Estate è sinonimo di ciliegie! O almeno per noi che le amiamo tantissimo. Oltre ad abbuffarci di questi piccoli frutti rossi, amiamo trovare sempre nuove ricette per approfittarne. Eccone una!
Giocare allo scienziato è sempre una buona idea: sia i bambini amanti della scienza sia quelli meno ferrati apprezzano sempre la concretezza dei risultati! Già, perché giocando riescono a capire direttamente gli effetti della fisica, della chimica e della natura in generale! Dopo gli esperimenti in cucina, quelli invernali, quelli montessoriani e quelli più giocosi (come ad esempio il tornado nel barattolo, sempre apprezzato!) ecco quindi una serie di esperimenti scientifici divertenti e perfetti per la stagione estiva!
- Partiamo dal vulcano di sabbia, perfetto nelle vasche di sabbia o in spiaggia. Con i bambini costruite una bella montagna attorno ad una bottiglia di acqua in plastica. Lasciate scoperto il buco dell’apertura della bottiglia. Versateci quindi 3/4 di acqua tiepida, un goccio di detersivo per piatti, qualche cucchiaio di bicarbonato di sodio (aiutandovi con un imbuto) e una tazza di aceto di vino (se volete, potere colorarlo con del colorante alimentare): ecco che il vulcano esploderà e si riempirà di lava!
(Kid Spot)
- Altra esplosione, altro esperimento: i razzi effervescenti! Bastano dei porta rullini, dell’acqua e delle pastiglie effervescenti (come le vitamine). Versate un goccio di acqua nel contenitore, quindi infilate la pastiglia e chiudete molto bene il tappo. Scuotete un paio di secondi e appoggiate sul tavolo (all’aperto! Schizzerà acqua dappertutto) il contenitore (con il tappo rivolto verso il basso) e dopo qualche secondo - boom! - volerà nell’aria come un razzo! Legate un omino della lego al contenitore per fingere che sia davvero una navicella spaziale!
- Un esperimento propedeutico al giardinaggio, per capire com’è bello vedere l’erba spuntare: la testa erbosa! Prendete una vecchia calza in nylon e tagliate la punta (a circa 30 cm). Riempitela quindi con dei semi per prato e aggiungete una manciata di terra o segatura, formando una palla. Chiudete quindi la calza con un nodo e tagliate l’eccesso di nylon (devono restare, penzolanti, circa 10 cm). Appoggiatela su una tazza riempita d’acqua (la calza in eccesso fungerà da tramite, portando l’acqua ai semi) e disegnate due occhi. Dopo qualche giorno cominceranno a spuntare i capelli verdi!
(Cooliyo)
- Lo stesso possiamo farlo con delle uova. Prendiamone alcune e svuotiamole bene, appoggiandole poi con il buco rivolto verso l’alto nel loro cartone. Riempiamole quindi di cotone e versiamo un po’ d’acqua. Spargiamoci sopra qualche seme d’erba, coprendo la “testa”. Appoggiamo le nostre uova, alle quali possiamo disegnare delle belle facce o dei ritratti di famiglia, su un davanzale, e in un paio di giorni cresceranno i capelli! Basta aggiungere qualche goccia d’acqua al cotone (se asciutto). Crescendo, i bimbi possono tagliare i capelli alle loro uova (sbizzarrendosi!), e l’erba ricrescerà di volta in volta!
- Esperimento da provare in una giornata super soleggiata è quello del forno solare. Prendiamo un cartoncino di forma quadrata di circa 60 cm per 60 cm, nero. Incolliamo su una facciata della carta stagnola e pieghiamo quindi il nostro foglio a forma di cono. Mettiamolo fuori, alla luce diretta del sole, e infiliamoci dentro qualcosa da cuocere, come ad esempio delle fettine di mela per il dessert! Ci vorrà qualche ora, ma funzionerà proprio come un forno, sfruttando i raggi del sole.
- Cogliete dei bei fiori bianchi (piccoli o grandi a vostra scelta): possiamo mostrare ai bambini come sia importante l’acqua che bevono le piante, colorando i loro petali e ottenendo così dei fiori divertenti e bellissimi! Basta reciderli e metterli in vasi trasparenti riempiti con acqua mischiata a colorante alimentare.
