- Chi sei e che cosa fai?
In questo momeno sono donna di 60 anni, libero professionista, che si occupa di psicoterapia e psicologia clinica. Amo soprattutto lavorare con gruppi di terapia ed ho lunga esperienza di co-terapia e co-conduzione con altri colleghi.
- Quando hai capito che stavi per diventare mamma cosa è successo dentro di te?
Non è facile perché mi sta intervistando mia figlia...
... Cerca di essere piu sincera che puoi...
Ero determinata a far nascere questa figlia, l'avrei difesa comunque e diciamo che la gravidanza non era programmata e quindi ero da una parte determinata e dall'altra anche spaventata... È come se non mi fossi data il tempo per elaborare le paure legate alla gravidanza.
Quali paure?
Erano soprattutto legate al rapporto con il padre di questa figlia.
Cioe?
Mi sentivo allo sbaraglio, mi sentivo da sola, anche se in quel periodo lui era altrettanto determinato a metter sù famiglia e proteggere questa figlia.
- Com'è cambiata la tua vita?
Radicalmente. Da persona che badava unicamente a se stessa, nel giro di poco tempo ho avuto una famiglia, una casa ed una figlia. Anche questo è stato una specie di onda anomala che entrava a fare parte della mia vita. Con gli aspetti anche positivi oltre che onerosi. Ero molto orgogliosa di questa bambina e gioiosa di questo nucleo famigliare che andava formandosi. Tutto era una sorpresa ed una scoperta. Questa figlia era tranquilla, sana, quindi aiutava molto a restare in equilibrio.
- C'è qualcosa che non rifaresti?
Farei diversamente tante scelte. Tipo? Rifiutare un'opportunità che mi era stata offerta di diventare socia di un centro. Allora avevo le bambine e non mi sentivo di sacrificare altro tempo per la professione. Invece se tornassi indietro accetterei. Oggi come oggi gestirei una scuola di formazione per psicoterapeuti. Quello che mi rimprovero è che è stato come se i figli riguardassero solo me. Come se i figli competessero esclusivamente me. Come se nn ci fosse una cointeressenza.
- ti sei mai trovata sul punto di dire: "basta, adesso mollo tutto!!"
Si. Quando? Non ricordo esattamente, ma c'è stato un momento della mia vita matrimoniale in cui ero disposta a separarmi.
Perché non l'hai fatto? Son stata mal consigliata. Mi sentivo ambivalente, anche se la soffrenza era molto alta
- Come hai fatto fronte a questo momento, cosa e chi ti ha aiutato?
Le mie figlie. In che modo? Con la loro presenza, con la loro vitalità.
- Pensi di essere una buona madre?
Nel concetto di Bettelheim che sostiene che una madre perfetta è quella sufficientemente buona, si. Se la sufficienza vale una buona madre, si. Senza Bettelheim?
Credo di avere fatto numerosi errori. Con il senno di poi mi comporterei in maniera diversa. Tipo? Mah, mi viene in mente Giorgia che aveva bisogno di essere valorizzata ed io l'ho trascurato. Oppure che Sara aveva bisogno di un tempo tutto suo che io allora non capivo e sottovalutavo.
- Come pensi debba essere una buona mamma?
Credo che un aspetto fondamentale sia essere consapevoli dei propri limiti e pensare ai figli come persone rispetto alle quali condividere la responsabilità tra padre e madre. Io mi sono sentita spesso l'unica responsabile.
- Una buona moglie?
Mi viene da dire che non c'è nessuna buona moglie accanto ad un pessimo marito
- Ed una brava profssionista?
Competente, ma ancora prima di competente attenta all'etica e ricca di valori umani.
- Hai mai pensato di lasciare il tuo lavoro? Mai. A parte un momento in cui volevo sospenderlo per le mie figlie, ma non ho avuto la condivisione di questa scelta da parte di mio marito.
- Dove hai trovato la spinta/forza a fare fronte a tutti gli impegni? Lavoro, casa, marito...
Nella fantasia, nella speranza, nell'amore. Amore per chi o cosa? Per mio marito e per le mie figlie.
- Ci sono momenti in cui ti senti afflitta, demotivata, cosa ti aiuta a stare in sella?
Afflitta si, demotivata mai. La curiosità mi aiuta a stare in sella, come quando vedi un film che vuoi sapere come va a finire...
- Quali aspetti del tuo carattere sono per te fondamentali nella vita di tutti i giorni?
La creatività, la fantasia ed il gusto per il bello e per le cose buone, intese come valori.
- Quali invece sarebbero da scartare?
La compiacenza.
- Cosa cambieresti della tua vita?
La percentuale con cui è presente la dimensione lavorativa.
-Ti sentiresti di dare un consiglio ad una giovane mamma?
Ascoltarsi e valorizzare ciò che fa. E poi... che i bambini sono la forza del destino
Sara Donati
saradonatifilmaker.com
Il titolo dell'intervista la dice lunga sulla scelta di intervsitare Cecilia: una supermamma. Dopo avere avuto mia figlia, prima ed unica, mi sono spesso chiesta, visto il carico di impegno richiesto, come facessero, le mamme che ne hanno contemporaneamente due o tre, magari tutti piccini e bisognosi di cure, a cavarsela. Un tempo, neanche troppo lontano, negli anni '50-'60, era prassi avere molti figli, ma forse c'era in famiglia un circuito di madri e donne capaci di fare fronte ai problemi pratici, aiutare la mamma ed aiutarsi tra mamme. Oggi si lavora, alle volte si è lontani dalla famiglia, si è un po' più sole. Per questo, quando conosco donne che hanno tre o addirittura quattro figli, mi chiedo: "come fanno?!". Nel caso di Cecilia a rendere ai miei occhi ancora più sorprendente la sua esperienza c'è la capacità di conciliare i quattro figli con una professione di successo... Ecco perchè questa intrvista dovrebbe illuminarci sul futuro della famiglia numerosa, perchè fare tanti figli oltre ad essere (almeno per me) spaventevole, può essere bellissimo ed arricchente...
Cecilia Spanu è ideatrice e fondatrice di Fattore Mamma (www.fattoremamma.com), società di servizi di marketing e comunicazione. Oggi è Head of Business Development and Partnership in Talent Garden (rete di spazi di co-working digitale), dove è incaricata di sviluppare servizi per le aziende di connessione fra il mondo corporate e il mondo delle startup.
Lei è un'imprenditrice di successo ed una professionista, mamma di quattro figli e moglie; una prima domanda, che è anche un po' un'esclamazione, sorge spontanea: "ma come fa?" insomma, se ci fosse una ricetta, quale sarebbe?
