Ricetta davvero semplice ma che può essere utilizzata in tantissimi modi: come farcitura dei dolci, come ripieno di panini, come crema per un tiramisù veg, un dolce al cucchiaio o una bavarese. Insomma, è incredibilmente utile!

Come preparare la crema spalmabile vegan (versione dolce): 

Cercasi bambolotto, disperatamente

Lunedì, 30 Novembre 2015 13:13

Mio marito è agente di commercio, io giornalista: lui può avere un attacco di panico se lo fai stare più di un giorno seduto davanti a una scrivania, io posso soffrire di tachicardia se mi fai stare nel traffico quotidianamente. La mia amica Susanna ama stirare ma non cucina neanche per sbaglio, io invece me la cavo in cucina ma non sono capace a stirare. Ognuno è diverso e probabilmente lo è fin dal concepimento: sicuramente come genitori possiamo fare molto per la crescita dei nostri figli ma credo che le basi siano innate, che i nostri figli già dal grembo abbiamo delle caratteristiche non solo fisiche ma anche caratteriali ben precise. Così la mia primogenita in pacia era un terremoto, non mi faceva dormire mai: e ancora ora non ama dormire ed è molto agitata. Il mio maschietto dormiva sempre quando ero incinta e anche adesso è un gran dormiglione! 

Fin qui tutto semplice no? La domanda che mi pongo è: perchè, se accettiamo facilmente che noi adulti siamo diversi e generalmente non abbiamo la necessità di criticare la diversità (a te interessa se alla mia amica Susanna non piace cucinare?), con i bambini siamo così giudicanti? 

Se a partire dalle scuola materna noi genitori siamo più propensi ad eccettare l'individualità del bambino, con il neonato diventa una vera e propria ossessione per molti: il neonato ha uno standard ben preciso che deve esssere rispettato, ed è quello del bambolotto. Il bimbo bambolotto mangia, dorme, piange solo quando ha fame, fa la cacca non troppo e non troppo poco, sorride agli estranei e si fa prendere in braccio da tutti. Si addormenta in giro mentre sei a cena, ama le fotografie, l'acqua del bagnetto e farsi massaggiare. 

Ora prendiamo noi stesse e le persone intorno a noi e chiediamoci se noi corrispondiamo a questi canoni: mio marito odia i massaggi, ha difficoltà ad addormentarsi e in generale non ama stare in mezzo alla gente. Io odio quando le persone sconosciute mi toccano (potessi li prenderei a pugni) e piango anche senza motivo, sopratutto quando sono stanca. Ho giornate no, e sinceramente non so spiegarvi il motivo: forse perchè ho dormito male, forse perchè semplicemente quel giorno mi girano e basta. Quindi? Sono un adulto difficile? Non credo. Di sicuro non sono una di quelle persone super accomodanti, sempre sorridenti e sempre positive: ma sinceramente, quante ne conosciamo di queste?

E di preciso, perchè vostro figlio dovrebbe esserlo se, tra l'altro, il suo corpo e la sua mente devono ancora svilupparsi e magari piange perchè non riesce ad addormentarsi ma non ha 40 anni e quindi non può prendersi un libro da leggere o guardarsi un bel film in tv per convivere con l'insonnia?

Papavero3 

I tots sono delle crocchette di patate o di verdure molto famose nel mondo anglosassone: io le preparo molto spesso a casa mia perchè sono gustose, veloci da creare e mi consentono di far mangiare verdura al mio bimbo grande (e a suo padre anche). 

Ecco la ricetta per preparare dei deliziosi cavolfiore tots: un modo veloce e gustoso per far mangiare verdura ai bambini

Sophie è nata in Francia, ha cinquant'anni, ma è bella come il primo giorno. Il signor Rampeau la inventò nel 1961, e da allora è stata l'alleata di migliaia di dentini che spuntano in tutto il mondo.

Con Sophie la Giraffa, sicurezza e morbidezza a prova di dentino esistono: scopriamo questo giocattolo bello, sicuro e adatto ai bimbi tormentati dai dolori dei primi denti che spuntano.

Mordicchiare senza pericolo è il pensiero di tutte le mamme per i loro piccoli nel momento dello spuntare dei primi dentini. Un'alternativa ai soliti aggeggi c'è, ed è molto divertente: parliamo di Sophie, la giraffa creata con amore, con materiali rigorosamente atossici e seguendo un processo che prevede quattordici operazioni manuali necessarie affinché questa amica non rappresenti un pericolo per i più piccoli.
Anzi. Con la sua consistenza e il suo aspetto esotico e dolce, Sophie è amata da tutti i bambini a partire dai tre mesi di vita, e lo prova il fatto che i pianti a dirotto vengono spesso interrotti quando tra le loro braccia si infila Sophie. Accarezzabile e mordicchiabile, alta 18 centimetri e realizzata in caucciù naturale dipinto con colori atossici alimentari, la giraffina ha un aspetto davvero tenero, ed è perfetta per la percezione dei bimbi così piccoli.

