Il colore varierà di volta in volta in base al succo dell'agrume ma soprattutto in base ai frutti che sceglieremo: possiamo infatti combinare le arance, i pompelmi, i mandarini o i limoni, oppure utilizzarli singolarmente. L'unica costante è la bontà: un sugo acidulo che donerà alle vostre pastasciutte un tocco nuovo e insolito!

Pesto vegan agli agrumi: la nostra ricetta del sugo a base di arance, pompelmi, mandarini o limoni

 

I vantaggi delle pentole in terracotta? L’efficacia su certe cotture (quelle lunghe, che prevedono un fuoco uniforme e un aumento della temperatura dolce, cosa difficile con le classiche pentole in acciaio o alluminio) e la pulizia, solo con acqua e limone.

Le pentole in terracotta sono anche bellissime da vedere, e secondo alcuni anche più salutari di quelle in metallo, dal momento che non rilasciano sostanze ma, al contrario, le assorbono (ecco perché catturano l’odore dei cibi: è normale).

Ma vediamo come trattarle al meglio, la prima volta e successivamente, per sfruttarle al massimo e per mantenerle perfette.

Le regole per utilizzare le pentole in terracotta: come trattare le nostre stoviglie in terracotta per usarle al meglio e mantenerle in uno stato ottimale

Solitamente noi le utilizziamo per le vellutate, per i risotti, per i minestroni e per i piatti che prevedono una cottura lunga, come gli spezzatini (anche vegetariani e vegani!). Sono comode, belle e tradizionali, e anche per questo sembra azzeccato utilizzarle proprio per queste ricette classiche.

Detto questo, le pentole di terracotta hanno bisogno di certi accorgimenti prima di utilizzarle e una volta che le laviamo dopo l’utilizzo.

Partiamo innanzitutto dal primo utilizzo delle pentole in coccio o terracotta: prima di cominciare, è bene tenerle per circa 12 ore in acqua fredda, per idratarle ed evitare che si rompano per colpa del fuoco. Lasciamole quindi asciugare da sole all’aria aperta, capovolte ma non appoggiate del tutto (in modo che l’interno non soffochi e non si asciughi). Per completare l’opera, strofiniamo uno spicchio d’aglio all’interno della pentola, per ostruirne i pori. Ultimo passaggio è un semplice lavaggio.

Per quanto riguarda quindi il modo in cui possiamo lavare le pentole in terracotta, è semplicissimo. Possiamo optare per un sapone delicato, o, ancora meglio, sfruttare il metodo tradizionale, e cioè il lavaggio con acqua e limone.

Altre regole sparse:

- Sempre meglio utilizzare uno spargifiamma, piuttosto che appoggiarle direttamente sul fuoco: la terracotta è delicata e potrebbe bruciarsi (con segni neri più brutti che pericolosi, ma tant’è) o rompersi per il calore diretto.

- Un consiglio è quello di usare ogni pentola in terracotta per un piatto specifico o per pietanze simili tra loro: come accennato, la terracotta cattura le sostanze, e per questo è normale che a volte continui ad odorare di certi alimenti.

- Vi accorgerete, una volta che spegnete il fuoco, che i cibi continuano a cuocere (con le vellutate si nota: continuano a fare bolle grosse grosse). Questo perché come i caloriferi in ghisa di una volta arrivano a temperatura più lentamente, ma poi la mantengono per più tempo. Teniamolo a mente per le nostre cotture!

- Meglio scegliere pentole in terracotta non smaltate, per non rischiare contaminazioni chimiche pericolose (almeno quando non sono certificate).

- Utilizzare sempre cucchiai in legno per mescolare: con quelli in metallo rischieremmo di rovinare il fondo della nostra pentola in terracotta.

Detto questo, quando scegliamo le nostre pentole in ceramica e terracotta è sempre bene porre un occhio di riguardo al materiale in cui sono realizzate, scegliendone di naturali e certificate. Noi, ad esempio, ci affidiamo sempre alla linea di pentole in ceramica Zisha prodotte da SiqurSalute, un materiale antico e naturale ricco di oligoelementi che abbassa il colesterolo e alcalinizza l'acqua, completamente atossico e adatto anche alle più alte temperature!

