Recentemente vi abbiamo parlato di eMyBaby App, l’applicazione perfetta per tenere sotto controllo tutti gli aspetti della vita del nostro bambino e della nostra famiglia. Come accennato, l’applicazione ci piace molto perché oltre a mettere un po’ di ordine mentale nelle nostre vite incasinate permette anche di avere in un solo device tutte le info provenienti anche da altri strumenti Miniland. Un esempio? Il baby monitor super tecnologico Digimonitor 2.4 Plus, un monitor per controllare sempre i nostri bambini in tutta sicurezza. E, soprattutto, anche da lontano, collegandosi direttamente all’app o andando sul sito www.emybaby.com!
Soprattutto se siete mamme in carriera o genitori che si trovano spesso a viaggiare per lavoro, sapete benissimo, come noi, che lasciare a casa i bambini significa lasciare sul comodino un pezzo di cuore. Certo, staranno con i nonni o con persone che se ne prendono cura in maniera amorevole, ma basta solo stare lontani una sera per sentirne la mancanza e per farsi venire tutti i dubbi del mondo.
Quando abbiamo scoperto Digimonitor di Miniland la funzione che ci ha quindi più colpiti è stata certamente la possibilità di collegarsi da remoto al video: anche quando siamo fuori casa, quindi, attraverso l’applicazione alla quale ci si può collegare possiamo finalmente sbirciare i nostri piccoli mentre sono a casa. Non per spiare, naturalmente, ma per controllare che tutto vada per il meglio e per farci anche passare per un attimo la malinconia.
Oltre a questo, Digimonitor incarna effettivamente tutto ciò che vorremmo da un baby monitor come si deve: in generale, ha una portata di 250 metri, ed è quindi utilizzabile in tutta la casa. Inoltre, è piccolo e maneggevole e quindi davvero molto, molto comodo. Sì, è così piccolo che ci sta tranquillamente in tasca!
Il dispositivo si presenta come una piccola telecamera da appoggiare in cameretta, collegata (nel caso della funzione “fisica” e non da remoto) con un piccolo monitor digitale e touchscreen che permette non solo di vedere le immagini riprese dalla telecamera, ma anche di regolare la sensibilità del microfono in base alle abitudini del neonato, di azionare la visione notturna, di alzare il volume oppure di impostare delle melodie preregistrate per fare addormentare meglio il piccolo (che potrete scegliere tra cinque). Inoltre, è possibile (e questa è una funzione davvero comodissima) impostare le sveglie in base all’ora dei pasti, del cambio pannolino o della somministrazione di medicinali, controllando anche le ore di sonno.
Naturalmente, come tutti gli strumenti di ultimissima generazione, la qualità è sopraffina: le immagini e l’audio arrivano in maniera perfetta e per questo non dovrete aguzzare l’orecchio per capire se effettivamente sta accadendo qualcosa in cameretta, rischiando di entrare per un nonnulla e svegliando i piccoli addormentati.
Con Digimonitor, inoltre, potete scegliere di collegare più videocamere, fino ad un totale di quattro, e vederne due contemporaneamente sul monitor, controllando così più stanze della stessa abitazione.
Insomma, è davvero completo, sicuro e maneggevole. E per questo possiamo tranquillamente dire che è davvero tra i migliori babymonitor!
Insieme al miglio, il riso è uno di quei cerali privi di glutine perfetti per i primi mesi dello svezzamento, periodo nel quale è sempre meglio non inserire questo elemento. Ecco perché il riso è ottimo per le prime pappe! Tuttavia lo si pensa noioso o sempre uguale, e allora non lo si evita… Questo solo perché non conoscete tutte le ricettine buone buone che vi andremo a proporre (da preparare in semplicità - ancora di più se disponete di un bel cuocipappa: noi stiamo usando Easy Meal di Chicco che è super pratico). Il riso deve essere la base sulla quale variare gli ingredienti per pasti variegati e gustosi, ma soprattutto benefici e naturali.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Come per gli adulti, anche per i bambini vale la regola che è sempre una buona abitudine mangiare secondo la stagionalità. Anche quando si tratta delle prime pappe dello svezzamento! Soprattutto a partire dai 12 mesi, periodo nel quale si possono iniziare ad inserire tanti alimenti che prima erano interdetti.
Oltre agli oli (quello di oliva spremuto a freddo, quello di semi di zucca, di girasole, di riso e di semi di lino - ricchissimo di Omega 3!) i nostri bimbi inizieranno a mangiare le pastine (non integrali e preferibili di kamut, riso e farro, meglio se senza zucchero e senza sale) e il riso. Legumi, cereali, frutta, verdura: da questo momento in poi si avranno moltissime possibilità, e quindi la pappa diventerà sempre più gustosa.
Ecco quindi le nostre proposte per quattro pappe stagionali perfette da provare dai dodici mesi, da cucinare in maniera veloce, sana e comoda con il nostro Cuocipappa, che ci permette di preparare tutto nel suo boccale!
