Per moltissime mamme è un trauma. Un passaggio obbligato che tuttavia si trasforma in disagio, in tristezza, in un distacco vissuto in maniera estremamente dolorosa. Parliamo di quel momento in cui il bambino comincia a stancarsi del seno, e l’allattamento comincia a diradarsi fino a terminare completamente.
Non è stupido, non è un argomento leggero, e, mamme all’ascolto, sappiate che non siete sole. A darvi voce ci ha pensato una mamma blogger, che nel momento in cui si è trovata a dover fronteggiare questo disagio ha deciso di urlarlo al mondo, per fare capire che è una sensazione normale, per quanto dolorosa.
Quando i bambini non vogliono più il seno: la storia di mamma Emily e del suo Ziggy che non vuole più essere allattato
La foto che sta facendo il giro del mondo è questa.
(Photo credit: Facebook)
Alcuni la trovano straziante, altri tenera, altri dolorosa, altri ancora eccessiva. Sta di fatto che il messaggio che c’è dietro è quanto di più legittimo ci possa essere. Mamma Emily, autrice del blog Raising Ziggy, ha deciso di scattare questa immagine dopo che il suo Ziggy, febbricitante, non trovava conforto nemmeno nel suo seno. Ha deciso così di provare a coccolarlo, pelle a pelle, in doccia (e sappiamo quanto il contatto sia importante per i bambini). Ma niente è come prima, secondo lei, perché se nemmeno il suo seno l’ha calmato significa che l’allattamento sta per terminare definitivamente.
“Questa è proprio l’immagine della miseria”, scrive nel post. “Quando l’allattamento non offre già il conforto che soleva dare, e tu non sai più come alleviare il suo dolore. Ieri sera mi sono sentita inutile. Ziggy stava male, il suo corpo era rosso, le sue guance in fiamme. Piangeva e piangeva e piangeva. Gli ho offerto il mio seno, ma tra le lacrime ha scosso la testa e ha continuato a piangere. Ho guardato mio marito e gli ho detto che non sapevo che fare. Così siamo finiti nella doccia, pelle a pelle, lo stringevo forte. E lui è stato lì seduto, dolorante e frastornato. Ho pianto, silenziosamente.
Sono sempre stata in grado di aiutare Ziggy, ma non ieri sera. Da quando è nato, allattarlo era più di una semplice ricerca di cibo. Ne aveva bisogno quando era arrabbiato, quando provava dolore, quando era stanco. Non c’era nulla che la tetta non risolvesse.
Poi è cresciuto, e tutti mi chiedevano “quando smetterai?”. E io rispondevo “Quando sarà pronto”, mai immaginando che quel “pronto” sarebbe arrivato presto. Credevo che sarebbero passati ancora mesi, o anni.
E poi sono rimasta incinta di nuovo. È stato un processo graduale. Anche per Ziggy. Man mano che passavano le settimane, anche il suo bisogno del seno diminuiva. Ha smesso di venire da me per allattamenti coccolanti. Ha smesso di chiedere di me quando si faceva male. Quando ero attorno alla diciannovesima settimana di gravidanza, l’unico momento della giornata in cui lo allattavo era per fargli fare il pisolino, e ci impiegava anche più del solito, ad addormentarsi.
Quando gli offro il seno lui scuote la testa. Poi si allontana dal mio grembo e scappa via. Non mi aspettavo così forti emozioni, ma le provo. Mi sento rifiutata. Mi sento inutile. Ero il suo mondo, e ora il suo mondo si sta espandendo.
Mio marito e io ci chiedevamo sempre ridendo: “Cosa diavolo farà quando smetterà di cercare la tetta?”. Beh, credo sia ora che iniziamo a pensarci”.
Esatto: una lettera straziante, eppure tenera, che riassume i sentimenti di moltissime mamme che vivono il distacco dal seno in maniera disagevole. È normale, ma non per questo deve essere per forza doloroso. Parlatene, cercate aiuto, conforto, fronteggiate la situazione. Non nascondete la vostra pena!
Emily ha deciso di condividere con il mondo la sua esperienza per un motivo: perché le mamme non si sentano sole. Ecco: non siete sole. Non siamo sole. Siamo mamme, ed è normale.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
L’estate è arrivata. I bambini hanno finito la scuola (e i più piccoli stanno per terminare la materna), e le giornate magicamente si svuotano da tutte quelle attività che prima scandivano la nostra quotidianità. Ah, che pace... Niente più stress...
