10 oggetti Hygge per quest’autunno

Giovedì, 11 Ottobre 2018 13:09

L’autunno è fatto per l’Hygge e l’Hygge è fatto per l’autunno: stare bene nella propria casa con confortevolezza, coccole e calore è una filosofia nordica che ormai abbiamo adottato anche noi. E non serve moltissimo, non serve stravolgere la casa. Bastano pochi elementi per far sì che i nostri appartamenti e le nostre case acquistino quell’atmosfera nordica, poetica e calda che ci fa venire voglia di accoccolarci sul divano tutti insieme con giochi in scatola, libri e bevande calde in tazze giganti!

Ecco quindi una selezione di oggetti super Hygge che abbiamo trovato su Lionshome, che piazzati qua e là in casa ce la faranno amare ancora di più.

10 oggetti Hygge per quest’autunno: come trasformare la casa in un ambiente super Hygge con pochi pezzi d’arredamento

Il cuscino peloso

Niente di più coccoloso di un cuscino morbido e peloso: piazzato sul divano renderà la seduta ancora più confortevole e calda. Possiamo abbracciarlo, utilizzarlo come cuscino sotto la testa o semplicemente sfruttarlo come bellissimo pezzo di design.

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Il forno olandese

Con questa casseruola potremo preparare tutti i nostri piatti autunnali e invernali preferiti, con un tocco super nordico. Se abbiamo un camino in casa, possiamo utilizzarla direttamente sul fuoco oppure appoggiarla sulle ceneri, cucinando tutti insieme attorno al fuoco in un’atmosfera davvero favolosa.

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Il cuscino all’uncinetto

Il lavoro a maglia è super Hygge, non ci sono dubbi, e i cuscini e le coperte realizzati con questa tecnica danno subito un’idea di calore profondo in casa. Se tuttavia non siamo capaci di utilizzare ferri e uncinetto ma amiamo alla follia gli elementi dal sapore “artigianale”, ecco un cuscino perfetto e bellissimo.

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La coperta caldissima e di design

Grigia in perfetto stile nordico e decorata con deliziose frange, la coperta trovata su Lionshome appoggiata sul divano (anche in maniera disordinata! L’Hygge non è perfezione) renderà il salotto magico e bellissimo.

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Il calendario dell’Avvento

Non è mai troppo presto per pensare al Natale e il calendario dell’avvento fa assolutamente al caso nostro: appendiamolo in cucina o in salotto, attendiamo il primo dicembre e poi divertiamoci per tutto il mese con i bambini a scoprire cosa si cela dietro ad ogni finestrella.

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Il poster Hygge

“In questa casa siamo felici e hygge!”: una frase bellissima e perfetta per noi amanti dello stile scandi, da appendere in una bella cornice di legno oppure direttamente alla parete con del washi tape.

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Candele

Bastano poche candele per rendere l’atmosfera calda e accogliente, sfumando le luci di casa in maniera più romantica. Quelle che preferiamo? Queste, che in realtà sono a LED e che quindi sono super sicure anche con i bambini piccoli in casa.

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Set di timbrini

Disegnare sul pavimento davanti al camino o davanti al divano avvolti dalle coperte è la tipica serata che amiamo con i bambini. Per variare un po’ la creatività, noi amiamo i timbri: ecco qui un esempio di set di timbrini davvero magico e hygge, che riporta il pensiero alla natura e che fa impazzire i bambini.

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Un pouf caloroso

Morbido, all’uncinetto e super scandi: il pouf tondo permette non solo di appoggiare i piedi ma anche di sedercisi sopra o, nel caso dei bambini, di utilizzarlo come un tavolino alternativo. E lo stile lo rende perfetto per l’atomosfera hygge che vogliamo creare a casa.

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Una mini serra

L’Hygge è fatto anche di amore e contatto con la natura. Anche in casa e anche nei mesi più freddi. Una piccola serra in cucina o in salotto può quindi portare il verde in casa, rendendola più romantica, accogliente ed ecologica.

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Giulia Mandrino

Il topinambur è un'alternativa molto buona alle solite patate. E facendolo in padella otterremo lo stesso risultato, con fettine super somiglianti alle patatine ma super saporite e meno pesanti.

