Fallire fa parte della vita. Cadere, sbagliare, avere torto. Eppure la nostra società ci porta a pensare allo sbaglio come a qualcosa di negativo. O meglio, di solo negativo. Certo che la negatività è insita nello sbaglio, ma c’è anche molta positività che purtroppo non contiamo.
Soprattutto, questa positività non la trasmettiamo ai figli. E il perché è presto detto: non gli permettiamo di sbagliare, e di conseguenza non gli lasciamo lo spazio per capire che lo sbaglio esiste nella vita. Anzi: che è necessario!
Il problema principale è che evitando che i bambini sbaglino o falliscano, il messaggio che passa è che l’importante è la vittoria, e non la partecipazione. Proprio il contrario di ciò che da sempre ci vantiamo di professare: “l’importante non è vincere ma partecipare”. Potremmo anche dirlo mille volte, ma se nel concreto proteggiamo i nostri figli troppo (prendendoli prima che cadano, riempiendo la casa di espedienti anti-botta, non lasciando che ritaglino con le forbici , non lasciando che si impegnino in sport in cui non eccellono “perché è inutile”, aiutandoli nei compiti “per non fargli fare brutta figura), gli neghiamo la possibilità di sperimentare davvero la vita e di farsi un equipaggiamento solido per il futuro.
Perché la vita non è mai facile. Anche nelle situazioni migliori, ci sono sempre piccoli nei che ti mettono alla prova. E anche se a scuola o nello sport o nell’infanzia in generale si cerca di proteggere i bambini dalle delusioni, la vita gliele proporrà. Quindi perché nasconderle? Solo fronteggiandole sin da piccoli i bambini riusciranno a non farsi sopraffare dalle situazioni negative nella vita adulta.
Cadere e sbagliare, poi, dà moltissimi insegnamenti. Ti insegna a rialzarti, ad aggiustare il tiro, a valutare le situazioni per volgerle al meglio, a non lasciarsi abbattere. Ti insegna la pazienza, ti insegna l’impegno, ti insegna le responsabilità, ti insegna le conseguenze, ti insegna, quindi, ad essere una persona migliore.
E non sottovalutiamo anche un altro insegnamento che gli sbagli, gli errori, le cadute e le delusioni portano con sé: ti insegnano a capire meglio le tue priorità, a visualizzare meglio ciò che vuoi dalla vita. Pensiamoci bene: potrebbe capitare che vostro figlio fallisca in matematica. Capirà che non è la sua strada, perché in effetti non gli piace, e metterà a fuoco un suo futuro più rivolto alle lettere o alla scienza. Si impegnerà comunque, ma non sarà un dramma.
Idem nello sport: magari non riuscirà a raggiungere la cintura nera a karatè, ma nel momento in cui capirà che in effetti non se la sta prendendo troppo (perché per lui le arti marziali sono uno sport come un altro) allora metterà in luce anche il fatto che probabilmente là fuori c’è un altro sport che fa per lui e che amerà.
Allo stesso modo, se questo fallimento invece susciterà in lui delusione e tristezza, capirà che è davvero qualcosa di importante per lui, e allora si impegnerà molto di più! Perché la passione non si spezza. Ma se non gli permettiamo di sbagliare, e gli spianiamo la strada, allora non ne sentirà mai la forza.
Infine, fallire insegna ai bambini (come agli adulti) ad apprezzare ancora di più le vittorie e i buoni risultati, i complimenti e la stima. Se non hai mai perso, come fai a sapere quanto è bello vincere? Se non hai mai bruciato un caffè, come fai a sentire la vera bontà dell’aroma della bevanda pronta e azzeccata? Se non hai mai preso un brutto voto, come fai ad apprezzare quel meraviglioso 10 preso non perché “ci arrivi senza sforzo”, ma perché hai dovuto impegnarti a fondo per raggiungere l’obiettivo?
Fallimento, insomma, significa opportunità. Non nascondiamolo sotto il tappeto!