"Ma come fa a far tutto?" è il titolo del famoso film di qualche tempo fa con Sara Jessica Parker e Pierce Brosnan (?!). Non so se lo avete visto, ha ricevuto recensioni contrastanti alla sua uscita in Italia...lasciando da parte tutti gli aspetti di contorno (tacchi alti, scene da Sex & the City e scene coi pidocchi) a me è piaciuto molto perché la protagonista voleva tutto - una famiglia e un bel lavoro - e ringraziava di continuo (marito, babysitter, figli, capo) per le cose che aveva.
"Anche io sono partita dal volere tutto...non fraintendetemi, non intendo dire che nella vita "volere è potere", sono consapevole che la strada è lastricata di difficoltà e ostacoli e che a volte,nel fare delle scelte,è necessario rinunciare a qualcosa, ma sul tema famiglia e lavoro io dall'inizio mi sono sempre detta "Se vuoi tutto – una famiglia, anche numerosa, e un lavoro in cui esprimere i tuoi talenti -provaci, perché no? Potrai dire che non era possibile solo dopo che ci avrai provato".
Che cosa significa per lei essere mamma? Essere moglie? Ed essere imprenditrice?
"Il fatto di essere mamma ha reso piena e "compiuta" la mia vita. Mettere al mondo dei figli che dipendono da te per vivere e poi continuamente "generarli" accompagnandoli nella loro crescita (la relazione con i figli li crea di continuo, nel senso che aggiunge pezzi alla loro identità) ti pone nella giusta ottica per guardare all'essenziale nella vita, senza troppi fronzoli. Quindi essere genitori è una grande grazia perché ti aiuta a vivere.
Essere moglie viene prima dell'essere mamma. Solo nella relazione con tuo marito, che per me è "per sempre", scopri chi sei e cosa vuoi, scopri te stessa e tuoi limiti. La sfida è tenere sempre viva questa relazione, attraverso tutto il cammino della vita, perché la strada insieme sia arricchente e viva per ciascuno dei due fino all'ultimo respiro, niente male come sfida no? Essere imprenditrice per me è un'altra modalità in cui esprimere il mio desiderio di creare e generare, ed è molto vicina all'esperienza dell'essere genitori. Io sono figlia di una magistrato e ho ricevuto un'educazione molto poco orientata al rischioall'imprenditorialità, e all'inizio del mio percorso professionaleho lavorato per 15 anni come "diligente" manager di azienda. Quindi mai e poi mai avrei pensato di avere aspirazioni da Mompreneur, ma a 40 anni ho scoperto di averne, sotto la forma di un'impresa condivisa, cioè non fatta in solitudine ma insieme ad altri soci."
Essere donna, quindi più vicina ai figli per definizione, pur non trascurando il versante lavorativo, ti ha mai penalizzata? Voglio dire, a volte penso: "bell'affare, lavoriamo di più in casa, ci diamo da fare fuori casa (al lavoro), sul piano organizzativo siamo solitamente un punto di riferimento unico per i figli e per l'organizzazione di casa, alcune di noi pagano a metà le spese o sono chiamate a partecipare in maniera sostanziale alle spese e ci sentiamo, così facendo, emancipate... Sembra che qualcosa non sia proprio nel verso giusto. Nella tua esperienza come concili la cosiddetta "emancipazione" ai tuoi diritti e doveri di donna, madre e moglie? Per dirla in modo più semplice: ti capita di discutere con tuo marito su "chi fa cosa", oppure di questionare sull'impegno economico di uno o dell'altro? Come vi spartite i compiti e gli impegni?
"Capita di discutere su chi fa cosa, ma sempre nell'ottica che il nostro matrimonio non è un contratto da soddisfare ma qualcosa di più. La fatica della quotidianità c'è, ma ciascuno dei due non si tira indietro e fa la sua parte.
Lo stereotipo della moglie-madre che per definizione si deve occupare di tutto, casa figli e varie e, se ha tempo, può anche lavorare non è nella testa di mio marito e cerchiamo di non trasmetterlo neppure a ns figli, che sono 2 maschi e 2 femmine quindi ci sono perfette quote rosa da noi."
Qual è la molla che Le permette di raggiungere i suoi traguardi?
"La molla è il desiderio di imparare sempre cose nuove e di cambiare me e il mondo, per il pezzetto che posso.Il mio motto l'ho scoperto l'anno scorso alla festa della scuola dei miei figli, in cui c'era un laboratorio dedicato alle Cronache di Narnia: "Tieni gli occhi aperti: il segreto verrà fuori da sé".
Che cosa ama della sua vita?
"Tutto."
Che cosa invece non le piace?
"Nulla...anzi - se posso permettermi una battuta, in mezzo a tutte le cose serie che ci stiamo dicendo - non mi piace il fatto che vorrei pesare 10 chili di meno, per potermi vestire con la facilità di una ventenne,ma ogni volta che inizio una dieta mi perdo per la strada..."
Che cosa consiglierebbe ad una neomamma che si sente smarrita perché non riesce a conciliare vita familiare e lavorativa?
"Consiglierei di cercare di guardare lontano, in avanti nel tempo, e di lottare per le cose a cui tiene, confrontandosi con amiche con qualche anno di più."
Cosa c'è alla base di un'organizzazione che funziona?
"Qui la risposta è semplice e molto inflazionata: alla base di un'organizzazione che funziona c'è un marito che ti aiuta, condivide con te onori e oneri della famiglia e ama davvero fare il padre e stare coi suoi figli."
Qual è il lato del suo carattere senza il quale non potrebbe farcela?
"La determinazione e il coraggio di "cantare fuori dal coro" quando serve."
Si è mai trovata sul punto di dire "non ce la faccio più"? Se può e ne ha voglia ci racconterebbe un episodio?Che cosa l'ha aiutata in quel frangente?
"Ricordo che quando avevo "solo" due figli e dovevo rientrare a lavorare come dipendente dopo la maternità, per un abbandono improvviso di una baby sitter e per il fatto che il lavoro che sarei dovuta andare a fare mi sembrava troppo impegnativo per me, volevo gettare la spugna e licenziarmi. Ma poi una cena con amici e il supporto del marito mi avevano convinto a cercare una soluzione, che poi si era magicamente trovata."
Quali sono gli ingredienti per stare bene?
"Dato che la vita non è una torta, davvero difficile stilare la lista degli ingredienti...per me l'ingrediente-chiave, la pasta-madre (si dice così? Io sono una pessima cuoca) è tendere a sperimentare ogni giorno che la nostra vita ha un senso e un destino buono, che noi dobbiamo scoprire e svelare."
