Spesso non diamo peso alla comunicazione. O meglio. Confondiamo i pianti, le richieste strane o le mille domande con un eccesso di bisogno di attenzioni o con un atteggiamento stressante da parte dei figli, quando invece dovremmo ricordare, sin dai primi mesi, che tutte queste azioni rappresentano proprio la comunicazione dei figli nei nostri confronti. 

Un bambino piange per una bua piccolissima: “sta solo frignando”.

Una bambina ripete al papà, nel negozio di giocattoli, quanto sia bella quella bambola, ancora e ancora: “e basta, non te la compro, fai silenzio un attimo”.

Un altro bimbo chiede alla mamma: “Perché hai usato il cucchiaio di legno per cucinare?”: “Perché si usa questo, che domanda idiota”.

Sembrano atteggiamenti orribili, eppure sono molti i genitori che zittiscono i figli con un “Basta” seccato. E anche noi sicuramente a volte ce lo lasciamo sfuggire, quando siamo stressati, esasperati o proprio stanchi.

Tuttavia dovremmo sempre ricordarcelo: i bambini non sono esigenti in maniera futile; i bambini non piangono per capriccio. I bambini COMUNICANO.

L’importanza della comunicazione con i bambini: perché è fondamentale capire che la comunicazione è uno dei pilastri per crescere bene, sin dai primi anni e non solo in adolescenza

La conseguenza di un atteggiamento del genere (e cioè dell’abitudine a sminuire le richieste o a tacciare i pianti semplicemente come “capricci” o richieste di attenzioni senza senso) è a lungo termine: comportandoci in questo modo non potremo poi lamentarci se a nove, dieci, undici, dodici anni e via dicendo i nostri figli svilupperanno atteggiamenti chiusi, arroganti, silenziosi, strafottenti (a seconda dell’indole e della situazione familiare). È normale: se i bambini, da piccoli, non si sono sentiti ascoltati e non sono stati abituati a parlare (e a parlare venendo tenuti davvero in considerazione), chi glielo farà fare di comunicare?

La comunicazione dovrebbe essere intesa innanzitutto come la linea che sta tra il mondo e l’essere umano. È quindi fondamentale e basilare per la salute sociale delle persone, e quando trascurata diventa davvero pericolosa, poiché non permette all’individuo di avere le competenze per potersi esprimere nel mondo (e non solo in famiglia).

Questa comunicazione deve quindi essere allenata sin dai primi mesi, dai primi anni. Perché, udite udite, nella relazione genitori e figli la comunicazione è interamente responsabilità di mamma e papà. O meglio: parte da loro, sono loro che la costruiscono, che la rendono un’abitudine. Perché anche se il bambino ha il bisogno innato di comunicare, se questa comunicazione non viene allenata ma viene stroncata, allora si creerà un cortocircuito.

Naturalmente la comunicazione passa per diversi stadi, in base all’età del bambino (e a questo proposito il libro “Comunicazione e linguaggio nei bambini” è molto utile per comprenderla). Inizialmente si tratta del pianto (da non intendere mai come capriccio, ma come espressione di un bisogno profondo, e non di un “vizio”!), del contatto visivo, del copiare le espressioni facciali degli adulti... Dopodiché si passa alla comunicazione anche verbale. Sta al genitore, quindi, assecondare questa comunicazione basilare del bambino, che non ha ancora tutti gli altri strumenti. Assecondandola, il bambino capisce che il suo pensiero è recepito, che è ascoltato. Sin dai primi mesi. Non considerandola e ignorandola, invece, il bimbo sente che la sua comunicazione non va a buon fine, e che quindi è inutile.

È importantissimo quindi creare, da parte dei genitori, questa connessione, questo legame espressivo, che più che un fatto è un processo, un lungo processo, che se coltivato diventa poi naturale.

Non dobbiamo quindi mai più pensare che il pianto o il comportamento strano, le richieste o gli atteggiamenti testardi siano un tentativo da parte del bambino di manipolare noi genitori, o di ottenere in maniera viziata ciò che vogliono. Certo, ci testano, ci mettono alla prova (e in questo caso sono altri gli atteggiamenti da avere - come la comunicazione non violenta di cui parla Marshall Rosenberg nel suo libro, o come vi abbiamo spiegato in questo articolo). Ma stanno semplicemente comunicando, e proprio per rispetto di questa comunicazione (e sapendo le conseguenze che il non-dialogo avrà sul loro futuro) dobbiamo sempre ascoltare, senza alzare gli occhi, zittirli o rispondere seccati. Dobbiamo parlare. E comunicare tra di noi.

 

Consigli per educare i figli testardi

Martedì, 27 Giugno 2017 13:21

Tutti i figli sono meravigliosi, dolci, bellissimi. Ma, diciamo la verità, a volte sono proprio testardi. E quando questa testardaggine (che è tipica dei due e tre anni, ma che quando gestibile non deve spaventare perché è solo un modo dei bambini di mettere alla prova i genitori) diventa un’abitudine non troppo simpatica, il rischio è che i genitori si ritrovino senza sapere più cosa fare.

Il rischio? O cedere sempre, facendo sì che il bambino rafforzi la sua testardaggine (ottenendo sempre ciò che vuole, il bambino logicamente non cambierà il suo atteggiamento); oppure impuntarsi e evitare ogni volta di dargliela vinta, creando contrasti fortissimi.

Una via di mezzo tuttavia c’è.

