Perché quest’anno, in occasione del Natale, non pensiamo a qualche regalo diverso per i nostri bambini?
Abbiamo chiesto consiglio alla dottoressa Giovanna Gulli, fondatrice del Nido e della Scuola dell’Infanzia Clorofilla di Milano, che ci ha indicato una lista di regali che, ognuno per motivi diversi, possano diventare occasione di gioco e condivisione. Il tutto prendendo spunto proprio dalla sua esperienza di educatrice e dal contatto quotidiano con i bambini e le famiglie.
Un buono pacchetto di corsi di acquaticità neonatale
Presso Clorofilla c’è anche una piscina per bambini che offre corsi anche per i più piccoli, da 4 a 36 mesi. Una buonissima occasione per giocare, esplorare, conoscere un nuovo materiale e legare con mamma e papà!
Un biglietto per uno spettacolo
A Milano c’è il Teatro del Buratto, che organizza meravigliosi spettacoli per le famiglie e per i bambini più piccoli. Ma in tutta Italia ci sono realtà del genere, e regalare un biglietto a teatro per i bimbi più piccoli è un’idea bellissima. Perché non è mai troppo presto per appassionare all’ambiente teatrale!
I Pre-Libri di Bruno Munari
Bruno Munari, artista e designer eclettico, ha ideato una serie di 12 piccoli libri (della dimensione 10x10) pensati per i bambini che ancora non leggono e non scrivono, che si adattano alle loro mani e che sono realizzati in diversi materiali, colori e rilegature per stimolare la curiosità e la sensorialità.
Si chiama anche tavolo luminoso (lo troviamo qui) ed è un pannello retroilluminato per le attività artistiche e ludiche che stimola i sensi dei bambini attraverso il senso di meraviglia e facilita gli approfondimenti.
Una parete magnetica
Che sia una porzione di parete dipinta con della pittura magnetica o una bacheca magnetica, è un bellissimo regalo perché diviene uno strumento creativo e di gioco disponibile ogni volta che i bambini lo desiderano. Possono disegnare con i magneti, imparare le lettere, inventare nuove attività…
Un buono pacchetto per un corso di nuoto
Di nuovo possiamo scegliere i corsi di nuoto della piscina Clorofilla a Milano oppure in una piscina vicino a casa nostra. In ogni caso è un bellissimo regalo perché è uno sport, perché è un’attività che piace ai bambini e perché è stimolante ed educativo.
Un biglietto per uno spettacolo a teatro
Per i bambini più grandi ci sono moltissime proposte teatrali in giro per l’Italia. E non serve cercare solo gli spettacoli prettamente per bambini. Basta scegliere quelli adatti a tutta la famiglia, come ad esempio il Cirque du Soleil, lo Schiaccianoci (sempre in scena sotto Natale nei teatri cittadini), “Slava’s Snowshow”, i Momix, ma anche gli spettacoli di teatro-ragazzi.
Le costruzioni Kapla
Queste costruzioni sono un classico amato da grandi e bambini, super affascinanti e davvero versatili. Si tratta di piccole assi e tavolette in legno di pino, tutte uguali e precise, costruite seguendo la successione delle cifre 1,3 e 5. Grazie a questi mattoncini è possibile costruire infinite architetture! Le troviamo alla Città del Sole.
Una piccola pianta
Che sia una pianta grassa (più semplice da curare), una tropicale (rigogliosa e bellissima) o un piccolo sempreverde, un regalo-verde è davvero consigliato: i bimbi si sentiranno responsabili della loro piantina e se ne prenderanno cura nel tempo.
Un oggetto di design
Come per il teatro, anche l’amore per il design può essere trasmesso fin da piccoli, scegliendo oggetti di design dedicati all’infanzia. In questo nostro articolo ve ne abbiamo parlato, e potete prendere spunto.
Degli articoli per l’outdoor
Una bicicletta, un monopattino, un casco per la bici, dei paragomiti, dei pattini a rotelle, degli sci… Un regalone, che farà impazzire i bambini, e che non è solo un gioco, ma un’occasione per passare sempre più tempo nella natura e all’aperto facendo movimento tutti insieme!
Non parliamo solo dell’allattamento al seno, ma dell’allattamento in generale. Avere un bimbo piccolo e lavorare significa infatti anche preoccuparsi di un fatto: ce la faremo a conciliare il ritorno al lavoro con l’allattamento?
