza e compreremo certamente le nostre scatole: siamo in prossimità della festa della mamma e le nostre amiche riceveranno i Cuori di Biscotto anche da parte nostra, non solo dei loro bambini. Perché essere mamme vuol dire anche fare parte di una meravigliosa rete di donne forti, di donne coinvolte, di donne altruiste che si danno aiuto a vicenda, con le piccole e con le grandi cose!
Non preoccupatevi se non riuscirete ad essere in piazza: i biscotti sono disponibili all’acquisto anche sul sito ufficiale di Telethon, nel loro shop online. E per chi volesse sostenere l’iniziativa partecipando attivamente alla campagna, sarà possibile unirsi agli altri volontari, telefonando al numero 06.44015758 oppure scrivendo una mail all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Insomma, noi compreremo i nostri Cuori di Biscotto, e poi organizzeremo un delizioso tè del pomeriggio insieme alle nostre amiche mamme. Per condividere, svagarci, ridere, riflettere. Proprio come una volta facevamo con la nostra, di mamma. Le cui scatole di biscotti erano iconiche e tenere.
Un biscotto sembra piccolo, ma in questo caso racchiude un mondo intero di beneficenza. E Telethon e l’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare ringraziano di cuore. Anzi, #contuttoilcuore, con tutti i cuori di biscotto, con tutti i biscotti del mondo!
Giulia Mandrino
“Errare è umano”.
“Sbagliando s’impara”.
A volte i proverbi della tradizione, nella loro semplicità, sono quanto di più vero e sincero possiamo trovare. E per quanto riguarda l’argomento “errori” di certo ci azzeccano moltissimo.
Sbagliare serve all’essere umano. Serve per crescere, serve per imparare, serve per formare il proprio carattere e per fondare su qualcosa di solido i propri comportamenti. E noi non smetteremo mai di dirlo: dobbiamo lasciare che anche i nostri figli sbaglino, cadano, si sbuccino le (metaforiche e no) ginocchia, senza che noi stiamo sempre lì pronti a rimediare o a consolarli.
Ecco perché questo workshop ha preso immediatamente la nostra attenzione: si intitola “Maginifici fallimenti” e avrà luogo a Treviso i prossimi 11 e 12 maggio. E ora ve ne parliamo.
Erik Kessels è molte cose: è un artista, è un designer, è un comunicatore, è un curatore fotografico, è un creativo (ed è sua l’agenzia di comunicazione KesselsKramer, che ha sedi a Londra e Amsterdam). Ed è proprio dalla sua esperienza che ha imparato moltissimo. Ora questa esperienza la mette a disposizione a noi, attraverso un libro e un workshop.
Il libro si intitola “Failed it!”, un titolo abbastanza spiritoso che gioca sull’assonanza tra “Nailed it!” (letteralmente, “Mi è riuscito perfettamente!”) e “Failed it!” (“Ho fallito miseramente”). Ma questo fallimento non è inteso come qualcosa di negativo, anzi. È inteso proprio come se fosse qualcosa che ci è riuscito da Dio. Perché anche fallire e sbagliare, come riuscire in qualcosa, è fondamentale per la nostra vita. Basta leggerlo nel modo giusto e fare del bagaglio tesoro.
Erik Kessels porterà quindi la sua esperienza e i suoi argomenti l’11 e il 12 maggio a Fabrica, centro di ricerca sulla comunicazione nato a Treviso (a Villorba) dalla mente di Luciano Benetton e Oliviero Toscani, parte del Benetton Group. Il corso (che ha un costo di 200 euro, si terrà in lingua inglese e sarà aperto ad un numero limitato di partecipanti - per info e iscrizioni rimandiamo al sito) si intitola “Magnifici Fallimenti”: attraverso i racconti e le spiegazioni di Kessels e qualche esercizio creativo e pratico (bisogna portare un laotop, un dispositivo per scattare fotografie e un proprio eventuale portfolio), il designer e comunicatore spiegherà e farà vivere sulla pelle dei partecipanti l’importanza degli errori.
La paura dell’errore, infatti, ci porta a frenare. Ci porta a spaventarci e a fermarci. Ma se la possibilità di fallimento ci fa sentire male, il rischio è quello di infossarci in qualcosa di apatico. E, come dice Kessels, a quel punto l’unica soluzione è quella di decidere di rinchiuderci in uno stanzino d’ufficio. Perché essere creativi significa affrontare e prendere per le corna il toro del fallimento!
Questo workshop, tuttavia, non è solo per creativi. O meglio, è perfetto per chi lavora con la propria creatività, ma la creatività non è relegata solo ai lavori “artistici”. La creatività serve a tutti, in tutte le professioni, in tutto ciò che facciamo nella vita. Ecco perché secondo noi il workshop è davvero adatto a chiunque. Perché aiuta a capire che è ora di superare il nostro bisogno di non sbagliare, la nostra necessità di essere perfetti.
