Controllare le porzioni non significa solo stare attenti al peso, ma anche e soprattutto puntare sul benessere generale del nostro organismo. Già, perché non vuol dire pesare semplicemente gli alimenti che mettiamo nel piatto per limitare meramente le calorie, ma più in generale significa stare attenti alle quantità di grassi, proteine e carboidrati che ingeriamo, equilibrandole e non eccedendo con le dosi di ciò che fa male al nostro corpo.

Per controllare delle porzioni, tuttavia, non serve molto. Non servono bilance e proporzioni, frazioni e addizioni, come penseremmo. Possiamo infatti affidarci alla vista, utilizzando ciò che abbiamo di fronte a noi in maniera super comoda, ovvero piatti e mani.

Ma vediamo insieme quali sono le quantità ottimali di proteine, carboidrati e grassi da portare in tavola e come fare per non sbagliare.

Il controllo delle porzioni, misuriamo con mani e piatti: come misurare le giuste quantità di proteine, grassi e carboidrati da portare in tavola

Le porzioni di nutrienti che dovremmo assumere ogni giorno sono specifiche e importanti (e le ha redatte anche la Società Italiana di Nutrizione Umana, le potete trovare qui). Ogni alimento contiene certi nutrienti che dovremmo assumere in determinate quantità ogni giorno (alcuni in grandi quantità - e cioè i nutrienti benefici - altri limitandone l’assunzione - come ad esempio lo zucchero, il sale e via dicendo).

In particolare, ciò a cui dobbiamo fare attenzione sono le proteine, i grassi e i carboidrati, che compongono ogni alimento che mangiamo. Ognuno di questi elementi deve essere calibrato in base al fabbisogno del nostro corpo. Ma come fare per essere sicuri di non eccedere o, al contrario, di non raggiungere le quantità raccomandate?

Innanzitutto, possiamo affidarci alle etichette del cibo, che riportano sempre (quando non parliamo di cibi freschi) le quantità di nutrienti contenute, con annessa la percentuale giornaliera raccomandata. Ma questo non è sempre facile, anzi. Spesso rischiamo di confonderci e di annegare in un mare di informazioni. Ecco perché è meglio trovare un nostro metodo, magari più “a spanne”, ma comunque efficace e attendibile.

Innanzitutto, possiamo visualizzare il piatto, dividendolo in spicchi più o meno grandi. Ogni spicchio conterrà un determinato cibo in base a quanto bisogno abbiamo. Poco meno della metà del piatto dovrà contenere verdure (crude o cotte), alimento fondamentale per la nostra alimentazione. L’altra metà si suddividerà così: un po’ più della metà da carboidrati e l’altra metà suddivisa tra proteine (uno spicchio più grande) e grassi (una fettina sottile).

Possiamo però affidarci anche alle nostre mani, utilizzandole come metro di misura. Ad ogni pasto lo spazio occupato dalla verdura nel nostro piatto dovrà essere grande quanto una pallina del diametro del nostro palmo (per un totale di circa 80-100 grammi). Le proteine (vegetali o animali, carne, pesce o legumi) dovranno occupare lo spazio del palmo della nostra mano (corrispondente a circa 80-100 grammi). I grassi la punta del pollice, e i carboidrati (circa 80 grammi) occuperanno uno spazio grande quanto il nostro pugno chiuso.

In questo modo non eccederemo con le quantità di cibi che andrebbero limitate (i grassi e i carboidrati, ad esempio), e allo stesso tempo assicureremo al nostro organismo il giusto fabbisogno di alimenti sani e benefici, come le verdure (e la frutta: anche in questo caso per calcolare la porzione inseriamo la frutta tra le mani a coppa, ottenendo una quantità di circa 80 grammi).

E non dimentichiamo quali alimenti fanno parte delle varie categorie:

PROTEINE: il petto di pollo, il manzo magro, il tacchino, le uova, il pesce, i legumi…

CARBOIDRATI: riso e pasta integrale, la quinoa, la frutta, le patate, l'avena…

VERDURA: l’insalata, la lattuga, i broccoli, le carote, gli asparagi, i cavoli, i fagiolini…

GRASSI: l’olio d’oliva, il latte, il formaggio, lo yogurt, il burro di arachidi, l’avocado…

Giulia Mandrino

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Perché smettere di bere bibite gassate

Lunedì, 03 Settembre 2018 13:18

La pancia che si gonfia praticamente immediatamente è solo un campanello di allarme. Perché dovremmo bere qualcosa che il nostro corpo subito etichetta come dannoso dandoci una sensazione spiacevole e un risultato estetico che nessuno vorrebbe? Sì, stiamo parlando delle bibite gassate.

L’alternativa è semplice: acqua (tanta acqua), tisane, acque aromatizzate, succhi senza zuccheri aggiunti, succhi vivi estratti a casa, centrifugati… Basterà sapere i danni veri che le bibite provocano al nostro organismo per decidere di eliminare questa abitudine dalla nostra alimentazione!

Perché smettere di bere bibite gassate: i danni che le bibite gasate provocano all’organismo sono il motivo per smettere di berle

Inutile dirlo: se vogliamo perdere peso o tenere sotto controllo la nostra forma fisica le bibite gassate sono la prima bevanda alla quale dire finalmente addio. Perché? Non solo per il gonfiore che provocano ma anche per il fatto di essere zeppe di zuccheri. Bevendo non sembra di metter su peso, ma bevendo bibite questo accade comunque, perché le calorie sono moltissime (basta leggere le etichette per rendersene conto). Ad esempio, in una sola lattina di cola sono presenti 10 cucchiaini di zucchero. Dieci!