Ok, forse però è bene ammetterlo, per il nostro bene e per quello dei nostri figli. A volte lo stress non va proprio in vacanza. Perché tutto questo tempo libero ha un rovescio della medaglia. Ossia: “e ora che facciamo?”.
Perché non programmare le giornate estive? Qualche idea per riempire le giornate dei bambini con una routine estiva carina e leggera
Dicevamo. Un rovescio della medaglia è il fatto che di punto in bianco ci troviamo a dover riempire giornate altrimenti perse. Ma c’è anche un altro risvolto negativo, in tutta questa bellezza estiva (se vogliamo trovarne un altro). Ed è il fatto che i bambini, poi, a inizio autunno, tornando a scuola e a tutte le attività pomeridiane che li attendono si trovano spiazzati, si stancano il doppio e giustamente fanno fatica a tornare alla routine. Ecco perché allora una routine estiva (leggera, naturalmente, che sia svago e non mero impegno) non è un’idea così stupida.
Non diciamo, quindi, di riempire fino all’orlo le giornate con orari, tabelle di marcia o di impegni prestabiliti granitici e invariabili (come quelli invernali, insomma), ma di provare a dare un indirizzo alle giornate, in modo che ci sia una routine settimanale chiara ma nella quale lo sgarro può avvenire senza problemi.
Ad esempio.
Il lunedì potrebbe essere dedicato ai progetti d’arte, a tutte quelle attività che avete nel cassetto e che non avete ancora avuto il tempo di provare perché in inverno, beh, non c’era il tempo materiale. Noi, per esempio, proveremo sicuramente qualche nuovo origami, creeremo qualche nuova mano di Fatima da regalare ad amiche e parenti. Ma ci sono tante altre attività creative, come il trovare giocattoli a costo zero in casa, realizzare tutti insieme storie con i sassi, imitare i grandi artisti...
Il martedì possiamo poi dedicarlo al giardinaggio. Bastano delle piante in casa, o un piccolo orto sul terrazzo o dei bulbi sulla finestra. Quel giorno può essere l’occasione per seminare, dare da bere, ma anche per leggere qualche libro per bambini sulla botanica. “L’orto dei bimbi” fa davvero al caso nostro, ma è bellissimo anche “Vagabonde!”: si tratta di un libro per piccoli esploratori di erbacce, da portare in giro per città, giardini e boschi per scoprire il verde nelle sue sfumature più bizzarre.
Il mercoledì poi sarà il giorno del cucinare tutti insieme, sperimentando nuove ricette a pranzo e a cena, ma anche a merenda, infornando e impiastricciandosi.
Giovedì via con le attività all’aperto: un po’ di trekking con i bambini è sempre un toccasana, e in questo modo li abituerete a stare all’aria aperta, nella natura, apprezzando, anche attraverso qualche gioco o attività artistica.
Il venerdì infine potrebbe essere l’occasione per provare nuovi sport, dallo yoga al surf, dallo sci nautico alla pallavolo, dall’hockey su erba all’equitazione. Tutto ciò che viene in mente ai bambini! Oppure, in alternativa o in aggiunta, potrebbe essere il giorno della biblioteca, quello in cui si va tutti insieme a scegliere il libro da leggere la settimana successiva (e ogni venerdì poi lo si riporterà e se ne sceglierà un altro!).
Stagionalità e varietà sono due regole preziose quando si parla di alimentazione, e ancora di più quando di parla di svezzamento. Vi abbiamo già detto di come i colori siano un buonissimo spunto per puntare sempre sulla varietà: la natura ce ne offre innumerevoli, quindi, partendo dalle verdure di stagione, ecco i risotti perfetti per lo svezzamento, da proporre ai bambini quando si stanno abituando a consistenze un pochino più solide rispetto alle prime pappe.
7 idee di risotti per lo svezzamento: partendo dai colori e dalla stagionalità, 8 risotti buonissimi e vari per lo slattamento dei nostri bambini
- Essendo un legume che si trova essiccato, il cece è perfetto tutti i mesi dell’anno. Per questo prima di cucinarlo è bene lasciarlo in ammollo almeno 12 ore, dopodiché basterà lessarlo per venti minuti in acqua bollente in pentola a pressione e utilizzarlo come preferiamo. Per un risotto ai ceci perfetto per lo svezzamento basterà frullare una manciata di ceci cotti con un goccio d’olio a crudo e dell’acqua, aggiustando la consistenza e ottenendo una purea; a questo punto aggiungiamo al composto a una manciata di riso lessato. Mescolate il riso e i ceci frullati oppure omogeneizzateli e condite con un filo d’olio a crudo.
