La capacità dei libri è unica: appassionano i lettori e insegnano, in maniera naturale, a mettersi sempre nei panni dell’altro. E poi permettono di identificarsi nei protagonisti, trovando risposte alle domande difficili a cui non si trova risposta.
Ecco perché i libri per bambini sul bullismo sono importanti: perché insegnano ai bambini l’importanza di non essere cattivi mostrandone le conseguenze; perché danno a quei bambini bullizzati degli strumenti per affrontare questa situazione; e perché, in generale, ci rendono persone migliori.
Tutti, prima o poi nella vita, ci siamo trovati vittime di qualcuno di più grande o più “forte” di noi, che con prepotenza ci mette in situazioni spiacevoli. Ci si sente spaesati, spaventati, soli, inferiori… E i libri ci insegnano non solo che tutti possiamo esserci trovati in una situazione del genere, ma soprattutto che non è impossibile uscirne, svoltare la situazione e vivere più sereni.
Ecco i nostri libri preferiti per parlare di bullismo ai bambini, ma, soprattutto, per insegnare moltissime cose di valore della vita, dal rispetto all’unicità di ognuno di noi, che è preziosissima.
Per i bambini più piccoli ecco Tea, una bambina di sei anni con una bella famiglia, una vita scolastica normale e tanti amici. I bambini con lei si possono identificare molto bene, e insieme a lei risponderanno alle domande sui bambini più arroganti e maleducati: ma perché fanno così? Perché esistono i bulli?
Un titolo bellissimo che fa venire voglia di leggere, per quanto è musicale. E infatti a scrivere questo libro è stata Vivian Lamarque, poetessa che in questo caso offre la sua penna ai bambini, per raccontare come sono i bambini, tutti i bambini. Ci sono quelli educati, quelli un po’ strani, quelli con cognomi che fanno ridere. E poi ci sono quelli cattivi, senza se e senza ma. E anche se è poco politically correct, Vivian Lamarque è davvero brava a puntare i riflettori sull’importanza dell’educazione, della bontà, del rispetto e dell’unicità di ognuno di noi.
Questo libro della “libreria dei ragazzi” parla di una classe normale, in cui i bambini si riconosceranno. Anche nella loro ci sono tre bulletti fastidiosi? Beh, anche in questa. Ma le cose cominceranno a cambiare durante un giorno di maggio!
Di questo libro di Daniela Valente ve ne avevamo parlato in questo articolo. Ci piace perché parla da due punti di vista, quello del bulletto arrogante e quello del timido ragazzo che subisce le angherie. Ciò che ne esce sono i problemi di entrambi, e per questo è un bellissimo libro per tutti, per imparare l’importanza di mettersi sempre nei panni dell’altro.
Se il film ha avuto successo un motivo c’è: R.J. Palacio in “Wonder” racconta una storia che arriva dritta al cuore, che appassiona e che fa aprire gli occhi. La storia è quella di Auggie, nato con una deformazione facciale, ma narra soprattutto gli avvenimenti quotidiani della sua vita, quelli che tutti viviamo. Come viene accettati a scuola? Come lo trattano gli altri?
Eh sì, tutti prima o poi l’abbiamo pensato. E questo libro parla proprio a quei bambini che si stanno trovando in questa situazione. Ma perché ce l’hanno con me? Ma che ho fatto? Ma perché sono così prepotenti? Il linguaggio semplice di questo libro risponde alle domande in maniera perfetta, dando anche alle vittime dei bulli qualche semplice strumento e strategia da applicare per difendersi in maniera positiva.
Che la tecnologia abbia pervaso le nostre vite è un dato di fatto. Ed è un dato di fatto anche la tendenza dei nostri figli ad utilizzarla moltissimo. Certo, il digitale e le nuove tecnologie possono fare danni. Ma non se utilizzate con intelligenza, dosando i tempi di fruizione da parte dei bambini e, soprattutto, sfruttandole con un intento educativo.
Esistono, infatti, moltissime App per tablet e smartphone davvero educative: per imparare una nuova lingua, per esercitarsi con la matematica, per imparare il coding fin da piccoli… Ce ne sono davvero per tutti i gusti e per tutte le esigenze.