Per l’estate, ecco la pastina alle zucchine e basilico, fresca e saporita, verdissima e nutriente. Pulite e cuocete, bollendola, una zucchina, quindi omogeneizzatela insieme a qualche foglia di basilico ben lavata. Aggiungete quindi un cucchiaino di olio extravergine d’oliva spremuto a freddo e un cucchiaino di pecorino romano. Cuocete 30 grammi di pastina di farro e condite con la salsa di zucchina e basilico che avete preparato.
Durante l’autunno arriva il periodo della zucca, perfetta perché naturalmente dolce e arancione, caratteristica che ci permette di cominciare ad abituare il bambino a mangiare tutti i colori (abitudine importantissima per far sì che prenda confidenza con la varietà dei prodotti della terra).
Tagliate quindi una fetta di zucca e tagliatela a cubetti, e fatela lessare insieme ad una carota tagliata a rondelle e qualche foglia di sedano. Una volta morbide, passate tutto omogeneizzando (va benissimo anche con un cuocipappa) o con il passaverdura manuale (ottimo, se non avete il cuocipappa, poiché permette di non incorporare aria, cosa che accade con i normali frullatori). Unite quindi al passato di verdura 150 millilitri di brodo vegetale, 40 grammi di ricotta, un cucchiaino di olio evo e uno di pecorino. Mescolate bene e servite la vostra pappa di zucca e ricotta ben calda.
L’inverno è la stagione perfetta per la crema di lenticchie, legume saporito e importante per l’apporto di proteine vegetali che dà all’organismo del bambino. A noi in questa pappa piace utilizzare le lenticchie fresche (lasciandole a bagno per una notte) e aggiungere anche un pochino di salsa tahina, la crema ottenuta dalla cottura dei semi di sesamo (e che trovate nei negozi etnici, oltre che nei supermercati più forniti).
Dopo aver quindi lasciato in ammollo per una notte le vostre lenticchie, scolatele. Tritate poi gli aghi di un rametto di rosmarino, quindi cuoceteli in un filo d’olio insieme alle lenticchie. Dopo un attimo coprite con del brodo vegetale e lasciate cuocere per trenta minuti. A fine cottura basterà aggiungere un cucchiaio di salsa tahina e frullare o omogeneizzare tutto.
In primavera torneranno poi sui banchi dei mercati le buonissime coste, che abbinate al tofu faranno una deliziosa crema per i nostri bimbi: prendetene 50 grammi, lavatele, tagliatele grossolanamente a pezzetti e cuocetele in acqua per un quarto d’ora circa. Una volta cotte scolatele e omogeneizzatele: unite alla crema ottenuta 30 grammi di pecorino (fatto prima sbollentare in modo da ammorbidirlo bene) e mescolate con cura, aggiungendo un cucchiaio di olio evo prima di servire.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Ciò di cui vogliamo parlarvi oggi vuole partire da un presupposto fondamentale, e cioè quello che vuole la pelle come primo organo sensoriale del bambino nei primi mesi di vita. Attraverso la cute, infatti, il bambino sperimenta il tatto, ma attraverso essa passano anche sensazioni emozionali davvero importanti e insostituibili, altrettanto fondamentali quanto la fame e tutti gli altri bisogni fisiologici primari.
La fame può infatti essere calmata nutrendo il nostro bambino. Le fastidiose sensazioni del pannolino bagnato o sporco passano al successivo cambio. Ma se al bambino mancano il tocco e gli abbracci dei genitori, questa mancanza si farà sempre sentire.
Ecco perché è bene considerare la pelle come se fosse un altro organo di nutrizione: è attraverso essa che provvediamo a saziare il bisogno primario di affetto del bambino, attraverso sensazioni uniche e stimolanti!
Insomma, se la fame porta il bambino al deperimento fisico, l’assenza di tatto è altrettanto devastante. E per fortuna esistono quindi associazioni (come ad esempio I Bambini Dharma) che donano coccole ai bambini abbandonati. Se questi non ricevessero questo contatto, le conseguenze comportamentali sarebbero tremende: è proprio attraverso la coccola e il tocco, infatti, che i bambini sviluppano prima la fiducia nel prossimo, e in seguito quella in se stessi, requisiti fondamentali per una crescita sana e non travagliata.
Mamma e papà dovrebbero quindi mettersi in testa che limitare il contatto per “evitare di viziare” i propri bambini è un atteggiamento quanto mai sbagliato. Un bambino, soprattutto nei primi mesi, non viene “viziato”. Semplicemente, assecondando le sue richieste gli si dà ciò di cui ha davvero bisogno. E in quel momento ad essere in primo piano sono sì la fame, la sete e il sonno, ma anche le coccole!
Perché nella vita c’è un aspetto di cui abbiamo paura ma che c’è sin dai primi giorni: e cioè la sensualità. Che è strettamente collegata con la sessualità, e che nei primi anni di vita si manifesta come un’emozione d’amore che passa proprio attraverso i sensi.
Ecco perché noi di mammapretaporter consigliamo sempre il massaggio, la coccola e la tenerezza, un’abitudine che dovrebbe essere quotidiana: prendersi dieci minuti al giorno (soprattutto la sera prima di dormire) per coccolare il proprio bambino in maniera profonda e sentita è uno dei modi per creare un legame davvero stretto tra di voi, ma soprattutto è una tra le migliori modalità per stimolare i sensi del bambino, che attraverso essi può conoscere il mondo (stavolta anche quello interiore e non solo quello esteriore).
