Mamme... alla frutta

Giovedì, 17 Aprile 2014 08:29

I bambini, purtroppo o per fortuna, crescono …  Noi mamme impariamo con loro, giorno dopo giorno, a fare le mamme. Ciononostante, capita a molte di noi di provare anche dopo anni dalla loro nascita, quel senso di inadeguatezza e di prostrazione che è tipico dei primi mesi dopo il parto.

Che succede? Siamo noi ad essere “sbagliate”? Non abbiamo ancora capito come si fa dopo 2 o 3 anni? Non eravamo fatte per fare le mamme?

Capitano i giorni in cui ci guardiamo intorno, osserviamo la nostra vita e ciò che vediamo è un gran caos! Noi in quanto donne non esistiamo più, girovaghiamo per casa dentro a tute improponibili cercando di capire da dove iniziare tra le mille cose da fare. Il bambino esige la nostra presenza, pretende le nostre continue attenzioni, ha mille esigenze sia di accudimento pratico che emotivo: ha sonno e quindi è insofferente, ha la febbre e quindi ha bisogno di cure, gli stanno spuntando i dentini e quindi non dorme di notte. Per non parlare della casa che è ormai  un ammasso di giochi e oggetti per l’infanzia disseminati ovunque. Trovare il tempo e le energie per occuparsi del bambino e delle faccende domestiche sembra impossibile; noi ci sentiamo in gabbia, in una vita che non volevamo, oberate di cose da fare che non vorremmo fare, o perlomeno non vorremmo fare solo quelle. A volte avremmo voglia di piantare tutto e scappare su un’isola deserta … ci basterebbe anche solo andare per due ore dalla parrucchiera o a bere un caffè con un’amica! E poi ci sentiamo in colpa anche solo per averlo pensato. Ma sarò l’unica a non riuscire a fare tutto? Ma tutti i bambini sono così? … ci chiediamo.

I bambini crescono, ma le loro esigenze non diminuiscono … semplicemente cambiano. Ridimensionare le proprie esigenze e continuare per i primi anni di vita del bambino a posticipare le proprie personali gratificazioni, spesso è un’esperienza frustrante e avvilente. Come possiamo fare per non soccombere?

-          Se possiamo permettercelo, ogni tanto deleghiamo! Lasciamo che sia la nonna, la zia, il papà, la baby sitter ad occuparsi del bambino e usciamo a prendere una boccata d’aria. Gestiamoci l’eventuale senso di colpa che ne deriva dicendoci che torneremo dal nostro bambino come mamme migliori. Avremo fatto il pieno di energia e saremo sicuramente più disponibili e tolleranti.

-          Mettiamo in fila le cose da fare. Chiediamoci cosa sia più importante e più funzionale fare in quel momento : è meglio continuare a far piangere il bambino che vuole giocare con noi perché non   sopportiamo di vedere il cumulo di piatti da lavare e dobbiamo farlo subito, o la casa può aspettare? Fosse anche solo per lo sfinimento emotivo che ci provocherebbe il pianto disperato del nostro bambino, suggerirei di optare per la seconda soluzione.

-          Quello che non faccio oggi, farò domani. Cerchiamo di adottare una filosofia di vita un po’ “flessibile”, viviamo un po’ più alla giornata.

-          Ricordiamo a noi stesse che non sarà così per sempre. Una volta inserito della scuola dell’infanzia, avremo tutto il tempo per recuperare noi stesse, la nostra casa, il nostro lavoro.

-          Coinvolgiamolo nei nostri impegni. I bambini vogliono giocare e attraverso il gioco imparare. Ma può essere un gioco anche preparare la cena, stendere i panni o dar da mangiare al gatto. Tutto sta nel come proponiamo loro le attività.

-          Organizziamo momenti di gioco col bambino. Dedichiamoci veramente a lui, costruiamo insieme la torre col Lego, diventiamo la signora che va a fare la spesa dal fruttivendolo o quella che va dalla parrucchiera a farsi pettinare. Creeremo così momenti piacevoli per lui … e spesso, anche inaspettatamente, per noi! 