Lo zucchero bianco fa malissimo, come spieghiamo in questo articolo: incrementa il rischio di obesità (anche e soprattutto nei nostri bambini), il rischio di incorrere nel diabete di tipo 2 e il rischio di sviluppare malattie del sistema cardiocircolatorio.

Un’altra malattia molto pericolosa collegata al consumo di bevande gassate e zuccherate è la steatosi epatica non alcolica, una condizione simile alla cirrosi (ma senza il coinvolgimento, come dice il nome, dell’alcol) e collegata al diabete causata dall’accumulo di grassi nel tessuto del fegato.

Oltre agli zuccheri (di cui sono prive se a calorie zero - ma anche in quel caso le bibite sono dannose poiché l’organismo, ingannato dal gusto, produce comunque insulina per contrastare gli zuccheri e in questo modo aumentano il senso di fame e le cellule di grasso), le bibite contengono anche una quantità enorme di coloranti artificiali e aromi potenzialmente cancerogeni.

Questi coloranti, tuttavia, non sono pericolosi solo dal punto di vista dell’organismo, ma anche della testa e delle funzionalità in generale, poiché è ormai risaputo che alcuni di essi, ad esempio, provochino iperattività nei bambini. Attenzione al giallo numero 5 (la tartrazina).

Nemmeno la bellezza resta immune dal consumo di bevande gassate: è ormai risaputo che bere due lattine di bibite frizzanti e zuccherate ogni giorno fa invecchiare più velocemente rispetto al non berle affatto. L’acido fosforico responsabile del sapore di molti drink, infatti, compromette l’assorbimento del calcio da parte del nostro corpo causando scompensi renali, osteoporosi, perdita muscolare e diminuzione della densità ossea.

Per non parlare, infine, dei danni ai denti (l’aumento di carie impenna), dello spreco di denaro, della gastrite, dell’alterazione del gusto che provocano alle nostre papille gustative e del risvolto ecologico: le lattine nelle quali sono contenute sono dannosissime per il nostro ambiente, e purtroppo la raccolta della differenziata è solo la punta dell’iceberg dei rifiuti prodotti e dispersi nell’ambiente dall’uomo. Smettere di bere bibite gassate, dunque, è anche una scelta responsabilissima dal punto di vista green (e non solo dal punto di vista dei rifiuti, ma anche dell’acqua potabile risparmiata non bevendone).

Giulia Mandrino

Che siamo pigri o che ci teniamo a restare in forma; che siamo attenti all’alimentazione o che ciò che abbiamo nel piatto non ci fa paura; che ci sentiamo sostenibili o che non ci curiamo dell’ambiente… Non ci sono scuse: alcuni alimenti sono assolutamente da evitare. Senza se e senza ma, senza appigliarci alle scuse della pigrizia, della bontà o dello “strappo alla regola”. 

Di quali alimenti parliamo? Di quelli raffinati, delle bibite gasate, delle merendine confezionate, dei würstel… Ma entriamo nel dettaglio, ragioniamo e proviamo a impegnarci: basta poco per eliminare questi elementi dalle nostre tavole. Basta non comprarli, e vi assicuriamo che dopo un po’ non vi mancheranno affatto!

Gli alimenti assolutamente da evitare: quali sono i cibi che dobbiamo tassativamente eliminare dalla nostra alimentazione

I würstel

Ma c’è ancora da dirlo? Che siano di pollo o di maiale, è sempre meglio evitarli. Perché? Semplicemente perché sono una schifezza. I würstel si ottengono utilizzando la carne separata meccanicamente dalle carcasse di pollo, tacchino o maiale, rilavorando le parti di scarto e i resti. Insomma: quello che mai mangeremmo di un animale finisce tutto negli hot dog e nei würstel.

Le carcasse vengono spremute e ciò che rimane diventa l’insaccato che vediamo nei supermercati. Non bastasse, l’università delle Hawaii ha rimarcato un fatto scientifico da non sottovalutare: il consumo di questi cibi aumenterebbe del 67% il rischio di tumore al pancreas, incrementando anche quello di tumore al cervello e di leucemia, a causa dei nitriti di sodio contenuti.

Le sottilette di formaggio

Moltissimi additivi contenuti, scarsa qualità dei componenti (dal momento che sono ottenuti dagli scarti di lavorazione degli altri formaggi), conservanti che aumentano il rischio di cancro, tantissimo sale (3 grammi ogni 100 grammi di prodotto, quando la dose giornaliera consigliata dall’OMS non dovrebbe superare i 5 grammi nel caso degli adulti): i formaggini fusi e le sottilette di formaggio sono davvero deleteri. E certo che un semplice toast per cena è più comodo da preparare aprendo una bustina di formaggino, ma ci sono moltissime alternative altrettanto comode e molto più gustose e sane!