La forma e la dimensione di Sophie sono studiate perché stiano esattamente e comodamente tra le mani dei bimbi in età da dentini: la sua presa è facile ed è maneggiabile con facilità per permettere i movimenti che in quel momento il bambino ritiene più confortevoli ad alleviare il fastidio.
Soprattutto (ed è questa la caratteristica che la differenzia e le fa fare un salto di qualità rispetto agli altri giocattoli pensati per quel periodo), Sophie la Giraffa stimola tutti e cinque i sensi, dimostrandosi pedagogicamente utile oltre che confortante.

La vista è incoraggiata grazie alle macchie scure in contrasto con il fondo chiaro, a somiglianza di una vera giraffa; il tatto è coccolato grazie al naturalissimo e morbidissimo caucciù; l'udito si allerta grazie al suono ottenuto nel momento in cui l'animale viene premuto; l'olfatto è in costante ascolto dell'inconfondibile profumo vanigliato, identificabile rispetto a qualsiasi altro odore. E infine ad essere stimolato è il gusto, su cui il bambino inevitabilmente si concentra mordicchiando e salivando teneramente su Sophie.

A partire da Sophie, protagonista indiscussa, sono nati successivamente altri giocattoli e personaggi.

Finora, le linee sono tre.

Nella prima, "C'era una volta", si possono trovare i funghetti Chan, Pie e Gnon, Fan Fan il cerbiatto, Gabin l'orsetto, Josephine la topolina, Kiwi l'uccellino, il gattino Lazare e la tartaruga Margot, pensati anch'essi per stimolare e alleviare i dolori della dentizione; e, oltre a quelli specifici per i dentini, è possibile trovare anche il giochino per il bagnetto e il sonaglino, di cui protagonista è di nuovo Sophie.

"So' Pure" è la seconda linea, pensata per essere totalmente ecosostenibile, prodotta in cotone organico 100%, fibra di mais e gomma 100% naturale. Al suo interno compaiono diversi giocattoli per i neonati, anch'essi pensati per stimolare i sensi. Dall'anello per la dentizione (più tradizionale) alle palline per la prensione, dai cubetti di caucciù fino a un altro giochino per il bagnetto.

La linea "Fresh Touch" vuole invece coprire tutti i momenti di bisogno del bambino, non solo quelli della dentizione. Trottole, tappeti interattivi, libri morbidi, set per la tavola, sonaglini: c'è un po' tutto, e, come sempre, ogni prodotto rispetta la natura e la sicurezza del bambino.

Detto ciò, non stupisca che Sophie da cinquant'anni a questa parte abbia preso un posto d'onore nel cuore di genitori e bambini: è meritato. È bella, tenera, naturale, sicura, confortante. E (un po' di frivolezza non guasta mai) le celebrities la amano altrettanto. Date un'occhiata alla gallery!

Sara Polotti

3 libri da regalare al papà a Natale

Lunedì, 30 Novembre 2015 10:17

La vita da mamma sicuramente vince il premio di quella più stressante in assoluto nel 99% dei casi, e qui non ci piove. Ma spesso anche quella dei papà non è male!

Ecco allora 3 libri da regalare al papà a Natale: 3 idee regalo per papà alle prese con una vita stressante

 

- "Cadere sette volte e rialzarsi otto"

 

Sembriamo essere condannati a vivere un’esistenza di cui a volte sembra fuggirci l’essenza. Ciononostante quando cadiamo, dobbiamo imparare ad accettare la sconfitta e poi a rialzarci. Per farlo dobbiamo riuscire a cambiare i signifi cati del mondo che ci assedia, cambiare la metafora della nostra vita, e trasformare l’energia della paura in capacità di agire nell’interesse di tutti. Infatti, il vero cammino verso il successo non è una lotta per vincere scontrandoci contro le avversità che incontriamo, ma è un percorso di conciliazione di quei confl itti che, originandosi dentro di noi, si proiettano sullo scherma del mondo esterno rappresentato dalla nostra esistenza quotidiana.

