Una delle paure più grandi di noi mamme: un buco nero. Qualcosa a cui personalmente non penso mai, perché anche il solo pensiero mi tramortisce. Parlo dei bambini scomparsi. Un tema vero, reale, purtroppo più che attuale. E in effetti, a ben vedere, se ne parla molto poco, rispetto a quello che di dovrebbe. Perché solo in Italia ogni anno scompaiono più di 100 bambini. In Europa 270 mila. E nel mondo 8 milioni.
Dal 1983 ogni 25 maggio (data che ricorda la scomparsa del piccolo Ethan Patz, rapito a New York nel 1979) si celebra la Giornata mondiale dei Bambini Scomparsi. Un modo efficace, se trattato con le giuste misure, per tornare ad informare su un tema di cui purtroppo non si sente molto parlare, se non nei momenti in cui un caso più mediatico degli altri desta le attenzioni della gente.
In realtà non sono solo i casi famosi ad esistere. I numeri parlano chiaro: sono più di cento i bambini che scompaiono ogni anno, e parliamo solo dell’Italia.
A rivelare le statistiche e i numeri del nostro paese è il Telefono Azzurro, che coordina la linea telefonica europea dedicata ai bambini scomparsi (l’116-000 : è questo il numero da chiamare in caso di emergenza - la linea è internazionale, europea, per favorire la cooperazione tra i paesi): tra il 2009 e il 2015 ha preso in carico 695 casi di scomparsa di minori. Altro dato: tra il 1974 e il 2014, quindi in quarant’anni, in Italia ci sono stati circa 15000 bambini scomparsi, di cui 13.000 sono rappresentati da bambini stranieri.
I dati sono allarmanti e fanno davvero spaventare. E a questo problema si aggiunge quello più recente delle migrazioni: sono moltissimi infatti i minori che arrivano non accompagnati in Italia e di cui si perdono le tracce poco dopo. Seguono la via che credono li porti verso la libertà e la vita, ma spesso si ritrovano soli e sfruttati da criminali, in giri di delinquenza e prostituzione.
L’Europol in questo senso ha dichiarato che in Europa almeno diecimila bambini emigrati da soli sono scomparsi nel nulla. Questi bambini hanno addirittura fatto raddoppiare la media nel 2016: dal solito centinaio di minori scomparsi, infatti, l’anno scorso in Italia siamo arrivati a 256 (numero che comprende solo quelli presi in carico dall’116-000, quindi non veritiero ma considerabile come una punta di iceberg).
Altro motivo di scomparsa è quello della sottrazione del minore da parte di uno dei due genitori, spesso in situazioni di separazione conflittuale. In questi casi, purtroppo, i minori spesso vengono allontanati dal Paese ed è difficilissimo che vengano poi ritrovati o che tornino volontariamente in Italia dall’altro genitore.
La Polizia di Stato, in ogni caso, è impegnata a dare la massima importanza ai casi di scomparsa di minori. Ecco perché il primo passo è rivolgersi a loro (tramite il 112 o l’116-000), e avere fiducia nelle loro ricerche. Spesso i casi si risolvono felicemente, con il ritrovamento del bambino o con il suo ritorno a casa entro poche ore dalla denuncia.
I loro consigli sono comunque molto preziosi: ve li riportiamo qui.
Per gli adulti:
- Assicurati che i tuoi figli conoscano il proprio nome e cognome, l’indirizzo di casa e il numero di telefono di una persona di fiducia.
-Incoraggia i tuoi figli a stabilire una rete di persone di fiducia a cui possono rivolgersi per chiedere aiuto.
-Insegna ai tuoi figli che, quando si sentono in pericolo, possono fermare e chiedere aiuto ai rappresentanti delle Istituzioni che incontrano per strada, Forze dell’ordine, Vigili del Fuoco, sanitari delle ambulanze.
-Imparate voi stessi quali rischi si possono trovare su Internet e gli accorgimenti per rendere sicura la navigazione sia per voi che per i vostri figli.
-Fate in modo che ci sia sempre un dialogo aperto con i vostri figli affinché si sentano liberi di confidarsi se hanno avuto esperienze che li hanno fatti sentire a disagio.
-Dite ai vostri figli di non camminare mai da soli, ma sempre in compagnia di un amico o di un adulto di fiducia.
-Insegnate ai vostri figli come e dove chiedere aiuto se necessario.
-Chiedete ai vostri figli di informarvi se cambiano i programmi già stabiliti.
-Incoraggiate i vostri figli a fare attenzione a ciò che li circonda e a memorizzare i dettagli di persone sospette in cui potrebbero imbattersi (ad esempio l’aspetto o abbigliamento).
Per i bambini:
- Ricorda che non sei mai solo: c’è sempre qualcuno disposto ad ascoltarti e ad aiutarti.
-Se cambi i tuoi programmi comunicalo a qualcuno.
- Puoi dire sempre “NO” a qualsiasi cosa ti faccia sentire a disagio o ti spaventi.
- Se sei in pericolo o ti senti insicuro, mettiti subito in contatto con la Polizia o con una persona di cui ti fidi.
-Fatti insegnare come e quando chiamare un numero di emergenza.
- Se vai abitualmente a fare sport o al centro estivo a piedi, fallo in sicurezza: individua i luoghi dove puoi trovare aiuto se necessario (ad esempio un ufficio di Polizia).
- Cammina sempre in gruppo con gli amici.
- Se qualcuno in auto si avvicina o si ferma a chiederti informazioni, tu non avvicinarti e non entrare mai nell’auto.