 

Dott.ssa Monica Contiero

Baby blues

Giovedì, 17 Aprile 2014 08:29

Finalmente è nato! Siamo riuscite quindi a superare la paura del parto, ad affrontare coraggiosamente il dolore, sia stato per un parto naturale o cesareo, siamo riuscite a non perdere il controllo e a gestirci la paura che ci induceva a voler scappare dall’ospedale. Magari non è andato proprio tutto come ce lo eravamo immaginato e magari anche il bambino stesso non è esattamente corrispondente all’immagine mentale che avevamo di lui. Ed eccoci lì, con quello che ci dicono essere il bambino o la bambina che ha abitato il nostro corpo per nove mesi…. “Benvenuto”, gli diciamo e siamo felicissime di essere riuscite in quell’impresa grandiosa e tanto attesa, ma una nuova consapevolezza, non più immaginata ma vissuta, sopraggiunge: la vita di questo essere umano ora è nelle nostre mani! E’ piccolo, indifeso, dipendente dalle nostre cure primarie. Siamo diventate mamme… Ma non siamo nate mamme, non lo siamo mai state, dobbiamo fare pratica, capire cosa fare, come, quando, dobbiamo conoscere il nostro bambino, instaurare con lui la nostra relazione d’amore, comunicare con lui in un linguaggio segreto, intimo, tutto da costruire! Tutto questo nelle prime settimane può sembrarci veramente problematico, spesso nei giorni successivi al parto si prova un senso di inadeguatezza, insicurezza, paura di non farcela, il peso della nuova responsabilità si fa sentire. Alle fatiche del parto si aggiungono poi quelle dell’allattamento, i nostri ritmi vitali sono completamente stravolti, il bimbo ha necessità di noi sia di giorno che di notte. Non dimentichiamo inoltre che al cambiamento sociale, si aggiunge anche un cambiamento ormonale e fisico. Il livello di estrogeni e progesterone crolla drasticamente nelle ore successive al parto.

Tutto ciò porta il 70-80% delle neo mamme a quella condizione psico-fisica chiamata Baby-Blues dal terzo giorno dopo il parto per un periodo massimo di quindici giorni, che le porta a sentirsi sempre stanche, irritabili, ansiose e a piangere senza apparenti motivi.

Ciò che si può fare in questa situazione è cercare supporto pratico dalle persone che sono vicine ( papà del bimbo, nonni, parenti, amici…) in modo da consentirci di riposare quando possibile. Altra strategia vincente è stare in compagnia di amiche con cui poter dialogare, avere la possibilità di sfogare i propri stati d’animo senza sentirsi giudicate, avere la consapevolezza che quella brutta sensazione che ogni tanto ci sovrasta, è assolutamente normale, non dipende dalla nostra inadeguatezza materna ma dallo scompenso ormonale e psicologico che stiamo vivendo. Saremo delle ottime mamme, anche se in questi primi giorni non sentiamo un particolare trasporto emotivo nei confronti di “quel bambino”.

Non c’è nulla di cui preoccuparsi se questa fase dura solo 15 giorni. E’ una fase di assestamento fisico e psicologico alla nostra nuova condizione di mamme.

Situazione ben diversa è invece la Depressione post partum, che coinvolge un numero limitato di neo mamme ( circa il 10%). In questo caso i sintomi del baby blues non scompaiono dopo 15 giorni, ma persistono e si intensificano col passare del tempo, possono durare anche un anno. Nella depressione si aggiungono altri sintomi quali: disturbi alimentari (inappetenza o ingordigia), disturbi del sonno (insonnia o eccessiva sonnolenza),  svogliatezza, disinteresse o eccessiva preoccupazione per il bambino. In questo caso è necessario rivolgersi a figure competenti e intraprendere un percorso di riabilitazione psicologica.