Certo, ci sono leggi e regole che fortunatamente ci consentono di farlo, ma comunque la preoccupazione rimane, perché naturalmente gli orari non saranno più come quelli del pre-maternità.
Ecco dunque qualche consiglio per affrontare i più comuni problemi e le più comuni preoccupazioni per quanto riguarda il lavoro e l’allattamento.
Il primo possibile problema insorge quando abbiamo, sfortunatamente, un datore di lavoro non proprio accomodante. Questo è il primo pensiero di una neomamma, sfortunatamente. Non dovrebbe esserlo, ma purtroppo viviamo ancora in una società nella quale sentiamo continuamente storie riguardanti licenziamenti o mobbing a causa della maternità. Bene: che fare se il nostro datore di lavoro non sembra venirci incontro (per dirla in maniera edulcorata)?
La prima cosa da fare è consultare la legge, affidandoci ad un sindacato o a qualche persona esperta in materia. In Italia una madre ha il diritto di ridurre l’orario di lavoro per allattare il proprio figlio, e non sarà di certo il datore di lavoro a impedircelo. Basta essere preparate e mostrargli la legge che ci tutela, spiegandola in maniera semplice e senza arrabbiature. E se ancora non ne vuole sapere, possiamo anche fare notare che ormai lo smart working e il benessere sul posto di lavoro sono una realtà: quando un dipendente sta bene, è tutelato e si sente tranquillo al lavoro, è molto più produttivo. Perché quindi ostinarsi in una direzione contraria a quella del mondo?
L’importante è approcciarsi in maniera tranquilla, cercando di evitare nervosismi, ma con sicurezza: la legge è già dalla nostra parte, e l’empatia può essere la seconda arma a nostro favore.
La seconda preoccupazione di una mamma che torna al lavoro durante l’allattamento è la tranquillità del proprio bambino. Sarà felice lo stesso? Gli mancherò? Si innervosirà? Domande legittime, ma alle quali dobbiamo rispondere sempre tenendo a mente che la felicità di un bambino sta prima di tutto nella serenità dei genitori. Quindi, se dobbiamo tornare al lavoro e ce la sentiamo, perché non farlo?
L’importante è osservare i cambiamenti del nostro corpo e quelli del nostro bambino. Innanzitutto, produciamo ancora abbastanza latte? Il nostro bambino beve già dal biberon? La routine dell’allattamento, infatti, cambierà, ed è importante conoscerla e assecondarla, cominciando a “studiarla” qualche settimana prima. Così come il tempo passato con il nostro bambino, che da moltissimo si ridurrà.
Molte mamme trovano tranquillizzante, piacevole e soddisfacente mantenere l’allattamento al seno solo la mattina, appena svegli, e la sera prima di dormire. In questo modo stimolano la produzione del latte, e allo stesso tempo creano una nuova routine con il proprio bambino per legare a livello profondo e connettere in una maniera nuova.
Infine, il pensiero va certamente all’orario di lavoro. Quello di prima sarà compatibile con le poppate? L’allattamento può adattarsi all’orario di lavoro? Probabilmente l’unica cosa di cui possiamo essere sicure è il fatto che qualche aggiustamento sarà inevitabile. Basta non farsi prendere dal panico ma considerare la situazione.
Innanzitutto: posso sistemare l’orario di lavoro, magari anche grazie alla comprensione del mio datore? Perché non prendere una pausa pranzo più lunga per poter allattare? Oppure non farla del tutto e uscire prima per arrivare a casa in tempo per la poppata?
Oppure, ancora: è possibile allungare l’orario di lavoro e fare meno giorni, restando così a casa tre o quattro giorni con il bimbo (come in una sort di part-time verticale)?
E perché no? Non posso chiedere al capo di lavorare da remoto un paio di giorni a settimana? Viviamo in un’epoca in cui possiamo fare tutto online, perché quindi non sfruttare lo smartworking?
Le soluzioni potrebbero esserci, ma dobbiamo capire bene quali siano le nostre esigenze, quelle del nostro bambino e quelle del datore di lavoro. Il consiglio è quello di capire bene le nostre, dopodiché parlare con il capo, in maniera aperta, onesta e tranquilla, cercando insieme una soluzione, mostrando che la nostra produttività può essere influenzata positivamente da un orario di lavoro più flessibile.