Topinambur al prezzemolo: la ricetta del topinambur a fettine in padella

 

Zucca e pollo, un connubio perfetto, per un piatto con una carne leggera e tutto il sapore dell'autunno. E poi è super semplice da preparare!

Pollo alla zucca: la ricetta del pollo con pezzi di zucca dal sapore autunnale

 

Fare il bagnetto è per alcuni bambini un momento rilassante, per altri una gioia e per altri ancora una tortura. In ogni caso possiamo renderlo molto più divertente, facendo del bagnetto un momento di gioco e spensieratezza!

Ecco quindi la nostra selezione dei giochi più belli da fare durante il bagnetto, per bimbi che amano divertirsi e per bimbi che non amano lavarsi nella vasca. Ma che si ricrederanno!

10 giochi da acquistare per divertirsi facendo il bagnetto: la nostra selezione di giochi per il bagno per rendere il lavaggio un momento divertente

Puzzle per piastrelle

Questo puzzle è fantastico perché i pezzi si possono attaccare alle piastrelle senza fare disastri e si possono bagnare quanto vogliamo! Il planisfero, poi, è un motivo bellissimo che diventa anche un momento di educazione per i bambini.

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Nuvolette che spruzzano

Per i bimbi più piccoli che amano forme e colori, ecco le nuvole, le gocce e gli arcobaleni che spruzzano acqua quando riempiti e schiacciati. Divertente e pure utile, perché permette, come i travasi, di sviluppare la forza delle manine.

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Il set per la pesca

A chi non piaceva la pesca, da piccoli? A tutti! È un gioco molto divertente (acquistabile qui) che aiuta il bambino a concentrarsi e ad usare la sua manualità in maniera precisissima.

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Le classiche letterine

Per imparare anche durante il bagnetto, ecco le letterine galleggianti per scrivere parole sull’acqua.

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La fabbrica di gelati con la schiuma

Quanto è bella questa fabbrica di gelati? Riempiendo con acqua e sapone il contenitore i bambini potranno divertirsi a riempire i coni con la schiuma bianca e trasformare la vasca in una gelateria con i fiocchi.

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Set di tubi per il travaso

I travasi sono importantissimi per la crescita e questi tubi di differenti forme sono divertenti e utili. Si possono combinare e utilizzare in maniera differente e i bimbi di divertono a guardare come scorre l’acqua a seconda delle diverse tubature in cui passa.Li trovate qui.

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Gli animali per i bimbi che amano la natura

Per i bambini appassionati di natura ecco un altro gioco per il bagnetto molto classico ma sempre gradito: gli animali con i quali giocare e inventare storie facendoli anche immergere in acqua insieme a noi.

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I libri galleggianti

La passione per la lettura la si trasmette anche abituando i bambini all’oggetto-libro. Ecco perché questi libri galleggianti sono una buonissima idea: non solo per imparare a leggere, ma per fare capire che i libri possono sempre essere un divertimento, un piacere e una gioia.

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La trombetta a acqua

Riempiendo le fialette inferiori di questa trombetta i bimbi possono creare armonie e musiche durante il bagnetto. Geniale, no? Potete acquistarla qui.

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Giulia Mandrino

 

La normativa per i seggiolini in bicicletta

Mercoledì, 10 Ottobre 2018 08:19

La bicicletta dovrebbe essere il mezzo di trasporto per eccellenza. Veloce, ecologica e sana, ci permette di spostarci praticamente dappertutto. Visti i benefici (sulla persona e sull’ambiente) dell’utilizzo della bicicletta, dovremmo abituare quindi i bambini sin da piccolissimi al suo uso, non solo insegnandogli a guidarla ma anche utilizzando la bici al posto della macchina, trasportando quindi i bambini sulla nostra bicicletta, nel seggiolino.

Ma quali sono le regole? Come far sì che il viaggio in bicicletta con i bambini avvenga in tutta sicurezza? Il codice della strada in questo senso ci viene incontro, con le sue regole che aiutano a stabilire tutte le procedure di sicurezza e a scegliere gli elementi più sicuri e omologati per la nostra bicicletta con seggiolino.

La normativa per i seggiolini in bicicletta: quali seggiolini da bicicletta scegliere e come posizionarli per viaggiare in tutta sicurezza con i nostri bambini

Innanzitutto, la prima regola (dettata dal buon senso ma anche dal codice della strada, dato che le bici sono regolamentate proprio come le automobili) è considerare sempre la bicicletta come un mezzo di trasporto, che si muove su strada, e che ha quindi bisogno di attenzione.