No, non dobbiamo essere perfetti. Non possiamo. E non lo vogliamo. Dobbiamo lasciarci ispirare dagli errori, lasciarci guidare da loro nella giusta direzione. Chi parteciperà al corso potrà capirlo davvero: Kessels li costringerà a fallire. E sarà davvero liberatorio e costruttivo.
Giulia Mandrino
Alfie Kohn è uno scrittore che scrive libri riguardanti la genitorialità, l’educazione e il comportamento umano. Un suo libro, in particolare, ha avuto molto successo. Si intitola “Amarli senza se e senza ma” e parla di un approccio genitoriale diverso da quello a cui siamo abituati.
Alcuni parlano addirittura di una “lettura obbligata” per un genitore. Di certo è molto interessante questo volume, che parlando un po’ scientificamente e un po’ con esempi concreti (Kohn parla della sua diretta esperienza come genitore) ci porta a riflettere sulla parola “incondizionato”. Perché ciò che vuole trasmettere è un’educazione basata sull’amore incondizionato verso i figli.
Cosa significa educare sempre con amore incondizionato? Significa dare amore ai nostri bambini anche quando nella nostra testa (o nel sentire comune) andrebbero trattati più che con amore con autorità. Per spiegare meglio: quando sono esagitati, quando si comportano male, quando fanno capricci per tutto il giorno, quando devono imparare una lezione.
Quando ci troviamo in una di queste situazioni tendenzialmente adottiamo un atteggiamento (con varie e personali sfumature, naturalmente): quello di imporre la nostra autorità per impartire una lezione. Quando i bimbi si comportano male li sgridiamo, cerchiamo di farli riflettere, a volte li puniamo togliendo loro un privilegio (temporaneamente).
E se invece ci comportassimo esattamente all’opposto? E se invece di punirli, sgridarli o lasciare che piangano e si rattristino dopo un attimo li prendessimo in braccio, gli leggessimo una storia, li coccolassimo?
La teoria contenuta nel libro “Amarli senza se e senza ma” di Alfie Kohn (che potete acquistare qui) si fonda su un concetto attorno al quale si sviluppa tutto: ciò che è importante non è ciò che noi genitori pensiamo, ma ciò che il bambino pensa, ciò che il bambino prova.
Come dicevamo il libro è abbastanza scientifico, ma per capire ciò che Alfie Kohn intende basta affidarsi ai suoi esempi. Quando sua figlia, dopo l’arrivo del fratellino, comincia a comportarsi male, a pretendere e a comunicare solo per “no” infiniti, ciò che gli viene subito in mente è quello di metterla in punizione e mandarla a letto a riflettere sul suo comportamento. E probabilmente dopo un giorno d’esasperazione è ciò che verrebbe in mente anche a noi. E invece no. Non lo fa. Invece, la prende tra le sue braccia, la coccola, la calma, le fa i complimenti.
Ciò che pensiamo è una cosa: il suo comportamento è sbagliato perché in questo modo la figlia penserà che le andrà sempre liscia, che il suo atteggiamento anche se sbagliato non porta a conseguenze. Ma non è così. Perché?
Secondo Kohn, la punizione e il mandare a letto (o mandare in un angolo, o comunque cercare di imporre la nostra autorità) non faranno che peggiorare la situazione, facendo sentire la bambina ancora più infelice. Soprattutto, la faranno sentire più incompresa. E, ancor di più, le faranno credere di essere degna d’amore (perché l’amore per i bambini passa anche dai gesti) solo nei momenti in cui si comporta bene. E che il comportarsi “bene” sia fare ciò che i genitori si aspettano che lei faccia.
Insomma: coccolare i bimbi anche quando si comportano male non li porta a pensare “ok, fantastico, non importa se mi comporto così perché tanto va bene lo stesso. Continuerò a farlo!”. Piuttosto, l’amore farà sentire loro che abbiamo capito che qualcosa non va e che è giusto parlarne. Perché quel comportamento è l’unico modo che in quel momento hanno per comunicare con noi un malessere, un’infelicità, qualcosa che li fa stare male.
Alfie Kohn parla quindi in questo senso di “fiducia verso i bambini”. Che significa fidarsi di ciò che sono, di ciò che fanno, di ciò che comunicano, cercando di ascoltarli davvero.
In questo modo, potremo guidarli, accompagnarli, aiutarli. Senza imporre dittorialmente la nostra autorità, ma facendo la strada insieme a loro. La regola è: non focalizziamoci sul comportamento in sé, ma sul bambino che mette in atto questo comportamento.