Come si conciliano tante sfere apparentemente inconciliabili come vita di coppia, 4 figli, molto lavoro e tempo per sé?
"Partiamo dal fatto che noi siamo unite, tante sfere ma una sola persona, quindi il tema dell'inconciliabilità fra le sfere diverse sfuma, si tratta ogni volta di decidere, a partire dai veri desideri del proprio cuore, che bisogna imparare a scoprire."
Si sente soddisfatta delle sue scelte?
"Sì, anche gli errori fatti sono parte di un percorso che è servito a farmi crescere e quindi non rimpiango nessuna delle scelte fatte."
Lei ora ha molte soddisfazioni, immagino che non sia sempre stato così... Quando ha iniziato, dove ha trovato lo stimolo per raggiungere i suoi traguardi?
"Proprio in questi giorni, dopo la mia recente decisione di uscire dalla società FattoreMamma per seguire un nuovo progetto, sto guardando indietro a questi ultimi 5 anni vissuti così intensamente. Mi è passata per le mani una video-intervista fatta nei primi mesi di vita della nostra società, quando avevamo organizzato al Sole 24 Ore uno dei primi eventi dedicati alle mamme, "MaM 2009 donne, mamme, lavoro e rete"
http://www.c6.tv/video/5067-mam-2009-intervista-a-cecilia-spanu-di-fattoremamma. Chi lo avrebbe detto nel 2009 che FattoreMamma sarebbe diventata l'azienda strutturata e con il fatturato importante che ha oggi? Non esisteva ancora nulla, avevamo pochissimi clienti e il futuro era davvero un'incognita. Rivedermi così positiva in quel momento mi ha stupito e dato la conferma che molto dipende da come parti, dalla spinta positiva che metti nei tuoi progetti.
E questa spinta positiva può venirti abbracciando e amando fino in fondo quello che hai e quello che sei."
Sara Donati
saradonatifilmaker.com
Chi e' donatella pavan?
Sono una giornalista free-lance che ama questa terra e che della sua difesa ha fatto il centro del suo lavoro. Collaboro con Elle, Dweb, ilfattoquotidiano.it, living, elledecor.it
Che cosa significa essere mamma?
E' la cosa più rivoluzionaria che ti possa capitare nella vita. Perché ti coinvolge totalmente, dal punto di vista fisico e mentale.
La rivoluzione è tale che anche la persona che ti sta a fianco, il padre, diventa un soggetto nuovo, con il quale si instaura una relazione diversa. Bisogna alimentare il rapporto mettendo da parte il proprio narcisismo e il proprio bisogno di riconoscimento immediato per prestare attenzione ad una nuova creatura che deve crescere e vuole un'attenzione quasi continua.
Essere moglie?
Essere moglie è stata la cosa piu difficile, nel senso che riuscire a salvaguardare lo spazio della coppia quando hai un esserino urlante che riempie l'ambiente domestico richiede un'intesa profonda e tanta determinazione.
E professionista?
Per quanto riguarda la mia storia professionale la maternità è stata liberatoria. Con la maternità ho trovato il coraggio di lasciare un posto fisso che non mi soddisfaceva per mettermi a fare la giornalista a tempo pieno (o per lo meno per tentare di farlo)
Essere donna, quindi più vicina ai figli per definizione, pur non trascurando il versante lavorativo, ti ha mai penalizzata? Voglio dire, a volte penso: "bell'affare, lavoriamo di più in casa, ci diamo da fare fuori casa (al lavoro), sul piano organizzativo siamo solitamente un punto di riferimento unico per i figli e per l'organizzazione di casa, alcune di noi pagano a metà le spese o sono chiamate a partecipare in maniera sostanziale alle spese e ci sentiamo, così facendo, emancipate... Sembra che qualcosa non sia proprio nel verso giusto."
Nella tua esperienza come concili la cosiddetta "emancipazione" ai tuoi diritti e doveri di donna, madre e moglie. Per dirla in modo più semplice: ti capita di discutere con tuo marito su "chi fa cosa", oppure di questionare sull'impegno economico di uno o dell'altro?
Come vi spartite i compiti e gli impegni?
Mi sono sentita penalizzata mille volte nel passato ma mi capita anche adesso.
E' sempre dato per assodato che io mi occupi della casa, del bucato, del figlio, dei cani ( ne ho due ) e del cibo quotidiano per tutti. Quando demando a mio marito, il 90% di quello che fa ( lo confesso ) non mi va benissimo e così si aprono discussioni infinite.
Io compro tutto bio, a km il più possibile vicino allo zero, tendo al vegetarianismo e detesto i piatti pronti. Lui è per la soluzione più comoda, sanguinolenta, veloce e appetitosa, senza approfondire più di tanto. Direi che è proprio il cibo, assieme alla gestione dei lavori di manutenzione domestica ( se si rompe il vetro di un quadro lui può lasciarlo lì per l'eternità ) i temi sui quali discutiamo.
A parte questo, sogno un posto tutto mio dove poter lavorare in santa pace, ma ovvio che questa scelta mi obbligherebbe a demandare a lui o ad altri la gestione domestica. In sintesi preferisco, pur soffrendo, lavorare da casa e sobbarcarmi quanto connesso. L'idea di lavorare in un'azienda non mi sfiora nemmeno, l'ho fatto per dieci anni, ma da quando sono una libera professionista sono di gran lunga più felice e soddisfatta. Amo tantissimo la mia libertà di movimento e credo che non ci rinuncerei per nulla al mondo.
Mi sembra chiaro che in casa lavori di più tu, ma in qualche modo viene riconosciuto il tuo lavoro? Voglio dire, se non sul piano pratico, sul piano economico c'è un equilibrio per cui ti senti riconosciuta?
L'equilibrio sta nel fatto che l'esistenza di andrea oltre che una sicurezza affettiva mi ha dato una sicurezza economica per cui posso permettermi di scegliere più liberamente con chi voglio lavorare e su quali temi.
L'equità in termini di impegni domestici non c'è ( in casa lavoro decisamente più io ), non solo perché lui non si impegna più di tanto, ma anche perché io voglio che le cose siano un po' fatte a modo mio. Da buona ambientalista talebana ho tutta una serie di convinzioni sulle quali mollo difficilmente.
Quando davvero non ne posso più alla fine mi tranquillizzo perché credo che alla fine, anche se brontola e si lamenta, lui sia un uomo che mi vuole bene e mi stima.
Certo ogni tanto vorrei che fosse in grado di prendere in mano tutto sorprendendomi.