Le app educative in inglese per bambini: quali applicazioni per smartphone e tablet dovremmo scaricare per rendere la tecnologia uno strumento educativo per bambini
Per i bambini che stanno cominciando a imparate a leggere e per quelli che vogliono leggere anche in inglese, Teach Monster è l’applicazione giusta. “Teach your monster to read” è la dicitura lunga, ovvero “Insegna al tuo mostro a leggere”. Attraverso giochi e attività interattive i bambini allenano la capacità di riconoscere i suoni e le lettere abbinate, imparano la sillabazione in inglese, e nel giro di poco migliorano moltissimo la capacità di lettura, sempre giocando e divertendosi.
Teach Monster per iOS
Teach Monster per Android
Un bingo per allenare le capacità matematiche! Sembra un sogno ma non lo è. Adatta per bambini dall’ultimo anno di scuola materna fino alla quarta elementare, Pet Bingo è un gioco animato da favolosi animaletti che attraverso varie sfide aiuta i bambini a riconoscere i numeri, a fare moltiplicazioni, addizioni, sottrazioni e divisioni, sfruttando il gioco e gli stimoli visivi.
Pet Bingo per iOS
Pet Bingo per Android
Bellissima, quest’app permette di giocare in due, appoggiando lo smartphone o il tablet su una superficie orizzontale, come fosse una sorta di battaglia navale. I due sfidanti dovranno vincere risolvendo le operazioni, in una sfida a colpi di duelli di matematica!
Math Fight per iOS
Math Fight per Android
Un’applicazione, questa, per i bambini amanti della lettura e per chi vuole appassionare i propri figli al piacere del libro! Su Epic troviamo infatti libri e letture per bambini, per tutti i livelli di lettura e per tutti i gusti, con migliaia di titoli. Attraverso un abbonamento mensile, quindi, avremo una libreria per bambini praticamente illimitata!
Per i bambini che stanno imparando il concetto di tempo e a leggere l’ora, ecco un’applicazione davvero bellissima, divertente ed efficace. Si chiama Telling Time e attraverso giochi, problemi e attività interattive rende la lettura dell’ora più semplice, divertente e concreta, aiutando i bambini a capire meglio i concetti di tempo, notte, giorno, mesi, stagioni….
Oh, che bella notizia! Che farà felici soprattutto i genitori di quei bambini che hanno riempito la casa di dinosauri giocattolo (quelli su cui inciampiamo sempre!), di peluche a forma di triceratopo, di libri sulla preistoria… I dinosauri rendono i bambini più intelligenti, e a dirlo è la scienza!
Capita spesso: dopo aver visto una mostra sui dinosauri, dopo una visita ad un parco divertimenti a tema o semplicemente dopo aver scoperto l’esistenza di questi giganteschi animali preistorici, i bambini ne diventano ossessionati. Libri, giocattoli, peluche, oggetti a tema, travestimenti… Una volta che la dino-ossessione ha preso il via, è difficile fermarla.
Ma ora c’è una buona notizia: se già eravamo contenti di questo amore dei bambini per i dinosauri (perché, diciamolo, è un bellissimo interesse!), ora arriva uno studio che mette ancora più in evidenza come l’amore per i dinosauri sia educativo e unico.
Secondo questo studio pubblicato sulla rivista Developmental Psychology, i bambini ad un’età molto piccola sviluppano un interesse super intenso per macchine, treni e automobili, ma anche per i dinosauri. E i ricercatori descrivono bene questo interesse prendendo ad esempio un caso tipico:
“Un bambino di quattro anni”, spiegano, “interessato ai dinosauri, ha cominciato ad amarli più o meno a 18 mesi. Guarda i libri (romanzi e non-romanzi) sui dinosauri, si identifica e si compara ad essi. Fa mille domande dettagliate ai genitori riguardo ai dinosauri - come vivevano, cosa mangiavano, come cacciavano e così via - e passa ore a giocare con centinaia di dinosauri giocattolo, organizzandoli in scene elaborate. Realizza poi innumerevoli disegni dei diversi tipi di dinosauri”.