Consigli per educare i figli testardi: come comportarsi quando i bambini testardi ci mettono continuamente alla prova

Innanzitutto, chiariamo una cosa: la testardaggine di un bambino riflette una sua caratteristica positiva, e cioè la sua determinazione, il suo essere sicuro di sé, il sapere cosa vuole. Avendo quindi in testa questo, e cioè che possiamo considerare questi comportamenti magari stancanti un punto di forza, dobbiamo trovare con lui un equilibrio, un modo di educarlo che non svilisca questa sua determinazione, stroncandola e quindi rischiando di annullarla, ma che non porti altrettanto a farlo crescere egoista, concentrato solo su di sé o fin troppo testardo.

La prima cosa da fare è quindi iniziare a guardare al nostro bambino “testardo” esaltando ciò che è, e cioè determinato, deciso, sicuro; oppure forte, confidente, energico, entusiasta. Guardare in maniera più positiva renderà anche noi più positivi, e lui lo percepirà, piano piano. Dopodiché, prendendo le giuste precauzioni e i giusti atteggiamenti, anche lui capirà come è meglio comportarsi, calibrando la sua determinazione.

Innanzitutto, dobbiamo cercare di capire bene da cosa derivi questa testardaggine, questa determinazione a chiedere qualcosa. Se questo qualcosa è “superfluo”, e cioè secondario, allora non c’è problema; se invece le richieste nascono da bisogni più profondi di legame, intimità o bisogno di sicurezza, allora prima di tutto c’è da lavorare su quello.

Detto questo, come accennato i bambini piccoli spesso tendono a intestardirsi e a non ascoltare soprattutto per testare i limiti dei genitori. Ecco perché a volte dire “no" è utile e opportuno. Il tutto, sempre, con gentilezza e tramite il dialogo: evitiamo quindi di dire troppi “no” solo per dirlo, ma iniziamo a porci davanti al bambino spiegando i nostri limiti, le nostre regole, coinvolgendolo e facendogli capire il perché, piuttosto che lanciando il “no” in maniera mera e semplice.

Questi limiti, però, una volta definiti (soprattutto se prima non c’erano, e se quindi al bambino era permesso fare tutto) potrebbero causare pianto e urla. È normale, perché attraverso questo atteggiamento il bambino manifesta la sua frustrazione, il suo non trovarsi a suo agio con qualcosa, il suo non capire. Accettiamo quindi per un attimo queste lacrime, e non tentiamo di spegnerle imponendo di non piangere o distraendo il bambino con qualcos’altro. Consoliamolo, piuttosto, parliamogli, facciamolo parlare, e in questo modo anche lui capirà che la vita non è sempre semplice o come la vogliamo, ma che dopo avere riflettuto si può andare avanti, cercando un’altra via.

Questo dialogo è proprio la soluzione migliore. È sempre consigliato, ma soprattutto con questi figli determinati e testardi. Perché? Perché i bambini, in generale e soprattutto in questo caso, spesso hanno bisogno di sentirsi coinvolti, ma soprattutto di sentirsi indipendenti, di sentire che le loro scelte siano personali e non dettate dai genitori.

Per questo il dialogo è importante: quando mettiamo dei limiti, parliamone con il bambino, chiediamogli una sua soluzione, agiamo insieme a lui, chiedendo piuttosto che imponendo ordini. Piano piano il bimbo capirà che il suo pensiero è importante, ma soprattutto che è indipendente (non importa quanto: è sempre tutto calibrato in base all’età, naturalmente), e che i genitori lo ascoltano. Che quindi è importante.

Un esempio concreto?

Quante volte vi sarà capitato che vostro figlio volesse proprio quel cibo che ora non c’è in tavola? "Io non mangio la zuppa, voglio la pasta”. Le opzioni sono tre: obbligarlo senza spiegazioni a mangiare la zuppa; accendere i fornelli e accontentarlo, ritardando anche la cena; oppure trovare un punto di incontro.

“Perché non ti piace questa zuppa?”. “Perché di no”.
“Ma lo sai che la mamma ha ormai cucinato e non ha tempo di preparare altro?”. “Sì”.
"Cosa proponi, quindi?”.

Vi sorprenderà, ma le soluzioni a cui arriverà saranno probabilmente molte, di volta in volta, dal “va bene, ora mangio la zuppa ma domani mi fai la pasta, ok?”, all’”grazie mamma, hai ragione”. Insomma, sarà una negoziazione. Che alla fine avrà risultati eccellenti nel breve e nel lungo termine!

 

 

Bianco, candido, profumato, dalla consistenza unica… Eh sì, il talco piace a tutti. Anche a noi! Eppure negli ultimi tempi stanno saltando fuori opinioni contrastanti. Non tutti infatti amano il suo essere poco traspirante, o il fatto di derivare da elementi minerali. Ma qual è l’alternativa? In realtà c’è, e oltre che naturale ha valori aggiunti davvero non trascurabili!

Il talco è nocivo oppure no? Tutto quello che c’è da sapere sull’utilizzo del talco: cosa dobbiamo sapere prima di usare il talco su neonati e bambini

Uscire dal bagno e spolverarsi di talco è una delle sensazioni più belle che proviamo sul nostro corpo. Non siete d’accordo anche voi? Rinfresca, lascia la pelle liscia, profuma… Tuttavia non tutti lo amano, e non tutti sono sicuri della sua bontà e della sua salubrità. E anche se ormai i dubbi sono stati smontati (quelli che dicevano che fosse cancerogeno hanno dovuto ricredersi: anche l’AIRC, che ha cercato di approfondire la questione, è giunta alla conclusione che le forme tumorali a cui il talco viene spesso associato (come quello all’ovaio) non possano essere provocate da esso), a non tutti convince.

