Comprare prodotti bio e con un INCI perfetto è facile: il difficile sta nel trovare prodotti di buona qualità a un prezzo abbordabile, di facile reperibilità e magari anche scontati attraverso coupon (oggi infatti ti spieghiamo quali acquisti fare su sephora con sconti.com: basta cliccare sul link ed entrare. Vedrete tutto l’elenco degli sconti che in questo momento Sephora ha in corso, in modo da approfittarne e scegliere quello giusto per voi!).
Nella cosmesi moderna non sempre i prodotti sono al 100% naturali. E la naturalezza è uno dei requisiti fondamentali quando compriamo qualcosa che poi applicheremo sulla cute: come saprete, la pelle è l’organo che collega l’esterno con l’interno ed è fondamentale prendersene cura in maniera responsabile e consapevole. Ecco perché è bene leggere sempre le etichette e l’INCI, controllando che non ci siano parabeni (i conservanti più comuni in questo settore) né siliconi (composti che in natura non esistono e che le case cosmetiche utilizzano perché meno oleosi, ma anche pericolosi perché creano uno strato non traspirante sulla pelle, di fatto disidratandola).
- Fondotinta Bare Minerals
Fondotinta Original SPF 15
Con un fattore di protezione SPF 15 questo fondotinta dona una copertura impeccabile con una consistenza leggera. Non contiene conservanti, talco, siliconi e parabeni.
- Bare Minerals
Fondotinta Matte Spf 15
È un fondotinta della linea di trucco minerale di Sephora realizzato da Bare Minerals. Inci molto valido e risultato egregio.
- Bare Minerals
Bronzè
È il bronzer della linea di trucco minerale di Sephora sempre realizzato da Bare Minerals.
- Maschera Charcoal
È una maschera esfoliante, regolatrice di sebo ma anche idratante a base di carbone: perfetta per pelli grasse e miste
- Spugnetta Morbida Esfoliante in Konjac
Dalla famosa tradizione di bellezza coreana ecco la spugna realizzata attraverso la pianta asiatica del Konjac: questa spugna lascia la pelle purificata, morbida e luminosa stimolando non solo una deterzione profonda ma anche una buona bonificazione in quanto stimola il microcircolo.
A partire dai 6 mesi di vita il nostro bambino potrà finalmente cominciare ad essere svezzato, alternando al latte materno qualche pappa di verdura e un po’ di frutta. Queste pappe possono essere buone, sane e saporite, e non solo tristi come ce le immaginiamo: la regola è sempre quella del pensare “ma io, lo mangerei”? I nostri bambini stanno infatti sviluppando il gusto e il senso del cibo, e uno svezzamento naturale vario e ragionato è il modo migliore per accompagnarli nella crescita.
Alla base delle pappe c’è sicuramente il brodo, alimento semplice ma nutriente, ricco di tutti gli elementi necessari ad una buona crescita. Inizialmente lo si mischierà solo con della farina, per ottenere una sorta di cremina per fare sentire il sapore ai bimbi; dopodiché le verdure utilizzate per la bollitura o meglio ancora cotte a vapore potranno essere omogeneizzate, rendendo il tutto più gustoso.
Questo brodo, però, deve essere preparato con cura e sicurezza. I brodi pronti, infatti, non sono una delle scelte più sane… Se tuttavia pensate che sia una fatica prepararlo a casa, non preoccupatevi: non è così, ma soprattutto una volta che inizierete a prepararlo con le vostre mani vi renderete conto che è davvero un’altra cosa. Naturale, saporito, colorato… Niente a che vedere con le brodaglie già pronte in bottiglia! E il bello è che potrete scegliere voi le verdure da utilizzare, in base a stagionalità e preferenze.
Ecco quindi una semplice guida al brodo: come prepararlo, come scegliere le verdure e quale strumenti di cottura scegliere.