Il massaggio è infatti una delle prime forme di contatto profondo e pensato da parte della mamma e del papà nei confronti del bambino, e moltissime popolazioni antiche lo eseguivano, sapendo delle implicazioni sensoriali fortissime. Se a questo associamo lo spalmo delle creme l’attività diventa ancora più completa e coinvolgente: vi abbiamo infatti già parlato del ruolo dell’olfatto nel rapporto tra mamma e bambino. Capirete, quindi, che stimolare contemporaneamente cute e nasino è quanto di più affascinante potrete fare per vostro figlio.
Le creme, infatti, non hanno un ruolo di semplice cosmesi. O meglio: servono anche a quello, è chiaro, dal momento che la pelle del bambino ha bisogno di essere nutrita tanto quanto il suo stomaco. Fino all’adolescenza, infatti, non si producono grandi quantità di sebo, e la secchezza è spesso un problema che causa irritazioni e arrossamenti. Prendere come buona abitudine l’associazione dello spalmo di queste creme con messaggio più profondo è quindi una abitudine ammirevole.
Sistemando il bambino sul fasciatoio, nudo o solo con il pannolino, potete mettere della musica rilassante in sottofondo e iniziare a spalmare quindi queste creme o oli profumati in maniera delicata, lieve e lenta, ma facendo anche la giusta pressione in modo che il bambino senta davvero questo tocco profondo.
L’importante è scegliere sempre creme naturali adatte allo scopo. Noi ci affidiamo sempre a Fiocchi di Riso e alla sua linea “Coccole quotidiane”. In particolare l’olio Emudermico e l’Emulatte sono perfetti per lo scopo: idratano, profumano in maniera naturale esaltando l’odore della pelle del bambino, lasciano scorrere le dita e le mani sui corpicini in maniera lieve. E il loro profumo stimolerà sensazioni ataviche che i bimbi si porteranno poi dietro per tutta la vita (provando sensazioni di benessere e ricordi d’amore ogni volta che sentiranno nuovamente quel profumo che ha segnato moltissimo i primi anni di vita).
Quando poi i bimbi crescono, questo ruolo sensoriale delle creme non si stoppa, ma anzi si rafforza. Oltre ai massaggi e ai “grattini” che moltissimi bambini continuano ad amare anche una volta cresciuti, li si può stimolare a provare da soli le sensazioni che le creme donano: basta dare loro le scatoline o i tubetti di crema e lasciarli liberi di scoprirle come meglio credono. Saranno già abituati alla sensazione della crema sul corpo, ma scoprire cosa si sente a spalmarsela da soli sarà un’esperienza unica. Di nuovo, l’importante è scegliere creme naturali e sicure, in modo da non preoccuparsi se pasticceranno o infileranno le manine in bocca: capiterà, ma farà anche questo parte di quella scoperta sensoriale che solo le creme e gli oli sanno dare!
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Oggi siamo felicissime, e vi rendiamo partecipi di questo nostro nuovo viaggio: vogliamo raccontarvi di una nostra nuova collaborazione di cui andiamo davvero fiere, poiché l’azienda coinvolta è una delle più naturali, sicure e genuine del nostro panorama. Parliamo di Fiocchi di Riso e delle sue linee di cosmetici per bambini!
I loro prodotti sono sopraffini, naturali, tollerabili e studiati nel dettaglio, con ingredienti che arrivano direttamente dalla natura e che per il loro potere benefico sono davvero perfetti per i nostri bambini. Quali sono questi ingredienti? Ve lo spieghiamo subito.
Cosa ci piace di Fiocchi di Riso? Certamente la sicurezza. La mission dell’azienda è infatti andare addirittura oltre agli standard di sicurezza imposti dalle normative che ci sono in vigore, e così i loro prodotti sono tutti testati e privi di SLS (Sodium Lauryl Sulfate e Sodium Laureth Sulfate), di paraffina, di PEGs, di Mea, Dea, Tea e coloranti. Sono inoltre senza profumi e senza conservanti aggressivi e ogni ingrediente è assolutamente naturale, pensato per andare incontro e tutelare ogni tipo di pelle, anche la più sensibile.
La naturalità è anche certificata: tutti i prodotti sono testati per il Nichel, per l’1.4 Diossano, sono testati dermatologicamente e quando vegani (quindi privi completamente di ingredienti di origine animale) presentano la dicitura “Ok Vegan Gold”. Insomma, sono sicurissimi, e sul loro sito troverete, con tutta la trasparenza possibile, la lista dei loro ingredienti.
Ma quali sono questi ingredienti principali?
In primo luogo il riso, che dà il nome alla linea, con le sue proteine e i suoi estratti vegetali. I chicchi del riso sono naturalmente ricchissimi di proteine, fibre, sali minerali e acidi grassi essenziali e il suo olio ha proprietà incredibilmente emollienti che lo rendono perfetto per l’uso cosmetico, soprattutto per le pelli delicate dei bambini. Nutriente e rimineralizzante, il riso assorbe delicatamente gli eccessi di olio, ma allo stesso tempo nutre e sfiamma, ed è quindi perfetto per nutrire e proteggere la cute. Lo troverete in prodotti come “Sa di me”, il detergente quotidiano delicato che non rovina le proprietà naturali della pelle, oppure nel “Talco non talco”, che sfrutta l’amido di riso per regolare la sudorazione e l’odore della cute.
