Se possedete come noi un estrattore come il nostro Estraggo, allora potete prendere l'occasione per preparare un delizioso e nutriente latte di canapa a partire dai suoi semi, ricchissimi di acidi grassi omega 3 e omega 6, oltre che di vitamine, sali minerali, calcio e magnesio.
Il periodo dello spannolinamento è un momento molto delicato e importante nella vita di un bambino. È uno dei primi grandi cambiamenti, e rappresenta un piccolo passaggio verso l’indipendenza. Passare al vasino può essere quindi più o meno complicato, perché ogni bambino ha i suoi ritmi, che sono assolutamente da rispettare!
Detto questo, ci sono moltissimi libri che possono tornare utili in questa fase. Leggendo i bambini capiranno pian piano di cosa si tratta, e con i loro tempi riusciranno a sopravvivere a questo cambiamento!
1) “Il Vasino della Principessa” di Melanie Williamson (dell’editore Giunti Kids) e il suo corrispettivo maschile “Il Vasino del Pirata” sono libri carinissimi che introducono ai bambini pian piano e in maniera divertente l’oggetto-vasino. Prima di parlare quindi direttamente della necessità di abbandonare il pannolino, questi libri sono davvero utili perché parlano ai bambini di questo strumento misterioso. Dopodiché, ecco introdotto anche il concetto di dover abbandonare il pannolino per diventare grandi! La principessa non potrà essere principessa se non passa al vasino, e il pirata non potrà solcare davvero i mari fino a che non lo farà anche lui. Attraverso una storiella semplice nella quale i bimbi con la fantasia possono identificarsi (chi con le principesse, chi con i pirati), questi libri aiutano così a fare capire ai bimbi che del vasino non bisogna avere paura, e che è un passaggio dal quale tutti, ma davvero tutti, devono transitare! E sono anche interattivi: vedrete che risate quando i bimbi premeranno i pulsanti per fare il tifo ai loro eroi!
2) “Posso guardare nel tuo pannolino?” è scritto da Guido Van Genechten è ancora più divertente. La storia parla di questo topino super curioso che guarda sempre dentro a tutte le cose. Inizia così ad esplorare anche i pannolini dei suoi amici animali, trovandoci le varie cacche, quelle a forma di pallina, quelle più grosse e quelle più strane (anche qui da scoprire in maniera interattiva, con delle alette che si sollevano!). Alla fine si scoprirà che lui, invece, nel pannolino non ha nulla, perché ha imparato a farla nel vasino! E così insegna anche a tutti gli altri questa pratica.
3) Pauline Oud ha scritto invece “Sara usa il water”, della serie di Sara che “fa cose”. Una volta imparato ad usare il vasino, infatti, i bimbi possono intraprendere anche la strada del water, una cosa ancora più “da grandi”. Seguendo la storia di Sara, che all’inizio fa fatica e che pian piano riesce sempre meglio, capiscono che basta un po’ di sforzo per imparare a fare tutto come si deve, imparando a riconoscere lo stimolo.
4) Infine, ecco “Basta pannolino!”, libro di Manuela Nava illustrato da Desideria Guicciardini che come si può intuire dal titolo parla apertamente e direttamente del togliere il pannolino con decisione! Anche qui ci sono casini di tutti i tipi, per fare prendere confidenza ai bambini con questo strano strumento sconosciuto; e ci sono le difficoltà! Difficoltà che tuttavia con costanza e impegno, e anche un po’ di divertimento, si possono superare, imparando benissimo a farla “come i grandi”.
Per altri consigli su come affrontare il passaggio dal pannolino al vasino, qui trovate il nostro articolo dedicato allo spannolinamento naturale.
Fare arte con la natura, fare arte con il riciclo, fare arte con tutto ciò che abbiamo a portata di mano. E poi fare arte con il corpo. Ma soprattutto: fare arte con il corpo imperfetto, che è sempre e comunque perfetto in ogni sua forma.
Se infatti le smagliature, soprattutto quelle sulla pancia che emergono in seguito ad una gravidanza, sono considerate dalla società inestetismi, a noi piace pensarle come segni (a volte) indelebili di una grande amore.
Lo stesso ha pensato Cinta Tort Cartró, artista che ha pensato di trasformarle in qualcosa di unico ed emozionante.
