E niente, ancora non sei in ritardo col ciclo, ma vai in farmacia e compri il test di gravidanza. Perché te lo senti dentro, in fondo alla bocca dello stomaco, che stavolta ci siamo. E infatti…è negativo. Vabbè dai ci si può sempre riprovare, tanto è la parte sicuramente più bella. E quell’unico mese in cui pensi di avere toppato alla grande, quell’unico mese in cui ingurgiti un moment dietro l’altro manco fossero zigulì, quell’unico mese in cui decidi che ti sbronzerai alla festa di compleanno della tua amica bevendo come se non ci fosse un domani, quell’unico mese…arrivi al giorno 40 e toh…forse è il caso di fare un test: quella finestrella colorata ti cambia la vita nello stesso istante in cui la vedi. Fine.
I neuroni iniziano a ballare il sirtaki nella tua testa, e in un crescendo di follia inizi a stilare liste su tutto ciò che devi fare per preparare “il nido”. Esatto. Noi donne, future madri, dobbiamo preparare il nido. E se Eva ha mangiato la mela del peccato, e partorirà con gran dolore, la par condicio vuole che tutta la progenie maschile paghi pegno per sempre, nei secoli dei secoli, assecondando la nostra follia. Lui, il futuro papà, ci prova a controbattere: “amore, sei incinta da appena 3 settimane, non ti sembra un pò prestino…”.
Ecco, un consiglio per voi maschietti. C’è un mondo a voi sconosciuto fatto di ormoni, tanti ormoni, che sta dentro la nostra testa, e che ci fa passare da Biancaneve a Grimilde in meno di un nanosecondo. E durante la gravidanza, questi ormoni centuplicano, si riproducono, e si modificano come i Gremlins. Se vi sforzate potete vederli sbavare e ringhiare…perciò non dite a una donna incinta che c’è tempo, che è presto o che non è il caso che lei faccia la qualsiasi cosa. Perché rischiate solo che vi accoltelli nel sonno. Quindi appena lei vi chiama, correte sull’attenti e assecondate la pazzia. Avrete poi tempo per dire “te l’avevo detto che tutta questa roba non serviva”. Voi avrete tempo. Ma la donna incinta sa che non ha tempo, deve fare tutto!
E deve farlo bene, senza lasciare nulla al caso. Deve pulire ogni angolo della casa, staccare le tende e lavarle, imbiancare le pareti, riordinare gli armadi, sbiancare le fughe con lo spazzolino da denti. Deve preparare il corredino! Non sa ancora la d.p.p. che ha già svuotato mezzo reparto fagottino all’Oviesse, comprando ovviamente tutto giallo (che colore demmerda) e verde acqua (peggio me sento). Che fai non li prendi una trentina di body? Scollo americana ovviamente, non sia mai che per levarglielo lo strozzi sto ragazzino! E le ghettine? Si perché ad un certo punto l’ospedale ti da la lista delle cose da portare per i giorni di degenza, e tu leggi ghettine e coprifasce.
E nella tua mente rieccheggia una sola domanda: cosa cazzo sono le ghettine? Vai su internet e digiti “ghettine”, perché pare brutto che telefoni alla clinica per sapere cosa vogliono dalla tua esistenza. E scopri che le ghettine altro non sono che stramaledetti pantaloncini con l’elastico! E a quel punto ti ricordi la canzone dell’elefante con le ghette, che se le cala se le cala e se le mette, e ti rendi conto che potevi arrivarci. I coprifasce però…ti lasciano perplessa. Perché un neonato non ha fasce. A meno che non te caschi per terra appena lo prendi in braccio, dovresti riuscire a portarlo a casa senza bende.
E allora arivai su google e scopri che i coprifasce sono dei giacchetti, che si indossano con la propria coordinata ghettina. E dovete morire tutti adesso voi che stilate le liste, perché esiste una cosa meravigliosa che si chiama tutina, unico pezzo di cotone con circa 103 bottoni, dentro cui impertugiare il poppante, senza lacci fronzoli o ricami. Quindi anarchia, la lista dell’ospedale la butti nella differenziata e compri le tutine, in un numero variabile da 15 a 100 a taglie alterne, tipo i giorni di blocco per lo smog. Perché si sa, sfuggono subito, quindi non bisogna farsi cogliere impreparati. A due ore dal parto il neonato medio indossa la taglia 00. Il giorno dopo è già passato alla taglia 0. Si torna a casa che siamo già alla 3/6 mesi, “no perché sai ho tanto latte”. Suvvia!!!
