Come promesso ecco la seconda parte del mio articolo dedicato al mondo della scuola primaria. Ho voluto scriverlo con la collaborazione della dott.ssa Claudia Polloni, amica, pedagogista di grande competenza, maestra e preside della scuola dove ho deciso di mandare mio figlio.
Ho letto con attenzione molti dei vostri commenti e tendo a precisare che questi 3 articoli non hanno l’intenzione di proporre un’analisi né un paragone scuola pubblica o scuola privata: credo profondamente che sia utile per noi genitori (e in generali essere umani) aver la possibilità di confrontarsi, acquisire informazioni per poi prendere le decisioni più “giuste” per il proprio figlio, dettate da una serie unica e irripetibile di variabili.
Siamo una generazione di mamme attente al benessere del bambino, lo abbiamo cullato, non l’abbiamo fatto piangere, l’abbiamo messo in fascia, siamo attente alla sua alimentazione, ci mettiamo in discussione per educarlo alla libertà evitando la costrizione: portiamo questa rivoluzione anche nella scuola! Insieme davvero ce la possiamo fare!
In questo secondo articolo vi racconto quello che secondo me, e secondo una parte della moderna pedagogia, è fondamentale per il bambino per quanto concerne l’apprendimento e in generale la vita all’interno della scuola primaria.
Diciamo che a mio parere, anche da quanto appreso dalla dott.ssa Polloni, spesso l’offerta educativa nelle scuole elementari, sia pubbliche che private, è dettata dalla prassi più che da un progetto pedagogico vero e proprio, questo perché bene o male tutti i bambini arrivano alla fine dei cinque anni delle elementari che sanno leggere e scrivere, hanno raggiunto gli obiettivi che le maestre si erano preposte, sono generalmente sereni anche se quando a molti di loro viene chiesto “Ti piace la scuola?” la risposta è no. Lo spirito critico inteso come modalità di pensiero, quindi la messa in discussione al fine del miglioramento dell’offerta formativa non è vissuto come costante. E sopratutto il cambiamento fa paura, spaventa. L’apprendimento è prevalentemente basato sulla sfera linguistica e cognitiva perché “è da 20 anni che insegno così ho tanta esperienza”. Così molti bambini vengono diagnosticati dislessici, discalculici, disgrafici... Secondo l’esperienza della dott.ssa Polloni lavorando in maniera corretta con il bambino pochi di questi lo sono davvero.
Non solo, il bambino e in generale l’uomo, si sviluppa su 4 assi: cognitivo, motorio, relazionale e linguistico. il bambino armonico è caratterizzato dall’armonia dei 4 assi che sono sviluppati nello stesso livello. Il compito della scuola è nutrire tutti e 4 gli assi, non solo quello cognitivo e quello linguistico: i bambini oggi passano il 50% della loro giornata a scuola, è quindi giusto che in quel tempo siano nutriti tutti e 5 gli assi in maniera armonica.
Andando agli open day delle scuole primarie sentirete pronunciare le frasi “bambino come unico e irripetibile, utilizzo della pedagogia attiva”: spesso però non si conosce fino in fondo il significato di pedagogia attiva, per cui è secondo noi utile proporre domande specifiche affinché possiate verificare che non siano solo frasi fatte ma progetti e metodologie concrete (anche le maestre della scuola vecchia di Tommy parlavano di pedagogia attiva nel fargli copiare frasi alla lavagna per ore).
1. Qual’è il ruolo dell’esperienza pratica all’interno della didattica? Esiste nella vostra scuola un apprendimento attraverso il movimento?
Partiamo dal presupposto che i bambini di oggi, a differenza dei bambini di 100 anni fa, imparerebbero a leggere e a scrivere anche a casa, sono così stimolati e immersi nel mondo che riuscirebbero a fare tutto da soli. La differenza sta nel “come”, e il come lo fa la metodologia, messa spesso da parte per questioni di logistica, quindi di praticità nell’insegnare.
Dato che il bambino è unico e irripetibile la pedagogia attiva ritiene che sia fondamentale mettere al centro non il bambino in sé ma le capacità che il bambino ha in quel momento. Questo è un punto fondamentale: non è solo il bambino come spesso si sente raccontare ma le capacità, le competenze e le risorse che questo può mettere in atto in un determinato momento a dover orientare la didattica. Ma è importante comprendere cosa può fare un bambino in quel momento:
i principali pedagogisti sono concordi nell’affermare che si possano distinguere 3 fasce di apprendimento, quella che va da 0 a 3 anni, da 3 a 7 e da 7 in poi, quindi la fascia 3-7 anni è simile e accomunata da tante caratteristiche, perciò la prima e la seconda elementare devono essere più simili alla scuola materna rispetto a quella elementare tradizionale.
Scopriamo insieme quali caratteristiche ha il bambino di 6-7 anni:
- il bambino è autocentrato per cui per insegnare a lui qualcosa in maniera permanente bisogna partire dai suoi interessi, o quantomeno attraversare l’esperienza. Questo non vuol dire viziare o coccolare tanto quanto tenerlo in braccio quando a un mese piange ricercando il contatto della mamma: significa lavorare in maniera corretta secondo la natura del bambino, non contro la sua natura.
- l’astrazione è una capacità che hanno i bambini a partire dalla terza elementare, è quindi inutile proporla prima, cognitivamente un bambino non è pronto a imparare solo con l’astrazione.
- l’apprendimento deve partire dall’esperienza: è vero che ogni bambino è diverso e che solo dopo Natale una maestra riesce a conoscerlo, ma possiamo fare una proposta non sbagliata. E la proposta non sbagliata per un bambino significa passare dal corpo e dall’esperienza per imparare: sicuramente la lezione frontale, quindi veicolare tutto attraverso il linguaggio non va bene, non è compatibile con un bambino di sei anni. Questo non significa che debba essere eliminata, in quanto è utile la presenza di momenti di lezione frontale, ma deve essere assolutamente limitata.
- esistono numerosi tipi di intelligenze, quella visiva è una delle tante nonostante sia spesso l’unica utilizzata nella scuola: c’è anche quella emotiva, cinestetica, motoria... Riconoscere i tipi di intelligenza usati dalle persone e’ fondamentale per l’insegnamento. Ogni essere umano ha un canale privilegiato, nel quale si attiva di più: non è possibile utilizzare sempre lo stesso canale e avere la pretesa che tutti i bambini ci seguano. Così una maestra deve affrontare lo stesso argomento in almeno 3 modi differenti e veicolare il contenuto o la competenza attraverso diversi canali.