Di certo mettere in atto questo amore incondizionato è molto difficile. Ci vogliono pazienza (tantissima) ed esperienza. Anche perché l’ambizione di questo libro è quella di raggiungere uno stato nel quale grazie all’amore incondizionato i nostri figli ci obbediranno molto di più.
Tutto si gioca sull’equilibrio tra le nostre richieste, le nostre regole e i loro no. La pressione è fortissima e la lastra di ghiaccio sulla quale ci muoviamo è molto sottile. Ma secondo Kohn in ogni caso le punizioni, i premi e i castighi non sono la soluzione, perché rappresentano solo forme di controllo che, come dicevamo prima, portano i nostri figli a crescere con la convinzione di essere brave persone e di essere amati solo nel momento in cui ci compiacciono.
Cambiando il nostro atteggiamento verso quello descritto da Kohn, secondo l’autore tutto si trasformerà in qualcosa di davvero molto più positivo, perché i nostri figli, che si sentiranno amati, ascoltati e capiti anche nei loro momenti peggiori, capiranno di essere amati per quello che sono e non per quello che fanno.
Come dicevamo è molto, molto difficile. Ma in fondo non è ciò che tutti noi genitori vorremmo? Che i nostri figli siano consapevoli del fatto che li amiamo a prescindere da ogni cosa, e a prescindere anche da ogni loro sbaglio?
Certamente è un obiettivo comune, che tuttavia rischia di offuscarsi e di non essere efficace se ci rifugiamo in una educazione fatta solo di punizioni, regole e autorità ferrea. Quella di Alfie Kohn è una tra le tante educazioni che ci portano a questo risultato. L’importante, come ripetiamo sempre, è ascoltare i bambini, dialogare, spiegare, comunicare, collaborare, esserci.
Giulia Mandrino
Una ricetta che viene dalla Francia, che è deliziosa e che è pure green, dato che possiamo realizzarla tutto l'anno semplicemente scegliendo la frutta di stagione che più ci aggrada! Noi stavolta abbiamo scelto le fragole, dato che da poco le troviamo anche al mercato.
Il merluzzo è tra i nostri pesci preferiti. È un pesce azzurro ricco di Omega3, e circa una volta alla settimana lo proponiamo in tavola (anche in forma di polpette o di bastoncini di pesce fatti in casa). Una ricetta che amiamo particolarmente è quella del merluzzo alle erbe, che ci permette di dare sapore al pesce senza salare eccessivamente!
A volte la mancanza di fantasia ci fa rinunciare a dei buonissimi piatti. Che non devono per forza essere iper elaborati! I sandwich, ad esempio: basta pochissimo per rendere un semplice panino qualcosa di gustoso, nutriente e goloso, ma allo stesso tempo sano.
Ecco quindi 12 idee per sandwich sani e golosi che possiamo preparare in pochissimo tempo per un pranzo a scuola, un lunch veloce a casa o una merenda sfiziosa, senza rinunciare al benessere (la base? Sempre del buonissimo pane integrale, ai cereali o di segale tostato!).
Per merenda, questo sandwich a base di formaggio e frutta è l’ideale. Per stare più leggeri noi scegliamo una ricotta di capra, alla quale aggiungiamo del miele. Mescoliamo bene e poi lo spalmiamo sul pane integrale tostato, appoggiando poi sopra l’uvetta e i chicchi di melograno!
Quando è stagione, i ravanelli arricchiscono benissimo i nostri panini: dopo aver condito del radicchio tagliato finissimo con olio e un pizzico di senape, adagiamo l’insalata sul sandwich e completiamo con dei ravanelli tagliati a fette e dei germogli di soia.
La nostra crema di cioccolata homemade è perfetta per i sandwich dolci di colazione o merenda: spalmiamola sul pane tostato e guarniamo il panino con delle lamelle di mandorle e della farina di cocco.
Di nuovo il radicchio tagliato sottile (che a seconda delle stagioni possiamo sostituire con altra insalata a nostro piacimento): sarà alla base del nostro panino con radicchio, pomodorini tagliati a cubetti e semi di girasole!
Tagliamo finemente il porro a rondelle: se ci piace il suo sapore (abbastanza forte, ma meno della cipolla!) sarà la base perfetta. Adagiamolo sulla nostra fetta di pane tostato con delle carote (o baby carote, o tagliate alla julienne) e condiamo con olio e sale alle erbe.
Il caprino spalmabile è uno dei nostri formaggi preferiti (ed è anche più leggero rispetto al formaggio di latte vaccino). Spalmiamolo sul nostro panino tostato e adagiamoci sopra dei frutti rossi a scelta: sarà delizioso il contrasto tra dolce e salato!