Dott. Monica Contiero

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Baby blues

Giovedì, 17 Aprile 2014 08:20

Testo tratto dalla rubrica L'angolo di Monica

Finalmente è nato! Siamo riuscite quindi a superare la paura del parto, ad affrontare coraggiosamente il dolore, sia stato per un parto naturale o cesareo, siamo riuscite a non perdere il controllo e a gestirci la paura che ci induceva a voler scappare dall’ospedale. Magari non è andato proprio tutto come ce lo eravamo immaginato e magari anche il bambino stesso non è esattamente corrispondente all’immagine mentale che avevamo di lui. Ed eccoci lì, con quello che ci dicono essere il bambino o la bambina che ha abitato il nostro corpo per nove mesi…. “Benvenuto”, gli diciamo e siamo felicissime di essere riuscite in quell’impresa grandiosa e tanto attesa, ma una nuova consapevolezza, non più immaginata ma vissuta, sopraggiunge: la vita di questo essere umano ora è nelle nostre mani! E’ piccolo, indifeso, dipendente dalle nostre cure primarie. Siamo diventate mamme… Ma non siamo nate mamme, non lo siamo mai state, dobbiamo fare pratica, capire cosa fare, come, quando, dobbiamo conoscere il nostro bambino, instaurare con lui la nostra relazione d’amore, comunicare con lui in un linguaggio segreto, intimo, tutto da costruire! Tutto questo nelle prime settimane può sembrarci veramente problematico, spesso nei giorni successivi al parto si prova un senso di inadeguatezza, insicurezza, paura di non farcela, il peso della nuova responsabilità si fa sentire. Alle fatiche del parto si aggiungono poi quelle dell’allattamento, i nostri ritmi vitali sono completamente stravolti, il bimbo ha necessità di noi sia di giorno che di notte. Non dimentichiamo inoltre che al cambiamento sociale, si aggiunge anche un cambiamento ormonale e fisico. Il livello di estrogeni e progesterone crolla drasticamente nelle ore successive al parto.

Tutto ciò porta il 70-80% delle neo mamme a quella condizione psico-fisica chiamata Baby-Blues dal terzo giorno dopo il parto per un periodo massimo di quindici giorni, che le porta a sentirsi sempre stanche, irritabili, ansiose e a piangere senza apparenti motivi.

Ciò che si può fare in questa situazione è cercare supporto pratico dalle persone che sono vicine ( papà del bimbo, nonni, parenti, amici…) in modo da consentirci di riposare quando possibile. Altra strategia vincente è stare in compagnia di amiche con cui poter dialogare, avere la possibilità di sfogare i propri stati d’animo senza sentirsi giudicate, avere la consapevolezza che quella brutta sensazione che ogni tanto ci sovrasta, è assolutamente normale, non dipende dalla nostra inadeguatezza materna ma dallo scompenso ormonale e psicologico che stiamo vivendo. Saremo delle ottime mamme, anche se in questi primi giorni non sentiamo un particolare trasporto emotivo nei confronti di “quel bambino”.

Non c’è nulla di cui preoccuparsi se questa fase dura solo 15 giorni. E’ una fase di assestamento fisico e psicologico alla nostra nuova condizione di mamme.

Situazione ben diversa è invece la Depressione post partum, che coinvolge un numero limitato di neo mamme ( circa il 10%). In questo caso i sintomi del baby blues non scompaiono dopo 15 giorni, ma persistono e si intensificano col passare del tempo, possono durare anche un anno. Nella depressione si aggiungono altri sintomi quali: disturbi alimentari (inappetenza o ingordigia), disturbi del sonno (insonnia o eccessiva sonnolenza),  svogliatezza, disinteresse o eccessiva preoccupazione per il bambino. In questo caso è necessario rivolgersi a figure competenti e intraprendere un percorso di riabilitazione psicologica.