- Per mostrare la diversa densità dei liquidi, possiamo provare un esperimento “arcobalenoso” con ciò che abbiamo in casa, creando un arcobaleno in barattolo. Basta riempirlo, in questo ordine, con: miele, sciroppo di mais (colorato di viola con del colorante alimentare), detersivo per piatti, acqua colorata di blu, olio d’oliva e infine alcol denaturato colorato di rosso.
- Bellissimo è l’esperimento sul tempo, per creare insieme ai bambini una meridiana. Bastano una matita, del pongo e dei sassi. Di prima mattina, appoggiate la matita al centro del giardino o del cortile, infilzandola nel pongo che farà da base. Appoggiate quindi il primo sasso esattamente sull’ombra della matita, segnando sopra l’orario (“le 9”). Ad ogni ora, appoggiate altri sassi, finché non otterrete una rudimentale meridiana che nei giorni successivi potrete utilizzare davvero come orologio esterno!
I bambini sono lavabili. I bambini sono forti. I bambini hanno un sistema immunitario in evoluzione che li protegge. E poi, già detto: i bambini sporchi sono più sani, l’intelligenza passa dalle pozzanghere, i microbi sono meglio degli antibiotici e giocare sotto la pioggia è quanto di più educativo possa esistere! E allora cosa stiamo aspettando? Ci vogliamo o no decidere a farli giocare nel fango, questi benedetti pupi?
Perché il fango è un elemento importantissimo, per la loro crescita. Lo è, e non ci scappiamo.
Il fango ha dei risvolti davvero bellissimi.
1) Innanzitutto, permette al bambino di studiare con le sue mani la terra e l’acqua, e la trasformazione degli elementi quando si incontrano.
2) In secondo luogo, gli permette di venire a contatto con certi germi con i quali il suo corpo prenderà confidenza, sviluppando gli anticorpi per le più comuni malattie. Non solo: nel fango sono presenti sia il Mycobacterium vaccae che stimola la serotonina e quindi allontana la depressione, ma anche dei batteri che stimolano la crescita di neuroni e accelerano l’apprendimento.
3) Terzo, ma altrettanto importante: stimola la creatività, perché quando il bambino si trova immerso nel fango fino alle ginocchia, gli vengono in mente mille mila attività da svolgere (e vi stupirete di certi giochi che riescono ad inventarsi i bimbi!).
4) I bambini si rilassano e si calmano, immergendo le mani e impiastricciandosi in libertà con il fango.
5) Ultimo, ma non per importanza (e in realtà nemmeno ultimo definitivamente, perché se ci mettessimo qui ad elencare tutti i benefici faremmo notte): è uno stimolo per il bambino a prendere confidenza con la natura, e quindi ad amarla, imparando cosa sono l’ecologia e la bellezza di preservare questo elemento in cui viviamo.
Qualche idea per cominciare a giocare con il fango?
Possiamo cucinare insieme ai bambini delle torte di fango o dei gelati alla terra e fiori...
... Creando anche una cucina all’aperto apposta per realizzare manicaretti con fango, foglie, terra, fiori, lombrichi...
Oppure possiamo trasformarci in artisti realizzando delle sculture accostando delle palle di fango.
Che dire poi dei dipinti? Basta aggiungere al fango un po’ d’acqua e del colorante alimentare, e poi utilizzarlo come fosse un colore! Oppure possiamo lasciarlo al naturale, stendere un telo in gradino e realizzare degli immensi dipinti naturali.
Infine, perché non trasferirne un po' in una bacinella e giocare agli animali da salvare dall’alluvione? Magari un giorno che abbiamo voglia di stare in casa, senza comunque rinunciare ai materiali della natura!
Tenendo sempre a mente una cosa: il gioco libero è sempre, da sempre e per sempre il più educativo. Accostiamolo al fango, e lasciamo che la fantasia faccia il suo corso!
Scarpine che possono indossare per due mesi e poi il piede cresce. Pannolini che ogni giorno riempiono il cestino. Vestiti che prendono la polvere in scatoloni perché ormai sono “scappati”... I bambini sono bellissimi. Ma sono anche, per loro natura, ad alto impatto ambientale!
A cercare una soluzione a questo problema di apparentemente inevitabile spreco infantile ci sta pensando una associazione: tRiciclo - Bambini a basso impatto. E ha trovato una parola (da mettere in pratica) che riassume benissimo il “cosa fare”: condivisione!