L’articolo del codice della strada che regolamenta i seggiolini per bambini su bicicletta è l’articolo 68, come 5, che dice che “I velocipedi possono essere equipaggiati per il trasporto di un bambino, con idonee attrezzature, le cui caratteristiche sono stabilite nel regolamento”.

Secondo questo regolamento per il trasporto di bambini, specifica che è consentito “il trasporto di bambini fino ad otto anni di età su appositi seggiolini, composti da:


- sedile con schienale;


- braccioli: possono essere omessi nel caso di fissaggio del seggiolino esclusivamente in posizione posteriore al conducente, ma solo per trasporto di bambini di età superiore ai quattro anni, ed ovviamente inferiore agli otto anni;


- sistema di fissaggio al velocipede, che ne impedisca lo sganciamento accidentale;


- sistema di sicurezza del bambino, costituito da bretelle o cintura di contenimento e da una struttura di protezione dei piedi del bambino, che impedisca il contatto dei piedi con le parti del velocipede in movimento".

Il seggiolino, inoltre, non deve intralciare la visuale di chi sta conducendo la bicicletta, né la libertà di manovra. E a trasportare un bambino deve essere obbligatoriamente un adulto di età uguale o superiore a 18 anni.

Tra i seggiolini per bicicletta per bambini consentiti troviamo quelli omologati per il montaggio in posizione anteriore per i bambini fino ai 15 kg. Anteriormente, quindi il seggiolino può essere installato solo per i bimbi più piccoli. Al superamento dei 15 kg i bambini andranno posizionati posteriormente (fino ai 25 kg).

Per quanto riguarda il numero di bambini trasportabili con seggiolino, il codice della strada stabilisce che è possibile portarne fino a due per volta, fino a 10 anni di età.

Infine, interessante è capire cosa dica il codice della strada riguardo ai rimorchi per il trasporto di persone, come quelli delle cargo bike per famiglie. In questo caso il rimorchio deve essere necessariamente omologato per il trasporto di persone e non solo per il trasporto di cose (solitamente fino ai 50 kg).

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https://cupofjo.com/2015/09/riding-bikes-with-two-three-kids-brooklyn/

Infine, non dimentichiamo i caschi: devono sempre, sempre, sempre essere portati, sia dal conducente che dai bambini!

Giulia Mandrino

I più bei sacchi nanna da fare a maglia

Martedì, 09 Ottobre 2018 13:26

Se avete un po’ di manualità e se il lavoro a maglia è tra le vostre passioni, certamente avrete creato delle meraviglie per il corredino per il vostro bambino e il suo armadio sarà pieno di piccole chicche fatte a mano, tra calzini, scarpine, sciarpe e maglioncini.

Ma il lavoro a maglia ci permette di fare anche qualcosa di diverso dal solito, qualcosa di davvero molto utile, differente dalle solite copertine per bambini: il sacco nanna.

Il sacco nanna è una coperta per bambini davvero utile, che fa sì che non si scoprano durante la notte, che stiano bene al caldo e che non si coprano il viso con lenzuola e coperte rischiando di soffocare. Si può usare nel lettino o nel passeggino. E se volete tutte le informazioni, potete leggere il nostro articolo dedicato ai sacchi nanna.

Ecco quindi una selezione di sacchi nanna a cui ispirarsi per fare a casa, sferruzzando, questo favoloso elemento indispensabile per ogni genitore.

I più bei sacchi nanna da fare a maglia: i sacchi nanna lavorati a maglia a cui ispirarsi per un sacco nanna fai-da-te

All’uncinetto

Su questo fantastico sito trovate tutte le spiegazioni per realizzare questo nanna all’uncinetto completo di cappuccio (comodissimo!), con bottoni e interno in cotone.

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A bozzolo

Questo sacco nanna è semplicissimo, dalla forma facile facile che ricorda un piccolo bozzolo per il nostro bambino. Possiamo utilizzare un pattern per cappellini di lana, allungando i lati in modo da renderlo lungo quanto l’altezza del nostro bambino.

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http://comfortwool.blogspot.com/2010/01/owlie-sleep-sack.html

Anche questo è a bozzolo e a questo indirizzo trovate il pattern scaricabile gratuitamente!

