Questa è la merenda preferita di Tommy che davvero adora mangiarsi la sua "banana burrosa" come la chiama lui. Emma invece che non è una gran fan delle banane, preferisce spalmare i burri sulle mele. 

Ecco allora gli ingredienti e il procedimento di questa super merenda energizzante: banana, burro di mandorle e gocce di cioccolata

Come godersi le vacanze di Natale con i bambini

Venerdì, 11 Dicembre 2015 11:06

Vacanze di Natale, quanta gioia! E quanta attenzione focalizzata sui bambini! “Attenzione, Babbo Natale ti vede, gli elfi gli dicono se sei stato Bravo. Guarda che se ti comporti così Babbo Natale non ti porta i regali!”

Credo che queste attenzioni dal risvolto positivo siano uno dei motivi principali per cui molti bambini nei giorni precedenti al Natale sclerino di brutto. E di conseguenza anche noi.

“Non piangere, è Natale!”

Nella “modalità Natale” i bambini non devono piangere, perché devono essere grati, devono essere felici e sprizzare obbedienza. Star seduti per tempi infiniti a cene e adattarsi a luoghi non idonei ai bambini, magari con collezioni di cristalli qua e là, e tutto ciò deve essere fatto con gratitudine. Non sono permesse giornate no in questo periodo, nonostante siano giorni molto stressanti e faticosi per i bimbi, e il tutto perché siamo nel magico mondo del Natale. Ma sono proprio queste grandi aspettative a rovinare le vacanze di Natale: dobbiamo fare delle scelte e moderare le nostre aspettative.

Ma la buona notizia è che le vacanze di Natale possono essere un momento davvero stupendo per tutta la famiglia, sopratutto se ci organizziamo bene ed entriamo nell’ordine delle idee di dedicare molto tempo ai nostri piccoli facendo cose semplici e dai ritmi molto lenti, quindi adatte a loro.

Ecco allora come godersi le vacanze di Natale con i bambini: istruzioni per l'uso per mamme e papà che seguono un approccio educativo consapevole

1. Per crescere figli grati bisogna avere tempo di spiegare loro la gratitudine:

Il bambino ha infatti bisogno non solo di vivere un’evento ma anche di rielaborarlo con il genitore: quindi è utile la sera prima di andare a dormire ripercorrere le cose belle fatte durante la giornata, magari evidenziando le piccole difficoltà superate per ottenerlo. E sopratutto inondare i piccoli di oggetti, gite ed eventi non consente loro di comprendere davvero cosa sia accaduto e il valore che ne sta dietro. Se al mattino andiamo al museo, a pranzo dalla nonna, al pomeriggio dalle cuginette, la sera un apricene avrete al 90% bimbi inkazzati, di sicuro non grati. 

2. Moderiamo i regali:

Credo che dare a un bambino più di 5 regali sia puro spreco e fortemente diseducativo. Il bambino sarà sovrastato dall’emozione e non sarà in grado di apprezzare nulla o quasi; anzi spesso percepirà un senso di frustrazione proprio perché si aspettava di provare grande gioia e invece ora sente solo un senso di “troppo” che non riesce a gestire. Meglio mettere piuttosto i regali da parte ed eventualmente farli portar dalla Befana o da qualche elfo post natalizio nelle settimane successive.

3. Manteniamo le nostre aspettative realistiche:

Ricordiamoci che abbiamo a che fare con bambini e che noi siamo gli adulti: quindi NOI ADULTI possiamo trascorrere 10 ore a tavola, un bambino quando ha finito di mangiare deve alzarsi e sopratutto non può attendere 40 minuti tra le varie portate. Ricordiamoci che i bambini si stancano e si stressato con molta facilità per cui cerchiamo di essere comprensivi. Ora vi starete chiedendo: “ Ma io stavo anche 5 ore a tavola quando ero piccolo”. E io rispondo certamente, ma domandati anche se i tuoi genitori hanno stimolato te quanto tu hai stimolato tuo figlio. Se scegliamo un approccio di un certo tipo con il bambino dalla nascita non possiamo cambiare le nostre aspettative a seconda del momento: è importante essere coerenti con le nostre scelte educative e le nostre routines. E sopratutto quando decidiamo di cambiare queste ultime spieghiamo chiaramente ai bambini cosa faremo passo per passo.

4. Scegliamo la NOSTRA famiglia:

Se il contesto delle varie cene è “kids frindly” bene, altrimenti decliniamo l’invito: questi momenti non tornano, scegliamo la NOSTRA FAMIGLIA, non quelle degli altri. Festeggiare, ma anche preparare insieme il menu, fare la spesa e poi preparare cena per noi sarà un momento per insegnare ai nostri piccoli il valore del “lavoro” per la propria famiglia. Cosa c’è di meglio?

5. Rallenta!

Non importa se le persone si offenderanno, è un problema loro non tuo, ma rallenta, non mettere più di un impegno al giorno.

6. Fermati e usa parole chiare e semplici

Spesso noi adulti quando siamo in mezzo ad altri adulti inconsapevolmente cambiamo modo di parlare ai nostri bambini e in generale comunichiamo loro in modo diverso, incrementando le nostre aspettative. Allora fermiamoci, ricordiamoci che abbiamo davanti un bambino e parliamo scegliendo semplici frasi che loro possano comprendere a pieno.