Stessa idea sta alla base dell’altro sandwich sano a base di caprino: possiamo sbizzarrirci con la frutta in cima. In questo caso more e uva, ma possiamo scegliere anche fragole e banane, oppure arance e finocchi…
L’hummus di ceci è ottimo come base per i nostri sandwich integrali. Basta spalmarlo e completare con altri ingredienti a nostra scelta. In questo caso, fagioli, carote alla julienne, germogli di soia e semi di zucca.
Di nuovo l’hummus, ma stavolta in cima ci mettiamo dei pomodorini a cubetti (che lasciano andare un buonissimo sughetto), dei germogli di soia e dei semi di zucca.
Lo troviamo al supermercato ma possiamo anche farlo in casa: il burro di mandorle è delizioso! Prepariamo un semplice sandwich con burro di mandorle, fragole a fette e farina di cocco e gustiamoci il sapore pazzesco!
Vi sono rimasti i gamberi scottati del risotto di ieri sera? No problem! Pane tostato, porro a rondelle, gamberi e un filo d’olio e sale sono il sandwich perfetto!
Di nuovo la ricotta dolce (semplicemente mescolata con una punta di miele): è la base perfetta per mangiare le nostre bacche di Goji sul pane tostato!
Giulia Mandrino
Milano-Mongolia: tredicimila chilometri. Sì, tredicimila. E immaginate la fatica (e la bellezza!) di percorrere questa enorme distanza a bordo di una vecchia Fiat Panda!
Lo faranno il prossimo 26 luglio Federico, Marco e Luca, partecipando ad una delle più belle corse automobilistiche del mondo: la Mongol Rally. Che non è solo una corsa automobilistica, ma molto, molto di più. E che quest’anno ci sta ancora più a cuore perché il team Novy Gagarin ha un obiettivo ben preciso in testa: supportare la Fondazione Laureus Italia, che sostiene i minori che vivono in forti condizioni di depravazione socio-economica.
La Mongol Rally è una corsa automobilistica fantastica e iconica: parte da Milano (quest’anno il 26 luglio) e arriva a Ulan-Udė, in Siberia. Ma non è un semplice rally (godibile solo dagli uomini più appassionati di automobilismo). No: le regole sono bizzarre e divertentissime.
Innanzitutto, il Mongol Rally non ha carattere competitivo. La partenza è quindi libera. Ma, soprattutto, le vetture in “gara” non possono superare la cilindrata di 1.2 (tradotto per noi: non sono per niente potenti!), non si possono utilizzare GPS, mappe online o altre tecnologie (questo per incentivare l’interazione e il rapporto con le popolazioni locali dei luoghi attraversati) e ci si impegna a versare due quote in beneficienza: la prima è per l’associazione Cool Earth, che combatte la deforestazione della foresta pluviale), la seconda per una Onlus a propria scelta.
Il team Novy Gagarin ha deciso di partecipare, e per farlo salirà a bordo di una vecchia Fiat Panda del 1998 (che nostalgia!) ribattezzata “Vostok 85”. E ha deciso di supportare con la sua beneficienza la Fondazione Laureus Italia, di cui di fatto Federico, Marco e Luca sono ambasciatori internazionali. Per la Fondazione raccoglieranno fondi, ma soprattutto diffonderanno il suo messaggio.
Federico, Marco e Luca sono del 1985. Vengono dal milanese e ognuno ha una sua attività: Luca si occupa di cinema, Marco è biologo e ricercatore e Federico è impegnato nel digital marketing.
La Fondazione Laureus - Sport for Good è da loro sostenuta perché fa una grande lavoro nelle periferie di Milano, Napoli e Roma. Dal 2005 è accanto ai minori che vivono in realtà difficili ed è attraverso lo sport che cerca di costruire tra loro una rete solida fatta di associazioni sportive, scuole, educatori e psicologi, per trasformare la pratica sportiva in opportunità per stimolare l’inclusione sociale, l’aggregazione e il superamento delle barriere.
Tutto è pronto, ma in realtà c’è ancora molto da fare: se i ragazzi sono pronti per andare in Mongolia a bordo della loro Panda, ci tengono che anche noi ci impegniamo in prima linea in questa loro avventura. Ecco perché possiamo sostenere loro e l’associazione donando qualcosa, attraverso un crowdfunding: basta cliccare qui per scoprire come donare.
Donando una cifra a propria scelta si riceveranno dei gadget di ringraziamento, ma soprattutto si sosterrà la Fondazione Laureus - Sport for Good, che investe ogni anno 500 euro a bambino per inserirlo in un proprio progetto sportivo. I 500 euro coprono non solo un anno di attività sportiva, ma garantiscono ai ragazzi il supporto psicologico e pedagogico di cui hanno bisogno, un kit sportivo e l’assicurazione.
Giulia Mandrino