Come fosse un giardino zen che alla vista rilassa mente e cuore, possiamo creare il perfetto habitat per le nostre erbe aromatiche, in modo da farle crescere in armonia e in maniera adatta ad ogni esigenza e così da poterle avere sempre fresche nel nostro giardino o sul terrazzo.
La spirale, lo sappiamo, è una delle forme più perfette in natura. Anche nel caso del giardinaggio, quindi, viene in nostro aiuto. Il concetto è semplice: realizzando con i nostri mezzi un piccolo “orto” a forma di spirale sfruttando le altezze riusciremo a creare un ambiente nel quale si formeranno differenti zone, ognuna con la sua caratteristica che soddisferà i bisogni di una determinata pianta: umidità, secchezza, sole, ombra, mezzo sole…
In poche parole, una volta costruita la spirale avrà zone molto più calde (quelle con il lato esposto al sole e la cima) e zone più ombreggiate e fresche, creando un microclima ideale.
Scegliete quindi una zona nel vostro giardino. La dimensione la sceglierete voi, contando in ogni caso una grandezza abbastanza larga per poter lasciare agio alle piantine scelte (l’ideale è un metro e mezzo).
Dopodiché preparate gli strumenti di lavoro: circa due metri cubi di pietre calcaree o vecchi mattoni, un metro cubo di calcinacci calcarei, compost, un telo da laghetto, ghiaia e pietrisco, le piantine aromatiche scelte e i soliti attrezzi da giardinaggio (pala, vanga, carriola, bastoni e fune.
Iniziate subito marcando la zona scelta disponendo le pietre a forma di cerchio. Asportate quindi lo strato superficiale di terra dentro a questo cerchio, e in un punto alla base del cerchio (se volete) scavate una piccola buca per creare lo stagno (tenendo da parte il terriccio), coprendola con il telo apposito.
Con le pietre più grosse iniziate quindi a creare la spirale, facendo attenzione a dare diverse altezze, crescendo sempre di più verso il centro. Riempite le zone con ghiaietta e pietrisco, in modo da assicurare all’acqua di filtrare in maniera corretta.
(foto 1 http://pachamamae.blogspot.it/2011/09/la-spirale-derbe.html)
Passate quindi ora a piantare le vostre erbe aromatiche, lasciando tra loro almeno trenta-cinquanta centimetri di distanza l’una dall’altra, e riempiendo quindi con del terriccio.
Contate quindi che ogni pianta ha bisogno di una determinata condizione, che la spirale le può assicurare.
Le piante più comuni sono naturalmente la salvia, il rosmarino, la menta, l’erba cipollina, la melissa, il basilico, la maggiorana, e chi più ne ha più ne metta. Basterà informarsi sulle condizioni che ogni erba richiede e regolari di conseguenza sulla posizione nella quale piantare ognuna.
Un esempio? La menta e la melissa hanno bisogno di un ambiente umido, all’ombra. Il microclima ideale per loro sarà quindi quello che si creerà in basso e a nord. Al contrario, il rosmarino, che sopporta benissimo l’ambiente secco (proprio quello mediterraneo) e richiede poca acqua, starà perfettamente a sud e molto in alto.
E il laghetto? Quello sarà perfetto per piante che amano l’acqua e l’altissima umidità come il crescione.
(foto 3 http://www.guiadejardineria.com/10-ideas-con-piedras-para-el-jardin/)
(foto 4 https://farmettepdc.wordpress.com/page/2/)
(foto 5 https://www.flickr.com/photos/greenwellies/6242101119/in/photostream)
(foto 6 http://www.manufactum.de/steinkoerbe-gabionen-c-177/)
Se fosse per me introddurei storia dell'arte già alla scuola materna: i bambini hanno una sensibilità così spiccata nei confronti di tutto ciò che è arte che è un peccato non fornire i giusti stimoli. Come diceva Picasso "Ogni bambino è un artista. Il difficile è restarlo da adulti". La scuola d'infanzia Rubatto che frequentano le mie nipoti a Torino, è caratterizzata da una sperimentazione in arte: i bambini, fin dal primo anno di scuola dell'infanzia, visitano musei e mostre d'arte e nelle settimane successive ricreano le opere che hanno visto con materiali e strumenti a loro consoni per stimolare la creatività. Prendiamo spunto!