Cinta Tort Cartró ha 21 anni, è spagnola (vive a Barcellona) e soprattutto è una femminista convinta. Ciò che detesta è lo standard femminile imposto da una società maschio-centrica. Che le donne non debbano avere peli; che le mestruazioni siano un tabù; che le smagliature e la cellulite siano considerate inestetismi da eliminare; che il corpo non sia considerato bello in quanto corpo, ma solo quando perfetto.
Attraverso la sua arte Cinta (che su Instagram si fa conoscere con il nome Zinteta) tenta quindi di portare l’attenzione su questi temi, mostrando la bellezza nella sua accezione più ancestrale, più pura e più rispettosa. Già, perché il rispetto è alla base di tutto: il rispetto per l’unicità di ogni corpo, e il rispetto dei difetti di ogni essere umano.
Uno dei suoi ultimi progetti si concentra quindi su un aspetto femminile molto delicato, spesso bistrattato. Le smagliature, in particolare quelle lasciate dalla gravidanza (ma anche quelle quotidiane che decorano il corpo della quasi totalità delle donne), quel segno, quel marchio che a volte fatica a passare e che troppe donne vogliono subito cancellare o nascondere perché impaurite dal giudizio estetico della società.
Cinta dipinge le smagliature. Senza inventarle, ne segue il tracciato con il suo tratto colorato, ispirato ai colori dell’arcobaleno. Le esalta, le rende più uniche di quello che sono, ne sottolinea la bellezza nascosta dal loro essere considerate imperfette.
Ogni corpo è unico, e così ogni smagliatura è unica. “Siamo tutte diverse, ogni corpo ha la sua forma, la sua essenza e la sua energia”, scrive Cinta. Nessuna donna è uguale ad un’altra, eppure dovremmo pensare sempre a quanto siamo simili, a quanto dovremmo unirci per fare fronte comune, in modo da poterci sentire uniche nelle nostre similitudini.
“Ci sono molti tipi di corpi, così come ci sono molti tipi di smagliature. Dipingendo Yacine, Mònica e Roser ho osservato dettagliatamente la pelle, la delicatezza, la bellezza e l’essenza di qualcosa che loro nascondevano”.
Interessantissimo, poi, anche il progetto dedicato alle mestruazioni. Con i suoi soliti colori sgargianti, arcobalenici e glitterati, Cinta rende il periodo rosso del mese qualcosa di esteticamente accattivante ed emozionante allo stesso tempo. Perché emozionante? Perché guardando queste sue piccole opere d’arte noi donne ci possiamo ricordare che in fondo siamo tutte simili, quasi esattamente identiche. E che nasconderci o vergognarci non dovrebbe fare parte del nostro modo di vivere.
L’importanza di giocare con il fango è innegabile. Attività da fare all’aperto, e quindi già di per sé molto educativa, il giocare nelle pozzanghere, nell’acqua, nella terra e nello sporco fa un po’ impressione, ma il divertimento che suscita nei bambini e i risvolti educativi che porta con sé rendono il fango uno degli elementi forse imprescindibili per la crescita.
Spesso le scuole evitano di portare i bambini fuori, convinte che i genitori non capiscano e si oppongano all’idea di “fare ammalare” i loro figli (anche se ormai lo sappiamo: i bambini più sporchi sono più sani, ma soprattutto non esiste cattivo tempo, esiste solo cattivo abbigliamento! Non abbiate paura). Oppure perché in difficoltà, non avendo gli spazi adatti. In realtà gli spazi si trovano, basta un fazzoletto di terra. E le attività sono moltissime. Tra queste il giocare con il fango, che dovrebbe essere sempre previsto. Basta essere pronti e avere a scuola a portata di mano gli stivali da pioggia!
Ecco perché abbiamo deciso di suggerirvi qualche attività semplice ma efficace per rendere le giornate piovose (ma anche quelle di sole: basta formare il fango con terra e acqua!) più divertenti ed educative!
1) La prima idea è offerta da un’occasione quotidiana che capita nei giorni di pioggia. Tutti i cortili e i prati, quasi sempre, hanno quell’angolino o quella scanalatura che si riempie di acqua quando piove, faticando a drenare. Appena la pioggia cala o cessa, è quindi il momento di portare fuori i bambini per intraprendere qualche gioco libero come ad esempio il preparare torte con la terra e l’acqua piovana! Ma anche lasciando liberi i bambini di sperimentare queste pozzanghere, troveranno certamente il gioco più interessante per loro.