7 Limiti, perché prevenire è meglio di curare

Prima di andare a cena dal nonno mettiamo un limite di caramelle and co da mangiare: per esempio “non si mangiano più di due caramelle oggi dal nonno”, frase detta quando siamo ancora a casa in un contesto ben famigliare al piccolo. Dare dei limiti al bambino non è solo una questione di rispetto, ma è uno strumento di grande sicurezza e contenimento necessario per il piccolo che ancora non sa autoregolarsi

8. Quando non ce la si fa più

Se togliamo i nostri bambini dalla loro routine e li inseriamo in contesti stressanti accettiamo il fatto che abbiano momenti no: è un problema nostro, non loro. Noi dobbiamo avere spirito di adattamento, non un bambino di 3 anni.

9. Evitiamo di cambiare per troppo tempo l’orario della nanna

Sembra banale, ma fa la differenza. Un bambino stanco è meno collaborativo per cui cerchiamo di non esagerare con i cambiamenti di orario.

10. Lo zucchero eccita i bambini 

Come abbiamo spiegato lo zucchero bianco crea dipendenza, in quanto crea dei picchi di insulina a cui segue ina fase di ipoglicemia caratterizzata dalla necessità di reintrodurre nuovamente zuccheri nel sangue. I bambini sono particolarmente sensibili a questo processo, per cui quando nella loro dieta sono presenti alti tassi di zuccheri raffinati oltre a richiederne sempre di nuovi (il classico "voglio altre caramelle"), i più piccoli tendono ad essere sovraeccitati e sicuralmente più nervosi. Per cui, consapevoli di questo, aumentiamo la soglia della nostra tolleranza durante cene in cui vengono propinati dolcetti a gogò e non esageriamo con la quantità di zucchero! 

Giulia Mandrino

Il 13 settembre scorso, a Vaiano, si è svolta la prima edizione di "Tutta un'altra scuola", ciclo di conferenze organizzate dalla rivista che propone scelte di vita sostenibili "Terra Nuova". Al centro dei discorsi è stato il bambino, attraverso riflessioni tenute da vari esponenti di realtà educative scolastiche all'avanguardia.

Tra gli interventi, quello di Andrea Sola sulla scuola liberitaria, un diverso modo di fare scuola: vediamo di cosa si tratta e perché ci ha fatto drizzare le antenne!


A differenza dei metodi educativi più conosciuti e teorizzati, come quello Montessori o quello steineriano, la Scuola Liberitaria, pur esistendo come concetto da moltissimo tempo, non ha regole canonizzate, pratiche o strumentazioni didattiche definite. Al contrario, propone differenti approcci a seconda del contesto educativo.

Certo, alla base ha un concetto di fondo, una filosofia tutta sua, dalla quale è bene non scostarsi: il succo sta nel considerare il bambino non in maniera adultocentrica, ma come individuo autonomo con bisogni e diritti propri. Spesso quella dell'infanzia è una categoria oppressa; bisogna dunque valicare questo scoglio.

Come ormai quasi tutti gli approcci pedagogici progressisti, anche per Andrea Sola bisogna mirare allo sviluppo di persone autonome e indipendenti; e, nella Scuola Liberitaria, questo aspetto vale ancor di più, sviluppandosi attorno alla questione del Come si impara, e non del Cosa.
Già, perché è proprio attraverso il metodo di apprendimento che il piccolo umano si forma, ed è solo la modalità con cui avviene questo apprendimento che si formerà il tipo di persona che il bambino sarà da adulto.
Fondamentale in tal senso è l'atteggiamento dell'adulto (genitore o educatore) nei confronti del bambino che gli sta di fronte. Il rapporto, che è inevitabilmente di potere, non dev'essere del tipo che "impone" l'insegnamento, ma, al contrario, deve essere una tipologia di rapporto che aiuta il bambino a sviluppare la sua autonomia.

Certo, non si può prescindere da un rapporto di potere. La dipendenza del bambino dall'adulto è un dato di fatto, soprattutto nei primi anni di vita. Non lo nega, Andrea Sola, ma lo spiega molto bene: lasciare autonomia non significa abbandonare il bambino a se stesso; ma soprattutto esercitare il potere (inevitabile) non significa imporre qualcosa, ma diventare guida attraverso l'esempio diretto o indiretto (e qui si parla di relazioni "mimetico-normative").
Esercitare il potere in maniera assoluta imponendo norme e nozioni non porta a nulla. Anzi! Un atteggiamento di questo tipo è causa solo di bambini assuefatti al subire, di sentimenti di timore, di coscienza servile, odio, rancore e invidia.

Ecco perché quindi è meglio optare per una relazione mimetico-normativa: insegnare diventando guida per il bambino suscita in lui sentimenti d'orgoglio, sensi di emulazione, rispetto di se stessi, fierezza, e una coscienza (importantissima) di sapersi controllare e comportare in modo responsabile non perché obbligati, ma perché consapevoli.
Nello specifico, rinunciare al potere impositivo significa beneficiare concretamente di un rapporto educataore-bambino non più verticale, dall'alto in basso, ma circolare! Si imparerà insieme, si apprenderà la maniera migliore di procedere e ci sarà sempre uno scambio.

