Capita a tutte. A me capita molto spesso. Come coniugare velocità e cibo sano senza spendere 20 euro con i pasti pronti dei negozi bio che sono ovviamente fantastici ma costano circa 6 euro e la quantità sfama a mala pena la mia fatina sbranatutto sempre affamatissima di 2 anni?
La parola d'ordine è surgelare!
1. gnocchi: io prendo gnocchetti di zucca, tricolore e di spinaci (così, forse, un barlume di verdura c'è). Li trovate nei banchi frigo dei supermermercati. Attenzione agli ingredienti affinchè non abbiano una lista infinita di schifezzuole. Per cui: patate, farina, uova, sale, olio di semi di girasole. Basta, non ci deve essere altro. Quando l'acqua bolle si buttano ancora surgelati e dopo poco sono cotti. Salvano le famiglie, davvero. Generalmente i gnocchi tirolesi (spatzle) verdi hanno la lista di ingredienti migliore rispetto agli altri.
2. piadine: ormai si trovano nei supermercati anche piadine di kamut o farro (sempre da preferire a quelle di grano) a prezzi contenuti. Io le scongelo nel microonde, poi faccio delle veloci pizzette con salsa di pomodoro e mozzarisella e origano oppure olive o ancora wuster vegani. Inforno per meno di 5 minuti e bimbi e marito ne vanno pazzi. Lo stesso si può fare con il pane in cassetta: nei negozi Nturasì si trova sempre quello di farina integrale a prezzo scontato.
3. pasta: con la pasta non sbagli mai, si sa. Basta variare un po' con i sughi. Nei giorni in cui ho tempo preparo sughi con verdure come per esempio pesto di zucchine, o sugo di carote (vedi ricette in 30 minuti) e li surgelo in piccole porzioni che scongelo all'occorrenza. Qui trovate tantissimi spunti.
4. estratti: e la verdura? dove la mettiamo? quando non ho tempo nè voglia di spadellare oltre a un bel piatto di pasta do un estratto che contiene sia frutta che verdura. Degli esempi? Mela e carota, mela e zucchina, mela e sedano, aracia e carota, ananas e zucchina, mela e barbabietola....
Giulia Mandrino
Attraverso questa rubrica alcune mamme ci racconteranno la loro esperienza come mamme nel mondo. Donne che per diversi motivi vivono o hanno vissuto l'esperienza della maternità in culture diverse dalla quella di origine.
La prima esperienza ci viene raccontata da Gisele, Brasiliana, in Italia dal 2009 e mamma di Lorenzo nato ad agosto del 2012.
“Durante la gravidanza, quello che mi mancava di più era l’affetto della mia mamma, i suoi consigli, lo star vicino alla famiglia e alle amiche per condividere la gioia della crescita del mio pancione, far festa quando il mio bebè dava i calcetti, cose che, anche usando skype, non avevano lo stesso effetto. Mi è mancato anche quel particolare momento del “baby shower”, molto diffuso in Brasile. Un momento per festeggiare il bebè in arrivo, che di solito viene preparato dalle amiche più vicine, e so che anche a loro è mancato potermelo organizzare.
Non avrei mai pensato che un giorno sarei andata via dal mio Paese e meno ancora che avrei avuto un figlio dall’altra parte dell’Oceano, ma niente è prestabilito in questa vita!
Provavo una grande gioia per l’arrivo del mio bimbo, ma, per quanto mio marito mi consolasse tanto, mi sentivo anche sola. Ho frequentato il corso pre-parto, un corso di yoga e così facendo ho conosciuto altre future mamme, altre storie …
Voglio che mio figlio conosca anche la cultura brasiliana, che conosca le sue storie e i suoi colori e i suoni dei nostri bravi musicisti! Dice già qualche parola in portoghese e canticchia sulle note del samba e questo mi riempie di orgoglio ed allegria! Voglio che mio figlio sia una persona buona, rispetti le altre persone e abbia senso di responsabilità. Ho paura di essere assente in qualche momento importante, di non riuscire a educarlo bene, ma penso che queste paure siano normali in una mamma. Penso anche come sarebbe se fossimo in Brasile con la mia famiglia, sarebbe diverso credo …
Essere una mamma lontano dal mio Paese e dalla mia famiglia mi fa crescere, mi rende coraggiosa, mi fa perdere alcune paure e vedo che ora sono capace di fare cose che una volta mi sembravano molto difficili. Sento moltissimo la mancanza della mia famiglia, ad esempio nel pranzo della domenica, o in una cosa semplice come uscire e lasciare il mio bimbo con mia mamma un pomeriggio. Un giorno chissà …
Anche con tutte le difficoltà, mi piace molto vivere qui, ho fatto amicizie, ho un lavoro che mi piace e adesso ho anche una famiglia qui e oggi penso se mi adatterei di nuovo a tornare a vivere in Brasile.”