Magari ci lamentiamo, magari la sera, stanche, ce la prendiamo perché non ha portato fuori la spazzatura. Ma facciamo mente locale: siamo consapevoli della bravura dei nostri mariti? Ogni tanto pensiamo a quanto siano d’aiuto, a quanto siano amorevoli e a quanto siamo fortunate? Pensiamo a queste dieci cose, a questi dieci dettagli, e sorridiamo un po’!
1) Quando si vanta di voi con gli amici: perché sei una brava mamma, perché sul lavoro hai ottenuto una bella promozione, perché sei una cuoca perfetta. Magari lo fanno poco, ma certamente lo fanno, e quando accade vi si stringe il cuore!
2) Quando vi tiene per mano: non solo quando siete fuori tu e lui, per una seratina romantica. Ma anche quando siete in giro con i bimbi, mostrando al mondo il vostro amore, ma soprattutto mostrandolo a loro.
3) Quando stende i panni: o quando lava i piatti, o quando carica la lavatrice, o quando passa l’aspirapolvere. Ma senza sbuffare o senza farne un gran polverone: dividersi i compiti, quando entrambi si è impegnati con i figli e con il lavoro, è normale, certo. Ma si stringe comunque il cuore!
4) Quando vi scambiate battute che sapete solo voi: giochi di parole, risate che non hanno senso per gli altri... Amore è anche questa complicità giocosa e semplice!
5) Quando non si lamenta della dieta detox che gli propinate: oppure si lamenta, ma alla fine non si arrabbia e la segue, perché sa benissimo che cercate il meglio per tutti. E poi i piatti sono comunque buoni!
6) Quando vi compra quelle scarpe che per lui sono “antisesso”: ma sa quanto vi piacciono e che renderanno il vostro compleanno ancora più bello!
7) Quando chiede il vostro consiglio: è reciproco, chiedersi consigli in una coppia. Ma non è così scontato. Quando ci si fida dell’altro, il rapporto è davvero solido e sano!
8) Quando fa finta di non sapere che siete in pre-ciclo: riconoscerete anche voi che in pre-mestruo siamo intrattabili. Siamo emotive. Siamo insopportabili, a volte. E lui lo sa, ma fa finta di niente. Ed è molto meglio così!
9) Quando continua a conquistarvi: un fiore dopo una brutta giornata, Babbo Natale che è passato anche per voi, una serata galante, una cena a lume di candela per voi due, un regalino inaspettato. Un marito che non si siede sugli allori del matrimonio ma continua a considerarvi una ragazza da conquistare è un marito da tenersi strette!
10) Perché decide di fare l’Instagram Husband senza fiatare; anzi, volentieri: cos’è un Instagram Husband? L’uomo generoso che vi scatta delle foto perfette per i social, arrampicandosi, strisciando per terra, trovando l’inquadratura perfetta! E non si lamenta, ma, anzi, vi fa notare quanto siete belle nelle foto!
11) Quando abbassa la tavoletta del water: non è così scontato. Perché se vivessero da soli gli uomini non se ne curerebbero. Ma se dopo averglielo fatto notare vostro marito prende l’abitudine di abbassarla (e di pulire dove sporca!) allora è vero amore. Verissimo. Puro. Incondizionato! Tenetevelo strettissimo!
Questa è una torta a cui non resistiamo mai: il cioccolato e la menta stanno bene dai tempi del famoso gelato After eight, e anche se lui un po' è passato di moda a noi l'accostamento cacao-menta piace sempre! Al posto dello zucchero utilizziamo la stevia: in questo modo la nostra torta sarà leggera! E il cioccolato naturalmente sarà fondente, in modo da evitare del tutto gli zuccheri aggiunti.
Il pesto è una di quelle ricette che non mancano mai nella nostra cucina, perché semplicissimo, perché gustoso e soprattutto perché comodo: basta infatti congelare quello rimasto per avere un'altra cena pronta in pochi minuti! Non parliamo però solo del pesto di basilico alla genovese. Anche quello alla siciliana è buonissimo!