 Giulia Mandrino 

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

 

A volte le immagini parlano più delle parole. E quando immagini e parole si intrecciano, il connubio si fa perfetto, efficace e coinvolgente. “Bambino Volante” è proprio questo: un progetto per un libro illustrato per bambini che parli di disabilità attraverso una storia delicata e dolce.

Tutto parte da Pat, Patrizio, che è affetto dalla sindrome di Alagille, una malattia generica rara che non gli permette di muoversi al meglio. Ma è proprio questo suo limite che l’ha reso il Bambino Volante: passando di braccia in braccia tra amici e parenti si è guadagnato questo bellissimo soprannome, e grazie al contributo di tutti il racconto a lui ispirato potrebbe diventare un libro per bambini!

“Bambino Volante”, un libro che ha bisogno del nostro aiuto: su Kickstarter è partita la campagna per aiutare Alessio Fasciolo e Fabrizio Festa a realizzare questo bellissimo libro che parla dolcemente di disabilità

Esiste un modo migliore per spiegare le cose, per farle vivere e per creare empatia migliore di un libro? No, spesso i libri sono la via migliore verso la conoscenza delle cose, grazie alla sensibilità che gli autori ci mettono, soprattutto nelle pubblicazioni per bambini, pensate proprio per avvicinare i più piccoli ai temi più sensibili con delicatezza ed emozione.

“Bambino Volante” vuole quindi parlare di Pat, attraverso una breve storia e illustrazioni che narrano la sua storia, partendo dai primi mesi di vita a rilento, con il gattonamento che non arriva, per arrivare a capire cosa lo tiene a terra. Ma Pat può volare, anche se con un volo diverso da quello degli altri, diverso da quello dei supereroi. Un volo più incerto, che tuttavia può perfezionarsi alla Scuola di Volo per Bambini Volanti!

Il libro non è ancora uscito, è ancora un’idea: questa idea potrà concretizzarsi grazie a noi, che possiamo supportare i creatori Alessio Fasciolo e Fabrizio Festa e i genitori di Pat e con un piccolo contributo (o con un grande aiuto: nessuno ce lo vieta, anzi!) attraverso la campagna lanciata sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter. Registrandoci, possiamo infatti donare la somma che preferiamo per far sì che questo bellissimo libro illustrato diventi realtà. Non c’è molto tempo: la campagna dura 30 giorni, quindi fino a metà novembre!

Chi deciderà di donare, quindi, non solo aiuterà la produzione del libro e la stampa della prima tiratura, ma come ringraziamento riceverà, una volta raggiunti i fondi e realizzato il progetto, la copia del libro (che sarà disponibile in italiano e in inglese e che è già possibile preordinare).

A credere nel progetto non siamo solo noi di mammapretaporter, che segnaliamo molto volentieri la campagna, ma anche Telethon, che supporta questa lodevole iniziativa. Come spiegano i creatori, «#BambinoVolante è un libro sulla disabilità. È un libro per bambini, ma anche un po’ per adulti. Perché spesso sono proprio gli adulti ad essere incapaci di guardare oltre le barriere e gli imbarazzi della diversità, specie quella dei bambini. Vivere vicino ad un bambino disabile ti insegna che la disabilità non è solo quella dei grandi ostacoli, delle sofferenze, ma si cela anche dietro gli impacci quotidiani e i piccoli problemi che vanno risolti con un po’ di goffo ingegno e che ogni tanto strappano qualche risata. È da quegli aneddoti che siamo partiti, dalle storielle buffe, gli ascensori rotte, le sgommate in carrozzina. Abbiamo preso il tavolo delle disgrazie e lo abbiamo ribaltato, ci siamo fatti una risata e abbiamo scritto questa storia strampalata. La storia di un bambino che non può camminare, perché il caso infame lo ha privato della cosa più scontata: la forza di gravità. È la storia di una famiglia forte ed unita, che ha dovuto imparare a vivere con il naso all’insù. È la storia del #BambinoVolante»

Attraverso la storia e le bellissime illustrazioni il libro tratterà tre temi principali: la disabilità letta come un punto di vista differente sulla vita; i problemi della vita, che vanno affrontati anche con un po’ di sana ironia; e infine il viaggio, che qui è quello di Pat con i suoi genitori ma che è un’avventura che tutti possiamo vivere, affrontando le nostre paure.