Lo zucchero bianco

Non lo ripeteremo mai abbastanza: dovremmo tutti dire addio allo zucchero, soprattutto quello raffinato. Il diabete, l’ipertensione, le malattie cardiovascolari, la sindrome metabolica, l’invecchiamento precoce, l’osteoporosi, la candida, le cistiti, la dipendenza da dolci: sono solo alcune delle conseguenze del consumo eccessivo di zucchero (che, ormai, troviamo purtroppo dappertutto senza rendercene conto). Per fare fronte a questo problema possiamo evitare di comprarlo, affidandoci ad altri dolcificanti (come la stevia, il fruttosio, il miele…) cercando pian piano di diminuire la dolcezza di ciò che portiamo in tavola ed evitando di comprare cibi confezionati, cucinando noi i nostri piatti e i nostri dolci in modo da sapere sempre cosa arriva nell’organismo nostro e della nostra famiglia.

Qui trovate i 15 motivi per eliminare dalle nostre case lo zucchero bianco e qui la mia diretta esperienza (super positiva!) del togliere lo zucchero dalla mia alimentazione.

Le bibite gasate

Le bibite gassate sono sempre più diffuse (ma ci piace pensare che lo siano anche i succhi fatti in casa e gli estratti!). Ed è pericolosissimo. In primis perché provocano dipendenza, e in secondo luogo per il gas contenuto e per l’eccesso di zuccheri nascosti. Oltre a gonfiare la pancia nell’immediato, abbassano i livelli di potassio nel sangue provocando stanchezza muscolare e problemi cardiaci. In più, fanno ingrassare, sono deleterie per i denti, provocano l’accumulo di grasso attorno agli organi vitali e favoriscono la gastrite. Per non parlare dei coloranti e degli aromi artificiali contenuti, dannosissimi e potenzialmente cancerogeni. Le ragioni per smettere di bere bibite gassate, dunque, sono davvero importanti.

Pasta e riso raffinati (bianchi)

Passare dalla pasta e dal riso bianchi a quelli integrali è semplice: basta dire addio alla farina raffinata! E questo è importantissimo, poiché la raffinazione è un processo chimico che elimina moltissime proprietà della farina, rendendola anche povera di fibre e di elementi nutrizionali molto importanti. E non dimentichiamo che questo processo chimico di raffinazione porta anche a intolleranze e ad allergie importanti, oltre che a squilibri insulinici. Questo perché la farina raffinata e i cereali raffinati incrementano il glucosio nel sangue, che indebolisce l’organismo e che porta al rischio di sviluppare parecchie malattie come il diabete o i tumori. Aumentano inoltre la sensazione della fame, portando così ad un aumento di peso, e sopprimono il glucagone nel sangue, l’ormone responsabile del consumo di grassi e zuccheri.

Un consiglio? Comprare solo farine e riso integrali (come vi consigliamo qui) e provare la gioia di preparare in casa la pasta!

6 miti da sfatare sulla vagina

Venerdì, 31 Agosto 2018 09:16

Di lezioni di educazione sessuale ne abbiamo seguiti, a scuola e compagnia bella. Abbiamo spulciato moltissimi siti internet per soddisfare le nostre curiosità più recondite. Eppure, a quanto pare, ci sono ancora un sacco di miscredenze sulla vagina, il nostro organo sessuale. In altre parole: sono ancora moltissime le donne convinte di cose non proprio vere.

Esatto, ci sono ancora certi miti, credenze e convinzioni radicati e diffusi che tuttavia non hanno fondamento. Ma è bene parlarne e sfatare tutti questi concetti errati, in modo da avere più consapevolezza sulla propria salute e sulla propria sessualità.

6 miti da sfatare sulla vagina: le credenze e le convinzioni ancora radicate che non hanno fondamento e che vanno … per il bene della nostra vagina

Lavare, lavare, lavare

L’igiene è importantissima. Ma come in tutte le cose ci vuole equilibrio. Soprattutto quando si parla di igiene intima. Già: lavarsi troppo fa male. Strofinare eccessivamente è deleterio. E lavarsi più di una volta al giorno le parti intime è davvero pericoloso.


Perché? Perché come tutto il nostro organismo (soprattutto l’intestino) anche la nostra vagina ha una flora batterica importante che non deve assolutamente venire eliminata con i troppi lavaggi. Se temiamo di incappare in malattie se non ci laviamo (verissimo!) è altrettanto vero che le stesse malattie saranno più probabili se ci laviamo troppo e troppo intensamente, poiché lavaggi frequenti e irruenti eliminano la flora batterica buona e di conseguenza ammazzano le difese immunitarie delle nostre parti intime.

Limitiamoci quindi ad un lavaggio al giorno con un detergente delicato e specifico per la vagina, confidando nel fatto che le nostre parti intime sono abbastanza forti da essere in grado di regolare il proprio pH da sole e in grado di difendersi dagli attacchi esterni.

Le vagine sono tutte uguali

Falsissimo! Soprattutto esternamente, quindi nella parte della vulva, tutte le vagine sono diverse. C’è chi ha le grandi labbra più sviluppate, chi ha quelle piccole che sporgono, ci sono forme e dimensioni differenti e consistenze diverse. Non abbiate paura, la vostra non è strana! È normale, perché è la tua.

Bisogna lavare anche la parte più interna

Come dicevamo prima, la nostra vagina ha la capacità di regolare il proprio pH e di bilanciare la flora batterica buona. Lavare con il doccino cercando di entrare il più in profondità possibile è quindi sbagliato: intaccheremmo un habitat già di per sé perfetto (quando in condizioni fisiologiche, naturalmente). Non è necessario entrare, ma, anzi, è sconsigliato.