Quando hai deciso di diventare mamma eri consapevole di quello che sarebbe successo alla tua vita?
Diciamo che mi ha guidato l'istinto. Erano anni che desideravo un figlio ma non me lo concedevo perche' non avevo ancora trovato il padre giusto. 7 anni di analisi junghiana e finalmente come la bella addormentata ho trovato un principe che mi ha fatto pensare che potevo fidarmi e metter sù famiglia.
C'è qualcosa dell'essere mamma che è stato per te particolarmente complicato?
La cosa più complicata era riuscire a conciliare i miei impegni di lavoro con le esigenze del mio cucciolotto. Il mio principe aveva un posto fisso di tutto rispetto, io ero una free-lance che poteva adattare il proprio lavoro alle esigenze della famiglia. Marito, figlio e cani (2). La cosa che piu' mi innervosiva era quando mi permettevo di prendermi un impegno di lavoro (un pezzo da consegnare velocemente, un viaggio stampa, un'intervista già fissata) quasi sistematicamente accadeva qualcosa che faceva saltare il programma. Mi sembrava che mi cadesse il mondo addosso. Allora partivano le ricerche di mammesostituto: nonne, babysitter, zie...
Come risolvi o hai risolto?
La grande svolta è stata con l'inizio della scuola materna, superati i sensi di colpa del lasciarlo lì per ben 6 ore, in seguito 8, al giorno... ho iniziato a sentirmi un po' più libera.
Hai mai pensato di non farcela? Se puoi e vuoi ci racconteresti un episodio?
No, direi che alla fine la gioia della maternita' era tale che l'obiettivo era quello di farlo diventare forte, felice e sano.
Nel quotidiano dove trovi la forza per affrontare tanti impegni, il lavoro, la famiglia, la casa?
Quando sono distrutta mi concedo un ciclo di mssaggi da un'amica riflessologa bravissima, piuttosto che un pomeriggio di libertà dove non voglio piu' ragionare su nulla ma solo farmi condurre dal piacere di stare al mondo.
Qual è il segreto per fare funzionare tante sfere (se stesse, la coppia, l'essere mamma) apparentemente inconciliabili?
Il segreto? Non so se l'ho trovato. Faccio yoga ed esercizi di meditazione tutte le mattine e mi faccio guidare da quello che mi dice l'istinto.
Che cosa ti ha aiutata a costruire quello che sei oggi?
Che cosa e/o chi ha giocato un ruolo fondamentale?
La capacita' di seguire le mie passioni e il mio credo indipendentemente dal giudizio del prossimo, una qualità per la quale devo ringraziare mio padre e una grande tenacia.
Il tuo peggior difetto?
La testardaggine
Il tuo più grande pregio?
Il leggere le cose guardandole sulla lunga gittata
Qual è l'aspetto che ami di più della tua vita?
Il sole, la luce, la natura, la liberta', la trasformazione
Che cosa invece non ti piace?
Il grigio, le situazioni stagnanti
Ti senti una buona mamma?
A momenti, in questo periodo si, a forza di passare ore a fare "analisi del periodo" con mio figlio siamo ritornati ad avere una grande confidenza anche se ha quasi 14 anni.
Qual è secondo te il segreto per essere una buona mamma?
Ricordarsi che l'amore e la spontaneità sono una chiave importante per tener vivo qualsiasi legame.
Quello di una buona moglie?
La sensibilità
E quello di una brava professionista?
La passione e l'impegno per le cose che fai, sapendo mettere insieme settori apparentemente molto diversi. La commistione di generi è molto fertile.
Quali sono le qualità indispensabili per raggiungere i propri traguardi?
Passione e tenacia.
Che cosa consiglieresti ad una neo-mamma che teme di non riuscire a conciliare maternità e professione?
Non farsi abbattere, come diceva mrs. Rossella in via col vento "domani è un altro giorno"
Tu ora hai un figlio quasi adolescente, come cambiano le priorità nel tempo?
Non cambiano poi molto. Io ho fatto l'errore di credere che mio figlio fosse diventato grande e potesse essere in grado d'arrangiarsi un po' più da se' quando è diventato alto come me. In realtà desiderava essere amato e seguito esattamente come prima. Ovviamente lasciandogli i giusti spazi d'autonomia.
Quando si interagisce con un figlio ormai grande è molto diverso rispetto ai primi anni della sua vita. Come si trasforma il rapporto e soprattutto qual è la chiave per mantenere l'equilibrio?
Amore e sensibilita'. Anche se credo che con i figli le cose vadano affrontate con lo stesso rigore che adottiamo con noi stessi, anche a costo di sembrare retrogradi o pedanti, la superficialità non paga. L'impegno sì perché bambini e ragazzi sono dei grandi idealisti che hanno bisogno di stimoli e visioni.
Sara Donati
saradonatifilmaker.com
Donatella Pavan
Giornalista ambientale
Sono nata a Padova nel 1960, ma prestissimo ( 1963 ) mi sono ritrovata a Milano. Il salto di vita lo ricordo ancora: sono passata da una casetta con giardino ad un condominio, tutti parlavano con le “e” aperte e sui tram non si salutavano. A poco a poco mi ci sono abituata ma il verde ha continuato a mancarmi. Mi sono laureata in Lettere classiche con una tesi sull’induismo, lì ho scoperto che il mondo non è necessariamente antropocentrico, ma si può concepire la Terra stessa come un essere vivente. Appena ho potuto ho iniziato a scrivere d’ambiente e a sostenere tutte cause che lo difendono: collaboro e ho collaborato con Terra, DRepubbica, IoDonna e molti altri giornali. Sono giornalista professionista dal 1998.
Per iniziare questa rubrica, ecco che noi donne ci presentiamo. Buongiorno, siamo donne! Abbiamo una testa - che pensa, pensa, pensa…molto, a volte troppo - con dei capelli che spesso, è vero, cambiano a seconda delnostro stato d’animo o in accordo con più o meno importanti cambiamenti nella vita. Abbiamo un collo e delle spalle spesso irrigiditi e pieni di dolori, sempre per colpa della nostra testa che pensa, pensa, pensa... Abbiamo un viso che non sa mentire (e parlo sia di emozioni che di anni di età: cara, puoi rifarti quante volte vuoi, ma la soglia degli “-anta” lascia segni indelebili anche su di te. E credimi, è bello così, davvero). Abbiamo mani sempre indaffarate, abili ed in grado di fare un sacco di cose, che vorremmo saper curare meglio di come facciamo. Abbiamo un seno che non ci soddisfa mai. Una pancia che non è proprio sempre esattamente piatta, un sedere e cosce più belli di quel che pensiamo anche se con un filo di cellulite, gambe stanche e piedi gonfi a fine giornata. E sappiamo valorizzarci, quando vogliamo lo sappiamo fare: ed ecco che scegliamo l’abito giusto per l’occasione speciale, la scarpa adatta, il trucco… E di tanto in tanto sappiamo persino guardarci soddisfatte allo specchio!