In effetti, essendo un minerale (il talco, infatti, è composto da silicio, magnesio e ossigeno - filosilicato di magnesio) questa polvere che siamo soliti applicare ai bambini (ma anche a noi stessi, diciamo la verità) non è tutta rose e fiori. Poiché per la sua natura minerale, appunto, non è molto traspirante, e si rischia così di occludere i pori della pelle, che può così liberarsi dal sudore ma solo per un attimo, poiché l’occlusione dei pori provoca una sudorazione maggiore nel momento in cui la pelle è libera.

Altro pericolo da non sottovalutare è l’ingestione di questa polvere minerale, poiché i bambini potrebbero ingerirla non solo via bocca, ma anche inalarla attraverso le vie respiratorie, soffocando per colpa della sua consistenza.

Per essere sicuri di non incorrere in alcun pericolo, provato o ancora in fase di studio, tuttavia l’alternativa c’è ed è molto più naturale. Innanzitutto, ci sono polveri di amido di mais o di riso fatte apposta per l’aspersione, che fanno proprio al caso nostro.

In commercio, poi, vi sono dei prodotti la cui funzione è assolutamente identica a quella del talco, che in realtà talco non sono. E anche la consistenza è molto meno pericolosa, poiché è liquida e non più polverosa, riducendo così a zero il rischio di soffocamento infantile!

Il Talco non Talco di Fiocchi di Riso, ad esempio, è studiato per avere la stessa funzione del talco normale, e cioè asciugare in maniera delicata la pelle del bambino (grazie ai due ingredienti principali: l’amido di mais e di riso), lasciandola morbida e asciuttissima. E non unge, al di là di quello che si potrebbe pensare, anzi!

Oltre ad assolvere la funzione del talco dopo il bagnetto (che è il momento ideale durante il quale applicarlo), l’emulsione fluida Talco non Talco di Fiocchi di Riso è pensata per regolare la sudorazione e la temperatura cutanea del bambino (anche in caso di problemi di eccessiva sudorazione, di pelle umida e di cattivi odori, come deodorante) ed ha lo straordinario effetto secondario di preservare dall’attenzione delle zanzare.

Non è un repellente chimico, e contiene solo ingredienti naturali, adatti per la delicata pelle dei bambini: amido di riso e di mais, calendula, olio di neem e olio di oliva bio. Ecco perché la pelle, oltre che asciutta, risulta nutrita, idratata e setosa. E tutti i bambini possono utilizzarlo: anche quelli con la cute più sensibile. Essendo antinfiammatorio ed emolliente, infatti, il Talco Non Talco favorisce la rigenerazione dell’epidermide.

Talco non talco Fiocchi di Riso si spalma come una crema e svolge una doppia azione: regola sudorazione e odore...  e ci “nasconde” da insetti e zanzare, grazie alla sua profanazione naturale! Ecco perché è perfetto in estate: rinfresca, lenisce dopo una giornata di sole e allontana le fastidiose zanzare.

Da giugno 2020 Talco Non Talco sarà disponibile in due nuovi formati, ancora più comodi e versatili: lo spray e il roll-on. Con la stessa formulazione sarà dunque possibile portare con sé il Talco non Talco in tutte le occasioni, scegliendo la versione più adatta alla propria famiglia. Per scoprire i formati disponibili, basta visitare la pagina dedicata.

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

 

Ah, i compiti delle vacanze... E se non fossero pesanti? E se fossero incredibilmente interessanti, divertenti, educativi ed efficaci? Noi ne abbiamo trovati due, e siamo contentissime. Perché finalmente abbiamo trovato dei libri sul metodo Bortolato da portare in vacanza, per allenarsi sul metodo analogico e arrivare a scuola preparati ma riposati.

Due libri per le vacanze dei bambini sul metodo Bortolato: i libri per i compiti delle vacanze con metodo analogico che piaceranno alle mamme e ai bambini

Il primo libro che vogliamo consigliarvi è interessante già dal titolo: “I compiti vanno in vacanza. Il disfa-libro per la primaria”. Scritto da Camillo Bortolato, ideatore del rivoluzionario metodo analogico per imparare la matematica, è disponibile non solo per la classe prima, ma anche per la seconda, per la terza e per la quarta.

“I compiti vanno in vacanza”. Perché?, vi chiederete. Beh, perché questo libro, proprio come dice il titolo, si disfa, si ritaglia tutto, e i materiali possono essere inseriti in buste trasparenti (comprese) da portarsi in spiaggia, durante la passeggiata o in qualunque luogo in cui i bambini si troveranno quest’estate. Il bello è che attraverso questi esercizi concreti proposti dal libro, i bambini si divertono, scrivono poco (avendo quindi la sensazione di fare meno compiti!) e imparano moltissimo.

Le tessere e le schede ritagliate dal quaderno di esercizi hanno illustrazioni colorate, chiare e intuitive, e il bambino ha tutte le istruzioni visive per capire cosa deve fare: le tabelline, delle liste da compilare, storie con personaggi da tagliare, etichette adesive da appiccicare, problemi con l’euro, indovinelli, rebus, esserci logici... Non manca nulla, e la matematica diventa davvero più semplice e divertente seguendo il metodo di Camillo Bortolato.