Dott. Monica Contiero

Design olandese per giochi ecologici

Martedì, 15 Aprile 2014 05:37

Kidsonroof è nata nel 2005 dall’idea di due genitori ispirati dai propri tre bambini e dai loro piccoli amici ed ha come obiettivo quello di riconnettere la vita moderna con la natura. Offre un approccio ecologico al gioco stesso, stimolando quanto più possibile la creatività e l’immaginazione dei bambini. I due genitori/designers credono infatti che i bambini debbano avere il completo controllo del loro mondo fantasioso e cercano di lasciare quanto più spazio possibile ai piccoli perché possano esprimere il proprio potenziale creativo.

Non solo, Kidsonroof pensa anche all’ambiente in cui questi bambini vivono. Infatti, tutti i giocattoli sono prodotti con materiale riciclato e biodegradabile. Per questi buoni motivi e per un design semplice e lineare, questi prodotti sono stati inseriti su Somummy.com e non è stato un errore, genitori e bambini li amano! Ho avuto la possibilità di vedere tanti bimbi alle prese con queste casette.

                 

 

Cosa si può immaginare di più semplice? Sono tutte bianche, sembra proprio che non aspettino altro che la fantasia di un bambino che le colori, personalizzandole e rendendole uniche .

 

Durante diversi workshop ho visto i bimbi non riuscire a trattenersi. Vedevano le casette e subito correvano a nascondercisi dentro. Dai piccolini ai più grandicelli, una casetta viene sempre vista come un rifugio e loro ci si precipitavano! Le faccine poi quando venivano messi a disposizione i colori, non si possono spiegare. Prima timidi, magari un po’ timorosi..insomma, noi mamme diciamo sempre loro che i pennarelli si usano solo sulla carta e questa mamma matta diceva loro che potevano disegnare su quelle casette immacolate??? I primi intrepidi dovevano essere sempre un po’ accompagnati, ma una volta fatto il primo tratto, chi li fermava più? Sopra, sotto, sulle finestre, DENTRO la casetta per disegnarne il mobilio, diventavano matti e si divertivano un mondo!Ed alla fine le casette erano piene di colori, vive, felici come i bambini che le avevano personalizzate, una gioia a vedersi!

 Mamme, non voglio dimenticare un plus che renderà contente anche voi. Queste casette si possono chiudere, come dei cartoni. Una volta finito di giocare, si smontano velocemente e si infilano sotto al letto o di fianco ad un armadio. Diventano molto sottili ed ingombrano poco. Sono sufficientemente robuste per resistere agli strapazzi ma, ovviamente, temono l’acqua, quindi non sono adatte ad essere utilizzate in giardino, ad esempio.

 Oltre a Casa Cabana, Kidsonroof ha ideato moltissimi altri giochi, come ad esempio Bo Buro, una scrivania in cartone completa di due sedute. Il principio è lo stesso, cartone riciclato e biodegradabile e libero spazio alla fantasia di bambini ed animali. Ci sono dei pertugi che piaceranno moltissimo ai mici di casa, in casa SoMummyviene usata da più di un anno con grande soddisfazione della piccola di casa! Essendo articoli leggeri, sono anche comodi da spostare per noi genitori, sia per fare le pulizie che per far traslocare temporaneamente i nostri piccoli artisti da una stanza all’altra, a seconda di dove li porta il loro estro.

            

 

Che dire quindi, come sempre si tratta di prodotti che hanno subito il doppio test mamma/bimbo, ed anche questa volta non posso che dire da parte di entrambe: approvato!

SoMummy

 

           

         

         

Essendo in procinto di diventare mamma bis, ho ricominciato a pensare alla perfetta organizzazione della postazione per il cambio del bebè, visto che la mia duenne e qualcosa ha sì ancora il pannolino, ma non necessità più di un fasciatoio dedicato, come invece succede quando si ha in casa un neonato. Ora che sempre più persone utilizzano pannolini lavabili abbiamo pensato a una changing station adatta alle esigenze di ecomamme, quindi sufficientemente spaziosa e con differenti spazi per inserire i vari supporti, dalle salviette salva pannolino agli inserti ai pannolini veri e propri a pannolini biodgradabili o tradizionali per chi usa sia lavabili sia usa e getta. 

Come sempre ho trovato qualche soluzione carina che vorrei condividere con voi.