Per maggiori info, potete consultare il sito Bambino Volante o le pagine Facebook e Instagram dell’iniziativa.

Pre-ordinate anche voi il libro del Bambino Volante!

 Giulia Mandrino 

Le Scuole di Reggio sono una delle modalità didattiche più innovative e speciali che abbiamo in Italia. A Reggio Emilia sono una realtà normale, ma nel resto d’Italia, anche se si contano alcune scuole che seguono i precetti pedagogici di Reggio, sono ancora difficili da trovare. Fanno quindi parte di quei progetti didattici italiani che dovrebbero essere più imitati, più utilizzati.

Se amate quindi il Reggio Approach, o se semplicemente volete sperimentare di cosa stiamo parlando, c’è una buona notizia: circa una volta al mese, infatti, il Centro Internazionale Loris Malaguzzi (intitolato al fondatore di questo approccio) di Reggio Emilia ospita nei suoi ambienti dei laboratori e delle proposte per le famiglie, aperti a tutti.

Le domeniche al Centro Internazionale Loris Malaguzzi: un’occasione per provare il Reggio Approach attraverso laboratori, atelier, esplorazioni e divertimento

La prossima domenica aperta a tutti sarà il 19 novembre 2017, ma potete tenere sotto controllo tutti i prossimi appuntamenti semplicemente controllando la pagina online dedicata: http://www.reggiochildren.it/bambinialcentro/.

“Bambini al Centro” è quindi l’occasione giusta per passare una giornata divertente e costruttiva in un ambiente stimolante, e allo stesso tempo è un ottimo momento per i genitori e per i bambini che ancora non lo conoscono per provare sulla propria pelle il metodo del Reggio Appoach, che vede al centro di tutto il bambino e che punta moltissimo sulla creatività e sulla manualità, che punta a seguire ogni bambino secondo le sue tendenze e che vede i genitori coinvolti attivamente e in maniera concreta nei programmi e nella vita scolastica.

Sulla pagina che vi abbiamo segnalato, quindi, possiamo di volta in volta trovare le attività che si svolgeranno quella data domenica presso il Centro Internazionale Loris Malaguzzi (viale Ramazzini 72/a, Reggio Emilia) e scegliere a quali partecipare, iscrivendoci direttamente sul sito.

Oltre alle visite all’Atelier (la stanza prediletta del Reggio Approach, quella utilizzata per imparare attraverso l’arte con l’aiuto dell’atelierista), troviamo laboratori creativi (come quello delle sculture in creta per dialogare con gli alberi, quello dedicato alla luce - altro elemento importantissimo nella didattica reggiana), esperimenti di scrittura, occasioni di scambio libri (il linea con la filosofia ReMida, quella del riciclo per sperimentare la sensorialità e per imparare l’ecologia e la sostenibilità)…

Non solo: nella caffetteria del centro c’è la possibilità di fare merenda tutti insieme con tè e tisane buonissimi, così come di ascoltare storie e narrazioni coinvolgenti raccontate dai genitori volontari di ReggioNarra.

Tra laboratori a pagamento (ma sempre contenuti: 8 euro l’intero e 5 il ridotto) e appuntamenti gratuiti, quindi, le famiglie possono costruire la loro giornata reggiana (che inizia sempre alle 14 per terminare alle 18.30 circa) fatta di attività ludiche, divertenti e coinvolgenti e di insegnamento, di creatività e di spensieratezza. Per ogni informazione oltre al sito potete contattare l’associazione Reggio Children dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17 al numero 0522513752 o alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Giulia Mandrino  

8 modi per giocare con gli acquerelli

Mercoledì, 25 Ottobre 2017 08:06

Gli acquerelli sono uno degli strumenti creativi più versatili e forse anche per questo, unitamente all’effetto strabiliante, piacciono moltissimo ai bambini. In casa non mancano mai (o non dovrebbero mancare), e la bella notizia è che si possono sfruttare non solo per colorare normalmente i disegni, ma anche per creare differenti opere d’arte, per giocare in maniera sensoriale e per provare esperimenti divertenti.