Se sei una mamma “del mondo” e vuoi condividere la tua storia con noi, scrivici attraverso la mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Nella mia carriera di educatrice, doula e soprattutto mamma (di bimbi che si svegliano spesso la notte...), mi sono imbattuta in svariate teorie sulla nanna e sullo stress derivato dall'assenza di sonno (dei genitori, ovviamente :))! Sono nel pieno dei risvegli notturni della mia piccola (che ha quasi un anno e mezzo) e suo fratello ha iniziato a dormire senza pause due mesi prima che nascesse la sorellina! Insomma si può dire che le notti dove son riuscita a tirare almeno 6 ore di sonno si contano sulle dita di una mano... e va avanti così da quasi cinque anni.. La fatica si sente, ed a volte.. “Sbarello” anch'io!!!
La preparazione di base che ho è molto concreta, condita da una buona dose di lavoro sulle emozioni ed una bella manciata di spiritualità..Così ogni volta che i miei cuccioli non dormono cerco di capire cosa mi stanno dicendo.. Di solito non trovo mai la risposta anche se ci sono pareri che la scovano per me: “sono i denti!”, “mail di pancia!”, “è perchè inizia a camminare!”, “va a letto troppo presto o troppo tardi”....
AHHHHHHH!
Basta! Non so perchè la cucciola si svegli ma so che quando capita a me... apro gli occhi, la stanza è buia e non riesco ad addormentarmi... mi si apre davanti uno scenario che non mi piace, alquanto noioso e, dopo un po', irritante! Alchè, mi alzo, prendo un libro, bevo una tisana, sveglio mio marito per parlare.. (si, sono perfida...). Questo è quello che mi spinge a non sottovalutare i messaggi dei miei cuccioli: di sicuro a loro piace meno che a me il buio! Allora li prendo: col più grande, le poche volte che chiama, bastano due carezze e due parole dolci; di solito a queste segue qualche biascicante arringa filosofica che si spegne nell'arco di un attimo! Con la cucciolina è un po' più lungo: servono coccole, tetta, tanta tranquillità ed alcuna distrazione..
A volte mi sento uno straccio.. Strizzato.. Ed allora anche io, ogni tanto, cerco consolazioni cercando qualche teoria illuminante!
Che ne penso? Alcune realistiche, alcune da evitare.
Da evitare per forza tutte le dottrine che fanno piangere il bambino.. Spesso basta mettersi nei panni dei cuccioli. Conoscete gli esperimenti degli psicologi russi comportamentisti sugli animali? Ecco, mi ricordano proprio quello.. E gli animali, sviluppavano impotenza appresa! Un bimbo che si sveglia la notte va coccolato e fatto riaddormentare.. Non va fatto piangere e lasciato solo! A voi piacerebbe? Si spesso la domanda che tralasciamo è: a noi piacerebbe? No, non gradirei essere lasciata sola la notte dentro un letto con delle sbarre.
Altra cosa che consiglio per evitare che i risvegli diventino un pigiama party è fornire stimoli ai cuccioli: non facciamoli giocare o saltare sul letto... Manteniamo la luce bassa e parole dolci, facciamo loro capire che è solo una pausa e che il sonno presto tornerà!
Può essere utile anche il famoso rito dell'addormentamento (ma poi i risvegli notturni non dipendono da ciò) a cui dedicheremo poi altro spazio.
E cosa fondamentale, che non consola ma è fondamentale!
Diamo tempo all'apparato neuronale dei cuccioli di maturare (a volte, sfortunatamente servono 2/3 anni..)! Questo permette loro di avere un sonno molto più simile a quello adulto e di dormire anche dieci ore per notte consecutive! Miraggio per le mamme che si alzano poi alle 6 per andare a lavorare!
Cora Erba
Pedagogista e Doula
3391206776
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
L’immagine che spesso si ha del medico omeopatico è quello di un dottore arroccato nelle sue idee, in totale contrasto con la medicina ufficiale. Abbiamo allora intervistato un pediatra omeopata che lavora in ospedale, che conosce quindi bene quelli che sono i limiti dello star bene e dello star male, di quello che noi mamme percepiamo come il tirare la corda. Ecco cosa gli abbiamo chiesto:
Lei che utilizza sia la medicina ufficiale sia quella omeopatica, quando pensa sia necessario ricorrere alla prima e quando alla seconda? E' necessario fare una breve introduzione sull'omeopatia unicista che si differenzia da quella da banco. mentre la seconda é sintomatica quindi non agisce sulle vere cause che hanno portato il bambino ad ammalarsi e normalmente ha effetti molto blandi (sono normalmente i 30 euro che le mamme spendono quando il bimbo è malato prima di dargli i farmaci), con l'omeopatia unicista si lavora sulla radice del miasma ossia..... Se per esempio un bambino affetto da scarlattina è già all'interno di un percorso omeopatico che ha lavorato sul suo miasma potrà veicolare la malattia con rimedi omeopatici (sempre seguito da un medico omeopata unicista), un bambino affetto da scarlattina che non è all'interno di questo percorso dovrà utilizzare cure antibiotiche.