Questi girasoli, ispirati al celebre dipinto di Van Gogh, sono creati con forbici, colla, cannucce e tanto materiale di reciclo per entusiasmare i bambini che adorano utilizzare più strumenti per ottenere un quadro.
http://www.articulategallery.com/us/blog/vincent-van-gogh-sunflowers-craft/
Se mischiamo la farina con i colori a tempera otterremo un nuovo strumento per fare arte.
http://kidsartmarket.blogspot.it/2010/02/textured-sunflowers-with-van-gogh.html
Con i pastelli e acquerelli si può riprodurre in maniera meravigliosa la celebre Notte Stellata.
http://www.parents.com/fun/arts-crafts/painting/recreate-mastpiece-paintings/#page=2
Reciclando i filtri del caffè si gioca a realizzare i Girasoli di Van Gogh.
http://www.oneartsymama.com/2014/04/recreating-famous-artworks-elmers-board-mate.html
I Campi di papavero possono essere riprodotti in maniera semplice ma super divertente
http://www.thatartistwoman.org/2011/11/in-style-of-van-gogh-remembrance-day.html
Questa attività è perfetta da proporre per un gruppo di amici in un pomeriggio piovoso!
http://weskart.blogspot.it/2012/10/artist-vincent-van-gogh.html
Partendo dalla creta, possiamo mostrare ai bambini le tecniche usate da Van Gogh nei suoi quadri, manipolando un materiale un po' diverso dal solito
http://www.minimonetsandmommies.com/2014/05/google-van-gogh-art-projects-for-kids.html
Niente di più bello degli iris per aiutare i bambini a comprendere il concetto di simmetria
Con questa versione della Notte Stellata posssiamo giocare con tanti materiali e tecniche differenti per non annoiarci mai
http://artiswhatiteach.blogspot.it/2011/04/2nd-grade-starry-night.html
Un modo super divertente per ricreare La Stanza di Van Gogh
http://elementaryartfun.blogspot.it/2011/09/van-goghs-room.html
Spruzzarsi qualcosa addosso credo sia un istinto naturale della donna: già solo il gesto mi mette di buon umore! La ricetta è semplicissima come sempre! Ma la cosa più bella è che possiamo scegliere la miscela che più ci aggrada a seconda del nostro stato emotivo!
Attraverso i succhi vivi possiamo stimolare in maniera eccellente il nostro organismo a drenare i liquidi in eccesso.
Ti siedi davanti alla tua cenetta, inforchi il primo boccone, quattro chiacchere sulla giornata ed intanto la tv, quattro notizie o un programma qualunque, fa un po’ da sottofondo, ogni tanto butti l’occhio, commenti le notizie durante la cena e poi parte, logicamente, l’intervallo pubblicitario… “mamma, ho un fastidioso prurito intimo” … “quando il tuo bimbo fa la pupù liquida” … “se la diarrea ti sorprende” … “emorroidi? Candida vaginale? Stitichezza? Problemi di odore di urina? Micosi dell’unghia?” … grazie cazzo e buon appetito. Perché parlate sempre di merda quando la gente cena?
Tipo quel poveraccio che si sveglia di notte per fare pipì e la moglie zelante va in farmacia per curargli i primi problemini alla prostata, poi guardi bene e in alto, mentre scorre la pubblicità, ogni volta che lui la notte si alza per pisciare c’è un calendario che segna la data e scopri che… si alza una volta ogni quindici giorni… ma scusa io che mi alzo tutte le notti almeno una volta o anche di più? Quella scema mi avrebbe fatto ricoverare! Che poi poveraccio sto’ uomo già va in bagno come un ninja, deve trovare una scusa plausibile per evitarsi il cazziatone dalla moglie che preferisce che lui senta rumori in casa o abbia dimenticato il garage aperto piuttosto che vederlo pisciare di notte due volte al mese, ma io mi alzo due volte a notte… Allora zelante lei va in farmacia e le compera il Prostamol… mol? Ma disgraziati, già che uno ha problemi di prostata potevate almeno dare l’idea che fosse un farmaco un po’ rinvigorente? Non so ProstaDUR? No MOL, certo perché già uno ha la prostata che fa i capricci, fategli anche intendere che gli viene mol…
Chi crea pubblicità si deve rendere conto che certi messaggi posso essere terrorismo psicologico, farti venire veri e propri dubbi amletici, tipo il tuo spazzolino sei sicura che pulisce i denti a dovere? Siete certi che il vostro dentifricio rimuova i batteri? No perché i batteri se attaccano le gengive e creano un’infiammazione che potrebbe invadere come il virus della peste bubbonica tutto il vostro corpo fino a causare gravi disturbi e la perdita dei denti…. Cazzo paura vera, panico tra la folla, pessimismo e fastidio.