Purtroppo, sono moltissimi i bambini che, nel mondo, nascono prematuri. Ed è bruttissimo, per le mamme e i papà di questi piccoli guerrieri, passare quelle settimane e quei mesi in terapia intensiva, osservando spesso solo da lontano i progressi dei piccolini.
Ma stavolta c’è una buona notizia per loro. Perché tra le mille preoccupazioni, quando un bimbo ce la fa rimane sempre quel pizzico di paura nei confronti del futuro: cresceranno bene? Avranno poi problemi? Secondo uno studio recente, no, non avranno problemi, nella maggior parte dei casi!
Lo studio a cui ci riferiamo si è svolto in Svezia ed è stato pubblicato sul Journal of the American Medical Association, o Jama. Si intitola “Prevalence of survival Without major comorbidities among adults born prematurely”, ovvero “Prevalenza di sopravvivenza senza grossi problemi tra gli adulti nati prematuri”.
Questa ricerca ha preso in considerazione un grande numero di adulti nati prematuramente tra gli anni Settanta e gli anni Novanta e che sono sopravvissuti, raggiungendo l’età adulta. Il risultato? La maggior parte di loro non presentava particolari complicazioni riguardanti la salute.
Gli adulti presi in considerazione avevano al momento dello studio un età compresa tra i 18 e i 34 anni e i ricercatori hanno esaminato il loro stato di salute, controllando anche lo stato del sistema cardiocircolatorio, la pressione del sangue, il diabete, i polmoni, i disturbi neuropsichiatrici…
Di tutti i nati prematuri presi in considerazione, il 55% di loro era vivo nel 2015, senza particolari problemi fisici o mentali (e tra i nati non prematuramente - perché anche loro sono stati presi in considerazione per una ricerca più completa - la percentuale era del 63%, quindi non troppo distante).
Il risultato mette in luce una cosa fondamentale, ovvero che, nonostante nascere prematuri aumenti il rischio di malattie croniche o gravi, la maggior parte dei bambini può in realtà vivere una vita in piena salute, normalmente.
Nascere prematuramente è di certo un pericolo, e su questo non si discute. Purtroppo molti bimbi non ce la fanno, e altri ne escono con serissimi problemi fisici, poiché uscire dal grembo troppo in fretta porta a non sviluppare al meglio i polmoni, gli occhi, il sistema digestivo… Tuttavia, grazie all’avanzamento della tecnologia e della ricerca, dagli anni Settanta ad oggi il rischio di morte e di malattie gravi si è molto ridotto.
E grazie a questo studio, condotto sul lungo termine, molti genitori di bambini nati prematuri che ce l’hanno fatta senza particolari problemi possono tirare un sospiro di sollievo, consapevoli che, quantomeno, le statistiche parlano chiaro: i piccoli guerrieri hanno buonissime probabilità di vivere una vita in salute, diventando adulti forti e sani.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Il cambio pannolino è un’operazione che per i primi anni di vita del bambino dovremo compiere migliaia di volte. Ecco perché non dobbiamo darla per scontata ed ecco perché è giusto e legittimo cercare qualche strategia per renderla più comoda!
Ecco dunque una serie di consigli per rendere il momento del cambio del pannolino più semplice, comodo ed indolore!
… Ovvero, un mobiletto (ottimi quelli con le rotelle!) a più piani, nel quale infileremo tutto il necessario per il cambio pannolino per avere tutto a portata di mano, in maniera ordinata senza sforzo.
Non tutti ci pensano, oppure lo danno per scontato, ma l’altezza del fasciatoio è fondamentale per la comodità. Cambiare sul letto o sul divano può essere obbligatorio in certe situazioni straordinarie, ma sappiamo che poi la schiena ne risente. Quando prendiamo il fasciatoio, dunque, facciamo attenzione all’altezza!
Quando scegliamo la posizione del fasciatoio, se abbiamo spazio disponibile è meglio decidere di posizionarlo in bagno, vicino al lavandino. Questo perché in questo modo potremo velocemente e in semplicità lavare il sedere e le parti intime con l’acqua corrente (evitando così di sprecare salviettine umidificate, utili invece fuori casa). E, soprattutto, lavarci le mani prima e dopo, che è fondamentale!