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Da un vecchio maglione

Con un vecchio maglione liso o che non portiamo più perché presenta uno stile troppo antiquato possiamo ricavare un sacco nanna davvero bellissimo, con le maniche corte e con cerniera sul fondo. Trovate qui tutte le istruzioni.

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A stella

Anche questo è all’uncinetto ed è delizioso: a forma di stella, renderà il nostro bambino un piccolo principe. A questo indirizzo trovate il pattern gratuito.

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Patatina fritta

Questo è davvero simpaticissimo, e anche questo caso il pattern è gratuito! (Lo trovate qui). Si realizza all’uncinetto.

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A sirenetta

Infine, questo meraviglioso sacco nanna che trasforma i nostri bimbi in affascinanti sirenette. In questo caso si realizza con la macchina da cucire, utilizzando anche vecchi scampoli da riciclare. A questo indirizzo trovate tutte le istruzioni passo passo illustrate.

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Se vi piacciono i sacchi nanna, ecco altri articoli che potrebbero interessarvi:

 

Giulia Mandrino

Il classico pesto al basilico è uno dei nostri sughi preferiti. Piace molto ai bambini, solitamente, ed è semplicissimo da preparare al momento a casa (qui trovate la ricetta). In inverno, tuttavia, se non abbiamo la nostra piantina di basilico in casa è difficile trovare il basilico, un’erba aromatica tipicamente estiva. E poi è bello variare il gusto ogni tanto! E la buona notizia è che la ricetta del pesto ben si presta ad essere declinata in altre maniere, sfruttando di volta in volta ingredienti di stagione.

Ecco quindi la nostra lista di pesti alternativi che possiamo preparare in inverno con le verdure (e la frutta! Vedrete…) disponibili al mercato in inverno.

10 pesti invernali: da quello di cavolo nero al pesto di agrumi, i sughi freddi per condire la pasta da preparare in casa

Pesto di cavolo nero

Servono 100 grammi di foglie fresche di cavolo nero, 20 grammi di olio evo, 20 grammi di nocciole, un pizzico di sale grosso e dell’acqua di cottura. Dopo aver fatto bollire per tre minuti le foglie (pulite e tagliate senza la costa centrale) del cavolo nero, mettiamolo in un mixer con gli altri ingredienti. Frulliamo tutto (aggiustando la consistenza con un goccio di olio, se necessario), aggiungiamo a piacere qualche spezia e utilizziamo per condire il nostro sugo!

Pesto di radicchio

Il radicchio rosso con il suo sapore amarognolo non è solo un buon contorno, ma è anche una verdura perfetta per condire la pasta. Prendiamone 100 grammi e mettiamolo a bagna per un’ora, quindi strizziamolo e tagliamolo a striscioline. Mettiamolo nel frullatore con 30 grammi di pinoli, qualche foglia di basilico, 20 grammi di olio evo, due cucchiai di pecorino grattugiato e un pizzico di sale, quindi frulliamo e utilizziamo il sugo per condire la pasta, aggiungendo un cucchiaio di acqua di cottura per ammorbidirlo.

Pesto alle noci

Sgusciamo 50 grammi di noci quindi inseriamole in un frullatore insieme a 170 grammi di ricotta, 5 cucchiai di olio extra vergine di oliva e 5 cucchiai di pecorino grattugiato. Frulliamo tutto et voilà! Se vogliamo un pesto più cremoso continuiamo a frullare aggiungendo anche un paio di cucchiai di acqua di cottura della pasta, altrimenti lasciamolo più rustico.

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Pesto di cavolfiore

Con il cavolfiore bianco otterremo un sugo cremoso, saporito e candido. Laviamone 400 grammi, quindi tagliamo le cimette e mettiamole in forno a 200 gradi per circa 25 minuti. Togliamole dal forno e frulliamole insieme a tre cucchiai di olio evo, due cucchiai di pecorino grattugiato e 20 grammi di pinoli (o, in alternativa, nocciole o anacardi).

Pesto di broccoli

Simile al pesto di cavolfiore, è molto più verde e leggermente differente nei sapori. Il procedimento è comunque lo stesso: basta variare l’ingrediente base scegliendo un broccolo verde.