Ora che sia vero che le infezioni batteriche non sono proprio una passeggiata di salute ci sta, ma potete farmi vedere i denti che cadono nel lavandino sporchi di sangue, cioè a me, che ho la fobia del dentista come Rose e Jack del ghiaccio nella cola? (protagonisti film Titanic)
Il loro dentifricio agisce come la soda caustica sulla ruggine, tipo acquasanta nell’esorcismo, il loro collutorio ti lascia un alito che potresti righiacciare il Circolo Polare Artico e chiudere il buco dell’ozono, il loro spazzolino ha le setole inclinate che si contorcono e girano e sgretolano la placca come un martello battente sul cemento e spazzolano lingua e guance per una pulizia ed una igiene orale che nemmeno una sala operatoria sterile al primo intervento, il filo interdentale ti sgrattuggia via la merda dalla bocca pure cementificata ma è delicato sulle gengive (??) e tu… vai dal dentista e ti trova una carie e no cazzo, perché io quando ero al super ho fatto tutte le scelte del caso… Dai diciamocelo, ci abbiamo provato tutte almeno una volta a vedere se con quel dentifricio i nostri denti, dopo un solo utilizzo, sarebbero stati bianchi come dei tic tac, se avessero sbriluccicato come gioiellini… ma no, ci hanno coglionato.
Perché poi sta tutto qui, un po’ ti lasci convincere e ci provi, sei curiosa, almeno io mi dico “cavoli provare cosa mi costa, magari è vero” e poi non lo è mai, comunque non in quei tempi e modi…
Un po’ come il deodorante che più sudi più sai di fresco… certo protegge, certo magari non sai di cipolla di tropea, ma da lì a sapere di fresco, se fosse vero lo venderebbero alla stazione dei treni con i biglietti ai pendolari o in spiaggia insieme al noleggio dei lettini.
Vuoi che il mal di testa di passi in un nanosecondotempozero? Ma, sì, a dire il vero mi basterebbe che passasse nel giro della giornata, sarebbe già qualcosa; poi logicamente non mi chiedo “mal di testa di schiena di pancia eh ma proprio oggi?” eh sì proprio oggi, cioè se “le” aspettavi per oggi cosa volevi i sintomi dopodomani? Poi in confidenza, ma perché correte con i pantaloncini a mutanda? Cioè non sarebbe lo stesso aerodinamico un paio di fuseaux… il mondo va alla rovescia, in piscina nuotano con la tuta intera e fanno la campestre in costume… mah?!
Detesto dal profondo del cuore quella cretina che con il mais B……. e un po’ di fantasia “ecco qua … insalatona!”… caspita, tanta tanta fantasia davvero, mi hai quasi rubato l’idea… sei geniale, me la segno passo passo e la conservo nel libro delle ricette… farò un figurone con gli ospiti!
Ultima ma non per importanza è l’assorbente, dai uniamoci e creiamo, per una volta, una pubblicità per gli assorbenti intelligente: manca, davvero!
Dopo la ruota, il parapendio, il bunging jumping, il fastidio dei tacchi alti, il lattiflex o il cotone, le ali da giorno e quelle da notte… l’assorbente visto dall’uomo, cioè è così facile da infilare sto assorbente interno che pure un uomo lo potrebbe fare, ma non lo fa. Innanzitutto mi pare improbabile che per voi sia una sfida tentare di allacciare un reggiseno, con tutti quelli che avete slacciato nella vostra vita il meccanismo è lo stesso, solo al contrario. Secondo mi disturba il fatto che la facciate tanto semplice l’utilizzo dell’assorbente interno: carini, la cosa difficile non è capire teoricamente come infilarlo, ma tenersi un bastoncino nel culo tutto il giorno! Perché voi fate quelli tanto pratici poi ci sta il pannolino del pupo da cambiare e ve la date a gambe: e vorreste insegnare a noi come metterci il patello? Pur depilandoci dalla nascita abbiamo mai avuto da ridirvi su come farvi la barba… quindi? Ad ognuno il suo.