- Anche lo zafferano lo si trova tutto l’anno, quindi il risotto giallo è un piatto che potrete proporre tutti i mesi. Tritate un pezzetto di cipolla e mettetelo a rosolare in un filo d’olio, quindi aggiungete un pugno di riso parboiled in padella e dopo un minuto copritelo con del brodo vegetale caldo. Lasciate assorbire il brodo e aggiungetene man mano altro, fino a fine cottura (circa trenta minuti). A cinque minuti dalla fine della cottura aggiungete mezza bustina di zafferano (anche meno) e mescolate bene e un cucchiaino di tajine. Potete sostituire allo zafferano anche della curcuma, che sappiamo essere davvero molto benefica.
- Disponibile per tutto l’anno (anche se ufficialmente cresce da febbraio a ottobre, quindi meglio evitarla durante l’inverno) è anche la carota, che permetterà di preparare un risotto arancione delizioso. Prendete una carota, pulitela, tagliatela a pezzetti e fatela cuocere al vapore nel boccale dell’Easy Meal Chicco per venti minuti (o, in alternativa, fatela bollire in un pentolino con acqua per lo stesso tempo). Una volta cotta, omogeneizzatela con il cuoci pappa oppure frullatela in un passaverdura. Mettete sul fuoco un pentolino con 200 ml acqua e quando l’acqua bolle versate un pugno di riso e la crema di carote. Lasciate cuocere per una decina di minuti, mescolate bene (l’acqua si sarà assorbita) e condite con un filo d’olio a crudo e un cucchiaino di pecorino grattugiato o della farina di mandorle.
- La stagione perfetta per le erbette è la primavera, poiché, anche se ormai si trovano al supermercato tutto l’anno, è proprio in questi mesi che grazie al sole le sostanze antiossidanti contenute spiccano. Ecco quindi il nostro risotto verde alle erbette con ricotta di pecora: scottate in acqua bollente per due minuti 40 grammi di erette fresche, poi scolatele bene quindi tenetele da parte. Preparate quindi il risotto con la ricetta tradizionale, e cioè tostando per un minuto il riso in un pentolino (circa 100 grammi) e aggiungendo brodo vegetale bollente mano a mano che questo si assorbe. Dopo circa 8 minuti aggiungete le erbette tritate finemente e continuate a cuocere fino a che il riso non sarà pronto. Servite quindi condendo con un filo d’olio e un cucchiaio di ricotta di pecora, mescolando molto bene.
- In autunno e inverno è il momento di sfruttare il radicchio rosso trevigiano, per un risotto rosso davvero irresistibile. La cottura è molto semplice: pulite e tagliate a pezzetti un cespo di radicchio rosso, quindi mettetelo in un pentolino con acqua bollente insieme a 50 grammi di riso. Lasciate cuocere mescolando di tanto in tanto per circa venti minuti, lasciando assorbire tutta l’acqua. A fine cottura spegnete la fiamma e aggiungete un cucchiaino di pecorino grattugiato, mantecando e quindi servendo.
- Ai bambini piace moltissimo quindi lo proponiamo almeno due volte al mese durante la primavera: è il risotto con pisellini freschi. Fate rosolare mezza cipolla tritata in un filo d’olio, quindi aggiungete un pugno di riso a tostare e dopo un minuto aggiungete una tazza di pisellini primavera e coprite con del brodo vegetale caldo. Continuate ad aggiungere il brodo quando si assorbe fino a fine cottura (circa venti minuti), aggiungete un cucchiaino di pecorino grattugiato e servite con un filo d’olio a crudo.