“Non esiste la malattia, esiste il malato”
“Si deve curare il malato, non la malattia”
Dr Paschero
“Parto da queste due citazioni del Dr Paschero per precisare che la medicina allopatica è indirizzata esclusivamente sulla malattia, mentre la medicina omeopatica viene impostata sull’individuo malato. L’omeopatia è una sola e consistenella ricerca del rimedio “simillimum”, una sostanza tratta dal mondo minerale, vegetale o animale che corrisponda ai sintomi descritti dal paziente. Esistono due approcci all’omeopatia: unicista e sintomatica. La medicina omeopatica unicista utilizza un solo rimedio, scelto sulla base delle della totalità dei sintomi e delle caratteristiche del paziente, ma soprattutto scelto sulla base dei miasmi del paziente, ovvero delle radici che stanno alla base di tutte le patologie di quel paziente.La medicina omeopatica sintomatica o pluralista prescrive diversi rimedi, sulla base della repertorizzazione dei sintomi riferiti dal paziente. In qualità di Pediatra che lavora in Ospedale, ritengo che si debba ricorrere alla medicina allopatica, tradizionale quando vi sia una patologia con compromissione dei parametri vitali del paziente (insufficienza respiratoria grave, convulsioni in atto, alterazioni della coscienza, fratture….)Non è certamente vero che si debba ricorrere alla medicina allopatica quando siamo di fronte a infezioni batteriche dimostrate (con tamponi, esami) o sospette (polmonite, tonsillite, scarlattina, infezione delle vie urinarie). In tali casi se il paziente è in cura omeopatica da tempo e sta assumendo rimedi “miasmatici” è molto probabile che riesca a guarire anche da tali infezioni.”
La febbre, la grande paura delle mamme. Si legge un po' dappertutto che la febbre nei bambini è pericolosa, che può danneggiare gli organi interni e che porta convulsioni, che possono a loro volta creare danni importanti al bambino. Cosa ci può raccontare a riguardo?
Mi fa piacere spendere alcune parole sulla febbre. La febbre è semplicemente un meccanismo di difesa dell’organismo. Mediante il rialzo della temperatura il nostro corpo cerca di uccidere i virus ed i batteri che hanno scatenato una possibile infezione. Non avrebbe pertanto alcun senso cercare di bloccare questa reazione. Non è vera la credenza che la febbre possa danneggiare gli organi interni o ancor meno il cervello. Certamente il piccolo con la febbre si trova in uno stato talmente abbattuto e “prostrato” che a volte può indurre a somministrare un antipiretico per dare un momento di “tregua” e magari permettere al piccolo di riprendere un po’ le forze. Non è la febbre a scatenare le convulsioni febbrili, questo tutti i Pediatri lo affermano. Nelle convulsioni febbrili il meccanismo scatenante, seppur ancora non noto, risiede probabilmente in una immaturità delle guaine nervose del bambino piccolo Con la medicina omeopatica, dove il tentativo è sempre quello di “buttare fuori” i sintomi, paradossalmente la febbre aumenta. Quindi è un controsenso utilizzare l’omeopatia e contemporaneamente somministrare gli antipiretici.”
Una mia amica, sua paziente, ha avuto di recente la sua bimba di 7 mesi con febbre anche fino a 39,8 per 4 giorni. Si è recata dal suo medico di base per farla visitare e le ha detto che la causa era "la gola rossa". Le ha consigliato di darle paracetamolo per un giorno e se la situazione non sarebbe migliorata sarebbe stato necessario somministrarle un antibiotico, per cui le ha consegnato una ricetta così da poterlo andare già a comprare in farmacia. La mia amica il giorno seguente si è recata in ospedale da lei, o meglio, nell'ospedale dove anche lei lavora, per effettuare tutti gli esami diagnostici, dai quali è emerso che la bambina non aveva nulla, probabilmente era la sesta malattia. dopo due giorni la bimba era come nuova. Se non si fosse recata in pronto soccorso avrebbe assunto un antibiotico inutile. Come è possibile?
“Di solito recandosi in Pronto Soccorso non si fa altro che incappare nella medicina difensiva, dove vengono eseguiti esami ematochimici o prescritti antibiotici troppo facilmente, anche quando l’evidenza è di una patologia virale (per evitare sovrainfezioni!) Quando un genitore porta un bambino in Pronto Soccorso è sempre dovuto alla preoccupazione che il bambino possa avere qualcosa di grave. Nel caso specifico della sua amica era necessario escludere il rischio di infezione delle vie urinarie Previa esecuzione degli accertamenti sulle urine e date le condizioni cliniche molto rassicuranti della piccola è stato possibile dimetterla senza ulteriori accertamenti. Certamente la prescrizione troppo generosa di antibiotici da parte dei Pediatri è una prassi che non trova in me alcuna spiegazione, ma certamente non si tratta di una buona prassi. Il lavoro che più mi da soddisfazione nel fare l’omeopata è proprio constatare quanto sia possibile lavorare nel tentativo di fornire ai genitori gli strumenti adeguati per comprendere quando è necessario recarsi in Pronto Soccorso e quando no; quali possono essere i segnali di allarme di un bambino, differenziando i sintomi in base all’età. Solo garantendo un’adeguata disponibilità e contattabilità è possibile fornire una adeguata rassicurazione ai genitori nei confronti delle malattie dei propri figli.”
Cosa ne pensa dell'antibiotico prescritto preventivamente in caso di muco giallo che per molti pediatri di base è chiaro sintomo di infezione?