Partiamo da questo organizer per fasciatoio. Trovato anche su amazon, quindi questa volta non è necessario districarsi con le lingue straniere. E’ molto spazioso, vi trovano posto una sessantina di pannolini taglia 3 e rimane un sacco di spazio per creme, cremine, detergenti, salviette, ecc, ecc. Il costo è decisamente abbordabile, si parla  di circa 24,50 euro, spedizione compresa. L’accortezza da utilizzare è probabilmente quella di assicurarlo bene al fasciatoio perché una volta pieno acquista un certo peso.

                                                                            

Qualcosa di simile, ma che richiede una base di appoggio viene proposto dal brand Prince Lionheart. La capienza e l’ingombro sono minori ed il costo si aggira intorno ai 26 euro, su ebay.co.uk

                                                                                 

Il brand americano JJCole invece propone un coordinato cestino e materassino. Il cestino ha il vantaggio di poter essere spostato agilmente da una stanza all’altra e trovo che sia utile quando non si ha uno spazio prettamente dedicato al cambio come, ad esempio, a casa dei nonni. Lo trovate su ebay.co.uk ad un costo di circa 38 euro.

                                                                                 

Se vogliamo restare sul classico parlando quindi di portapannolini da appendere, che si trovano senza problemi nel nostro Paese, come questi

                                                                                     

ma avendo la capacità e la voglia di cimentarsi con ago e filo, a questo indirizzo di Etsy.com è possibile acquistare il cartamodello da scaricare immediatamente a 2,78 euro. Ecco il link ed un paio di esempi, che trovo davvero carini.

 

http://www.etsy.com/it/listing/117781037/make-a-nappy-stacker-diaper-hanger?ref=sr_gallery_1&ga_search_query=nappy+hanger&ga_order=most_relevant&ga_ship_to=IT&ga_search_type=all&ga_view_type=gallery

                                                          

Vorrei segnalarvi anche una ragazza italiana che fa dei lavori secondo me bellissimi, con grande abilità e stoffe super. Lei si chiama Carla e si possono trovare le sue creazioni su facebook.com/ragazzasputnik. Fa di tutto, dai bavaglini alle borse ai portaciucci, correte a dare un’occhiata, sono certa che non ve ne pentirete!

                                                 

                                                                                      

SoMummy

Violeta, ostetrica artigiana

Martedì, 15 Aprile 2014 04:26

Ho conosciuto Violeta a Milano circa due anni fa a Ecofamiglia, un evento che avevo organizzato con Mhug, brand milanese di babywearing: l'ho invitata come special guest per parlare di ecobenessere della donna dato che avevo sentito parlare di lei come esperta di coppette mestruali e assorbenti lavabili. Giá la sua voce al telefono esprimeva gioia e la visione di un mondo non in bianco e nero. Ed infatti é arrivata lei, colorata, gioiosa e una espressione sul volto di grande felice consapevolezza di essere donna. In lei il femminile in particolare la creatività e intelligenza femminile risplende.

In questa intervista voglio raccontarvi il suo mondo, unione di conoscenza scientifica, consapevolezza dei poteri nella natura, creativitá ma anche tanta voglia di essere briosi e sorridenti, gioendo della bellezza della vita.

Ciao violeta, nella tua identità poliedrica é necessario partire da un punto preciso. Tu sei ostetrica. Quando hai deciso di intraprendere questa cariera e come si sta evolvendo la tua professione?