- Passiamo quindi al risotto un po’ più estivo, quello di pesciolino e zucchine. Noi utilizziamo la sogliola fresca, un pesce leggero che piace ai bambini (e che può essere assunto dai sette mesi). Lavate una zucchina e tagliatela a rondelle, quindi cuocetela a vapore nel boccale del cuoci pappa Easy Meal per venti minuti. In un pentolino separato cuocete quindi il riso, bollendolo per circa venti minuti, e nel frattempo cuocete 50 grammi di filetto di sogliola fresca pulito al vapore, anche qui per circa venti minuti. Frullate quindi le zucchine con la sogliola (eliminando le eventuali lische rimaste!), scolate il riso e mescolate tutto, condendo con un filo d’olio a crudo.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Come la patata, la radice di Maca è di color giallognolo ed è un tubero. Tuttavia è molto più nutriente e sin dai tempi degli Inca se ne conoscono le proprietà energizzanti, afrodisiache, anti invecchiamento e pro-fertilità. Ecco perché possiamo annoverarla tra i super alimenti, ed ecco perché è utile conoscerne la storia, le proprietà nutrizionali, i benefici che apporta all’organismo e come assumerla.
I benefici della radice di Maca su ormoni e fertilità: le proprietà del tubero peruviano e la sua capacità di aiutare in caso di problemi di infertilità
Detta anche “Ginseng peruviano”, la Maca è un alimento originario del Perù, una pianta che cresce addirittura ad un’altitudine di più di 3500 metri sul livello del mare e la cui radice è conosciuta dai tempi più antichi. La sua coltivazione è abbastanza difficile, poiché l’albero della Maca indebolisce moltissimo il terreno che gli sta attorno, causando l’impossibilità di coltivare altre piante nella stessa zona per molti anni.
Da sempre dell’albero si consuma la radice, a partire dal tempo degli Inca, che ne riconobbero le proprietà nutrizionali e quelle energetiche, benefiche sia a livello fisico generale sia dal punto di vista riproduttivo, poiché oltre che afrodisiaca la radice di Maca agisce sugli ormoni.
Dal punto di vista nutrizionale, quindi, la Maca è ricchissima di amminoacidi essenziali, di fibre, di vitamine, di carboidrati, di acidi grassi, di sali minerali e di proteine (addirittura il 10% sul totale del peso). Essendo molto energetica è dunque utilizzata da chi fa sport (aiuta anche ad aumentare la massa muscolare) o da chi sente il bisogno di ricaricarsi a livello mentale. Anche senza caffeina, infatti, questa radice ha un effetto simile a quello del caffè, stimolando l’organismo e riequilibrando il sistema nervoso, aiutando a concentrarsi meglio e ad essere lucidi mentalmente.
Entrando però nello specifico dei suoi benefici sul sistema ormonale, scopriamo che la Maca è davvero potentissima quando si parla di fertilità. La sua reputazione è ormai nota: la si ritiene capace di bilanciare gli ormoni e di curare l’ipotiroidismo. Inoltre riequilibra il sistema endocrino, poiché non contiene ormoni in sé, ma è ricca di nutrienti che supportano la normale produzione di ormoni da parte del nostro corpo.
La radice di Maca, quando consumata regolarmente, nutre l’ipotalamo e l’ipofisi, le più importanti ghiandole del nostro organismo. Sono infatti loro a regolare le altre ghiandole, e bilanciare loro significa bilanciare il pancreas, le ovaie, i testicoli, la tiroide e le ghiandole surrenaliche. Ecco perché la radice di Maca agisce in maniera benefica sulla sindrome premestruale, sui disturbi della menopausa, sulle vampate di caldo e su una miriade di altri problemi la cui causa è ormonale.
Infine, la bella notizia è che non solo aumenta la libido grazie al suo effetto afrodisiaco, ma implementa le funzioni sessuali negli uomini e incrementa la fertilità, sia nelle donne che negli uomini. Attenzione, però: è sconsigliata in gravidanza!
Trovare la Maca in commercio è parecchio difficile, soprattutto sottoforma di radice. Ecco perché qui spesso la si consuma attraverso degli integratori specifici. In erboristeria la possiamo trovare come estratto secco, in compresse o in polvere. Oppure, ancora meglio, possiamo trovare la polvere di Maca biologica, essiccata al sole e macinata a mano.
Questa polvere può essere quindi assunta semplicemente come integratore, versandone le quantità raccomandate (solitamente tra i 5 e i 10 mg al giorno, ma chiedete sempre al vostro medico, farmacista o erborista) in un bicchiere di acqua, oppure in un frullato o in un succo. Ancora, c’è chi la utilizza come ingrediente per le preparazioni dolci (come la fecola di patate).