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Pesto di bietole

Prendiamo 500 grammi di biete e bolliamole per cinque/dieci minuti, fino ad ammorbidirle un po’. Quando pronte, inseriamole nel boccale di un mixer insieme a 20 grammi di noci, 3 cucchiai di olio evo e due cucchiai di pecorino grattugiato, con un pizzico di sale. 

Pesto di rucola

È il più simile al pesto genovese al basilico e in effetti basta sostituire al basilico la rucola. Frulliamo quindi 100 grammi di rucola fresca con 3 cucchiai di pecorino grattugiato, 20 grammi di pinoli, tre cucchiai di olio evo e un pizzico di sale.

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Pesto di cime di rapa

Amarognole come il radicchio, le cime di rapa permettono di preparare un sugo scuro, corposo e saporit0. Mettiamo a bollirle tre manciate per qualche minuto (fino a che risulteranno morbide) e scoliamole. Frulliamole poi con 30 grammi di noci, due cucchiai di ricotta, un filo di olio evo e un pizzico di sale.

Pesto di agrumi

Eccolo, il pesto di frutta: è il nostro pesto di agrumi. Che sembra bizzarro, ma che in realtà è davvero delizioso! La ricetta? La trovate qui.

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Giulia Mandrino

Quello dell’arrossamento all’inguine nei bambini è un problema frequente. Le cause possono essere svariate (irritazioni o infezioni), ma la costante è l’attenzione che dobbiamo porvi. Già, perché non è solo un fastidio per il bambino, ma è anche sintomo di qualcosa che deve essere necessariamente risolto, perché se trascurato potrebbe portare a infezioni e problemi molto più importanti e rischiosi.

Come fare quindi per riconoscere i motivi dell’arrossamento all’inguine e come fare per risolvere la situazione?

Arrossamento all’inguine nei bambini, perché e come fare: irritazioni e micosi inguinale tra le cause dell’inguine arrossato nei bambini

Innanzitutto, la prima cosa da fare è una visita dal pediatra, che saprà certamente riconoscere il problema e ci indirizzerà verso il trattamento giusto. Tuttavia possiamo provare a capire anche noi di cosa si tratti quando ci troviamo di fronte all’inguine arrossato nei nostri bambini.

Il primo pensiero è naturalmente il pannolino. Effettivamente il pannolino non aiuta: soprattutto quelli sintetici rendono la zona un ricettacolo di batteri e funghi a causa della poca traspirazione della pelle e la conseguenza è questo fastidioso arrossamento, che può dare anche prurito. La prima accortezza, quindi, è quella di sceglier pannolini traspiranti il più possibile naturali, o ancora scegliere quelli biodegradabili (più traspiranti dei classici usa e getta) o quelli lavabili.

In generale si parla di dermatite da pannolino, o eritema da pannolino, intendendo quell’infiammazione della cute del bambino proprio nella zona dell’inguine, dei genitali e del sedere. Si manifesta solitamente tra i 9 e i 12 mesi di vita, quando i bambini restano spesso seduti, schiacciando così sulla pelle il pannolino (pulito o sporco che sia), e compare in poco o pochissimo tempo: dopo i primi segnali di arrossamento, solitamente la situazione peggiora nel giro di un paio di giorni.

L’irritazione si presenta come un rash cutaneo con chiazze più o meno rosse, spesso calde al tatto e a volte gonfie, in vari punti della zona colpita (soprattutto attorno alle natiche, sulla zona genitale e a volte sulla parte bassa della schiena). I bambini sentono bruciore e prurito (anche se può capitare che, al contrario, non gli causi alcun problema a livello di sensazioni), ed è davvero fastidioso, oltre che insalubre.

I motivi di questa dermatite da pannolino sono vari: come dicevamo, l’ambiente umido del pannolino in primis, che favorisce il ristagno di batteri e che porta la pelle alla macerazione e a lasciare passare le sostanze irritanti; c’è poi il contatto con la pipì e con la pupù (e infatti i bambini soggetti a dissenteria ne soffrono maggiormente, proprio perché nei periodi di diarrea il problema si fa più pesante, così come i bambini allattati al seno ne soffrono meno, poiché il pH delle loro feci è più basso); oppure è allergia da contatto, dovuta a certi elementi contenuti nei pannolini sintetici (come le sostanze usate per ammorbidirli o per profumarli), nelle creme utilizzate o nei detergenti usati per lavare il sedere. Per capirlo, bisognerà effettuare un test per le allergie.