L’abbonamento mensile per la fornitura di pannolini è quanto di più comodo possa esistere. I neo genitori sanno il fastidio che sale quando ci si ritrova, senza accorgersene e all’ultimo minuto, senza pannolini in casa. Ma con Lillydoo tutto è più semplice, perché possiamo abbonarci e ricevere a casa ogni mese la giusta fornitura di pannolini, della giusta misura (con un clic è possibile cambiare le opzioni nel momento in cui il bambino cresce), per non rimanere MAI senza pannolini a portata di mano. Per provare il servizio, basta ordinare il pacchetto prova.
A volte i bambini non sopportano il momento del cambio, o più semplicemente sono inquieti, e l’operazione si fa più difficoltosa. Possiamo dunque ideare qualche strategia ludica: cantare insieme delle canzoncine o filastrocche, mettere uno specchio accanto al fasciatoio (il bambino si distrarrà moltissimo e si divertirà osservandosi!), coinvolgere i peluche…
Quando il bambino compie un anno (suppergiù), o nel momento in cui riesce a stare in piedi in maniera stabile, possiamo adottare la strategia montessoriana per il cambio pannolino, ovvero il cambio in piedi. Il bimbo si appoggia alle nostre spalle e noi lo cambiamo “verticalmente”. In questo modo, il bambino si sentirà quasi “responsabile”, comincerà ad aiutarci alzando le gambe e rendendosi più attivo, e sarà molto più comodo rispetto al cambio da sdraiato.
La pasta protettiva non serve sempre: mi raccomando, è una cosa da sapere! E non tanto per una questione di praticità (anche se il fatto di non doverla sempre spalmare fa risparmiare tempo e mosse da acrobati), ma soprattutto per la salute della pelle del bambino, che, se non è arrossata, ha bisogno di respirare.
Si tratta di un panno-materassino rivestito in tessuto impermeabile e imbottito, che si può chiudere in maniera veloce, comoda e salvaspazio, da tenere nella borsa del cambio. Serve fuori casa, quando non abbiamo a disposizione un fasciatoio, e salva davvero la vita dei genitori, che utilizzandolo possono cambiare il bambino praticamente ovunque.
Natale è tempo di feste, di regali, di grandi mangiate in famiglia. Ma è anche occasione per sbizzarrirci con i lavoretti insieme ai bambini! Non serve strafare: la semplicità è spesso la chiave.
Ecco dunque una selezione di semplicissimi lavoretti di Natale che possiamo anche regalare a parenti e amici, un pensiero d’affetto fatto con le nostre mani.
Semplicissima, questa renna in feltro farà un figurone, e chi la riceverà potrà appenderla al proprio albero, ricordandosi di noi. Basta ritagliare la forma della renna su un foglio di carta spessa, che poi useremo come “cartamodello”. Dal feltro marrone ritagliamo poi le renne, annodiamo un nastrino rosso attorno al collo e facciamo un piccolo foro sulla testa, in modo da infilare il filo per appenderle.
Ormai non è una vera festa se non c’è un Photo Booth, ovvero un angolo provvisto di indumenti bizzarri e accessori per fare foto divertenti. Perché non farli noi, questi accessori? Basta utilizzare del cartoncino colorato da ritagliare nelle forme natalizie che preferiamo, da incollare poi su degli stuzzicadenti lunghi.
Armiamoci di piattini di carta (riciclabili!), cartoncino colorato e cotone. I bimbi potranno ritagliare il cartoncino rosa a forma di volto e quello rosso a forma di cappello, quindi incollarli sul piatto con della colla vinilica. Dopodiché sfibriamo il cotone, rendendolo spumoso, e sempre con la colla vinilica lo incolliamo a mo’ di barba e pompon del cappello.
Questi sono bellissimi da mettere sulla tavola imbandita a Natale! Servono delle pigne, della tempera (per colorarle di verde), dei vecchi tappi di sughero e una stellina di legno (o del materiale che preferite. Con la colla a caldo incolliamo il tappo di sughero alla base della pigna, e la stellina in cima.
Qui servono dei vecchi spartiti (ma anche dei vecchi libri ingialliti andranno bene!). Riciclando la carta possiamo realizzare questi alberelli: basta tagliare le pagine a forma di piramide, quindi piegarle a ventaglio. Dopodiché infiliamo un lungo stuzzicadenti bucando al centro ogni piega del ventaglio, e l’alberello resterà in piedi. Per dargli stabilità possiamo infilare la base dello stuzzicadenti in un supporto morbido ma stabile, come un tappo di sughero o della gommapiuma.