- è necessario utilizzare tecniche motorie per l’apprendimento: non è cosa giusta tenere il bambino seduto tutto il tempo in classe perché la maggior parte dei bambini ha il canale motorio attivato in maniera preponderante fino ai sette anni. Perché allora non proporre la teoria degli insieme in cortile suggerendo loro di creare per esempio insiemi omogenei per tipo di scarpe invece, o almeno prima, di disegnare sul quaderno due insiemi con palline rosse e blu?
2. I bambini possono uscire in giardino o comunque al di fuori della classe negli intervalli?
I bambini di oggi hanno due carenze secondo la dott.ssa Polloni: il deficit di natura e quello conflittuale. Per quanto concerne il primo è dato dal fatto che il bambino contemporaneo non cresce a contatto con la natura ma nei palazzi, se va bene viene portato ai giardinetti ma comunque vive poco a contatto con i ritmi della Natura. La persona ripercorre in pochi anni l’evoluzione che l’essere umano ha percorso in tanti milioni di anni: se noi non facciamo esperienza della natura ci manca qualcosa, come se passassimo dal gattonare all’andare in bicicletta. Stare all’aria aperta, non solo è solo positivo per la fisiologia del bambino ma anche per il suo benessere psicologico, per mantenere potenziata l’intelligenza motoria naturalistica insita in lui che risulta essere una dimensione fondamentale per il suo benessere globale. Abbiamo troppi bambini sbilanciati verso un’intelligenza logico matematica e linguistica, dei cognitivi puri, ma carenti sotto l’aspetto manuale. Fare entrambi gli intervalli all'aria aperta deve essere un must, a meno che non piova, così come l’apprendimento nella natura o comunque all’aperto quando è possibile.
Il secondo deficit è quello conflittuale: per deficit conflittuale si intende l’incapacità di reggere il litigio, di entrare in conflitto subito e sopratutto di chiudere il rapporto con grande facilità. Il litigio viene visto spesso come una guerra finale che come tale prevede l’impossibilità di una riappacificazione. In realtà è necessario insegnare ai bambini a vivere positivamente il litigio, dire all’altro che ha passato i limiti, affermare quelli che sono i propri limiti rivendicando quindi rispetto: questa negoziazione è una grande palestra di vita, una sorta di manutenzione. Il bambino deve essere libero di avere i litigi e l’intervallo è il luogo ideale per questo. L’intervallo serve proprio a sopperire a questi due deficit e come tale deve rientrare nel progetto pedagogico, non è solo un modo per sgranchirsi le gambe.
3. Chiedere esempi pratici di pedagogia attiva:
pedagogia attiva vuol dire fare esperienza a 360° dell’oggetto di studio, per cui prima di copiare 20 volte la lettera A è importante cantarla, crearla con il proprio corpo, crearla con materiale destrutturato, ritagliarla, cercarla tra altre lettere, comporla con dei fagioli insomma, deve essere vissuta questa lettera A. Poi, l’arrivo, sarà quello di scrivere la lettera a sul quaderno e fare esercizi sul libro. Abbiamo visto prima che il bambino fino a sette anni è prevalentemente motorio: è quindi importante che voi chiediate agli insegnanti come integrano questa caratteristica nell’apprendimento come per esempio creare le lettere con i loro corpi (a me è stato risposto che i bambini non stavano sempre fermi, che li facevano temperare, consegnare i quaderni a turno a tutta la classe, li mandavano a fare le fotocopie... e lì ho capito non parlavamo la stessa lingua).
4. Chiedere se i tempi di svolgimento del programma sono decisi a priori o a seconda della classe:
esistono dei parametri entro i quali un’insegnante è libera di gestire la didattica e sono davvero ampi. Se l’80% di una classe non è pronta in prima elementare a fare il corsivo perché sono molto indietro a livello di manualità fine, il corsivo può essere fatto in seconda elementare. Perché creare un’inutile frustrazione quando è possibile fare le cose con calma e bene?
5. Che tipo di inserimento viene proposto?
Il bambino certamente si deve staccare dal genitore, ma per quale motivo quel momento deve essere deciso da qualcun altro? E’ inoltre utile per il genitore accompagnare il bambino in classe all’inizio per poter parlare con l’insegnante, così da lavorare insieme e avere feedback quotidiani. Non solo, il bambino si sentirà rassicurato dal fatto che il genitore parli con l’insegnante e acquisirà maggiore fiducia in lui.
Arrivati a questo punto perché alla luce delle informazioni fornite tutte le scuole non si adeguano a queste metodologie? Perché il metodo tradizionale da sicurezza, è stato utilizzato dalla maestra per 30 anni e la maestra sa esattamente prevedere cosa succederà. E’ consapevole che diversi bambini rimarranno indietro ma questo “fa parte del gioco”: i bambini con intelligenze cognitive e linguistiche avranno buoni risultati a scuola, gli altri meno.
Ma spieghiamo bene la differenza tra le vecchie metodologie e quelle basate sulla pedagogia contemporanea ( in realtà lo diceva già Maria Montessori all’inizio del ‘900): l’esempio più utile è secondo me quello dell’apprendimento dei numeri. Nella pedagogia tradizionale il bambino viene invitato ad aprire il quaderno, scrivere la data, ricopiare il numero 1 in cifra, in parola, a fare l’insieme con una pallina all’interno. C’è chi si sbilancia e fa disegnare la manina con il solo pollice colorato o chi propone una storiella con disegni ritagliati a casa la sera prima magari con tanta fatica dalla maestra. Ma questo deve essere l’arrivo, l’esito del lavoro, perché prima il bambino deve fare esperienza del numero 1, deve paragonarlo a numeri più grandi (come faccio a capire il concetto di uno se non lo posso paragonare a quello del “molto”?), deve cercarlo sulle scale come primo gradino, deve vedere un barattolo pieno di palline e un’altro con una sola pallina. Scrivere il numero 1 in cifra e in lettere sono esercizi di motricità fine non è “imparare il numero 1”, così come la terza proposta è un esercizio logico-matematico ma sempre basato sul concetto di astrazione, che non è adatta al bambino. Per cui va bene scrivere il numero uno 20 volte, ma solo se questo è il punto di arrivo.