“In merito alla prescrizione troppo generosa di antibiotici da parte dei Pediatri, nello specifico per trattare il muco giallo, credo si tratti di una prassi non corretta. Certamente di fronte a queste situazioni il medico omeopata non può che fare una bella figura. Vorrei comunque precisare che i benefici dell’omeopatia sono significativi anche per le patologie dove in realtà ci sarebbe indicazione ad un trattamento antibiotico. Ogni paziente che si appresta a fare un trattamento omeopatico deve essere pienamente consapevole che le malattie (anche le infezioni batteriche) rientrano in un percorso di salute. Un eventuale infezione batterica (polmonite, infezione delle vie urinarie) rappresenterebbe per quel paziente un processo di liberazione delle radici miasmatiche che non è mai corretto sopprimere mediante la somministrazione di una terapia antibiotica. Quindi non solo bisogna evitare di somministrare antibiotici ai nostri figli quando non ne avrebbero neppure bisogno (come per il muco giallo) ma a maggior ragione quando anche vi sarebbe una possibile indicazione clinica.”
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Sempre di più l'Occidente positivista guarda all'oriente e in particolare all'India per raggiungere l'obiettivo di una salute fisica e mentale che supera il semplice non essere malati. Così attraverso le tradizioni del mondo indiano in tema di maternità possiamo riscoprire tanti elementi, tanti tasselli per vivere e donare al nostro bimbo momenti e gesti di cura e benessere profondi, riscoprirci nel nostro essere femminile, apprendere tecniche utilissime durante il parto come lo yoga in gravidanza.
Intervistiamo allora Francesca Joythimayananda, moglie di Kandeephan Joythimayananda, mamma ed esperta di yoga e ayurveda.
Francesca, ci racconti il tuo incontro con l'India e con tuo marito?
"Il mio incontro con l'India e specialmente con l'Ayurveda, è avvenuto molto tempo fa, conobbi Swami Joythimayananda molto giovane e mi dedicai allo studio dello yoga e dell' Ayurveda facendo 'seva' servizio incondizionato nei confronti del maestro, del guru; e proprio in quegli anni conobbi mio marito e mi ritrovai a livello karmico 'secondo un'azione predestinata' a seguire anche l'incontro con lui secondo le indicazioni del matrimonio hindu. Fu tutto molto forte, ma in quel preciso momento sentivo che quello era il mio cammino, e dovevo percorrerlo."
Come hai vissuto il tuo essere mamma? Hai seguito i dettami della tradizione di tuo marito?
"Ho desiderato profondamente entrambi i miei figli, ma non ho seguito i rituali preparatori per il concepimento, molto importanti per avere una prole sana e armoniosa, secondo l'Ayurveda; i miei figli sono arrivati naturalmente e concepiti in luoghi particolari. Il diventare mamma è stata una grande trasformazione , forse la più intensa della mia vita. Si dice che l'India abbia la dimensione del cuore, una dimensione senza confini,questo per me è essere 'mamma'. Sicuramente ho seguito i sanskar "i rituali di nascita' per entrambi, a volte un po' reticente, come sappiamo bene, quando si diventa madri, si è molto conservatrici, si tende a proteggere la prole, basta guardare il mondo animale...Ho cercato, comunque di far vivere ai miei figli, ogni sfumatura di una tradizione molto antica, alla quale in parte appartengono. In una famiglia tradizionale indiana, le indicazione, vengono trasmesse dai familiari del marito, che hanno un' importanza assolutamente rilevante, nell'unione matrimoniale, pervase da saggezza, esperienza e buon senso."
Come si articolava la tua giornata quando i bimbi erano piccoli?
"Ritmo, ogni giornata cadenzata dal ritmo, proprio come un rito, ogni giorno cercavo di compiere le stesse azioni, a parte l'allattamento che è sempre stato dato a richiesta e per lungo tempo. Ogni mattina, molto presto il massaggio, all'inizio solo 10 minuti, poi arrivavo a massaggiare i miei bambini anche mezz'ora al giorno; non di più, si dice che i bambini siano come gli anziani, vanno massaggiati quotidianamente, ma non più di mezz'ora al giorno, ciò sarebbe troppo per loro. il neonato è puro organo di senso, ha una percezione sottilissima a tutto ciò lo circonda, odori, suoni, luce. Quindi è necessario creare un ambiente consono per lui e per la madre, che lo ha appena dato alla luce. Ci sono stati momenti anche difficili, ma bellissimi. Un altro momento che ricordo in maniera vivida, è il bagno dopo il massaggio, quando tutto il corpo si rilassa, è come una sorta di abbandono da parte del piccolo, l'acqua è il suo elemento, lo ha accompagnato per tutta la gestazione e continua ad essere l'elemento o mahabhuta in cui si riconosce. "
Dal tuo fantastico corso di massaggio infantile ayurvedico ricordo che in India ci sono 3 tipi di maggio infantile: ce li puoi descrivere in breve?