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
I bambini sporchi sono più sani, giocare sotto la pioggia è salutare, non esiste cattivo tempo ma solo cattivo abbigliamento... Non ci stancheremo mai, mai, mai di dirlo e di promuovere l’educazione all’aperto! Perché l’eccessiva attenzione alla pulizia, la germofobia e il sanitarizzare qualunque cosa ci capiti sotto mano non fa benissimo. Soprattutto con i bambini, che hanno bisogno di sviluppare il loro sistema immunitario!
A questo proposito ci viene in aiuto anche una recente intervista uscita per il quotidiano online The Star, nella quale Marie Claire Arrieta, microbiologa autrice insieme al collega Brett Finlay del libro “Let them eat dirt”, spiega come i microbi della terra siano di gran lunga meglio degli antibiotici con i quali bombardiamo i nostri figli.
Meglio i microbi degli antibiotici: l’autrice di “Let them eat dirt” spiega perché fare giocare i bambini all’aria aperta sia di gran lunga meglio di riempirli di antibiotici e medicine
Il libro “Let them eat dirt” (tradotto: “lasciate che mangino la terra”) dovrebbe essere una Bibbia per noi genitori. In maniera molto semplice spiega come gli ultimi 150 anni della storia dell’uomo abbiano portato a considerare i microbi totali nemici dell’uomo, poiché si è scoperto che causano malattie. Dall’altro lato della barricata, però, questa lotta ai microbi ha portato un altro risvolto, e cioè che i nostri figli stanno diventando sempre più deboli, a causa dell’eccesso di igiene.
Il libro spiega quindi come i milioni di microbi che vivono nel nostro corpo abbiano in realtà un ruolo decisivo sulla nostra salute, e in particolare su quella dei bambini, che senza di essi hanno più probabilità di sviluppare malattie come obesità, diabete o asma (tra le altre). Gli autori, inoltre, cercano di dare risposte chiare e univoche alle domande più gettonate dai genitori. Alcuni esempi? “Ma se il suo amichetto è malato, posso lasciarli giocare insieme?”; “È una buona idea prendere un animale domestico?”; oppure “Dovrei dargli un antibiotico e un probiotico?”.
Insomma, i due microbiologi vogliono aiutare i genitori attraverso la scienza a capire che in realtà i microbi sono amici dei bambini!
Dialogando con The Star, Marie Claire Arrieta ha quindi spiegato il concetto di resistenza agli antibiotici che potrebbe portare l’eccessivo uso di questi e del fatto che i microbi abbiano davvero un ruolo fondamentale nello sviluppo del sistema immunitario dei bambini:
“Quando nasciamo, non abbiamo in corpo nessun microbo. Il nostro sistema immunitario non è ancora sviluppato. Ma non appena i microbi iniziano a fare la loro comparsa, lo aiutano a lavorare bene. Senza i microbi il nostro sistema immunitario non sarebbe in grado di combattere le infezioni. E non è solo la presenza di questi microbi, ma ciò che questi producono, e cioè molecole e sostanze che interagiscono direttamente con le cellule nella fodera del nostro intestino e con le cellule che stanno appena fuori questa fodera. Le allenano, le aiutano. Ed è solo grazie all’incontro con queste sostanze microbiche che le cellule immunitarie ottengono le informazioni di cui hanno bisogno per fare tutto questo. Dopodiché queste cellule intestinali acquisiscono la capacità di trasportarsi nelle altre parti dell’organismo, in modo da continuare l’allenamento”.
Infine, alla domanda “Cosa possono fare i genitori per sviluppare un buon sistema immunitario nei bambini e per abbassare le possibilità di fargli sviluppare malattie come asma, allergie o altre patologie?” la Arrieta ha risposto:
“Gli studi epidemiologici mostrano che i bambini che crescono in una fattoria hanno minori probabilità di sviluppare l’asma. È chiaro che non possiamo obbligarci a mollare tutto e a diventare contadini, ma questo fatto suggerisce che vivere in un ambiente meno pulito è in realtà meglio. Lo stesso vale per il possedere un animale, specialmente un cane. Lasciate pure che i bambini ci giochino tranquillamente!
Gli studi hanno poi evidenziato come pulire ossessivamente tutto ciò che il bambino si infila in bocca in realtà aumenti le probabilità di sviluppare l’asma. I numeri parlano di minori probabilità se invece il ciuccio è, ad esempio, semplicemente pulito nella bocca dei genitori.