Avete presente la Fiordaliso, ha presenziato all’Isola dei Famosi, poi la fame, il nervosismo e gli scazzi con i naufraghi hanno avuto la meglio, si è ritirata e ha mollato: potevano non farle fare la pubblicità di un prodotto che calma vampate di calore, irritabilità e fame??!!!
C’è un’altra cosa che non mi spiego... le creme antirughe da giorno e da notte: ma come fa la crema a sapere che ora è? Cioè se le scambio cosa succede? Proverò, poi vediamo.
Lo sapete cosa ho notato di recente? Che tanti, tantissimi (forse troppi) genitori, davanti ai capricci dei propri figli rimangono disarmati. Vedi le loro facce vitree davanti alle urla per un giocattolo, boccheggiano se il loro pargolo si butta per terra per il gelato negato, sudano freddo al solo pensiero di doverlo portare a cena fuori da qualche parte. Non accettano il capriccio, non capiscono o forse non vogliono capire, che i bambini ci sfidano continuamente. Per capire sin dove possono spingersi, per metterci alla prova, per ripicca, perché sono stanchi, perché semplicemente il bambino deve rompere i coglioni per definizione.
I bambini fanno i capricci, motivati o meno, più o meno forti. E a volte il capriccio si esaurisce in pochi minuti, mentre a volte dura mezz’ora. Ma se lo decontestualizziamo, e lo osserviamo in maniera distaccata, resta sempre e comunque un capriccio. E invece noto che la tendenza è quella di voler a tutti i costi cercare una causa (scatenante o meno), quella di voler smontare quel bimbo riducendolo ai minimi termini per vedere “dentro cosa c’è che non va”. E via che si va dallo specialista. Ora, io non voglio entrare nel merito di diagnosi, non sono un medico, non sono una psicologa o una pedagogista, sono semplicemente una mamma, che osserva. E credo, forse sbagliando, che troppo spesso si parta per la crociata “andiamo dallo psicologo!”.
Ora. Sicuramente ci sono bimbi che hanno bisogno di uno specialista, per svariati motivi. Mia figlia per prima ha fatto logopedia, ma invece di dire “adesso tocca a me” diceva “adecco cocca a me” quindi la cosa era un attimino da risolvere. E lo abbiamo risolto in un annetto di terapia. Ma se mia figlia si butta per terra urlando perché vuole mangiare in piedi sul tavolo, io non corro sulle pagine gialle a cercare il numero di uno psicologo. Mia figlia diventa blu, poi viola e volendo anche verde, ma in piedi sul tavolo non mangia nemmeno se scende Gesù Cristo dalla croce! Se mio figlio, che ha 2 anni (e ho detto tutto) decide che ad agosto deve uscire con addosso il maglione di lana con le renne disegnate, o se mi tira dietro una ciotola di plastica perché non gli ho dato un altro cioccolato, io non vado su internet ad iscrivermi al gruppo “mamme disperate, la terapeuta risponde”.
Perché se poi io mi iscrivo, e la terapeuta mi risponde dicendomi che devo rafforzare il mio legame con lui, che devo abbracciare il suo dolore e il suo disagio, prendendomi la sua rabbia come se cogliessi un fiore brutto ma profumato (o cose del genere), il rischio è che io sta terapeuta la cerco e la riempio di sprangate. Perché loro rispondono così, danno consigli e spesso non hanno nemmeno bambini! E non avendo figli non sanno che un figlio ha la capacità di farti partire un embolo nel giro di 3 secondi. Non sanno che un figlio può passare da dottor Jekill a Mr. Hide in 5 minuti, perché i bambini devono prendere le misure, e crescendo devono capire come gestire le emozioni, belle e brutte. Devono capire cosa è giusto e cosa no. Devono semplicemente capire che non tutto si può fare, e che se io ti dico no, è no. Poi te lo posso pure spiegare perché ti dico no, te lo spiego diecimila volte se occorre, ma resta NO.