Perché nel momento in cui i bambini si mettono a ritagliare, il compito non è più un compito, ma un gioco, e quindi lo si può tranquillamente affiancare ai compiti tradizionali dati dalle maestre. Inoltre, non è prevista la solita ansia del “finire il libro”: i bambini scelgono cosa svolgere, senza pressione, in totale autonomia!

Il secondo volume che abbiamo scelto quest’anno è “Il disfa problemi”, di nuovo di Camillo Bortolato, un libro che raccoglie 90 esercizi pensati per liberare i bambini dalla paura della matematica.

La filosofia dietro a questo libro è semplice: è vero, non tutti i bambini si trovano a loro agio con i problemi e la matematica, la logica o la geometria. È normale. Ma basta provare un altro approccio per capire che non è necessario scoraggiarsi. La delusione data dal non sapere risolvere un problema matematico è data solo da una società che prevede solo un approccio alla matematica. Ma sappiamo che ogni bambino è diverso, e molti vedranno che con questo metodo tutto sembrerà più semplice!

Tutto questo ci piace non solo perché permette la buona riuscita in matematica anche a quei bambini meno ferrati, ma soprattutto perché insegna loro concretamente che non sempre si è bravi in qualcosa, ma magari solo perché stiamo sbagliando metodo, perché noi siamo fatti diversamente ma siamo tutti, a modo nostro, intelligenti.

I problemi tradizionali vengono così in questo libro trasformati in giochi intuitivi e chiari illustrati, ispirati al sudoku e ad altri tipi di rompicapo. Così i bambini si ritrovano a ragionare su problemi all’apparenza complicati (anche equazioni di primo grado che non sembrano equazioni!), ma resi più comprensibili e semplici semplicemente dalla via alternativa che propone Bortolato.

 

Care mamme, c’è in giro troppa perfezione

Giovedì, 22 Giugno 2017 12:47

Bambini pulitissimi, super fashion, che fanno lavoretti perfetti. Mamme sempre in ordine, pettinate, con la piega fatta e i vestiti stiratissimi. Papà bellissimi e sempre presenti. Insomma, famiglie perfette. Sì, sulla carta quelle delle blogger e delle instagrammer, per non parlare delle mamme su facebook, sono tutte famiglie perfette.

Ma sarà così? E, soprattutto, è così che deve essere per tutte noi?

Care mamme, c’è in giro troppa perfezione: quando i social distorcono la realtà e ci inducono a pensare di essere sbagliate, beh, è tempo di mettere a fuoco meglio la situazione

Cene tutte con prodotti bio, avocado dappertutto, l’ultima fascia porta bebè sul mercato, quel pazzesco taglio di capelli che vorreste farvi ma che chissà se vi starà bene... Le mamme su Instagram sono tutto quello che sogneremmo di essere, non è vero?

Verissimo, non abbiamo paura di dirlo. Ma in tutto questo c’è un problema. E cioè che tutto questo sfoggio di perfezione rischia di danneggiare tutte le altre mamme, quelle che nella loro normalità credono così di essere sbagliate, o quantomeno non perfette.

Una mamma normale è quasi sempre spettinata, così come i suoi bambini, che magari sono usciti abbinando alla gonna di tulle una maglia di calcio. Una mamma normale a volte strappa la regola e cucina del junk food solo per accontentare i bambini che per tutto il giorno sono stati nervosi. Una mamma normale ama suo marito, ma non per questo pretende che sia sempre perfetto anche lui nelle foto di famiglia. O non pretende, quantomeno, che diventi il fotografo ufficiale degli scatti da postare poi su Instagram.

Una mamma normale ha la casa in disordine, quasi sempre. E i lavoretti ai bambini li fa fare, ma non pretende la perfezione, perché l’importante è il processo, non il risultato.

Insomma, una mamma normale non è perfetta.

Ma a vederle su Instagram, tutte le mamme parrebbero impeccabili, così come i loro figli, così come i loro mariti, così come le loro vacanze, e le loro biciclette, e le loro unghie, e le loro cene a base di cibo organico comprato ogni giorno al mercato biologico vicino a casa.

Sì, fanno sentire in colpa, perché noi non riusciamo a fare tutto questo e ad essere sempre tirate e splendenti. Magari loro sì, ci riescono (anche se, probabilmente, molte poche sono genuinamente così; il resto è presumibilmente scena), ma noi no. E “noi” siamo la realtà, siamo la maggioranza, quindi perché sentirsi in colpa?

Non ce n’è bisogno. Anzi! Dovremmo proprio entrare in quella dimensione mentale in cui non ci passa nemmeno per l’anticamera del cervello il pensiero che forse dovremmo essere un pochino di più come le mamme social più seguite.

Lo diciamo sempre: ogni famiglia è perfetta nel suo, perché ogni famiglia ha la sua dimensione, le sue regole, il suo essere (proprio come mostra il programma 4Mamme su FoxLife, che ogni settimana commentiamo qui su Mamma Pret A Porter). Ed è questo che fa la perfezione, non la perfezione esteriore, estetica o canonica. Esatto: oggi vogliono metterci in testa che ci siano dei canoni per cui una mamma può essere considerata perfetta, e altre meno perfette. Non è così.

Ciò che dobbiamo pensare, è che la perfezione non esiste. Quelle mamme che postano l’ultimo manicaretto bio-veg-organico sono bravissime, l’hanno cucinato e non c’è nulla di male. Ma anche loro avranno i loro problemi. Magari il bimbo più piccolo oggi è riuscito a fare il suo pisolino dopo giorni in cui era solo nervoso e lei non aveva tempo per nulla, e ne ha approfittato, e quindi è una vittoria da celebrare con un bel post. Magari quella mamma che ha condiviso la foto dei pupi vestiti super alla moda l’ha fatto perché era la prima volta che se lo sceglievano da soli, l’outfit, e con un buon risultato.