1. La prima regola della preparazione del brodo durante lo svezzamento è partire da verdure base (zucchine, carote, zucca) per poi aggiungerne pian piano di nuove, sempre seguendo la stagionalità. Iniziate con una verdura per volta, e aggiungete le altre sempre singolarmente ad ogni nuovo brodo: solo in questo modo si terranno sotto controllo eventuali intolleranze o allergie del bambino, in quanto si potranno individuare facilmente gli alimenti che hanno provocato reazioni.
2. La seconda regola è quella di non utilizzare il sale almeno per i primi mesi dello svezzamento.
3. Inoltre, l’olio andrebbe sempre aggiunto alla fine, a crudo, in modo da non soffriggere durante la cottura e non aumentare così i grassi.
4. Le solanacee come il pomodoro, le patate, i peperoni e le melanzane, dovrebbero essere introdotte dopo l’anno a causa del contenuto elevato di solanina presente in esse: questa sostanza, un alcaloide glicosidico, può innalzare i livelli di infiammazione dell’organismo.
Ed ecco ora il procedimento per ottenere un brodo perfetto. Prendete una verdura per tipo, lavatele e sbucciatele e tuffatele in un litro d’acqua fredda (mai utilizzare l’acqua già calda: solo partendo dall’acqua fredda le verdure rilasciano il loro sapore fino in fondo). Mettete la pentola sul fuoco e portate ad ebollizione, abbassando poi la fiamma e lasciando cuocere per circa un’ora.
Passato il tempo necessario, colate il liquido (lasciando quindi fuori le verdure). Ed ecco che il vostro brodo è pronto per essere gustato o utilizzato come base per le ricette da svezzamento.
La prima pappa che potete preparare è semplicemente del brodo stemperato con della crema di riso: mettine 3 o 4 cucchiai in 160 grammi di brodo, mescolando fino ad ottenere una cremina non troppo liquida.
Tornando quindi al procedimento, vi abbiamo detto che il tempo necessario per preparare un brodo è di circa un’ora. Questo vale per le pentole normali. Con quelle a pressione potete invece abbassare il tempo, lasciando cuocere per soli venti minuti.
Esistono poi dei praticissimi robot da cucina pensati proprio per le pappe dei bambini. Per la preparazione dei soli pasti per bimbi, invece, noi utilizziamo il cuocipappa Easy Meal, che cuoce a vapore, omogeneizza, frulla e trita, riscalda e scongela (e di bello ha che è realizzato in polipropilene 0%BPA, e quindi è davvero sicuro per i bimbi): in questo caso otterremo il brodo dall'acqua rilasciata dalle verdure durante la cottura a vapore.
Giulia Mandrino
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Le giornate si stanno allungando, i cappotti più pesanti vanno in soffitta, il sole comincia a fare capolino... Sì, sta arrivando la primavera! E anche se naturalmente passare il tempo all’aria aperta è una prerogativa di tutto l’anno (anche quando fa freddo!), la primavera in effetti fa venire molta più voglia di uscire!
Ecco allora le nostre proposte per passare giornate diverse in famiglia, uscendo dalle mura di casa per avventurarsi in luoghi magici e divertenti!
(foto: https://www.tulipani-italiani.it/informazioni-per-i-visitatori/bloom-report)
(foto http://outdoor.valdisole.net/it/Ponte-Sospeso-Cascata-Ragaiolo/)
Per la giornata nazionale del sonno (o World Sleep Day, per chi vuol essere internazionale) vi abbiamo parlato dei problemi di questo aspetto della vita, che colpiscono tanto i grandi quanto i piccini. Il disturbo più frequente, non c’è nemmeno bisogno di dirlo, è l’insonnia, un problema nell’addormentamento e nel sonno continuo che colpisce addirittura un italiano su tre.
Per combatterla molti ricorrono a sonniferi e soluzioni mediche che non sempre fanno benissimo all’organismo, soprattutto perché creano dipendenza e non risolvono il problema alla base, rischiando che questo diventi costante e non passeggero.