E il capriccio che a volte parte davanti al nostro divieto, è a mio avviso fisiologico e come tale va gestito. Stessa cosa per tutti quei bimbi catalogati come iperattivi…ora…anche qui alzo le mani, non voglio certo dire che tutte le diagnosi siano errate o inutili. Ma se guardiamo bene bene…noi genitori da soli possiamo provare a trovare una soluzione…con un pò di buon senso. E magari possiamo notare con molta serenità e senza alcun senso di colpa, che in 6 mesi lo abbiamo portato al parco due volte di numero (perché fa freddo, perché lavoro, perché è stato male, perché la macchina era dal meccanico, perché perché perché), e che se quel bimbo dentro casa diventa frenetico come un criceto sulla ruota, forse tutti i torti non li ha e non ce lo deve dire uno specialista. Probabilmente ci fa sentire a posto con la coscienza rivolgerci a uno specialista che per la modica cifra di 99,99 euro si prende al posto nostro la rabbia di quel bimbo incompreso.
Ma forse con quei 99,99 euro a settimana risparmiati, potremmo anche decidere di fare un week end al lago con i nostri bimbi e goderceli…giocare con loro…staccare un pò da tutto e riprendere il contatto con le cose importanti. Tenendo ferma e chiara nella nostra mente una cosa fondamentale: i bambini fanno i capricci, a tutte le età, chi più chi meno, ma li fanno. E se sento dire a una mamma “no sai oggi è nervoso perché mi ha vista che allattavo il fratellino…è geloso…fa i capricci per quello…domani sento la psicologa…” io mi permetto di dire a quella mamma “campa serena e piantala de dì fregnacce!” È nervoso perché allatti il fratello? Se la fa passare!”. Capite bene, non è che dico che il bimbo va ignorato, non va ascoltato o non va capito. Ma santa miseria entro certi limiti…sei nervoso? Vieni da mamma…ti abbraccio, ti faccio le coccole, ti dico che il fratellino deve mangiare…sei ancora nervoso e me tiri addosso 18 macchinine a raffica…ok ti riabbraccio e “mi prendo la tua rabbia” come se non bastasse tutto quello che ho da fare…sei ancora nervoso e provi a soffocare tuo fratello col cuscino? Apposto, ti coccolo ancora…e mi prendo un altro po’ della tua rabbia.
Ma ad un certo punto anche basta e se non ti passa te ne stai lì buono buono a riflettere e la tua rabbia impari anche a gestirla da solo. Senza psicologo, senza che debba arrivare qualcuno a rabbonirti con nuovi giocattoli, dolci o regali. Stai lì e impari che la vita è fatta anche di rinunce, a 5 anni, così come a 30. Rapportate all’età. Ho visto madri non prendere in braccio e non coccolare i secondi nati per non fare ingelosire i primi…ho visto mamme in corto circuito, cedere ad assurde richieste di bimbi inferociti “perché sennò porello si traumatizza a vita”. Il trauma glielo fate venire voi! Che passate le ore sul web a cercare cause e diagnosi, che comprate mille manuali, e ancora non avete capito che basta un abbraccio, basta fermarsi un attimo…basta solo guardare per 5 minuti il mondo con gli occhi di vostro figlio, provando a ricordare cosa si provava a quell’età…
Cinzia Derosas
Travaglio superato, siete arrivate alla fase espulsiva e il vostro bimbo è nato senza problemi. Il suo pianto acuto vi avrà aperto il cuore e i dotti lacrimali, e ora ve lo trovate sul petto guardando quella meraviglia per la prima volta. Ops, non è finita qui! Ma state tranquille, non c'è nulla di cui avere paura!
Chiaramente stiamo parlando di parto naturale, e non cesareo (in quel caso farà tutto parte dell'operazione). Dopo la fase espulsiva del bambino, insomma, c'è ancora un passo prima che tutto sia finito.
Il secondamento altro non è che il momento durante il quale fuoriescono dall'utero e dalla vagina la placenta e il sacco amniotico che hanno ospitato e nutrito per nove mesi il vostro bambino, insieme a tutti gi annessi fetali (il funicolo e le membrane amnio corali).