"Ho deciso di diventare ostetrica un pomeriggio in cui mi son resa conto che la facoltà di Biologia Molecolare non faceva per me. Ero là al pc e mi è apparsa la parola ostetrica e ho iniziato a fare ricerche. Alla fine, facendo un salto nel buio perchè non avevo capito una mazza di cosa facesse effettivamente una ostetrica, mi sono iscritta lasciando tutto alle spalle. Già da prima di iscrivermi, anche se non sapevo cosa facesse l'ostetrica, volevo la libera professione, mi immaginavo uno studio con poltrone comode e futon, tisane e biscottini. Ne ho poi avuto la conferma al secondo anno di studi quando il tirocinio in ospedale è diventato molto presente mostrandomi la vita dell'ostetrica ospedaliera. E io volevo altro, il te coi biscotti, più tempo con le donne e poter vedere i bambini che crescono negli anni. E così è stato. Ho aperto la partita iva da un anno e mezzo, giusto dopo 2 anni di ripensamenti pensando che non potessi farcela. Ora cerco di andare avanti, organizzare incontri e corsi che non siano presenti nel territorio e con il mio pandino giro un po', sia nel trentino che oltre provincia portando le mie coppette, le fasce o quello che mi richiedono."

Una delle tue passioni é l'autoproduzione. Ci racconti cosa produci?

"Più che passione direi che è parte della mia professione, mi piace definirmi "ostetrica artigiana". Ho avviato il mio piccolo negozio durante gli studi di ostetricia, nel tempo le cose che producevo si sono evolute e modificate. Ora si stanno unendo di più al mio essere ostetrica. Per la maggiore vanno i modellini anatomici di placente, vagine e mammelle, come anche immagini di poster utili per le ostetriche. Mi son lanciata anche nella creazione dei calchi dei pancioni e laboratori per i genitori come quello dei calchi dei piedini."

Vogliamo una ricettina... ce la regali? Dai, una, solo una...

"Dopo alcuni corsi di formazione sui rimedi naturali e i cosmetici, e soprattutto da quando la mia pelle è diventata sensibile alle schifezze presenti nella maggior parte dei saponi, ho deciso di fare i miei saponi e le creme che uso. Vi posso dire un olio per profumarsi e che tira su il morale. In 100 ml di olio vegetale, meglio se inodore come mais o riso, aggiungere un po' di oli essenziali per raggiungere una quantità di gocce in totale di almeno 20-40. Uno primaverile è con melissa, arancio dolce, lavanda, mandarino, un pochino di rosmarino per tirar su il morale. La quantità di ogni olio la potete scegliere in base ai vostri gusti personali."

La tua creatività la esprimi in molte attivitá. In particolare unisci la creatività di una attività come il cucito all'ecologia e al benessere della donna con i pannolini lavabili. Ci illustri i tuoi deliziosi prodotti?

"Ho sempre avuto molta facilità nel creare oggetti, sarà che son figlia di mio padre che è un tuttofare o che fin da bambina avevo la mia morsa e il mio tavolino e potevo accedere a tutti gli attrezzi. Nel tempo ho affinato le mie tecniche, provato un po' di tutto, soprattutto quello che offriva l'officina e gli attrezzi di mio padre. Da lampade strane son passata alle collane e poi ho ampliato la mia collezione personale di attrezzi e materiali. Nel tempo mi son data al riciclo perchè dare vita nuova alle cose mi è sempre piaciuto, una vita nuova che però fosse anche bella. Studiando ostetricia e incontrando Piera Maghella, la guru della metodologia attivante nel campo materno infantile italiano, e unendo le mie esperienze scout, è nato il bisogno di dover dare forma alle parti del corpo della donna per poter spiegarle meglio, per mostrare come un bambino si gira o come nasce. La prima creazione è stata la placenta con il sacco amniotico unito (per licenza creativa) alla cervice che mostra come si dilata. Poi è arrivata la Peppa, modellino di vagina realizzato a maglia, uncinetto e pvc. E' nata soprattutto per mostrare i rapporti tra vagina, cervice e coppetta mestruale, ma poi mi sono resa conto che mi serve per tutto. Poi come se fosse scontato è arrivato Martìn L'utèro e le ovaia. Ora oltre a queste mi dedico molto alla parte artistica dell'area materno infantile. Adoro fare i calchi dei pancioni, una fotografia in 3D di quella che è la gravidanza, come i calchi dei piedini dei neonati o i ciondoli che realizzo che mostrano una gravida o una mamma assieme al suo bambino. Non son la prima che ha inventato i modellini ma ho trovato il modo di farli a modo mio, usando i materiali che mi permettono di riprodurli il più vicino al vero ma anche fumettati perchè un po' di gioco nella vita ci vuole. Per il resto mi diletto a creare borse cucite a mano, collane usando soprattutto materiali naturali come pietre e semi, oppure riciclando la carta e la plastica. Sono però a una svolta delle mie produzioni e non so ancora quale sentiero prenderanno. Influenzata dal mio essere ostetrica che propone corsi e incontri, voglio buttarmi a organizzare corsi anche sulle manualità, qualcuno l'ho già organizzato e mi son trovata bene, quindi perchè non continuare?"