Con il racconto della sua vita, Luigi Zoia spiega come cavalcare l’onda dell’energia e ridirigerla dall’interno per costruire nuovi futuri. Zoia ci illustra come ha trovato il successo applicando i suoi principi di vita spirituali e come si possa riuscire a sviluppare la propria capacità di trasformare in modo positivo l’energia che proviene dalle situazioni ostili. Lo ha fatto dapprima come giovane campione sportivo internazionale di karate, poi come dirigente di banca e imprenditore a New York, approdando infine all’alta fi nanza internazionale; in un mondo ostile dove si combatte per annientare l’avversario. Zoia è tornato da questo campo di battaglia, che si estende dagli stretti e profondi canyon di Wall Sreet, tempio del capitalismo più crudele, sino alle strade e agli edifici degradati di Harlem, dove si manifestano le più profonde contraddizioni sociali che dilaniano i suoi abitanti. Ed è tornato per spiegare come il vero successo di trova solo raggiungendo l’unità dentro di noi, riconciliando il caos dualistico esterno-interno, e imparando a trovare e poi applicare una nuova, più effi cace metafora della propria vita.

LUIGI ZOIA è nato a Milano nel 1948. Cintura nera sesto dan di karate, è stato per tre volte vice-campione del mondo (1971, 1973, 1975), tre volte campione europeo e tre volte campione italiano di karate di Stile Shokotan. Laureato in Bocconi, dirigente di banca prima a Milano e poi a New York; nella Grande Mela è stato imprenditore nel settore immobiliare a cui ha fatto seguito l’apertura in Europa di una società fi nanziaria di gestioni patrimoniali. Recentemente ha fondato l’associazione culturale Conscious Business Group di cui è presidente.

 

- "Stress? no grazie sono resiliente"

 

Se pochi sanno davvero cosa si intende per ”stress”, un termine così inflazionato, ancora meno conoscono i meccanismi che lo regolano e i danni che può provocare se diventa cronico!

Esiste una soluzione che è dentro ciascuno di noi e si chiama ”resilienza”: è la capacità dell’uomo di uscire rafforzato dalle avversità della vita e spesso tra- sformato. la maggior parte delle persone neanche si rende conto di questa incredibile capacità perché non ne conosce il meccanismo e non ”si ascolta” come dovrebbe.

Attraverso un percorso teorico e pratico potrete conoscere davvero lo stress e imparare le tecniche più corrette per sviluppare la resilienza e uscire indenni dal ”Mal Essere”. scoprendo, alla famigerata data del 21 dicembre 2012, che forse la fine del mondo è semplicemente l’inizio di una nuova era. Quella del ”Ben Essere”.

Alfredo Formosa: legale specializzato in ”Asset Protection”, è anche Direttore di COnsulnET ll.C., agenzia di comunicazione scientifica statunitense che lavora nel campo delle neuroscienze. È da sempre appassionato di psicologia e filosofia, discipline che ha esplorato attraverso approfonditi studi. su queste tematiche ha scritto numerosi articoli e partecipato come relatore a conferenze. Per la collana Mental Fitness PuBlishing ha scritto anche ”Paradiso prêt-à-porter” e ”Med & lunch”.

Stefano Pallanti: Professore associato di Psichiatria all’università degli studi di Firenze, Dottore di Ricerca in neurofisiopatologia, Professore associato di Psichiatria e Direttore del Centro strategico di Eccellenza di Psichia- tria presso la Mount sinai school of Medicine di new York, Direttore dell’Agenzia di Psicologia Clinica e Psicoterapia presso l’Azienda Ospedaliera-universitaria Careggi di Firenze. ha tenuto conferenze in tutto il mondo, è autore di numerosi articoli e pubblicazioni scientifiche e collabora con riviste e giornali italiani ed esteri.

 

- "L'arte di Risalire"

Un incontro di lavoro in un noto caffè milanese diventa lo spunto per iniziare una chiacchierata sul tema della resilienza e sulle sue implicazioni nella vita di tutti i giorni.
Prendendo spunto da vicende ed esperienze sportive personali, la conversazione si sposta verso una rievocazione di eventi particolarmente drammatici che hanno
colpito personaggi importanti e famosi del mondo dello sport, campioni che hanno subito gravi incidenti e ”stop alla carriera”.
Perché qualcuno ce l’ha fatta a tornare, reinventandosi vita e carriera, e altri no? Quali sono i meccanismi che regolano la resilienza e come si può migliorare questa favolosa facoltà che tutti abbiamo? È proprio necessario ricorrere al doping per migliorare le proprie prestazioni?
Sono tutte tematiche di grande interesse per sedentari e sportivi, costretti entrambi ad affrontare quotidianamente prove e situazioni difficili. L’esempio fornito dai campioni dello sport può essere di grande utilità per la vita di tutti i giorni.