8 modi per giocare con gli acquerelli: dal puntinismo con i cotton fioc all’esperimento dei cristalli di neve, ecco i modi per sfruttare appieno e in maniera differente gli acquerelli che tutti abbiamo in casa

- Partiamo con le tecniche più semplici e più tradizionali, sempre però con un tocco in più. Con gli acquerelli una delle cose più divertenti da fare è creare semplici macchie di colore cangiante, poiché l’acqua permette di dare sfumature naturali senza sforzo. Dopo aver disegnato quindi cerchi di colori diversi e sfumature diverse, lasciamo che i bambini interpretino queste macchie come se fossero dei fiori da completare con un pennarello nero!

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(Art is Basic)

- Acquerelli e cannuccia: accoppiata vincente. Disegniamo una bella testa o un viso e coloriamo con gli acquerelli i capelli. Immediatamente, prendiamo una cannuccia e soffiamo sul colore: si creeranno linee bellissime e incredibili!

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(Pinterest)

- Con la stessa tecnica sono bellissime da fare le meduse: macchia di colore, cannuccia e pennarello ed è fatta!

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(Crafternoon Playdate)

- Un altro strumento che si può accostare agli acquerelli per sperimentare molte tecniche è il contagocce, che permette non solo di realizzare opere d’arte magnifiche ma anche di stimolare e allenare la manualità fine. Leggete il nostro articolo dedicato al contagocce e agli acquerelli per trovare altri spunti!

- Per avvicinare i bambini alla storia dell’arte possiamo proporre strumenti che gli mostrino la bellezza delle diverse tecniche: utilizzando, ad esempio, i cotton fioc per disegnare con gli acquerelli, potremo introdurre loro al puntinismo di Seurat e compagni, in maniera divertente e concreta.

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(Artful parent)

- Ora che si avvicina l’inverno, avete già provato l’esperimento dei cristalli di neve? Acqua, sale di Epsom e acquerelli stanno alla base di questa prova scientifica che affascinerà moltissimo i bambini.

- Infine, la combinazione acquerelli-bolle: basta versare in una ciotola dell’acqua mischiata a del sapone liquido e colorarla leggermente con delle gocce di acquerelli (le possiamo fare cadere dalla punta del pennello). Dopodiché con una cannuccia si creano le bolle, soffiando, e appoggiando il foglio alla schiuma si otterranno bellissimi disegni e forme creative.

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(Kids Kubby)

Giulia Mandrino 

"Biancaneve", il libro tattile

Martedì, 24 Ottobre 2017 13:14

La sensorialità è un elemento davvero importante per i bambini: è attraverso i 5 sensi che crescono e sviluppano la loro intelligenza e stimolarli sin dai primi giorni in questo senso è utile ed efficace. Soprattutto, è bello trovare attività che coinvolgano più sensi o più campi, come ad esempio le tavole tattili o l'alfabeto tattile per imparare a leggere. Tra queste sta anche la lettura, che se portata avanti con libri che integrano la tattilità diventa ancora più coinvolgente, stimolante e performativa.

Qualche giorno fa è uscito per la casa editrice La Margherita "Biancaneve", la tradizionale favola dei fratelli Grimm rivista con la semplicità di Xavier Deneux e resa ancora più affascinante dalla presenza di elementi interattivi e tattili davvero utili e ben sviluppati.

"Biancaneve", il libro tattile: con Xavier Deneux le favole tradizionali si trasformano in libri tattili utili per sviluppare l'intelligenza

Qualcuno di voi magari lo conoscerà già: Xavier Deneux è un illustratore parigino che si occupa spesso di letteratura per l'infanzia. I suoi disegni sono riconoscibili, semplicissimi e colorati, contrastati e a tinte unite. E i libri che sta sviluppando in senso tattile sono quelli che più conosciamo: La Margherita sta infatti pubblicando la versione tattile delle favole più conosciute, e Biancaneve è solo l'ultima di una serie.

"I tre porcellini", "Il gatto con gli stivali", "Cappuccetto Rosso" e "Riccioli d'oro e i tre orsi": finora sono uscite queste, e tutte si caratterizzano per la forte presenza di elementi tattili che stimolano il bambino non solo a leggere e ad ascoltare, ma anche a toccare e manipolare. Le pagine sono cartonate, i testi (in stampatello) semplici e veloci. Ma soprattutto ci sono moltissime parti in rilievo che si incastrano nelle pagine a fronte e che rendono il libro ancora più stimolante.