E la donna continua a comprare, riempiendo cassetti di pasta fissan, pannolini, salviettine, calzini, cappellini, guantini. E una volta che la casa è pronta, pulita e splendente, che il corredino essenziale e minimalista composto da 9800 pezzi è lavato stirato e piegato, che il trio edizione limitata con cristalli della montagna del re degli gnomi è stato ordinato, che il seggiolino auto isofix è stato montato, allora la donna inizia a preparare se stessa. Con quei 4/5 mesi di anticipo prenota estetista (depilazione totale, non sia mai che il medico di turno sia pure un bel bocconcino) e parrucchiere (tinta senza ammoniaca ovviamente, altrimenti il rischio è partorire un bimbo color semaforo). Poi prepara la borsa!
Oddio si, la borsa per la clinica! I cambi per il poppante tutti divisi in bustine trasparenti col nome della mamma e del nascituro. Ma siccome spesso ancora non abbiamo deciso come lo chiameremo, noi donne scriviamo nomignoli tipo “cambio 1 per il cicciotto della mamma”, “cambio 2 per il morbidino” “cambio 37 per il nanetto di casa” e altre stronzate simili mielose. Poi tutto il necessaire per noi nei luuuunghi giorni di degenza. Sapone intimo con 22 tipi differenti di ph. Sapone per le mani. Shampoo e balsamo perché ancora non sappiamo che la prima doccia la faremo a circa un mese dal parto (e durerà 23 secondi). Spazzola pettine e vari ammennicoli. Le più coraggiose portano anche i trucchi, e poi si rendono conto che quando fai uscire una palla da bowling dalla Bernarda, il tuo primo pensiero non è truccarti, ma cercare su internet il nome del miglior contraccettivo sul mercato affinchè tutto questo non succeda mai più! E sistemato il beauty case, la donna si dedica all’abbigliamento da portare.
Ovviamente preparando la borsa al terzo mese di gravidanza, molte cose ci sfuggono. Ad esempio non pensiamo che quando saremo incinte di 40 settimane avremo i piedi grossi come quelli di Bigfoot e perciò le ciabattine color rosa pesco misura 36 andranno bene per fare entrare giusto gli alluci. Ho visto mamme ricoverate in clinica farsi portare le ciabatte del nonno, quelle tutte logore e belle larghe. Una tipa che stava nella stanza accanto alla mia aveva delle ciabattine blu col tacchetto, che accoglievano un terzo del suo piede. Il resto strabordava miseramente, uno spettacolo indecente e fastidioso. Poi le camicie per il parto e quelle per la degenza. Mutande usa e getta in rete di pescatori della Norvegia. E infine loro: gli assorbenti post partum, la fine della dignità della donna. Perché non sono assorbenti normali, sono enormi, e ne devi indossare due per volta per ottenere l’effetto 180 gradi. Quindi ecco perché le donne che hanno appena partorito camminano strano…non sono i dolori…sono questi maledetti attrezzi di tortura. Avete inventato pure il lactifless l’animaccia vostra.
Non ce la fate a inventare un assorbente post partum che non abbia lo stesso spessore dei materassini dei lettini da campeggio? Coraggio!...Bene, abbiamo messo tutto? Mancano solo i calzini, rigorosamente bianchi. L’anestesista mentre mi faceva la spinale, ruotando quell’ago dentro la mia schiena, mi prendeva per il culo perché i miei calzini bianchi avevano dei cuoricini di strass. Ok lo ammetto, facevano veramente cagare, ed erano per bambini perché non li avevo trovati tutti bianchi da donna. Ma tu essere immondo di genere maschile, che nel miracolo della vita ci metti solo i tuoi 3 minuti e ‘na manciata de girini. Tu, taci! Non ti curar dei miei calzini, ma pensa piuttosto che so tre volte che infili st’ago e nun c’azzecchi manco pe nulla l’animaccia tua! E bon.