- Se sei solo in casa, non aprire la porta e non dire a nessuno che sei da solo in casa.
- Impara ad usare Internet in maniera sicura.
E se volete stare sicuri al 100%, i braccialetti Infoband o quelli GPS possono essere un valido aiuto, per sentirci più protetti anche nei momenti più caotici.
Che noia, il solito olio+aceto+sale... Non credete? Certo, a volte la semplicità è la migliore scelta, ma quando siamo stufi rischiamo di abbandonare i pasti salutari proprio perché ci appaiono noiosi. In realtà basta cambiare qualche carta in tavola per rendere il tutto nuovamente interessante e gustoso. L’esempio perfetto sono le insalate: perché condirle ogni santo giorno con il mix basic che mangiamo da quando siamo piccoli? A noi piace sperimentare, mischiare i sapori e creare salse dalle consistenze perfette per condire insalate e insalatone, sempre con gusto, semplicità, naturalezza e leggerezza!
- Il primo mix è semplicissimo ed è molto simile a quello tradizionale, ma con una punta di senape che rende il tutto molto più intrigante. Se vi piace il sapore, quindi, questo dressing alla senape è per voi: basta mischiare in una ciotola un cucchiaino di senape con dell’olio e del sale, mescolando molto molto bene fino a che otteniamo una salsa cremosa. Condiamo poi la nostra insalata (a noi piace, in questo caso, quella di patate, con patate lesse - con la buccia -, sedano e rucola!) con la salsa di senape.
(photo credits: The lemon bowl)
- La seconda salsa che vi proponiamo è un mix tra la tradizione greca e quella italiana: la salsa allo yogurt greco e aceto balsamico è infatti un connubio perfetto che gioca con sapori di culture differenti. Mischiamo, sempre in una ciotola o in un barattolo, mezza tazza di yogurt greco con tre cucchiai di aceto balsamico, due di olio di oliva extravergine e un pizzico di sale, condendo poi un’insalata mista corredata da alcune olive.
(photo credits: cupcakesandkalechips)
- Anche questa tendente al greco è una salsa davvero buona: quella alla feta cremosa. Frullate in un mixer una tazza di yogurt greco con una di feta a cubetti, un cucchiaio di aceto, uno di salsa Worchester, mezzo spicchio di aglio, sale, olio e pepe. Per aggiustare la consistenza e renderla più cremosa aggiungete, sempre frullando, del latte di mandorla.
(photo credits: Five Heart Home)
- Avete presente quando al ristorante giapponese, soprattutto a pranzo, vi portano dell’insalata condita con quella salsa saporita pazzesca? Bene, ora potete creare a casa il vostro condimento giapponese. Basta frullare una carota con una cipolla, un pezzetto di zenzero grattugiato, un cucchiaio di zucchero di canna integrale, tre cucchiai di salsa di soia, quattro di aceto di vino, quattro di olio e un po’ di sale.
(photo credits: Pickled Plum)
- A noi piace moltissimo perché ha un sapore acidulo ma interessantissimo: è la salsa di limone e semi di papavero. Frullate un bicchiere di olio di oliva evo con il succo di un limone, un cucchiaio di senape, uno di miele e uno di semi di papavero e condite tutte le vostre insalate, anche quelle di pollo!
(photo credits: The View from Great Island)
- Avete mai pensato, poi, di creare una salsa per insalata a partire dalla frutta? Per esempio quella di fragole e aceto balsamico (già di per loro un’accoppiata vincente), alle quali possiamo sostituire anche i kiwi. Frullate dieci fragole con due cucchiai di aceto balsamico, due di olio evo, uno di zucchero di canna e un pizzico di sale: ne otterrete una salsa rossa bellissima e deliziosa.
(photo credits: Cupcake Diaries)
- Di sapore stravagante è il condimento che combina cipolla e aneto. Frullate mezza cipolla rossa con mezzo spicchio d’aglio, un cucchiaio di aneto essiccato, quattro cucchiai di olio di oliva e due di aceto, regolando di sale e pepe.
(photo credits: The honour system)
- Infine, la salsa per eccellenza, la salsa Caesar. Versate in una ciotola un uovo con tre cucchiai di parmigiano (o in alternativa del pecorino), 5 acciughe sott’olio, due cucchiai di olio evo, due di aceto di vino bianco, il succo di mezzo limone e sale e pepe quanto basta. Frullate tutto con un frullatore ad immersione e condite la vostra insalata (non necessariamente quella di pollo, anche se sappiamo che è la morte sua!).
(photo credits: Honest Cooking)
(photo credit: Yezi Xue)
Via, si apre il video, e la storia parte. Un creatore di nuvole e il suo nipotino apprendista sono in cima ad un’impalcatura. Il nonno mostra al bimbo come si fa una nuvola: basta soffiare all’interno dello strumento circolare. Ma serve un soffio molto forte, e il bambino non ce la fa.
Da lì parte la storiella. Che dura solo poco più di un minuto, ma che abbraccia tutta una vita. L’insegnamento è profondo, e anche se alla prima visione forse vi è sfuggito, può aiutarci moltissimo a riflettere sull’educazione dei nostri figli.
Il cortometraggio a cui facciamo riferimento è stato realizzato da Yezi Xue, creatrice di animazioni che ora lavora presso i Walt Disney Animation Studios ma che ha ideato questo video durante i suoi studi presso il Ringling College of Art and Design, in Florida.