Ecco quindi i nostri consigli per affrontare questo disturbo del sonno in maniera più naturale e delicata ma con efficacia e risultati veri.
Tutti questi rimedi prevedono le erbe. Ve le elencheremo ora una per una: basterà poi chiedere consiglio al proprio erborista di fiducia, che saprà indirizzare verso integratori, tisane o altre forme consone, pensate appositamente per ogni situazione.
Il tiglio: ricco di flavonoidi, cumarine, mucillaggini, tannini, zuccheri e oli essenziali, il tiglio è un ottimo rimedio per tutti gli stati di nervosismo e tachicardia. Ha infatti un’azione fortemente rilassante, e in caso di insonnia è molto indicato poiché, appunto, distende i nervi e abbassa la pressione (causa, spesso, di disturbi del sonno).
La valeriana: è la più conosciuta quando si parla di disturbi del sonno, poiché il suo potere sta proprio nella forte azione rilassante. La si conosce sin dai tempi più antichi, anche in Europa, e da sempre sa indurre il sonno in maniera efficace. È un sedativo naturale, ed è quindi utilizzato per aiutare il sonno, soprattutto quando questo è causato da stress, ansia o spasmi. Perfetta, in questo caso, è la sua tintura madre a estratto secco.
La lavanda: Il suo profumo non è solo ottimo per assaporare un aroma gradevole, ma è anche un potente rilassante. Ecco perché per rilassarsi e dormire meglio è utile sfruttare il suo olio essenziale, diffondendolo attraverso un diffusore per oli oppure realizzando in casa uno spray (mischiando 200 ml di acqua, un cucchiaino scarso di bicarbonato e 8 gocce di olio essenziale) per poter vaporizzare nella stanza o sul cuscino il profumo prima di coricarsi. In alternativa, ottime sono anche le tisane alla lavanda.
La melissa: ci sono moltissime tisane alla melissa che aiutano a dormire. In effetti la melissa ha un’azione sedativa sia a livello centrale che periferico, poiché rilassa sì il nostro sistema nervoso, ma calma anche i disturbi gastrointestinali dovuti allo stress e al nervosismo. La sua azione è quindi completa e molto efficace nella maggior parte dei casi.
La passiflora: questa pianta è decisamente sedativa grazie ad un flavonoide, la vitexina, che la rende calmante e rilassante. I suoi alcaloidi, poi, agiscono sul sistema nervoso centrale. Ecco perché le tisane alla passiflora sono molto indicate per regolare il ritmo del sonno: basta berne due o tre bicchieri durante la giornata per regolare finalmente tutto il sistema nervoso.
L’escolizia: ansiolitica e antispasmodica, l’escolizia ha il potere, oltre che di rilassare l’organismo, di ridurre i tempi dell’addormentamento (spesso il momento peggiore per chi soffre d’insonnia). Migliorando il microcircolo e abbassando lo stress, infatti, l’escolizia aiuta l’organismo a riprendere il suo stato di benessere e questo porta naturalmente al recupero del giusto ritmo sonno-veglia.
Il biancospino: questa pianta è conosciuta per le sua proprietà che vanno a beneficio dell’apparato circolatorio. Abbassa infatti naturalmente la pressione, ma nel nostro caso diventa molto utile, poiché spesso l’insonnia è causata da un senso di batticuore fastidioso e preoccupante nel momento dell’addormentamento. Unitamente a questo, i tannini contenuti nella pianta agiscono allo stesso tempo sul sistema nervoso centrale, riducendo il senso di emotività e tensione soprattutto nelle persone molto nervose.
A noi, comunque, piace abbinare un po' tutte le proprietà di queste piante, e siamo ormai fedeli alla nostra tisana al tiglio, lavanda, passiflora e malva, adatta ai grandi ma anche ai bambini (dopo i 12 mesi).