Tutto pronto, tutto sistemato, arriva il giorno del parto. Prima di andare in clinica un’ultima sistemata alla casa, la culla perfettamente allineata e parallela al lettone, asciugamani puliti in bagno, cucina splendente. Ma ahimè, noi mamme scordiamo sempre una cosa importante. E sapete quale? Dimentichiamo che staremo in clinica per minimo due giorni…e sapete bene che un uomo da solo in casa è in grado di vanificare in meno di due ore il lavoro di 9 mesi. La mattina in cui sarete d’uscita, lui prenderà tutto il casino che ha creato in 48 ore e lo schiafferà alla bene meglio dentro ai mobili. Butterà i chili di spazzatura composti da cartoni di pizza e cibo da asporto impilati sula tavolo della cucina. Passerà la scopa dopo essersi fatto la doccia e la barba, creando un impasto sul pavimento del bagno che non si staccherà mai più.
E arriverà da voi con un bel sorriso stampato in faccia, convinto che non vi accorgerete mai di nulla. Come no…e noi donne arriveremo a casa con già qualche decimo di depressione post partum e inizierà a ballarci l’occhietto…ma non potremo inveire in serbo croato, perché la casa sarà piena di gente, mamma papà suoceri fratelli vicini. In trenta secondi li avremo tutti addosso, che ci leveranno dalle mani buste e valigie, che ci chiederanno cosa vogliamo mangiare o se vogliamo dormire, o se desideriamo che mettano una lavatrice. I più coraggiosi ci diranno “vatti a riposare, al bimbo pensiamo noi…”. E in quel preciso istante ci renderemo conto che è tutto cambiato. Si, non appena entreremo dentro casa nostra col poppante al seguito capiremo che sta iniziando una nuova vita, diversissima…e cazzo se fa paura. Ecco vorrei dire alle future mamme, non appena vedrete colorarsi quella finestrella rosa, lasciate perdere tutto ciò che la testa vi dirà di fare e ascoltate il vostro cuore. Godetevi gli ultimi 9 mesi di vita da “non mamma”. Uscite col vostro compagno, con le amiche, guardate la tv, leggete…assaporate ogni secondo della vostra vecchia vita, perché non appena quel meraviglioso bimbo che portate in pancia verrà al mondo, cambierà tutto.
La nascita di un figlio è un miracolo, è meravigliosa, è l’emozione più grande che si possa provare. Ma anche stare svegli fino alle 3 di notte a vedere serie tv mangiando schifezze non è malaccio. E tante cose vi mancheranno…non dico che non le riavrete più, ma non sarà mai più come prima. Mai. Ed è inutile che vi facciate incantare da chi vi dice che ha continuato a condurre la stessa vita di prima, perché mente sapendo di mentire. Chi continua a fare la stessa vita di prima, delega la crescita del proprio figlio ad altri. Ma se vorrete essere genitori a 360 gradi, se vorrete crescere i vostri bimbi mettendoli al primo posto, dovrete fare delle rinunce. Quindi ci saranno poppate nel cuore della notte, e molto meno sesso.
Oh si… molto molto meno. Dovrete elemosinare una doccia e due ore di sonno. Il sorriso sdentato dei vostri nanetti vi ripagherà di tutto, certo. Un loro abbraccio e vi si scioglierà il cuore. Ma non passate 9 mesi a pensare solo al fagiolino, alla casa, al corredino…passate 9 mesi a riposare, a dedicarvi a ciò che amate, in previsione del fatto che poi dovrete mettere tutto in pausa per un bel po’. Per una buona causa certo, ma ricordatevi che il tasto rewind non c’è…☺
Cinzia Derosas
Sarà il caldo, saranno le ore sempre più libere: l'estate è ormai arrivata, ma non esiste solo la voglia di mare! La bella stagione offre su un piatto d'argento l'occasione di passare più tempo all'aperto, nella natura, ma soprattutto tra i monti, senza gli inconvenienti (ma saranno davvero inconvenienti?) del freddo e della neve.