Alfredo Formosa: Legale specializzato in ”Asset Protection”, è anche Direttore di CONSULNET LL.C., agenzia di comunicazione scientifica statunitense che lavora nel campo delle Neuro- scienze. È da sempre appassionato di psicologia e filosofia, discipline che ha esplorato attraverso approfonditi studi. Su queste tematiche ha scritto numerosi articoli e partecipato come relatore a conferenze. Per la collana Mental Fitness PUBLISHING ha scritto anche ”Stress? No grazie, sono resiliente!”, ”Paradiso prêt-à-porter” e ”Med & Lunch”.

Elena Campanini: psicologa - psicoterapeuta, specialista in psicoterapia; si occupa di Psicologia Clinica della Salute, Sport e Movimento. Nell’ambito dello sport si è occupata della formazione di istruttori ed allenatori di varie discipline sportive e della preparazione mentale di atleti di medio e alto livello agonistico; ha collaborato con varie Federazioni Sportive del CONI; considera lo sport come una palestra di vita per tutte le età e come un’esperienza esistenziale, psico-educativa e riabilitativa insostituibile.

 

Oggi una mamma ci scrive: "Buongiorno, una domanda, si può dare la camomilla ad una bimba di quasi 5 mesi? se si cerca su web ci sono pareri discordanti, x la mia pediatra non si può dare nemmeno una goccia d'acqua. Che dire? mia figlia è molto irrequieta, forse si annoia non so, ma è stra carica di energia, diventa tesa con pugni e piedi stretti e urla a bocca chiusa. Consigli? grazie"

Ecco la mia risposta con i consigli per comprendere come far rilassare un bambino nei primi 8 mesi di vita: cosa fare e cosa non fare per aiutare il piccolo a dormire e rilassarsi

Buongiorno mamma, dunque la camomilla non è un'erba che agisce sul sistema nervoso rilassando, ma è benefica per l'apparato digerente, quindi aiuta a digerire. L'uso della camomilla per il sonno è frutto di una riuscita pubblicità di una nota marca produttrice ma non c'è nulla di più sbagliato di usare la camomilla. Anzi in alcuni soggetti la camomilla sortisce l'effetto opposto, quindi è un eccitante. Dunque eviterei.

Personalmente sono fortemente contraria all'utilizzo di tisane prima dei sei mesi, perchè:

1. fino ai sei mesi il bambino deve assumere secondo l'organizzazione mondiale della sanità solo latte materno o latte formulato (la tua pediatra ha ragione non ha bisogno di acqua)

2. servono fondamentalmente a noi adulti per darci l'idea di fare qualcosa per farli rilassare, tutto qui

3. possono essere mal tollerate dai bambini

4. le tisane per bambini in commercio sono zucchero e qualche erbetta buttata lì per caso

Cosa possiamo fare dunque?

- PENSIERI: dobbiamo accettare il fatto che i neonati non sono bambolotti e che hanno un temperamento in parte dettato dall'ambiente in cui vivono e in parte risultato della genetica. Dobbiamo sempre aver ben chiaro che ogni neonato, così come ogni bambino e ogni adulto è a sè, per cui basta con questa idea del bebè cicciobello, la vita reale è un'altra. 

- ROUTINE: i consigli dell'Ostetrica Angela Dinoia nel libro Il Neonato e i suoi segreti, edito da Mental Fitness Publishing

- ATTENZIONE AGLI STIMOLI: attenzione a non stimolare eccessivamente il piccolo come spieghiamo in questo articolo

- USARE LA FASCIA PORTABEBE': la fascia è davvero un toccasana per il bambino perchè è a contatto con la mamma (è un bisogno fisiologico, non un vizio), è contenuto fisicamente quindi si sente protetto, e poi è in posizione elvevata rispetto a terra, quindi ha la possibilità di avere stimoli visivi e olfattivi più interessanti. Visita la nostra sezione dedicata al babywearing

- FIORI DI BACH: ecco una miscela di fiori di Bach che aiuta il piccolo a rilassarsi

- TISANE: a partire dai sei mesi possiamo utilizzare queste tisane

- OSTEOPATIA: l'osteopatia pediatrica è un modo davvero eccellente per aiutare il naturale equilibri emotivo e fisico del bambino. 

Giulia Mandrino

 

 

 

L'ultimo ingrediente? Il riciclo

Domenica, 29 Novembre 2015 21:27

Si parla tanto, sempre, ovunque di cibo e di cucina, di ricette e di ingredienti, di cuochi professionisti e amatoriali. Ci sono programmi ovunque in tv, libri e riviste spopolano, tutti ci mettono la loro e anche noi ci mettiamo del nostro!