Solitamente avviene circa dieci-quindici minuti dopo la nascita del bambino, e viene annunciato da nuove, piccole contrazioni dell'utero. Queste contrazioni sono chiaramente più lievi e meno dolorose di quelle del parto vero e proprio, ma allo stesso modo servono per favorire la fuoriuscita del tutto, facendo distaccare e espellere la placenta e il resto, accompagnati da una piccola quantità di sangue (da tenere comunque sotto controllo per evitare emorragie).
Può darsi che dobbiate effettuare una piccola spinta, che l'ostetrica debba aiutarvi, ma è possibile anche non accorgersi nemmeno della fuoriuscita. Tutto varia da donna a donna. E se tutto non va come deve andare non preoccupatevi: se la placenta non fuoriesce del tutto l'ostetrica può tranquillamente provare ad effettuare una leggera pressione sul vostro ventre, per facilitare l'espulsione, oppure ricorrere all'ossitocina, iniettandola nel cordone ombelicale che così agisce direttamente sulla placenta.
Il medico o l'ostetrica si assicureranno quindi che la placenta fuoriuscita risulti integra. Può capitare che dei residui rimangano nell'utero, e questi residui potrebbero causare problemi come emorragie o infezioni. Per questo durante la visita dei 40 giorni vi controlleranno bene, e, se ci fosse bisogno, potrebbero prenotarvi un raschiamento per ripulire bene l'utero.
Dopo il secondamento il parto può quindi definirsi terminato: certo, se durante l'espulsione vi siete lacerate o hanno dovuto effettuare l'episiotomia è probabile che dovrete sopportare alcuni punticini di sutura, ma in quel momento la gioia e lo sfinimento faranno sì che sarà solo un fastidio, e non un dolore!
Ed ecco che quindi, terminato il parto, arrivano alcuni piccoli inconvenienti. Ma saranno davvero miseri, se confrontati con la grandissima felicità che state provando! Innanzitutto, potrebbe darsi che sentirete il cosiddetto "brivido fisiologico". Avete appena usato tutte le vostre forze e le vostre energie, quindi sarà normale sentire un pochino di freddo. Basterà coprirsi per fare tornare tutto alla normalità.
E nei giorni successivi al parto sarete invece "seccate" dalle lochiazioni, e cioè perdite ematiche dalla vagina simili a mestruazioni, di un colore rosso vivo che dopo i primi giorni si sbiadirà e diminuirà di intensità e quantità. Queste lochiazioni hanno la funzione di ripulire bene l'utero, non solo dal sangue ma anche dalla mucosa che l'ha ricoperto nei mesi precedenti.
Ricordatevi quindi di portarvi quei maxi assorbenti scomodi ma irrinunciabili: vi serviranno davvero! Tuttavia non concentratevi su questi fastidiosi dettagli: sono davvero insignificanti. Vostro figlio ha appena fatto capolino nel mondo, il resto sono inezie!
Foto Credits: https://commons.wikimedia.org/wiki/File%3AHuman_placenta_02.JPG
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Per la curiosa rubrica che indaga il diverso modo di diventare mamma nel mondo, questa volta ci spostiamo addirittura dall'altra parte del globo. Mettetevi a testa in giù e ascoltate le curiosità sull'essere madri in Australia!
Naturalmente parliamo delle grandi città, Sidney, Melbourne, Adelaide, Perth... L'Australia è infatti enorme, ma per la maggior parte del territorio non troverete che lande inabitate, naturali e ancora praticamente vergini. Quelle di cui parliamo sono città molto grandi, ma altrettanto costose: esatto, l'Australia, con i suoi dollari locali, sembra essere davvero cara. Certo, gli stipendi sono calibrati su questo costo della vita, ma resta comunque parecchio costoso: sono poche le famiglie che possono permettersi di comprarsi una casa; Sydney e Melbourne sono addirittura solo seconde ad Hong Kong nella classifica delle città dove le abitazioni sono più costose!
Se deciderete di trasferirvi lì, sappiate che non sarà tanto difficile abituarsi all'idea che le stagioni sono al contrario, ma vedere arrivare il Natale in piena estate un certo effetto lo farà sempre! Tuttavia una stranezza climatica ancora più difficile alla quale abituarsi c'è: gli australiani sono abituati a tenere sempre le finestre aperte, anche in inverno (anche perché non esistono inverni freddi come i nostri), così le case risultano sempre parecchio fredde e ci si deve vestire quasi il doppio rispetto a quanto si fa per uscire per non tremare!