Passeggiare in montagna è diverso tra inverno ed estate, ma è proprio durante quest'ultima che si scoprono sempre maggiori elementi naturali con i bambini. Gli alberi sono zeppi di foglie, i fiori sono rigogliosi, l'erbetta non è coperta dallo strato di neve. Ma soprattutto è durante questa stagione che ci si può sbizzarrire preparando picnic o semplici scampagnate all'ora di merenda. Ma cosa portarsi per dare la giusta energia e per assicurarsi break deliziosi senza rinunciare alla salute?
Se i vostri bambini non amano il gusto amaro associatelo ad un pezzetto di pane, creando il vero “pane e cioccolato”: tre quadratini tra due fettine di specialino saranno perfette. E per abituarli al gusto partite da gradazioni basse (ma mai sotto il 50%), per aumentare via via.
Bastano nocciole, zucchero di canna integrale, cioccolato amaro e latte vegetale: ecco qui la ricetta della nostra cioccolata vegetale homemade
(Scopri come portare gli estratti a passeggio in questo articolo)
Diciamo che con le polpette vado sul sicuro: più o meno tutto ciò che frullo e riduco in pallina è apprezzato dai miei figli. Così ho deciso di realizzare delle polpettine di legumi dal sapore più fresco, adatte anche in estate. Abbinate a una verdura sono davvero un piatto completo perchè all'interno contengono le proteine dei fagioli e dell'uovo (quest'ultimo può essere sostituito per renderle un piatto veg), pane integrale quindi un cereale e le mandorle, ricchissime di calcio. Le ho quindi inserite all'interno della lunch box che porteranno oggi al centro estivo i bambini.
Giulia Mandrino
Pasta integrale o ai cereali condita con un ottimo sugo: nulla di più semplice e perfetto. La genuinità, la tradizione, la semplicità e l'italianità stanno tutte in questo piatto così facile che quando portato in tavola fa subito famiglia. Ma quali sughi piacciono ai bambini? Non scoraggiatevi: ognuno ha il suo condimento preferito, basta trovarlo. E se troverete quello che piace a tutta la famiglia allora sarete a posto!
Vi abbiamo parlato dei pianti e di come ogni tipologia di essi stia a significare un bisogno del bambino. Uno di questi è naturalmente la fame, ma non sempre noi mamme siamo sicure che sia proprio quello, oppure a volte scambiamo un altro fastidio per la fame, quando in realtà non lo è.
Nella maggior parte dei casi questa incomprensione capita nel momento dell'allattamento: se il bambino inizia a piangere non si riconosce subito il bisogno della fame, e si arriva a stancare il bambino per un riconoscimento troppo tardivo.
Meglio quindi capire subito quando si tratta di fame escludendo altre cause!
Non sempre, dicevamo, il pianto è da considerarsi un segnale di fame. Tuttavia quando significa effettivamente “ho fame” in realtà è un segnale TARDIVO della stessa, dato che nel momento in cui inizia a piangere il bambino si ritrova già in uno stato di stress e di spavento.
Il pianto arriva quando il bambino è già nervoso, ed è per questo che i suoi movimenti saranno scoordinati e la condizione sarà sfavorevole all'allattamento: lo stress non lo lascerà poppare bene, si attaccherà male al capezzolo, ma soprattutto sarà talmente sfiancato dallo sforzo del pianto da saziarsi già con il primo latte e addormentarsi presto.
Tuttavia è possibile non arrivare al pianto, osservando il comportamento del neonato in modo da riconoscere per tempo quando ha fame evitando prima di tutto che si lasci andare al nervosismo e in secondo luogo facendo sì che la poppata sia davvero nutriente (come dicevamo il rischio è quello che si addormenti con il pancino ancora vuoto).
I segnali principali che indicano il senso di fame nel bambino e il suo bisogno di essere attaccato al seno sono essenzialmente quattro. Eccoli:
Ma quanto tempo passa tra l'inizio dello stimolo della fame (e quindi dall'apparire del primo lieve segnale) al pianto da fame? Be', possono trascorrere anche venti minuti, a volte anche trenta.
E se pensate che anche da adulti trattenere la fame non è piacevolissimo, pensate al vostro bambino che per nutrirsi e saziarsi può contare solamente su di voi!