Si cucina di tutto in tv, dalle ricette più classiche, ai classici rivisitati, dagli ingredienti più introvabili a quelli più fantasiosi negli abbinamenti.
Si cucina a tema, a tempo, per ingredienti, a squadre, in gruppo, a staffetta, tutti contro tutti, si cucina ingredienti a sorpresa e chi più ne ha più ne metta.
I risultati non sono sempre quelli sperati, a volte invece rimaniamo stupiti.ì

In un famoso programma (ormai c’è la versione italiana, quella americana, quella neo zelandese e quella canadese) c’è chi cucina un menù completo in soli trenta minuti con ingredienti a sorpresa decisi dai giudici, nella realtà a me pare che i piatti siano alla fine, gira che rigira, sempre quelli: i pettini di mare, il purè di manioca o di zucca, cipolle caramellate, salsa di accompagnamento, riduzione di qualcosa, burro alle erbe o all’aglio, guacamole e verdure spadellate.

E la pasticceria? Potevamo esimerci dal cucinare una torta nuziale e tre piani coperta di fiori di zucchero, marmellata fatta al momento, frutta fresca e decorazioni di fondente in un’ora secca? O provare le dolci specialità di altri paesi, senza averle mai viste né assaggiate e doverle infornare e impiattare nel tempo di un battito di ciglia?

Ci sono addirittura pasticceri, ma in questo caso professionisti (!), che sfornano dolcezze di ogni tipo per un programma, è tutta gente che lavora in pasticcerie o ne ha delle proprie e poi al momento della prova li senti bellamente dichiarare cose del tipo “la prova è sicuramente difficile, non avevo mai fatto i bignè” ... “si tratta di temperare il cioccolato, una delle operazioni più impossibili” ... “la pasta frolla? E chi l’ha mai fatta”... no vabbè ma di cosa stiamo parlando, ma non lavori in pasticceria da sette anni? Ma non hai un tuo negozio da quattro anni? E che cazzo di torte fai se non sai lavorare il cioccolato, fare la frolla, sfornare i bignè...?
Alcuni personaggi poi sono ormai i volti noti della cucina: chi non conosce Gordon Ramsay e il suo filetto alle wellington, Cracco e la sua mania per le uova, la Parodi con tutto quello che c’è frigor l’importante è che si prepari in cinque minuti (e la adoro perché per le qualunque ingrediente è sostituibile con un altro, tipo se fai il risotto alle fragole e non hai le fragole vanno bene funghi... certo peccato che a quel punto sarà un risotto ai funghi e non alle fragole.. ma sono dettagli...), Simone Rugiati che mette spezie e zenzero ovunque perché lui li adora, la Clerici che con lo stipendio strepitoso che prende, dopo più di vent’anni alla prova del cuoco, libri di ricette ed un “ristorante” nel centro commerciale ancora non ha imparato a cucinare (e si vede!!).

Non commento i piccoli chef emergenti... a me un bambino che a dieci anni mi insegna come disossare un pollo lo trovo discutibile e contro ogni natura!
Tra le mille ricette più o meno innovative a periodi ci propinano quelle per riciclare gli ingredienti: a Natale il panettone, a Pasqua la colomba o il cioccolato, d’estate il riso avanzato; peccato che l’ultimo degli ingredienti che serve nella ricetta sia proprio quello da riciclare. Tipo?

“Vi capita che sia passato Natale (o Pasqua) e avete avanzato una fetta di panettone (o di colomba)? Magari proprio non avete voglia di mangiarla ancora così? Vi facciamo vedere come riutilizzarla e ricettarla per fare un dolcetto un po’ diverso... Prendete: cioccolato, latte, burro, uova, fate una crema, flambate con il rum i tocchetti di panettone, aggiungete alla crema delle nocciole tostate e tritate, guardine con un culì di lamponi e spolverizzate con zucchero a velo”... ok, altro? La mia ricetta? Prendete il panettone e mangiatevelo con un the, aspettate che sia passato il natale e vedrete che vi torna la voglia, non ingollatevi per tre o quattro giorni e vedete come vi va giù, fatevi una bella camminata al parco e vi torna la voglia di panettone!

“Per il cioccolato delle uova di Pasqua avanzate potete scioglierlo a bagnomaria aggiungere della panna, spolverizzarlo con la cannella, guarnirlo con scorzette di arancia che avrete precedentemente candito, aromatizzarla con un infuso di spezie o menta, creare una ganasce per guardine dei dolci, fare una crema, grattugiarlo su una torta...” Se volete, a mio modesto parere, potete schiaffarlo tra due fette di buon pane e farci merenda oppure congelatelo, state certe arriverà presto il momento in cui la voglia di cioccolato si fa sentire!