Secondo ingrediente miracoloso e naturale è la malva. Idratante, lenitiva ed emolliente, la troverete, ad esempio, nel detergente per capelli “Fior di Me”, ma è anche l’ingrediente perfetto per l’igiene intima. Questo fiore dalle proprietà antimicrobiche e sfiammanti è ottimo per proteggere le mucose e la cute dagli agenti esterni irritanti poiché è in grado di formare uno strato idrico in grado di diminuire irritazioni e secchezza delle pelli più sensibili.
Anche l’olio di oliva e gli estratti vegetali di olivo sono protagonisti delle linee di Fiocchi di Riso, con le loro proprietà benefiche e i principi attivi che li rendono perfetti per ammorbidire la pelle. L’olivo è ricco di polifenoli, vitamina E e carotenoidi, sostanze che contrastano l’invecchiamento cellulare e le infiammazioni. Ecco perché questa pianta è una delle protagoniste del detergente “Sa di me” e dell’”Emulatte”, balsamo idratante per la pelle facilmente arrossabile.
Altro olio impiegato in ampia quantità da Fiocchi di Riso è l’olio di Emu, presente nell’olio per massaggi Emudermico e nella “Clemulina” per il seno delle neomamme: quest’olio è un sottoprodotto assolutamente naturale che si estrae dal grasso dell’emù, l’uccello corridore simile allo struzzo che vive in Australia. Ricchissimo di Omega 3, 6 e 9, è utilizzato da sempre dalle popolazioni aborigene che ne conoscono da secoli le proprietà lenitive, emollienti e contrastanti del rossore. Per questo è molto adatto contro gli eczemi o le dermatiti, e per questo lo troverete anche nella pasta per il cambio pannolino “Pasta Emu”,, priva di ossido di zinco e paraffina liquida e incredibilmente nutriente, e nell’Olio Emudermico per il massaggio infantile.
L’Aloe Vera lo troviamo in moltissimi prodotti Fiocchi di Riso: di nuovo nella Pasta Emu, ma anche nella Cremulina e nell’Emulatte. L’Aloe Vera è idratante, antinfiammatorio, antiallergico, disinfettante e rigenerante: tutte proprietà naturali che aiutano la pelle del bambino a mantenersi idratata, pulita e forte, al riparo da infiammazioni e secchezza.
Infine, ecco l’olio di Babassu, morbido e facile da spalmare e per questo perfetto per detergenti quali il Sapone Off Sapone0 e Sa di Me. Delicatissimo, quest’olio protegge la pelle dandole un film protettivo ma traspirante che la mette al riparo dai cambiamenti atmosferici. Soprattutto, lenisce la pelle infiammata e la ammorbidisce al contempo.
Tutti gli anni nelle nostre case arrivano uova di Pasqua su uova di Pasqua. I nonni, gli zii e gli amici ne regalano sempre qualcuna ai nostri bambini, tuttavia non è semplicissimo (né sanissimo) riuscire a finirle tutte, così ci ritroviamo sempre con chili di cioccolato in cucina.
Come sapete siamo fan del riciclo, e infatti l’anno scorso ci eravamo ingegnate per riciclare la carta delle uova di Pasqua in maniera ludica e divertente. Quest’anno, quindi, ecco le nostre idee per riciclare le uova con ricette e preparazioni semplici e deliziose.
Partiamo con l’idea forse più lampante, e cioè la realizzazione di una torta al cioccolato, che a noi piace preparare senza burro né uova. Unite in una ciotola 200 grammi di farina integrale, 160 grammi di zucchero di canna e una bustina di lievito, quindi prendete il cioccolato fondente dell’uovo (circa 150 grammi) e scioglietelo a bagnomaria con un goccio di latte di mandorla (o in microonde, per fare più in fretta). Riprendete la ciotola con la farina e versatevi a filo 300 grammi di latte di mandorla e 40 grammi di olio di semi di arachide, unendo poi il cioccolato fuso mescolando molto bene. Versate il composto in una tortiera imburrata o coperta con carta forno, disseminate un po’ di frutta secca tritata sulla superficie e infornate quindi a 180 gradi per circa 30-35 minuti; una volta sfornata lasciatela raffreddare.
Con un simile procedimento potremo realizzare anche dei deliziosi muffin per colazione: la ricetta è quella dei nostri muffin senza glutine alle mandorle e cioccolato, solo che al posto delle scagliate di cioccolato useremo il nostro uovo di Pasqua tritato grossolanamente e lo verseremo anche nell’impasto (oltre che in superficie).
Frullate in un mixer una manciata di pezzi di cioccolato fondente dell’uovo di Pasqua, quindi aggiungete mezza tazza di latte di soia o di avena, una banana a rondelle e qualche fragola: frullate di nuovo tutto ed ecco pronto il vostro milkshake energetico cioccolato e banana!