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Oggi è il 17 marzo. E il 17 marzo è la giornata mondiale del sonno. Il World Sleep Day vuole essere un’occasione per soffermarsi un attimo su alcuni problemi che spesso non consideriamo ma che influenzano moltissimo la vita e la salute: quelli del sonno, che troppo spesso non è trattato con il giusto rispetto nonostante le difficoltà che adulti e bambini provano in questo senso.
Non pensiamo che sia un problema marginale: a soffrire di insonnia solo in Italia è una persona su tre. Ma non è solo l’insonnia: sono vari i casi in cui il nostro corpo non riesce a riposare bene a causa di alterazioni del normale ritmo sonno-veglia. Il problema è che sballando questo ritmo le conseguenze sono pesanti, poiché il nostro organismo ha davvero, davvero bisogno di riposare.
Il sonno serve infatti tanto al corpo intero (che così si riposa e riacquista le energie spese nella giornata) quanto al cuore (che si prende una pausa dallo stress e dalle angosce) e al cervello (che sistema la memoria e organizza i ricordi in base all’importanza e all’utilità: ecco perché è verissimo il detto “dormici sopra”!).
I fattori che portano agli squilibri sono molti, e si va dal metabolismo all’età, da una dieta ricca di certi alimenti (come caffeina o spezie) alle necessità personali di ognuno (c’è chi ha bisogno di nove ore per sentirsi riposato e a chi bastano cinque ore, ad esempio...).
Detto questo, i problemi del sonno si dividono in:
Quelli che invece NON sono definibili come disturbi sono quelli dei bambini nei primi mesi di vita (i famosi risvegli notturni), anche in realtà fino ai 3 anni. Questo perché il loro organismo è fisiologicamente programmato per avere risvegli durante la notte come possiamo leggere nel libro I cuccioli non dormono da soli.
Dopo i 3 anni è comunque normale che il bambino abbia qualche risveglio, sopratutto in caso di problemi di digestione, intolleranze, mal di gola, raffreddore e influenza, tosse , ambiente (troppo chiuso e non ventilato). Da tenere sempre in considerazione fattori psicologici: da semplici momenti di difficoltà a scuola o in famiglia, avvenimenti importanti come l'arrivo di un fratellino o un trasloco, o veri e propri traumi. Tutti questi elementi possono inficiare la qualità della nanna. Le coccole e la vicinanza fisica e psicologica con mamma e papà sono nella maggior parte di questi casi il miglior rimedio. Non ci stancheremo mai di dire che il mammifero è un animale biologicamente programmato per non dormire da solo in un determinato luogo.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
(Foto credit: Johan Bävman)
Due giorni. Questo è il congedo parentale concesso ai nostri papà dal Jobs Act. Quando la mamma partorisce, i padri possono stare a casa dal lavoro due giorni (più altri due nel periodo successivo, che però vengono sottratti alla madre). E quei due giorni probabilmente sono quelli che la madre e il bambino passano in ospedale. Quindi, diciamocelo: non c’è nemmeno il tempo di godersi la nuova intimità a casa.
Non è così in tutto il mondo. E non è così soprattutto in Svezia, paese nordico nel quale il congedo parentale è dal 1974 uguale per mamma e papà (esempio di parità all’avanguardia) e nel quale i genitori hanno diritto a 480 giorni per stare con i bambini: 90 giorni spettano alla mamma, 90 al papà, mentre gli altri possono essere divisi a piacimento. Sono quindi sempre di più i papà che si prendono questo lusso di stare a casa con i figli, e possono insegnarci moltissimo!
Come sono questi papà che decidono di stare a casa con i loro figli per permettere alle mamme svedesi di lavorare? A raccontarlo è Johan Bävman, fotografo svedese che ha deciso di immortalare la bellezza di questa usanza per promuovere l’uguaglianza di genere e spronare i genitori a dividersi il congedo parentale in maniera equa. Perché è vero che la Svezia lo permette, ma sono solo il 14% dei papà che decidono di usufruirne.
Secondo noi diffondere questo bellissimo progetto (che è anche un libro! Potete comprarlo qui) non avrebbe conseguenze positive solo in Svezia: anche nel nostro paese, uno dei peggiori a livello di equità parentale, c’è bisogno di aprire gli occhi!