I lubrificanti sono tutti uguali quindi uno vale l’altro

C’è chi, durante i rapporti sessuali, ha bisogno di lubrificanti, e questo è assolutamente normale (come è normale non averne bisogno: come dicevamo tutte le vagine sono diverse). Ma sono ancora molte le donne che credono che un lubrificante valga l’altro, che siano tutti uguali perché, beh, sono creati per la vagina, no? No. Sono creati per vari tipi di vagine, per vari pH, per varie esigenze. Bisogna quindi provarne di diversi e poi trovare quello che fa per noi.

Ce ne sono all’acqua (i più tollerati ed economici, ma meno efficaci - bisogna applicarli più volte), quelli a base di oli naturali (ma che vanno in contrasto con i preservativi, compromettendone la sicurezza), quelli ai siliconi (efficaci ma meno tollerati)…

“È candida”

No, anche se sembra, potrebbe non essere candida, anche se è la prima cosa alla quale tutte pensano. Le infezioni vaginali sono moltissime e le autodiagnosi sono pericolose. Ecco perché è sempre, sempre necessario consultare il ginecologo senza saltare a conclusioni affrettate!

Solo le mutande devono essere ipoallergeniche

Certo, gli indumenti intimi sono importantissimi per la salute della vagina, e dovrebbero essere sempre in materiali traspiranti e naturali. Ma non sono solo le mutande ad essere importanti: anche i pantaloni fanno la loro parte. Soprattutto i jeans, i collant e i pantaloni sportivi (quelli per fare yoga, correre, camminare…) spesso influenzano la salute intima, poiché, proprio come delle mutande non traspiranti o in materiali non naturali, non lasciano traspirare e favoriscono la proliferazione di batteri e funghi. Cosa possiamo fare? Cambiarli spesso (soprattutto quando siamo sudate), lavarli bene e assicurarci di avere almeno una protezione in cotone tra la vagina e gli indumenti.

Giulia Mandrino

Tecnologia non è solo noiosa scienza e boriose nozioni. Anzi. La tecnologia ormai fa parte della vita, ma, soprattutto, può essere intesa e studiata come qualcosa di super stimolante. Insegnarla ai bambini fin da piccoli non può che portare benefici, se fatto con lo spirito giusto: gli si dona degli strumenti e delle basi fondamentali per la vita futura, ma soprattutto li si indirizza verso una materia fatta di curiosità, creatività e scienza, che permette di sviluppare capacità di problem solving e abilità di costruzione dei propri progetti.

Insomma: imparare la tecnologia fin da piccoli è un regalo che possiamo fare ai nostri figli. Non piazzandogli in mano tablet e computer, sia chiaro, ma giocando con tutto ciò che sta dietro la superficie, per formare gli innovatori del futuro. Proprio come dicono quelli di “Codemotion Kids”, la scuola di tecnologia per ragazzi presente a Roma e Milano che vuole dare gli strumenti didattici giusti ai nostri bambini per diventare dei veri esperti tech incoraggiando talento, creatività, curiosità e potenzialità personali.

Codemotion Kids, i laboratori annuali per imparare la tecnologia e stimolare la creatività: a Milano e Roma i corsi pomeridiani per i bambini e ragazzi che diventeranno gli innovatori del futuro

Ormai non bastano più i corsi di informatica che i professori appioppavano alle medie a noi millennials. Ok, siamo parecchio tecnologici, ma i nostri figli sono nativi digitali. E la tecnologia non si ferma: è in costante cambiamento, è in costante rinnovamento, e per comprenderla è necessario partire dalle basi arrivando agli ultimi sviluppi di coding, programmazione e compagnia bella.

Codemotion Kids vuole offrire proprio questo: dei corsi completi, seri, efficaci e interessantissimi per ragazzi che amano la tecnologia, che vogliono sviluppare la propria creatività in maniera concreta, che vogliono fare parte del mondo del futuro.

“In un mondo orientato sempre più verso la dimensione digitale, crediamo che la tecnologia sia un potentissimo strumento per aiutare le persone, dare vita alle idee e fornire soluzioni reali ai problemi. La tecnologia senza le persone, tuttavia, non serve a niente. Codemotion Kids nasce dalla volontà di offrire un percorso didattico completo basato sull’uso cosciente di tecnologie per formare gli innovatori del futuro incoraggiando il talento, la creatività e le potenzialità di ogni studente”: questa la filosofia di Codemotion Kids, che offre ai ragazzi dei corsi annuali STEAM (Science, Technology, Engeneering, Art and Math) pomeridiani su misura in base all’età.

Una scuola di robotica, insomma, un’accademia di coding, prototipazione, elettronica e design, nella quale i ragazzi possono imparare a fare e creare cose che prima era possibile solo immaginare. Attraverso la tecnologia e la creatività (perché anche il pensiero astratto qui è fondamentale), Codemotion offre percorsi educativi divisi in base all’età per apprendere e auto-apprendere le tecnologie.