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Quella che vi presentiamo è un'attività divertente, gustosa eppure super educativa: come insegna Maria Montessori l'indipendenza del bambino è un obiettivo primario, e per raggiungerla una maniera sana, divertente e costruttiva è cucinare. Prima insieme, poi lasciandoli fare.
Iniziare dalla colazione è un ottimo passo: è meno complicato di pranzo, cena o dessert e i bambini si divertiranno emozionandosi allo stesso tempo per il fatto di aver preparato qualcosa di buono per un loro caro.
(foto 1 http://chocolatecoveredkatie.com/2016/01/18/how-to-make-overnight-oats-recipes/)
(foto 2 http://www.kcedventures.com/blog/breakfast-for-kids-quick-breakfast-idea)
(foto 3 http://www.reclaimingprovincial.com/2012/01/22/egg-in-the-basket/)
(foto 4 https://wizzley.com/heart-shaped-egg-breakfast/)
(foto 5 http://www.muminthemadhouse.com/frozen-fruity-yoghurt-bites/)
(foto 7 http://betweennapsontheporch.net/amazing-centerpieces-for-your-summer-party-table/)
(foto 8 http://domesticfits.com/2013/08/08/after-school-snack-chocolate-banana-pops/)
Se il gusto pungente e avvolgente del tè verde è uno dei vostri preferiti rallegratevi: i suoi benefici sono indiscussi, e berne regolarmente significa assicurarsi un pochino più di benessere. Ma anche un po' di bellezza!
È un medicinale tradizionale e naturale: il tè verde è antibatterico, antiossidante, riduce l'assorbimento dei grassi e aumenta il senso di sazietà (e quindi ha potere dimagrante), è un alleato contro i tumori della pelle e protegge dai raggi UV, bilancia i livelli di zucchero del sangue ed è quindi perfetto per tenere sotto controllo il diabete; idem per il colesterolo.
- Con della curcuma e delle foglie di tè verde potete preparare una classica tisana, che grazie alla combinazione delle proprietà dei due ingredienti sarà davvero super detox. Bollite in acqua mezzo cucchiaino di curcuma e due di tè verde, quindi togliete dal fuoco e aggiungete il succo di mezzo limone. Ottimo caldo, super rinfrescante e dissetante quando bevuto freddo l'estate.
- Il tè verde è poi un'ottima base per tisane che mischiando altri elementi dalle differenti proprietà possono aiutare con i problemi quotidiani. Ad esempio per i dolori mestruali potete mettere in infusione insieme al tè verde un cucchiaino di zenzero grattugiato, addolcendo con le miele o dello sciroppo d'acero. Il potere antiossidante e antibatterico del tè verde si unirà a quello antispasmodico e antinfiammatorio dello zenzero!
(foto 1 http://theindianspot.com/teas-for-menstrual-cramps)
- E se avete voglia di qualcosa di molto più goloso e proibito, perché non prepararvi un frappuccino al gusto di tè verde? Utilizzate la polvere di tè verde Matcha, così aumenterete la potenza dell'ingrediente, molto più concentrato (la si trova in erboristeria). Basta frullare tutti gli ingredienti: una tazza di latte di cocco, mezza tazza d'acqua, 2 tazze di ghiaccio, 2 cucchiai di tè Matcha, 1 o due cucchiai di sciroppo d'acero (a seconda della dolcificazione desiderata) e una punta di cucchiaino di vanillina.
(foto 2 http://www.primallyinspired.com/green-tea-frappuccino-matcha-recipe/)
- Sempre con la polvere Matcha potrete ottenere un gelato buonissimo! Congelate tre banane tagliate a rondelle, quindi una volta pronte (basterà una notte) frullatele e aggiungete due cucchiai di tè matcha e del latte di mandorla, fino a raggiungere la consistenza desiderata.
(foto 3 http://www.ohhowcivilized.com/matcha-green-tea-banana-ice-cream/)
- Sempre con la banana, un'ottima ricetta è lo smoothie: frullate una tazza di foglie di tè verde, mezza tazza di mango a cubetti precedentemente congelato, 2 banane a rondelle, una tazza di spinaci, mezzo limone spremuto e qualche foglia di menta.