Nella settimana dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza è importantissimo conoscere un diritto del bambino di cui non molte persone sono a conoscenza, ovvero il diritto, sancito dalla Legge 167/2016, di usufruire del test per lo Screening Neonatale Esteso (SNE).
Si tratta di un diritto fondamentale per la salute del neonato e la tranquillità delle mamme e dei papà, in grado di individuare 40 tra le 1000 malattie metaboliche ereditarie conosciute per le quali esiste una terapia.
Fortunatamente, in questi giorni è in corso una campagna di sensibilizzazione: si chiama #SNEinAction, e ci permetterà di conoscere a fondo questo Screening fondamentale per la sicurezza, la salute e la tranquillità.
Lo Screening Neonatale Esteso (che dal 2016 è un diritto di legge per tutti i bambini) è un test gratuito e obbligatorio che viene eseguito in tutta Italia (tranne che in Regione Calabria) e che, come accennato, permette ai genitori di conoscere se il proprio bambino al momento della nascita è affetto da una malattia metabolica ereditaria, per prendere per tempo la patologia e, eventualmente, avviare tempestivamente la terapia necessaria, che sia farmacologica o dietetica.
La diagnosi tempestiva di queste malattie è fondamentale e importantissima: le malattie metaboliche ereditarie si potrebbero infatti manifestare, quando non prese in tempo, con sintomi anche gravi, causando anche disabilità al bambino, magari alla prima infezione, che il corpo del bambino non sarebbe in grado di combattere.
Effettuando invece lo SNE alla nascita possiamo individuarle per tempo, cambiando davvero la vita del nostro bambino. Di conseguenza, possiamo considerare lo SNE un test salvavita.
Attraverso lo SNE è possibile identificare 40 tra le 1000 malattie metaboliche ereditarie conosciute. Queste malattie metaboliche congenite possono causare disabilità mentali e fisiche nel bambino, gravi danni permanenti agli organi e, in alcuni casi, addirittura la morte. Si tratta di patologie che colpiscono in Italia, ogni anno, circa 1 neonato ogni 1.500, cioè oltre 300 bambini (e a livello di popolazione italiana sono circa due milioni le persone con questi disturbi).
Ma nonostante questo suo potere salvavita che permette al bambino di avere una buona qualità di vita, sono poche le persone che lo conoscono e che sono consapevoli della sua importanza. La campagna #SNEinAction - promossa da AISMME, Associazione Italiana Sostegno Malattie Metaboliche Ereditarie Aps, e SIMMESN, Società Italiana per lo studio delle Malattie Metaboliche Ereditarie e lo Screening Neonatale - vuole quindi sensibilizzare e diffondere le informazioni riguardo a questo preziosissimo test.
Testimonial della campagna? Proprio il topo più famoso di tutti, Geronimo Stilton, che, da buon giornalista, aiuterà le famiglie a capire perché questo screening è importante, come funziona e come gestire i risultati.
E come funziona il test? Come viene effettuato lo Screening? Prima della dimissione dall’ospedale, il personale preleva poche gocce di sangue dal tallone del neonato, tra le 48 e le 72 ore di vita. Il campione viene inviato al Centro di Screening Neonatale di riferimento, dove viene sottoposto ai test di laboratori.
Essendo un test di non invasivo, non ha controindicazioni di alcun tipo. Se il bambino dovesse risultare affetto da una delle malattie metaboliche, il Centro di Screening Neonatale comunicherebbe l’esito alla famiglia, indirizzandola anche sui passi successivi (cominciando con altri esami aggiuntivi in centri specializzati che diranno nello specifico se il risultato del test era un falso positivo, o se invece c’è bisogno di intervenire più o meno in fretta). In caso contrario, se la famiglia non ricevesse comunicazione significherebbe che il bambino non presenta nessuna delle patologie prese in esame.
Per tutte le informazioni, si rimanda ai siti di riferimento, ovvero quello di Siemmens, la Società Italiana per lo studio delle Malattie Metaboliche Ereditarie e lo Screening Neonatale, e a quello di Aismme, l’Associazione Italiana Sostegno Malattie Metaboliche Ereditarie.