"In realtà, non esiste il massaggio infantile ayurvedico, il massaggio del neonato è praticato in India da sempre, per due diversi motivi, uno puramente terapeutico: per rinnovare l'energia pranica (l'energia sottile), per stimolare la circolazione sanguigna, per rinforzare la muscolatura e per nutrire i tessuti; Infatti il primo massaggio viene praticato, tradizionalemente appena il neonato esce dal ventre materno, per correggere eventuali piccole imperfezioni e per far si che il corpo si formi correttamente, attraverso la crescita. Il motivo forse più importante, è trasmetterlo come mamma, come contatto d'amore tra madre e bambino, contatto davvero speciale, praticato nel più religioso silenzio, può essere paragonato a una meditazione a due. Inoltre ogni neonato è un essere individuale, con differenti esigenze e una diversa costituzione dal punto di vista ayurvedico, ognuno di noi nasce con una particolare costituzione, che può mutare nel tempo. La costituzione subisce i suoi cambiamenti naturali attraverso i tre settenni (0-7 anni; 7-14 anni; 14 - 21 anni). Il neonato Vata ricorda una scimmia, è di colore scuro, peloso, chiuso come una noce; il neonato Pita è muscoloso e striato come una tigre, ha sempre fame; il neonato Kapa ricorda una rana, è gonfio, bianco di carnagione e molto bello. Per ognuno di questi neonati possiamo applicare manualità diverse, per rispettare le differenti esigenze, il piccolo Vata avrà bisogno di un massaggio vigoroso, che crei calore; il piccolo Pita di un massaggio delicato e leggero, e il bambino Kapa di una massaggio pesante, sovente si addormenta durante il contatto con la madre attraverso il massaggio. Ogni madre, sa consapevolmente, quello di cui ha bisogno il proprio bambino."
Quali oli vengono utilizzati nel massaggio al bambino?
"In India nelle comunità rurali, vengono utilizzati olio di senape per riscaldare, durante la stagione fredda e nel Nord, dove per diversi mesi l'anno il clima è più rigido, e olio di cocco durante la stagione calda e nel Sud, per rinfrescare il corpo; la testa dei neonati viene inoltre unta abbondantemente con ghee-gruta (burro chiarificato) e ricoperta con una garza di cotone all'altezza delle fontanelle, per apportare beneficio al cervello e rinfrescare la testa. In Ayurveda, ci sono due oli medicati (Tailam o Taila), che vengono utilizzati Bala Tailam, che è il primo olio che si utlizza per il massaggio, e l'ultimo olio che si utilizza per la gestante, prima del parto. Dopo il primo mese dalla nascita si utilizza Shantala Tailam."
Una delle pratiche consigliate alla donna durante la gravidanza è di ricevere massaggi: con quali oli e con quale frequenza?
"Durante i primi tre mesi di gestazione non è necessario ricevere il massaggio (Abhyanga) per agevolare la formazione corretta dell'embrione. Voglio darvi un'immagine: l'embrione è come una pianta. Il suo seme riposa sotto la terra, durante la stagione invernale, il terreno corrisponde alla madre, l'acqua provvede al nutrimento del piccolo seme. Quando l'inverno termina l'embrione (piccolo seme) è pronto per germinare, crescere e diventare una pianta. L'embrione diventa pianta alla fine del terzo mese di gravidanza (14° settimana di gestazione).
All'inizio del quarto mese, si può ricevere con regolarità il massaggio, per stimolare la tonicità e l'elasticità della muscolatura, i muscoli per sostenere travaglio e parto, devono essere tonici, ma morbidi, se sono troppo rigidi, si crea eccessiva tensione e l'espulsione rimane più difficile; inoltre il massaggio serve per rinforzare i nervi e per rendere più flessibile la colonna. A livello emozionale dona sicurezza, conforto ed anche in questo caso è un atto di amore. Il massaggio dovrebbe essere ricevuto una volta al mese con regolarità. L'olio medicato in Ayurveda viene utilizzato ogni giorno, l'oliazione o snehana, è consigliata durante tutta la gestazione, Pinda tailam viene utilizzato fino all'ottavo mese. per nutrire in profondità i sette tessuti e rinforzare il sistema nervoso; Bala tailam viene utilizzato l'ultimo mese, come applicazione esterna, e gli ultimi 10 giorni circa, prima dell'inizio del travaglio come somministrazione interna, poi dopo il parto la puerpera può continuare a utilizzarlo per via interna (circa 10 goccie al giorno) e per via esterna. Ha un'azione tonica e nutriente sul sistema genito-urinario, guarisce i disturbi causati da Vata, questo dosha (energia) si alza dopo il parto, creando sovente squilibrio, Bala tailam, riporta la donna a un equilibrio pisco-fisico, bilanciando in maniera naturale i tri -dosha"
Come vive la gravidanza una donna in India?