Bastano 100 grammi di cioccolato fondente dell’uovo di Pasqua per preparare la crema di cioccolata homemade, una gustosissima simil-Nutella molto più sana e soddisfacente, perfetta per colazione e la merenda. Guardate qui la nostra ricetta.
Con la Pasqua arriva anche il caldo, quindi perché non provare a fare dell’ottimo gelato di cioccolata e banana in casa?
Iniziate congelando alcune banane mature tagliate a rondelle in freezer, riponendole in un sacchetto di plastica e lasciandole lì per almeno 24 ore. Al momento della preparazione del gelato, fate sciogliere a bagnomaria 100 grammi di cioccolato fondente del vostro uovo con un goccio di latte di soia e lasciatelo poi raffreddare un attimo. Mettete quindi in un frullatore le banane congelate (lasciatele fuori dal freezer solo per 6 o 7 minuti) con il cioccolato e frullate bene: otterrete un gelato cremoso e buonissimo!
Uno degli abbinamenti di sapori più incredibili è quello fragole/cioccolato. Approfittatene di tutto il cioccolato rimasto: sciogliendolo potrete tuffare delle belle fragole di stagione, lasciarlo solidificare e gustarle come snack davanti alla tivù.
E si può fare anche con la banana: spaziale.
Noi lo amiamo moltissimo, ma sappiamo che non è esattamente salutare. Tuttavia ogni tanto facciamo uno strappo alla regola, e lo prepariamo, con una versione un po’ più light di quella tradizionale: parliamo del salame al cioccolato, che potrete preparare iniziando a sciogliere 200 grammi di cioccolato del vostro uovo di Pasqua. Qui la ricetta completa. Ma vi avvertiamo: poi non potrete più farne a meno!
Di nuovo una ricetta perfetta per la colazione o per la merenda, che piace ai bambini e che unisce la bontà del cioccolato con la salute delle carote: questa è la nostra versione modificata della classiche camille alle mandorle con cioccolato a pezzi. Sbattete in una ciotola 2 uova bio con 150 grammi di zucchero, quindi in un’altra ciotola unite 200 grammi di farina integrale con una bustina di lievito, 80 grammi di cioccolato dell’uovo spezzettato grossolanamente, 80 grammi di mandorle tritate e 200 grammi di carote tritate. Unite i due composti, mescolate bene e aggiungete a filo circa 130 ml di olio di semi di arachide (controllando la consistenza: dovete ottenere un composto liscio e abbastanza morbido, non liquido ma nemmeno compatto). Accendete il forno statico a 180 gradi, mettete il composto in dei pirottini nell’apposita teglia per muffin riempiendone ognuno fino a metà e infornate per circa 30 minuti.
Ultima ricetta per riciclare le uova di Pasqua: approfittarne per provare la nostra ricetta dei brownies senza burro, oppure quella dei brownies lampone e cioccolato.
Quando si parla di ragionamenti, c’è una distinzione tra due scuole di pensiero: quella che prevede il pensiero convergente, più lineare e rigido, e quella detta del “pensiero divergente”, più creativo, meno vincolato e più stimolante. Noi di certo preferiamo la seconda, e ora vi spieghiamo perché.
Per capire in maniera esaustiva la differenza tra pensiero convergente e pensiero divergente basta provare a definirli in maniera semplice. Il pensiero convergente è quello che prevede di arrivare ad una soluzione prendendo un percorso lineare fatto di ipotesi e collegamenti logici. Quello divergente, al contrario, si slega da questi ragionamenti logici per effettuare una sorta di “brain storming” che diano molteplici soluzioni ad un determinato problema.
Insomma: se con il pensiero convergente siamo portati ad analizzare in maniera lineare, sequenziale e rigida una determinata situazione, con quello divergente possiamo spaziare, allargarci, cercare più soluzioni e percorsi alternativi.
Cosa significa? Significa che con il pensiero divergente riusciamo a immergerci in più situazioni, ad essere più creativi e a sviluppare una capacità di problem solving meno legata alla logica e più svincolata alle regole preimpostate. In altre parole, il pensiero divergente può essere collegato direttamente alla creatività, di cui è quasi un sinonimo.
Questa teoria fu sviluppata da J.P. Guilford nel 1950, che la divulgò attraverso un articolo pubblicato sulla rivista “American Psychologist”, intitolato “Creativity” (vedete come questa parola continua a tornare?). Lo psicologo definì il pensiero divergente come un tipo di ragionamento non comune strettamente legato alla creatività, poiché esattamente come quest’ultima esso porta a raggiungere qualcosa di nuovo a cui non si era pensato, rompendo gli schemi e i modelli già esistenti e mettendo sul piatto qualcosa di nuovo. Non a caso, già negli anni Cinquanta Guilford osservò come i ragazzi con tendenza al pensiero divergente si specializzassero poi, una volta al liceo, nelle materie più creative e umanistiche, mentre quelli dediti al pensiero convergente atterrassero in maniera naturale sulle materie scientifiche.