L’associazione è nata circa un anno fa, dopo che un gruppo di genitori già da qualche anno stava pensando a come mettere in pratica i suoi principi di basso impatto per bambini. Alla base di tutto c’erano due impegni: l’utilizzo dei pannolini compostabili (acquistati anche attraverso dei gruppi d’acquisto per risparmiare) e lo scambio di prodotti e strumenti tra di loro, in modo da non buttare nulla di riutilizzabile e per non comprare inutilmente niente che già non fosse in circolo.
I genitori si sono così riuniti in associazione, e da allora la loro piattaforma principale (oltre alla pagina Facebook, sulla quale pubblicano anche le notizie più interessanti riguardanti il riciclo, i bambini e le migliori innovazioni sostenibili) è una chat su Whatsapp, nella quale si scrivono le attività e le novità dell’associazione (come ad esempio gli incontri per conoscersi meglio o gli swap party, feste durante le quali si portano gli oggetti che non si utilizzano più per tornare a casa con ciò che ci serve, scambiandoli con gli altri) e attraverso la quale i membri possono pubblicare le offerte di scambio. Vestiti, giocattoli, tutine, scarpe, libri, prodotti... Tutto diventa possibile merce, e potenzialmente in questo modo i genitori, regalando e ricevendo, potrebbero non comprare più nulla!
Naturalmente questo gruppo è quindi piccolo, e i genitori di tRiciclo hanno un sogno: realizzare un’App per smatrphone e tablet che sia una sorta di “Gruppo WhatsApp” allargato, nel quale i genitori possano, da qualunque parte d’Italia, pubblicare le fotografie degli oggetti da scambiare, in modo da allargare questa economia circolare a impatto zero e ridurre il più possibile l’inquinamento e lo spreco, allargando il campo d’azione ma anche allungando il ciclo di vita di ogni oggetto, finché utilizzabile!
Perché l’associazione è di Genova, e per forza di cose il suo raggio d’azione arriva fino ad un certo punto. Ma l’intenzione è nobilissima, condivisibile e pure invidiata (a noi piacerebbe molto fare parte di un gruppo come il loro), e per questo una piattaforma più grande è quanto di più bello si possa immaginare.
Riduzione dei rifiuti e condivisione: due campi davvero interessanti, l’uno perché fa bene all’ambiente e l’altro perché fa bene alla vita. Perché tRiciclo non è solo un momento per fare bene al pianeta, ma anche alle relazioni sociali, creando nuovi legami e creando soprattutto una nuova fiducia nel prossimo.
Un bambino su 50000 nasce con una malformazione genetica molto importante eppure poco conosciuta; si tratta della sindrome del Cri du chat (traduzione italiana: "grido del gatto") o delezione 5p, che deve il suo nome proprio al tipico pianto dei neonati che risulta essere molto simile ad un vero e proprio miagolio. Conosciamola insieme.
La sindrome del Cri du Chat è una malattia genetica rara, ed è dovuta alla perdita, più o meno consistente, di una parte del braccio corto del cromosoma 5. Nella maggioranza dei casi la mutazione avviene in maniera del tutto casuale, senza che vi sia una componente ereditaria, presente solo nel 5-10% dei casi noti. La Cri du chat causa la crescita anomala della laringe (responsabile del miagolio appunto) e man mano che il bambino cresce, i sintomi, tra cui il pianto acuto e monotono, si fanno meno riconoscibili: dopo i due anni di età la si fatica a diagnosticare, soprattutto se il materiale genetico perso è di poca rilevanza.
Ci sono però altre caratteristiche fisiche che possono rendere riconoscibile la sindrome: cranio molto più piccolo della media, differente crescita rispetto ai bambini ‘normodotati’, difficoltà di alimentazione, mento piccolo e sfuggente, viso rotondo, il particolare taglio e la distanza degli occhi, bassa attaccatura delle orecchie, la fusione delle dita, una linea sola sul palmo delle mani, in alcuni casi si possono riscontrare alla nascita malformazioni cardiache o renali. I bimbi nati con questa sindrome presentano, sin dalla nascita, un iperuditismo che li porta a mal tollerare i rumori troppo forti, e l’ipotono (meno tono muscolare) è presente in tutti i neonati. I campanelli di allarme sono quindi davvero molteplici e sarà il medico solitamente un genetista, attraverso una analisi citogenetica a confermare la diagnosi di Cri du Chat.
Come già accennato, in alcuni casi, peraltro non molti, i bambi possono nascere con gravi malformazioni cardiache o renali, in questo caso difficilmente superano il primo anno di vita. Se non presentano alcuna malformazione, o si riesce ad intervenire adeguatamente, i soggetti affetti dalla sindrome del Cri du chat hanno un’aspettativa di vita del tutto normale.