Tutto ciò deve nascere però da un presupposto che l'educatore deve interiorizzare e capire fino in fondo: quella della Scuola Liberitaria è un'educazione che si basa sulla consapevolezza che il bambino non ragiona assolutamente in maniera adulta. Ciò che per noi è razionale per lui non lo è. Ciò che per noi è scontato per lui non lo è. E, soprattutto, la sua sensibilità è lontana da quella adulta, e non capirlo significa non connettere minimamente con chi ci sta di fronte. E allora come procedere concretamente? Basta mettere al centro dell'educazione due aspetti.

Il primo è l'interesse del bambino verso l'oggetto di studio (che quando manca non porta veramente a nulla); il secondo è la fiducia che l'adulto deve sempre trasmettere nelle capacità del bambino (atteggiamento che viene sempre percepito dall'alunno, in ogni caso, anche quando non espresso verbalmente).

Così, ecco sintetizzati i punti fondamentali della Scuola Liberitaria, esattamente come enunciati da Andrea Sola durante il suo discorso a "Tutta un'altra scuola":

"– Il carattere guida delle pratiche libertarie è il riconoscimento del diritto del bambino alla libertà nell’apprendere. Questo è forse l’aspetto che suscita più perplessità in chi si avvicini a questa prospettiva educativa, perché è quello che più mette in evidenza la rinuncia da parte dell’adulto ai propri diritti di guida, di regista della scena. Poiché si è detto che è importante come si apprende bisogna allora anche saper rispettare i tempi e le modalità personali dell’apprendimento, cioè bisogna saper riconoscere e rispettare le differenze individuali di ciascun soggetto, rinunciando a qualsiasi atteggiamento omologante. Accettare questo principio comporta quindi rinunziare ad imporre la propria “tabella di marcia” ai bambini, essere disponibili a lasciare loro la libertà di scelta e puntare sullo sviluppo della loro responsabilità personale.

– Altri aspetti che caratterizzano fortemente questo tipo di approccio sono il riconoscimento dell’importanza del gioco come forma di conoscenza e di esplorazione di sé nel mondo e di tutte quelle forme di educazione “incidentale” (Paul Goodman) cioè determinata dall’ “incidente”, da una ricerca che produce inaspettatamente dei risultati, che proprio perché nascono da una occasione offerta dalla vita, dove il soggetto è parte attiva e motivata alla ricerca, sono tanto più importanti e significative per chi le sta scoprendo.
Ancora una volta quello che conta è prima di tutto il processo attraverso cui si arriva a raggiungere il risultato, di qui anche l’importanza dell’errore, delle incertezze, dei cambiamenti di rotta nel percorso della formazione.

– Vi è poi la pratica della condivisione delle regole su cui si basano i contesti educativi. La democrazia è pratica viva e diretta dei gruppi; di qui la consuetudine delle discussioni collettive sulle decisioni generali (le assemblee) e la pratica dei tribunali dei ragazzi, che sono un elemento essenziale di tutte le sperimentazioni di questo tipo. Ciò che caratterizza queste pratiche è che le regole non vengono imposte ma sono condivise; la differenza, fondamentale, è tutta qui.
Vorrei sottolineare incidentalmente come sia del tutto privo di fondamento il luogo comune che dove si rispettano i principi della libertà individuale allora le regole non ci sono perché vengono ritenute prive di importanza: è tutto il contrario, più la libertà viene praticata più c’è bisogno di rispettare le regole, che però devono essere accettate e condivise responsabilmente da tutti.

– Il rifiuto di qualsiasi gerarchizzazione dei saperi, basato sul riconoscimento delle diverse forme di intelligenza che sono proprie di ciascun individuo (Gardner).
Le pratiche della manualità ad esempio e dell’espressività estetica (preferisco usare questa parola piuttosto che “artistica” perché la categoria dell’artistico appartiene al mondo adulto): i bambini attraverso la manualità, la produzione e l’uso delle immagini imparano a conoscere il mondo secondo modalità diverse da quelle discorsivo-razionali proprie del linguaggio; perciò queste pratiche devono essere parte ineliminabile delle esperienze, senza limiti anagrafici di alcun genere."


(da: http://www.educareallaliberta.org/leducazione-libertaria-un-modello-di-educazione-alternativa-di-andrea-sola/)

Sara Polotti

Come replicare il metodo Montessori a casa

Giovedì, 10 Dicembre 2015 14:19

hi l'ha detto che il metodo Montessori possa essere utilizzato solo a scuola? Anche i genitori, durante la vita di tutti i giorni, possono sfruttare i principi base per ricreare il modello educativo a casa.

Come replicare il metodo Montessori a cas: prendendo spunto dal progetto pedagogico di Maria Montessori, qualche consiglio per educare bambini liberi

Il modello Montessori si basa prima di tutto sul rispetto, e questo, possiamo dirlo, è alla base di ogni buon rapporto. Quindi non solo educatore-bambino, ma anche genitore-figlio. Nello specifico, per Maria Montessori il rispetto significava dare la giusta importanza al bambino come persona impegnata nel compito più difficile della sua esistenza: diventare un individuo unico pronto a prendere il proprio posto nel mondo. Ecco, basandoci su questo, potremo aiutare nostro figlio a diventare quella persona.