(foto 4 http://www.cookingclassy.com/2016/01/mango-green-tea-smoothie/)
- I bambini poi impazziranno per questi gelatini al tè verde e cocco: frulla trecento millilitri di latte di cocco con mezza tazza di latte di mandorla, 2 o tre cucchiaini di tè matcha e 1/4 di tazza di sciroppo d'agave, quindi metti il composto in stampini per ghiaccioli e lascia ghiacciare per almeno una notte. Sono cremosissimi e davvero gustosi!
(foto 5 http://40aprons.com/green-tea-coconut-popsicles/)
- E infine la ricetta perfetta per l'estate: il tè verde freddo all'anguria. Tagliate a fettine l'anguria fino ad ottenere due tazze piene (togliendo anche i semi!) e frullatela per ottenere una cremosa purea. Intanto in una ciotola mescolate mezza tazza di acqua con un cucchiaio di tè matcha, quindi versate il tutto in bicchieri con del ghiaccio a cubetti (versando prima il succo di anguria e quindi il tè verde).
(foto 6 http://www.ohhowcivilized.com/iced-matcha-green-tea-watermelon/)
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
La bottiglietta di succo di frutta fuori casa è un must have delle merende ai giardinetti: i bambini generalmente ne vanno matti e noi mamme siamo contente perchè assumono un po' di frutta. In realta, come spesso vi ho raccontato, all'interno dei succhi di frutta troviamo zucchero bianco in quantità esorbitanti, conservanti e talvolta anche coloranti. Insomma, anche se contengono frutta meglio comunque evitarli a meno che siano 100% frutta.
Ma possiamo in pochi minuti preparare i nostri succhi di frutta direttamente a casa nostra con l'estrattore: qui puoi trovare tutte le informazioni in merito a questo eccezionale strumento di salute e in questo articolo le differenze che ci sono tra la centrifuga e l'estrattore.
Ma come possiamo portare il nostro estratto anche a passeggio con i bimbi oppure in ufficio? Ecco i nostri consigli per portare l'estratto fuori casa affinchè essi mantengano inalterate le loro proprietà
In generale non scegliere mai bottigliette di plastica usate, per intenderci quelle dell'acqua: rilasciano infatti con il calore sostanze potenzialmente tossiche.
Meglio invece optare per bottigliette di vetro, meglio se di vetro scuro così che la luce non penetri all'interno.
La soluzione ottimale che potete scegliere è la bottiglietta che ha realizzato Siqur salute per il suo estrattore: sono realizzate in TRITAN™, marchio registrato Estraggo, nuovo materiale che migliora tutte le caratteristiche del PET e PC, per resistenza, capacità di conservazione e trasparenza. Possono contenere acqua a 70° così come cubetti di ghiaccio, le bottiglie ecologiche “Estraggo” superano tutti gli standard di sicurezza applicati sul materiale. Sono praticamente indistruttibili se usate in normali condizioni.
- Perché non contiene Bisfenolo-A
Già vietato nei biberon dall’Unione europea (reg.UE n.10/2011).
Rilasciato dalla plastica è considerato un disturbatore endocrino, in quanto può simulare livelli ormonali inesistenti, con ripercussioni sugli organi riproduttivi ed effetti cancerogeni. Altri studi lo associano a disturbi cardiaci, diabete e obesità.
- Perché non contiene/rilascia PVC
Cloruro di Polivinile, sostanza molto inquinante (fino al 96% dei rifiuti nel nostro mare).
- Perché non contiene/rilascia Ftalati
Oggetto di controversia dal 2003 sono ritenuti pericolosi per la salute: provocano danni al fegato, ai reni e ai polmoni.
Il mio consiglio è comunque quello di berlo entro sei ore dalla sua creazione e di tenerlo lontano da fonti di luce e calore.
Questa è una ricetta semplicissima, che i miei bimbi adorano fare. La pasta fatta in casa richiede poco tempo ma offre grandi soddisfazioni, sia dal punto di vista del gusto che della preparazione. I piccoli adorano mescolare le farine, usare il setaccio, mescolare e poi impastare, usare il mattarello e tagliare: eh si perchè con la pasta fatta in casa basta solamente un coltellino senza punta che possono usare in sicurezza i bambini. E poi che bello poter mangiare quello che loro stessi hanno preparato con le loro manine!