Ciò che dobbiamo fare è pensare che, tanto, tutte sappiamo cosa significhi essere mamma. Sappiamo che le giornate sono disordinate e che la piega la faremo il mese prossimo. Lasciamo quindi perdere le mamme palesemente e fintamente perfette (esistono anche loro, e in quel caso siamo autorizzate ad una sana risata - evitando ogni invidia, mi raccomando! Non serve proprio), ma guardiamo alle mamme più normali come a persone come noi che postano sì le belle cose, ma che sono circondate come noi dal caos. Da un bellissimo caos!

 

La puntata 4Mamme che ieri sera è andata in onda su FoxLife (canale della piattaforma Sky) mi ha colpito per una mamma in particolare, e non tanto, come le volte precedenti, per il confronto tra le quattro (anche se, come sempre, è molto interessante e costruttivo, ricco di spunti e ottimo pretesto per considerare i punti di vista differenti dal nostro).

Chi mi ha colpito, quindi, è stata Barbata, la mamma che si auto definisce anarchica. E ora vi spiego perché.

4Mamme, perché ci piace tanto la mamma “anarchica”: poche regole ma ben definite, rispetto e inseguimento delle passioni sono una ricetta deliziosa

Come accennato, è lei stessa che si definisce anarchica, quando le chiedono la descrizione (le altre quattro mamme? C’erano Roberta la mamma religiosa, Stefania la mamma fai da te e Federica la mamma esausta). In realtà l’aggettivo è sì adatto, ma non del tutto corretto. Perché in realtà in casa sua le regole ci sono. Sono poche, ma sono chiare e definite. Esattamente come secondo me dovrebbe essere.

Questa sua impostazione ha portato al risultato di avere una relazione molto serena con i propri bambini, equilibrata e appagante. Lei stessa è serena, e questa serenità l’ha trasmessa ai bambini. Sarà per il suo percorso spirituale (Barbara è buddista, ma indipendentemente dalla specifica religione è il percorso interiore che certamente l’ha portata ad essere ciò che è); sarà per il suo ordine esteriore ed interiore che abbiamo visto anche dentro i suoi armadi. Ma questa serenità la si percepisce: non ci sono capricci, tra i bambini non c’è cattiva conflittualità. Lei è bravissima, perché parla loro con rispetto e autorevolezza, e riesce ad essere pacificamente ascoltata e rispettata. Il buddismo in questo senso forse aiuta: ciò che vedo è una mamma fiduciosa nella vita e nelle risorse dei suoi figli, consapevole di sé e delle sue emozioni.

Perché? Perché la sua educazione non si fonda sulle sgridate e sui rimproveri, ma sull’esempio concreto.

Entrando nello specifico dei suoi metodi educativi e delle abitudini della sua casa, ho amato moltissimo la soluzione dei due letti dei bambini uniti. Dormono in un lettone, insomma, insieme. Questa decisione è stata presa perché i suoi bimbi sono, come li definisce lei “viaggiatori notturni” (quindi notte “viaggiano” verso il lettone dei genitori): così quando la notte i genitori si ritrovano con loro accanto, non rinunciano al sonno, perché si spostano in quello in cameretta. Può essere qualcosa di futile o senza senso, per alcuni, ma io ci ho visto il segno di una grande libertà mentale: non mettiamo prima le regole (o le pseudo-regole); meglio mettere sempre davanti il benessere pratico della famiglia!

La scena che sicuramente ho più amato, poi, è stata vederla dipingere la sua tela mentre i bimbi erano impegnati artisticamente sui loro lavori. Perché? Per due motivi. 

Le mamme l’avranno pure criticata perché non giocava con loro, “insieme” a loro. Ma chi l’ha detto che una brava mamma deve giocare a tutti i giochi che piacciono ai suoi figli? Io gioco moltissimo i miei figli. Mi piacciono i lavoretti, i puzzle, giocare a carte, a memory… Ma non mi chiedano mai di giocare alle principesse o a fare il leone. Sanno che non mi piace, non ce la faccio, e non credo ci sia nulla di male. Ogni mamma deve trovare il canale di comunicazione che più si confà a lei e ai suoi figli, senza forzature. Le forzature portano frustrazione, ne sono certa. 

Il secondo motivo riguarda le passioni. Più precisamente: è bellissimo esprimere le proprie passioni di fronte ai propri figli. Ho trovato bellissima mamma Barbara, quando disegnava accanto ai suoi bambini. Ciò che trasmette è un importante messaggio verso la cura delle proprie passioni, verso il rispetto di sé e verso l’amore per la propria persona.

I bambini imparano dal nostro esempio, no? Bene, ecco perché lo trovo fantastico. Perché dalle immagini si è visto come i bambini stiano davvero imparando concretamente tutto questo: dipingono sereni accanto a lei, condividono tranquilli un momento ricreativo con la mamma e le chiedono suggerimenti. Sempre rispettandone il lavoro.

Non bisogna annullarsi per la famiglia, ma viversi appieno, proprio per la famiglia, per il suo benessere.