Se i vostri bimbi amano i libri coloratissimi, beh, questo fa davvero al caso loro. Perché Anna Vivarelli ha affidato a Andrea Astuto le illustrazioni del suo nuovo libro “I gamberetti dispettosi” (Interlinea, 12 euro) e il risultato è una lettura da svolgersi non solo per lettere, ma anche per bellissimi disegni!
Le Rane Interlinea è una linea editoriale che ci piace molto, perché è semplice e pensata per tutti i bambini. Con storie facili ma divertenti, aiuta i bimbi a prendere confidenza con le lettere facendoli appassionare a storie esilaranti ma anche riflessive.
“I gamberetti dispettosi” fa proprio questo: la storia è divertente e leggera, fino a quando, sempre con leggerezza, arriva la svolta.
La trama è questa: in mare vivono tantissimi pesci, di tutte le specie. Tra di loro, però, ci sono dei piccoli esseri dispettosi e fastidiosi: i gamberetti. Fanno scherzi, si intrufolano nelle vite dei pesci, li spaventano (con atteggiamenti da “al lupo al lupo” che insegnano anche a non tirare troppo la corda: se gridi “al peschereccio” e un giorno questo peschereccio arriva, allora chi ti crede più??).
Un giorno, tuttavia, arriva proprio il peschereccio interessato ai gamberetti: sulla costa stanno nascendo ristoranti a base di crostacei! Ed ecco che i gamberetti cominciano a scomparire, un po’ perché pescati e un po’ perché scappati un altro mare, intimoriti dal pericolo di essere presi nelle reti dei pescatori.
E allora cosa accade? Che i pesci si rendono conto che quei mostriciattoli arancioni mettevano pepe nelle loro vite, rendendole divertenti e spiritose. Insomma, ai pesci mancano i gamberetti!
Il bello del libro è che è scritto in maniera semplice ma non scontata. Certe espressioni sono perfette per le prime letture, perché permettono di indagare la lingua un po’ più a fondo, ma senza difficoltà. Soprattutto, Anna Vivarelli ha certe trovate davvero ironiche che i bambini potranno cogliere nelle varie letture: sappiamo che ai bimbi piace rileggere i loro libri, e certe battute (come l’”uomo d’aprile” appiccicato sulla schiena di un pesce, i pesciolini che fanno solletico al polpo con delle piume o il cartello “tonno subito”) le capiranno piano piano, una volta presa confidenza con questo libro coloratissimo che li appassionerà!
E non è tutto: come molti libri Interlinea anche “I gamberetti dispettosi” ha un’anima digitale: basta scaricare l’applicazione let.life su App Store o su Google Play, inquadrare il codice a barre del libro e scoprire tutte le funzionalità aggiuntive! Perché la tecnologia, quando educativa, è davvero utile e divertente!
Estate: tempo di cibi freschi, leggeri, stuzzicanti. Tempo di bruschette! A noi piacciono moltissimo perché permettono di accostare cibi buoni, di stagione, freschi e leggeri, completandoli con la bontà del pane integrale grigliato, che è sempre delizioso!
Spesso ci troviamo a proporre in tavola, anche come aperitivo o spuntino, la solita bruschetta olio, pomodorini e basilico. Buonissima, per carità. In realtà però possiamo davvero sbizzarrirci, con accostamenti più o meno audaci che non ci faranno mai stancare delle bruschette e ci permetteranno di prendere il meglio dalla verdura e dalla frutta di stagione.
Partiamo da una premessa: la bruschetta va sempre preparata con una fetta di pane (noi scegliamo sempre quello integrale o ai cereali!) grigliata sul barbecue o abbrustolita in padella, quel tanto che basta per sentirla croccante in superficie. Dopodiché via con gli ingredienti!
1) La prima bruschetta estiva è simile alla classica bruschetta al pomodoro, ma a noi piace farla con le melanzane. Mentre grigliate le fette di pane, grigliate anche delle fettine di melanzane sottili. Una volta pronto il pane, strofinate molto leggermente uno spicchio di aglio sbucciato sulla fetta, quindi adagiate la melanzana grigliata e condite con dell’olio e poco sale.