I bambini affetti da sindrome del Cri du chat presentano un grave ritardo psicomotorio e di linguaggio, nessuna anomalia fisica, ma possono ottenere una buona autonomia se supportati dalle giuste terapie riabilitative.
Questa sindrome non necessita di alcuna cura farmacologica, ma di un programma riabilitativo psico-fisico, intellettivo ed educativo, se precoce meglio, che permetterà un miglior inserimento sociale del bambino e una migliore qualità della vita per la famiglia.
La prevenzione non è impossibile, l’anomalia cromosomica potrebbe essere vista con le normali tecniche, amniocentesi e Bites, ma essendo questa sindrome molto rara, ne nasce 1 ogni 50.000, e si parla di più di 6.000 sindromi genetiche rare riconosciute, giustamente tali esami individuano le più comuni. Tuttavia esistono specifici test genetici (a pagamento) che possono individuare la microdelezione e diagnosticare la sindrome già in utero.
In Italia l’associazione di riferimento è A.B.C Associazione Bambini Cri du chat Onlus con sede in provincia di Firenze che riunisce poco più di 200 famiglie in tutta Italia. L’associazione si occupa di aiutare, sostenere e informare le famiglie e gli operatori socio-sanitari, promuove e sostiene la ricerca scientifica attraverso un Comitato Scientifico interno composto da medici e specialisti di vari settori.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Parliamo sempre di educazione montessoriana. Vi proponiamo articoli sulle learning tower, sull’importanza del fare i mestieri, sui rituali della pulizia, sui consigli di Maria Montessori, sui giochi montessori da fare all’aperto, su come imparare a leggere secondo il metodo montessoriano... Ma se ci pensiamo tutti questi sono materiali per noi genitori. Siamo noi a leggere le indicazioni e i consigli, e a proporre poi gli strumenti ai bambini.
E se ci fosse un libro che parla invece direttamente ai bambini, indicandogli giocosamente delle attività che lo portino all’indipendenza e alla praticità manuale teorizzata da Maria Montessori? Questo libro esiste, ed è solo il primo di una lunga serie: si intitola “Nenè con l’acqua fa da sé” (15 euro), è edito da Carthusia e fa parte della serie “Piccole avventure Montessori”.
Attraverso le avventure di Nené, i bambini leggono e capiscono cosa significa, quindi, “fare da soli”. Vedono tutti i giorni la mamma lavare i piatti, lavare i panni, stendere... Perché, quindi, non possono farlo loro?
Certo che possono! Anzi, devono! Il primo libro delle avventure montessoriane di Nené parla proprio dell’acqua e di tutto ciò che i bambini possono imparare da essa, concretamente e attivamente. Non solo giocando a spruzzarsi (un’attività educativa, soprattutto se fatta all’aperto!) ma anche impegnandosi nelle attività degli adulti.
Si comincia quindi dal chiudere e aprire il rubinetto, e da lì si passa al bagnarsi, all’asciugare il pavimento, a strizzare i panni, a stenderli, a lavare i peluche, ad aprire lo stendipanni, a travasare...
Tutto questo è raccontato attraverso una bellissima filastrocca in rima, ma soprattutto con l’aiuto di semplici ed esaustive illustrazioni, bellissime e intriganti, che incuriosiscono i bambini. Con poche parole gli autori, Ruggero Poi (educatore montessoriano) e Sabina Colloredo (autrice di libri per l’infanzia), aiutati dalle illustrazioni di Giulia Orecchia, riescono davvero a ingolosire i bambini, che possono vedere nel dettaglio tutto ciò che è possibile fare da soli con l’acqua e ciò che le sta attorno. Si tratta di azioni quotidiane, che magari non li avrebbero mai incuriositi o che forse non avrebbero intrapreso se non stimolati. Ecco, questo libro è uno stimolo buonissimo e interessantissimo: con naturalezza i bambini entrano in un mondo fatto di indipendenza, di normalità del “fare le cose”, di un “aiutami a fare da solo”, proprio come vorrebbe Maria Montessori.
La serie di Nené si preannuncia così già dal primo titolo un piccolo tesoro per stimolare genitori e bambini a sperimentare i principi del metodo montessoriano in maniera quotidiana ma divertente!