2) Si potrebbero poi creare spazi adibiti esattamente per il fango. Se la scuola ha un bel giardino, basterà dissodare un po’ la terra in maniera disordinata, togliendo l’erbetta, e nei giorni di pioggia questo spiazzo si trasformerà in un perfetto spazio gioco con il fango.
3) Le vasche tattili: anche il fango può essere un materiale sensoriale, quindi perché non appoggiare in giardino una vecchia vasca piena di terra che con l’acqua di trasformerà tranquillamente in fango? I bambini avranno così sempre a disposizione un piccolo spazio per le loro sperimentazioni fangose!
4) Certo che il fango è un gioco all’aperto. Nessuno però vieta di portare questo gioco anche all’interno, in maniera semplice e non così caotica e sporca come si potrebbe pensare. È sufficiente infatti portare in classe qualche vaschetta di fango preso da fuori e proporre ai bambini di fare arte con il fango. Pittura, utilizzando la terra come fossero colori. Oppure scultura, realizzando strutture aiutandosi anche con stuzzicadenti, legnetti o altri elementi presi dalla natura.
Detto questo, con il fango possiamo proporre ai bambini molte, moltissime attività. Innanzitutto, lasciamoli liberi di sperimentare, inventando loro giochi e situazioni. E poi, se vogliamo, stimoliamoli con sfide: chiediamo di preparare torte, muffin e piatti sopraffini con la terra (utilizzando anche vecchie padelle o vecchie muffin tin); di creare piste per le biglie; di realizzare plastici di città fangose e fantasiose; di creare un parco nel quale possano giocare i dinosauri, le automobiline, gli animali, le bambole... Non c’è limite alle attività, perché non c’è limite alla fantasia.
Una pasta che ci piace da impazzire, perché unisce il sapore e i benefici delle mandorle a quelli dei pomodorini confit, caramellati al punto giusto! Un piatto vegetariano la cui ricetta è davvero semplicissima e sfruttabile sempre, per le cene in famiglia e quando abbiamo ospiti!
Tra i vari lavoretti che vi proponiamo, ce ne sono sempre i che coinvolgono la carta, un materiale riciclabile che ci piace molto perché possiamo utilizzare gli scarti o comunque riciclare poi tutto ciò che realizziamo. Ad esempio? Le casette in cartone, l’con gli scatoloni di cartone, i giochi da realizzare con gli scatoloni di cartone, oppure i giocattoli a costo zero.
Quella che vi proponiamo oggi è un’attività davvero stimolante e divertente, perché oltre ad essere davvero interessante da realizzare è utilissima e buffa poi, quando la si tira fuori per giocarci, inventando facce e storie di fantasia! Vi spieghiamo subito di cosa si tratta.
Questi libri sono dei semplici album formati da tre fasci di fogli, ognuno dei quali presenta vari fogli contenenti occhi, nasi e bocche strane o differenti. Girando le pagine i bambini si divertono a comporre queste facce, inventandone di nuove di volta in volta, ridendo e provando ad immaginare le storie che ci stanno dietro.
Questo lavoretto rappresenta anche un esercizio molto utile per l’empatia: i bambini infatti imparano a decifrare le espressioni degli esseri umani, cercando di capire di volta in volta l’emozione che sta provando la faccia buffa che si trovano di fronte.
Per realizzare il libro, detto flip book, servono:
Del cartoncino pesante colorato per la copertina (30x20)
Foglietti rettangolari (circa 10x20) bianchi
Forbici
Perforatrice
Degli anelli richiudibili (come quelli dei portachiavi)
Pastelli, penne, pennarelli...
Ritagli di riviste
Partiamo innanzitutto dai fogli bianchi, dividendoli in tre gruppi. Su ognuno i bimbi dovranno disegnare (oppure incollare i ritagli di giornale, come un collage) gli occhi, i nasi e le bocche buffe che comporranno poi i volti.