Prima di tutto, il rispetto deve andare verso quel piccolo "insegnante interiore" che ogni bambino ha. Secondo il metodo, i bambini non sono da considerare grandi vasi vuoti da riempire di conoscenze, ma come individui che nel profondo hanno una loro guida che li indirizza verso ciò che hanno bisogno di imparare. Dai tre ai sei anni, anche senza il nostro aiuto, un bambino impara moltissime cose, e arriva a scuola con un piccolo bagaglio di conoscenze che può essersi creato anche da solo. Certo, non significa abbandonarlo a se stesso: semplicemente fidiamoci della sua guida interiore.
Incoraggiare l'indipendenza è poi un passo fondamentale. "Aiutami a fare da solo" dev'essere sempre il motto. Aiutarli ad imparare le abilità base che lo aiuteranno nella vita di ogni giorno stimola la responsabilità e l'auto-motivazione.

Quindi con pochi accorgimenti si potrà creare una piccola scuola Montessori a casa, con il vantaggio del comfort che una casa dà: il bambino si sente ancor più a suo agio, ed è quindi il luogo perfetto per ottenere questa indipendenza.

- Prendiamo il lettino Montessori di cui abbiamo già parlato: è un primo passo.

- Così come lo è un arredamento a misura di bambino: se tutto è alla sua altezza (o comunque raggiungibile) il bambino cercherà sempre di arrangiarsi. Giocattoli, lavagne, strumenti per disegnare, libri: basta che possa raggiungerli, e li userà quando vorrà senza dover chiedere l'aiuto di nessuno.

- Unico accorgimento: evitate l'utilizzo di scatole riempite di giocattoli e peluche (creano solo disordine fisico e mentale): optate magari per delle mensole, sempre ad altezza di bambino, e a cestini aperti e vassoi per dividere tutto!

- Evitate la TV in camera. Piuttosto, metteteci una radio o un I-Pod con i quali i bambini potranno ascoltare la musica che vorranno arrangiandosi da soli.

- Tenete una lavagnetta dove scrivere gli appuntamenti, appendere i loro disegni, foto di famiglia e tanto altro.

- E, soprattutto, (sempre alla loro altezza!) mettete un orologio analogico in cameretta: non distrae ed è perfetto per concentrarsi su secondi, minuti e ore visivamente.

- Utilissimo è etichettare gli oggetti: tutto, dai pennarelli ai giocattoli, dai libri al cassetto delle calze, può avere la sua dicitura, da leggere ogni volta che il bambino chiederà, interessandosi delle lettere.

- In cucina, basta disporre i cibi e le merendine nei cassetti del frigorifero più in basso e nei cassetti e negli armadietti alla portata del bambino. I cibi possono poi essere conservati in scatole di plastica con coperchio che i bambini potranno aprire senza difficoltà, finché non impareranno a svitare i tappi dei barattoli o a scartare la plastica degli snack, ad esempio.

- Prendete poi degli utensili da cucina apposta per i bambini; piatti, ciotole, forchette e bicchieri da poter riporre negli armadietti in basso e da usare quando vuole, magari combinando qualche pasticcio ma imparando ogni giorno di più ad utilizzarli senza aiuto.

Sara Polotti

Come creare colori fatti in casa

Giovedì, 10 Dicembre 2015 14:14

I colori rendono piacevole il mondo. Da dove vengono, però? Se lo chiedono tanti bambini, e la risposta, oltre ad essere semplice, diventa un buon pretesto per fare qualcosa insieme e con le proprie mani: sì, proprio i colori, che provengono semplicemente dalla natura (pensate al viola di certi fiori, al marrone della terra, al rosso delle spezie!) e che si possono ricreare a casa.

Ecco come creare dei colori fatti in casa: da ciò che la natura ci offre, una ricetta per fare con i nostri bambini dei colori per disegnare

Gli ingredienti per creare i tre acquerelli base (verde, rosso e viola) sono semplicemente degli ortaggi di stagione. La barbabietola, gli spinaci e il cavolo verza. Ad essi aggiungiamo:

-bicarbonato
- acqua
- aceto
- colla di farina
- sassi
- stracci di cotone
-vasetti
- pennelli

In due piattini separati si pestano con i sassi gli spinaci e le barbabietole. Con il frullatore, invece, si sminuzza il cavolo verza (più fibroso degli altri due ortaggi). Ottenuta una poltiglia, aggiungendo l'acqua nasceranno i colori.
Il secondo passaggio sarà filtrare i colori con il panno di cotone, riempiendo con il liquido ottenuto i vasetti.
Ecco qui i nostri colori!

Con un po' d'aceto o di bicarbonato si potrà poi modificare la sfumatura del viola, che diventerà per magia più simile al blu o al grigio.
I colori ottenuti sono di consistenza molto liquida, simile all'acquerello. Per renderli un po' più corposi, quindi, basterà aggiungere della colla di farina (semplicemente farina con un po' d'acqua) ai composti, fino ad ottenere la consistenza preferita!
E via di fantasia. Ecco qui colori naturali e divertentissimi!