La storia è semplicissima, come potete capire dall’introduzione, ed è anche molto breve. Tuttavia nella sua brevità presenta una profondità notevole, e la semplicità della storia contribuisce a renderla ancora più interessante.
La lezione di fondo che si può trarre riguarda l’insegnamento. O meglio: l’insegnamento e l’apprendimento, e di come questi due dovrebbero sempre andare a braccetto in un rapporto di scambio reciproco. Se infatti il nostro tempo è caratterizzato da un insegnamento adulto-bambino che spesso tende all’univocità, questo video mostra come in realtà dovremmo tentare di pensare all’insegnamento come ad un momento di scambio, e non di passaggio verticale mero e chiuso.
In altre parole, se l’insegnamento oggigiorno è concepito semplicemente come passaggio di informazioni dall’adulto al bambino, in realtà dovremmo iniziare ad intenderlo come scambio reciproco, un momento nel quale ad imparare sono tanto l’adulto quanto il bambino, che ha idee e pensieri altrettanto importanti.
Nel video, infatti, si vede come inizialmente sia il nonno (o l’anziano) a insegnare al piccolo. Nel momento in cui si trovano di fronte ad una difficoltà, tuttavia, questo nonno si trova a chiudere istintivamente la sua visione, considerando l’insegnamento terminato, poiché non ci sono più i requisiti per andare avanti. In realtà sarà il piccolo apprendista a trovare un’altra soluzione e a proporla, in modo da continuare a imparare ma soprattutto in maniera tale che non sarà solo lui a imparare una cosa nuova, ma anche l’adulto, che non ci aveva mai pensato e che ora si trova di fronte un nuovo mondo.
L’altro aspetto molto interessante riguarda le possibilità che precludiamo ai bambini. Spesso, quando insegniamo loro qualcosa, nel momento in cui “sbagliano” li sgridiamo, o comunque tentiamo di riportarli sulla nostra strada attraverso le nostre indicazioni esclusive. Il video però ci mostra che non sempre serve stoppare sul nascere l’errore: seguendo la sua mente e la sua creatività, infatti, il bambino riesce a trovare una nuova maniera per fare le cose.
Questo, però, è possibile solo grazie al fatto che il nonno non lo sgrida troppo, soprattutto nel momento in cui il bimbo prende l’iniziativa. Se l’avesse sgridato, probabilmente il bambino non si sarebbe sentito in diritto di provare a fare le cose a modo suo, e tutti e due si sarebbero trovati impantanati in una situazione non ideale.
Ciò che quindi infine emerge sono tre aspetti importanti dell’insegnamento: innanzitutto, gli adulti devono sostenere i bambini, il loro modo di pensare e la loro creatività; in secondo luogo, devono capire che l’insegnamento è uno scambio reciproco e non una consegna univoca; infine, ma non per importanza, possiamo capire che dagli errori possono nascere nuove, bellissime cose, nuove scoperte e nuovi modi di fare che magari fino a quel momento non pensavamo nemmeno esistessero.
Mostriamo quindi questo video ai nostri bimbi: si divertiranno e ne comprenderanno la bellezza. Ma, soprattutto, guardiamolo noi, con occhi attenti, orecchie aperte e cuore disponibile!
A volte i sogni diventano realtà e nel 2017 devo ammettere che di sogni ne sto realizzando molti... L’ultimo? Sono stata scelta per commentare il programma Quattro Mamme del canale tv FoxLife, canale 114 di su Sky
Vi spiego in breve di cosa si tratta, perché ne sono davvero entusiasta!
“4 Mamme”, nuovo programma tutto per noi: Mamma Pret a Porter è stato scelto tra i blog commentatori del nuovo format di Fox Life dedicato alle mamme, e non stiamo nella pelle!
Certamente conoscerete il programma Quatto Matrimoni in Italia: quattro spose, quattro differenti matrimoni (ognuno più particolare dell’altro) e quattro giudizi (da parte delle altre spose). Alla fine, un premio: la luna di miele dei sogni.
Dal 31 maggio, tra qualche giorno, comparirà sui nostri teleschermi Sky un nuovo format molto simile, ma che ci interessa molto, molto di più! Già, infatti al posto di quattro matrimoni ad essere protagoniste saranno quattro mamme, ognuna con la sua filosofia educativa, le sue regole e le sue abitudini.
In “4 mamme”, quindi, quattro madri italiane si spieranno, si guarderanno, si commenteranno tra loro e commenteranno l’operato delle altre contendenti. Contendenti, sì, perché proprio come gli altri programmi anche qui ci sarà un premio finale, dolcissimo e che ci piace assai: la realizzazione di un sogno dei figli delle quattro donne.
Durante le puntate, che andranno in onda a partire dal 31 maggio ogni mercoledì alle 21.10 in esclusiva su Fox Life (sulla piattaforma Sky), le quattro mamme selezionate mostreranno alle altre, reciprocamente, la loro vita quotidiana, a partire dall’ora della colazione fino ad arrivare al momento in cui bisogna rimboccare le coperte ai bimbi. Le altre, quindi, commenteranno con i loro pensieri.
A condurre il programma, ci saranno due volti noti dello spettacolo che a loro volta sono genitori. Parliamo di Flavio Montrucchio, attore e papà di Mya e Orlando, e Georgia Luzi, attrice e mamma di Isabel e la tata Roberta Cavallo.
Alla fine di ogni puntata, quindi, commenterò con un articolo l’episodio del programma andato in onda la sera precedente. Sarà bellissimo prendermi una serata tutta al femminile e parlare di temi come empatia, sorellanza, differenze di genere, educazione e alimentazione partendo da esperienze concrete. Non vedo l'ora!