Buchiamo con la perforatrice ogni foglietto, al centro e sulla sinistra (per infilarci poi gli anelli per girare il libro). Prendiamo poi i cartoncini colorati e pesanti che formeranno la copertina ed eseguiamo 3 buchi esattamente dove andranno a finire i buchi dei foglietti quando andremo a posizionarli all’interno del libro.
Uniamo quindi il tutto con gli anelli, avendo cura che i tre gruppi di foglietti siano in ordine (sopra gli occhi, al centro il naso e in fondo le bocche).
Decoriamo la nostra copertina et voilà! Il nostro libro delle facce buffe è pronto. Basta sfogliarlo in maniera disordinata per formare sempre nuove facce da raccontare, da esaminare e da prendere in giro per il loro essere così buffe!
I castelli di sabbia sono sempre bellissimi. Da quello fatto dal professionista durante la mostra sulla spiaggia del mare a quello realizzato dal nostro bimbo con il secchiello più piccolo e misero che siamo riusciti a trovare nel bazar quasi abbandonato perché l’avevamo dimenticato a casa!
Detto questo, costruire i castelli di sabbia è un gioco bellissimo e molto educativo, poiché i bambini oltre ad allenare la manualità si impegnano nel progettare creativamente qualcosa, realizzandolo poi concretamente. Ma avete mai provato a colorare la sabbia? Tutto diventa ancora più entusiasmante!
L’occorrente è semplicissimo: dei sacchetti di plastica (come quelli che utilizziamo per conservare i cibi, con la zip ermetica) e del colorante alimentare. L’importante è scegliere un colorante non tossico e il più possibile naturale, in modo da non impattare la spiaggia (che diventerà solo più bella e non pericolosa né per gli umani né per gli animali!).
Noi ad esempio utilizziamo questi, che oltre che essere naturali sono in polvere e quindi molto comodi!
Detto questo, anche il procedimento è più che semplice: è sufficiente prendere un po’ di sabbia dalla spiaggia, metterla nei sacchetti, aggiungere un po’ di colorante alimentare, chiuderli bene e sbatterli energicamente in modo che si mescolino e che la sabbia si colori. Facciamo un sacchetto per colore. Questo è un procedimento divertentissimo per i bambini: lasciatelo fare a loro! Guarderanno incantati la sabbia cambiare colore, e si alleneranno in un’azione che non fanno spesso (scuotere!).
Ecco quindi pronta la vostra sabbia colorata!
Ora è pronta per essere prelevata e per diventare materiale per i castelli, le costruzioni, le casette, ma anche per le piste per le biglie (immancabili in spiaggia in estate!), le torte di sabbia e alghe, per la lotta con la sabbia...
Non solo: possiamo anche mischiare i sacchetti di sabbia per ottenere una sabbia multicolor...
Oppure utilizzare la sabbia colorata per realizzare bottigliette decorative e artistiche in ricordo della vacanza!
Oddio, è già in prima elementare. Oddio, è già in seconda. Ommioddio! È già in terza liceo! Gli anni passano veloci veloci, vero? E tutti i bei ricordi rischiano sempre di perdersi tra i quaderni scarabocchiati in cantina, tutti accatastati e mai più riesumati.
Tuttavia ogni tanto riguardare i vecchi temi, i dettati, i compiti delle vacanze nei quali i bimbi dovevano raccontare la loro giornata preferita, le prime operazioni e i disegni di artistica è davvero emozionante. Ecco perché la cosa migliore sarebbe quella di organizzare i vecchi quaderni in maniera smart, per poterli riguardare senza tragedie ogni volta che ne abbiamo voglia!
Innanzitutto, ad ogni fine anno sarebbe bene riprendere in mano tutti i quaderni, insieme ai bambini, riguardando tutto ciò che si è imparato durante l’anno. È divertente ed emozionante! Mentre riguardiamo il tutto, selezioniamo le cose migliori. Gli esercizi più soddisfacenti, i temi più interessanti... Insomma, ciò che, tra le migliaia di esercizi, ci colpisce più al cuore!
Dopo aver selezionato le pagine più belle (possono essere moltissime! Meglio non lesinare: in questo caso è meglio tenere che buttare!), tiriamole fuori dal mucchio.