In futuro, ci saranno importanti e interessanti convegni aperti a tutti per scoprire meglio di cosa si tratta. Il 28 novembre 2019 gli esperti saranno a Verona, il 14 dicembre a Chieti, il 24 gennaio 2020 a Firenze e il 14 febbraio a Roma. Per tutte le informazioni: www.uniamo.org.
Non sono esattamente libri “per bambini”, se ci pensiamo: partono così, ma sono poi diventati cult del genere young adult, così come del fantasy. E in effetti, andando avanti con la saga, dopo i primi tre libri la trama si fa più complessa e a tratti cupa. Ma Harry Potter è qualcosa di magnifico, e per questo il nostro consiglio è quello di fare crescere i nostri bambini proprio insieme a lui, leggendo un libro all’anno a partire dagli 11 anni, facendogli trovare accanto ragazzi della loro stessa età.
Perché nel primo anno Harry compie 11 anni, e nell’ultimo ne ha 17. E, proprio come noi millennials che ogni uno o due anni attendevamo trepidanti l’uscita dei nuovi libri, così anche i nostri ragazzi potranno vivere la magia lasciandola sedimentare e godendosela appieno, senza abbuffarsi.
Ma perché è così importante leggere Harry Potter? Per molte, moltissime e nobilissime ragioni. Dunque, grazie J.K. Rowling!
Spesso sono proprio le saghe ad avvicinare le persone alla lettura: appassionando grazie ad una trama incalzante, mostrano come la lettura sia piacevole e coinvolgente, e non noiosa e obbligata dalla scuola.
Non lo diciamo noi, ma uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Applied Social Psychology: chi ama Harry Potter è tendenzialmente “una persona migliore” perché impara ad avere un’attitudine positiva nei confronti dei gruppi più deboli e verso quelli più vittima di stereotipi (come gli immigrati, la comunità LGBTQ, i rifugiati…), perché si identifica meglio con i personaggi “buoni” e perché ha meno pregiudizi nei confronti dell’altro.
Oltre all’inutilità dei pregiudizi, Harry Potter, attraverso moltissime storie che si intrecciano, insegna ai ragazzi a mettersi nei panni dell’altro, a difendere il più debole, a trovare pregi in ogni persona, anche la più bistrattata, a lottare per la libertà e il bene, a rispettare tutti. E lo fa in maniera indiretta, facendoci identificare con i personaggi e non snocciolando regole noiose.
Sì, il bene e il male intesi come assoluti, ma anche il bene e il male intesi come qualcosa da analizzare, per non cadere nei famosi pregiudizi di cui parlavamo prima. Perché se avete letto tutti i libri, saprete che anche i personaggi più malvagi si redimono o mostrano lati iper positivi, che a volte il male è imposto da altri, che avere pietà e perdonare è fondamentale per Harry Potter e compagni.
In Harry Potter gli eroi sono sostanzialmente ragazzi. Anche gli adulti aiutano, hanno potere decisionale, ma la differenza la fanno i più piccoli. Un grande messaggio in un mondo nel quale spesso gli adulti si macchiano del peccato di sottovalutare le intenzioni dei più piccoli, di ridicolizzarle (pensiamo alle derisioni nei confronti di Greta Thunberg) e di tarpare le ali anche quando hanno buonissime intenzioni.
A volte fare ciò che crediamo utile non è la scelta giusta per tutti. E spesso le nostre azioni hanno conseguenze, non sempre positive. Lo sanno bene i personaggi di Harry Potter, che spesso agiscono di impulso per poi trovarsi a riflettere e ad aggiustare il tiro. Sbagliando si impara, quindi, ma è anche giusto sapere e vedere che gli sbagli portano a conseguenze sull’altro.
Harry litiga spesso con Ron ed Hermione. Harry deride inizialmente Neville, o Luna. Ma alla fine essere amici è anche questo: è scontrarsi, confrontarsi, tornare insieme. È capire di avere sbagliato, ascoltare davvero gli altri, vederli per ciò che sono e rimediare.
Essere coraggiosi è importante. Ma non come vuole farci credere la società: un coraggioso non è solo uno che sfodera la spada (o la bacchetta), che si ribella, che affronta a viso aperto i nemici. È anche chi, con un po’ di paura, affronta i propri amici quando sbagliano (Silente docet). Oppure chi è stralunato ma se ne frega, chi non ascolta le risate nei corridoi, chi fa il provino per diventare portiere pur vergognandosene moltissimo. Tutti sono coraggiosi, solo che non lo sanno ancora.