Sara Polotti

Il congedo parentale a ore

Giovedì, 10 Dicembre 2015 12:57

Con la circolare n. 152 del 18 agosto 2015, l’INPS ha comunicato le modalità operative di presentazione della domanda di fruizione del congedo parentale su base oraria.
In particolare, il richiedente deve compilare online un modello specifico, diverso da quello in uso per il congedo giornaliero o mensile, indicando se la fruizione avverrà secondo i criteri previsti dalla contrattazione collettiva o secondo la disciplina legale di cui all’art. 32, comma 1-ter, d.lgs. n. 151/2001, come novellato dal d.lgs. n. 80/2015.

Le giornate o mesi di congedo parentale possono alternarsi con giornate lavorative in cui il congedo parentale è fruito in modalità oraria, nei limiti eventualmente stabiliti dalla contrattazione collettiva.
Qualora il genitore intenda fruire del congedo parentale sia in modalità giornaliera e/o mensile e in modalità oraria, dovrà utilizzare le due diverse procedure di richiesta online.

Ad esempio in assenza di contrattazione collettiva che disponga diversamente, con giornata lavorativa pari a 8 ore, il genitore che intende fruire, nello stesso mese, di 2 giornate (intere) di congedo parentale e di 2 giorni di congedo in modalità oraria, dovrà presentare due domande distinte: la prima relativa al congedo per 2 giornate, secondo la modalità ordinaria e la seconda attraverso il modulo specifico online. In entrambi i casi il lavoratore dovrà selezionare i giorni del mese nei quali intende fruire del congedo.

Dato che la nuova modalità è stata attivata a partire dal 18 agosto 2015, nella fase iniziale la domanda potrà riguardare anche congedi orari fruiti in data antecedente la presentazione della domanda.
A regime, invece, la domanda dovrà essere presentata all’Istituto prima dell’inizio del congedo, al limite anche lo stesso giorno di inizio del congedo.

Il genitore è comunque tenuto a dare congruo preavviso al datore di lavoro secondo le modalità e criteri definiti dai contratti collettivi e comunque, con un termine di preavviso non inferiore a 5 giorni, in caso di richiesta di congedo parentale mensile o giornaliero, e non inferiore a 2 giorni in caso di congedo orario.

Avvocato Stefano de Santis

Toddlewearing: come portare un bimbo grande

Giovedì, 10 Dicembre 2015 12:35

Quando si parla di portare i bambini in fascia ci sono due luoghi comuni importanti da sfatare. Il primo riguarda la sicurezza di questo supporto, giudicato spesso poco sicuro e non idoneo a trasportare il bambino. La seconda è che solo i bambini più piccoli possano essere portati all’interno della fascia. Niente di più sbagliato, in entrambi i casi, e vediamo insieme il perché.

Ecco cosa si intende per toddlewearing: come portare un bimbo grande in fascia

In occidente l’usanza di portare il bambino nella fascia è ancora poco usata. L’immagine collettiva che viene in mente quando si parla di questo tipo di supporto rimanda alle donne africane, che ancora oggi sono solite legare i propri bambini in fascia, posizionata alla proprie spalle, per poter avere maggiore libertà di movimento e favorire un maggior contatto con il bambino.

A questo, si aggiunge anche la credenza secondo la quale la fascia sia un supporto adatto per trasportare solo i bambini più piccoli, neonati quindi, e che non sia idonea invece per i bambini un po’ più grandi. E invece, niente di più sbagliato.

La fascia può essere impiegata anche per portare a spasso i bimbi un po’ più grandi. La pratica si chiama Toddlewearing, può sostituire tranquillamente il più comune passeggino e comporta anche diversi benefici, sia per il bebè sia per il genitore.

Per prima cosa, la fascia è senza fibbie e quindi non provoca fastidio. A questo si aggiunge il vantaggio che la fascia non è ingombrante e non occupa spazio, anzi, può essere facilmente ripiegata e riposta quando non serve, e l’ampia versatilità che questo supporto offre.

Potete, infatti, legarla sulla parte anteriore del corpo, annodarla posteriormente oppure di lato, anche in base al peso ed allo sviluppo fisico del vostro bambino. Il trasporto risulta semplice e libero e anche il vostro bebè potrà beneficiare, oltre che di una presa sicura, anche di una certa tranquillità visiva, che lo renderà libero di guardarsi intorno e di esplorare l’ambiente circostante.

In commercio, esistono diverse tipologie di fasce adatte a portare un bimbo grande anche di 3-4 anni: variano i materiali e i tessuti e potete sceglierli ovviamente in base alle vostre esigenze e preferenze. Ve ne proponiamo cinque modelli, diversi tra loro ma egualmente pratici ed ergonomici.

Fasce lunghe tessute

Di questa tipologia di fascia esistono diversi modelli, molte dei quali in cotone, anche biologico o in tessuto organico. Sono perfette per tutte i bambini, dai neonati ai bambini di 3 o 4 anni di età, supportano circa 15 kg di peso e si possono acquistare in diversi colori e fantasie.
Con questo tipo di supporto è possibile portare pancia a pancia, sul fianco e sulla schiena.
Per i bimbi toddler sono indicate fasce ad alta grammatura o cotone misto canapa o lino.

Noi vi consigliamo le fasce di Didymos.