Da leggere da soli, o da farsi leggere dai genitori, anche più volte, imparandolo a memoria proprio come fosse una filastrocca da ripetere mentre laviamo i piatti o mentre stendiamo i peluche bagnati!
Quello dei seggiolini è un tema delicato, importantissimo e da conoscere, perché riguarda in maniera totale la sicurezza dei nostri bambini. Soprattutto, l’acquisto del seggiolino non è un argomento che riguarda solo le neomamme, che durante la gravidanza si informano su tutti i prodotti necessari per l’accudimento, ma riguarda tutti i genitori, poiché la scelta concerne tutte le età e tutte le fasi della crescita dei nostri bambini. Insomma, bisogna sempre aggiornarsi, e farlo con coscienza e sicurezza.
Innanzitutto, i seggiolini per auto (di cui abbiamo trovato una buonissima selezione su http://www.passeggini.net/seggiolini-auto), la cui scelta varia da famiglia a famiglia e soprattutto da auto a auto (dovete sempre valutare in base alla vostra automobile qual è il modello più compatibile! A volte, ad esempio, le cinture sono troppo corte per assicurare un fissaggio adeguato) possono essere divisi in quattro categorie, in base all’età e alla grandezza del bambino.
Per i bimbi sotto ai 12 kg possiamo scegliere la navicella, e cioè la culla imbottita staccabile dal passeggino, con bretelle e apposito kit auto per fissarla ai sedili, che può essere utilizzata fino ai 10 kg. Oppure l’ovetto, utilizzabile fino a 13 kg (e cioè circa fino ai 15 mesi del bambino). Entrambi andranno fissati in senso opposto a quello di marcia sul sedile posteriore centrale (anche se vediamo sempre gli ovetti sul sedile davanti - sempre con l’airbag spento! - , il posto migliore è questo che vi abbiamo indicato).
La scelta dovrà quindi ricadere su uno di questi due seggiolini. Scegliete quello che più vi piace, ma assicuratevi che abbia il kit per il fissaggio al sedile (e che le cinture della vostra auto siano abbastanza lunghe per quel modello) e delle buone bretelle, morbide ma solide.
Il secondo gruppo di seggiolini auto per bambini è quello che comprende i seggiolini adatti ai bambini dai 9 ai 18 kg, e cioè per l’età compresa tra l’anno e i 4/5 anni (a seconda della crescita del bambino). Come potete immaginare, questi seggiolini sono importantissimi, perché accompagneranno per un buon periodo il vostro bambino. Sono questi i classici seggiolini che ci immaginiamo quando ne parliamo, e cioè le piccole poltrone dotate di bretelle e di supporti da fissare ai sedili posteriori della macchina, posizionati sempre fronte-strada (non più al contrario). In realtà la nuova normativa prevede il trasporto del bambino rivolto all’indietro fino ai 15 mesi, quindi sarebbe opportuno valutare seggiolini che abbiano questo requisito. Alcuni seggiolini dispongono anche di una protezione anteriore, una sorta di sbarra. Altri ancora sono pensati per crescere con il bambino.
In questo caso, nel momento della scelta e dell’acquisto del seggiolino per il vostro bambino di 10 mesi-4 anni dovete fare attenzione agli agganci, che dovrebbero sempre essere Isofix, che garantiscono maggiore stabilità e protezione migliore in caso di scontri.
Terzo gruppo è quello dei seggiolini auto per bambini dai 15 ai 25 kg, dai 4 ai 6 anni circa. Anche questi sono una sorta di sedili, ma più semplici, dotati di supporti per braccia e schiena. In poche parole, sono dei supporti che rendono il sedile dell’automobile a misura di bambino. Stavolta non ci saranno bretelle, ma il bambino potrà utilizzare in maniera semplice le cinture di sicurezza dell’automobile.
Dai 6 ai 12 anni (quindi suppergiù dai 20 ai 36 kg) e fino al metro e mezzo di altezza (dato che la nuova normativa prevede l’utilizzo obbligatorio del seggiolino fino al metro e cinquanta di altezza del bambino) ecco invece i seggiolini alzabimbi, una specie di seduta pensati di nuovo per poter utilizzare le cinture di sicurezza dell’automobile. Ma mai senza schienale: quelli, ormai, saranno fuorilegge!