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Il libro di "Biancaneve" è quindi bellissimo da vedere come tutti gli altri di Deneux: alto, spesso, colorato e interattivo, coinvolge i bambini, che amano toccare le varie parti, scoprire gli incastri e i ritagli.

La favola, poi, è quella tradizionale che conosciamo, che si discosta dalle edulcorate fiabe da cartone animato ma che riprende gli elementi più reali e veritieri, i vizi e i valori umani nella loro totalità proprio come si addice alle vere favole tradizionali dei fratelli Grimm. Sin dalle prime letture i bambini cominceranno così a leggere i meccanismi del mondo, trovando nuovi livelli di lettura man mano cresceranno e man mano sfoglieranno il libro, cominciando facendoselo leggere dai genitori, imparando a memoria la storia attraverso le figure e imparando poi a leggere anche grazie ad esso (dato che lo stampatello sembra fatto apposta!).

Ci sono bambini indipendenti, che non vogliono mai l’aiuto di nessuno. Ci sono bambini tranquilli, che stanno sulle loro. Ci sono bambini che vogliono le coccole solo quando hanno necessità di essere confortati. Ci sono bambini timorosi. Bambini coraggiosi, bambini determinati, bambini emozionali, bambini sensibili, bambini scatenati. Ci sono bambini di tutti i tipi, e nessuno è sbagliato. Nemmeno quei bambini un po’ più bisognosi di attenzione, che cercano di catturare i genitori attraverso il pianto, lo sconforto, i “capricci” e mille altri atteggiamenti che esprimono chiaramente il loro bisogno di essere ascoltati, coccolati, compresi.

Questi bambini cercano attenzione. E tutte le zie Ignazie del mondo ci diranno: “Non prenderlo in braccio; vuole solo attenzione”; “Non coccolarlo quando piange così, vuole solo attenzione”; “Non aiutarlo, sa farlo da solo ma vuole solo attenzione”. E allora? L’attenzione è qualcosa di negativo? L’attenzione è pericolosa? Non ci pare proprio.

L’attenzione è un’esigenza naturale dell’essere umano. Quindi è meglio trovare un valido e alternativo metodo al dilagante “non dargli attenzione”!

Come comportarsi con i bambini bisognosi di attenzione: perché questo bisogno di attenzione è assolutamente naturale e come agire nel rispetto del bambino

Nel corso degli anni, l’educazione si è sempre basata su una credenza: dare attenzione ai figli è segno di debolezza, mentre esercitare autorità negando questa attenzione crea un rapporto sano di obbedienza e timore da parte del figlio, nel giusto rispetto della gerarchia genitori-figli. In realtà questo metodo è abbastanza brutale, e fortunatamente i rapporti stanno cambiando, con una tendenza a ritenere i figli non più una nostra proprietà da plasmare, ma persone con una loro individualità che noi dobbiamo guidare nel rispetto della loro natura.

In questo senso, allora, il negare l’attenzione per costruire un rapporto basato sulla paura non ha più senso. Il bisogno di attenzione dei bambini risiede nella loro stessa natura di esseri umani: non solo da piccoli, quando i figli dipendono fisicamente ed emotivamente dai genitori, ma anche da adulti. Ogni persona sente in sé il bisogno di essere ascoltato, compreso, visto e considerato dagli altri per potersi ritenere vivo in maniera equilibrata e sana. Perché quindi negare queste attenzioni ai bambini, che più di tutti stanno formando la loro persona?

Per capire la non-salubrità di un rapporto basato sulla negazione dell’attenzione, basta proiettare ciò che ipoteticamente facciamo con i nostri figli sui rapporti adulti: come ci sentiremo se nostro marito ci negasse l’affetto quando ne abbiamo bisogno solo perché in quel momento abbiamo bisogno di “capire qualcosa da soli”? Cosa proveremmo se nostra madre ci negasse un aiuto quando le chiediamo un consiglio, solo perché teoricamente “lo sappiamo fare da soli, stiamo solo cercando un po’ d’attenzione”? Come ci sentiremmo se i nostri affetti ci dessero il loro amore solo nel momento in cui abbiamo ottenuto qualcosa e non durante il percorso?

Il mondo ci dice di ignorare il pianto dei bambini. Ma mettiamoci nei loro panni: stanno solo cercando di capire come va il mondo, su cosa si basano i rapporti, su chi possono contare e come si possono relazionare. Vogliono capire cosa fare quando sentono di non riuscire da soli, o quando semplicemente, anche se in grado di fare qualcosa, non gli va di farlo da soli.