Un capitolo a parte merita il metodo utilizzato in maniera dilagante del far copiare le frasi alla lavagna: se questo è il concetto di fare pedagogia attiva partendo dall’esperienza della A non abbiamo proprio capito cosa significhi far esperienza di un concetto. Se invece è finalizzato al miglioramento della manualità fine possiamo elencarvi almeno 10 modi per lavorare su questa in maniera meno frustrante e con risultati molto più efficaci: infilare perline, infilare il nastro dello scolapasta, la pasta di sale, il cucito, fare e decorare biscotti, fare la pasta fresca e il pane, riprodurre segni, colorare mandala, incollare, punteggiare e ritagliare. Questi possono essere considerati da maestre della scuola primaria dei pre-requisiti che dovevano essere raggiunti alla materna, ma la dott.ssa Polloni ci spiega come sia fondamentale lavorare sui pre-requisiti nei primi due anni di elementari del bambino per ottenere buoni risultati a livello poi di apprendimento. Così scrivere e colorare nei contorni sono l’esito,non l’esercizio, per incrementare la manualità fine. Non solo, proporre questi tipi di attività al bambino, sopratutto se in gruppo svilupperanno capacità di organizzazione e coordinazione, programmazione, problem solving, abilità che sono fondamentali poi nel mondo del lavoro.
Così prima di arrivare al corsivo i bambini dovrebbero sperimentare ago e filo, acquerelli, fare il pane, disegnare onde su grandi fogli attaccati alla parete.
La dott.ssa Polloni ci spiega che “è necessario considerare la competenza come punto d’arrivo, non come punto di partenza, così come la competenza dello scrivere non è copiare parole; la matematica non deve essere veicolata dal linguaggio”.
Ora faccio la domanda che tante di voi si stanno ponendo: “Ma i bambini anche con i metodi vecchi imparano a leggere e a scrivere lo stesso e sono sereni”.
Ed ecco la risposta della dott.ssa: “Io contesto la serenità. Il lavoro, quindi anche lo studio, nobilita l’uomo, per cui tutti noi dovremmo essere sereni. E’ un nostro diritto. I bambini ancor di più. Se i bambini sono messi nelle condizioni di lavorare in maniera corretta, al massimo delle loro potenzialità, non avremo praticamente disgrafici e discalculici. Credo che sia fondamentale per avere adulti sereni e competenti lavorare con metodi che ci consentano di avere bambini sereni, consapevoli delle loro potenzialità e dei loro limiti, con una buona autostima e risorse non solo cognitive, ma anche motorie, umane e relazionali. Oggi si possono reperire tutte le informazioni in pochi minuti via web ma quello che dobbiamo insegnare è l’atteggiamento critico verso il mondo: già alle elementari deve essere insegnata l’analisi. Io maestra ti insegno a imparare, ti faccio vivere lo spirito critico, non ti do la realtà preconfezionata. Se insegniamo ai nostri bimbi attraverso non un apprendimento passivo ma attivo, sarà lui il protagonista perché creerà lui il risultato grazie all’esempio dell’insegnate. Il termine principale che usa l’insegnante è facciamo, non “fai”. Per questo nella mia scuola non c’è la cattedra, perché l’insegnante “fa” con il bambino, perché il bambino impara facendo e prendendo esempio”.
Per questo motivo io ho scelto la scuola San Giuseppe di Meda: abbiamo scelto di fare sicuramente sacrifici a livello economico e anche di tempo da dedicare alla scuola, ma credo fornisca un livello di offerta pedagogica davvero eccezionale. Quello che però io e la dott.ssa Polloni speriamo è che questa realtà diventi presto attiva anche nella scuola pubblica, perché nulla di ciò che viene fatto qui non potrebbe essere replicato altrove. Credo che sia un nostro diritto di cittadini avere una scuola pubblica con queste caratteristiche, e credo che potrebbe essere un grande progetto per formare non solo bambini in grado di leggere e scrivere e appiccicare nozioni per la verifica, ma plasmare uomini e donne liberi, consapevoli e competenti.
Nel prossimo articolo vi spiego come è strutturata la scuola e le caratteristiche principali così che possiate chiederle e proporle a gran voce anche nella vostra.
Giulia Mandrino
L'interesse verso la pedagogia di Maria Montessori sta aumentando e sempre più genitori si avvicinano a questa filosofia educativa che ha l'obiettivo di crescere bambini liberi, responsabili e consapevoli.
1 CUCINETTA: secondo Maria Montessori l'attività più utile per il bambino sopratutto nella fascia 1-4 anni è quella di aiutare mamma e papà nelle attività quotidiane e imitarli con giochi che appunto simulano i loro gesti. Così i nostri piccoli possono utilizzare questa cucina e i giochi ad essa connessi che propone Ikea, come frutta e verdura, pentoline e attrezzi da cucina.
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2. SET PER DOLCI GIOCATTOLO: ma un modo ancora più utile per veicolare il naturale istinto dei bambini all'imitazione della quotidianità, fondamentale per stimolarli sia a livello cognitivo che motorio a 360°, è coinvolgerli direttamente nei lavori di casa, come le pulizie (basta un semplice panno) e ancor di più in cucina come spieghiamo in questo articolo dedicato ai benefici del cucinare insieme. Così, perchè non utilizzare il set di cucina ikea per craere veri biscotti invece che utilizzarlo solo con paste modellabili?
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3. PANCA SVEDESE: usata dai maestri di ginnastica nel '900, la panca svedese è uno strumento utile per il piccolo che può utilizzarla in svariati modi. I bambini infatti amano sperimentare gli oggetti a 360° (pensiamo solo a come usano lo scivolo ai giardinetti, dall'alto verso il basso, al contrario, fanno scivolare materiali, provano a fermarsi, si nascondono sotto...) e devono essere invogliati a fare questo. Questa panchetta può per esempio essere usata per camminare, ma anche per passare sotto a carponi, come sedia o come strumento utile a creare un nascondiglio con un lenzuolo.
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4. TENDA: i bambini amano nascondersi: è una loro esigenza innata che emerge anche dalla letteratura, pensiamo a Tom Sawyer” o ai “I ragazzi della via Pal”. E' importante incoraggiare queste esperienze in quanto i piccoli all'interno della loro "tana" percepiscono di essere in luogo protetto, in un mondo tutto loro, lonatani dagli occhi indiscreti degli adulti: se la quotidianità e i luoghi ad essa connessi sono gestiti e regolati dagli adulti, all'interno della "tana" il bambino è in un luogo tutto suo, è indipendente, fa lui le regole, si sente competente e "potente" nel senso di "avere la possibilità di fare".