Perché se è vero che ogni mamma ha le sue idee educative, le sue regole, i suoi tempi e le sue opinioni (certamente ne vedremo delle belle: ormai non c’è più un’educazione univoca e di scontri, anche costruttivi, ce ne saranno molti!), tutte hanno sicuramente qualcosa da dare, spunti per confrontarsi e crescere non solo come genitori ma anche come donne. Ecco ciò che cercheremo di capire: quali sono le tendenze in Italia riguardo all’educazione dei più piccoli, sempre tenendo conto del nostro punto di vista che guarda al naturale come scelta di vita.
Con l'arrivo dell'estate torna sui banchi del mercato anche il basilico fresco, con le sue belle foglie larghe e verdissime. Noi ne approfittiamo sempre anche per provare ricette che siano diverse dal solito pesto ma che contemplino comunque il basilico. Come questo pesto a base di nocciole: la frutta secca, fonte di proteine naturali, dà la giusta energia per affrontare la giornata, quindi questa pasta è perfetta a mezzogiorno.
Altro mio difetto, a sto punto qualcuno si chiederà che razza di persona sono, come fa mio marito a sopportarmi, senza mezze misure, con uno spropositato senso del dovere, psicopatica, maniacale, psicotica e, pure senza pazienza…
Io sono dichiaratamente senza pazienza, ma proprio manco una briciola, probabilmente quando l’hanno distribuita io ero in vacanza, forse quando l’hanno insegnata io ero assente… comunque ne sono priva, sono così impaziente che a volte mi innervosisco con me stessa perché mi spazientisco da sola.
A volte sono così in fissa di fare di fretta qualcosa per poter passare a quella successiva che se potessi mi prenderei da sola a calci in culo.
La pazienza è vero che si impara, ma a mio parere o ce l’hai o no e fino ad un certo punto la insegni, ma alla fine ognuno ha la sua dose, chi più, chi meno, chi (a mio parere) troppa.
Da me quelli pazienti hanno la massima stima, quelli troppo pazienti invece li prenderei a sassate sulle gengive, cioè il troppo stroppia, quelli che vivono in uno stato di totale abbandono zen dove tutto passa e sarà il karma a farti capire prima o poi i tuoi torti, perché la vita è una ruota che gira e devi aspettare il cadavere del tuo nemico sulla riva e bla bla bla…. A me sta gente mi infastidisce più delle zanzare alle tre di notte. Perché se è vero che avere pazienza è probabilmente una gran virtù, tutto sto aspettare non mi pare pazienza ma al limite dell’apatia, stare in balia degli eventi, attendere che le cose accadono solo perché si spera che accadano, io non ce la faccio, già aspettare la cottura al dente degli spaghetti per me a volte è farmi violenza, figuriamoci aspettare che giri la ruota della vita!
Ma ammetto anche che a furia di voler rincorrere le cose per non avere pazienza di aspettare ad un certo punto ti alzi la mattina ed allo specchio non trovi più una ragazza ma na’ vecchia. Eh già! Perché se a febbraio non vedi l’ora che sia pasqua, se ad aprile non fai altro che sfrugugliarti in attesa delle ferie estive, se a settembre friggi impaziente guardando al natale, tutto sto aspettare con ansia un qualcosa che verrà, ti ritrovi che a correre dietro agli eventi hai accumulato un tot di primavere sulle spalle e questo non è bello.
Godere dell’oggi, quantomeno in una sfera abbastanza normale e non troppo mistica, dovrebbe voler dire non per forza vivere solo l’oggi e il presente ma almeno non farsi le pippi mentali cosmiche al venerdì sera perché già mi preoccupo di quello che mi aspetta il lunedì al lavoro… è così cara mia che passano gli anni.
Sta qui la differenza tra saper attendere e fottersi la vita, dopotutto il vero bello non è il giorno di natale, ma l’antivigilia e la vigilia, cioè quel momento che i bambini nella loro beata impazienza sanno però assaporare in maniera molto più produttiva di me, che vivo la vigilia solo come il giorno che precede il Natale (cioè il giorno che aspetto) ma una giornata fatta di magica attesa e piena di aspettative misteriose.
E così rincorro, rincorro sempre qualche momento che ancora non è arrivato, logicamente sia in positivo che in negativo… non vedo l’ora di partire per il mare il mese prossimo, non vedo l’ora di vedere le mie amiche la prossima settimana per l’aperitivo oppure… non vedo l’ora che arrivi il giorno del dentista così mi tolgo il pensiero, ho soltanto quindici giorni per presentare quel lavoro così poi non ci penso più… e via discorrendo, trovandoti così avanti, così in “pressa”, così agitata nell’attesa da fare contemporaneamente le decorazioni di natale e quelle per halloween, tanto poi quanto arriva… arriva.
E così sono impaziente, sempre ansiosa e frettolosa che quello accada, che quello venga fatto, che quella persona arrivi, ed è così che la poca pazienza, anche nell’aspettare i ritmi degli altri, ti porta ad odiare il dover delegare certe cose, perché non vengono fatte subito, con i ritmi impazienti del tuo bassissimo livello di non-pazienza.
Io sono quella del tutto E SUBITO. Devo dimagrire e vorrei subito dei risultati, devo imparare un nuovo lavoro e vorrei capire alla prima spiegazione, devo cucinare un piatto e devo riuscirci alla prima infornata, insomma io non sono una donna “lievito madre”, sono decisamente donna “lievi istantaneo”, non so se mi spiego.