Riconoscete i vostri bambini? Beh, è perché è proprio così.
Il fascino esercitato dai dinosauri sui bambini non è però fine a se stesso. Quello verso i dinosauri è un interesse concettuale molto elaborato, e quando i bambini li amano tendono ad informarsi, a immedesimarsi, a giocare e a ricercare, e questo porta ad avere più attenzione e concentrazione, ma soprattutto a sviluppare una capacità importantissima, quella di processare le informazioni.
Questo accade perché i bambini diventano consumatori attivi e non passivi delle informazioni che ricevono, e questo porta ad imparare davvero moltissime cose.
Ma non è un “imparare” astratto, fine a se stesso. Questa capacità di processare informazioni, di ricercare e di interessarsi a fondo è solo un primo approccio allo studio, che servirà loro, crescendo, per diventare prima ragazzi e poi adulti in grado di informarsi a fondo.
Fin da piccoli, insomma, i bambini amanti dei dinosauri capiscono che un argomento può essere davvero affascinante non solo a livello superficiale, e che informandosi, incuriosendosi, leggendo e facendo domande si impara molto di più, in maniera attiva, coinvolgente e interessante. Una capacità, questa, che tornerà molto utile quando studieranno, ma anche sul lavoro quando saranno grandi.
Un altro aspetto da non sottovalutare è poi il sapere più degli altri. Soprattutto, più dei genitori. Perché se i bambini inizialmente fanno domande a mamma e papà, più imparano, più si informano e più capiscono e più diventano più esperti dei loro genitori. Questo fa sentire i bambini sicuri di sé, aumenta la loro autostima, li fa sentire autorevoli in maniera positiva. E lo stesso studio, alla fine, sottolinea come questo loro sapere - anche se l’interesse per i dinosauri poi scemerà naturalmente intorno ai 4-5 anni - sarà loro di grande aiuto nella vita, perché i bambini con un interesse così forte in età infantile risultano poi essere più intelligenti della media quando più grandi.
Resistiamo, quindi, e non arrabbiamoci per l’ennesima domanda sui carnivori e sugli erbivori o per gli innumerevoli dinosauri che continuiamo a calpestare (povere piante dei piedi): va tutto a beneficio dei nostri bambini, che in questo momento stanno sviluppando la loro capacità di attenzione, di interesse e di ricerca, attraverso ciò che sanno fare meglio: giocare.
La gratitudine a volte è sottovalutata. E non parliamo dei semplici “grazie”, ma della consapevolezza dei doni che riceviamo ogni giorno, delle persone che ci attorniano, della nostra famiglia… E non solo a livello educativo (sappiamo quanto sia giusto e importante insegnare ai bambini il valore della gratitudine), ma anche per la serenità personale e familiare.
Prendere consapevolezza delle fortune che abbiamo, infatti, fa benissimo, anche e soprattutto quando stiamo passando periodi non semplici o quando ci troviamo in situazioni dure e pesanti.
Ecco dunque qualche piccolo esercizio per vivere ogni giorno consapevoli di ciò che abbiamo e, soprattutto, per vivere grati e, di conseguenza, più sereni.
Il barattolo della gratitudine sembra un esercizio per bambini, ma in realtà non lo è. Una buona cosa è farlo tutti insieme, oppure realizzarne uno per componente della famiglia, senza sminuirlo a “gioco per bambini”. Scrivere i pensieri e mettere nero su bianco ciò per cui siamo grati è importantissimo e lo rende più tangibile e concreto, e questo non può che fare bene, anche per mettere nella giusta prospettiva le cose della vita.
Dire “grazie” sembra scontato, o addirittura futile, ma non lo è. Anche quando prendiamo un caffè al bar, anche quando qualcuno si sposta per farci passare, anche quando nostro marito ci passa il telecomando o quando i bambini ci porgono qualcosa. Dirlo sempre è un’abitudine, è vero, ma è un’abitudine bellissima, che svolta le giornate, soprattutto quando detto con un sorriso. Dire “grazie” è mostrare la nostra gratitudine nei confronti dell’altro, e un gesto così piccolo, se tutti lo facessero, potrebbe davvero cambiare il mondo.