All'evento di Milano hai portato una bellissima collezzione di coppette mestruali. Ci racconti qualcosa in più?

"Coppette mestruali? ehm, si. Confesso, sono una maniaca della coppetta. Credo che al momento ne ho 65 e me ne mancano ancora un bel po' per poter dire di averle tutte! Pensa che la prima mia coppetta l'ho rubata alla mia più cara amica che stava allattando, dopo gliene ho regalata una che fosse più adatta al suo nuovo pavimento pelvico. Non pensavo che sarei diventata "quella delle coppette" ma chiedendo chiedendo arrivavano sempre più coppette da me e questo mi ha permesso di comprenderle, di capire meglio quali vanno bene per le donne e come risolvere i vari problemi che ne vengono fuori. La cosa più interessante è che durante un mio incontro le donne riescono a trovare la loro coppetta e di solito poi non sbagliano mai, è un po' come il colpo di fulmine. La coppetta è uno di quei "mai più senza", cambia la vita, il modo di vivere le mestruazioni e quindi anche la nostra femminilità. Ci permette di essere libere e perchè no di usare una coppetta colorata o glitterata che ci da quel brio che magari solo noi sappiamo che ce l'abbiamo glitterata ma ci migliora la giornata."

Tu sei una donna colorata con oggetti colorati. Che cosa é per te il colore?

"Mi piace "colorata"! amo i colori, non so perchè effettivamente ma insieme stanno bene, oppure il tono su tono. Ultimamente mi sono accorta che io ho bisogno del sole, e forse questo bisogno cerco di colmarlo o amplificare la luce coi colori. O semplicemente mi piacciono e basta, chissà!"

Per concludere. Si dice che il terapeuta cura con se stesso non con la sua medicina. cosa da quindi Violeta alle mamme? cosa ti contraddistingue o meglio come ti piace vivere il tuo lavoro di ostetrica e il tuo lavoro di relazione con le donne e sopratutto mamme?

"Con le donne mi piace condividere quello che so, e prendere da loro quello che sanno e quelle che sono le loro esperienze cercando di farle mie. Il mio lavoro da ostetrica mi piace viverlo lentamente, senza fretta. Arrivare in una casa, prendere un caffè, chiacchierare e cercare di non lasciare nessuna domanda senza risposta e nessun dubbio volante, perchè ogni dubbio è importante se si ha preso forma. Mi piace poi vedere i bambini che crescono, seguire le storie della donna, della coppia e poi della famiglia. Mi piace quando la consulenza si dilunga e si fa ora di pranzo e come niente viene aggiunto un piatto in tavola naturalmente, mi piace come poi questo espediente è usato per invitarmi successivamente a pranzo, giusto per rivedersi. Sabato e domenica ero a una fiera dedicata ai bambini e c'erano un sacco di persone. Ho rivisto tante mamme e tanti bambini che avevo conosciuto in pancia o appena nati e ora tipo camminavano o avevano un nuovo fratellino. Non si crea solo una relazione di lavoro, non sono clienti o pazienti, sono donne o mamme o compagne che si mettono a nudo e si fidano, e questa poi è la base della legame che si crea."