Spesso tuttavia non si tratta di una semplice irritazione fine a se stessa, ma l’arrossamento è dato dai funghi che si annidano in questa zona. In questo caso il problema ha un nome: potrebbe essere micosi inguinale, oppure candidiasi. Per individuarla, tuttavia, c’è bisogno di un tampone, che evidenzierà quali funghi sono presenti e aiuterà nella formulazione del trattamento (da parte del pediatra).


Per evitare l’insorgenza di questi arrossamenti all’inguine nei bambini basta prendere alcuni accorgimenti. Dobbiamo sempre tenere la pelle bene asciutta, quindi asciugando bene con dei panni in cotone che non graffino la pelle e cambiando spesso il pannolino (evitando che urina e feci rimangano a contatto con la pelle); dobbiamo lavare il sederino con detergenti naturali e delicati; è preferibile scegliere pannolini più traspiranti, quindi prodotti con materiali più naturali; è consigliato, infine, utilizzare creme topiche protettive dopo il lavaggio (ma solo sulla pelle super asciutta) ed evitare di utilizzare le salviettine umide usa e getta per bebè, pericolose perché, appunto, lasciano i genitali umidi, se non asciughiamo molto bene.

In caso di dermatite, oltre a chiedere il consiglio del medico pediatra e a seguire le sue indicazioni terapeutiche, possiamo aiutare i bambini lasciandoli a culetto scoperto senza pannolino in casa, lasciando così che la pelle traspiri. Cambiamo poi il detersivo del bucato, scegliendone uno non aggressivo, cambiamo i detergenti per la cura del sedere (optando per quelli naturali e delicati, per il pH specifico dell’inguine dei bambini) e aggiungiamo del bicarbonato nell’acqua del bagnetto (che rende più alcalina l’acqua, e in questo modo abbassa l’acidità dell’eruzione cutanea).

Per migliorare la situazione possiamo anche curare l’alimentazione dei bambini (perché anche questo potrebbe influire sull’arrossamento): meglio evitare zuccheri e cereali raffinati, preferendo probiotici e alimenti ricchi di fibre integrali, che migliorano la vita dell’intestino influenzando positivamente anche la salute della pelle inguinale.

Giulia Mandrino

L’olio d’oliva è uno dei prodotti cardine della dieta mediterranea e l’Italia è uno dei maggiori produttori al mondo, più precisamente il secondo, dopo la Spagna. Il consumo dell’olio d’oliva contribuisce a mantenerci in salute e a rendere più appetitosi i piatti che consumiamo, ma dobbiamo fare attenzione alla tipologia di olio che acquistiamo, perché non tutti gli oli estratti dall’oliva sono uguali.

Le tipologie di olio d'oliva e come degustarli: di olio d'oliva non ce n'è uno solo e conoscere le tipologie significa scegliere consapevolmente

Tra le varie tipologie di olio ritroviamo l’extra vergine, il vergine, l’olio di oliva e l’olio di sansa di oliva. Un altro olio derivante dalle olive è il lampante, il quale non può essere commercializzato come olio alimentare se non dopo processi chimici e fisici di rettificazione.

L’olio extravergine di oliva

Si tratta dell’olio di categoria superiore, che si ottiene esclusivamente attraverso procedimenti meccanici, la pressatura della pasta delle olive, ovvero delle olive macinate. Questa tipologia di olio per poter essere definita tale deve rispettare dei requisiti di natura chimica e organolettica:

  • Le analisi chimiche sono volte ad identificare lo stato di ossidazione dell’olio, che deve essere molto basso e si misura attraverso parametri quali l’acidità libera (inferiore allo 0.8%), numero di perossidi (minore di 20 meq O2 per Kg) e valori di spettrometria (K232 minore di 2.50, K270 minore di 0.22 e la loro differenza minore di 0.01).
  • L’analisi sensoriale viene svolta da gruppi di assaggiatori addestrati e riconosciuti dal ministero dell’agricoltura e ha lo scopo di definire le caratteristiche olfattive e gustative dell’olio.