A volte le situazioni più difficili ci tolgono la prospettiva. Ovvero: non vediamo più che le cose negative. Esercitare la gratitudine pensando a ciò per cui siamo grati e ringraziando chi ci sta attorno rende le cose più sopportabili e piacevoli, perché ci porta a pensare alle cose positive anche nei momenti più bui e difficili. Cerchiamo quindi sempre di guardare le situazioni da diverse angolature.
Ormai si sa: togliere le persone tossiche e negative dalla propria vita non è un atto di egoismo, ma è una decisione ammirevole, se questo ci fa stare meglio e vivere più serenamente. Allo stesso modo, possiamo puntare sul contrario, ovvero circondarci di persone che abbiano i nostri stessi valori, che apprezzino il nostro essere loro grate e che ci facciano sentire la loro gratitudine nei nostri confronti. Perché la gentilezza crea un circolo virtuoso davvero benefico.
A volte anche un semplice sorriso può fare moltissimo. Un sorriso dice “grazie”, dice “Con te sto bene”, dice “Ti sto vedendo”, dice “Ciao”. Un sorriso esprime gratitudine, anche ad uno sconosciuto su un tram, e anche e soprattutto a chi ci sta vicino. A volte è difficile sorridere, ma sforziamoci per quel secondo che un sorriso richiede: vedrete che la situazione cambierà, si distenderà e farà vedere tutto in una nuova prospettiva positiva e grata.
A volte (quando si ha questa fortuna) ci sono i nonni che corrono in aiuto (spesso volentieri, ma non è così scontato). Altre volte, in emergenza, chiediamo a qualche amica, a qualche zio, a qualche parente lontano… Ma non sempre è semplice trovare qualcuno che ci guardi i figli quando vogliamo uscire o abbiamo un impegno, e soprattutto non sempre ci sentiamo a nostro agio, chiedendo aiuto.
Il problema però è un altro: ancora troppi genitori sentono una sorta di “senso di colpa” a lasciare i bambini con qualcun altro. C’è chi riesce a passare qualche ora lontano senza problemi, ma anche chi non riesce a stare proprio a cuor leggero. In ogni caso, se a non lasciarci staccare dai bambini è il senso di colpa, beh, abbandoniamolo! Non ha alcun senso lasciarsi sopraffare da questa sensazione quando non c’è assolutamente nessunissima colpa nel lasciare i propri bambini per qualche ora con qualcun altro.
Ma a chi, quando non si hanno i nonni vicini? Alla babysitter. E qui si apre un altro capitolo: dove trovare questa babysitter? Non siamo più negli anni Ottanta, quando bastava chiedere alla figlia adolescente del vicino di pianerottolo. E, soprattutto, vogliamo essere certi delle referenze, della bravura e delle competenze della persona alla quale affideremo i nostri figli.
Udite, udite, perché c’è una buona notizia: come spesso accade, la tecnologia ci viene in aiuto, e stavolta lo fa con un sito e un’App dedicati proprio alla ricerca del babysitter. Il servizio si chiama Babysits, ed è dedicato ai genitori che cercano un/una babysitter e ai/alle babysitter che cercano lavoro.
L’idea dietro a Babysits è davvero semplicissima: si tratta di un’App che mette in comunicazione i/le babysitter con chi è in cerca di un/una babysitter, filtrando per città e per data.
Babysits è quindi una community che mette in contatto migliaia di genitori con altrettanti babysitter. La ricerca è molto semplice, ed è possibile eseguirla sia dalla piattaforma online (ovvero il sito internet) oppure attraverso l’App scaricabile su dispositivi iOS o Android. Basta inserire negli appositi spazi la propria città o il codice postale, e da lì si aprirà un elenco di babysitter presenti in zona, con una descrizione, i servizi offerti e la possibilità di contatto.
Attraverso un’interfaccia semplice e intuitiva, i genitori possono così filtrare la babysitter a seconda delle esigenze, pianificando data e ora del servizio e comunicando poi direttamente con la persona scelta.