Tutto questo dice solo una cosa, e cioè che viviamo in ambienti troppo puliti a tal punto che non ne beneficiamo più. L’igiene è fondamentale per la nostra salute, questo è chiaro, e non dobbiamo smettere di lavarci le mani. Dovremmo però farlo solo quando questo è benefico, e cioè quando questo aiuta a prevenire o a non diffondere malattie, e cioè prima di mangiare e dopo essere stati in bagno. Tutte le altre volte non è necessario.
Quindi, quando i vostri bambini stanno fuori a giocare con la terra, non puliteli. Non c’è beneficio nel farlo. Deve esserci dunque il giusto equilibrio tra il prevenire le infezioni e il promuovere la salutare esposizione ai microbi!”.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Dopo avervi parlato di come insegnare ai bambini come tenersi puliti, capiamo ora come creare rituali e postazioni perfetti per spronare il bambino a lavarsi, vestirsi, curarsi e tenersi in ordine in generale sia un’idea davvero speciale. Già, perché creare abitudini e spazi organizzati è uno dei modi più indicati per stimolare il bambino a mantenere le buoni abitudini della cura di sé!
I rituali della pulizia e della cura di sé: i riti, le abitudini e gli spazi che stimolano il bambino a curarsi, lavarsi, pulirsi e amarsi
Ciò di cui vi stiamo parlando è molto montessoriano: il curarsi e lavarsi, infatti, è già di per sé in linea con i precetti di Maria Montessori, poiché farlo da soli significa imparare a diventare indipendenti, requisito fondamentale per la crescita sana del bambino. Se poi ci concentriamo anche sugli spazi organizzati e sui rituali, capiamo che anche questo ha molto a che fare con la didattica montessoriana, poiché la stessa Maria Montessori spiegava come tenere un ambiente ordinato, con tutto l’occorrente per una determinata attività a disposizione e a portata del bambino, sia propedeutico alla riuscita dell’attività, poiché il bambino viene attratto da quest’ordine, non viene distratto ed è stimolato a svolgere quel determinato compito.
Dopo aver quindi insegnato al bambino le basi del tenersi pulito (lavarsi le mani, lavarsi i denti, pulirsi dopo il vasino, l’igiene intima...) dobbiamo fare sì che non sia un insegnamento fine a se stesso, utile solo in quel momento, ma rendere l’attività quotidiana, insegnando al bambino che è importante farlo ogni giorno e rendendo tutto più semplice puntando sul fatto che in poco tempo può diventare un’abitudine. Ripetere infatti quei gesti ogni giorno significa far sì che poi appaiano naturali.
Per prima cosa, quindi, dobbiamo far sì che in bagno tutto l’occorrente sia ordinato e a portata di bambino. Innanzitutto, teniamo sempre una scaletta per bambini sotto al lavello, in modo che i bimbi possano sempre arrivarci senza problemi. In alternativa, possiamo sempre puntare sul bidet, che spesso ai bambini piace perché alla loro altezza e poiché sembra una “vasca in miniatura”. Quindi, accanto al lavabo o accanto al bidet, dobbiamo sistemare una piccola postazione lavaggio mani e denti, che potrà essere organizzata dentro ad un piccolo vassoio o sopra ad un tavolino.
Su questa postazione basterà mettere tutto ciò di cui il bambino ha bisogno, e che potrà e dovrà usare solo lui: il suo spazzolino e il suo dentifricio per bambini; un sapone delicato per il viso e per il corpo (come Sa di Me di Fiocchi di Riso, pensato apposta per i più piccoli); una crema idratante che potrà spalmarsi da solo (l’Emulatte è perfetto); una salvietta; un piccolo specchio infrangibile dai bordi in plastica; una spazzola per capelli o un pettinino.
Puntiamo poi su quelle attività quotidiane che possiamo rendere prima divertenti e poi abitudinarie, come ad esempio l’asciugatura dei capelli. A noi piace giocare al “salone di bellezza”, durante il quale ci si asciuga i capelli vicendevolmente, pettinandoli, massaggiandoli e asciugandoli! Ed essendo un salone di bellezza spesso cogliamo l’occasione per insegnare ai bimbi a tagliarsi le unghie (supervisionando, quando la loro manualità lo permette), a pulirsi le orecchie, a fare le trecce (anche questa un’attività utile all’indipendenza e alla cura di sé, ma anche perfetta per stimolare la coordinazione occhio mano!), a mettere la crema sul viso e sulle mani, ad utilizzare le forcine e così via.