2) Sempre a base di melanzane è la bruschetta al babaganoush, la crema di melanzane mediorientale che a noi piace da matti. Preparate la babaganoush, quindi adagiatene un cucchiaino sulla fetta di pane tostato, guarnendo poi con qualche seme di girasole e di zucca.
3) Se amate l’avocado, le bruschette di avocado sono buonissime. Potete prepararle tagliando a fettine l’avocado, adagiandole sulla fetta di pane abbrustolito e condendole con olio, sale e pepe.
4) Oppure potete preparare della guacamole e spalmarla direttamente sulla bruschetta!
5) Tradizionale e mediterranea è la bruschetta alla crema di olive, nere o verdi a piacimento: frullatene 200 grammi (denocciolate) con un goccio d’olio e mezzo spicchio d’aglio, quindi spalmate sulla bruschetta, guarnendo con della granella di mandorla che stempererà eventualmente il sapore decisissimo delle olive.
6) Prendete del formaggio di capra spalmabile o del tofu, quindi tagliate delle fragole a dadini o a fettine: spalmate il formaggio sul pane e guarnite con i frutti rossi, per una bruschetta strana ma deliziosa, davvero super estiva grazie alla freschezza delle fragole.
7) Se avete del pesto rimasto dalla pasta del giorno prima, o se avete del basilico profumato a cui non resistete, potete preparare le bruschette al pesto: sul pane tostato spalmate la vostra crema di basilico (qui la ricetta del nostro pesto). Adagiate poi sopra della frutta secca oppure delle striscioline di verdura, come delle carote o delle zucchine alla julienne.
8) Spalmate del formaggio di capra spalmabile o della feta sulla bruschetta, quindi completate con dei pomodorini confit (basta tagliali a metà, disporli su una teglia, condirli con olio, sale e zucchero di canna integrale e cuocerli a 140 gradi per un paio d’ore): una bomba di gusto.
9) La ricotta o la ricotta di mandorle si prestano benissimo alla preparazione della bruschetta ricotta e fichi: spalmate la ricotta sul pane, quindi completate con dei fichi a fette, della rucola, dell’olio e del sale.
10) Infine la bruschetta più semplice, tradizionale e normale, quella che non stanca mai: pane, olio e sale. Potete prima strofinare uno spicchio d’aglio sulla fetta di pane (ma se non gradite potete saltare questo passaggio), e poi condire con poco sale e un filo d’olio evo.
Cos’è una Buddha Bowl? Sono insalatone, ma non sono semplici insalatone. Sono ciotole, ma non sono semplici ciotole. Insomma: le Buddha Bowl sono pasti completi, nutrienti, sani e gustosi inseriti in ciotole ciccione come la pancia del Buddha, perfetti perché comprendono tanti benefici e tanti super alimenti amici della salute.
Perfette per i pranzi fuori (basta prepararle prima nella schiscetta!) o per cene estive che non appesantiscano, le Buddha Bowl sono anche bellissime da vedere (ogni ingrediente deve stare nella sua sezione, separato, per poi mischiarlo con gli altri al momento del pasto!). Ecco le nostre 10 idee.
1) Basta rivisitare la nostra ricetta dei ceci dolci alla cannella rendendoli salati (senza quindi mettere lo sciroppo d’acero ma solo un pizzico di sale) per una bowl proteica naturale: ceci alla cannella, quinoa bollita, spinacini verdi e freschi e avocado, tagliato a listarelle. Condite tutto con un goccio d’olio e un pizzico di sale.
2) L’insalatina va benissimo nelle Buddha Bowl, basta renderla più sfiziosa: accostatele delle carote a listarelle, del cavolo viola crudo (così da assicurarcene tutte le proprietà) e dei pinoli. Aggiungete in un angolo anche dell’hummus di ceci, per intingerci le carote e condire il tutto.