Il bello di questo clima praticamente sempre abbastanza caldo è che crescere qui i bambini significa far passare loro la maggior parte del tempo all'aperto. Anche a scuola il tempo di fuori conta moltissimo, tanto che le divise, per contrastare il sole e i tumori alla pelle fin dall'infanzia (in Australia purtroppo sono molto comuni), includono sempre anche un cappellino, e la regola di giocare fuori solo se lo si indossa è seguita in maniera super ferrea.
Le città, sempre in questo senso, sono piene, pienissime di parchi e parchi gioco. Gli australiani tengono moltissimo allo sport, sono una nazione sempre in movimento, e il fatto di avere così tante zone per lasciare i piccoli giocare e muoversi ne è uno dei tanti esempi.
E per quanto riguarda la filosofia del sonno (ogni paese ha la sua nanna, l'avete notato?), in Australia c'è un fatto davvero curioso e abbastanza geniale. Il governo mette infatti a disposizione dei genitori dei corsi gratuiti sulla nanna dei bambini. Sostanzialmente, per insegnare a loro come dormire. Di cosa si tratta?
Si chiamano "sleep camp" e sono degli istituti che solitamente sorgono vicino agli ospedali e che sono diretti da infermiere specializzate nella nanna dei bambini. Le mamme la maggior parte delle volte vi si recano insieme ai loro bambini di sei o sette mesi d'età (ma anche meno, o più), ci stanno per cinque giorni e quattro notti e seguono, all'interno, un rigido programma di nutrizione, pisolini e nanna.
Questi centri sono pensati soprattutto per le mamme e i papà disperati con bambini che di dormire non ne vogliono proprio sapere. Addirittura, per i casi più difficili è prevista una prima notte durante la quale il bambino sarà seguito solo dall'infermiera, solamente per permettere alla mamma di avere una intera notte di sonno!
Dopo questa eventuale prima notte, la mamma segue il bambino insieme a queste professioniste del sonno, che la aiutano spiegando cosa è meglio fare caso per caso, spaziando con le varie tecniche conosciute, come ad esempio il pianto controllato.
Certo, una tecnica abbastanza discutibile, se paragonata alle altre molto più naturali e delicate come il cospleeping. Tuttavia la genialità sta nel fatto di avere un aiuto da un professionista: negli altri paesi, come in Italia, si può trovare moltissimo aiuto quando si tratta, ad esempio, di allattamento. Ma per quanto riguarda un argomento delicato come il sonno, che spesso porta a vere e proprie crisi, spesso le mamme si trovano completamente sole. Chapeau, Australia!
Le giornate passate bazzicando qua e là, leggendo, rilassandosi, facendo passeggiate in montagna o bagni al mare non possono prescindere dai momenti ludici. E quale gioco fa più famiglia delle carte? Piacciono a tutti, divertono, mettono un po’ di pepe alle giornate di ferie. Iniziare con i bambini fin da subito a giocarci è utile per stimolare le loro capacità cognitive, ma soprattutto è divertentissimo. E per i bambini più piccoli è uno stimolo all'allenamento di una manualità fine importante, che servirà anche per imparare a scrivere (perché tenere in mano le carte non è così semplice come sembra, le prime volte!).
Ci sono i classici Scala Quaranta e Machiavelli, ma anche quelli più moderni (che tuttavia sono già classici!) come Uno, o ancora i giochi che coinvolgono le carte e la creatività. Ecco una selezione di giochi di carte per tutta la famiglia davvero divertenti, coinvolgenti e stimolanti, per giornate o serate all'insegna delle risate (e della competitività!).
È un classico, e ci sarà un perché: le regole sono abbastanza semplici, le partite non troppo lunghe, ci si può giocare in quanti si vuole e alla fine tutti sono contenti. Giocate come fosse una scommessa, puntando invece dei soldi le conchiglie che trovate in spiaggia!