"In India, tutt'oggi la struttura familiare tradizionale è differente da quella occidentale,la donna normalmente vive con la famiglia del marito, quindi è sostenuta durante i momenti più difficili, e si può riposare quando ne ha necessità; tutti i membri della famiglia, le riservano grandi cure e attenzioni. Il cibo che le viene offerto è salutate, adatto al suo stato, sempre fresco. Possiamo che in questa momento della vita, la donna è considerata "sacra", come una divinità. Dopo il parto, invece, resterà in uno stato d'impurità fino alla fine della lochia (la prima mestruazione post-partum), per la casta brhamana (sacerdotale) la donna può avere contatti solo con il bambino, noi anticamnte , chiamavamo questo periodo quarentana, dove la madre si ritirava i primi quanranta giorni, dopo la nascita di suo figlio. Ciò al giorno d'oggi non avviene più, per diversi motivi, intanto i neo- genitori, spesso non sono sostenuti da i nonni, perchè vivono lontano o non ci sono, la donna rimane sola e in balia delle sue insicurezze, e paure. E' per questo che le donne normalmente, si avvicinano allo Yoga e all'Ayurveda durante il periodo della gestazione, per ritrovare quella coralità al femminile, che si è persa nella nostra società, e per acquisire la forza per diventare madre."
Quali sono i rituali a cui il neonato viene sottoposto nella tradizione ayurvedica?
"I jatakarma, i rituali di nascita, secondo la tradizione sono vari, e differiscono a seconda della casta a cui si appartiene e della provenienza, dalla regione delle
'India dalla quale si è originari. Vi parlerò dei più significativi:
Risveglio della coscienza: è necessario risvegliare la coscienza subito dopo la nascita, si possono battere le mani vicino all'orecchio del piccolo, oppure alternare acqua fresca e tiepida, o ventilarlo con un ventaglio di bambù. Il Risveglio del respiro (Prana) del nuovo nato viene evocato, anche attraverso il suono dell'Udukai (un piccolo tamburo in pelle) uno degli strumenti del Dio Shiva, oppure facendo tintinnare dei metalli o due pietre. In questo modo il Prana viene risvegliato, prima espressione di vita.
Purificazione: La purificazione, è la vera prima azioneche si compie, si tolgono tutti i residui di vernice caseosa, liquido amniotico e a volte meconio, tutto ciò viene eliminato con il dito indice di entrambe le mani, vengono unte le fontanelle con ghee gruta o Bala Tailam; viene pulita la gola e il palato con un telo di cotone del salgemma mischiato con ghee.
Costituzione Ayurvedica: Il neonato ora pulito, vine osservato per comprendere la sua costituzione in relazione ai dosha, la crescita mese per mese renderà più difficile il suo riconoscimento.
Somministrazione del Tonico: Viene somministrato un tonico a base di ghee-gruta, oro, miele, amalaki, vasambu, brahami, haritaki). L'oro stimola i Chakra (Le ruote di energia), il ghee stimola la digestione, il miele stimola il cuore, l'amalaki stimola i polmoni, il vasambu stimola i nervi, il brahmi stimola il cervello; l'haritaki l'intestino.
Taglio del cordone: otto dita sopra l'ombelico, il coltello ardhadhara è fatto d'oro o d'argento, il cordone deve smettere di pulsare prima di essere reciso.
Bagno: Prima di fare il bagno, viene unto il corpo con Bala tailam. Viene fatta un decotto di cortecce di alberi del gruppo ksiri, e vengono immersi nella prima nuova acqua dell'oro e dell'argento. Dopo il bagno, il piccolo, viene avvolto in un telo di seta e steso su un letto con lenzuola di seta. Il suo cuscino sarà intriso di Bala Tailam e il suo corpo viene fumigato per proteggerlo dai batteri e dall'energia negativa
Gli viene infine somministrata dell'acqua addolcita da una conchiglia sacra e gli/le viene offerto il seno della madre, il destro o poi il sinistro.
Le donne che possiedono qualità nobili e benefiche per il bambino, dovrebbero vigilare su di lui per 10 -12 giorni, giorno e notte.
Tutto ciò avviene nella tradizione."
In Occidente si è diffusa l'idea che la mamma dopo il parto sta bene, per cui usciti dall'ospedale si ritorna a casa con gli stessi carichi di lavoro in aggiunta alla cura del bambino. In India è molto diverso, le donne della famiglia si occupano anche della mamma e la sostengono. Ci racconti qualcosa in più?
"La puerpera in India, riposa per circa sei settimane, in questo periodo segue una dieta particolare, molto liquida, nutriente e untuosa, per poter ripristinare i fluidi persi nel corpo durante il parto e alleviare Vata di per sè aggravato. Deve mantenere il corpo al caldo, deve rinunciare ai rapporti sessuali e a fare qualsiasi lavoro fisico. Non deve essere soggetta a rabbia, ansia, sfrozo mentale di qualsiasi natura. Viene sostenuta da tutte le donne della famiglia, che si prendono cura di lei amorevolmente, finita la lochia, la mestruazione post-partum, può iniziare a praticare di nuovo yoga e a ricevere il massaggio. Inoltre deve intraprendere un percorso di purificazione, non le è permesso di adempiere ai rituali religiosi, nè di cucinare. A causa dei ritmi di vita odierni, le puerpere occidentali non possono permettesi quaranta giorni di riposo, necessari per un pieno recupero e per concentrarsi sulla cura del proprio bambino. Tuttavia, se questo riposo viene negato, possono insorgere problemi relativi all'affaticamento e allo stress. Oggi abbiamo sicuramente un livello di vita migliore rispetto all'antichità, ma stiamo perdendo il contatto con i ritmi naturali del nostro corpo e della Terra su cui viviamo. "
Puoi fornirci i tuoi contatti per chi di noi volesse seguire un tuo corso?