 

I benefici delle bacche di Goji sono innegabili e potenti. Antiossidanti, ricche di sali minerali e di vitamine, alleate nel rafforzamento del sistema immunitario... Integrare queste piccole bacche rosse nella nostra dieta (anche attraverso estratti, smoothie o acque aromatizzate) significa quindi dare una spinta benefica al nostro organismo.

Oltre a queste informazioni generiche, attorno alle bacche di Goji sta aleggiando in questi giorni una novità davvero interessante e bella, per noi italiani. Perché proprio per noi italiani? Perché pare che le bacche di Goji del nostro paese siano le più benefiche in assoluto!

Le bacche di Goji italiane sono le migliori del mondo: perché, secondo una ricerca dell’Università di Perugia, i super frutti italiani sono più nutrienti di quelli asiatici

Partiamo dall’inizio, e cioè dal momento in cui, poco tempo fa, l’azienda agricola Favella ha deciso di portare il Lycium Barbarum, o più semplicemente bacca di Goji, dal Tibet e dalla Mongolia in Italia, coltivandolo direttamente in Calabria, nella piana di Sibari, nel cuore della macchia mediterranea affacciata sul mar Ionio. Sono 60.000 le piante coltivate, e il raccolto previsto è di 50 tonnellate di bacche.

Già questa notizia dovrebbe essere soddisfacente, per noi consumatori di bacche di Goji, che sapremmo così esattamente da dove provengono e saremmo certi di un’azienda che protegge le sue piante dai parassiti con reti e sistemi naturali, e che raccoglie a mano le bacche e non le essicca (come quelle presenti in commercio provenienti dall’Asia), garantendone così tutte le proprietà e gli oligoelementi.

Tuttavia la buona notizia si estende ancora di più, poiché oltre alla sicurezza di una filiera tutta italiana, queste bacche coltivate nella nostra Calabria sono state sottoposte a studi scientifici da parte dei ricercatori dell’Università di Perugia, che le hanno confrontate con le “cugine” asiatiche, mettendone in luce altri aspetti positivi. In sostanza? Le bacche di Goji italiane fanno meglio di quelle straniere.

In generale, le bacche di Goji sono importantissime per la salute poiché al loro interno è presente una quantità notevole di carotenoidi quali betacarotene, luteina, licopene e zeaxantina, che hanno proprietà protettive dell’organismo (antiossidanti, anticancro). Questi elementi sono davvero importanti per l’organismo, e uno di questi, dalla ricerca, risulta molto più presente nelle bacche italiane che in quelle asiatiche: parliamo della Zeaxantina Dipalmitato,

Il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università di Perugia ha evidenziato che le bacche coltivate in Italia hanno una concentrazione di gran lunga maggiore di questi carotenoidi, la Zeaxantina Dipalmitato, che probabilmente si sviluppa così abbondantemente grazie alle condizioni climatiche delle regioni in cui viene coltivata. Questa Zeaxantina è stata poi messa in relazione con alcuni recettori, mostrando risvolti positivi sul sistema immunitario e sulla risposta antinfiammatoria dell’organismo. Potrebbe quindi agire come potente antinfiammatorio naturale, in maniera ancora più efficace rispetto alle bacche provenienti dall’Asia, più povere in questo elemento.

Rallegriamoci, quindi, e cominciamo a guardare meglio la provenienza delle bacche sui banchi del mercato: quelle calabresi sono davvero più speciali! E se passate dal Mudec, a Milano, fate un salto nel ristorante del museo: lo chef stellato Enrico Bertolini ha realizzato un intero menù dedicato alle bacche di Goji. Provatelo, è una bomba!

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale. 

Le immagini tenere e deliziose di Sora Ceballos

Mercoledì, 21 Giugno 2017 11:16

(photo credit: Sora Cerballos)

Sora Ceballos: segnatevi questo nome, se amate l’illustrazione. Ma soprattutto se vi incantano le opere d’arte sulla maternità, sul rapporto con i figli e sul legame parentale.

 “Mother + A bunch of other things. I draw/doodle everyday”: questa la sua biografia. È madre, più una serie di altre cose, e disegna e scarabocchia ogni giorno. Il suo progetto? “CELEBRATING MOTHERHOOD & CELEBRATING FAMILY”.

Le immagini tenere e deliziose di Sora Ceballos: quando l’illustrazione celebra la maternità

“Celebro la maternità e celebro la famiglia”: Sora Cerballos prima che illustratrice è madre della piccola Gaby, che oggi ha 10 anni. L’artista è originaria della Colombia (di Medellin, più precisamente, città surreale e caratteristica immersa tra le montagne), come suggerisce il nome dal sapore latino, ma vive ormai in New Jersey.

Illustratrice, da quando è mamma Sora concentra la sua matita e i suoi colori sul rapporto con la sua bambina e con la sua famiglia, realizzando disegni dolci, teneri ed efficaci dal tratto tra il geometrico e lo scarabocchio, come ama definirli lei stessa.

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(Instagram)

Sul blog di Instagram Sora spiega la sua arte: “La maternità è di gran lunga la cosa migliore che mi sia capitata e che mi capita ogni giorno. È un arrendersi completamente all’amore ed è una inspiegabile combinazione di felicità, gioia e paura”.

Lei stessa ha una pagina Instagram, ed è lì che è possibile ammirare praticamente quasi ogni giorno le sue creazioni. Perché Sora utilizza il social per immagini per tenere tutti aggiornati sul suo progetto, un progetto profondo che insegue ogni giorno, proprio come la maternità stessa, che occupa ogni giorno della vita di una madre.