“Quando avanzate il risotto o il riso bianco il modo migliore per riutilizzarlo è, ad esempio, degli arancini. Fate un bel ragù, aggiungete i piselli, metteteci il riso e formate delle belle palline, impanatele e friggetele, potete anche aggiungere prosciutto, verdurine o la mozzarella per l’effetto filante” E poi avrete spignattato per altre tre ore. A parte che a me una basla di risotto così non mi avanza se non lo faccio intenzionalmente e poi di quello avanzato ti fanno vedere che ne usano un terzo, quindi punto a capo, hai altro risotto di cui “disfarti”, io lo metto nella pentola antiaderente e lo scaldo o così o al forno e ciao.

“Con il pane raffermo poi gli usi sono mille”... Ma a chi avanza tutto quel pane? Per quante persone lo comperate? Se dopo dieci volte ti avanza tanto pane perché la volta dopo non ne comperi meno?
Perché se devo aggiungere altri dodici ingredienti, programmarci una spesa ad ok e fare due ore di preparazione spignattando per riciclare una fetta di panettone raffermo o un etto di cioccolato, mi passa la voglia, io me lo butto in bocca così, perché il riciclo non può essere l’ingrediente di contorno ma quello principale, minima spesa massima resa! Sarà che in casa mia non avanza mai un cavolo se non cucino il doppio del necessario, sarà che peso tutto quello che butto in pentola, sarà che odio buttare la roba da mangiare, ma a me non capita manco per sbaglio di avere una ciotolona di risotto giallo avanzato! Quindi via con il riciclo, il cibo non si butta, certo che no.. ma che non diventi l’ingrediente “incriminato” per farci fare altra spesa!

Elena Vergani, autrice di Il mondo è bello perchè è variabile 

Foto credits: https://www.flickr.com/photos/15216811@N06/5300955223

Un tema sempre caro ai genitori è quello delle regole, spesso mi chiedono se darle, quando e soprattutto su cosa e come applicarle. Ma che cos’è una regola? Per rispondere almeno in parte a questa domanda dobbiamo fare una distinzione tra regole famigliari e regole sociali, le prime sono quelle regole che vengono create ed applicate in famiglia, le seconde invece sono quelle che ritroviamo nel tessuto sociale nel quale la famiglia ed i bambini sono immersi. Questa distinzione ci permette di capire che prima o poi il bambino si imbatterà in norme di comportamento che dovrà imparare a capire, seguire e crescendo anche a contestare. Il genitore ha quindi un ruolo fondamentale nell’introdurre il bambino nel contesto sociale d’appartenenza e questo passaggio, direi obbligato, passa anche attraverso l’interiorizzazione delle regole che vengono applicate in famiglia.

Ogni famiglia è diversa dalle altre e quindi anche le regole che vengono delineate sono diverse, non ci sono regole giuste o sbagliate ma solo regole che i membri della famiglia decidono e seguono. Le regole sono necessarie e sono una parte fondamentale della “cassetta degli attrezzi” di cui il genitore (con l’aiuto di tutti gli adulti di riferimento che il bambino avrà) dovrebbe dotare il bambino per aiutarlo ad affrontare il mondo esterno e la crescita; è necessario però che nella loro formulazione i genitori riflettano profondamente sui propri valori interni di riferimento, possiamo dire infatti che le regole non sono nient’altro che la definizione dello spazio di comportamento all’interno del quale i valori profondi si esprimono, ad esempio se per un genitore è fondamentale seguire il valore della cooperazione cercherà di insegnare al bambino il medesimo valore mettendo delle regole sulla condivisione dei giocattoli, sul prestito, sul giocare insieme.

E’ bene ricordare però che le regole senza l’esempio comportamentale da parte dei genitori non funzionano, se pensiamo che l’apprendimento del bambino passa principalmente attraverso il canale dell’imitazione è auspicabile che le regole non solo vengano dette, ricordate o scritte ma soprattutto applicate e seguite da tutti i membri della famiglia, verranno chiaramente fatte delle eccezioni e degli adeguamenti rispetto alla differenza tra adulto e bambino, alle varie fasi della crescita, agli equilibri che si creano ed ai cambiamenti famigliari, ma il valore di fondo sarà il contenuto più importante che il genitore vuole trasmettere attraverso la regola.