Ma alla fine quante cose perdo, perché ci lasciamo scivolare le attese e, a volte, la parte bella è proprio quella, non tanto il momento di per sé stesso, ma proprio la magia dell’attesa, quelle farfalle che ti sfregugliano dentro, quell’aspettativa che ti fa un po' sognare e un po' paura, ti rende vivo, ti incuriosisce.
Ma insomma tant’è, imparerò? Dubito, perché io sono nata impaziente e, come ho letto una volta… se volevo essere “paziente” mi facevo ricoverare.
Tra le varie cose che le nostre mamme ci hanno insegnato c’è sicuramente il senso del dovere, a volte pare che ai figli maschi il senso del dovere venga insegnato, alle femmine venga inculcato e che nel corso della vita mentre i maschi dimenticano le femmine acutizzano, tanto gli uomini in età adulta imparano a dare una scala di valori e di priorità (tutta loro) a ciò che va fatto ed a ciò che può aspettare, quanto le donne non trovano la pace interiore finché il loro lungo elenco di priorità non si è esaurito o quasi, a quel punto però non hanno più né la forza fisica né il tempo materiale per infilarci una vera priorità: se stesse.
L’S.D.D. ovvero il senso del dovere ci è stato insegnato che comprende tutte quelle cose che vanno fatte, è un po' una scala di valori e di priorità, è l’ago della bilancia che ti dovrebbe far capire cosa può attendere e cosa invece non va rimandato.
Mia madre in questo ha fatto un ottimo lavoro, eh sì, fate attenzione, perché se avete alte aspettative poi potreste trovarvi ad aver creato un mostro e, a quel punto, come dire…. sono cazzi amari.
Ora mia mamma con l’età si è ammorbidita molto, ma ormai la frittata è fatte ed ora è lei che rimprovera a me di essere troppo rigida, di non sapermi godere la vita, di essere esagerata: perché? Perché faccio letteralmente (ed in modo maniacale) tutto quello che lei mi ha insegnato a parole e coi fatti.
Ripetetevi come un mantra: prima il dovere poi il piacere… ripetetelo agli altri, ripetetevelo nella mente per voi stesse, passate anni di vita a sentirvelo ripete da bambini e in men che non si dica vi ritroverete a rinunciare alla gita domenicale perché non avete adeguatamente spolverato la libreria.
Si, lo ammetto, io sono così. Anzi peggio, ma ci sto lavorando, il mio S.D.D. è sfociato (complice anche altri fattori esterni) in una vera e propria mania, in un atteggiamento davvero ossessivo/compulsivo che ti porta ad innescare un meccanismo di difesa su tutto quello che non va nella vita, quello che ti sfugge di mano e non puoi controllare ti agita o ti angoscia e quindi sfoghi tutto su quello che puoi controllare, che riesci ad organizzare, a mettere in fila ordinatamente, a pulire compulsivamente e riordinare ossessivamente. Ci sto lavorando, questa è un’altra storia. Comunque.
Nella “normalità” però l’S.D.D. che ti viene insegnato, specialmente alla mia generazione, imporrebbe che non si esce di casa la mattina se: non hai fatto il letto, messo le tazze della colazione in lavastoviglie, raccolto le briciole dei biscotti e mentalmente organizzato almeno il pranzo. Se hai un ritaglio di tempo, se lo hai, vorrai mica sederti a vedere Beautiful o sfogliare una rivista? Se hai pranzato abbastanza velocemente riuscirai certamente a fare “un giro di aspirapolvere o una veloce spolverata”, potrai stendere la lavatrice che hai fatto partire la mattina prima di uscire di casa, così che quando torni la sera la roba è bella asciutta e pronta per essere stirata mentre sul fornello bolle la cena, e poi rassetti la cucina, riempi la lavastoviglie in modo che prima di andare a letto abbia finito il lavaggio e tu possa riporre tutto nella credenza lavato ed asciugato, e poi intanto prepari i vestiti per il giorno dopo, ti organizzi per i pasti successivi.
In un batter d’occhio ti ritrovi ad avere una propria tabella di marcia che, se da una parte ti aiuta ad organizzarti e non perderti in vaneggiamenti su cosa fare per prima cosa, alla fine può diventare un’ossessione così forte da darti il tormento fino a che non l’hai esaurita voce per voce.
Ed è così che da “prima i compiti poi vai a giocare” oppure da “prima ti lavi e poi leggiamo una fiaba” ti ritrovi a pensare seriamente se è davvero necessario uscire con le amiche visto che non hai ancora sprimacciato il divano, steso la biancheria e smacchiato il leopardo.
Ed ancora sì, io sono così, lo riammetto, e la cosa peggiore è che odio delegare, mi lamento, sbarbotto, brontolo, ma in fondo è una corsa contro me stessa, voglio farlo io, perché voglio farlo subito, presto e bene. E diciamocelo, ammettiamolo, se lo delegate ad un uomo, qualunque cosa sia, qualunque uomo sia, in qualunque fascia di età lui si trovi sarà fatto dopo e arraffazzonato.
Ecco, l’uomo vive così, arraffazzonato, alla speraindio, allasputamiinculo.
Tu gli chiedi se può stendere i panni e lui matematicamente ti risponde “si tra un secondo” oppure “un attimo e lo faccio” o ancora “aspetta lo faccio dopo”, certo perché la loro scala di priorità è inversamente proporzionale alla nostra.