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5. PIOLI E MARTELLO MULTICOLORE: questo, come i giochi seguenti, sviluppa in maniera eccellente la coordinazione mente braccio.
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6. TRACCIATO PER PALLINE: utissimo per allenare i piccoli alla scrittura in corsivo!
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7. PIRAMIDE AD ANELLI MULTICOLORE
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8. SET DI 2 FORBICI: i bambini a partire dai 4 anni devono usare le forbici. Come abbiamo spiegato nell'articolo dedicato ai primi due anni di scuola elementare, non possiamo pretendere che i bambini imparino a scrivere facilmente se negli anni precedenti non vengono stimolati correttamente nella loro manualità fine. Così i classici lavoretti come impastare, cucire ma anche tagliare con le forbici sono non solo passatempi ma veri e propri allenamenti di manualità fine. I bambini inoltre devono utilizzare le forbici perchè è utile per loro rischiare di tagliarsi (ovviamente le forbici devono essere adatte come queste di Ikea così da limitare i danni). Questa esperienza consente loro di comprendere il corretto uso degli strumenti e in generale sulla relazione causa-effetto. Così sul concetto di limite e di pericolo non si inizia a lavorare quando il bambino è ormai un ragazzo, ma dalla prima infanzia: non si sta suggerendo di terrorizzare il piccolo, ma di renderlo consapevole.
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9. SERVIZIO TAZZINE IN GRES: come abbiamo detto in merito alle forbici, è importante che il bambino sperimenti il concetto di causa-effetto nella prima infanzia, per cui è utile fornire lui materiali che si rompono, e il meno possibile la plastica. I bambini apprendono attraverso l'esperienza, quindi per comprendere che è necessario prendersi cura degli oggetti, maneggiarli con attenzione ed è necessario passare attraverso una esperienza come quella del gioco che si rompe e che non è più possibile utilizzare, per realizzarne il valore.
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10. SGABELLO MONTESSORI: lo sgabello consente al bambino di partecipare attivamente alle attività di mamma e papà ed entrare nel vivo della vita degli adulti. Così con lo sgabello si cucina con mamma, si lavano i denti dal lavandino grande e si osserva il mondo dall'alto.
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11. LAVAGNA: come abbiamo spiegato l'arte ha un ruolo fondamentale nello sviluppo sano ed equilibrato nel bambino. Attraverso la lavagna il piccolo potrà avere libero accesso a questa modalità di espressione senza dover chiedere aiuto all'adulto.
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Giulia Mandrino
Foto credits: IKEA
Molte di noi quando il bambino inizia a gattonare o a camminare cadono del panico: "E adesso cosa faccio se arriva dappertutto?". Bene, la soluzione non è rinchiudere il vostro piccolo nel box come alcune di voi possono pensare e come suggerisce la solita Zia Ignazia per fare in fretta.
Possiamo creare una casa a misura di esploratore invece, ossia un luogo sicuro dove il vostro piccolo possa correre e cadere indisturbato.
La prima domanda da porsi è quale camera riorganizzare affinchè il piccolo possa essere al sicuro: io vi consiglio di scegliere la stanza che maggiormente utilizzate, che generalmente è la cucina e/o il soggiorno.
Il secondo consiglio è quello di eliminare oggetti fragili e potenzialmente pericolosi: tra pochi anni potrete gioire di una collezione di cristalli sul mobile della sala.
I tappeti sono un toccasana: quando i miei bimbi erano piccoli la mia sala era una pachwork di tappeti che da Ikea hanno davvero un prezzo modico.
Alcuni strumenti poi sono davvero indispensabili per far sì che il piccolo possa giocare ad esplorare in sicurezza.
1. CANCELLETTO IKEA
Se ci sono scale o se volete aver la possibilità di lasciare aperta la porta che va nella zona notte senza che il piccolo arrivi in bagno e sopratutto nel wc io vi consiglio di utilizzare il cancelletto IKEA: pratico ed economico è indispensabile se avete delle scale, ed estremamente utile per creare una stanza gioco sicura dalla quale potete assentarvi per qualche minuto.
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2. BABY MONITOR
Poter sentire il proprio piccolo mentre gioca e poter accorrere in caso di richiesta è davvero importante. Possiamo così utilizzare le radioline e il montor IKEA per fare tutto questo.
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3. I PARASPIGOLI
I must have della casa quando si hanno dei bimbi piccoli i paraspigoli sono davvero uno strumento di grande sicurezza.
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4. FERMAPORTE
Quando un bimbo è piccino ogni oggetto presente in casa diventa fonte di conoscenza e sperimentazione. Così una porta può essere un gioco strepitoso anche solo da aprire e chiudere; ancor di più se aprendo una porta emerge un mondo incantato fatto di pentole, tessuti colorati, scatole... Insomma, il bambino manifesta il suo naturale istinto di scoperta e non deve essere ostacolato in questo, sopratutto non si può pretendere che comprenda un richiamo verbale che lo inviti a non toccare quel casseto o quella porta. E' altresì vero che la mamma o il papà o la nonna o la babysitter hanno anche la necessità di staccarsi dal piccolo per svolgere le faccende domestiche, per lavarsi e in generale per vivere momenti che non siano solo di accudimento. I fermaporte IKEA consentono proprio questo.
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5. COPRIPRESE
Tutti noi sappiamo quanto le prese possano essere pericolose, non credo ci sia nulla da aggiungere in merito. I bambini ne sono naturalmente attratti in quanto "infilare" oggetti all'interno di spazi appositi è una proposta di gioco perfetta per loro. Se un suggerimento utile è quello di cambiare le prese non a norma, nettamente più pericolose, con quelle di ultima generazione che prevedono all'interno sistemi di sicurezza, è utile in ogni caso inserire dei copriprese in casa per scongiurare ogni rischio.
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6. FERMAFINESTRA
Non so perchè mi viene in mente una sorta di slogan, ossia "non fermare tuo figlio, ferma la finestra". Si perchè sono una strenua sostenitrice del fatto che il bambino debba essere lasciato libero di esplorare e che la casa sia il luogo migliore per lui per imparare attraverso i 5 sensi. E' però necessario far sì che la casa sia messa in sicurezza. E le finestre sono di quanto più pericoloso a mio parere possa esserci.