Babysits dà poi la possibilità di accedere ad un servizio premium, registrandosi e acquistandolo con un piccolo abbonamento mensile. Il servizio Premium di Babysits è pensato per i genitori che si affideranno molto al servizio e per i babysitter che vorranno sfruttare appieno le funzionalità del sito.
Le informazioni delle babysitter sono verificate, e, inoltre, il fatto che si tratti di una community rende tutto più sicuro e affidabile, grazie anche alle recensioni degli altri utenti.
Il consiglio è dunque quello di provare il servizio di Babysits, semplice e veloce, contattando il babysitter che preferiamo e incontrandolo prima del primo servizio, in modo da verificare personalmente con chi abbiamo a che fare (reciprocamente). Dopodiché usciamo, lasciamogli fare il suo lavoro, e alla fine lasciamo una recensione: in questo modo Babysits crescerà, aumenterà la sicurezza e diventerà un luogo online nel quale trovare vere referenze e persone fidate alle quali finalmente affidare i nostri bambini senza per forza scomodare vicinato e parentado!
Niente zucchero, niente burro, solo tanto gusto e tanta leggerezza e naturalezza per questa torta perfetta per lo svezzamento, ottima sia per i grandi che per i piccini, e adatta dunque tanto all'autosvezzamento quanto allo svezzamento naturale.
La nostra torta per lo svezzamento è vegana, poiché non prevede ingredienti di origine animale, ed è a base di banana e zucchero di cocco (che non è zucchero, ma semplicemente un dolcificante naturale derivante dalla linfa della palma da cocco, che dolcifica, non altera il sapore dei piatti e non fa alzare la glicemia).
4 banane
250 grammi di farina integrale
100 grammi di zucchero di cocco biologico
100 grammi di olio di semi di girasole
130 grammi di latte di farro
una bustina di lievito per dolci
Schiacciamo per prima cosa le banane con la forchetta, quindi mescoliamole allo zucchero di cocco amalgamando bene l'impasto e aggiungendo a filo prima l'olio e poi il latte, continuando a mescolare.
Aggiungiamo al composto anche la farina setacciata e il lievito, mescolando bene.
Versiamo quindi l'impasto in uno stampo in silicone o in una tortiera oliata e infarinata (oppure ricoperta con carta forno) e inforniamo in forno già caldo a 180 gradi. Lasciamo cuocere per 30-40 minuti, facendo la prova dello stuzzicadenti per controllare la cottura (uscendo, lo stuzzicadenti deve risultare asciutto).
Lasciamo che la torta raffreddi, togliamola dallo stampo o della tortiera e serviamo.
Possiamo anche realizzare questa torta in forma di muffin, utilizzando degli stampini e dei pirottini e diminuendo i tempi di cottura a 20-25 minuti.
Parlarne, confrontarsi con chi ci sta accanto e trovare qualcuno che ha vissuto la nostra stessa situazione, così come un analista che sappia indirizzarci e guidarci verso la serenità: ci sono tanti modi per superare un aborto spontaneo. Ma una morte prenatale è sempre difficile, potente, e lascia ferite profonde. È un trauma che ognuno vive in maniera diversa.
Tra i molti aiuti che possiamo trovare, anche i libri possono diventare uno strumento valido, soprattutto quando parlano dal cuore e quando diventano la voce di donne come noi, che questa tragedia l’hanno vissuta al nostro pari.
Ecco dunque qualche libro che potrebbe diventare un valido aiuto, da leggere quando ci sentiamo pronte per trovare tra le parole scritte emozioni, sensazioni e strategie che potrebbero farci superare al meglio il trauma di un aborto.
Questo libro di Giorgio Cozza raccoglie riflessioni e testimonianze sulla perdita prenatale, offrendo anche risposte su questa situazione che, purtroppo, colpisce una gravidanza su quattro. Perché accade? Potrebbe succedere nuovamente? E come vivere una eventuale gravidanza successiva senza l’ansia portata da questo trauma? A parlare sono numerosi esperti, psicologi, ostetriche, ginecologi, neonatologi, che spiegano in maniera semplice le reazioni fisiche ed emotive della donne e l’elaborazione del lutto.