Johan Bävman ha quindi fotografato in maniera divertente, tenera, esteticamente accattivante e riflessiva la vita di questi papà che scelgono di stare a casa con i propri bambini per almeno sei mesi (un periodo che a noi, poveri italiani, sembra incredibile e dell’altro mondo quando pensiamo ai padri, no?).
(Foto credit: Johan Bävman)
Il suo scopo, il suo obiettivo, è quello di scoprire sul campo cosa abbia spinto questi padri a scegliere di mettere in standby il lavoro a favore delle proprie compagne, rispetto alla tendenza della maggior parte dei loro colleghi. “Cosa ha fatto per loro, questa scelta? Com’è cambiata la loro relazione con la loro partner e con i bambini? E quali erano le loro aspettative prima di compiere questa scelta?”: sono queste le domande che si è posto l’artista.
“Questo progetto ha due obiettivi: il primo è descrivere il background di questo congedo parentale svedese, unico al mondo. Il secondo è ispirare gli altri padri - svedesi ma non solo - a considerare gli effetti positivi di tale sistema”: siamo d’accordo con lui, e guardando le immagini non si può non rimanere prima inteneriti e poi pensierosi. Perché vedere questi padri all’opera fa davvero riflettere.
Si vedono papà che giocano e che si divertono con i bambini, certo. Ma anche padri finalmente a proprio agio con i bimbi in braccio nella fascia. Padri che lavano e cambiano con nonchalance i figli. Padri che passano l’aspirapolvere con il bebè nello zaino, padri che fanno la spesa, padri che si barcamenano tra i pranzi di due bambini, padri che aspirano il muco dal nasino...
(Foto credit: Johan Bävman)
Se la tendenza sarà quella a scegliere sempre di più di sfruttare il congedo parentale paterno, non potremmo essere su una strada più giusta: quella dell’uguaglianza di genere, che non è solo rispetto astratto e supporto psicologico alle donne, ma anche aiuto fisico. Che poi, se ci pensiamo, non è solo un aiuto alle mamme. I papà che scelgono di prendersi la paternità ne beneficiano in maniera incredibile: stare con i bambini non è un peso. È un privilegio. E come tale va pensato.
Passando quei sei mesi con i figli, dividendoseli giustamente con la mamma, i papà avranno finalmente la possibilità di fare esperienza di una relazione profonda con i loro bambini, lontana anni luce da quella retrograda del papà che torna dal lavoro, si siede alla tavola apparecchiata, gioca un paio di minuti e poi scompare.
(Foto credit: Johan Bävman)
Il capofamiglia non esiste più. I capofamiglia sono tutti i suoi membri. Tutti devono avere le stesse possibilità, e non per mero femminismo o per difendere a spada tratta diritti astratti. No. Questi diritti, se finalmente applicati con serietà, vanno a beneficio di tutti. E noi saremo contente quando finalmente prendersi sei mesi dal lavoro per godersi davvero la famiglia e la quotidianità, vedere un papà che fa la spesa con due bambini e conoscere una mamma che torna a casa dal lavoro trovando la cena pronta non saranno più stranezze che fanno sgranare gli occhi.
(Foto credits: My Poppet)
La Mano di Fatima è uno dei simboli più affascinanti di sempre. Proviene dalla tradizione ebraica e musulmana, sta a significare femminilità, bellezza e fecondità ed è innegabilmente una delle raffigurazioni più belle che l’umanità ha saputo concepire.
Con questo lavoretto da fare insieme ai bambini allenerete quindi creatività, manualità e arte con l’insegnamento di un valore. E il risultato è qualcosa di davvero meraviglioso da vedere!
Ne vediamo davvero dappertutto: parliamo di quelle manine decorate che si trovano in forma di ciondoli, tatuaggi, decorazioni per la casa, quadri o oggetti preziosi. Ma cosa significa davvero la mano di Fatima?