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6. IL LIBRO SICURI A CASA
Dalla serie di prodotti Patroll Ikea dedicata alla sicurezza, ecco un libro che spiega ai piccoli il concetto di tutelarsi e di proteggersi dai pericoli della casa. Durante il corso di pronto soccorso pediatrico della Croce Rossa Italiana, che consiglio a tutti, ci hanno proprio speigato come la casa sia in realtà il luogo dove si verificano più incidenti. Credo sia quindi fondamentale raccontare al bambino tramite la lettura di un libro quelli che possano essere i pericoli, ovviamente senza terrorizzarlo.
http://www.ikea.com/it/it/catalog/products/00157307/
Giulia Mandrino
Quante volte dentro casa si parla di denaro, in ottica consapevole e di risparmio? E cosa sanno i più piccoli del denaro, del suo valore e del modo migliore per non sprecarlo imparando a risparmiarlo? L’educazione che i genitori trasmettono ai bambini, in famiglia, è fondamentale, ma finalmente arriva una Fondazione che aiuta famiglia e scuole a fare informazione su questo tema e spiega ai bambini, in collaborazione con gli istituti scolastici, il valore del denaro, del risparmio e del rispetto dell’ambiente attraverso progetti didattici e attività formative.
Ecco allora che cos’è la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio: un ente che promuove, in collaborazione con docente ed esperti, progetti di utilità sociale per diffondere l’educazione finanziaria ed economica.
La Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio è un’iniziativa nata dall’Associazione Bancaria Italiana con l’obiettivo di promuovere un uso più consapevole del denaro, improntato al risparmio e a un approccio “valoriale”. La Fondazione, grazie al contributo di esperti e accademici, organizza eventi formativi, seminari e propone materiali didattici, rivolti a studenti, famiglie e insegnanti, per cercare di sensibilizzare la cittadinanza su temi di grande importanza come il risparmio e l’uso consapevole del denaro.
Tra le numerose iniziative organizzate dalla Fondazione ci sono anche dei bellissimi spettacoli teatrali, come Econosofia, una piéce dedicata all’educazione finanziaria da cui recentemente ha preso vita anche una web serie, che comprende interviste ai genitori sulle abitudini familiari e sull’educazione al risparmio che viene fatta a casa. Qui trovate la mia: www.feduf.it/container/famiglie/giulia-mandrino
Le interviste sono raccolte nella rubrica “mamma e papà digitali” e si aggiungono ai numerosi contenuti multimediali che la Fondazione offre, come la rassegna video Edupop, realizzata con l’obiettivo di proporre un nuovo modo, moderno e al passo con i tempi, di fare educazione finanziaria all’interno delle scuole, con particolare attenzione all’educazione ambientale e al rispetto delle risorse naturali.
L’impegno della Fondazione è trasversale e fa leva su un rapporto concreto e costante con le scuole e con gli insegnanti, considerati fondamentali, insieme ai genitori, per formare le nuove generazioni sul tema del denaro e futuri risparmiatori sempre più consapevoli.
Alla sezione “eventi” della pagina web della Fondazione potrete essere informati in tempo reale su tutte le attività in programma, compresi gli eventi gratuiti e aperti alla cittadinanza che la Fondazione organizza. Per maggiori informazioni, o per iscrivervi alla newsletter, potete consultare la pagina web della Fondazione: http://www.feduf.it/.
Giulia Mandrino
Leggere è una bellissima passione e trasmetterla ai bambini è una delle cose migliori che un genitore possa fare per crescere un adulto libero, ricco di spirito critico e consapevolezza, dotato di elasticità e di apertura mentale. Il buon esempio, come tutte le cose, va dato in famiglia, ma oltre a questo i genitori possono mettere in pratica alcune strategie per aiutare i bambini a trovare nella lettura svago, divertimento e riflessione.
Le buone abitudini si imparano in famiglia e, quindi, un bambino che ha due genitori appassionati lettori sarà certamente più invogliato ad aprire un libro e a trovare nella lettura una fonte continua di piacere.
Pariamo dal presupposto che obbligare un bambino a leggere è un modo sicuro per fargli odiare i libri ed è decisamente una pessima mossa.
Quando i bambini sono piccoli, e ancora non sanno leggere, il modo migliore per aprire loro le porte del mondo della fantasia e del racconto sono le fiabe. Che siano piccole filastrocche, canzoncine recitate o la favola letta prima di andare a dormire, non importa. Quello che conta è cercare di aprire la mente dei bambini a un mondo infinito, pieno di magia, incanto e felicità; in questo modo si contribuisce all’arricchimento della loro fantasia e aumentano le possibilità che, non appena sapranno leggere, saranno gli stessi bambini a chiedere di leggere un libro.
Per molto tempo le favole sono state una tradizione più orale che scritta e non per questo suscitavano meno interesse. Anzi, alcuni esperti raccomandano di raccontare le fiabe anche quando il bambino sà leggere, proprio perché la lettura ad alta voce permette ai bambini di immaginare, di affrontare un percorso di ricostruzione astratta attraverso il quale i piccoli raffigurano mentalmente ciò che viene loro raccontato.
Recarsi frequentemente in biblioteca e/o in libreria consente al bambino di entrare ancor più in sintonia con il mondo dei libri: spesso le biblioteche comunali organizzano attività e momenti di lettura con i bambini. Il nostro consiglio è quindi quello di andare in questi luoghi quando possibile, anche se il bambino è ancora piccolo e sembra non mostrare interesse.
Una domanda che spesso noi mamme ci poniamo è: che senso ha proporre un libro a un bambino di sei mesi quando questo è più interessato a metterlo in bocca che a leggerlo? La risposta è assolutamente si, ha senso: il piccolo in questo modo ha comunque in mano un oggetto con cui familiarizzare. Se in quella fase la bocca è l'organo sensoriale privilegiato, in una fase successiva lo sarà la vista. La classica frase "non si mette in bocca" non ha assolutamente senso: è come metterci davati a un panorama stupendo e dirci non si guarda, si annusa solo. Lo stesso vale per il bambino che istintivamente è portato a mettere tutto in bocca e meno a guardare in una determinate fase del loro sviluppo.