Insegnare sin da piccoli ad utilizzare questo tipo di pensiero, che se ci pensiamo segue la naturale inclinazione creativa dei bambini, significa quindi spingere i nostri figli a sviluppare una capacità incredibile che gli tornerà utile per tutta la vita, tanto nei processi creativi (se ci pensiamo gli artisti fanno proprio questo: esplorano tutte le possibilità per esporre le loro idee) quanto nella vita quotidiana e nel lavoro. Questo perché il pensiero divergente non è fine a se stesso, ma aiuta a sviluppare determinate abilità che il pensiero convergente al contrario limita moltissimo.
Stiamo parlando dell’originalità, chiaramente, e cioè della capacità di trovare nuove idee e soluzioni innovative che pensando in maniera tradizionale non si scoprirebbero; ma anche della fluidità del pensiero (e cioè l’abilità a dare molte più risposte ad una domanda, senza fossilizzarci su quelle ovvie), della flessibilità nello svincolarsi dalle categorie preimpostate (che significa spaziare tra gli argomenti anche se questi apparentemente non si toccano) e della capacità di elaborazione e di concretizzazione delle proprie idee.
Non dimentichiamo, poi, che anche a livello sociale ed educativo il pensiero divergente porta benefici inestimabili: spaziare tra gli argomenti, mescolandoli senza regole, significa anche sapersi mescolare con l’altro, ascoltando più punti di vista, cercando non l’univocità ma le differenze. Una capacità, questa, strettamente legata all’empatia, caratteristica a nostro parere imprescindibile per crescere buoni esseri umani.
Come dicevamo, il pensiero divergente porta spesso a prediligere materie e lavori più creativi e umanistici, mentre quello convergente porta quasi inevitabilmente a preferire i campi scientifici. Tuttavia questa è una distinzione che andrebbe messa da parte, poiché se ci pensiamo in realtà il pensiero divergente porta benefici a tutti, sia a chi è di natura più creativo, sia chi è più rigidamente scientifico. Questo perché la capacità di ragionare fuori dagli schemi e di trovare soluzioni innovative ai problemi non è un “plus” utile solo ai creativi: tutti, alla fine, anche occupandosi di matematica e di ingegneria, ne traggono beneficio.
Ecco perché sarebbe opportuno puntare su questo pensiero divergente, soprattutto in ambito scolastico. Perché il pensiero divergente non è una dote dalla natura (o almeno non solo), ma è un’attitudine che si prende e che bisogna allenare nel corso del tempo. Nelle nostre scuole, tuttavia, è il pensiero convergente ad essere molto più utilizzato e spinto, mentre il pensiero divergente viene relegato a quelle poche materie considerate puramente artistiche. La matematica, è logico, almeno nei primi anni non può che essere insegnata se non attraverso un pensiero lineare e strutturato (x è x, 2+2 fa quattro), ma chi l’ha detto che la capacità di divergere e spaziare non possa andare a beneficio anche dei futuri ingegneri?
Se gli insegnanti iniziassero a considerare la creatività e il pensiero divergente non come meri strumenti per l’arte, la musica o le materie umanistiche (che tuttavia, oggi come oggi, sono spesso divulgate attraverso un pensiero ancora convergente), ma come opportunità di sviluppare un pensiero utile per tutta la vita, i bambini imparerebbero sin da subito che esistono più soluzioni plausibili per tutto, che un problema ha più possibilità di essere risolto, che fare vagare la mente è un vantaggio.
Lasciamo quindi che i bambini facciano passeggiare la loro mente, ronzando di idea in idea, cercando soluzioni meno meccaniche e sviluppando una loro capacità critica. Sarebbe un dono incommensurabile!
Fateci caso: nelle rappresentazioni classiche, Gesù Bambino appare sempre in fasce. Sì, ci sarà certamente dietro un’iconografia specifica, ma il motivo vero è abbastanza banale e semplice, quanto importante: fasciare i bambini è una pratica che esiste praticamente da sempre, e in effetti i nostri antenati avevano delle buone ragioni per farlo!
Oggi questa pratica sta tornando in voga, e noi ne siamo contente: è benefico, sicuro e tradizionale, e per questo spingiamo sempre le mamme a imparare i pochi passi per comprendere come fasciare un neonato, una modalità che lo aiuta a calmarsi e a sentirsi al sicuro.
Se nei tempi antichi si usava utilizzare la fasciatura per curare o prevenire le malformazioni degli arti inferiori dei neonati, subito dopo si è scoperto che in realtà questa pratica è benefica anche a livello psicologico, e non solo fisico. Il motivo è semplice: così fasciato e ben stretto il bambino si sente protetto e coccolato, al sicuro, ed è una sensazione assolutamente indispensabile per i primi mesi di vita.
Il primo motivo della validità della fasciatura è quindi il senso di contenimento che il bambino prova, che lo porta a sentirsi al sicuro come nell’utero della mamma. Pensateci: anche da adulti essere stretti da qualcuno può fare benissimo, come ad esempio in caso di attacco di panico. La mente sente questa sensazione fisica e immediatamente ci fa sentire protetti.