A cura di Claudia Ravasi, il libro raccoglie i racconti delle mamme di Ciaolapo, associazione che si occupa proprio di lutto perinatale. Ascoltando le parole di chi come noi c’è passato, possiamo trovare forza e voglia di reagire. L’Associazione CiaoLapo Onlus promuove la salute materno-infantile e offre sostegno ai genitori che perdono i figli in gravidanza o dopo il parto.
Silvia Giannatti in questo romanzo parla di Valeria, che a un solo mese dalla nascita del figlio sente pronunciare quelle tremende parole che chi è passato da un aborto spontaneo conosce benissimo: “Non c’è battito”. Lacerata dal dolore e stravolta dal trauma, Valeria deve superare questa morte, e la scrittura la aiuta moltissimo.
“Becoming - la mia storia” è l’autobiografia di Michelle Obama. Tra i racconti, parla anche della sua esperienza, di quando lei e Barack hanno provato sulla loro pelle la tragedia dell’aborto spontaneo. È un piccolo capitolo in un libro denso di vita: anche per questo può essere utile alle mamme e ai papà che, come gli Obama, sono passati dal lutto prenatale.
Libro di Laura Bulleri e Antonella De Marco, “Le madri interrotte” parla delle (e alle) madri che dopo aver preparato la cameretta e la culla, la trovano vuota. Le autrici propongono un approfondimento psicologico per iniziare o continuare il processo di elaborazione del lutto e depotenziare l'impatto del trauma.
Questo è un graphic novel di Julie Maggi che racconta, con immagini e parole, l’esperienza di Christine, che a diciannove anni viene sconvolta da un aborto spontaneo, rendendosi conto di non avere il controllo totale del suo corpo. Un evento, questo, che cambia per sempre la percezione della sua vita e delle tragedie in essa. Il libro è molto forte ed esplicito, ma veritiero e potente.
Se una volta esisteva solo la classica Barbie, fortunatamente oggi le bambole esistono di tutte le forme e di tutti i colori, per tutti i gusti. Certo, guardandoci intorno ci accorgiamo che il divario è ancora pesante (la percentuale di bambole “bianche” e “magre” sul mercato è ancora altissima, rispetto alle altre), ma non per questo dobbiamo per forza indirizzarci su quelle.
È giusto che i nostri bambini crescano con bambolotti diversi, non solo biondi con gli occhi azzurri! E non solo per abituarsi alla diversità di pelle degli esseri umani, ma per capire che esistono diverse corporature, diverse forme di occhi, diversi stili. Diversità in generale, insomma. E il bello è che in questo modo possiamo proporre ai nostri figli anche bambole vicine al loro essere, in modo da potersi identificare meglio.
Ecco dunque una selezione di bambole e bambolotti da regalare ai nostri bambini se non vogliamo fossilizzarci su quelli biondi con gli occhi azzurri.
Le bamboline di pezza Kaloo Tendresse sono davvero bellissime: morbide e coccolose, dal disegno super carino, esistono di tutti i tipi, con vari outfit e varie bellezze. Questa, ad esempio, si chiama Manon.
Mentre questa è Fleur.
E questa è Jade.
Anche le bambole di pezza One Dear World sono bellissime: multiculturali, rappresentano maschi e femmine. Qui possiamo comprare il set di quattro bambole completo ad un prezzo molto conveniente, per fare giocare i nostri bambini leggendo il libro allegato, “London hat hunting mission”.
Per i bambini che amano i bambolotti realistici per giocare ai genitori, Miniland ha pensato ad una serie di bambole del mondo davvero belle e diverse. Si può scegliere tra la bambola dai tratti europei, quella dai tratti asiatici, quella dai tratti africani, sudamericani… Insomma, per ogni bimbo c’è una bambola!
Anche Barbie non produce più solo Barbie. Bellissima è la serie di Inspiring Women che ha recentemente realizzato. Ci troviamo Frida Kahlo, Iris Apfel, Katherine Johnson, Rosa Parks...