Ed arriva ora il momento di organizzarle, tenendo sempre a mente una prospettiva, e cioè quella del lungo tempo. Non si tratterà infatti di riporre semplicemente questi quaderni e questi fogli, ma di sapere che nel tempo nel nostro “posto dei quaderni” terremo quelli di tutti gli anni. Di anno in anno quindi servirà sempre più spazio. Non scegliamo quindi una scatola semplice e piccola, ma piuttosto qualcosa di capiente.
Il metodo migliore prevede uno scatolone in plastica (come quelli dell’Ikea per l’organizzazione dei vestiti, per intenderci) e dei fascicoli per schedari. I fascicoli per schedari, con il loro binario, sono davvero pratici: permettono di dividere in maniera semplice, pulita e intuitiva al primo sguardo tutti i fogli. In questo modo possiamo dividere per anno, oppure per materia, e sapere che l’anno successivo ci sarà già lo spazio dedicato.
Questi scatoloni staranno poi ordinatissimi nell’armadio, in guardaroba, in cantina, in soffitta... Insomma, ci staranno fuori dai piedi, ma nel momento in cui vorremo riguardare i quaderni sapremo già che non dovremo impazzire nel caos!
Non solo in cantina, però: un’altra soluzione è quella di allestire alla stessa maniera non uno scatolone, ma una cassapanca. Magari quella in salotto che è ancora vuota!
Se queste soluzioni non vi garbano, c’è un altro metodo più tradizionale: quello dei faldoni. Non a tutti piacciono, e in effetti sembrano molto da ufficio. Sono però anche loro molto comodi: potete scegliere un faldone per figlio, oppure un faldone per anno scolastico. In questo caso lo spazio sarà ancora più capiente, e non servirà nemmeno selezionare i ricordi “migliori” (anche se a volte è utile perché sfoltisce e semplifica).
Basterà poi decorare i dorsi dei nostri faldoni per far sì che non mantengano quell’aria che in effetti fa molto “ufficio”, e poi riporli sulla libreria o su uno scaffale alto!
Avete presente i dorayaki, quei piccoli dischetti morbidi accompagnati da una salsa di fagioli? Sono deliziosi. Ma avete mai provato la versione dolce? È ancora più appetitosa, soprattutto se fatta con le nostre mani dall'inizio alla fine! Già, perché oltre a realizzare in maniera semplicissima i nostri dorayaki, possiamo farcirli con la nostra crema di cioccolata homemade a base di cacao e nocciole!
Incredibile: siamo già all’ultima puntata di 4Mamme su FoxLife! O meglio: stavolta potremmo intitolarla “2Mamme e 2Papà”! Esatto: nell’episodio andato in onda ieri sera a confrontarsi non erano quattro madri, ma due mamme e due papà. Perché la società è cambiata (per fortuna!) e non esistono solo le mamme che si occupano i bambini. Il compito genitoriale è ormai diviso quasi equamente, e per questo abbiamo molto apprezzato questo cambio di prospettiva!
Sullo schermo ieri sera si sono susseguite le storie e le giornate di:
Mamma Monica, la mamma “clown” che con il suo bambino Mattia (4 anni) utilizza il motto “tutti sono capaci di arrendersi, ma pochi hanno il coraggio di andare avanti”, filosofia che ha adottato da quando si è separata dal papà del suo bimbo. Imparare divertendosi con la serenità nel cuore: ecco il suo modo di essere mamma! Bastano pochi spezzoni per capire che Monica è energia e fantasia allo stato puro.. E questo ci piace già.
Maria Elena, la mamma tecnologica, che sfrutta i device per organizzare la sua giornata multitasking con tre bambini (due gemelli e una femminuccia). Tutto per lei è velocissimo, e così ha scoperto le app per mettere tutto bene in linea.
Davide, un papà giocherellone, che con la moglie Daniela sta crescendo i loro due figli di 7 anni e 16 mesi. Si diverte, gioca, sorride sempre e cerca di trasmettere la sua allegria in famiglia.
Infine Pino, “unconventional” papà, 46enne padre di tre figli. Perché unconventional? Perché permette ai bambini di vedere film violenti, perché li accompagna facendogli fare esperienza di tutto. Ma sempre pronto a intervenire e a sostenerli nel bisogno.
La puntata mi è piaciuta molto: le mamme protagoniste erano molto frizzanti, giocose e divertenti e in più la presenza dei papà ha reso questa ultima puntata molto stimolante e diversa dalle precedenti viste fin ora.