Detta anche Mano di Miriam, la Mano di Fatima (detta anche Hamsa, e cioè “cinque” in arabo) è per i musulmani un amuleto che rappresenta la mano della figlia del profeta Maometto: trovò il marito con una concubina, si ingelosì e per sbaglio tuffò la sua mano nell’acqua bollente, perdendola ma non provando dolore. Ecco quindi che il simbolo della mano rappresenta la femminilità, l’autocontrollo e la serietà.
Nella tradizione ebraica, invece, la mano è quella di Miriam, la sorella di Mosè e Aronne, ma è anche simbolo dei cinque libri della Torah e della quinta lettera dell’alfabeto, la He, che rappresenta Dio.
(foto credits: Tumblr)
Le suggestioni non sono dunque univoche, ma i messaggi sono tutti positivi e intrisi di molta spiritualità e speranza.
Per realizzare con i bambini una Mano di Fatima decorativa serve poco materiale ma molta creatività. Attrezzatevi con della pasta modellabile (quella che si asciuga all’aria, per intenderci), un matterello, dei coltellini stondati (quelli fatti apposta per la ceramica sono perfetti perché non hanno lame taglienti), dei bastoncini per disegnare, dei colori acrilici e dei pennelli. E con le vostre mani!
Iniziate stendendo un bel pezzetto di pasta modellabile su un piano, appiattendolo con un matterello. Fate posare poi ai bambini la mano sopra la pasta, e con un coltellino o uno stuzzicadenti segnate il contorno della mano, con le dita chiuse.
(foto credits: My Poppet)
Passate quindi al taglio e togliete da intorno la pasta modellabile in eccesso. Smussate poi gli angoli, per ottenere una forma perfetta. Se la pasta dovesse asciugarsi troppo, basterà passarci sopra con le mani leggermente umide.
Iniziate quindi con la decorazione: con degli stuzzicadenti e dei bastoncini disegnate pattern astratti e geometrici, a vostro piacimento. I bambini potranno sbizzarrirsi e sguinzagliare la loro creatività.
(foto credits: My Poppet)
Mettete poi da parte la vostra creazione: la pasta modellabile avrà bisogno almeno di 24 ore per asciugare completamente, quindi abbiate cura di non toccarla per quel lasso di tempo. Appoggiate le mani su un foglio di carta pacco, oppure su un vecchio strofinaccio, e lasciatele in un luogo fresco e asciutto.
Passato il tempo necessario all’asciugatura arriva quindi il tempo di dipingere le vostre mani decorative: scegliete i colori che preferite. Il meglio è utilizzare un unico colore, in tinta unita: le decorazioni creano già movimento e l’effetto meraviglia è comunque assicurato.
In alternativa, lasciate le mani senza decorazioni incise e coloratele una volta asciutte ricreando l’effetto ottico con i pennelli e i pennarelli.
Avete mai sentito parlare di “classe capovolta” o “flipped classroom”? Non pensate a qualcosa di rivoluzionario in senso negativo o a un metodo educativo che stravolge e butta via tutto ciò che sappiamo sull’insegnamento. O meglio: sì, di uno stravolgimento si tratta, ma come sempre quando vi parliamo di approcci nuovi è un metodo che mette al centro come sempre il bambino e le sue capacità, e quindi non ci sembra così insensato!
A fine febbraio a Roma c’è stato un convegno: “Imparare ad imparare: equipaggiati per il futuro”, era il titolo, e a parlare agli insegnanti di tutta Italia sono stati esperti e professionisti della comunicazione e della creatività, che hanno voluto divulgare il metodo definito della “flipped classroom”, ovvero della classe capovolta che vuole aiutare gli studenti a imparare in maniera più dinamica, motivante e arricchente.