Il secondo motivo è la conciliazione del sonno che ne segue. Questo senso di protezione porta con sé calma e serenità, e la conseguenza è quindi una maggior probabilità di regalare sonni sereni ai bambini. Questo anche perché la fascia, stringendo al petto le braccia e costringendo le gambe ad una sola posizione (anche se, tranquilli, il bambino non è estremamente fisso o innaturalmente costretto: le fasciature sono sì strette, ma non tanto da risultare pericolose) lascia dormire il bimbo più a lungo (evitando che si svegli per movimenti repentini e involontari degli arti) e ne consegue un riposo più ristoratore.
Spesso, poi, la fascia è un ottimo alleato contro i pianti serali, quelli della stanchezza. Essendo uno strumento che è possibile utilizzare sempre, durante ogni ora del giorno, la sera è perfetto e spesso basta mettere il bimbo in fascia per placare i suoi pianti, farlo sentire più rassicurato e far sì che si rassereni. Perché a volte quando i pianti non cessano (una volta che ci siamo assicurati che non siano causati da fame, pipì o altro) si tratta semplicemente di trovare la giusta dimensione per far sì che il bimbo, sovreccitato magari dagli stimoli esterni, si calmi, tornando in luogo caldo e familiare come l’utero materno.
Anche quando a causare i pianti sono le coliche: da una giusta fasciatura (che non sia troppo soffocante ma nemmeno troppo fredda) i bimbi traggono beneficio dal calore, che placa i dolorini della pancia.
Se, infine, la fasciatura è fatta bene, in modo che non sia né troppo stretta (da non permettere un’adeguata respirazione), né troppo allentata (in modo da slegarsi e permettere al bambino di soffocarsi con essa), è in grado anche di ridurre la Sids, la sindrome della morte in culla in quanto il bambino non ha la possibilità di rotolarsi a pancia in giù. L’importante è mettere il bambino supino e mai prono, in modo che abbia tutto lo spazio per respirare e che il torace non sia compresso.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Quando nasce un bambino, in Finlandia ogni mamma riceve una baby box. Cos’è? Una scatola con dentro tutto l’occorrente per accudire il bambino nei primi mesi: bavaglie, biberon, ciuccio, copertina, pannollini, body, tute da neve, giocattoli per la dentizione, forbicine per le unghie, un libro illustrato, una spazzola per capelli, un asciugamano, calze, federe, lenzuola... Un “maternity pack”, insomma, per dare il benvenuto alla famiglia.
La particolarità sta però nel fatto che il regalo non è solo il contenuto della scatola, ma anche la scatola stessa: grazie ad un materasso leggero e naturale, infatti, la scatola si trasforma subito nel lettino nel quale i bimbi dormiranno nei primi mesi.
La Baby Box, in Finlandia, non è un regalo fine a se stesso: la tradizione risale infatti al 1937, quando il governo finlandese decise di istituire questo “maternity pack” e quando si scoprì che dormire nella scatola significa per i bambini avere più possibilità di non incorrere nella SIDS, la temuta morte in culla. Da quando i bambini finlandesi hanno cominciato, tutti, a dormire nelle loro scatole, i numeri sono drasticamente (e quindi positivamente) calati: da 65 decessi ogni 1000 nascite nel 1938 a 3 ogni 1000 nel 2013.
(foto credit: http://www.bbc.com/news/magazine-22751415)
E in Italia? In Italia non vi è questo regalo di benvenuto al mondo. Ma chi lo dice che non possiamo affidarci anche noi alla scatola?
Come accennato, le Baby Box (che le mamme finlandesi possono decidere se ricevere o se convertire in un bonus di 140 euro - cosa che avviene solitamente solo con i secondo e terzogeniti) sono semplicemente delle tradizionali scatole in cartone della dimensione perfetta per un neonato, che grazie ad un semplice materassino diventano la culla ideale per i primi mesi di vita.
Su Baby Box Italia troviamo quindi queste bellissime scatole, già complete di materasso, che lo Stato ancora non ci passa. Sono sicure (essendo un piccolo nido confortevole per il bambino, che si sente protetto), sono sostenibili (soprattutto rispetto alle culle: oltre ad essere in cartone, sono poi riutilizzabili come scatole per i giochi o per gli abiti), sono comodissime (e spostabili in un gesto da una stanza all’altra, per fare dormire il nostro bimbo insieme a noi, oppure a casa dei nonni quando si è via, o addirittura in vacanza) e sono solide e certificate, poiché realizzate dall’azienda The Baby Box Co., riconosciuta a livello internazionale e nota per i suoi standard di sicurezza.
I bimbi, quindi, potranno dormire nella loro scatola almeno fino ai 6/8 mesi, o comunque fino a che saranno in grado di tirarsi su da soli (e quello sarà il momento ideale per passare ad un lettino montessori, a quel punto). Non c’è da preoccuparsi, anche se i bambini si muovono molto: se appoggiata su una superficie piana, la scatola è pensata apposta per non ribaltarsi!
C’è chi la posiziona in camera da letto, chi accanto al letto, chi addirittura in mezzo ai genitori: non ci sono regole, mamma e papà sapranno decidere il luogo migliore dove piazzarla (tenendo conto che le norme internazionali di prevenzione della morte in culla dicono che per evitarla sia ideale fare dormire il bimbo nella propria stanza fino almeno ai 6 mesi), consapevoli del fatto che la “scatola-culla” è già di per sé un ambiente confortevole e sicuro per il bambino, che tra le sue pareti si sente davvero protetto.