Francesca Joythimayananda - Tiari Yoga e Ayurveda - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - www.tiari.it
Grazie, sarà molto bello per le mamme che ci leggono entrare nel tuo mondo.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
L'eruzione dei denti da latte inizia intorno al sesto mese di vita (alcuni bambini giá a 4 mesi, altri all'anno di vita) e termina normalmente tra i 24 e i 36 mesi.
Se alcuni bambini sembrano quasi non accorgersi del fenomeno altri sembrano soffrire molto: la medicina ufficiale non ha al momento prove scientifiche a sostegno di questi possibili disagi che spesso riconduce ad altri fenomi, quali per esempio il contatto con virus e batteri che possono manifestarsi proprio con diarrea o febbre per esempio. Sempre in quest'ottica la produzione abbondante di saliva sarebbe causata dalla stimolazione effettuata dai movimenti della lingua del bambino il quale sollecita la parte in cui sente spuntare il dente per semplice curiosità.
Altre correnti di medicina intgrata invece ritengono che la dentizione sia effettivamente dolorosa e fastidiosa per alcuni bambini (sopratutto quelli di costituzione pitta) e che possa essere la causa di stati infiammmatori generali che tavolta possono predisporre l'organismo a manifestare stati febbrili anche importanti, cosi come infiammazioni alle orecchie, diarrea e abbondante secrezione di muco e saliva; se i denti non sarebbero quindi la causa prima di una febbre elevata o di un'otite potrebbero essere il fenomeno che predispone l'organismo a manifestarla.
Consigli per alleviare i fastidi
Massaggia-gengive: consistono in giocattoli in materiali ruvidi che talvolta contengono un liquido refrigerante se tenuti in frigo. Alcuni bambini provano sollievo a mordiacchiarli così come a percepire la sensazione di freddo.
Miele Rosato: qui la zia Ignazia sembra aver ragione quando ci propina uno dei soliti consigli non richiesti! Il miele rosato é un potente anti-infiammatorio che aiuta le gengive. Attenzione però a non eccedere, il pancino del bambino non é pronto a digerire il miele perciò utilizziamolo semplicemente come una pomata.
Mercurius 6 ch: rimedio omeopatico molto utile per la dentizione. Chiedete consiglio al vostro omeopata unicista per la posologia.
Camomilla 6ch: forse il rimedio più potente per alleviare i fastidi della dentizione. Chiedete consiglio al vostro farmacista per la posologia.
Camilia: rimedio in fialette della azienda francese Boiron. Si trova in tutte le farmacie e molti bambini ne trovano grande beneficio. E' molto pratica da usare perchè si pruzza direttamente in bocca.
Collanina d'ambra: l'ambra, come spieghiamo nel nostro articolo, sembra avere grandi proprietá anti infiammatorie per cui sarebbe utile per i bebé in questa fase così delicata. Pochi però sanno che ogni 3 giorni circa la collanina dovrebbe essere accuratamente lavata per mantenere le sue proprietà.
Immagine tratta da pediatricdentistryofglensfalls.com
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Tutti noi, adulti e bambini, proviamo nel corso della vita diverse emozioni : gioia, rabbia, tristezza, paura… ognuno di noi però le elabora e le gestisce in modo diverso. La capacità di individuare, riconoscere, gestire e modulare le proprie emozioni non è innata, ma viene appresa nel corso della nostra infanzia ed è chiamata “intelligenza emotiva”. Compito arduo dei genitori è quello di cercare di plasmare la vita emotiva dei loro figli, educare loro e se stessi alle emozioni, come si impegnano a guidarne la crescita intellettiva.
Lo sviluppo psico-emotivo dei bambini è ancora immaturo dal punto di vista affettivo, la loro forma-mentis non possiede ancora gli strumenti necessari per elaborare tutti gli eventi della vita, le emozioni ad essi associate però sono spesso molto intense ed è quindi importante aiutare i bambini a capirle.
Sappiamo bene che quando non si offre loro la possibilità di esprimere le proprie emozioni, la sofferenza psichica che ne deriva comporta disagio sia nella vita presente dei bambini che in quella futura di adulti e limita la capacità di giocare, imparare e crescere. Più queste emozioni vengono represse, più diventano intense, più la pressione esercitata per emergere è forte.
Come adulti è necessario facilitare l’acquisizione dell’intelligenza emotiva nei bambini attraverso :
1. l’osservazione dei loro comportamenti ( linguaggio corporeo, modo di relazionarsi, giochi e disegni);
2. un atteggiamento di ascolto empatico, sgombro da pregiudizi, accogliendo sia le emozioni positive che quelle negative, con la curiosità di scoprire come decodificano gli eventi, cercando di andare oltre le parole, ponendo domande che chiariscano le idee di chi parla e di chi ascolta, perché raccontandosi possano diventare consapevoli delle sensazioni che provano in un clima di condivisione. Per es.: il bambino dice: “ Io odio il mio fratellino!”. Possiamo rispondergli : “ Ti capisco, posso immaginare che a volte non ti piaccia, anch’io ho provato a sentirmi gelosa, ma ti ricordi ieri come è stato divertente per te giocare con lui ?”;
3. la possibilità di dare un nome alle emozioni. Fin da quando è piccolissimo, è importante parlare con il bambino, spiegandogli come si chiama la sensazione/ emozione che sta provando in modo da permettergli di riconoscerla in breve tempo e sapere che provare emozioni, anche negative, è assolutamente naturale. Per es.: il bambino lancia un gioco dopo aver ricevuto un no. Possiamo dirgli : “ Adesso sei arrabbiato, posso capirlo, a volte capita anche a me, ma il gelato adesso proprio non lo puoi mangiare”.