3) La nostra insalata di pomodori, ceci e olive sta benissimo nella ciotola insieme a del riso venere bollito con un pizzico di sale e dell’olio, una manciata di ribes, una di gherigli di noci e della menta fresca sminuzzata e sparsa su tutti gli ingredienti.
4) Avete mai provato le patate dolci? Si cucinano, bollendole con la buccia, esattamente come le patate normali, ma hanno un sapore sfizioso davvero sorprendente. Accanto alle patate dolci a fette mette un mix di orzo, farro e riso bolliti e saltati in padella con dell’olio e del radicchio rosso, quindi tagliate a fette una mela e completate il tutto con della guacamole.
5) In un angolo mettete della quinoa rossa decorticata e bollita, quindi completate la Buddha Bowl con degli edamame, delle cipolle rosse a fettine e dell’avocado a fette condito con olio e sale alle erbe.
6) La base della sesta Buddha Bowl sarà il riso integrale bollito. Accanto ad esso un po’ di insalatina, dell’ananas a fette, una sezione con carote alla julienne. Il tutto condito con la salsa giapponese: un frullato di carote, salsa di soia, due cucchiai di aceto e due di olio, semi di sesamo, cipolla, un pezzetto di zenzero e dello zucchero di canna integrale.
7) Le olive e arance all’egiziana sono sempre buonissime. Nella nostra bowl staranno benissimo insieme a dell’amaranto bollito, degli spinaci freschi e delle carote a pezzetti.
8) Di nuovo il riso venere, ma stavolta accostato a dei piccoli hamburger di ceci, alle noci e a dell’insalatina di prezzemolo, il tutto completato con della baba ganoush di melanzane.
9) Fate ammollare in acqua salata calda per cinque minuti dei noodles di soia. Saltateli in padella con olio e sesamo, quindi accostateli a del cipollotto, melanzane e zucchine grigliate, delle mandorle, dell’avocado e del mais.
10) Broccoli saltati in padella, uova sode, tofu, riso integrale, semi di chia e mirtilli: l’ultima Buddha Bowl è la più sostanziosa, per pranzi energetici estivi in ufficio!
Valentina, la mamma spendacciona e precisa; Sara, la mamma alternativa e tatuata; la mamma tradizionale con 3 bambini, cioè mamma Lucia; e infine Beatrice, la mamma più giovane di tutte che a soli 22 anni ci ha mostrato una maturità da fare invidia. Ieri sera è andato in onda il sesto episodio di 4 Mamme, il nuovo programma di Fox Life che mette a confronto quattro madri diverse tra loro, premiando poi quella più votata dalle altre mamme e dal team composto da Flavio Montrucchio, Georgia Luzi e tata Roberta. Come al solito non vi sveleremo chi ha vinto, ma rifletteremo insieme su ciò che mi ha più colpito della puntata. Perché ogni settimana gli spunti di riflessione sono moltissimi!
4Mamme, la sesta puntata: i bambini che mangiano davanti alla tivù e l’importanza dei pasti insieme
Al di là dei quattro approcci educativi che mamma Valentina, mamma Sara, mamma Lucia e mamma Beatrice adottano, oggi vorrei parlare di bambini che mangiano davanti alla tv.
Come sapete, se avete letto i miei articoli e se seguite il nostro portale, sono convinta fermamente che essere mamme sia il lavoro più difficile del mondo. Da qui il mio essere molto tollerante e assolutamente comprensiva, forse più con gli altri che con me stessa, ma questo è un altro discorso. Una cosa però, davvero, mi lascia un po' senza parole: ma quanti bambini mangiano sul divano davanti alla tv!!! In tutte le puntate ne troviamo tantissimi!
Ci può stare un paio di volte al mese una cena davanti a un film, è bello e rilassante, e anche abbastanza divertente. Ma per me il pasto si deve assolutamente consumare senza tv e rigorosamente a tavola: sono quelle cose che per me sono pilastri assoluti. I miei bambini lo sanno. Quindi, chiaramente, non essendoci mai state eccezioni, non ci sono da parte loro capricci o tentativi di cambiare questa regola.