I corsi vanno da settembre a maggio, con una lezione settimanale da un’ora e quarantacinque minuti, e si basano sul Creative Learning, un metodo d’apprendimento che si fonda sull’invenzione, sulla passione, sulla cooperazione, sui progetti e sul gioco. Attraverso attività ludiche e curiosità, quindi, ragazzi e ragazze potranno appassionarsi alle materie STEAM vedendo in loro un papabile futuro (un futuro che avrà le basi, anche concettuali, proprio qui, dato che i concetti e lo studio rimarranno nel bagaglio dei nostri figli per tutta la durata dei loro studi accademici, come una marcia in più).

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A Roma Codemotion Kids si trova nella zona Roma Termini, presso la Luiss Enlabs in via Marsala 29/h, mentre a Milano li troviamo presso Siam 1838, in via Santa Marta 18.

In entrambe le sedi è possibile scegliere tra uno dei tre corsi disponibili. “Pianeta” è pensato per i bambini dagli 8 ai 10 anni e si propone di sviluppare abilità manuali e logiche, comprendere le basi del movimento nello spazio, approcciare i concetti base della programmazione, le abilità multi-sensoriali, la creatività manuale e digitale e di familiarizzare con le basi della Robotica.

“Stella” è per i ragazzi dagli 11 ai 13 anni e qui gli studenti e le studentesse impareranno alcune abilità matematiche per l’uso delle variabili e degli operatori logici, sperimenteranno il debugging e il problem solving, approfondiranno il pensiero computazionale, le abilità geometrico spaziali 2D e 3D e realizzeranno alcuni prototipi con materiali e programmi software.

Infine, ecco “Galassia”, per ragazzi e ragazze dai 14 ai 18 anni, con un programma che spazia dalle strutture dei dati e dei database ai sistemi di coordinate 2D e 3D, dall’approfondimento degli algoritmi ai concetti di Decomposizione e Debugging, dal concetto di pattern all’uso dei linguaggi testuali e orientati agli oggetti (Python, Processing), dai prototipi per il mondo IoT allo sviluppo di applicazioni con AppInventor e Java…

I prezzi variano in base alle sedi (qui trovate le informazioni su Milano e qui su Roma). A settembre è possibile anche partecipare ad una Open Week, una settimana nella quale scoprire i corsi e conoscere i docenti. Basta iscriversi gratuitamente qui per gli incontri a Milano che si terranno dal 3 al 19 settembre e qui per Roma, con incontri dal 3 al 17 settembre.

Giulia Mandrino

 

Se vi interessa approfondire i temi delle STEM per bambini e della tecnologia per ragazzi, questi articoli potrebbero interessarvi:

 

A cosa servono gli ormoni? A tantissime funzioni del nostro corpo: ci danno energia, ci fanno stare bene emotivamente, regolano il nostro ciclo, ci donano una bella pelle… Gli ormoni (dall’insulina agli estrogeni) vengono prodotti da vari organi (la tiroide, le ghiandole surrenali, l’ipofisi, le ovaie, i testicoli e il pancreas) e viaggiano attraverso il nostro sangue e sono fondamentali per il benessere. Ecco perché nel momento in cui viviamo uno squilibrio ormonale cominciamo a stare male fisicamente e mentalmente.

Il ginecologo e l’endocrinologo sono i professionisti ai quali dobbiamo fare riferimento nel momento in cui vogliamo controllare i nostri ormoni. Tuttavia possiamo cominciare a riequilibrarci già modificando il nostro stile di vita, che influenza moltissimo l’equilibrio dei nostri ormoni.

Come riequilibrare gli ormoni femminili in maniera naturale: cambiando il nostro stile di vita possiamo aiutare il nostro corpo a raggiungere un equilibrio ormonale ottimale

Al primo posto tra le cause dello squilibrio ormonale sta certamente lo stress. Un’eccessiva secrezione di cortisolo da parte dell’ipofisi non può che portare squilibri ormonali e questi squilibri ormonali portano al malessere: sentiamo di non avere energia, il nostro umore è altalenante (quando non costantemente nero), il ciclo si sballa, la pelle si spegne…

E questi sintomi sono il campanello per altre malattie e squilibri che lo sbilanciamento degli ormoni può causare: la depressione, l’aumento di peso, l’infertilità, l’abbassamento del desiderio sessuale, la stanchezza cronica, l’insonnia, il diabete, la perdita dei capelli…

Il primo passo per riequilibrare gli ormoni femminili, dunque, è rallentare: rallentiamo i ritmi, rilassiamoci, prendiamoci tempo per fare sport (come, ad esempio, la camminata veloce per tre giorni a settimana), andiamo a letto ad orari decenti (mai dopo le 22.30-23). Ecco il primo passo per stare bene.

Lo sport, dicevamo. E in effetti è una delle azioni che più influenzano gli ormoni: fare esercizio fisico in maniera costante regola il metabolismo e riduce lo stress, rafforzando il sistema immunitario e stimolando le endorfine. Cerchiamo, dunque, di dedicarci a questa attività (quella che preferiamo, dalla camminata al pilates, dalla danza al nuoto), con la consapevolezza che è una medicina piacevolissima per il nostro corpo e il nostro equilibrio.

Dopodiché possiamo concederci qualche bella giornata di sole. Spesso uno squilibrio ormonale è dovuto ad una carenza di vitamina D, la vitamina del sole, e in effetti depressione e umore altalenante sono più frequenti in inverno, se ci pensiamo. Ogni giorno dovremmo cercare di esporci ai raggi del sole dai 15 ai 30 minuti, scoprendo braccia e gambe. E se ciò non è possibile, possiamo affidarci a dei buoni integratori o all’olio di fegato di merluzzo.