L’aspetto visivo non è un parametro importante nella valutazione della qualità dell’olio extravergine e non viene pertanto presa in considerazione. Durante l’analisi sensoriale in un olio extravergine deve essere percepito l’odore e il sapore delle olive, attributo denominato fruttato, e nessun difetto organolettico: fermentato, inacetito, avvinato, muffa, morchia e così via.

L’olio vergine di oliva

L’olio di oliva vergine si ricava, come l’extravergine, dalla sola spremitura meccanica della pasta di olive, ma presenta caratteristiche chimiche e organolettiche inferiori. L’acidità, ad esempio non deve superare il 2%, mentre all’analisi sensoriale si possono evidenziare lievi difetti.

L’olio di sansa di oliva

Quest’olio, come anticipa il suo nome, viene ottenuto dalla sansa delle olive, ovvero da ciò che rimane dopo la pressatura della pasta delle olive. L’olio che non viene separato con la pressatura meccanica può essere infatti estratto attraverso l’uso di soventi organici, come ad esempio l’esano. L’olio di sansa di oliva così estratto è detto grezzo e non può essere commercializzato per uso alimentare se non dopo un processo di raffinazione e di miscela con olio vergine. L’acidità massima non deve superare l’1%. Seppur scadente da un punto di vista nutrizionale, spesso l’olio di sansa viene usato nelle preparazioni da forno, perché più economico dell’olio extravergine e dal sapore meno marcato.

L’olio lampante

L’olio lampante ha origini antichissime e prende il suo nome dal primo uso di questo prodotto, che era quello di combustibile per lampade ad olio. L’olio lampante ha un’acidità superiore al 2% e gravi difetti organolettici. Per questo motivo non è un olio ad uso alimentare. Può essere tuttavia sottoposto a processi fisico-chimici di rettificazione e miscelato anch’esso a oli vergini per la produzione di olio di oliva.

L’olio di oliva

L’olio di oliva è un prodotto ben lontano dai precedenti. Come accennato in precedenza si tratta di una miscela di olio di oliva lampante o di sansa rettificato e di oli vergini. In questo caso l’acidità libera non deve superare l’1%.

Come degustare l’olio (extravergine) di oliva

Abbiamo già accennato che l’assaggio dell’olio di oliva è un passaggio obbligatorio per poter definire merceologicamente il prodotto, ovvero scrivere in etichetta di che tipo di olio si tratta. La degustazione di olio è importantissima ed è per questo affidata a persone esperte. Ciò non toglie che anche i consumatori non addestrati possano imparare a degustare, a riconoscere perlomeno un olio extravergine e a scegliere il prodotto che più soddisfa le loro esigenze. Il primo passo, spesso difficile da fare, è quello di abbandonare qualsiasi companatico: l’olio si assaggia da solo. Per quanto possa essere invitante una bella fetta di pane intrisa nell’olio, dovete sapere che qualsiasi percezione gustativa viene modificata dal pane, soprattutto se si tratta di un pane di semola, a lievitazione naturale o arricchito di ingredienti “aromatici”.

L’ olio si assaggia nei bicchieri, ma soprattutto prima di assaggiarlo lo si annusa. Chiudere il bicchiere con un coperchio o con la mano facilita la concentrazione delle molecole odorose in un piccolo spazio e ci aiuta a percepire gli odori. Oltre al fruttato che richiama le olive, possiamo individuare altri attributi organolettici, alcuni facili come l’erba tagliata o la mandorla, altri più complicati come il carciofo o il pomodoro. Qualsiasi odore sgradevole che richiama il vino, l’aceto, la terra o la muffa ci indica immediatamente che quello che stiamo assaggiando non è un olio extravergine. L’intensità delle percezioni gustative e olfattive è misurata in una scala da 0 a 6 e nel caso delle percezioni negative è necessaria per classificare l’olio come vergine o lampante. Si tratta di un compito arduo per il consumatore, ma spesso non necessario.

Una volta annusato, l’olio può finalmente essere assaggiato. Una piccola quantità di olio, 10mL sono sufficienti, deve essere introdotta e emulsionata nella cavità boccale. Per fare ciò basta chiudere i denti ed inspirare aria. Questo passaggio è fondamentale per percepire l’amaro nella parte posteriore della lingua, il fruttato, come percezione retronasale e il piccante in gola.