L’importante, come sempre, è non obbligare i bambini a fare ciò che detestano, ma rendere sempre tutto piacevole. Se ad esempio odiano fare il bagno, proviamo a trovare qualche gioco da fare durante il bagnetto per renderlo più appetibile; se non sopportano ancora il lavarsi i denti, forse è perché lo sentono come un obbligo, mentre basterebbe inventare una canzoncina dei denti o un gioco di imitazione o di velocità per far sì che la voglia torni; se ancora non hanno l’abitudine di lavarsi sempre le mani, forse è perché manca loro lo stimolo, e le semplici postazioni di cui parlavamo spesso fanno la metà del lavoro. Insomma: non obbligateli o fategli sentire con pesantezza l’importanza della cosa, ma rendetela molto naturale e, perché no?, divertente!
Le sculacciate sono deleterie, non solo a livello emotivo ma anche cognitivo, e vi avevamo già spiegato il perché. Ma qual è il motivo delle sculacciate? Solo la perdita di pazienza per i comportamenti eccessivi dei bambini? In realtà no. A quanto pare alla base ci sta il dolore del genitore, e non il cattivo agire del figlio. Perché come sappiamo la sculacciata è un circolo vizioso, e in qualche modo bisogna spezzare questa disagevole catena.
Sculacci tuo figlio? Sta tutto nel tuo dolore e non nel suo comportamento: le sculacciate sono causate dal disagio dei genitori e non dal cattivo comportamento dei bambini
Il concetto è semplice: sculacciare è un riflesso del proprio disagio, del proprio dolore. È una manifestazione del non sentirsi bene fino in fondo, del provare qualcosa di brutto. E il 90% delle volte se un genitore sculaccia è perché durante l’infanzia a sua volta ha ricevuto lo stesso trattamento.
Ecco perché picchiare i bambini (esatto, sculacciare è picchiare, anche se il secondo termine parrebbe molto più negativo. Sono praticamente sinonimi) è una risposta davvero immatura (emozionalmente) ai loro comportamenti. Significa che il genitore che sculaccia non ha ancora elaborato coscientemente la sua esperienza, e di conseguenza riutilizza lo stesso comportamento che i suoi genitori utilizzavano con lui, in maniera infantile ed immatura.
Non lo diciamo in senso meramente negativo, ma perché sia costruttivo: proprio perché l’esperienza non è ancora stata elaborata, la sculacciata diventa una risposta immatura in questo senso, proprio perché non maturata completamente.
Il circolo vizioso è difficile da spezzare, se ragioniamo in questi termini, ossia se continuiamo ad utilizzare questa soluzione senza riflettere e senza pensare che il disagio possa essere profondo. Perché spesso le sculacciate partono al minimo pianto, al minimo “disastro” fatto dai figli, al minimo fatto che non rientri in quello che i genitori ritengono comportamento “perfetto” dei bambini. Quanto c’è di maturo in questo? E quanto di più profondo?
Se perdiamo la pazienza con poco e sculacciamo i bambini, quindi, significa che c’è qualcosa di più nascosto che ci fa scattare, che ci fa perdere le staffe e ci fa partire le mani. C’è insofferenza verso qualcosa che magari non capiamo nemmeno noi, coscientemente. Ma dovremmo davvero riflettere, fare un esame di coscienza, pensare, fare riaffiorare i ricordi, capendo così veramente qual è il disagio alla base.
Solo in questo modo, infatti, potremo spezzare il circolo vizioso trasformandolo in un circolo virtuoso. Capire quali sono le sofferenze che ci portiamo dentro farà infatti sì che le prossime volte invece di scattare si potrà ragionare per qualche secondo, fermando le mani e utilizzando piuttosto le parole, o elaborando un approccio più ragionato e più pensato in base ad ogni situazione.
Perché, sì, ogni situazione necessita la sua reazione, la sua correzione. Se ci pensiamo la sculacciata diventa una risposta per tutto, senza distinzione. I bambini, in questo modo, vedranno l’avere rovesciato l’acqua nel piatto e l’aver picchiato il loro compagno di classe (sì: i bambini che vengono sculacciati e picchiati spesso sviluppano comportamenti violenti, è inevitabile) sullo stesso livello, e sentiranno di essere sempre nel torto, senza spiegazione o senza capire che non sono “cattivi” in generale, ma che stanno sbagliando il comportamento in base alla situazione.