I pianti infastiditi e le urla dei bambini che non accettano di mangiare se non davanti al televisore acceso derivano quindi dall’abitudine: è chiaro che se iniziamo a concedergli questo modo di cenare, per loro sarà la normalità, e quando tenteremo di scostarli da questa abitudine sarà normale assistere a capricci e malesseri.
Questa abitudine è davvero frequentissima in Italia (e in tutto il mondo, oserei dire). Perché? Perché è normale e comprensibile che i genitori, arrivati stanchi alla sera, si affidino alla babysitter elettronica per riposare un po’ la mente. Tuttavia è un’abitudine davvero malsana e deleteria, e vi spiego il perché.
Innanzitutto, perché in questo modo i bambini non si concentrano sul cibo. Non possiamo lamentarci del fatto che non assaggino tutto o che siano schizzinosi a tavola: potremmo anche proporgli ogni sera sapori differenti, sani e deliziosi; ma con la tivù accesa la loro attenzione va ad altro, e ciò che sta nel piatto passa in secondo piano, diventando irrimediabilmente uniforme e uguale.
Dall’altra parte della barricata c’è un altro rischio molto forte: i bambini che passano molto tempo davanti alla tivù e quelli che addirittura mangiano davanti allo schermo (che sia il televisore, il pc, il tablet o lo smartphone) sono più soggetti all’obesità. L’ha rivelato anche uno studio scientifico pubblicato sulla rivista americana Pediatrics e condotto dalla dottoressa Catherine Birken presso l’Hospital for Sick Children di Toronto. I bambini, bombardati da immagini ipereccitanti, colorate e soprattutto pubblicitarie, sono attratti non dai cibi sani che gli vengono proposti nel piatto, ma dalle merendine, dagli snack, dagli hamburger succulenti e dai cibi spazzatura che passano continuamente davanti ai loro occhi. Lo fanno in maniera passiva, e quindi anche incoscientemente. Ma resta il fatto che queste immagini restano dietro ai loro occhi, e quindi è logico che non apprezzano più i piatti di mamma (quando sani, anche se saporiti).
Terzo risvolto negativo riguarda la sfera sociale: per me il mangiare a tavola tutti insieme è un momento di condivisione, di conversazione, di piacevolezza in famiglia. Quando la tivù è accesa, magicamente l’attenzione di tutti si sposta e viene rapita dalla scatola magica. È inutile, non si può fare nulla. Fateci caso: anche noi adulti veniamo ipnotizzati dalla tivù. Immaginate quindi i bambini!
Abituarli a mangiare davanti alla tivù significa quindi abituarli a pasti in famiglia solitari, nei quali ognuno è perso nei suoi pensieri (passivi) e davanti allo schermo. Niente chiacchiere, niente racconti della giornata. Solo un mangiare meccanico. E a me questa cosa spaventa molto. Anche perché quel cibo è frutto del lavoro di mamma e papà, sia in termini economici che di tempo impiegato nella preparazione: ed è un aspetto che non deve assolutamente essere dato per scontato e i bambini lo devono sapere e comprendere bene fin dall’infanzia.
Ecco perché dovremmo inserire qualche regola, soprattutto partendo dall’esempio che noi stessi vorremmo che i nostri figli seguissero: iniziamo noi stessi a spegnere la tivù a tavola, anche quando siamo da soli o in coppia; dopodiché mettiamo qualche paletto, come un tempo limite di televisione al giorno (proprio come i 30 minuti massimi di tablet, ad esempio).
E prendiamo qualche accorgimento dettato dal buonsenso: la sera guardiamo la tivù insieme, ma scegliendo insieme i programmi e commentandoli, in modo da non ridurre ad una visione passiva l’attività; e infine evitiamo di lasciare guardare la tivù ai figli da soli, almeno fino ai 5 anni.