Dai disegni, stilizzati eppure ricchissimi di significato, si nota il rapporto con la figlia, che cresce di giorno in giorno e che ormai anche nelle illustrazioni appare come una piccola giovane donna, simile alla madre, legata a lei da un rapporto che è fatto da molto di più della semplice relazione mamma-figlia. C’è complicità, c’è intimità, c’è similitudine tra le due.

Il suo era un progetto ben definito: l’anno scorso, dopo aver collezionato illustrazioni e oggetti artistici sulla maternità (essendo molto affascinata dall’argomento), Sora iniziò a disegnare ogni giorno per 365 giorni, completando una serie bellissima che oggi è possibile non solo ammirare su Instagram, ma anche comprare su Etsy, lo shop online nel quale gli artisti e gli artigiani mettono in vendita le loro opere e i loro oggetti.

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“Ho sempre amato disegnare, sin dal liceo, ma poi smisi per almeno 15 anni. Durante la gravidanza ho ricominciato a schizzare (quindi è merito di mia figlia!). Disegnare mi dà pace, ma ho sempre trovato scuse per non farlo. Così nel 2016 ho iniziato l’anno con un proposito: disegnare tutti i giorni, qualsiasi cosa. Il mio impegno quindi era praticare, praticare, praticare”.

Ed ecco il risultato! “Ora disegno tutte le sere, solitamente attorno alle 22. Ci sono giorni in cui è più facile di altri, giorni in cui i miei disegni riflettono ciò che mi è accaduto durante la giornata, giorni nei quali gli scarabocchi parlano di come mi sento, altri disegni riguardano le mie memorie mentre altri me li richiede mia figlia. Ogni giorno è diverso”.

Troverete così, tra i suoi fogli, disegni all’acquerello o a penna che parlano di amore, di travestimenti, di feste in famiglia, della relazione di coppia (perché anche il marito di Sora compare tra le opere: celebra la famiglia, infatti, non solo la maternità), delle giornate nella natura, della somiglianza tra madri e figlie o della loro lontananza, dell’allattamento, degli abbracci, della gravidanza... Parlano di tutto, proprio come era nell’intento di Sora.

 

Le tradizioni in famiglia sono importanti

Mercoledì, 21 Giugno 2017 08:12

No, non parliamo delle tradizioni dei pranzi di Natale, di Pasqua, di Santa Lucia, di Babbo Natale, della Fatina dei denti o di tutte quelle abitudini (altrettanto importanti) che però arrivano una volta all’anno.

Parlare di tradizioni significa anche porre il focus su quei momenti in famiglia ricorrenti, unici, intimi e personali che ogni nucleo crea con il tempo. Ogni famiglia ha i suoi riti, le sue tradizioni, e dovremmo renderci conto della loro importanza (e anche impegnarci a crearne di nuovi).

 

Le tradizioni in famiglia sono importanti: perché i riti e le tradizioni di una famiglia sono incredibilmente importanti, per la loro unicità e per il valore che si porteranno dietro

Ogni mamma e ogni papà ad un certo punto si rende conto che per quanto possano sembrare piccoli i loro figli stanno crescendo. Sono bambini, sì, ma il tempo scorre inesorabile e velocissimo, e in un nonnulla li si ritrova ragazzini, e poi adolescenti, e poi adulti. Non ci si scappa. È in questi momenti che si realizza anche di quanto il tempo passato in famiglia sia importante. Perché potremo anche essere genitori votati all’indipendenza dei figli, ma per quanto consapevoli che un giorno cresceranno e se ne andranno, quel pensiero fa nascere nel cuore un pochino di sana malinconia.

Non solo: è proprio in questi momenti che si ripensa alla propria famiglia con il sorriso, mettendo a fuoco le sue caratteristiche, le sue abitudini e il suo essere in profondità. Questo essere è dato anche da tutti i piccoli momenti che in qualche modo possono rappresentare le tradizioni di quella data famiglia. Non il Natale, appunto, ma quelle attività che si è sempre amato svolgere insieme e che ricorrono puntualmente di tanto in tanto.

Semplicemente è il tempo passato in famiglia che si può definire una tradizione. Perché ogni famiglia spende quel tempo in maniera differente e personale, ed è questo il bello.

Ciò che non dovremmo dimenticarci, però, è di non lasciare cadere queste tradizioni. E se non ce ne sono ancora di definite, non è difficile crearne di nuove. Queste tradizioni sono proprio importanti, perché permettono di creare un nido familiare unico, protetto, sicuro, divertente e piacevole, al quale poi si ripenserà con il sorriso.

Avere delle tradizioni potrebbe però sembrare ad alcuni una forzatura, un pianificare la spontaneità e il bene. In realtà non è così. Perché sapere che ogni settimana ci sarà quella particolare attività che tutti amano e che si sa che si farà tutti insieme rende il tutto (forse incredibilmente e all’apparenza inspiegabilmente) più spontaneo. Perché diventa naturale, e in questo modo le occasioni aumenteranno, e così aumenteranno le tradizioni, e così i ricordi e le sensazioni di piacevolezza.

Ma quali sono dunque queste tradizioni? La serata dei giochi in scatola; il giardinaggio in estate; la cena in quel ristoranti etnico che piace a tutti; il leggere nel letto; l’inventare le storie intorno al fuoco. Ma anche la cena dai nonni, la sera dedicata ai lavori artistici (mica solo i bambini! Anche mamma e papà), le cene e i pranzi cucinati insieme, l’orto sul balcone da curare con amore, il campeggio almeno una volta a stagione, la serata degli spettacoli davanti al divano, la serata cinema (sul divano con i popcorn oppure al cinema vero: quello che si preferisce!).