Quando i bambini si avvicineranno alla lettura è poi fondamentale non obbligarli mai a leggere qualcosa per cui non mostrano interesse, così come è controproducente imporre ai piccoli di leggere qualcosa con cadenze serrate. Come in tutti gli altri ambiti, cercate di rispettare le scelte dei bambini anche in fatto di lettura. Se è consigliabile far scegliere ai bambini la tematica, è altresì utile cercare di proporre loro generi differenti: per esempio se al nostro piccolo piacciono le ruspe cerchiamo per lui libri descrittivi sulle ruspe ma anche storie che abbiano come protagoniste le ruspe, così da stimolare anche la memoria narrativa.
Identificate il reparto bambini, con le letture suddivise non solo in base al genere ma anche a seconda dell’età, e lasciate che siano loro a scegliere. E non importa se inizialmente si orienteranno sulla copertina più colorata o su quella che cattura maggiormente la loro attenzione; con il tempo impareranno sempre di più a selezionare quali sono le letture e i generi che prediligono.
Cercate di leggere almeno 15-30 minuti al giorno ai vostri bimbi: meglio un momento fisso, così che sia inserito all'interno della routine della giornata.
Ultimo consiglio: il vostro bimbo deve poter accedere liberamente ai suoi libri, quindi è importante per lui avere una piccola libreria così da sceglierli in autonomia, sfogliarli, impilarli, utilizzarli per le costruzioni. Insomma deve essere una cosa sua, non nostra.
Sara Polotti
Gli oli essenziali sono una mia passione da molti anni: dall'aromadiffusione, all'applicazione cutanea attraverso oli o burri, nella nostra casa sono una costante. Vi ho parlato di come usare gli oli essenziali sui bambini e vi ho raccontato i benefici dell'aromaterapia.
1. LAVANDA:
Il primo olio da acquistare in gravidanza è l'olio essenziale di lavanda ibrida. E' un olio davvero speciale, perchè agisce a livello fisico come decontratturante, immunomodulante, regolatore della pressione sanguigna, disinfettante urogenitale per uomini e donne adatto anche in gravidanza, disinfiammante in caso di punture di insetti (si può applicare puro in questo caso), mal di viaggio e nausea; celebri sono i suoi effetti estremamente preziosi per il sistema nervoso e per gli stati ansiosi e depressivi. Nei bambini è indicato fin dalla nascita, sempre diluito secondo le indicazioni che vi abbiamo fornito qui, ed è perfetto per la mamma in gravidanza, travaglio e post parto. Si può usare in oli e burri, nel bagnetto sempre diluito in olio, ma anche nei giochi come nella pasta modellabile.
2. CAMOMILLA:
Esistono due varietà di camomilla, romana e blu. La più efficace e preziosa è quella blu, ma il suo costo è nettamente superiore rispetto alla prima. E' indicata in gravidanza e nei bambini fin dalla nascita e le sue proprietà sonno davvero numerose: il blu intenso che caratterizza quest'olio rende l'olio essenziale di camomilla molto efficace in caso di arrossamenti, punture di insetto, coliche gassose, colite nervosa, insonnia, ansia e in generale nervosismo.
3. TEA TREE:
E' uno dei nostri rimedi di pronto soccorso, quelli dei quali non faccio mai a meno. Il tea tree, ossia malaleuca alternifoglia, è così potente che viene persino utilizzato negli ospedali australiani e neozelandesi. E' un potentissimo antivirale, antisettico, antifungino, antibatterico, immunostimolante e cicatrizzante. E' indicato come disinfettante per la pelle, usato puro, ma è utilizzabile anche in caso di febbre alta sottoforma di compresse aromatiche. In aromadiffusione è utile per stimolare il sistema immunitario e limitare la tramissibilità dei virus. Utilizzabile dopo i 12 mesi del bambino in aromadiffusione.
4. EUCALIPTO SMITII:
E' la variante più delicata di eucalipto e può essere utilizzato anche in gravidanza e per i bambini. E' un antinfettivo, febbrifugo e antinfiammatorio. Ha la capacità di agire positivamente in caso di raffreddori, tosse, faringiti, laringiti e sinusiti. Adatto come il tea tree dopo i 12 mesi in aromadiffusione.
5. AGRUMI:
Sono preziosi e utili come antivirali, disinfettanti di superfici e purificanti per l'ambiente. Dal limone al pomplemo, dal limone verde all'arancia al mandarino, gli agrumi sono ottimi da utilizzare in aromadiffusione non solo per stimolare il sistema immunitario ma anche in caso di astenia, depressione e in periodi di forte affaticamento. Limone e pompelmo agiscono rispettivamente per stimolare il metabolismo e ridurre cellulite e tessuto adiposo. Sono utilizzabili in aromadiffusione dopo i 6 mesi del bambino. Sono fotosensibilizzanti, quindi non è possibile esporsi al sole dopo il loro utilizzo per almeno 48 ore.
6. GERANIO D'EGITTO:
E' un regolatore ormonale e della corteccia adrenale (ossia la porzione esteriore delle ghiandole surrenali); agisce in maniera efficace in caso di stress in particolare per le donne. E' un buon antinfiammatorio e ha effetti positivi sulla circolazione sanguigna, per questo è consigliato in gravidanza per stimolare il benessere degli arti inferiori. E' un eccellente antirughe ma è anche adatto a pelli acneiche. E' il repellente per insetti per eccellenza, ottimo in sinergia con lavanda e tea tree. Adatto dopo i 12 mesi del bambino.
Giulia Mandrino
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
La Spirulina è un’alga azzurra unicellulare, ha una forma stretta e lunga e si trova prevalentemente nelle acque salmastre delle zone tropicali dal PH alcalino. È considerata un’alga azzurra, ma nonostante questo ha un colore verde scuro, che deriva dall’alta percentuale di clorofilla che contiene, e il suo nome ricorda la sua inconfondibile forma a spirale.
Ecco quali sono tutti i benefici dell’alga Spirulina: un’alga azzurra ricca di proteine e amminoacidi dalle ottime proprietà benefiche e conosciuta come un integratore alimentare molto efficace nel post parto e per chi desidera perdere peso!
L’alga Spirulina è un’alga molto antica e già gli antichi romani la utilizzavano per l’alimentazione delle popolazioni africane, così come è stato attestato dai Conquistadores spagnoli.
La Spirulina è un’alga ricca di proteine, amminoacidi essenziali omega 3 e omega 6, e oltre a questol, contiene alte quantità di acido linolenico. L’alga Spirulina contiene anche molte vitamine, tra cui l’inositolo, il tocoferolo e il B- carotene e, a differenza di tutte le altre alghe marine, è povera di iodio. La clorofilla che quest’alga contiene, e le conferisce il suo particolare colore verdastro, rende quest’alga un alimento perfetto per proteggere il corpo dai radicali liberi e dall’invecchiamento precoce delle cellule.