DONNA: figli (vestiti, pranzi e merende, compiti, …) marito (vestiti, pranzi e merende, comunque vedasi la voce figlia …) casa (lavare, stirare, pulire, spesa, …) parenti ed amici (favori vari, compleanni e ricorrenze, …) lavoro e … e…. ????? … ahh noi stesse?!.... beh non c’è più tempo.
UOMO: partita alla tv, calcetto, birretta con gli amici, lavoro e… e… ??!! cazzo abbiamo dei figli??
Ma quelle sbagliate siamo noi (generalizzo ma parlo di me in primissimissima persona) io, lo ri-riammetto non uscirei di casa mai e poi mai se non avessi rifatto il letto e riassettato la cucina, non parto per le vacanze se non ho fatto le pulizie di fino, nemmeno per un week end, non mi concedo una gita la domenica se prima non ho riassettato casa come dico io, non vado a farmi un giro in centro e se non ho lavato, steso e stirato quello che mi ero prefissata di lavare, stendere e stirare, morirei di angoscia se andassi a fare shopping senza prima aver fatto la polvere e se devo decidere tra un ritrovo con le amiche e lavare i vetri, se mi sono fissata che devo farlo, rinuncio alle amiche, lo ammetto.
Come ho detto ci sto lavorando è che il mio S.D.D. non mi dà tregua, mi fa sentire in colpa come il grillo parlante, fino a non godermi quello che sto facendo fuori casa.
Cioè, non sia mai che mi stravacco in poltrona a leggere un libro senza aver esaurito tutte quelle che per me sono le normali priorità della giornata. Che palle! Che palle io, me stessa, me medesima e sto strafanculissimo S.D.D. del piffero!
Ora mia madre mi rimbrotta… “guarda che ho già sbagliato io, goditi un po' di più la vita, fai le tue cose ma cerca di dare un diverso senso alle tue giornate”… certo, facile ora, col senno di poi, adesso che guardandoti indietro ti accorgi di quante cose hai perso per spolverare e lavare, ma io sono quarant’anni che mi sento fare il pippone e non è che si cambia così, dall’oggi al domani. Non è che mi puoi inculcare una roba nella testa e poi dirmi opsss sai, forse mi sono un po' sbagliata, forse ho un po' esagerato, forse anche se una mattina andavi a scuola senza aver tirato le lenzuola non sarebbe morto nessuno, forse se ti facevo uscire con le tue amiche quindicenni invece di dirti che non potevi finché non avevi pulito a fondo la tua cameretta già pulita… forse, certo, forse ora un cazzo.
E badate bene, io non ce l’ho con lei, ce l’ho con me stessa, che da ragazza cazzara con la testa tra le nuvole mi sono trasformata mio malgrado e fino ad oggi quasi inconsapevolmente in una donna-swiffer.
Sta a noi, sta alle donne mamme amiche comunque genere femminile, sta a me (!!) capire che se mi siedo a smaltarmi le unghie una volta a bimestre e non ho lustrato l’argenteria posso pensare di non fare un torto a nessuno, né a chi in quel momento sta lavorando mentre io mi sto rilassando, né a mia madre, né all’argenteria, né al mio stramaledetto S.D.D. .
E un po' ce l’ho anche con i “lui” che, diciamocelo, buon dio, se ci vedere sfrecciare per casa sul monopattino mescolando il sugo, stendendo i panni, correggendo compiti, inviando gli auguri di natale ad amici e parenti e abbiamo una scopa nel culo per pulire intanto il parquet, non fate quelli che dal divano, con una mano in tasca per grattarvi le balle ed una birra nell’altra, non diteci “ma dai rilassati un attimo, siediti un secondo, non sei stanca, vuoi una mano?”, datecela sta mano, senza chiederlo… e possibilmente dateci la mano con cui teneva la birra, non quella che grattava le balle.
Perché, in quest’epoca nella quale professiamo la volontà di raggiungere finalmente la parità vera dei sessi, certe cose rimangono invariate? Ad esempio la borsa del cambio. Che è solo della mamma. Ma non deve essere per forza così!
Anche i padri, ormai sempre più coinvolti nella vita dei figli (anche da soli, e non solo con la mamma appresso), hanno bisogno di essere pronti a tutto! Ecco perché hanno bisogno anche loro di una borsa del cambio personale. Non ci avete mai pensato? Noi sì, e abbiamo trovato alcune ragioni da cui non torniamo indietro.
La borsa del cambio pannolino è uno strumento se non indispensabile davvero molto comodo per una mamma. Padron! Per un genitore. Abbiamo già parlato più volte delle borse del cambio, parlando di quelle più belle e utili e consigliandovi come riempirle per l’estate, in caso di bebè 0-2 o in caso di esposizione al sole. Ma non ci siamo mai soffermate sulle borse del cambio per i papà!
Innanzitutto, se un papà inizia a pensare alla sua personale borsa per il cambio (che non sarà semplicemente un prendere in prestito quella della mamma) questo lo aiuta a concretizzare ancora di più il suo sentirsi papà, soprattutto se inizia a pensarla durante la gravidanza della partner. Spesso fino al momento della nascita i maschietti faticano a sentirsi fino in fondo papà (è normale, non sentendo fisicamente il bambino!); così, il fare la borsa del cambio li aiuta a connettersi e a rendere reale qualcosa che ancora sentono come astratto.