E poi troviamo le Barbie un po’ più curvy, un po’ diverse dal solito e decisamente bellissime nella loro unicità, come questa, o come questa fashionista con protesi alla gamba, o, ancora, Barbie in sedia a rotelle.
Da poco in Italia è arrivata Baby Alive, favolosa non solo perché di mille forme e colori (ci sono bionde, brune, maschi, femmine, europee, asiatiche, con diversi tagli di capelli…) ma anche perché parlano, rispondono in italiano e in inglese e, soprattutto, permettono anche ai maschi di poterci giocare, attivando la modalità “papà”. In questo modo le bambole risponderanno agli stimoli dei bambini comunicando in maniera inclusiva. Perché le Baby Alive sono interattive: i bambini possono spannolinarle, nutrirle, aiutarle a imparare a parlare… E anche grazie a loro la parità di genere potrà diventare una cosa normale fin da piccoli.
Questa ad esempio si chiama Martina Spaghettina, può mangiare e parla sia con la mamma che con il papà!
Perdere un bambino è un evento davvero traumatico. Purtroppo le gravidanze andate male sono moltissime, e ognuna lascia un segno più o meno grande nella vita di una mamma (ma anche di un papà). Ciò di cui non si parla, tuttavia, sono le gravidanze successive: da un evento traumatico come un aborto spontaneo, infatti, nasce un’ansia non indifferente, che non si manifesta solo nel periodo successivo, ma anche e soprattutto nel caso in cui si rimanga incinte un’altra volta.
La paura di perdere di nuovo il bambino fa vivere molto male la gravidanza. Ma non è impossibile trovare serenità: ognuna troverà la sua strategia, ma il primo passo deve essere quello di avere consapevolezza della situazione, prendendola in mano e cercando di ridurre (o addirittura azzerare) l’impatto di questa spirale di pensieri negativi. Ma come fare?
Il primo passo (in tutte le situazioni della vita) per superare un trauma e combattere l’ansia è parlare di ciò che ci fa stare male, ma soprattutto parlare delle nostre preoccupazioni. Anche a livello fisico, buttare fuori ciò che abbiamo dentro e dargli un nome aiuta moltissimo, così come dividere il carico con le persone che ci stanno attorno. Non esitate, dunque, a parlare al vostro compagno, alla vostra compagna, a vostra madre, agli amici più fidati o a chi ritenete più opportuno: fa davvero molto bene, e vi renderete conto che lasciare uscire quei pensieri strani dalla mente li renderà più affrontabili e meno pesanti.
Anche se “andare dallo psicologo” ha ancora (purtroppo) un’aura vergognosa, un terapista aiuta davvero moltissimo. La salute mentale ha valore tanto quanto quella fisica, e nel caso della gravidanza ancora di più. Cercare un buon terapista, magari specializzato proprio nella perdita, è davvero utile. Nei consultori, poi, ci sono spesso gruppi di supporto per chi ha passato esperienze simili, e anche confrontarsi con chi ci è passato fa davvero molto bene.
Spesso per scaramanzia non si prepara nulla fino a quando “si è sicure”. Il problema, dopo un aborto spontaneo o una morte perinatale, è che questo “periodo di sicurezza” si dilata, perché non si è più sicure di nulla. Per stare bene mentalmente, tuttavia, può essere molto, molto utile agire positivamente, ovvero preparare la nostra vita all’arrivo del piccolo. Ciò significa preparare tutto con positività, preparando la cameretta, facendo shopping per il piccolo o organizzando la prima vacanza in famiglia. Renderà tutto più concreto e farà vivere più serenamente la gravidanza, rispetto al tenere tutto nascosto o aspettare, crogiolandosi nell’ansia, che tutto sia sicuro.
L’ansia, spesso, è data da un fatto semplice, ma difficile da capire consciamente, ovvero il fatto di non avere niente sotto controllo. Non sappiamo cosa succeda al nostro corpo, se il bimbo stia bene, se tutto stia andando per il meglio. Quando l’ansia diventa insopportabile, dunque, non esitiamo a chiarire i nostri pensieri, senza vergogna. Andiamo dal ginecologo, chiediamo all’ostetrica, snoccioliamo i nostri dubbi e facciamoci dare risposte chiare. Queste risposte ci rassicureranno.