L’elevato contenuto proteico rende quest’alga un perfetto sostituto della carne e un alimento nutriente e benefico anche per chi conduce una vita sedentaria (pensate che un cucchiaio di spirulina ha un valore proteico di gran lunga superiore a quello di una porzione di carne magra!)
L’alga Spirulina è conosciuta come una delle alghe più digeribili ed è considerata un ottimo rimedio naturale per controllare la fame; se assunta poco prima di un pasto assicura nell’immediato un senso di sazietà, grazie all’alto valore proteico, ed è per questo consigliata alle persone che cercano di perdere peso attraverso un regime alimentare ipocalorico.
La dose consigliata si aggira intorno ai 10 gr al giorno, ma è bene considerare che questa alga, benché possa essere di grande aiuto durante un dieta, non deve e non può essere considerata un alimento completo in grado di sostituire un pasto.
La sua assunzione è in genere ben tollerata, anche se tra gli effetti collaterali potrebbero verificarsi nausee e senso di pienezza gastrica; per questo motivo è bene non superare mai le dosi consigliate e consultare il medico in caso di dubbi.
Ma l'alga spirulina sembra essere un alimento molto utile per donne in gravidanza e nel post parto: uno studio pubblicato nel 2011 e condotto dal Dipartimento di Fisiologiia dell'Università di Città del Messico ha evidenziato che che l'utilizzo dell'alga spirulina in gravidanza diminuisca in modo significativo la frequenza dei feti che manifestano anomalie genetiche (in particolare quelle causate dal cadmio), exencefalia e micrognazia. Non solo, donne che hanno assunto l'alga spirulina fin dal concepimento manifestano un rischio minore di preeclampsia in quanto gli acidi grassi aiutano a regolare la pressione sanguigna. Grazie alla ricchezza di nutrienti l'alga spirulina è un integratore perfetto nel post parto, anche in caso di caduta di capelli e lieve astenia.
La redazione di mammapretaporter
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E' da un po' di tempo che volevo scrivere questo articolo, ed ora eccomi qui a proporvelo, sperando sia di vostro gradimento. La spinta a scrivere oggi in merito a questo tema è da ricondurre al bellissimo post letto nel blog macrobioticamente di Silvia, consulente in alimentazione macrobiotica dove sostiene che è abbastanza inutile bere acqua e limone al risveglio se dopo andiamo al bar a far colazione con briches e cappuccino.
Siete in tante a scriversmi in merito a rimedi naturali per i vostri bimbi per evitare antibiotici e farmaci per i malanni autunnali. Quello che ho compreso in questi 6 anni e mezzo di mamma naturopata è: ci sono 4 fattori che portano i bambini ad ammalarsi, e ripeto, questo è il mio semplice parere di mamma, non sono nè pediatra nè omeopata.
Ordinerò questi fattori in quello che secondo me è l'ordine di importanza:
1. ALIMENTAZIONE: la maggioranza dei bambini oggi mangia male, ma tanto male. Se nel nostro corpo non mettiamo benzina giusta non potremo che ammalarci: dovremmo nutrirci per il 60% di frutta e verdura, ci sono molti bambini che non mangiano nè una nè l'altra. E questo secondo me ha quattro radici principali: noi adulti mangiamo pochi vegetali, quindi se il bambino non ci vede mangiare frutta e verdura non sarà assolutamente stimolato a mangiarli. Proponiamo svezzamenti che introducono frutta e verdura intera solo dopo l'anno. E il terzo motivo è credo un fattore genetico, per cui esistono bambini che anche se vivono in famiglie con un'alimentazione corretta sembrano proprio rifiutare frutta e ancor di più verdura. Infine, ultimo ma fondamentale causa, è che non spieghiamo il perchè sia necessario mangiare verdura: i bambini hanno bisogno di spiegazioni, non solo "mangia perchè ti fa bene, se non mangi ti ammali". E' importante spiegare in maniera semplice il perchè sia importante mangiare frutta e verdura di ogni colore e secondo la stagionalità. Nelle prossime settimane lavorerò fianco a fianco con una pedagogista per sviluppare proprio suggerimenti e materiale per spiegare questi concetti ai bambini.
Il secondo errore come spiego in questo articolo, èl'eccesso di proteine animali: io ho deciso di effettuare uno svezzamento 100% vegetale fino all'anno dei miei figli come suggerito dal dott. Proietti in Figli Vegetariani, dalla dott.ssa Mezzera in Alimentazione Energetica e dalla dott.ssa Valpiana in L'alimentazione naturale del bambino, e il mio consiglio è di limitare al minimo la quantità di proteine animali. In particolare quando il bambino è in uno stato di infiammazione come può essere anche un semplice e banale raffreddore fino ad arrivare a bronchiti e otiti, è fondamentale proporre al piccolo un'alimentazione 100% vegetale così che il suo corpo possa concentrasi non sull'eliminazione delle tossine dei prodotti animali, ma sul combattere la malattia.
Secondo il mio parere non c'è rimedio naturale che tenga: se mangiamo male, difficilmente il nostro bimbo starà bene.
2. GENETICA: esiste una predisposizione genetica ad ammalarsi di più, perciò alcuni bambini sono più "delicati" di altri. Se alcuni piccoli mangiano male e non si ammalano mai, altri che mangiano davvero bene si ammalano di più. Difficile comunque trovare un bambino con un'alimentazione al 90% vegetale che sia ammala spesso e in maniera importante, come spiega il dott. Proietti in Figli Vegetariani illustrando le sue ricerche. L'omeopatia unicista, lavorando sui miasmi, è in grado di agire proprio su questo.