Giulia Mandrino
Foto credits
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Ogni tanto fa bene leggere pensieri positivi per tirarci su. Perché non siamo supereroine, anche se tentiamo di esserlo. La maternità è bellissima, ma anche un bel fardello, almeno in certe giornate. Ecco perché non dovremmo mai dimenticarci quanto siamo forti: sì, siamo delle bombe, delle forze della natura! Ognuna a modo suo. Ognuna in maniera incredibile.
Non serve inventare o cercare episodi particolari: la maternità è ogni giorno una sfida. Una bellissima sfida, che ci porta così tante gioie che ogni volta ogni pensiero negativo viene spazzato via! Ma guardiamo un attimo alla realtà: a volte è estenuante. Ma ricordare tutti i momenti “no” che una mamma deve affrontare non serve solo a buttarsi giù, anzi! Pensateci bene: se da mamme riusciamo sempre a cavarcela, vuol dire che siamo proprio indistruttibili!
Perché?
Perché portiamo per nove mesi con noi una persona, e magari riusciamo anche a fare qualche squat e camminate rigeneranti, e a mantenere così il culo sodo. Oppure no, ma chissenefrega: stiamo già costruendo un essere umano!
Perché anche se quel figlio non lo portiamo in grembo, affrontiamo anni di burocrazie per portare a casa quel bambino nato da un'altra madre ma cresciuto nel nostro cuore, e nel mentre rafforziamo la carriera, partecipiamo a riunioni, costruiamo una casa accogliente e perfetta.
Perché non dormiamo. E approfittiamo di ogni pisolino che i bambini ci concedono. Ma appena sveglie, anche se solo dopo dieci minuti di dormiveglia, riusciamo a preparare la cena e a organizzare il pranzo del giorno dopo per papà.
Perché mentre allattiamo o diamo il biberon al nostro bambino di tre mesi leggiamo quel libro che sappiamo che ci farà crescere lavorativamente, oppure aiutiamo nostro marito con quella consegna, oppure supervisioniamo i compiti del primogenito.
Perché quando c’è bisogno diventiamo ingegneri meccanici e gestionali, per evitare crisi in casa o per facilitare la vita a tutti.
Perché non abbiamo tempo per comprare una maglietta bianca, che non ne abbiamo più nell’armadio perché tutte erano troppo macchiate per tornare riutilizzabili, ma riusciamo a correre a prendere quel giocattolo o quel libro che vogliamo fare trovare la mattina del compleanno sul tavolo, bene incartato e, chi lo sa, apprezzato oppure no.
Perché riusciamo ad essere davvero multitasking, in barba a quello che dicono gli uomini. Scommettiamo che loro durante la presentazione davanti al capo e ai colleghi non si sognano nemmeno di scrivere in un angolo del foglio “banane, caffè, latte”, perché nel pomeriggio devono andare a fare la spesa.
Perché nonostante al primo sguardo l’agenda sia estremamente piena, riusciamo a trovare spazio anche per gli amici, senza per questo toglierlo ai figli. Sembra impossibile, ma noi mamme siamo davvero funambole sulla delicata corda del tempo!
Perché cambiamo pannolini nei posti più assurdi, perché allattiamo nei luoghi più strani, perché riusciamo a dare la pappa ai bimbi cinque minuti prima di un impegno improrogabile, perché prepariamo colazioni, pranzi e cene e rispondiamo alle mail di lavoro e cambiano pannolini e facciamo la spesa e controlliamo i compiti e torniamo al super perché abbiamo dimenticato l’insalata e facciamo addormentare i bimbi esattamente prima della call importantissima da Hong Kong (oppure quella della nostra migliore amica lasciata dal fidanzato. Che è altrettanto importante!).
Ce la facciamo. Siamo fortissime!
Sarà capitato a tutte, perché tutte abbiamo amiche o conoscenti con figli della stessa età, più o meno. Sarà capitato quindi a tutte, dicevamo, di comparare i propri figli con quelli delle altre. È normale: con i bambini della stessa età dei nostri, è naturale osservare i progressi e pensare “Ma il mio lo sa fare?”, “Ma lui sa già contare fino a dieci come il mio?”.