Deriva direttamente da Scala Quaranta, ma le partite sono moooolto più lunghe! Ma il bello è proprio questo: le regole sono poche (ogni giocatore - dai 2 ai 6 - ha 13 carte in mano, non si scarta mai, di devono fare tris e scale come nell’altro gioco e - divertentissimo - si possono sfaldare quelli già in tavola, avendo cura di avere sempre tris e scale corretti). Un consiglio: giocateci su un tavolo sgomberato e ampio, state certi che si riempirà fino agli angoli!
Ci abbiamo giocato anche noi da piccoli, e chi si scorda giù le partite all’ultimo sangue con amici e parenti? UNO è fatto per tutti, e per questo ci piace un sacco! Può essere acquistato qui.
L’avrete sentito nominare in molti film americani. E’ un gioco tipico per famiglie (e, infatti, in italiano si chiama “Famiglia”) e prevede la creazione da parte dei giocatori di poker di carte dello stesso valore, dopo aver distribuito tutte le carte del mazzo tra i giocatori. Quando è il proprio turno ognuno può chiamare un altro giocatore chiedendo la carta che gli serve, e se l’altro giocatore ha carte con quel numero le deve consegnare tutte. Al contrario, se questi non ne ha passa il turno a lui. E così via. Il gioco termina quando tutti i poker sono in tavola formati: il giocatore che ne ha di più ha vinto!
Se tutti si stanno rilassando il pomeriggio può essere noioso. Insegnate ai bambini i solitari con le carte che conoscete, così quando non sapranno cosa fare potranno cimentarsi da soli in questi giochi divertenti, molto educativi e stimolanti pur nella loro quiete.
Non solo le classiche carte: anche quelle da Briscola sono perfette per i giochi. Briscola può essere da grandicelli, ma le carte permettono altri giochi carinissimi. Avete mai provato Straccia Camicia (o Brucia Camicia)? E’ perfetto per i bimbi che iniziano ed è preferibile giocarlo in due. Le regole sono semplicissime: dividete il mazzetto di quaranta carte tra i giocatori, quindi iniziate il gioco. Ognuno ha il suo mazzetto, con le figure non visibili. A turno si scarta una carta, e quando escono l’Asso, il Due o il Tre l’altro giocatore è obbligato a scartare il numero di carte corrispondenti. Se tra quelle non esce un altro Asso, un Due o un Tre allora il mazzetto degli scarti passa al primo giocatore, che le metterà sul fondo del suo. E così via: vince chi rimane con le carte mentre l’altro finisce il suo mazzetto!
Un classico per i bambini e per i gruppi che vogliono davvero divertirsi è l’Uomo Nero: giocato con le carte regionali, oppure con quelle da Scala, è perfetto per i gruppi da 2 fino a 8 persone. Le regole sono semplici, per adulti e bambini, e alla fine chi rimane con in mano l’Uomo Nero (e cioè il fante di picche o di spade) è il perdente che deve pagare la penitenza!
Quando non sapete a che gioco giocare ma avete in mano molte carte provate a realizzare un memory di emergenza: non con carte fatte apposta con disegnini o figure, ma con le carte regionali. Un pochino più difficile, certo, ma stuzzicante e stimolante!
E alla fine senza pretese potete passare al gioco più giocato al mondo: quello dei castelli di carte! Sul tavolo o in spiaggia (quando non c’è vento!) create insieme ai bambini le casette di carte più bizzarre, alte o larghe, e magari fate una gara a quella più bella.
I datteri sono un alimento dalle mille proprietà: vengono conosciuti solamente per il loro apporto calorico ma i benefici sono davvero importanti, e ancor di più lo sono per i bambini. Hanno infatti proprietà antinfiammatorie, e sono ricchi in proteine, vitamine A, B1, B2, B3, B5, B6, C, E, K e J; non solo, contengono minerali quali magnesio, zinco, potassio, fosforo, selenio, ferro e manganese.
Sono un alimento che fornisce grande energia a lento rilascio anche grazie alla loro ricchezza di fibre: sono perfetti sono solo per chi pratica sport ma anche per i bambini: spesso però la loro consistenza non li rende particolarmente appetibili a questi ultimi. Per questo motivo potete realizzare un frullato ricco di vitamine, minerali, proteine ed energia a base di datteri e banane. Il dattorade consente un importante riequilibrio di liquidi che lo rende particolarmente adatto in estate quando le alte temperature richiedono necessaria una buona integrazione di liquidi.