4. l’elaborazione di giochi che permettano di dare voce alle emozioni ( disegni, colori, costruzioni, racconti di storie, percorsi psicomotori ) proprio per arrivare a verbalizzare l’emozione provata attraverso diversi canali di comunicazione che ne facilitino l’elaborazione;
5. l’esempio che offriamo loro. Non possiamo pretendere che i bambini ci raccontino quello che provano se noi adulti non riusciamo a fare altrettanto… parliamo loro delle nostre emozioni, anche quelle poco piacevoli.
Diamoci la possibilità di vivere intensamente le emozioni e diamo ai bambini la possibilità di esprimere le loro in modo autentico. Avviare il dialogo dei cuori fin dalla primissima infanzia significa tracciare un sentiero che potrà mantenersi per sempre nella vita, specialmente se accompagnato dalla libertà di viverlo spontaneamente.
Dott.ssa Monica Contiero
Articolo tratto dalla rubrica "L'angolo di Monica"
Durante la gravidanza le paure sono davvero moltissime.
Qualche esempio?
Sono quindi molteplici le paure che spesso attanagliano la donna in gravidanza.
Innanzitutto ci si preoccupa di essere all’altezza di un compito tanto impegnativo: creare un essere umano, dargli corpo, nutrirlo, proteggerlo, mantenerlo in un ambiente sano. Anche se si ha la percezione che miliardi di donne da sempre hanno sempre dato alla luce bambini, quando tocca a noi si fa vivo il pensiero che forse proprio noi faremo parte della minoranza di donne che ha problemi nel portare a termine la gravidanza. Si mette in discussione la propria genetica (risalendo con la memoria fino alla terza generazione per scovare tutte le possibili gravidanze a rischio o non andate a buon fine) e il proprio stile di vita ("Oddio, a 16 anni ho provato a fumare qualche sigaretta!").
Queste paure possono diventare talmente importanti da provocare un vero e proprio stato d’ansia con cui dover convivere, che paradossalmente, diventa l’unico vero elemento nocivo alla gravidanza stessa! Il fatto di preventivare un insuccesso, non evita nella vita che tale insuccesso non accada. Quindi, tanto vale, vivere serenamente!
In realtà la natura ci ha programmato per consentirci di salvaguardare la nostra specie. Ci sono altissime probabilità che l’embrione riesca ad attecchire e ad alimentarsi fino ad un completo e corretto sviluppo.
È vero, c’è la probabilità, seppur bassa, che invece ci siano problemi di vario genere che impediscono il normale decorso della gravidanza, soprattutto nel primo trimestre, ma spesso questo è un meccanismo naturale per evitare di procreare esseri umani con gravi malformazioni che limiterebbero o impedirebbero loro la capacità di sopravvivenza dopo la nascita. Nella stragrande maggioranza dei casi non dipende assolutamente da comportamenti scorretti della donna incinta.
Dobbiamo fidarci del decorso naturale degli eventi e facilitare, con una serena predisposizione mentale alla gravidanza, il successo di tale evento!
Quindi pensate positivo, gongolatevi dentro al pensiero del vostro bimbo tra le vostre braccia, immaginatevi il bambino più bello e felice del mondo ed assaporatevi tutti i passaggi della gravidanza percependo la vita che si sviluppa dentro di voi.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Chi ha un figlio che frequenta la scuola dell’obbligo, sa quanto possa essere difficile a volte per loro, e di conseguenza per noi, fare i compiti a casa! Spesso la difficoltà nel gestire questa situazione porta a vere e proprie difficoltà relazionali tra genitori e bambini, ne derivano vere e proprie incomprensioni e distanze affettive. Per noi adulti sono piccoli doveri, “l’unico impegno che hanno”, per loro possono essere grandi montagne da scalare ed incomprensibili carichi cognitivi.
Vediamo insieme allora cosa possiamo fare per rendere questa esperienza il meno traumatica possibile.
Innanzitutto è il nostro atteggiamento mentale che fa la differenza.
Comprensione e pacatezza sono le armi vincenti, con un atteggiamento autoritario, pretenzioso e giudicante non otterremo grandi risultati. Quindi, armati di santa pazienza, predisponiamo l’ambiente in modo da ottenere il miglior risultato possibile.
Ricordiamoci sempre comunque che la scuola è sicuramente un aspetto importante della vita dei nostri figli, ma la nostra relazione con loro non può ruotare unicamente intorno all’esperienza scolastica. I bambini sono molto di più di alunni! Non perdiamo di vista tutte le loro potenzialità, i loro talenti e le loro attitudini.