Marsupio strutturato

Semplice da indossare e molto pratico per trasportare il bambino quando si passeggia, questo marsupio s’indossa dalla parte anteriore e posteriore e consente alla mamma completa libertà di movimento.
Per i bimbi toddler esiistono versioni più grandi chiamati appunto marsupi toddler oppure XL.
Ricordiamo che è opportuno che il tessuto vada da un cavo popliteo all'altro e la schiena del bambino sia interamente ricoperta e quindi adeguatamente sostenuta.



Noi vi consigliamo il marsupio strutturato di Manduca .

Fascia ad anelli o ring sling

Questo modello di fascia è molto innovativo ed allo stesso tempo molto antico, si appoggia su un fianco ed è dotato di anelli che permettono di creare una piccola amaca dove si inserisce il bambino. E' un tipo di supporto molto pratico quando i bambini chiedono spesso di salire e scendere dalle braccia della mamma, ma scaricando il peso solo su di una spalla e non facendo mantenere il baricentro del portatore in asse, è consigliato per brevi tragitti.

Noi vi consigliamo la fascia ad anelli di Mhug

Mei tai

Si tratta un un supporto portabebè semistrutturato. Può essere considerato una via di mezzo tra una fascia tessuta ed un marsupio strutturato.
In commercio ne esistono svariati modelli. Anche qui, come il marsupio, è bene confrontare il pannello tra i vari modelli e prediligerne uno con una seduta molto ampia ed una altezza che ricopra l'intera schiena del bambino toddler.

Noi vi consigliamo la fascia ad anelli di Mhug

Consigliamo di rivolgersi a persone esperte in babywearing per scegliere il supporto adatto alle proprie esigenze. Non esiste infatti un supporto ideale che vada bene per tutti.

Potete rivolgervi a Ilaria Cinefra

http://www.babywearingitalia.it/

http://www.professionemamma.it/

Foto credits: http://somdbabywearers.weebly.com/blog/10-reasons-why-toddler-wearing-is-awesome

Come afferma il famoso ginecologo francese Odent, il parto, così come il sesso, è regolato dall'emissione di una sostanza: è l'ossitocina, un ormone che non viene secreto dal nostro organismo se si verificano situazioni di stress o disagio psico-fisico. Per comprendere meglio questo processo ecco la presentazione della pellicola Sex Like Birth, documentario realizzato dall'assiociazione Freedom For Birth - Rome Action Group. 

Questo gruppo è composto da mamme, ostetriche, avvocatesse e in generale donne che hanno come obiettivo quello di promuovere il diritto delle madri a compiere scelte consapevoli in merito al loro parto e a far sì che questa scelta venga rispettata dal personale medico-ospedaliero. Secondo obiettivo dell'associazione è quello di sensibilizzare le donne e fare corretta informazione sulle naturali competenze delle mamme per quanto concerne il parto, così da renderle più attive in termini di interazione con il personale medico, quindi in grado di rivendicare i propri diritti: "costituiscono violenza sulle donne e, dunque, atroce ed illegittimo abuso, le pratiche ospedaliere (dall’episiotomia, alla manovra di Kristeller, alla somministrazione di farmaci di induzione del parto, etc.) condotte in modo routinario, ingiustificato ed arbitrario, in contrasto con linee guida e raccomandazioni nazionali ed internazionali (OMS, ISS) e sopratutto in assenza di un consenso, informato e liberamente firmato, della donna" spiegano i rappresentanti dell'associazione nel loro manifesto

Il cortometraggio Sex Like Birth è davvero geniale, perchè consente di comprendere in maniera immediata come agiscano gli ormoni sul nostro corpo e come l'intervento medico sia reso necessario non perchè la persona non sia naturalmente in grado di partorire (così come di fare sesso) ma perchè l'ambiente all'interno del quale è inserita impedisce il corretto processo a causa del continuo "disturbo". Così alla fine del documentario emergono le realtà che ancora affliggono le sale parto italiane:

- l'OMS RACCOMANDA CHE LA DONNA SCELGA LA POSIZIONE CHE PIU' LA AGGRADA SIA DURANTE IL TRAVAGLIO CHE NEL PARTO. Molto spesso invece la donna è costretta a partorire supina, posizione che dal punto di vista della fisiologia della nascita è la peggiore in quanto non facilita in nessun modo l'uscita del bambino.

- IL 70% DELLE DONNE SUBISCE EPISIOTOMIA.

 

- SPESSO NON VIENE PERMESSO DI BERE E MANGIARE DURANTE IL TRAVAGLIO, SENZA ALCUNA INDICAZIONE MEDICA.

- A PIU' DEL 50% DELLE DONNE VIENE SOMMINISTRATA OSSITOCINA SINTETICA DURANTE IL TRAVAGLIO PER ACCELLERARLO.

- ALLA MAMMA NON VIENE PERMESSO DI MUOVERSI, SPESSO A CAUSA DI MONITORAGGI E FLEBO UTILIZZATI IN MANIERA CONTINUATIVA E INDISCRIMINATA

Per maggiori informazioni vi consiglio di visitare la pagina dell'associazione: http://freedomforbirthromeactiongroup.blogspot.it/p/blog-page.html

Giulia Mandrino

È giunta l'ora di farla nel vasino? Ok, può essere una passeggiata, oppure può richiedere un po' di tempo. Per i bimbi è un passo importante, e ognuno ha i suoi ritmi.