Ed eccoci qui, lo specchio. Lo sguardo. Ogni giorno ci scrutiamo con cura, alla ricerca di qualche nuovo particolare (più spesso imperfezioni da correggere): testa, capelli (fin le più minuscole doppie punte!), ogni centimetro quadrato della pelle del viso, ciglia, sopracciglia, occhi e contorno occhi, bocca, denti, collo. Mani con dita e unghie (non ci limitiamo a guardarle, le mangiamo proprio!), seno, pancia, cosce, gambe, ginocchia, caviglie, piedi. Conosciamo molto di noi. Seguiamo con cura maniacale la crescita dei nei, per non parlare di acne e varie impurità della pelle.
A questo punto, una domanda per voi: avete mai guardato la vostra vulva?
“ATL. Frena un momento… Ma non si chiamava VAGINA??”
Care donne, ecco qui la prima grande menzogna dei nostri tempi. Tutte noi sappiamo come l’organo sessuale maschile, al di là dei più fantasiosi nomignoli, sia scientificamente denominato pene. Ma quasi nessuna sa che il nostro organo sessuale più esterno, quello visibile “dal di fuori” non si chiama vagina, bensì vulva. Sorprese? E vi dirò di più: la vagina esiste, ed è quel canale interno che inizia dall’apertura celata dalla grandi e dalle piccole labbra, e termina qualche centimetro più in fondo, ospitando parte del collo dell’utero.
Ma facciamo un passo alla volta: oggi impareremo a conoscere la nostra vulva, la parte più esterna dei nostri genitali. Per capire meglio, possiamo aiutarci con dei disegni, o meglio ancora guardandoci allo specchio. Vi sembra una proposta folle? Al contrario. Perché occuparsi di una parte così importante del nostro corpo solo “dandola in mano” ad altri? Molte donne vengono a chiedermi aiuto per fastidi vulvari o vaginali (cioè un dolore, un prurito o un bruciore esterno o interno…ecco che iniziamo a capire la differenza), senza avere idea di come si presenti la loro vulva. Rossore? Gonfiore? Perdite? Ai posteri l’ardua sentenza.
Al di là di una situazione di fastidio, perché non imparare a conoscere i nostri genitali, così come siamo sempre attente a conoscere, osservare e scrutare qualsiasi altra parte del corpo? La vulva ha forse meno dignità? I nostri genitali fanno davvero così schifo?
Osservandoci all’esterno, dall’alto verso il basso, sotto la curva del monte di Venere, possiamo notare il clitoride, un organo molto sensibile e simile al pene: infatti, ha un prepuzio che lo copre (formato da parte delle piccole labbra), un corpo ed un glande (la sua sommità), ed è in grado di riempirsi di sangue e aumentare di dimensioni durante l’eccitamento. Più in basso, troviamo il meato uretrale, il foro da cui fuoriesce l’urina. Scendendo ancora, l’introito vaginale, ovvero l’ingresso della vagina, con l’imene o parti di esso (a seconda se abbiamo avuto rapporti sessuali o meno). A destra e a sinistra, dall’esterno all’interno, troviamo le grandi e le piccole labbra, delle pieghe cutanee e mucose che abbracciano e circondano queste delicate e preziose parti anatomiche. Le dimensioni, la forma e il colore delle labbra, specie delle piccole labbra, possono variare molto da donna a donna. Non spaventatevi quindi se la vostra vulva non assomiglia a quella del disegno: è normale!
Ancora più sotto, scendendo,troviamo l’ano.
Tutto questo, iscritto in una losanga (cioè una figura a forma di rombo), forma il perineo. Una parte del corpo che secondo la cultura orientale è sede del primo chakra, importantissimo centro energetico. Ma di questo, e di molto altro, parleremo nelle prossime puntate.
Ecco, ragazze: queste siete voi. Queste siamo noi.
Vi ritrovate? Avete visto? Siete riuscite a vincere quella sensazione di “Oddio, ti prego, ma che schifo!” che impedisce a tante donne di guardare i propri genitali? Se per voi l’incontro con lo specchio non è una novità, provate allora ad individuare tutte le parti anatomiche che abbiamo appena conosciuto. Se l’idea di osservare la vostra vulva vi crea ancora degli scompensi, niente paura: esiste un momento buono per tutte, c’è tempo. Datevi del tempo, va bene. Va bene così.
Ostetrica Eleonora Bernardini
www.acasaconte.com
Avete presente il film “Sposerò Simon Le Bon” dove una ben meno nota Madonna si strazia il cuore per il suo cantante preferito? Beh per quelle che pensano che sia un film di duemila anni fa … grazie … se volete farmi sentire vecchia ci siete riuscite!
Ogni volta che sento una canzone con la “c” maiuscola (almeno a mio parere) penso come sia essere la moglie di un cantante o comunque la sua musa ispiratrice.
Immaginate essere con le amiche a fare una serata di karaoke e, ad un certo punto, partono le prime note e tutte “ma questa non è la canzone che tuo marito di ha dedicato?”; oppure andate in un meda negozio di cd e tra tutti spicca la copertina di uno dei pezzi che il tuo lui ha scritto ispirandosi a te.
Parlo di quelle frasi d’amore che sono poesie, ognuna ha le sue, quei pensieri così ispirati e profondi da farti accapponare la pelle e, a stupire di più, è che il tutto esce dalla testa di un uomo (!!!!!).
Un po’ la sensazione che ha vissuto Michelle Hunzicher che ascoltava le canzoni di Eros e, ad un certo punto, dagli che ridagli hanno convolato a nozze.
Parlo di un uomo che ti vede e pensa “se io non avessi te forse vivrei a metà – Nek”, un uomo che ti sta accanto e ritiene che “le donne lo sanno c’è poco da fare – Ligabue”, uno che quando andate a dormire se ne esce con “amore bello come il cielo bello come il giorno bello come Dio - Baglioni”, uno che ti scrive un bigliettino per il compleanno che dice “Ho guardato dentro un’emozione e ci ho visto dentro tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore - Vasco”, “un’altra te dove la trovo io, un’altra che sorprenda me . Eros”… ce ne sono a milioni.
Ma la realtà è ben diversa perché “gli uomini che cambiano sono quasi un ideale che non c’è – Mia Martini”.