Tutto questo significa che non servono energie extra per costruire solide tradizioni di famiglia (primo: perché sono attività che si amano; secondo: perché sono attività quotidiane rese anche meno faticose grazie alla collaborazione), e nemmeno risorse finanziarie eccessive, dal momento che non parliamo di vacanze super lusso tutti gli anni o di attività che richiedono denaro.

Il denaro non c’entra. C’entra l’amore. C’entra il divertimento. C’entra il creare e rafforzare un legame che già è forte di per sé ma che piano piano, inevitabilmente, cambierà, proprio perché i nostri stessi figli cresceranno e cambieranno. E forse ci sarà meno tempo per stare insieme. Ma, almeno, avere tradizioni aiuterà un pochino di più a vedersi spesso (perché tornerà la voglia di stare tutti insieme), e renderà tutto più piacevole grazie al dolce ricordo di quei momenti.

 

Mare, montagna, collina, lago. Ma soprattutto, hotel, sdraio o passeggiate. Queste le classiche vacanze di noi italiani, vero? Beh, sappiate che non è obbligatorio seguire la massa, e che esistono tipi di vacanze alternative, divertenti, ecologiche e assolutamente fantastiche!

Un esempio? Un tour in barca in Europa del Nord, con bicicletta al seguito per scoprire i posti più belli dell’Olanda, dell’Austria o dell’Irlanda sul sellino di una bici facendosi poi coccolare dalle onde dei fiumi e dei laghi!

Mondobici, la vacanza alternativa per la famiglia: la vacanza ideale per la famiglia è in sella ad una bici e a bordo di una barca

Se ci seguite, sapete benissimo che il nostro mezzo preferito di trasporto è senza dubbio la bicicletta. Quando possiamo ci saltiamo in sella, e anche in vacanza non la abbandoniamo, ma la portiamo con noi. Cosa c’è infatti di meglio del poter girare nei paesini di vacanza, insieme a tutta la famiglia e in sella alla nostra bici, scoprendo gli angoli più belli, divertendoci e strizzando l’occhio alla natura? Nulla!

Ecco perché quando abbiamo scoperto Mondobici ci si sono subito rizzate le antenne. Perché Mondobici, brand di Mondovela nato otto anni fa, unisce la bellezza di due vacanze alternative in una: la vacanza in barca (perché si dorme sulle imbarcazioni!) e la vacanza in bicicletta. Proprio come una crociera ecologica: di notte si naviga, di giorno si scoprono in bicicletta i luoghi ai quali siamo approdati. E la sera si ritrova la barca nel luogo da cui si ripartirà!

Una vacanza perfetta per la famiglia, non serve nemmeno dirlo. Le famiglie con bimbi già di 5 anni possono infatti iscriversi e scegliere la destinazione che più le attrae, con la sicurezza di un brand che pensa poi a tutto.

Le destinazioni? Ce ne sono di bellissime. A noi ha colpito subito l’Olanda, con il Tour Anello d’Oro per famiglie. Si tratta di un tour di una settimana pensato proprio per le famiglie con i bambini in età scolare. Ogni giorno si percorrono dai 10 ai 30 chilometri in bicicletta (alla portata di tutti, no?), partendo e arrivando ad Amsterdam e muovendosi sulla costa del lago IJssel, passando da Hoord,Enkhuizen ed Elburg. Proprio a Enkhuizen sarà possibile visitare il museo a cielo aperto dello Zuiderzee, dove è ricostruita la vita che si svolgeva un tempo nei villaggi dei pescatori.

Anche il tour di Bruges ha però il suo fascino: anche questo dura una settimana, e come quello dell’Anello d’Oro è pensato per le famiglie che vogliono scoprire le bellezze del nord. Sabbia, mare, cultura, shopping, tranquille cittadine e piste ciclabili immerse in splendidi campi: troveranno questo, i turisti in bici, tra la costa belga e la cittadina di Bruges!

Se i vostri bambini amano i castelli e le fiabe, Mondobici ha il pacchetto perfetto per la vostra famiglia, e cioè il tour Fiabe e Castelli in Olanda. Per le famiglie con bimbi di età compresa tra i 7 e gli 11 anni questo tour in bicicletta e barca è davvero incantevole, poiché porta a visitare vecchie città olandesi fortificate, come Gouda e Gorinchem, il castello medievale di Loevestein e i famosi diciannove mulini a vento di Kinderdijk.

Cambiando zona, Mondobici propone il tour del Connemara, la zona irlandese più affascinante di tutte. Negli otto giorni di tour si partirà dalla cittadina di Galway, si passerà da Oughterard, piccolo villaggio conosciuto come la porta del Connemara, si pedalerà attraverso il sud del Connemara fino al villaggio di Rossaveal e da lì il traghetto porterà all' isola di Inishmore, la più grande delle isole Aran. Dopo una giornata di esplorazione si tornerà verso il borgo di Cashel e verso Clifden. Un tour ricco, zeppo di storia e di natura!

Infine, stando un pochino più vicini a casa, bellissimo è il tour austriaco del Salzkammergut, regione dell’Europa centrale ricca di montagne, laghi (settanta!) con i loro caratteristici villaggi, tesori culturali ed una natura rigogliosa. Il tour, che dura 8 giorni, percorrerà circa 250 chilometri e partirà e arriverà a Salisburgo.

 

Sara

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Cecilia

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