Noi però vi proponiamo alcuni piccoli consigli per aiutare il bambino a fare pipì nel vasino: come togliere il pannolino al bambino in maniera naturale

1. Il giusto momento

In generale il primo consiglio è di non togliere assolutamente il pannolino prima dei due anni a meno che non sia il bambino a chiederlo espressamente: prima di tale scadenza il piccolo non è fisiologicamente in grado di controllare la minzione e percepire lo stimolo. Anticipare questo step rischia di creare grande frustrazione nel piccolo che si sentità inadeguato alle vostre aspettative. Poi ci sono alcuni bambini che tolgono il pannolone a 22 mesi altri dopo i 3 anni. Seguiamo le loro esigenze senza ansie: spesso infatti è più un problema della mamma che del bambino. Come accennato, e come facilmente intuibile, ogni bambino ha i suoi ritmi. E non preoccupatevi se vi sembra che quel momento non arrivi mai: avete mai visto qualcuno portare il pannolino al liceo? Ecco, prima o poi arriva il tempo. E ci saranno dei segnali, come un certo interesse verso la toilette, qualche accenno al fatto che "la stanno facendo", il voler cambiare pannolino subito dopo. E anche quando arriva il momento di abbandonare il pannolino, l'importante è cercare di assecondare i tempi personali di transizione. All'inizio, appena tolto il panno, si tende a portare il piccolo in bagno ogni 10 minuti. Poi 15. Poi 20. Piano piano il bambino riuscirà a capire i suoi tempi e dopo qualche giorno si andrà in bagno solo al bisogno, è assicurato. Quindi, portare pazienza è la chiave principale per sbloccare il passaggio!

2. Nudità? Sì grazie

Uno dei tanti metodi è quello di assecondare il passaggio al vasino attraverso la nudità. Il primo passo è lasciare che i bimbi rimangano nudi prima del bagnetto, provando a sedersi sul vaso in quei momenti. Poi li si lascia girare nudi per lassi di tempo più dilatati, incoraggiandoli ad andare a cercare il vasino. Poi, una volta presa confidenza con il vasino senza alcun abito, si passerà a farli andare in bagno con le mutande, poi con qualche indumento, poi vestiti. Uno dei vantaggi? Nessun incidente di percorso troppo sporco da lavare in lavatrice!

3. Rinforzi positivi

Un salvadanaio da riempire con le monetine guadagnate per aver usato la carta igienica (passaggio che fa un po' schifo a tutti i bimbetti), delle figurine del loro cartone animato preferito fino a completare un album per essere riusciti (nel caso dei maschietti) a fare centro (magari mirando a dei cereali nella tazza) facendo la pipì in piedi, "come i grandi", oppure degli stikers da appiccicare sulle piastrelle vicino al wc: ingegnatevi e provate a dare un rinforzo positivo per essere riusciti in questo delicato passaggio. Chiaramente meglio farlo in estate!!!

4. ... Ma anche i complimenti a volte bastano!

Non volete premiare materialmente i bimbi perché credete non sia educativo? Nessun problema. Con molti "Wow! L'hai fatta nel vasino!" e "Sei stato bravissimo" otterrete lo stesso effetto. I bambini si sentiranno competenti, supportati e grandi.

5. Bugie a fin di bene

Se nessun metodo funziona e il vostro bimbo si sente ancora a disagio a farla nel vasino o nel wc (soprattutto quando si tratta di pupù, che è il passaggio più complicato) siete autorizzati a provare con qualche bugia innocente e a fin di bene: perché non dire che la pupù, una volta tirato lo sciacquone, scorre nelle tubature per arrivare nel mare e nutrire i pesci come Nemo e Dori? In fondo nessun bambino vorrebbe lasciarli morire di fame!

6. L'anatomia funziona

Alcuni bambini faticano a lasciarsi andare sul vasino, quando si tratta di pupù, perché sentono che "quella" fa parte di loro, ed è strano, e un po' traumatico, vederla scivolare nello sciacquone. Trattateli da grandi: mostrate loro un libro in cui viene spiegato in maniera semplice il sistema digestivo. Capiranno come funziona e come è necessario eliminare tutto!

7. Tenete il vasino a portata di mano

Fare i bisognini in bagno, come i grandi, può intimidire. Per iniziare, allora, è utile tenere il vasino portatile a portata di mano, utilizzandolo al bisogno dove capita, oppure nel posticino preferito dal bambino, quello in cui si sente sicuro. Dietro la tenda? Ok. Nell'angolino tra i divani? Sicuro. Si passerà poi gradualmente al bagno.

8. W le mutandine come mamma e papà!

Niente funziona? Sfoderate l'artiglieria pesante. Comprate loro mutandine da grandi (già un bel passo!) e, magari una domenica pomeriggio, lasciateli girare per casa senza pannolino. Per due, tre, quattro o cinque volte la faranno lì, senza volerne sapere del vasino. Ma alla fine si stancheranno anche loro, e una volta provata la seduta ne sentiranno da soli i benefici ed i comfort!