Così come potete pensare alla vostra situazione, comunque, capendo che la vostra perdita di pazienza e le vostre sculacciate partono dal disagio profondo, dovete tuttavia pensare al comportamento “cattivo” dei bambini non come ad un comportamento davvero cattivo, ma come ad una situazione di loro disagio, di loro tristezza, di loro irrequietezza verso qualcosa di profondo.
Rispondendo quindi a questo disagio (reciproco) con una sculacciata, anche i bambini impareranno che a questo si risponde con la violenza. Ecco il circolo vizioso.
E il circolo virtuoso è però molto semplice: basta sostituire le mani che picchiano con le parole, con un rimprovero fermo ma costruttivo, con il dialogo. Sarà difficile, certo, soprattutto se i bambini si sono già abituati alle sgridate e alle sculacciate fini a se stesse. Ma pian piano, cominciando da subito, la situazione potrà essere ribaltata. Soprattutto se ci crediamo davvero, e se elaboriamo noi stessi le nostre frustrazioni e le nostre rabbie, in modo che anche i bambini non sentano l’impazienza, ma solo la voglia di dialogo e di insegnamento vero, concreto.
Quando sono di stagione, le fragole si prestano a tantissime preparazioni dolci, e noi ne approfittiamo sempre per provare ricette fresche per merende o dessert alternativi. Come questo semifreddo, che abbiamo reso veg grazie all'assenza di panna o di latte!
Alzi la mano chi ama la piadina! Noi la adoriamo, e ci piace prepararla insieme ai nostri bambini. Non solo farcendola come più amiamo, ma preparandola dall'inizio, senza comprare quelle già fatte ma stendendola noi, con farina integrale e olio al posto dello strutto per un risultato più sano e leggero.
Nelle ricette lo vediamo citato molto spesso, e altrettanto spesso senza alcuna spiegazione o dettaglio per farcelo riconoscere. Parliamo del pesce azzurro, il tipo di pesce che è meglio preferire agli altri per le sue proprietà benefiche. Vediamo quindi insieme di cosa si tratta e quali possono essere definiti “pesci azzurri”.
Innanzitutto, il pesce azzurro non è una specie o un determinato pesce scientificamente definito, ma la definizione arriva dal commercio, per differenziare quei pesci, di diverse specie, forme e dimensioni, che rientrano tuttavia in una categoria comune, caratterizzata dal ventre di colore argenteo e dal dorso con riflessi blu scuro o verdi-argentei.
Le altre caratteristiche del salmone azzurro comprendono il non avere squame e l’essere davvero molto ricchi di grassi saturi Omega 3, i grassi buoni per l’organismo, così come di oli molto digeribili per l’intestino umano.
L’unico inconveniente del pesce azzurro è l’essere soggetto all’Anisachis, e cioè il parassita che colpisce questo tipo di pesce. L’Anisachis è una sorta di verme che si annida nello stomaco del pesce e che diventa pericoloso per l’uomo se questi mangia pesce azzurro crudo (a meno che questo non sia stato abbattuto per almeno 24 ore a -25 gradi). Attenzione quindi a sardine, tono, merluzzo, acciughe, pesce sciabola, scombro e lampuga: sono infatti questi i pesci azzurri più soggetti al parassita.
Ciò che ha di bello il pesce azzurro, soprattutto nella zona in cui viviamo, è che di molta facile reperibilità nel Mar Mediterraneo, e per questo per il rapporto qualità-prezzo è sempre tra i migliori sul mercato.
Ecco quindi la lista del pesce azzurro:
- l’acciuga o alice
- la sardina (dalla carne tenera e gustosa)
- lo sgombro (con carne più scura e saporita, ottimo con le cipolle)
- l’aringa
- la palamita (simile allo sgombro)
- il pesce spada
- il tonno
- la lampuga
- il palombo
- l’alletterato
- la spatola (o pesce sciabola)
- l’aguglia
- lo spratto (o papalina)
- la costardella
- il suro
- il lanzardo
- l’alaccia
Tra questi possiamo però tranquillamente aggiungere il salmone: non avrà il colore tipico azzurro, ma la sua ricchezza di Omega 3 lo rende altrettanto appetibile.
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