Come potete immaginare quest’ultimo articolo lo dedichiamo con estremo piacere ai papà, protagonisti indiscussi di questa puntata di 4 Mamme e protagonisti del cambiamento nel mondo: se infatti un tempo i papà erano considerati estranei alla crescita dei figli, oggi sono sempre più coinvolti. E non più solo come “aiuto” alla mamma, come babysitter del tempo libero, ma come protagonisti attivi dell’educazione dei bambini, della cura della casa e della costruzione della famiglia. I papà, per fortuna sempre più spesso, non entrano più in gioco solo quando la mamma non può, come sostituti o panchinari!
Iniziamo subito con la giornata di papà Davide. Davide è un padre molto presente ed è un bellissimo esempio di genitore (indipendentemente dal sesso) che si prende cura della propria famiglia. Come per qualunque genitore, ci sono momenti più difficili e momenti in cui facilmente trovi delle soluzioni per il benessere famigliare. Davide è un fantastico papà coinvolgente, giocherellone, molto attivo e presente nella vita dei bimbi. La sua indole emerge sicuramente nel momento del gioco, dove riesce a creare momenti molto intimi con ciascuno dei propri figli. Con la piccola Emma gioca attivamente e la coinvolge amorevolmente e in seguito organizza una partita di calcio tra grandi e piccini, per creare un momento ludico per il suo bimbo Riccardo.
Il solo appunto che ci sentiamo di fare a Davide è quello di cercare di creare momenti di gioco tutti insieme, anche se avendo figli con molti anni di distanza non è facile riuscire a trovare un gioco adatto ad tutte le età. Solitamente i giochi semplici (come correre insieme o giocare a nascondersi) sono delle tipologia di gioco che si prestano molto ad una socializzazione anche tra età diverse, piuttosto che giochi con strumenti o oggetti (palla, carte, ecc..) che risultano più complessi da organizzare, in quanto la piccola Emma ha solo 16 mesi.
Si vede che Davide è un papà che ama tantissimo i suoi figli, ed è stato dolcissimo vedere la messa a nanna dei bimbi da parte sua. Prima ha cullato la piccola, cantandole una canzone, e poi si è dedicato al grande, al quale ha letto un libro prima della buona notte. Come ci piace papà Davide!
Grazie al suo esempio possiamo parlare un po’ del ruolo del papà, che in questi anni ha subito dei cambiamenti fortissimi. La figura maschile infatti è diventata parte attiva nella cura della casa e della famiglia. Del resto i figli sono di entrambi e le responsabilità e gli impegni che ne derivano vanno spartiti in egual misura.
Ma parliamo anche di papà Pino, il papà unconventional. E di unconventional troviamo subito una bambola della figlia. Una bambola di colore, ma che bello! In un mondo che sta finalmente cambiando non è ancora scontato vedere questa situazione, ed è bellissimo vederlo sullo schermo.
Amiamo l'atteggiamento di Pino. Il suo è un atteggiamento di tolleranza e di interesse all'insegnamento del diverso. Pino sicuramente ha un rapporto non solo fisico ma anche molto cerebrale con i figli, e questo traspare anche nel controverso momento della visione di un film. Pino sceglie un film per adulti (si vedevano dei cavalieri in battaglia), e il tema non era molto adatto ai bimbi. Credo che saremo tutti d’accordo nel dire che si debba sempre rispettare le tappe di crescita dei bimbi. Penso quindi che Sveva, a 6 anni, non sia ancora in grado di elaborare emotivamente nel modo migliore scene troppo forti. Tuttavia ci sono piaciute davvero molto la passione e l’interazione di Pino con i suoi figli durante la visione del film: la fruizione passiva del mezzo TV non è mai la strada migliore, perché appunto è sempre difficile per un bambino rielaborare il bombardamento di immagini che riceve; quindi, bravissimo Pino! Sei riuscito a creare un dialogo e a trasformare un momento passivo in qualcosa di attivo e coinvolgente.
In conclusione mi ha fatto molto piacere vedere questi splendidi papà che partecipano così attivamente alla vita famigliare.
Grazie a tutti per averci seguito in questa avventura. Siamo già un po’ tristi perché mercoledì prossimo non avremmo più il nostro appuntamento settimanale di confronto e riflessione!