Foto tratta da topyaps.com
Scegliere il nome del proprio figlio è una cosa impegnativa, una responsabilità grandissima, solitamente il nome è una cosa che ci accompagna per tutta la vita (salvo il caso in cui qualcuno non se lo cambi) e se io che mi chiamo Elena vengo ricordata come “Elena di Troia” e non “Elena l’imperatrice” figuriamoci quando i nomi sono un po’ fuori dal comune, leggermente esotici, per non parlare di quando a dare i nomi ai loro figli sono i vip.
Salvo errori di ricerca, ho trovato dei casi particolari sia più nostrani sia d’oltre oceano.
Il sig. Albano Carrisi ha chiamato tre dei suoi sei figli con la “Y” e cioè Ylenia, Yari e Yasmine, uno Cristel, per gli altri due avendo finito la fantasia li ha chiamati uno come lui (Albano Jr) l’altra come la ora ex moglie (Romina Jr).
Alicia Keys ha ben pensato di chiamare il pupo Egypt.
Antonio Banderas, in perfetto stile Zorro, ha battezzato sua figlia Stella Del Carmen.
Arnold Schwarzenegger, visto il cognome facile da scrivere e da pronunciare, li ha chiamati Katherine Eunice, Christina Maria, Patrick Arnold e Christopher Sargent, già vedo sti’ poveri bimbi quando devono imparare a scrivere il loro nome a scuola.
L’attore Bill Cosby, un mattacchione, ha la mania per i nomi con la “e”: Erika, Erinn, Ensa,Evin,Ennis.
La sig.ra Catherine Zeta-Jones in un atto di fantasia li ha chiamati Dylan Michael e Carys Zeta a metà tra il nome suo e di suo marito.
La nostra Elisabetta Gregoracci, indecisa tra il nome che preferiva lei e quello che piaceva a suo marito, ha ben pensato a Falco Nathan.
Il cantante Gianluca Grignani (nome e cognome con la “g”) li ha chiamati: Ginevra, Giselle, Giosuè e Giona.
Il cantante Luciano Ligabue (nome e cognome con la “l”) li ha chiamati: Lorenzo-Lenny e Linda.
John Elkann che brilla in quanto a originalità ha sfornato Leone, Oceano e Vita.
La biondona Madonna (che è nome d’arte ma parliamone…) li ha chiamati Lourdes Maria e Rocco John.
Il re del pop Michael Jackson essendo un “padre ingombrante” ma poco fantasioso vi dico solo: Price Michael I, Paris Michael Catherine e Prince Michael II.
Altro affezionato della lettera fissa sia per lui che per i figli, è Sylvester Stallone, nell’ordine: Sage, Seargeoh, Sophie Rose, Sistine Rose, Scarlett Rose (amante anche di Rose direi!).
Ultima ma non ultima Michellle Hunziker: con i figli Aurora e Sole…. Non ci resta che aspettare Alba o Tramonto.
Meditate mamme… meditate.
Immagine tratta da www.justjared.com
I tempi cambiano ed anche i creatori di favole si adeguano.
Ora le principesse e le protagoniste femminili hanno lo scopo di insegnare principi più vicini ai giorni nostri, affrontando tematiche importanti e decisamente più al passo con i tempi: da Pocahontas che si insegna il rispetto per l’ambiente e l’integrazione multiculturale, Rapunzel, Ribelle e Mulan che combattono per la libertà e l’uguaglianza fra i sessi, Ariel che lotta per l’amore senza confini (da lì nasce la pastasciutta mare-monti).
Abbiamo superato, con infinita gioia da parte mia, l’epoca delle principesse sfigate, represse, orfane e con la mania del pulisci e cuci, una sequela infinita di gnocche con il vizio di votarsi alla sofferenza senza ragion d’essere.
Partiamo con Cenerentola. Il padre, dopo essere rimasto vedono si risposa con una bruttona, stronza fino all’osso, con due figlia cifone, purtroppo anche lui muore e lei viene rinchiusa a fare la serva fino al colpo di scena finale dove trova un principe.
Come prima cosa mi viene da pensare se suo padre non avesse potuto trovare un po’ di meglio nel scegliere la nuova moglie, manco fosse l’unica donna in circolazione, secondo: ma a Cenerentola non è mai venuto voglia di chiedere aiuto a qualcuno per far valere i suoi diritti, non le sono mai girati i cinque minuti di mandare tutti a cagare, non ha mai pensato di andarsene di casa, tanto per far la serva in casa sua poteva pensare di lavorare pagata da un’altra parte.
Seconda Biancaneve. Stessa menata famigliare, la matrigna però ha pure il vizio dell’occulto.
In un’altra occasione bisognerebbe anche psicanalizzare gli uomini / padri che la Disney creava nelle sue favole, con un senso veramente azzerato in quanto a scelte di donne e senso critico.
Biancaneve vive come una serva nel suo castello fino al giorno in cui, nel mal riuscito tentativo da parte della matrigna di accopparla, scappa nel bosco e ….. va a fare la serva per sette uominini brutti e vecchi in una casetta nel paese di inculandia.
Lì trovata dalla matrigna crepa fino a che un ragazzo in calzamaglia (!!!!!!!) la bacia e la porta via.
Terza, ma non meno importante, La bella addormentata.
Principessa con il vizio del taglio e cucito che, per scappare dalla strega, viene mandata nel bosco a fare da badante e tre fatine rintronate fino a che, pungendosi con un fuso (ed era stata anche avvisata) si risveglia con un bacio slinguascento.
I principi c’è di buono non patiscono l’odore dell’alito delle ragazze che dormono da anni, non si conoscono ma si amano a prima vista e trovano sempre delle belle tocche di gnocca che li aspettano.
Per, diciamocelo, anche i principi hanno i loro problemi!
Innanzitutto uno con i capelli pettinati come loro alla Ken non ha certo un look da copertina, secondo girando a cavallo tutto il giorno immagino non profumino di violetta e poi l’abbigliamento: no dai la calzamaglia no… anche se effettivamente mette in evidenza il lato “a” ed il lato “b” quindi, teoricamente, non dovresti trovare sorprese…
La mia eroina, la migliore per me resta la mitica FIONA, moglie di Shrek .
Lei si accetta per quello che è, robusta e stagna, patrona di sé stessa, emancipata e moderna ma al tempo stesso dolce e comprensiva, sa farsi rispettare ed ha trovato un marito che la rispecchia, insieme si completano, sono felici e vivono sereni, pieni di amici che gli vogliono bene, allegri e spensierati, non sono falsi e non nascondono il vero modo di essere, sono orgogliosi di loro stessi!