Una volta che il bambino nasce, il papà passerà poi dei momenti solo con lui. Avendo la sua borsa per i pannolini già pronta (e, avendola fatta personalmente, non farà così paura! “Dove trovo questo, dove trovo quello?”) sarà così molto più semplice e veloce decidere di uscire con il bimbo, godendosi poi una giornata insieme anche lontano da casa. Perché a volte i papà si trovano a stare in casa perché si trovano spiazzati non sapendo cosa gli potrà servire una volta usciti. Così, invece, sarà tutto più semplice e veloce (non ci sarà l’inconveniente di perdere mezz’ora a cercare pannolino, biberon, salviettine, cremine...) e il tempo speso insieme sarà molto più di qualità (anche perché senza stress)!
Avere una borsa personale che non sia quella della mamma è poi molto più confortevole. Non ci saranno da sistemare tutte le volte le bretelle, e la scelta potrà cadere su misure un po’ più grandi o comunque più adatte al fisico del papà.
Allo stesso modo, sarà utile scegliere lo stile preferito, in modo da non sentirsi poi a disagio con tinte rosa fluo, giallo pastello, con fiori, stelle e pois. Ci sono davvero moltissime opzioni, anche online: come questa, grigia e capiente; questa, beige e super spaziosa, che si trasforma anche in culla. E, perché no?, si può scegliere anche uno zaino, altrettanto comodo e magari dalla forma più apparentemente mascolina. E non pensiamo che sia solo uno sfizio: anche la paternità, come la maternità, è un momento di vulnerabilità, quindi sentirsi bene con se stessi, anche solo esternamente, è raccomandatissimo.
Infine, pensateci: non è un regalo bellissimo da fare ai futuri papà? Non si sa mai che prendere, perché ormai le mamme comprano tutto prima. E allora pensiamo al papà! Non essendo abituati a pensarlo come un oggetto usuale, vedrete che lo apprezzeranno ancora di più, perché gli farà sentire di essere importanti e farà venire loro ancora più voglia di passare il tempo con i bimbi, anche da soli, facendo i “mammi”!
Una pappa equilibrata deve sempre avere una verdura, un cereale e una proteina. Queste proteine, però, è sempre meglio non prenderle da derivati animali, soprattutto prima dell’anno di età. Che fare allora?
I legumi ci vengono in aiuto: fagioli, fave, piselli, ceci… Questi alimenti, infatti, contengono moltissime proteine vegetali che aiuteranno il bambino nella sua crescita.
Ecco 8 pappe con i legumi per lo svezzamento: 8 ricette per lo svezzamento a base di legumi, semplici e gustose
Iniziamo con i piselli, con una pappa piselli. Mettiamo a bollire nel cuocipappa o in una casseruola un po’ d’acqua, e quando bolle uniamo 40 grammi di piselli e un pezzetto piccolo di cipolla. Dopo una decina di minuti o poco più i piselli dovrebbero essere cotti: a quel punto omogeneizzateli direttamente nel cuocipappa oppure passateli in un passaverdura e aggiungete un cucchiaio di fiocchi di riso. Condite con un leggerissimo filo d’olio evo.
Il secondo legume perfetto per dare proteine ai bimbi sono i ceci. La pappa quinoa e ceci è ottima, soprattutto con l’aggiunta di una zucchina. Mettete a bollire un pentolino di acqua, quindi, quando bolle, buttateci un pugnetto di quinoa, 50 grammi di ceci precotti e mezza zucchina a pezzetti. Lasciate cuocere per circa venti minuti, quindi scolate e frullate o omogeneizzate la pappa per una consistenza omogenea.
Buonissima anche la crema di lenticchie. Lessate in acqua senza sale un cucchiaio di lenticchie rosse decorticate, quindi frullatele. Cuocete quindi in un po’ di brodo vegetale fatto in casa 2 cucchiai di crema di riso, alla quale unirete poi le lenticchie. Servite con un filo d’oli e un cucchiaio di pecorino grattugiato.
Con le lenticchie potete preparare anche la crema di miglio, verdure e lenticchie rosse. Fate cuocere in acqua bollente (oppure al vapore in un cuocipappa che cuoce al vapore e omogeneizza nello stesso boccale) una carota, mezza zucchina e un gambo di sedano, quindi aggiungete 80 grammi di miglio decorticato e due cucchiai di lenticchie rosse decorticate. Lasciate cuocere per circa mezz’oretta, omogeneizzate tutto e servite con un filo d’olio evo.
Un legume poco conosciuto ma molto buono e versatile sono i piattoni, un fagiolo un po’ diverso dal solito. Questa è la nostra ricetta del passato di piattoni: lavate 10 piattoni verdi e mezza zucchina (tagliata a dadini), quindi cuoceteli al vapore nel boccale del cuocipappa per circa 20 minuti, omogeneizzandoli subito dopo. Otterrete una purea liscia, che trasferirete nel piattino e completerete con un po’ d’acqua di cottura, un filo d’olio evo e della farina di cereali.
Ai bambini piace molto e noi spesso ci ritroviamo a proporgliela: parliamo della pastina ai fagioli. Mettete in ammollo la sera prima i fagioli con 5 foglie di alloro: la mattina scolateli, lavateli, poi fateli cuocere per 45 minuti in pentola a pressione. Prendete quest’acqua e in un pentolino cuoceteci 30 grammi di pastina. Nel frattempo prendete i fagioli cotti e omogeneizzateli o frullateli. Unite la pastina alla purea di fagioli (oppure frullate anche quella, se i bimbi sono molto piccoli) e servite con un goccio d’olio.