Ciò che dobbiamo fare è semplice: innanzitutto, considerare i bambini come esseri umani, prima che come figli. In secondo luogo, capire che il “bisogno di attenzione” è una forma di comunicazione attraverso la quale i nostri bambini ci stanno facendo capire che qualcosa non va. Ma cos’è questo “qualcosa”? Questo è compito del genitore capirlo. Ciò che non dovremmo invece fare è “lasciare correre”, lasciare che i bambini piangano, lasciarli da soli quando chiaramente ci stanno chiedendo aiuto. Proprio come facciamo per un amico adulto in difficoltà. Forse che non lo ascoltiamo? Forse che lo lasciamo piangere in un angolo?

Come in ogni sano rapporto che si rispetti il dialogo è la prima regola da seguire. Impariamo insieme a comunicare, adulti e bambini: a volte basta chiedere. I bambini, pian piano, impareranno a esprimere a parole ciò che provano, esternandolo, e diventerà un’abitudine virtuosa che smorzerà i comportamenti da “bisogno di attenzione” in favore del dialogo. Il bisogno di essere visti e ascoltati, aiutati e confortati ci sarà sempre, ma in un modo diverso, più costruttivo per tutti.

Perché non dobbiamo ascoltare chi ci dice che con questi comportamenti i nostri figli “ci stanno manipolando”. Stanno semplicemente cercando di capire come funzionano i nostri rapporti, tastano i nostri limiti (in maniera sana e naturale: stanno crescendo e imparando a stare al mondo). E se non conoscono un altro modo per farlo, utilizzano ciò che hanno a disposizione. Solo il dialogo e la comprensione sapranno cambiare la rotta, dando ai nostri bambini uno strumento in più per farci capire di cosa davvero hanno bisogno in quel momento.

Altra regola, che sembra scontata, è passare più tempo possibile con i figli. Perché spesso i comportamenti di cui abbiamo parlato sono dettati semplicemente dalla voglia di stare con noi, sfruttando il tempo di qualità e non solo quello quotidiano che spesso diamo per scontato. Perché la maggior parte delle volte stiamo insieme, ma non ce ne rendiamo conto e il tempo speso è inutile, perché non è sentito, e i bambini lo sanno. Siamo distratti, è normale. Ma almeno rendiamocene conto e viviamoceli davvero, i nostri figli, dandogli l’attenzione che meritano come ogni altro essere umano, ascoltandoli, capendoli e aiutandoli a capire di cosa hanno bisogno, fornendoglielo e fornendogli gli strumenti più adatti per manifestare le loro necessità.

Giulia Mandrino 

Se chi la assaggia la chiama "torta Nutella" un motivo c'è: questa torta cacao e nocciole preparata con olio di nocciole appena spremuto ricorda tantissimo la crema di nocciole che conosciamo (e, in questo caso, c'è molta più salute!). Ecco quindi la nostra (semplicissima) ricetta.

La torta di cacao e nocciole: la ricetta del dessert con olio di nocciole appena spremuto che ricorda moltissimo la crema al cacao più golosa di tutte

 

La vinaigrette è un semplice ma buon condimento per completare le insalate o per insaporire i nostri piatti. Bastano olio, aceto e propri ingredienti per prepararla, ma il bello è che con Frantoil di SiqurSalute possiamo produrre in casa addirittura l'olio, partendo dai semi oleosi che più amiamo (come quelli di lino, di canapa o di girasole). Ecco quindi la nostra ricetta per una vinigrette deliziosa e sana.

Vinaigrette fatta in casa: come produrre autonomamente il condimento a base di semi di lino e aceto

 

La maionese è la salsa per eccellenza. Se anche voi come noi la amate tantissimo (soprattutto con le chips di verdure o con quelle di farina di ceci!) ma non amate quelle confezionate o quelle troppo pesanti, questa ricetta è perfetta per voi, perché è completamente vegetale e perché potete preparare da voi tutti gli ingredienti, anche l'olio!

Maionese vegetale fatta in casa: la ricetta della maionese veg semplice e veloce con olio di girasole e latte di soia preparati in casa con Estraggo e Frantoil

 

Sara

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Cecilia

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