Perché casa non è un castello, ma dove vuoi tornare la sera per star bene
perché il salto di qualità di vita non è da sguattera a principessa (che si fa pulir casa dalle serve) ma è da infelice e strafelice
perché amore non è essere belle e venire baciate ma essere orche ed essere baciate
perché il lieto fine ce lo dobbiamo scrivere noi
perché, non pensate, anche i principi e le principesse si scontreranno, prima o poi, con i normali bisogni della vita, anche a loro verrà il raffreddore, un attacco di diarrea, i reumatismi o l’incazza pre-mestruo, quindi meglio un orco da cui non ti aspetti niente di più che due puzzette sparate sotto le coperte, un rutto dopo la birra e i baffi di sugo sulla maglia dopo gli spaghetti ma quando ti guarda in quel modo… ah non ha prezzo, perché ti ha scelta anche se sei un po’ orchessa e non ad un ballo in maschera pieno di zitelle organizzato per non rimanere solo, in un grande castello, ma sempre solo!
immagine tratta da www.coolchaser.com
Anche mia sorella ha avuta la sua “coperta di Linus” nel vero e proprio senso della parola, si tratta di una copertina che mia nonna aveva sferruzzato ancor prima che lei nascesse, era una copertina da carrozzina, per neonato quindi piccola nelle dimensioni, morbidissima, di colore azzurro con delle piccole roselline rosa applicate.
Mia sorella mangiava con in grembo “La Pia”,come la chiamava lei, dormiva con “La Pia”, ci giocava, se la coccolava, gli parlava, faceva i disegni a lei dedicati e se andava da qualche parte a volte anche “La Pia” andava con lei.
Il problema era che “La Pia” era di lana e mia sorella se la portava ovunque e ci dormiva anche ad agosto, lei viaggiava con vicino quella copertina e se la portava al mare!
Mia sorella fino ad una certa età, obbligava quella poveretta di mia mamma a dare la buonanotte anche alla Pia.
Stare con “La Pia” era un modo per mia sorella per rilassarsi, con lei non aveva paura di niente e si sentiva a casa … il delitto si è consumato proprio mentre viaggiavamo direzione Toscana tutti insieme: Pia compresa.
Dato che mia sorella ha sempre sofferto il mal di auto, nave, treno, aereo, metropolitana … il mal di tutto (lei vomitava dopo circa quattro chilometri in macchia), stare con la “La Pia” la aiutava a rilassarsi perché ormai le avevamo provate tutte: stare davanti / stare dietro, sdraiata / seduta, digiuna /piena, leggere / cantare, un sacchetto di prezzemolo nella maglia (vecchio rimedio di mia nonna) / le gomme da masticare, impasticciarla / lasciarla vomitare come un idrante … niente, quando partivamo per un viaggio, appena mio papà girava le chiavi nel quadro, all’alto della sua saggezza bambinesca sentenziava “non avere paura Pia se ti viene da vomitare – diceva così quando era piccola, poi è migliorata – a volte mi scappa anche a me”.
Ok, si partiva, certo non faceva piacere a nessuno che lei stesse male, poveretta, ma dai tre chilometri in poi comunque ci sarebbe stata la concreta possibilità che vomitasse, quindi tanto valeva farne cinquecento ed andare al mare….
Certo trent’anni fa le macchine non avevano mica il condizionatore e per raggiungere il mare l’unica stada fattibile era la zona costiera della toscana che saliva saliva e scendeva scendeva tra curva, tonandi e strapiombi sul mare, quando andava bene, ma bene, si arrivava alla Cisa, lì sboccata tra mare e monti e si ripartiva.
Uno di questi viaggi, non so dove andassimo, in piena autostrada mia sorella salta su e fa
“mi viene da star male”
mio padre colto dal panico di aver rifatto gli interni della macchina tipo tre volte, butta uno sguardo dallo specchietto retrovisore a mia mamma (che viaggiava dietro per distrarla)
“mettile la testa fuori dal finestrino”
lei gli lancia un’occhiataccia “no ma dico, non possiamo accostare”
Lui “non ora sono in corsia di sorpasso”
Intanto mia sorella butta lì due colpi di tosse e mia madre, colta da un attacco tra il panico e la disperazione prende “La Pia” e la caccia davanti al muso di mia sorella….. il resto lo potete immaginare.
A quel punto: mio padre sollevato per aver salvato gli interni della macchina, mia mamma che voleva accostare per buttare “La Pia” nel primo cestino / autogrill / piazzetta di sosta, mia sorella che piangeva disperata per aver vomitato sulla sua migliore amica e compagna di vita e io che volevo il mio succo alla mela.
Ancora oggi, dopo un lungo processo di disinfettazione e trent’anni di vita, “La Pia” sta con mia sorella, ormai il celeste è diventato azzurrino, le rosellina si sono rimpicciolite, come del resto tutta quanta la coperta, ora è uno straccetto di lana piuttosto duro e giace in un cassetto con un sacchetto profuma armadio, ma cavoli…. quando io e mia sorella la vediamo sappiamo che, se potesse parlare, ne potrebbe raccontarne di cose e, a dire il vero, non tutte belle da sentire.
Elena Vergani, autrice di il Mondo è bello perchè è variabile
La “coperta di Linus” è quell’oggetto che da bambini ci portiamo ovunque, quell’oggetto indispensabile e onnipresente, può essere una qualunque cosa, la costante è una sola: per noi è importantissima, una vera e propria ancora di salvezza, ci coccola nei momenti di relax, ci consola nei momenti di tristezza, ci rallegra e ci conforta.
La nostra “coperta di Linus” a volte ci segue anche dopo, quando ormai non ne avremmo più bisogno, quando siamo adulti e stra-vaccinati, ma è un ricordo così dolce che sbarazzarcene sarebbe un insulto ed un affronto imperdonabile.
Dopo 10 anni di fidanzamento e altrettanti di matrimonio, mio marito ancora mi rimprovera di avergli letteralmente “devastato” il suo miglior amico di infanzia, la sua “coperta di Linus”.
Ciottino si è stabilito sul mobile della nostra camera da letto durante il trasloco, è emerso da uno scatolone e si è subito accomodato su una mensolina, mio marito trovava carino tenere un ricordo del genere con sé, un po’ come quelle vecchie fotografie che quando le vedi ti sembra di essere ancora lì, di sentire i profumi e le sensazioni di quel preciso momento, ogni tanto mi raccontava di qualche scorribanda che lui e Ciottino avevano fatto.