Anche l’alimentazione ha un ruolo importante nel processo di riequilibrio degli ormoni femminili. Consumiamo cibi il più puliti e naturali possibili, integrali e ricchi di fibre e vitamine, soprattutto C, B, magnesio, enzimi e probiotici. Anche le erbe adattogene aiutano in questo senso: si tratta di integratori alimentari che proteggono l’organismo, stimolano il sistema immunitario e, soprattutto, favoriscono l’equilibrio degli ormoni e combattono lo stress, stabilizzando il cortisolo e gli zuccheri nel sangue.

Infine, non sottovalutiamo l’intestino: una buona salute gastrointestinale è fondamentale per l’equilibrio ormonale poiché una carenza di probiotici nell’intestino aumenta il rischio di squilibrio ormonale. Via libera quindi al consumo di kefir e verdure fermentate, eliminando dalla dieta gli alimenti trasformati o gli oli idrogenati, che fanno male all’intestino e intralciano la produzione degli ormoni.

Giulia Mandrino

La tecnologia è bivalente: è comodissima, è utile, è importante per le connessioni, per le informazioni e per la cultura, per la scienza e per tutti gli ambiti umani. Ma dall’altra parte è anche pericolosa (ve lo abbiamo spiegato qua), anche per il fatto di allontanarci dalle nostre radici, non solo dalla vita all’aperto ma anche da tutti quei gesti naturali e secolari che rendono l’essere umano ciò che è. Ad esempio? La scrittura.

Ok, i nostri bambini a scuola imparano a scrivere in maniera “analogica”. Ma da un certo punto in poi la vita porta tutti, ormai, a scrivere quasi esclusivamente su tastiere e schermi, abbandonando così la scrittura. E quando utilizziamo poco la scrittura tendiamo ad utilizzare quella più semplice, dello stampato maiuscolo e dello stampatello minuscolo, lasciando indietro quella più importante, il corsivo. Ma il corsivo è davvero fondamentale, sapete?

Tornare al corsivo per allenare mente e anima: perché è necessario tornare alla scrittura manuale diminuendo quella digitale per fare del bene al nostro cervello e al nostro benessere mentale

I nostri bambini non usano più le mani. Non, almeno, come le utilizzavano i nostri avi e nemmeno come le utilizzavamo noi, che non siamo nati con il digitale. Loro, d’altro canto, sono effettivamente nativi digitali. Sono nati in un mondo nel quale gli schermi sono in ogni casa (e non parliamo della tv, ma dei computer, degli smartphone e dei tablet), e di conseguenza ormai è normale vedere bimbi di due o tre anni pigiare tasti e toccare schermi meglio di noi.

Sono skill, queste, di certo importanti: cresceranno già capaci di utilizzare le tecnologie che muovono il mondo. Ma dall’altra parte c’è un pericolo, ovvero quello di non sapere utilizzare invece le loro mani e la loro mente come dovrebbero. Pensiamoci: sono tantissimi i gesti ormai abbandonati che noi invece compivamo. Imparare le lettere scorrendo il dito su un giornale, disegnare con una matita su un foglio e non con un dito su un tablet, ascoltare la musica riavvolgendo le cassette con una matita e non pigiando un’icona…

La manualità fine, in altre parole, non viene stimolata come una volta e questo ha portato inevitabilmente a problemi diffusi di disgrafia, ovvero di difficoltà a scrivere a mano. La disgrafia (o disturbo dell’espressione scritta) colpisce il 20% degli studienti (soprattutto maschi), ragazzi che pur essendo capaci di scrivere al computer, navigare in internet e scattare fotografie digitali si trovano in estrema difficoltà quando devono scrivere con la matita e con la penna. Non solo: questa incapacità si estende a tutte le azioni manuali, come l’allacciarsi le scarpe, ad esempio, l’andare in bicicletta, l’arrampicarsi. Perché? Semplicemente perché i bambini passano più tempo sui tablet che nella vita reale.

Ma cosa c’entra la scrittura a mano e in corsivo con tutto questo? C’entra. A dirlo è un articolo pubblicato su Psychology Today, "Perché la scrittura manuale può renderti più intelligente": alcuni scienziati hanno scoperto che imparare a scrivere il corsivo (e a leggerlo) è fondamentale per lo sviluppo cognitivo poiché aiuta il cervello con la “specializzazione funzionale”, ovvero la capacità di ottimizzare l’efficienza. Imparando a scrivere in corsivo, il cervello mette in moto varie capacità, dal controllo del movimento al pensiero più puro, e moltissime aree cerebrali vengono attivate.

Scrivere attraverso una tastiera non è la stessa cosa: non c’è controllo della motricità fine, non c’è una così alta coordinazione occhio-mano, e soprattutto non c’è così tanto pensiero coinvolto. Non c’è nemmeno troppo esercizio per imparare a farlo, o almeno non tanto quanto quello coinvolto nella scrittura in corsivo. E alcuni studi (come questo) lo dicono chiaro: prendere appunti su tastiera non è così efficace come prenderli a penna.