Perfetta dai 9-10 mesi è la pappa con siete e ceci: mettete in ammollo in ceci la sera precedente con 5 foglie di alloro. La mattina successiva scolateli, lavateli e fateli cuocere in pentola a pressione per 45 minuti. Cuocete al vapore mezza zucchina o zucca e 2 foglie di biete, e una volta cotti aggiungete un mestolo o due di brodo vegetale caldo e un cucchiaio di crema di riso. Frullate tutto con i ceci e servite.
Nei mesi autunnali, a noi piace preparare la pappa di zucca e fagioli. Mettete in ammollo la sera prima i fagioli con 5 foglie di alloro: la mattina scolateli, lavateli, poi fateli cuocere per 45 minuti in pentola a pressione. Lessate una fetta di zucca tagliata a dadi, aggiungete i fagioli e frullateli, quindi fate bollire 150 ml di brodo vegetale e gettateci dentro la purea e qualche cucchiaio di crema di riso precotta, mescolando bene fino ad ottenere una consistenza densa e omogenea.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Perché integrazione? Perché anche se non ci pensiamo, i solari topici (per intenderci, le creme solari che siamo soliti utilizzare) proteggono sì la cute dai raggi UV, ma non fanno lo stesso con gli occhi, la mucosa labiale e il cuoio capelluto. Non solo, per essere davvero protetti dal sole dovremmo usare circa un tubetto di crema ogni due ore, una cosa abbastanza assurda no? Non solo, sappiamo che il sole è importantissimo nel processo che porta all’assorbimento della vitamina D. Qual è il giusto equilibrio quindi?
L’integratore per bocca da usare per proteggere i bambini dai danni del sole: perché i solari topici non bastano a proteggere tutto il corpo dai raggi UV e come fare per esporre i nostri bambini al sole in sicurezza.
Fino al compimento dei vent’anni il corpo umano è in fase di sviluppo. I primi anni di vita sono quindi fondamentali per quanto riguarda la crescita, ma è anche fondamentale capire che in questo periodo i pericoli esterni si acutizzano. I bambini, in generale, sono più soggetti ai pericoli, appunto perché il loro corpo è in fase di sviluppo.
Questo discorso lo si può applicare anche quando si parla di protezione solare. Fino allo sviluppo completo, infatti, è importantissimo proteggere la pelle dei bambini, in quanto i danni provocati dal sole e accumulati negli anni (se snobbati) possono emergere molti anni dopo. Prevenire è meglio che curare, si dice, e anche in questo caso nessun detto calza meglio.
Siamo quindi abituati a proteggere la pelle dei nostri bimbi, quando stiamo al sole. Compriamo le creme migliori, e facciamo benissimo, e cerchiamo di far sì che siano costantemente protetti, riapplicando ogni 2 ore la crema, assicurandoci che l’acqua del mare o della piscina non la cancelli e premurandoci di applicarla almeno mezz’ora prima dell’esposizione. Tutte queste sono buonissime abitudini da mantenere!
Tuttavia spesso la quantità di crema che utilizziamo è davvero poca rispetto a quanto avremmo bisogno, poiché dovremmo usarne circa 25 ml alla volta per tutto il corpo (2 mg per centimetro quadrato di pelle), e cioè mezza bottiglietta, mentre in media ne usiamo 0,5 mg per centimetro quadrato. La protezione 50, in questo modo, si abbassa in modo esponenziale.
Inoltre, anche se non ci pensiamo ci sono certe zone del corpo scoperte, che non beneficiano della protezione dei solari topici. Parliamo, appunto, del cuoio capelluto, della mucosa labiale e degli occhi.
Per gli occhi una buona regola è quella di indossare dei buoni occhiali da sole. Ma anche questi spesso non sono amati dai bambini, che li tolgono spesso, e gli occhi rimangono comunque scoperti. Per i capelli e le labbra, invece, non c’è molto che possiamo fare. Almeno esternamente. Già! Perché invece internamente possiamo correre ai ripari, fornendo ai bambini la giusta integrazione per proteggerli dal sole proprio dall’interno.
L’elemento che dobbiamo integrare è il Polypodium Leucotomos, protettore della pelle derivato dalla felce che la rende più forte impedendone il danno ossidativo, stimolandone le difese e prevenendone le alterazioni. Questo elemento è stato studiato da Difa Cooper IFC insieme all’Università di Harvard in seno a ricerche volte a capire come combattere i radicali liberi causati dall’esposizione al sole. Il risultato è stato Heliocare Pediatrics Oral, un prodotto in bustine che contiene la tecnologia Fernblock, un estratto di Polypodium Leucotomos, di origine naturale, che aiuta la pelle a resistere alle scottature e a ridurre l’invecchiamento della cute grazie al giusto mix di antiossidanti.
Il Polypodium Leucotomos, come accennato, è una felce, in origine acquatica, che è evoluta nel corso dei secoli a pianta terrestre sviluppando all’interno delle sue cellule un sistema di protezione naturale contro le radiazioni UV.
Per aiutare i nostri bambini a proteggersi dal sole in maniera completa basterà quindi affidarsi, un paio di settimane prima dell’esposizione al sole, a Heliocare Pediatrics Oral. Si scioglie una bustina in bocca, in acqua o in succo, una volta al dì, e nei giorni dell’esposizione basta continuare a prenderla al mattino, prima dell’esposizione. Dopodiché ci si affida comunque alla protezione solare (utilizzando, ancora meglio, i prodotti topici della linea Heliocare della stessa azienda, che contengono anch’essi la stessa tecnologia), mantenendo l’ottima abitudine dell’applicazione costante della crema solare.
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