Il genitore deve guidare i propri figli non dandogli ordini o sottomettendoli alla propria volontà ma sostenendo i propri valori ed obiettivi con sufficiente integrità da farli sentire motivati a collaborare. Le regole sono uno degli strumenti principali che i genitori hanno disposizione per ricoprire il ruolo di guida, ed il modo più fertile per farlo non è imitare o seguire pedissequamente quello che i pedagogisti consigliano ma essere persone autentiche con i propri bisogni, gusti e limiti mantenendo però la piena consapevolezza del ruolo che si ricopre come genitore e come adulto di riferimento. In questo modo sarà possibile insegnare ai propri figli come acquistare sensibilità per i confini ed i bisogni degli altri.

I bambini piccoli spesso violano i limiti e le regole imposte dai genitori, non per mancanza di rispetto ma per un duplice obiettivo, soddisfare i loro desideri ed al contempo conoscere i genitori dedicando attenzione ai segnali ed alle risposte che ricevono. Vogliono sperimentare che cosa desiderano, che cosa gradiscono e che cosa accettano o rifiutano mettendo in atto un comportamento di “disubbidienza”. Con la crescita il bambino interiorizza il modo di vedere del genitore, ciò che è giusto e che cosa no, ciò che è bene e ciò che è male, nasce così profondamente la concezione morale. Questo processo di apprendimento richiede da parte del genitore chiarezza e ripetizione costante, non solo nella definizione delle regole ma anche nelle reazioni al comportamento del bambino che devono essere il più chiare e coerenti possibile. I genitori dovranno imparare anche ad aspettare che tutto quello appreso passi e si fissi nella coscienza del bambino ed il processo può richiedere da alcuni giorni ad anni. L’apprendimento è un meccanismo di esplorazione ha quindi bisogno per poter essere costruttivo di fiducia e di amorevolezza ma anche dei confini entro cui muoversi chiari e definiti e di un’atmosfera il meno tesa e negativa possibile. E’ necessario che il genitore dia un feedback a questo costante processo di esplorazione ed è bene che impari ad esprimersi in modo personale, sicuro, chiaro e veloce ed allo stesso tempo deve imparare a rispettare il desiderio di autonomia e di indipendenza del figlio. Il linguaggio (verbale e corporeo)utilizzato nel definire e ripetere le regole e nella reazione all’obbedienza o disobbedienza è importante , deve essere non solo sicuro e chiaro ma anche personale ed amorevole, per il bambino è più facile affrontare il processo di interiorizzazione delle regole se vengono espresse in questo modo, dire non si fa perché è così è un imperativo non personale il genitore potrebbe invece dire, “Per me è importante che tu faccia questo”, il concetto espresso è lo stesso ma la modalità è diversa, nella seconda frase il genitore trasmette il suo valore al bambino ed è per lui è più semplice capire il perché del comportamento richiesto e prevedere le reazioni del genitore facilitando così il processo di interiorizzazione.

Quindi regole si o no? Essendo inseriti in un contesto sociale la risposta è assolutamente si, con le accortezze descritte. Definire regole famigliari in linea con i propri valori profondi di riferimento, dirle e ricordarle ai figli in modo chiaro e coerente ed allo stesso tempo rispettarle. Reagire alla disobbedienza con fermezza ed allo stesso tempo con amorevolezza, ricordandosi che è necessario per il bambino esplorare anche la disobbedienza ma tenendo sempre saldi e precisi i limiti da rispettare comunicandoli in modo chiaro e personale. Non c’è una regola giusta ma è giusto che la regola ci sia.

Associazione Eupsichia
Centro psicologico
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20148 Milano
Tel: 02-48702143
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Ecco una deliziosa ricetta per fare in pochi minuti dei deliziosi biscotti di Natale al miele, scorza di limone e cannella, senza latte e senza zucchero (volendo è possibile sostituire il mieie con il malto ed eliminare l'uovo, così da creare la variante veg). 

Siamo sempre qui a criticare la zia Ignazia sui suoi pseudo consigli non richiesti, sulla sua incompetenza. In realtà sono convinta che le nostre nonne e ancor più le nostre bisnonne, su alcune cose ci superavano ampiamente, me compresa. 