Il corsivo, ormai, sta scomparendo, pare. I bambini e i ragazzi non sanno più leggerlo, né tantomeno scriverlo. Ma il corsivo è importantissimo, poiché diverso dallo stampatello, più complesso, più veloce, più da decodificare. Il pensiero è coinvolto molto di più rispetto allo scrivere con il computer o in stampato. Le lettere si legano a seconda di chi hanno davanti e dietro, vanno riconosciute. E poi è più veloce.

A conferma di tutto questo c’è un libro molto interessante, “Il corsivo, encefalogramma dell’anima” di Irene Bertoglio e Giuseppe Rescaldina, un saggio che mette in luce come il corsivo sia di fondamentale importanza per la vita. Anche gli autori portano studi scientifici (come quello che svela come per scrivere in stampato, in corsivo e su tastiera si attivino schemi cerebrali diversi e separati e come i bambini che imparano il corsivo sviluppino più memoria e comprensione rispetto agli altri), ma parlano anche di come l’abbandono della scrittura a mano rischi di farci perdere funzioni del cervello antiche e importanti, pregiate e preziose, così come di farci perdere l’autodisciplina, il pensiero critico, la creatività individuale e l’originalità.

Esatto, l’originalità: vogliamo mettere il piacere di scrivere bene, correttamente, con una nostra scrittura riconoscibile, rispetto all’anonimato di caratteri uguali su tutti gli schermi di tutte le persone del mondo? Ah, i bei tempi in cui potevamo ancora dire: “Sì sì, riconosco la tua scrittura!”.

Giulia Mandrino

Nel mondo della puericultura non esistono solo i pannolini usa e getta “tradizionali” e quelli lavabili. I secondi sono di certo molto più sostenibili dei primi, e ve ne abbiamo parlato molte volte. Ma per chi con questi non si trova bene e vuole unire comodità ad ecosostenibilità c’è un’altra soluzione, che approviamo appieno.

Si tratta dei pannolini ecologici, dei pannolini usa e getta biodegradabili, naturali e compostabili. Ecco quindi la nostra guida definitiva ai pannolini ecologici per conoscerli meglio e per comprarli in maniera sicura.

I pannolini ecologici, cosa sono e dove comprarli: l’alternativa ai pannolini usa e getta e ai pannolini lavabili sono i pannolini usa e getta ecosostenibili

Come accennato, i pannolini ecologici sono pannolini usa e getta che si differenziano dai soliti pannolini non-ecologici per il materiale in cui sono composti. Generalmente, infatti, i pannolini ecologici sono composti da un polimero ottenuto dagli zuccheri del mais che consente di creare una fibra naturale totalmente biodegradabile e compostabile (non sintetica come quella dei pannolini usa e getta normali, che per biodegradarsi impiega 500 anni!). In alternativa possono essere realizzati in Mater B, un differente tipo di polimero ricavato da varie fonti vegetali. Questo polimero è formato da granuli che permettono di lavorarlo in maniera molto simile alla plastica, ma con benefici molto maggiori in termini di salute e attenzione all’ambiente. Anche il Mater B è infatti biodegradabile e compostabile.

I pannolini ecologici sono quindi l’alternativa perfetta per i genitori che non vogliono rinunciare alla comodità tradizionale dell’usa e getta, pensando però comunque all’ambiente (azzerando di fatto i rifiuti non riciclabili prodotti dal cambio pannolino, che con gli usa e getta normali è la prima causa di inquinamento quando abbiamo un bambino piccolo in casa) e alla salute dei propri figli. Sì, esatto, anche la salute e non solo la natura. Perché utilizzando i pannolini ecologici si evita di fare entrare a contatto costantemente la pelle dei bambini con la plastica dei soliti pannolini, che, per quanto traspirante non lo sarà mai quanto una fibra naturale. Per non parlare degli agenti chimici, dei coloranti e delle profumazioni contenute.

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Se cerchiamo quindi un prodotto naturale per avvolgere la pelle dei nostri bambini questi pannolini sono l’ideale. Come i pannolini usa e getta sono molto comodi e hanno una tenuta assorbente invidiabile ma allo stesso tempo sono molto traspiranti e danno molte meno irritazioni al sederino.

Noi li consigliamo a tutti, ma soprattutto a chi ha a cuore l’ambiente ma non ha il tempo per stare dietro al lavaggio dei pannolini lavabili. I pannolini ecologici sono una scelta rispettabilissima, che permette di non tradire i propri valori e di tenere sempre sotto controllo la produzione dei rifiuti casalinghi. E anche chi è abituato ad utilizzare i pannolini lavabili troverà comodità, poiché potrà alternarli nei momenti nei quali i lavabili risultano scomodi (in vacanza, con la baby sitter, dai nonni, nelle giornate in cui stiamo fuori tutto il giorno…).

E dove si comprano i pannolini usa e getta ecologici e biodegradabili? Spesso i negozi di puericultura naturale e bio li vendono. Ma in alternativa possiamo affidarci a internet. Noi, ad esempio, li prendiamo su Mi Scappa La Pipì, un e-commerce intuitivo e comodo che raccoglie le migliori marche di pannolini ecologici (a prezzi convenienti). Troviamo Andy Pandy, Love & Green, Eco by Naty, Kit & Kin…

A seconda della marca potremo trovare il pannolino che più fa al caso nostro: ci sono i pannolini in bambù, quelli in polpa di legno biodegradabile, quelli in cellulosa sbiancata senza cloro… Basterà provarli e poi capire quale sia il migliore per il nostro bambino in base alla forma anatomica, al grado di assorbenza e al materiale con il quale sono prodotti (che in ogni caso, come dicevamo, sarà molto, ma molto meno irritante di quello dei soliti pannolini, perché privo di ftalati, metalli pesanti e sostanze tossiche e poiché sempre ipoallegenico!).