In questi due ultimi casi, di nuovo, ciò che dobbiamo valutare sono la compatibilità del seggiolino con la nostra automobile e la presenza degli agganci sicuri Isofix (che anche se non sono obbligatori sono secondo noi un requisito fondamentale). Un marchio molto sicuro in questo senso, vincitore di test e sempre certificato Isofix, è Cybex ( http://cybex-online.com/it), con i suoi seggiolini auto per bambini dai primi mesi fino ai 12 anni di età.
AGGIORNAMENTO ALL'8 OTTOBRE 2019:
Da ieri sera è passato l'obbligo di installazione dei dispositivi antiabbandono sui seggiolini per i bambini di età inferiore ai 4 anni. A firmare il decreto attuativo dell'articolo 172 del Nuovo Codice della Strada per prevenire l'abbandono dei bambini nei veicoli è stata la ministra Paola De Micheli.
Questo obbligo prevede che sul seggiolino ci sia un sistema di allarme che, connesso allo smartphone, ricorderà al guidatore tramite un avviso sonoro della presenza del bambino ancora a bordo, ancor prima che il guidatore scenda dal veicolo.
Questo importantissimo decreto sarà operativo non appena legge sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni.
Dopo avervi parlato degli sport estivi in generale prima e della canoa poi, oggi vi presentiamo un altro sport tipicamente estivo, che ci piace tanto quanto gli altri poiché permette ai bambini di provare qualcosa di nuovo, di sviluppare nuove competenze fisiche e di passare del tempo di qualità all'aria aperta, a contatto diretto con l'acqua: la vela!
Ne abbiamo parlato con Gianluigi, responsabile del Centro Vela di Cerro di Laveno Mombello (VA).
Quando consiglierebbe di cominciare con la vela? Qual è l’età più appropriata?
Si può iniziare dai 6 anni compiuti. L’età dipende dal grado di autonomia e precocità del ragazzo. Normalmente dagli 8 anni in su tutti possono proficuamente fare un corso di vela. I bambini di 6/7 anni che chiedono ai loro genitori di andare in barca, di solito sono molto ricettivi.
È uno sport solo estivo o c’è la possibilità di allenarsi poi anche in altri periodi?
Per l’iniziazione la stagione estiva (vacanze scolari) è l’ideale. I ragazzi che vogliono proseguire facendo agonismo si allenano in tutti i periodi dell’anno.
Quali sono i benefici per i bambini?
Molteplici. In particolare la vela è molto indicata per migliorare l’autostima, la capacità decisionale, la capacità di osservazione dell’ambiente circostante, l’equilibrio e la coordinazione. Ogni ragazzo ha la sua barca che governa in completa autonomia: gli istruttori stanno su dei gommoni di appoggio. Salvo rare eccezioni (uscite scolastiche, tour dimostrativi, ecc.) sono da evitare dei corsi dove i ragazzi vanno su barche di gruppo (cioè sono più di 1 o 2 per imbarcazione).
E, infine, i corsi si svolgono anche in maniera giocosa o sono molto tecnici? Come si svolgono?
L’apprendimento della vela viene fatto in modo induttivo e progressivo. La teoria viene ridotta al minimo (max 2/3 minuti) l’apprendimento avviene praticando lo sport ed imparando divertendosi. Il gommone con l’istruttore si avvicina di volta in volta alle varie imbarcazioni dando indicazioni e consigli per la migliore navigazione. Si cerca di stare in acqua il più possibile.
Si inizia con percorsi più semplici, che man mano diventano più complessi. L’allievo ha sempre la sensazione di sapere manovrare la barca sia all’inizio che quando il grado di difficoltà aumenta, trovando una continuità di apprendimento.
Volete segnalarci i vostri corsi per bambini?
I nostri corsi per bambini e ragazzi si svolgono tutte le settimane (dal lunedì al venerdì) nel periodo estivo: da giugno a settembre. I prossimi corsi con disponibilità di posti sono in agosto dal 7 all’11, dal 14 al 18 e dal 28 agosto al 1 settembre. In quest’ultima settimana c’è la possibilità di fermarsi a dormire (settimana azzurra - all inclusive). Date un'occhiata al nostro sito per contattarci!
Tata Roberta, mamma Georgia e papà Flavio questa settimana hanno vigilato, commentato e seguito quattro nuove mamme. Avete visto la settima puntata di 4Mamme su Fox Life? Noi sì, e come ogni settimana è arrivata l’ora di prendere gli spunti giusti dalle quattro madri sullo schermo per parlare di maternità e di diversi approcci educativi!
Cosa ci ha colpito in questo episodio? ….