3. RIMEDI FAI DA TE: sono assolutamente contro i rimedi fai da te per curare i baminini. E' già un grande lavoro per noi genitori fornirgli un'alimentazione equilibrata e in caso di piccoli squilibri come possono essere piccole influenze intestinali lavorare bene e a favore delle loro difese immunitarie invece che ostacolarle: sto parlando di eliminare le proteine animali nei giorni di malessere, utilizzare probiotici all'occorrenza, integrare con sali minerali in caso di vomito, mettere sempre la crema solare, sbucciare frutta e verdura. Concentriamoci su questo, non sulla corsa alla farmacia di turno per spendere 20 euro in rimedi che utilizziamo per 2 giorni per poi provarne altri. E' necessario essere seguiti a mio parere da un MEDICO COMPETENTE che ci indichi cosa fare. Io ho scelto l'omeopatia unicista. Sarà poi il nostro medico a fornirci una lista di rimedi da utilizzare in caso di necessità: per esempio quando mia figlia da cenni di raffreddore noi usiamo sulfur 6 ch, se arriva la febbre silicea 6 ch, poi se peggiora 12 ch, se peggiora ancora silicea mk monodose. Così al momento devo dire che contatto il nostro dottore due volte l'anno, perchè sono autonoma per i piccoli malanni dei miei bimbi. Non conosco tutte le tariffe dei medici che si occupano di medicina naturale, ma posso dire che i medici omeopati che conosco io hanno un onorario di circa 100 euro e che chiedono due visite l'anno, quindi 200 euro l'anno è la spesa indicativa: al bisogno vengono consultati telefoniacamente, eventualmente dopo una diagnosi del pediatra di base. Ci sono poi alcuni ottimi pediatri di base che sono anche omeopati. Spero presto di riuscire a fornirvi dei nominativi.
Tornando ai nostri rimedi, basta con questi cocktail di rimedi da banco per altro usati in maniera impropria: nella medicina naturale è fondamentale in primis lavorare bene con l'alimentazione per lasciare libere le difese immunitarie di "impegnarsi" per ristabilire l'omeostasi, l'equilibrio del corpo. In secondo luogo è fondamentale la costanza: agendo per stimolare le difese immunitarie dobbiamo dare tempo a queste di lavorare correttamente. E' quindi fondamentale la corenza: se noi dopo 10 ore smettiamo di dare il rimedio difficilmente otterremo qualcosa. Spesso poi vedo mamme che propinano rimedi che si annullano l'uno con l'altro, peggiorando solo la situazione.
4. PARACETAMOLO MON AMOUR: il paracetamolo viene usato per risolvera la nostra ansia non per il bene del bambino nel 99% dei casi. Come spiega il nostro pediatra Luca Roasio l'utilizzo del paracetamolo ha senso solo ed esclusivamente per dare "tregua" al bambino e consentire al piccolo di dormire, mangiare e riprendersi un attimo nel caso la febbre sia molto alta e perduri per molto tempo. La febbre è la risorsa messa in atto dal corpo per eliminare gli agenti patogeni, se noi l'abbassiamo, il nostro corpo impiegherà più tempo per farlo, o ancora sarà soggetto a un peggioramento. Per cui usiamo il paracetamolo in modo corretto, non per tamponare la nostra ansia o per risolverci un week end di impegni.
Giulia Mandrino
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Il mio primo pensiero oggi va alle famiglie che hanno perso i loro cari nella strage di Parigi, a coloro che lottano tra la vita e la morte, e ai superstiti: auguro a loro di trovare prima o poi un perchè a tutto ciò e spero davvero che possano ritornare a vedere una luce nella vita, a sentirsi al sicuro, e ad avere fiducia nell'uomo.
Il mio secondo pensiero va alle famiglie dei kamikaze: auguro a loro di trovare pace, pace dentro e pace per il mondo.
Il mio terzo pensiero va a coloro che non riescono a scindere la religione islamica dal terrorismo: purtroppo non mi stupisco (anche se come tutti voi provo terrore e sgomento) che esistano kamikaze che compiano atti così orribili . L'ISIS è un fenomeno molto complesso come ogni fenomeno sociale, e non può essere liquidato con un'analisi (che poi analisi non è) pseudo morale. Ci sono molti libri ed articoli di sociologi competenti che possono aiutarci a comprendere questo fenomeno globale così delicato. Invito tutti voi a leggerli. Ho intervistato una mamma musulmana per condividere il suo pensiero in merito.
I miei figli hanno appreso la notizia di questo evento in tv: sono assolutamente contro la visione dei telegiornali ai bambini prima dei 7 anni perchè credo non siano in grado di elaborare la velocità della violenta proposta dalle immagini. Ma a casa siamo in due quindi...
Il mio bimbo grande di sei anni ha subito manifestato interesse e tante domande. Credo che sia fondamentale non minimizzare, non negare i fatti e rispondere alle loro domande con chiarezza e cercando di veicolare loro il messaggio che noi adulti siamo in grado di affrontare questo dolore e spavento: la negazione può far pensare loro che sia una cosa così terribile che neanche mamma e papà la possono affrontare, "e se mamma e papa non ne sono capaci figurati io!" penserà lui. Quindi abbiamo iniziato a parlare e ho risposto alle sue domande, cercando di veicolare il concetto "stai tranquillo la tua famiglia è al sicuro". In effetti tutte le sue richieste celavano la domanda: "ma può succedere anche a noi?". Ho cercato di fargli capire che al mondo esistono persone molto malate, pazze, e che il loro problema mentale li porta a fare del male alle altre persone. Fortunamente sono davvero pochissime e il mondo è molto grande quindi la possibilità che succeda proprio a noi è davvero limitata, quasi impossibile.
Ho cercato di insistere molto sul fatto che esistono forze dell'ordine che si occupano proprio di questo e l'ho informato che tutti coloro che avevano commesso la sparatoria sono stati imprigionati (dopo di che ho spento la televisione per non creare ulteriori fraintendimenti).
Forse la parte più difficile è stato rispondere alle domande sulle dinamiche dei fatti, lì ero davvero in diffcoltà: ma mi ha aiutato lui dicendomi che alcuni uomini avevano sparato ad altri. Io ho ribadito che era così senza argomentare ulteriormente.
Questa è stata la mia esperienza questa mattina. Duro, durissimo raccontare il male, il dolore e la morte a tuo figlio. Ma forse farlo in modo consapevole è un piccolo mattoncino per la sua serenità futura.
Giulia Mandrino
Questa è una ricetta molto semplice per creare la famosa pasta di sale che tanto amano i nostri bimbi (e personalmente anche io!): il vantaggio è che è totalmente atossica perchè composta da sale, acqua e farina e consente di creare infinite varietà di oggetti e di decorarli in tantissimi modi.
Ecco dunque la ricetta base della pasta di sale: come preparare una pasta di sale in pochi semplici step e divertirsi con bambini e bambine.
Giulia Mandrino