Il senso della classe capovolta è quello di invertire il senso dell’insegnamento, lo schema a cui siamo abituati: non più quindi lezioni frontali durante le quali gli insegnanti, dalla cattedra, parlano e spiegano agli alunni le varie materie. Gli alunni, in tutto questo, imparano passivamente, copiando e scrivendo sui loro quaderni, ma soprattutto ricevendo le stesse informazioni a prescindere dalle difficoltà, dai ritmi, dalle capacità e dal livello.
Nella “flipped classroom” il ruolo dell’insegnante sarebbe quello di fornire agli alunni tutti i materiali per la scoperta autonoma degli argomenti (libri, video, siti, tutorial, presentazioni, documenti...). I bambini imparano così da soli o in gruppo, anche fuori dalla scuola, e l’aula diviene il luogo prediletto per lo scambio e il confronto con i compagni e con l’insegnante.
L’idea che sta sul fondo di questo appoggio didattico è l’apprendimento attivo, e cioè quello perseguito concretamente e direttamente dall’alunno, che fa esperienza dell’argomento con i suoi tempi e che viene poi guidato comunque dall’insegnante. Inoltre, diventando l’aula il luogo del confronto, i bambini imparano (sempre direttamente e concretamente) a dialogare, a esprimersi, a risolvere i problemi, a chiedere aiuto e a dare aiuto loro stessi.
Anche l’autostima ne guadagna: si saranno infatti materie nei quali i bambini non faranno fatica, altre in cui troveranno difficoltà, ma in ogni caso il momento di confronto diventa prezioso in questo senso, poiché tutti imparano fin da subito a esprimere le proprie difficoltà, le proprie idee, le proprie critiche, costruendo con gli altri un ambiente sicuro di espressione che tornerà davvero utile anche nella vita quotidiana “da grandi”.
Un video molto bello e semplice spiega cosa sia in concreto questo insegnamento capovolto: non più la lezione a scuola e poi i compiti a casa, ma al contrario la visualizzazione dei materiali a casa (con il proprio ritmo) e poi il confronto in classe.
Tutto questo si avvale poi, soprattutto, delle nuove tecnologie, che sono utilissime in questo senso: presentazioni fatte dagli insegnanti, video, tutorial, piattaforme di scambio... Ormai la tecnologia c’è e quando la si sfrutta in maniera intelligente ne siamo contenti.
Nella classe capovolta “gli alunni hanno diretto accesso alla conoscenza e l’insegnante diventa una guida”: non più quindi un tramite che si frappone tra i bambini e il sapere, ma un traghettatore che li porta con la mano verso dove devono davvero andare, chi tornando indietro perché magari non ha capito, chi più un po’ più avanti perché ha bisogno di essere stimolato con nuove sfide.
Tutto questo ha risvolti davvero positivi, se preso con il giusto senso: l’approccio della classe capovolta si rivolge infatti agli studenti avendo in mente loro. Non si vuole più ingozzare i ragazzi con il mare di informazioni non filtrate secondo i loro bisogni; non si vuole più mettere davanti al modo di insegnare le informazioni (perché il metodo è molto più utile della quantità di cose dette). Si vuole insegnare per davvero, con il sorriso che spunta sia sul viso degli insegnanti che su quello degli alunni, finalmente spronati e accompagnati come si deve.
Siamo abituati a bere la nostra tisana in bustine o in mix già pronti. La prepariamo, ci versiamo sopra l’acqua bollente, la gustiamo. E poi? E poi buttiamo i rimasugli dell’infuso. Ma non deve per forza essere così! C’è infatti un altro metodo per gustare le nostre tisane, facendole in casa a partire dalla frutta disidrata e mangiando alla fine i resti della frutta!
Innanzitutto, capiamo bene cosa significa tisana: la tisana è una preparazione acquosa attraverso la quale vengono estratti i principi attivi racchiusi nelle piante. Il calore li sprigiona e li diffonde nell’acqua che si andrà poi a bere. Questi principi attivi saranno quindi diluiti, ma non per questo inefficaci.