Il termine “omeopatia” deriva dall’unione di due diverse parole greche: “òmoios”, che significa “simile” e “pathos” che significa “malattia”. Una parola che fa riferimento al principio di similitudine a cui si ispira l’approccio omeopatico: per curare un determinato disturbo risulta utile assumere a una diluizione infinitesimale la stessa sostanza che ha determinato il problema.
A intuire questo principio fu il medico tedesco Samuel Hahnemann, che intorno alla fine del ‘700, avviò alcune ricerche basate sul principio di similitudine. Il medico intuì, infatti, che per il trattamento di determinati disturbi poteva risultare utile assumere le sostanze che li avevano determinati, in piccolissime dosi e diluite con acqua. Applicando questo principio, Hahnemann capì che queste sostanze potevano agire fino a far sparire i sintomi in maniera graduale.
Cosa sono e come funzionano i medicinali omeopatici?
Spesso quando prescrivo dei farmaci omeopatici ai miei pazienti, mi rendo conto che esistono ancora alcuni luoghi comuni e che tanti Italiani non ne conoscono le caratteristiche e i vantaggi. Il motivo è principalmente l’assenza delle indicazioni terapeutiche per questi farmaci (il cosiddetto “bugiardino”), che non possono essere riportare all’interno della confezione o sul packaging. Un “gap” tutto italiano che non fa altro che alimentare l’aura di “mistero” che aleggia intorno a questi medicinali.
Gli omeopatici sono medicinali a base di sostanze naturali, di origine essenzialmente animale, vegetale, minerale o chimica caratterizzati da alte diluizioni, che garantiscono per questo motivo una pressoché totale assenza di tossicità ed effetti collaterali. Le forme farmaceutiche che prescrivo più spesso sono i granuli e i globuli, ma sono disponibili in commercio anche gocce, gel, creme, compresse, colliri…
Se vogliamo approfondire, i medicinali omeopatici possono essere suddivisi in due gruppi: quelli cosiddetti a nome comune, contraddistinti da un nome latino (per esempio Arnica montana, Apis mellifica, Belladonna…) e disponibili a diverse diluizioni omeopatiche, indicate da un numero seguito per esempio dalla sigla CH, oppure K (che stanno a indicare due diverse modalità di diluizione delle sostanze di partenza per arrivare a ottenere il farmaco omeopatico). Ognuno di questi medicinali può essere utilizzato nell’ambito di trattamenti che possono riguardare diverse patologie. Le specialità omeopatiche, invece, sono indicate con un nome di fantasia voluto dalle aziende e sono presenti sotto forma di compresse, sciroppi, mono dosi liquide, pomate e in altre forme farmaceutiche.
Gli omeopatici sono medicinali a base di sostanze naturali, di origine essenzialmente animale, vegetale, minerale, o chimica caratterizzati da alte diluizioni, che garantiscono per questo motivo una pressoché totale assenza di tossicità. Le forme farmaceutiche più diffuse sono i granuli e i globuli, ma sono disponibili in commercio anche gocce, gel, creme, compresse, colliri…
I medicinali omeopatici essendo appunto medicinali, possono essere venduti solamente in farmacia, parafarmacia e nei corner della grande distribuzione. Proprio perché si tratta di medicinali, non sono acquistabili in erboristeria.
La posologia dei medicinali omeopatici, diversamente da altri medicinali, non dipende dall’età e dal peso del paziente. Solitamente vanno assunti 5 granuli dei contenitori multidose; invece quando il medico prescrive un contenitore monodose, va assunto in un’unica soluzione. Va sempre seguita la frequenza indicata dal proprio medico. Si assumono facendoli sciogliere, siano essi granuli, globuli o anche sciroppi, in bocca, preferibilmente sotto la lingua. I medicinali omeopatici vanno assunti 15 minuti prima o 15 minuti dopo i pasti, a bocca pulita.
Tutti possono assumere i medicinali omeopatici. Grazie alle loro alte diluizioni i medicinali omeopatici sono indicati generalmente per diversi pazienti: bambini, anziani politrattati, donne in gravidanza e allattamento, per le quali è sempre comunque importante attenersi al parere medico.
Testo a cura del dottor Donato Virgilio, medico di famiglia esperto in omeopatia a Brescia
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