Ecco il siti di Violeta:

http://www.violetab.com/
http://cantucciodiyersinia.blogspot.it/

Giulia Mandrino

La fattoria delle coccole

Martedì, 15 Aprile 2014 04:05
Un nuovo modello di fattoria dove gli animali sono allevati come animali domestici e senza alcuna forma di sfruttamento. Un nuovo modello di fattoria dove gli animali sono allevati come animali domestici e senza alcuna forma di sfruttamento, per permettere alle persone di conoscerli da vicino nelle loro caratteristiche speciali. Un luogo di pace e serenità dove coccolare in libertà asinelli, mucche, maiali e tanti altri animali tutti da scoprire.

Raggiungici presso Fenegrò (CO)
Via Berina 2, angolo via Trento

I mei figli non amano le carote cotte. Così cerco di propinargliele oltre che nel classico passato (e vellutate varie) in polpettine, sughi per la pasta e risotti, ragú (io lo faccio con il granulare di soia o con il seitan) e nella torta! 

Ci sono due macrocategorie di torte di carote: quelle alte, farinose e soffici stile torta margherita e quelle più basse e compatte. Questa ricetta appartiene alla seconda categoria.

 

Arriva fortunatamente l'estate, bimbi liberi, noi mamme dimezziamo i tempi di uscita da casa la mattina togliendo cappotti e piumoni. Il caldo però porta con sè l'esigenza di idratazione, per cui è necessario aumentare la quantità di liquidi introdotti nel nostro corpo. Spesso far bere i bambini non è cosa molto semplice e la stragrande maggioranza di succhi di frutta in commercio contengono zucchero; purtroppo lo zucchero è molto dannoso per i bimbi sotto molti punti di vista, dall'apparato digestivo ai denti. Inoltre la correlazione tra ipereccitabilità e disturbi dell'attenzione del bambino e presenza di zucchero raffinato nella dieta è ormai stata provata da numerosi studi: per i bambini, ancor più che per noi, lo zucchero bianco da dipendenza! Ovviamente rendendo molto gradevoli gli alimenti in cui è presente o aumenta le vendite (inoltre costa poco) per cui viene inserito ovunque. Ultimo ma non ultimo sapete con cosa è sbiancato lo zucchero che al suo stato naturale è marrone? Prima con la calce, poi con l’anidride carbonica e infine con l’acido solforoso. Non credo siano necessari commenti. Ormai però sempre più persone sono interessate a introdurre dentro di sè alimenti idonei per cui è facile trovare anche nei supermercati succhi di frutta che non contengano zuccheri. Attenzione: quando c’è scritto dolcificato anche con fruttosio vuol dire che lo zucchero è sempre presente, in aggiunta c’è il fruttosio, derivato si dalla frutta ma trattato sempre come lo zucchero bianco. Ok invece quando troviamo come dolcificanti succo di mela, succo d’agave, sciroppo d’acero o malto.

Noi vi proponiamo una ricettina golosa che contiene all'interno acqua di cocco (reperibile nei negozi bio nella sezione dei latti vegetali normalmente): i miei figli odiano l'acqua di cocco per cui ho inventato questa ricetta per far si che la bevessero. Quest'acqua infatti è molto salutare, ha le stesse calorie o poco meno di un succo di frutta ma contiene molto più sodio e potassio, magnesio e calcio. L’acqua di cocco non è da confondere con il latte di cocco: mentre quest’ultimo è composto dall’acqua di cocco e da scaglie di cocco grattugiate, l’acqua di cocco è solamente il liquido presente all’interno della noce di cocco.

 

Non so voi ma io da piccola adoravo la panna montata, erano davvero pomeriggi speciali quando la mia zia preferita mi invitava a casa sua e mi preparava fragole e panna montata! Alla fine mangiavo fragole e panna e poi come si dice in piemontese, "rabassavo" dalla bull in cui era stata fatta la panna, che in italiano ovviamente significa pulire bene con il cucchiaio le rimamenze. 

Ora che sono mamma vorrei far provare questa esperienza ai miei bimbi utilizzando però qualcosa a base vegetale che non faccia loro male e che possano mangiare in quantità discretamente abbondanti. 

Ecco allora la ricetta della panna montata di cocco! 

 

Sara

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Cecilia

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