Ciottino era un orsetto con i palmi delle zampe e il musetto bianchi, almeno questa era la sua sembianza in origine; la parte bianca aveva negli anni assunto il colore della diarrea (perdonatemi il francesismo ma non c’è altro termine di paragone), il suo pelo marrone cioccolato era arruffato e spugnoso, al posto degli occhi (che aveva perso in una delle tante avventure con mio marito) erano stati sostituiti da due bottoni, uno bianco preso probabilmente da una camicia, uno rosso preso da non so dove, che gli conferivano un aspetto un po’ pauroso, come se sogghignasse maleficamente; le orecchie erano una più grande e una più piccola, mio marito gli aveva praticato un’amputazione e mia suocera aveva riattaccato l’apparato uditivo alla bene e meglio …. risultato un mostro degno di Dario Argento.
Finito il trasloco, ormai insediati nella nuova casa, il signor Ciottino non mi faceva più paura come prima, anzi aveva assunto per me l’aspetto trasandato di chi, poveretto, nella sua vita ne ha passate davvero tante, mi sembrava carino coccolarlo un po’ e cosa ci poteva essere di meglio che tentare di reidratare quel pelo spugnoso con un bel bagnetto con detersivo e ammorbidente??!
Decisa lo prendo, lo immergo nel lavandino colmo di acqua calda e detersivo delicato, lo spupazzo un po’ a metà tra una frizione dal parrucchiere e un corso di salsa, lo strizzo e lo metto al sole…. La situazione non mi convinceva, pur strizzato Ciottino aveva assorbito dieci litri di acqua, bisognava drenare.
Lo riprendo un filo di detersivo per delicati una botta di ammorbidente e via con lavaggio in lavatrice.
Peccato aver lasciato la temperatura e 60° e la centrifuga a 1200 giri….
Dopo un’ora, finito il lavaggio apro l’oblò, infilo la mano nella lavatrice e trovo…. quasi niente: il signor Ciottino era diventato due taglie più piccole, gli occhietti erano talmente vicino che sembrava diventato un ciclope, l’orecchia che era tata ricucita si era staccata ed era ispido, duro, legnoso, spugnoso…in una parola infeltrito!!!!!
Orrore: pensa, pensa, pensa… “negare, negare sempre”
Prendo il corpicino mignon del signor Ciottino e lo sbatto al sole, ogni tanto lo rigiro come una frittella fino alla completa asciugatura, lo riposiziono sulla mensola e fingo che nulla sia successo…”come farà mai ad accorgersene … non vede al di là del suo naso … non trova nemmeno il formaggio nel frigorifero … cavoli la scorsa settimana sono stata dal parrucchiere e non si è nemmeno accorto … sono salva … omertà e negare, negare sempre”.
A fine giornata torna lui
Lui - Tutto bene
Io - Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Lui – Novità??
Io – Nessuna …………..
Lui - Hai una faccia strana
Io - Scherzi???
Lui - È successo qualcosa
Io - Nooooooooooooooooooooooo
Lui – Va beh, mi faccio una doccia e arrivo
Va in camera e dopo un nano secondo lo vedo tornare con il signor Ciottino in mano, lo teneva come se il corpicino fosse inerme, come se fosse spirato tra le sue dita
Lui - Ma questo è Ciottino?
Io – E che ne so !
Lui – Ma cosa gli hai fatto?!
Io – Ma sei fuori … di cosa stai parlando?
Lui – No ma lo vedi, ora è grande come un portachiavi e… ha il mono-occhio e cazz… la mono-orecchia
Io – Mi avvalgo del diritto di non rispondere
Lui – Conoscendoti lo avrai lavato in lavatrice a 90°
Io – Magari ti è sempre sembrato grande perché tu eri piccolo, eri un bambino ora sei grande e le misure si sono invertite… magari si è infeltrito con l’umidità in casa… ora cosa fai … cosa stai facendo???
Lui – Chiamo mia mamma (ride maleficamente per farmi una ripicca) chissà come ci rimarrà quando lo saprà… assassina, mi hai devastato uno dei miei migliori amici d’infanzia
E mentre lo dice capisco che del signor Ciottino non gli importa un fico secco, è tutto un pretesto…..
Io – Perché non fai causa alla ditta produttrice del detersivo…. Cavoli il testimonial è un orsetto, vigliacchi, pubblicità ingannevole
E intanto 3 punti in meno con la suocera!
Elena Vergani
EMBRIONE E FETO
La primavera è ormai alle porte, guardo fuori dalla finestra e gli alberi sono pieni di profumate e colorate GEMME. Tra qualche giorno, guardando fuori, non vedrò più gemme ma FIORI, dopo che il tempo, il sole, il lento ed inesorabile scorrere delle giornate avranno contribuito alla trasformazione. Non è un paragone tra tanti quello che ho scelto. Non ho parlato del bruco e della farfalla - anche perché per quanto il bruco sia quasi meglio di Brachetti – ho scelto di usare due parole, GEMMA e FIORE per parlare di EMBRIONE e FETO perché la somiglianza nel significato della trasformazione è notevole. Gemma ed embrione sono il primo stadio di quello che saranno fiore e feto. Completi di tutto maancora immaturi. Mentre il bruco e la farfalla… bè sono due cose completamente diverse.
L’embrione ovvero il primo stadio dello sviluppo di un organismo eucariote diploide (ovvero di un organismo che appartiene come noi al regno animale) è tale dalla duplicazione cellulare successiva al concepimento fino a 12 settimane gestazionali ovvero fino a quando nell’embrione vi sono tutti gli organi e tessuti che saranno presenti anche nel nuovo nato. La gemma è in botanica il primordio di un nuovo asse vegetale da cui possono avere origine foglie, rami e fiori … guarda un po’ che somiglianza. L’embrione è composto da tre foglietti cellulari da cui possono originare tutte le cellule, gli organi e i tessuti dell’organismo. Se nell’embrione ci sono tutti gli organi e i tessuti caratteristici della specie di appartenenza, la loro maturazione, il loro sviluppo avviene nel periodo fetale, dalle 12 settimane alla fine della gravidanza si parlerà infatti di FETO. Anche il FIORE che germoglia dalla gemma ha tempi e modalità differenti di esprimere la bellezza del segreto che la gemma custodiva.
Ci sono organi e tessuti completamente maturi nella vita intrauterina e quindi alla nascita come la pelle e il sistema sensoriale ad essa legato mentre altri sono ancora immaturi per un lungo periodo come il sistema nervoso centrale, nonostante questi tessuti derivino dallo stesso foglietto embrionale.
Ostetrica Veronica Pozza
foto tratta da: www.chicagonow.com
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