No, sfatiamo il mito secolare: bere latte vaccino non è la migliore soluzione per ottenere il calcio. Soprattutto durante lo svezzamento!
Il latte vaccino è il latte prodotto dalle mucche per i loro vitellini, per la loro crescita. Che non è uguale a quella di un bambino. Un vitello ha infatti bisogno del triplo dei nutrienti rispetto ad un neonato, soprattutto di proteine. I vitelli crescono molto in fretta. A poche ore dalla nascita già si reggono in piedi.
Ma entriamo bene nel dettaglio e capiamo bene come recuperare meglio tutto il calcio di cui i bimbi hanno bisogno.
Purtroppo è un fatto culturale: le proteine che assumiamo con la nostra dieta sono davvero eccessive rispetto a ciò che il corpo richiede, e anche in età pediatrica si tende a mantenere questa linea. Un po’ con la carne, un po’ con il latte e i suoi derivati. Soprattutto, si è portati a pensare che il latte vaccino sia l’unico alimento che può fornire ai nostri bambini il calcio di cui hanno bisogno per la crescita delle loro ossa. Ma non è così, e, anzi, assumerne troppo (e troppa carne) può avere un effetto contrario.
Non dobbiamo assolutamente pensare che assumere più proteine rispetto a quanto il corpo richiede sia positivo o innocuo. Il pensiero non può essere “va be’, ne mangio di più tanto poi il mio corpo le elimina”, poiché in realtà questo eccesso può portare ad uno squilibrio che mette l’organismo in condizione di non sapere più assimilare i nutrienti. Non solo: l’eccesso provoca uno squilibrio che porta ad una condizione importante chiamata acidosi metabolica.
L’acidosi metabolica è uno stato di alterazione dovuto all’acidificazione del pH del sangue e delle urine, causato esattamente da un’alimentazione troppo ricca di proteine animali (carne, uova e latticini) e di carboidrati raffinati (riso, pasta, pane e zucchero bianchi).
Questi cibi sono acidificanti e spesso li si assume a scapito di altri alimenti alcalinizzanti (e cioè la frutta e la verdura). Quando quindi assumiamo più cibi acidificanti rispetto a quelli alcalinizzanti gil acidi grassi liberi, a causa dell’affaticamento di fegato e reni (che non riescono a smaltire tutte le scorie), si trasformano in chetoacidi. E tutto questo debilita il corpo.
Non solo. Quando l’organismo va in acidosi è proprio il calcio a subirne le conseguenze, in quanto in grado di regolare il pH. In poche parole: se assumiamo troppo latte vaccino e derivati perché pensiamo di assicurarci questo elemento, sbagliamo, poiché consumandone quantità elevate il corpo va in acidosi, e quando questo accade il calcio viene continuamente richiamato dalle ossa nel sangue per la sua funzione di regolatore di acidità. Insomma, è un controsenso.
Non stiamo quindi dicendo di eliminare tutte le proteine o i carboidrati. Anche quello sarebbe un male per l’organismo. Ma meglio non eccedere, soprattutto con quelle animali, e soprattutto meglio limitare l'assunzione di latte vaccino. Come dicevamo, il latte non è l’unica fonte di calcio, anzi. Meglio sempre reperire questo calcio da cibi vegetali che ne sono ricchi, come ad esempio i semi di sesamo, gli spinaci, i legumi, le mandorle e i broccoli.
Detto questo, il consumo molto limitato di latte vaccino e prodotti caseari avrebbe anche effetti positivi sull'organismo (come dimostrano studi recenti). Ecco perché il consiglio è quello di non eliminarli del tutto ma di consumarli con molta, molta moderazione, evitando quelli troppo grassi come i formaggi stagionati e il burro.
Soprattutto nello svezzamento il discorso è importantissimo. E sarebbe meglio optare per formaggi di pecora e di capra non stagionati.
Per questi motivi noi sosteniamo senza dubbio uno svezzamento con pappe preparate in casa.
Ecco 3 esempi di pappe ricche di calcio:
1) Pappa verde alle biete e formaggio di mandorle: cuocete a vapore del cuocipappa due carote e due coste di biete tagliate a pezzi, per circa 30 minuti. Omogeneizzate quindi tutto, unendo un po’ di acqua di cottura. Prendete poi un piattino e preparate la pappa direttamente lì, prima di servirla al vostro bimbo: prendete il frullato di verdure e completatelo con 3 cucchiai di crema di riso, un cucchiaio di formaggio di mandorle grattugiato e un cucchiaino di olio evo.
2) Semolino con latte di mandorle: scaldate bene nel boccale 200 millilitri di latte di mandorle, quindi versatelo in una ciotola e unite 5 cucchiai di semolino di grano, mescolando molto bene per ottenere una crema omogenea.
3) Vellutata di erbette, fagioli bianchi e semi di sesamo: cuocete a vapore nel vostro cuocipappa 100 grammi di fagioli bianchi e 200 grammi di erbette, e una volta ammorbidito tutto omogeneizzate insieme ad una abbondante manciata di semi di sesamo. Servite condendo con un filo d’olio evo.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.