Se quindi invece di gettare nella spazzatura il residuo degli ingredienti che utilizziamo lo mangiassimo, andremmo ad assumere questi principi attivi nella loro totalità. Tuttavia questo metodo non è possibile con tutte le tisane, poiché quando si tratta di erbe e fiori non sempre questi sono commestibili o sicuri.
Tuttavia c’è una soluzione, e questa è optare per la frutta: essa infatti è perfetta per infusi e tisane (pensate alle bustine già pronte di “frutti misti”) ma è anche sicurissima da mangiare nella sua interezza. A noi quindi piace moltissimo preparare queste tisane in casa, in modo da utilizzare ingredienti sicuri e in una forma commestibile.
La preparazione ci permette così di ottenere una tisana deliziosa da assaporare, ma anche da masticare! Esatto: una volta finita l’acqua, sul fondo rimangono i buonissimi residui della frutta, da mangiare subito o da tenere come stuzzichino.
L’unica regola è quella di utilizzare della frutta disidratata, che potete trovare nei negozi bio oppure fare in casa con un essicatore (noi lo facciamo sempre con il nostro Essicco!). Ne bastano due cucchiaini. Mettetela sul fondo della tazza e versateci sopra l’acqua bollente. Attendete cinque o dieci minuti e gustatevi la tisana, dopodiché non buttate via il fondo, ma mangiatelo con il cucchiaino! Ecco il vostro infuso mangia e bevi. Ed ecco i nostri cinque mix di frutta preferiti.
Eccolo lì, di nuovo, il sangue che sgorga dal naso. A fiotti oppure a piccole gocce. Ma c’è. E le cause possono essere molteplici, così come sono molteplici le soluzioni e i consigli che ci permettono di tenerlo sotto controllo e di risolvere la situazione.
Partiamo con ordine: il sangue dal naso è scientificamente chiamato epistassi (o rinorragia). L’epistassi è quindi il fenomeno che si verifica quando è presente un’emorragia proveniente dalle cavità nasali. Questo fenomeno è molto diffuso, ed è diffuso a tutte le età. Questo perché il naso, setto e narici, è estremamente vascolarizzato ed essendo una zona di tessuto mucoso è molto, molto delicata.
Le cause? Sono davvero molteplici, più o meno importanti, e da caso a caso varia la situazione. Solitamente, soprattutto nei più piccoli, si tratta di conseguenze dello sfregamento e del grattamento notturno, dell’inserimento di piccoli oggetti o del colpo di elementi contundenti, o del tentativo di estrarre qualcosa. Anche le dita nel naso possono provocare questo problema: innanzitutto perché si graffiano le delicate pareti, in secondo luogo perché a lungo andare questa cattivissima abitudine (che non tutti perdono dopo l’infanzia...) comporta la modificazione del sistema di eliminazione del naso, portando a squilibri.
Altre cause possono essere un’infezione in corso (come la scarlattina, l’influenza o la rosolia), uno stato di alterazione del naso (il raffreddore, la rinite allergica...), un trauma cranico, oppure l’ipertensione (o pressione alta). O, addirittura, un indebolimento delle pareti vascolari. In questi ultimi due casi la causa alla radice potrebbe essere l’arterosclerosi, e dunque una visita dal medico è quanto di più indicato. Questo perché tutte le manovre che potete eseguire per tamponare il problema risolvono solo il sintomo e non la causa.
Ma cosa fare quando si manifesta il sangue dal naso, soprattutto con i bambini?
Se tuttavia questo sangue non smettesse di scendere (dopo 15-20 minuti dall’inizio dell’evento), in quel caso sarebbe bene recarsi dal medico per una medicazione fatta ad hoc o al pronto soccorso per capire meglio la causa. E se l’evento si ripetesse per troppo tempo, senza ragione apparente, sarebbe opportuno portare il bambino ad eseguire una cauterizzazione dei vasi, e cioè una bruciatura che avrà un effetto emostatico più duraturo (poiché la causa potrebbe essere semplicemente dei vai molto fragili che si rompono al minimo tocco).
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.