9: Una casa a misura di spannolinamento

Via il tappeto e cimeli di famiglia: rendiamo tutto il più comodo e snello possibile!

10. Aromaterapia

Se l'atmosfera è tesa e il vostro piccolo fa fatica a lasciarsi andare ecco che in aromadiffusione l'olio essenziale di lavanda ci fornirà un grande aiuto! Possiamo aggiungerlo anche in bagno! Se tiene la cacca e ha mal di pancia un passaggio al pancino con due gocce di olio essenziale di lavanda e 4 di finocchio in due cucchiai di olio di mandorle o altro olio base. 

11. Fiori di Bach

3 sono i fiori che possono aiutarci in questa fase: possiamo scegliere un singolo fiore e somministrarlo in acqua o in crema base 4 gocce 4 volte al giorno, oppure creare una sinergia del fiore scelto con Rescue Remedy per superare efficacemente questa fase nel caso il piccolo manifesti molta sofferenza. 

- Cherry Plum: è adatto a bambini che soffrono per non riuscire a controllare la minzione come vorrebbero quindi rimangono molto male quando la fanno addosso. Spesso per paura di "fallire" rifiutano di togliere il pannolino.

- Chicory: si utilizza durante lo spannolinamento quando il piccolo soffre di stitichezza e sembra non volersi separare dal pannolino e dalle sue feci.

- Crab Apple: viene consigliato quando il piccolo è molto schizzinoso e non vuole in alcun modo entrare in contatto con pipì e cacca. 

 

Altra idea utilissima sono i libri per bambini dedicati allo spannolinamento: qui i nostri consigli con le letture più efficaci per passare dal pannolino al vasino.

 

La redazione di mammapretaporter.it

Foto credits: https://www.flickr.com/photos/jbird/19650368

 

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Montessori e neuroscienze

Mercoledì, 09 Dicembre 2015 21:29

Che succede nella testa dei nostri bambini? Non solo a livello di pensiero, intendiamoci. Qui si parla proprio del loro cervello, l'organo più importante del corpo, in costante sviluppo fin dalla prima infanzia.

Cerchiamo quindi di capire lo sviluppo neurologico della prima infanzia e come il metodo Montessori sia benefico per questo: in che modo l'approccio pedagogico Montessori favorisce uno sviluppo neurologico completo

La prima infanzia, si sa, è un periodo unico, importantissimo per lo sviluppo neurologico. Alla nascita ogni essere umano possiede circa un miliardo di neuroni nel suo cervello. Per capire, siamo vicini al numero delle stelle presenti nella nostra galassia, nella Via Lattea. Ogni neurone è collegato agli altri attraverso una rete quantificabile in trilioni di connessioni. Incredibile, no?

I nervi trasmettono impulsi elettrici: ogni volta che riceviamo un'impressione sensoriale, pensiamo, muoviamo un muscolo, o quando sogniamo, i percorsi elettrici del nostro cervello si azionano. E, ogni secondo, il bambino apre 700 nuovi percorsi, durante i primi sei anni di vita. Ogni. Secondo!

Il cervello dell'infante è soggetto a continui cambiamenti, quindi. Il processo che dà origine alle connessioni che stanno alla base di ogni abilità umana si chiama sinaptogenesi: i percorsi si aprono. Ma non significa che quanto più estese sono le connessioni, tanto maggiori sono le abilità intellettive. La perdita delle connessioni neurali è un altro passaggio fondamentale per lo sviluppo: si tratta del pruning, la potatura.
Il pruning è la perdita organizzata di strutture neurali che, come per la potatura vegetale, eliminando neuroni e connessioni sinaptiche non necessarie permette il pieno sviluppo di quelle di cui abbiamo davvero bisogno. Questo perché il nostro cervello si adatta, soprattutto nei primi anni di vita: successivamente, la struttura architettonica del nostro cervello rimarrà pressoché uguale a quella sviluppata fino ai sei anni.
Si capisce quindi che quello della prima infanzia è un periodo d'oro, fondamentale per lo sviluppo del nostro bambino, e, dall'altro lato, un momento molto vulnerabile che, se trascurato, può portare a conseguenze devastanti.

Concretamente, lo sviluppo di una buona struttura lo aiuterà nelle macro attività, come prestare attenzione ed eliminare le distrazioni, controllare gli impulsi, prendere decisioni o fare più cose contemporaneamente. Il famoso "multitasking", insomma.

Tra i tre e i sei anni il cervello, quindi, si forma e si modifica, e questo succede soprattutto nelle aree dedicate all'organizzazione, al planning e alla concentrazione. Fateci caso: sono tre settori fondamentali dell'approccio educativo montessoriano! Le attività Montessori impegnano i movimenti del bambino, la sua attenzione, la sua volontà e la sua consapevolezza sensoriale. E, pensiamoci: queste skills sono basilari per lo sviluppo di un sano ed efficiente sistema neurale! Di conseguenza, il metodo Montessori provvede a donare benefici primari anche al cervello del bambino, non solo a livello psicologico, ma anche fisico.

I bambini che si impegnano in attività come quelle montessoriane sviluppano, in definitiva, una struttura architettonica del cervello più efficiente e capace, fisicamente più solida.

Sara Polotti

Sara

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Cecilia

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