Degustare un olio è un esercizio utile non soltanto per capire se stiamo consumando un olio extravergine di qualità superiore, ma anche per capire quali sono i nostri gusti e magari orientarci nella scelta dei migliori prodotti in commercio, che generalmente possiamo acquistare direttamente dal produttore. Nell’etichetta infatti è possibile inserire delle indicazioni volontarie riguardo gli aspetti sensoriali dell’olio. A seconda del punteggio dato dal panel di esperti gli attributi leggero (0-3), medio (3-6) o intenso (3-6) riferiti agli attributi fruttato amaro e piccante possono essere inseriti in etichetta. Se non amiamo un olio particolarmente fruttato, ad esempio, eviteremo i fruttati intensi a vantaggio dei fruttati medi e leggeri. Ancora una volta conoscere un prodotto è fondamentale per effettuare una scelta consapevole ed informata.

Giulia Mandrino

Mamme casalinghe, un lavoro invisibile

Venerdì, 05 Ottobre 2018 13:38

Essere una mamma che lavora fuori casa significa sapere sempre qual è il lavoro svolto e quali sono i risultati ottenuti. Ci sono i report, i guadagni, le cose scritte, le riunioni sul lavoro svolto, le presentazioni. Ci sono gli orari, soprattutto.

Essere una mamma che lavora a casa, che fa la casalinga, al contrario significa non sapere mai con esattezza quanto si sia svolto. Lo sanno loro, le mamme, ma gli altri non lo comprendono. Non lo quantificano.

Il problema? Semplicemente, la messa in relazione di queste due figure attraverso gli stessi standard.

Mamme casalinghe, un lavoro invisibile: perché dovremmo smetterla di comparare i lavori di una mamma lavoratrice e di una mamma che sta a casa a tempo pieno secondo degli standard davvero ingiusti

Si quantifica spesso il lavoro di una mamma lavoratrice, mettendo sullo stesso piano quello di una mamma casalinga. Ma in senso negativo. Ovvero: si cerca, anche involontariamente, di comparare le due figure utilizzando gli stessi strumenti di misura. Quando è impossibile.

Una mamma casalinga cucina, pulisce, stira, lava, scorrazza i bambini qua e là. Produce, quindi, proprio come una mamma lavoratrice. Solo che non ha le riunioni e i fogli di report a dirle (e a dire agli altri) quanto ha fatto.

Una mamma casalinga costruisce un carattere, una persona, e lo fa praticamente a tempo pieno. Distribuisce abbracci, compassione, insegnamenti, urla, tenerezze, gesti che confortano.

Insomma: se tutti sappiamo quanto sia importante, valoroso e quantitativamente difficile il lavoro di una mamma che lavora fuori casa (questo non è mai messo in dubbio, fortunatamente), quello di una mamma casalinga è dato per scontato e viene misurato attraverso standard superficiali che non tengono conto di moltissime cose. 


Soprattutto, anche il lavoro più quantificabile, quello delle faccende di casa e delle spese, viene ancora troppo spesso ritenuto “minore”. Eppure è altrettanto indispensabile.

Cosa dobbiamo fare? Uscire dalla scatola piena di strumenti di misurazione alla quale ci hanno abituato. Perché il successo e la produttività non si possono misurare solo attraverso i soldi e il guadagno, la condizione di “business woman” e lo stato sociale. Ci sono moltissimi altri valori a cui possiamo fare riferimento.

L’altruismo, l’infaticabilità, l’esserci sempre, il curarsi degli altri, il prendersi carico di cose che altrimenti non verrebbero fatte. E poi la responsabilità, altissima, nel crescere delle piccole persone che faranno della loro mamma l’esempio più diretto al quale rapportarsi diventando grandi, dato il tempo passato insieme. Senza dimenticare il vero lavoro, perché lavoro è: ciò che fa una mamma casalinga lo fa benissimo. Magari caoticamente, ma benissimo. Proprio come una donna lavoratrice prende sul serio le proprie responsabilità professionali.

Crescere i figli e curarsi della casa e della famiglia è la professione di una mamma casalinga. E anche se non ci sono report, buste paga, aumenti o riunioni per fare il punto sul lavoro svolto, questo lavoro viene sempre fatto con tutto l’amore e tutta la professionalità di questo mondo!

I risultati saranno un po’ più incasinati e meno visibili. Ma ci sono, e sono importantissimi!

Giulia Mandrino

Sara

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Cecilia

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