Giulia Mandrino

Che la vita cambi con un figlio è innegabile. Ma anche un secondo bambino porta degli stravolgimenti, alcuni visibili e tangibili, altri più sottili, che tuttavia si manifestano quasi per forza. E non parliamo solo delle abitudini, delle difficoltà che si aggiungono quando i figli diventano più di uno (spesso di età differenti e quindi con bisogni diversi), ma anche della visione dell’essere genitori.

Insomma: l’arrivo del secondo figlio porta dei cambiamenti non solo per quanto riguarda le abitudini e la quotidianità ma anche per quanto riguarda l’educazione e l’essere genitori, pur mantenendo invariate la propria visione della vita e della genitorialità.

Come cambia l’essere genitori con l’arrivo del secondo figlio: il tempo diminuisce, il gioco ne risente, ma l’amore non cambia

Sono molti i genitori che con l’arrivo del primo figlio si sono trovati spiazzati e spaventati per i cambiamenti che questo comportava, e sono altrettanti quelli che hanno provato lo stesso senso di paura (una paura buona) con l’arrivo del secondo figlio. I dubbi sono molti: amerò entrambi con la stessa passione? Riuscirò ad essere presente con entrambi soddisfacendo i loro bisogni? Riuscirò a dormire e ad avere un po’ di tempo per me? Come organizziamo la casa ora che saremo molti di più?

Le domande si altalenano tra quelle riguardanti le abitudini e la quotidianità e quelle riguardanti l’amore e l’educazione. E per quanto le idee di fondo rimangano le stesse (perché l’idea di genitorialità che uno ha si rafforza e si aggiusta con il primo figlio, ma probabilmente rimarrà la stessa: chi punta all’attachement parenting continua su quella via, chi ha scelto l’autosvezzamento probabilmente lo userà anche nel caso del secondo figlio e così via) l’atteggiamento inevitabilmente cambierà.

Insomma: con l’arrivo del secondo figlio ci sono paure e ci sono punti fermi, ci sono sicurezze (quelle date dal primo figlio) e ci sono cambiamenti. E alcuni fanno anche sorridere: in quanti con il primo figlio erano super apprensivi e con il secondo tutto diventa più scorrevole? In quanti al primo bimbo hanno scattato mille mila foto e del secondo fanno fatica a trovarne? È normale.

Uno studio pubblicato sulla rivista “Social Development rivela proprio questo, e cioè come, con l’arrivo del secondo figlio, i genitori mantengano le stesse idee genitoriali che avevano con il primo ma, allo stesso tempo, cambino atteggiamento e tendano a cambiare il proprio modo di essere genitori.

I ricercatori hanno messo nero su bianco certi atteggiamenti. Sì, le mamme che hanno giocato moltissimo con il primo figlio ammettono di aver giocato meno con il secondo. E questo porta i primogeniti ad essere più attaccati e disponibili emotivamente ai genitori e i secondi figli ad essere un pochino meno “sociali” in famiglia.

Sembra terribile, ma un po’ è inevitabile. Perché? Perché manca il tempo, e questo è innegabile. E per quanto un genitore tenda a lasciare andare un pochino di più il primogenito nel momento in cui arriva il secondo, lasciandogli così anche la possibilità di sviluppare indipendenza, il tempo manca comunque e tutto, in famiglia, va bilanciato. Non sono errori, sono semplicemente fatti inevitabili.

Tutte le mamme e tutti i papà cercano di coinvolgere i bambini allo stesso modo, di dedicare la stessa quantità di attenzioni, di non creare gelosie, di esserci per entrambi (o per tutti e tre, quattro, cinque…). E questo i bambini lo sanno. Semplicemente, è verissimo che la vita con due o più figli cambia, e non dobbiamo e non possiamo sentirci in colpa perché gli equilibri variano.

I luoghi comuni quindi hanno una base di verità: con il primo figlio giochiamo, fotografiamo, ci siamo sempre. Con il secondo ci siamo un po’ di meno, e il tempo dedicato al primogenito, magari con un po’ di gelosia, ne risente. L’equilibrio è labile, ma è un equilibrio naturale, e nel nostro cuore sappiamo che stiamo dando il giusto, perché stiamo dando tutti noi stessi.

Ma l’altra verità è altrettanto semplice: l’amore non cambia, ma si moltiplica. Non si divide, ma si espande. E non è il tempo a determinare la qualità dell’educazione o la quantità di amore, ma è il modo in cui sfruttiamo questo tempo, la qualità dei momenti vissuti insieme. E i bambini questo lo sanno.

Giulia Mandrino

Ricetta tipica del Libano, il Fattoush è un piatto di contorno che ci piace moltissimo, un'insalata a base di verdure crude, menta e pane pita che si prepara in un attimo e che si condisce semplicemente con olio e limone. Accompagna tutti i piatti di pesce e verdure ed è sana, oltre che deliziosa.

La ricetta del Fattoush: come preparare l'insalata libanese con pomodori, menta, pita e insalata

 

Sara

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Cecilia

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