Come per l’ipocondria, per l’ansia da gravidanza dopo la perdita di un bambino il peggior nemico è Google. Se non siamo sicure che tutto stia andando per il meglio, perché abbiamo una piccola perdita, perché il bambino si muove poco o per qualunque piccolo sintomo, non allarmiamoci ma chiediamo ad un esperto (come sopra), e soprattutto non affidiamoci a internet: non farà che aumentare le nostre preoccupazioni.
No, non vanno bene tutti i detergenti per il lavaggio quotidiano del sederino del neonato durante il cambio del pannolino: non sono tutti uguali e, soprattutto, non tutti sono pensati per essere utilizzati frequentemente sulle delicate mucose genitali dei più piccoli. Ecco perché dobbiamo fare attenzione e scegliere sempre un prodotto specifico che sia studiato per la detergenza intima dei neonati.
La nostra scelta, per esperienza, ricade sul preparato Intimo Mioderm di Fiocchi di Riso: un prodotto speciale, delicato e naturale che rispetta gli equilibri e aiuta la delicata pelle del bambino, soprattutto quella così fragile dei genitali, per farlo stare bene e per assicurargli l’igiene e il benessere che si merita.
Non tutti i detergenti intimi sono adatti ai bambini e ai neonati: dobbiamo quindi evitare di utilizzare quelli che usiamo noi adulti per la detersione quotidiana! Il pH dei bambini è differente rispetto al nostro e la loro pelle è molto, ma molto più delicata della nostra. E, come dicevamo, è sconsigliato anche scegliere un qualsiasi detergente generico per bambini: non tutti, infatti, sono pensati per un utilizzo sulle parti intime frequente e quotidiano e rischiano di intaccare la loro cute genitale così delicata.
Se utilizzassimo ogni giorno un detergente non adeguato, il rischio sarebbe quello di stressare, irritare, e indebolire la pelle del sederino, esponendola al rischio di arrossamenti e dermatiti. Un lavaggio frequente deve per forza fare rima con delicatezza: ad ogni cambio pannolino, soprattutto in caso di pupù, dobbiamo lavare in maniera efficace le parti intime del bambino, ma farlo in maniera aggressiva è decisamente controproducente.
Detergente Intimo Mioderm della linea Fiocchi di Riso è un preparato galenico che troviamo dal nostro farmacista di fiducia e che rispetta in maniera perfetta questi principi: adatto alla pelle sensibile (anche a quella più delicata), deterge la zona urogenitale dei bambini con l’aiuto di agenti schiumogeni naturali e delicati ed è quindi indicato ad ogni cambio pannolino, ogni giorno, senza il pericolo di abbattere la flora batterica naturale del neonato e con la certezza di non irritare ulteriormente una zona già soggetta a molto stress.
Ma questo preparato di Fiocchi di Riso non deterge e basta: essendo arricchito con olio di babassu biologico, Detergente Intimo Mioderm (che come tutti i prodotti Fiocchi di Riso è testato per il sottoprodotto 1,4-Diossano e Nichel ed è quindi più che sicuro) rispetta e protegge la pelle. L’azione degli estratti di cotone, riso e sesamo e dell’acido lattico da melassa contribuiscono infatti a mantenere un pH leggermente acido protettivo per la pelle di questa zona.
Oltre a tutto ciò, la bassa concentrazione di tensioattivi, la scelta di ingredienti molto delicati, e l’assenza di profumi e di oli essenziali contribuisce a previene la comparsa dei tipici arrossamenti e, nel caso di una pregressa irritazione (da dermatite o da pannolino), supporta il naturale ritorno alle condizioni fisiologiche della cute.
Il suo utilizzo è molto semplice: durante il cambio pannolino, basta distribuire una piccola quantità di detergente sulla zona dei genitali precedentemente bagnata con acqua. Detergiamo e risciacquiamo, quindi asciughiamo bene con un panno delicato per evitare arrossamenti e ristagni di batteri e procediamo con l’eventuale applicazione della nostra pasta cambio.