Ecco allora le 4 cose che le nostre nonne facevano meglio di noi mamme di oggi: in che cosa le donne del passato erano più competenti di noi 

1. Il bambino non si sveglia mai quando dorme: è vero, il sonno del bambino è sacro, e a nessuna delle nostre bisnonne passava dall'anticamera del cervello di svegliare un bambino di un mese per portarlo a fare una commissione o perchè diventava troppo tardi e il piccolo rischiava di non dormire la notte. Così il detto "il bambino più dorme più dorme" è vero!. I bambini di 100 anni fa dormivano molto di più dei nostri e loro erano mamme assolutamente meno stressate. E la pediatria moderna lo conferma: anche se il bambino fa la cacca mentre dorme non deve essere mai svegliato (trovate la spiegazione del pediatra Luca Roasio nel mio libro Mamme pret a porter, il primo anno insieme, edito da Mental Fitness Publishing) ma il suo riposo deve essere al primo posto. Noi invece li portiamo a corsi per imparare a farlo mangiare, a cambiarlo e magari a farlo dormire, e nel mentre lo svegliamo per arrivare puntuali. La giornata delle mamme dell'800 e dell'inizio del '900 era molto più lenta priva di appuntamenti, per cui quando potevano e il piccolo era sveglio le donne si incontravano, uscendo in strada magari o recandosi a casa dell'amica.  

2. Meno paranoie: cresce poco, cresce troppo, mangia bene, mangia male, è sul percentile troppo basso, è stimolato poco, parla poco per avere 8 mesi, "ma il tuo beve già da solo dal bicchiere a 6 mesi?". Se da una parte la medicina ha fatto passi da gigante per cui grazie alle visite filtro pediatriche è possibile monitorare la salute del bambino ed essere in grado di intervenire in caso di necessità, allo stesso tempo le nostre bisnonne erano molto più sicure di loro stesse, grazie anche al supporto di una rete di donne importante, depositario di un sapere dato dall'esperienza di madre. Così si ponevano molte meno domande e bomardavano molto meno i loro piccoli di stimoli pessimi per il loro benessere: giostrine con luci psichedeliche assolutamente fondamentali per la crescita del bambino (io potrei avere una crisi di nervi se mi mettessero sopra il letto una roba del genere, magari con una musica straziante di sottofondo) non erano di certo previste. I bambini potevano uscire in cortile e in strada, potevano crescere non più responsabilità, di certo a 6 anni le scarpe se le allacciavano da soli. 

3. Tempi lenti: forse la più grande virtù che vorrei aver preso dalle mie bisnonne era la lentezza. Si perchè la vita era lenta, organizzata, monotona e routinaria ma si sa quanto questo tipo di lentezza faccia bene al bambino. Erano donne in  grado di stare mesi sedute con la tetta di fuori e il bambino attaccato (la maggiorparte di noi hanno bisogno di muoversi in maniera complsiva in casa non è così??!!!), non avevano bisogno di fare grandi giri ai centri commerciali la domenica perchè in casa scleravano: si sedevano davanti alla stufa ad allattare, magari parlando con delle amiche o delle sorelle. Così si celebrava l'arrivo delle stagioni, si parlava per mesi del Natale e la festa di paese era un evento atteso per settimane. 

4. Non avevano il telefonino: si, questo proprio lo dobbiamo dire, non c'era il telefonino, il bambino non vedeva la sua mamma continuamente intenta a scrivere su un rettangolino senza sapere cosa stesse facendo. E non era interrotto nella sua relazione. 

5. Less is more: pochi oggetti, davvero apprezzati, amati ed attesi. Pochi stimoli, pochi impegni, ma attesi e vissuti come un "Sabato del Villaggio" di Leopardi. Sta iniziando la corsa al Natale con bambini bombardati di giochi, tendenzialmente isterici in quei giorni perchè devono fare la maratona delle cene dai parenti se non dei viaggi per andare in un "posto a misura di bambino". Ma sopratutto è inondato di giochi che, lo sappiamo anche noi, useranno effettivamente per il 10%, il resto sarà nesso nel dimenticatoio e poi dato via. E non è la solita romanzina, credo che fosse molto più appagante e soddisfacente per un bambino (ma anche per un adulto) un Natale 150 anni fa dove davvero di respirava la magia del momento. A prescindere dal Natale, in generale ogni cosa aveva il suo valore, il suo tempo: non c'era bisogno di possedere un tablet a 3 anni e magari una mamma e un papà che fanno straordinari per comprarlo: bastava un gioco in legno per sentire il cuore a mille e gli occhi colmi di lacrime di gioia. Quel gioco era il diversivo dai giochi veri che dovrebbe fare un bambino: giocare in cortile con la terra, con le palle di fieno, con la ghiaia, nelle pozzanghere, con la bici magari e in inverno con la neve. Qui non sto parlando di etica, sto parlando di soddisfazione personale. E le nostre bisnonne, volenti o nolenti davano questi 5 doni ai loro figli. 

Noi rispetto a loro abbiamo una cosa in più: possiamo scegliere. 

Giulia Mandrino

Foto Credits: https://it.wikipedia.org/wiki/Campana_(gioco)#/media/File:Duverger_Hopscotch.jpg

Sara

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Cecilia

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