4Mamme su Fox Life, la settima puntata: quello che la vita ti da ti toglie
La puntata questa settimana era ambientata in Versilia. Terra di vacanze, ma anche di vita quotidiana! A confrontarsi erano:
Francesca, la mamma contadina che ha scelto la vita operosa all’aria aperta per lei e suo figlio Gioele. Vive in campagna, e ha deciso insieme al marito di trasferirsi lì proprio quando è rimasta incinta. Ora è vedova, ma è fortissima e oltre al lavoro nei campi si impegna fino in fondo anche in quello di mamma!
Valeria, invece, è la mamma fashion, che punta alla perfezione, per lei, il marito Mirko e il figlio Thomas. “Energico e testone”, lo definisce! Beh, io mamma di bimbi volitivi la capisco abbastanza.
Laura, una mamma “ganza”, come si definisce in perfetto stile toscano. Vive con il compagno Paolo e la loro bimba Diana, e cerca sempre di non essere banale, andando fuori dagli schemi. Anche lei, come Valeria, ci tiene molto al suo aspetto, intendendo la cura di sé come un requisito fondamentale per stare bene.
Valentina è infine la mamma “urlona”, quella che, con tre figli (Elia, Gioele e Sveva) e un marito (Igor). Tre maschiacci in casa, tra i figli e il marito, fanno sì che ogni tanto “qualche ciabatta voli!”. In realtà ho visto una famiglia molto serena ed equilibrata!
E’ stata una puntata molto bella, sembra che il programma sia un crescendo in qualità. Siamo partite da situazioni e vite diciamo “tradizionali” per arrivare a donne a mamme davvero incredibili come mamma Francesca di questa puntata. In realtà è stato difficile scegliere l’argomento di cui parlare oggi perché le cose di dire erano veramente tante, e tutte tendenzialmente belle. Le affronteremo insieme le prossime settimane!
Chiaramente ho ammirato tantissimo mamma Francesca, la sua scelta di vita è fantastica e sono rimasta affascinata dal suo equilibrio, dal contatto con la terra, dal lavoro duro che svolge: sono qui che scrivo di contatto con la natura, di giardinaggio con i bambini, di passeggiate nei boschi ma sinceramente non credo avrei le capacità di adattarmi alla reale vita “della terra”, suppongo che non ne avrei la forza mentale e fisica. Ognuno è sicuramente fatto a modo suo ma un po’ di sana “invidia” nei suoi confronti devo dire che l’ho provata: mi è sembrata davvero molto saggia, forte nel corpo e nella mente. Il falò, la nanna all’aperto, la raccolta delle verdure in giardino, arrampicarsi sugli alberi, il gioco della fiducia con gli occhi chiusi, una casa senza tv: quante cose incredibili sta offrendo al suo bambino, quali basi solide di crescita, quanto equilibrio. Sta creando davvero dei pilasti solidi su cui lui possa crescere e che porterà dietro con sé. Insomma, mi piacerebbe davvero conoscere di persona mamma Francesca. Perché riprendendo le splendide parole di Tata Roberta (posso dirlo? finalmente una tata fantastica nei programmi Foxlife?!!!) “la natura è la prima mamma”.
Detto questo, durante questa puntata non ho potuto trattenere le lacrime che sono uscite nonostante tentassi di trattenerle con tutta me stessa: e ora vi spiego perché.
Ci sono cose che ti porti dentro quando attraversi alcune situazioni nella vita, come delle carattestiche, delle sensibilità, come una pallina all’interno di una valigia stracolma di cose: quella pallina c’è, è lì con te, fa parte di te, nel bene e nel male. Quello che mi ha commosso infatti non è stata la tragica perdita del marito di Francesca, ma la commozione di mamma Valentina quando ha visto il gioco dell’arrampicata e della fiducia: “so perché lo fa, ora ho capito”. E in effetti si, anche io avevo capito fin da subito, perché quando vivi determinate esperienze vedi la vita con altri occhi, non puoi più resettare, in qualche modo ne sei influenzata.