È normale, certo, ma non è benefico. Non è benefico per noi mamme, che aggiungiamo stress dove non dovrebbe esserci. E non è benefico per i nostri bimbi, che volenti o nolenti questo stress lo sentono e se lo mettono sulle spalle.
Razionalmente, se ci pensiamo, sappiamo benissimo che i paragoni, in generale nella vita, spesso sono una cattiva idea. Potrebbero essere benefici, ma solo nel momento in cui riguardano noi e solo se a monte c’è volontà di miglioramento. Diventano invece pericolosi quando riguardano altri. Soprattutto i nostri bambini.
Da genitori, è naturale e amorevole guardare, osservare e studiare i nostri figli. Guardiamo come si comportano, cosa imparano, che persone stanno diventando. Ed è bellissimo. L’insidia è però dietro l’angolo, perché in un nonnulla ci ritroviamo ad osservare non solo i nostri figli, ma anche quelli delle nostre amiche.
Ci sarà sempre il bambino che a pochi mesi ha già imparato a fare ciao con la manina, quello che conta fino a dieci quando il tuo non ha ancora imparato i colori, quello che impara a leggere a tre anni e mezzo, quello che parla prima di tutti gli altri e quello che quando gli altri gattonano sta già correndo. È assolutamente normale. Ma dentro di noi ne facciamo piccole tragedie. Perché? Perché automaticamente facciamo il paragone con i nostri figli.
“Il mio bambino non sa ancora gattonare. Il mio bambino non sa ancora distinguere i colori. Il mio bambino dice solo “mamma”, e nessun’altra parola”. È vero, ok. Ma cos’altro sa fare, o saprà fare, il tuo bambino mentre gli altri magari non ci sono ancora arrivati? Solitamente è così: ogni bambino è più forte degli altri su una data attività.
Ma in generale, esistono bambini che arrivano più con calma a tutto. Anzi: sono la maggior parte. Il pensiero importante che dobbiamo fare, l’unico che dobbiamo sempre tenere a mente, è solo uno: i bambini arrivano alle cose secondo i loro tempi! Senza fretta. Senza affannarsi. Senza preoccuparsi. Semplicemente, ci arrivano con più calma in modo da sapere padroneggiare meglio le cose, che si tratti delle parole, del camminare, dei numeri, dei colori, degli animali, dei calcoli, della scrittura...
Detto questo, care mamme, è ora di scansare completamente la voglia di paragoni dal nostro essere. Perché comparare i figli fa malissimo a tutte. Perché aggiunge ansia in un momento comunque già di per sé delicato. Perché fa sentire in colpa (“sarà colpa mia, se ancora non dice “mamma”?), perché insinua dubbi e perché non è giusto né nei nostri confronti, né in quelli dei nostri figli.
Non è giusto nei nostri confronti perché, ognuna a modo suo, stiamo tutte facendo un ottimo lavoro, impegnandoci al massimo e imparando a gestire situazioni che magari cinque anni fa non ci saremmo sognate di essere in grado di gestire. E non è giusto nei confronti dei nostri figli perché, come dicevamo, non hanno bisogno di sentire il fiato sul collo per ragioni inutili come i paragoni, perché ognuno di loro ha i suoi tempi, e ognuno di loro imparerà al momento giusto tutto ciò che dovrà sapere per affrontare la vita.
Per togliere di mezzo questa ansia, pensate solo ad una cosa, un semplice ragionamento che potrebbe farvi sentire più tranquille: perché stressarsi per qualcosa che non è in nostro potere controllare? Certo, possiamo aiutare i nostri figli a imparare tutto ciò che devono imparare offrendogli i migliori strumenti. Ma poi starà a loro decidere come e quando sfruttare questi strumenti. Quindi tranquille: non affanniamoci su qualcosa che è fuori dal nostro controllo, ma semplicemente godiamoci i progressi dei nostri bambini esattamente quando saranno pronti!