Ci sono dei momenti in cui alcuni pensieri brutti prendono il sopravvento in me, e lo fanno in diverse forme: giusto pochi giorni fa stavo assaporando un momento di felicità incredibile con i bimbi e mio marito, avete presente quegli istanti in cui senti il cuore scoppiare dalla gioia dalla quantità di amore che provi? Ecco, quelli. In quell’istante, così, in un baleno, è venuta fuori anche la paura, perché istintivamente sai che “la vita di da e ti toglie”. Penso di aver trascorso molti anni in passato cercando di non affezionarmi a nessuno più di tanto, così non avrei mai più sofferto il dolore lancinante di perdere ciò che ami più al mondo: ti chiudi in una sorta di corazza composta principalmente nella consapevolezza che tu non hai bisogno di nessuno, che se le persone intorno a te volessero lasciarti o allontanarsi tu sopravviveresti senza troppi problemi. Il trucco è semplice, basta non lasciarsi andare, non dare tanto e aspettarsi ancora meno: meglio non avere tanto, perché sapevo cosa significava affrontare poi la mancanza. Quando perdi qualcuno che ami perdi una parte di te e non la trovi più. Ma i bambini sono una cura per le nostre ferite, quando nascono loro è come se nascesse una nuova parte di noi e in qualche modo rinasci: con loro non ho più potuto vivere nella mia corazza, l’avevano squarciata, erano entrati nelle piccole crepe che aveva aperto mio marito e se le erano divorate, non c’era più traccia. Di colpo ero esposta alla vita, alla sua inebriante gioia ma anche ai suoi funesti pericoli e privazioni. Ecco, pian piano ho imparato e sto imparando a gestire questi timori e avere di nuovo fiducia, vedendo che c’è molto da guadagnare nell’avere un atteggiamento positivo lasciandosi andare. Non è qualcosa diciamo da cui guarisci, ma puoi avere la cassetta degli attrezzi per affrontare le giornate e le sfide che fanno parte della crescita di un individuo. Chi si trova nella mia situazione vivrà in modo differente una semplice gita scolastica, una febbre alta e alcuni step della crescita: ma con la giusta cassetta degli attrezzi possiamo farcela e sopratutto convertire una “debolezza” in un punto di forza!
Certo è che sentire l’empatia di Valentina nei confronti di Francesca mi ha fatto percepire un legame con loro, una sorta di filo che ci unisce: avrei voluto abbracciarle. Ognuna di noi poi reagisce a questa nostra “caratteristica” in maniera differente. Francesca forse lo allena alla fiducia e all’indipendenza, per me invece il concetto centrale è il tempo. Si perché quello che mi è rimasto maggiormente della morte di mia mamma quando avevo 7 anni è il senso del tempo: la vita è così, ha inizio e una fine ed è stupido credo non accettarlo e non rendersene conto. Quello che la piccola me forse non accetta ancora è il poco tempo trascorso con lei: ciò che mi manca è quel bagaglio di ricordi che tutti noi abbiamo dentro di noi, come una sorta di scatola delle memorie dove noi teniamo gli oggetti speciali che ci ricordano qualcuno o momenti speciali. Sono compartimenti che abbiamo bisogno di aprire ogni tanto, ci donano, saggezza, stabilità, emozioni positive. Ecco, io quello non ce l’ho: per me è quindi fondamentale sapere di riuscire a creare questa scatola ai miei bambini, voglio che quando chiudano gli occhi da adulti abbiano a disposizione questa scatola, da maneggiare con cura, da amare, da assaporare. Cerco quindi di passare molto tempo con loro, a volte troppo perché vorrei concentrarmi più sulla qualità invece che sulla quantità: questo è un mio limite che al momento non riesco a valicare. Per tornare alla puntata di oggi quindi capisco e sento mie le parole di Valentina: il mio modo di vivere la frase “la vita ti da e ti toglie” è quella di essere particolarmente consapevole del tempo che scorre e di non volerlo sprecare.
So che ci saranno molte mamme che leggeranno questo articolo che portano con sé la stessa ferita e le stesse paure e si sentono sole perché pensano di essere le uniche a provare tali paure e percepire questi limiti: vorrei prima di tutto abbracciarvi e dirvi che non esiste sole a vivere queste emozioni così forti! E poi mi piacerebbe suggerirvi di cercare di tirare fuori il meglio da questa avventura che la vita vi ha messo di fronte perché credo che ci dia enormi potenzialità di crescita: possiamo sentire e vedere sfumature che altrimenti non avremmo la capacità di sfruttare ;-)
Giulia Mandrino
Le ricette indiane ci piacciono sempre, un po' per il sapore speziato, un po' perché ci permettono di preparare le verdure in maniera sfiziosa e diversa dal solito. Avete mai provato i pakora? Si tratta di frittelle dal nome simpatico a base di verdure e pastella. Ecco la nostra ricetta.