… In Harry per il coraggio, per la mancanza dei genitori, per la tristezza, per il peso della responsabilità. In Ron per la lealtà, per la frivolezza, perché ci fa capire che i soldi non sono tutto. In Hermione la “secchiona”, che ci mostra come l’intelligenza sia un dono. In Luna, nel suo mondo, che fa capire che l’essere diversi è bellissimo. In Neville, il più deriso, che alla fine cambia il mondo. Ma anche in Draco, cattivello e bullo, che alla fine soffre tanto quanto noi.
Perché ormai è una battuta vecchia, ma tanto vera… “Senza Hermione, Harry sarebbe morto nel primo libro”!
Auguri, genitori che state per avere un bimbo proprio in questo periodo! Significa che, come tanti altri, passerete le vacanze di Natale con un neonato. E sarà bellissimo, magico. Ma anche stressante, a causa dei parenti, del disordine, delle abbuffate…
Dovrebbero, quindi, esserci delle regole. Ma non tanto per voi, ma per noi che, con voi, spenderemo molto tempo. Perché il rispetto, la sicurezza e gli accorgimenti non servono per rompere le scatole, ma semplicemente per passare più armonicamente le feste tutti insieme! Perché un neonato ha esigenze precise, è molto delicato, come delicati sono gli equilibri che si stanno formando in famiglia.
Ecco dunque qualche accorgimento da tenere in considerazione se durante queste feste in famiglia ci sarà un nuovo arrivato.
Lo sappiamo: il primo istinto con un bambino è baciarlo. Sono così coccolosi! Eppure per un po’ sarebbe meglio tenere a freno le nostre labbra in cerca di quelle guanciotte. I pediatri, infatti, lo dicono chiaro ai genitori: meglio non lasciare che i bimbi vengano baciati da altra gente, a causa dei germi e delle malattie, dal momento che il loro sistema immunitario è praticamente a zero. Sarà difficile, è vero, ma è un segno di rispetto nei confronti di tutti. E quando ce lo ricorderanno, non offendiamoci! Non è un’offesa o un segno di “non amore”, ma si vuole essere più sicuri. Perché già è un gesto limite; pensiamo a quanti li bacerebbero durante le feste!
I bambini molto piccoli hanno i loro ritmi di sonno-veglia, e anche se vorremmo sempre vederli svegli è meglio non interferire. Altrimenti i genitori si porterebbero, poi, le conseguenze per giorni. Meglio non dirgli: “Ma sì, rilassatevi, per una volta potete lasciarlo sveglio”. È normale che vogliano rispettare la tabella di marcia, perché poi si stresserebbero molto di più!
Siamo nella stagione delle influenze, e per lo stesso motivo del “niente baci” è necessario che ci laviamo le mani, spesso!
Un conto è se se ne si sta parlando tranquillamente, con i neo genitori che danno il loro parere e vogliono un confronto. Ma se nessuno ha chiesto opinioni riguardo ad allattamento, nanna, cambio pannolino ed educazione, evitiamo di dare lezioni ai neogenitori. Stanno già facendo scelte, e ogni scelta è condivisibile o meno. Ma non sta a noi criticarle. Meglio supportare, chiedendo quali siano le loro regole e aiutandoli e supportandoli!
Allo stesso modo evitiamo di commentare la dieta della mamma, anche se sta allattando. Se si beve quel bicchiere di vino è perché ne ha voglia!
Non importa se siamo la nonna, la zia, il cugino, la sorella… Lasciamo spazio anche agli altri per le coccole!
Avere un bambino è già un cambiamento enorme nella vita di una persona e di una coppia, e affrontare così presto le feste natalizie può scombussolare. È normale, dunque, avere voglia di ritirarsi per un attimo con il bambino per una coccola, per allattarlo o semplicemente per stare un attimo soli!
Spesso i neogenitori si sentono invisibili. Gli occhi sono legittimamente rubati dal nuovo bambino, ma non dobbiamo dimenticarci della mamma e del papà! E non solo coinvolgendoli in maniera naturale, come prima, ma anche non dimenticandoceli quando, come detto prima, andranno un attimo a ritirarsi per il cambio pannolino, l’allattamento o un attimo di riposo. I regali, quindi, apriamoli quando ci sono anche loro, giochiamo alla tombola senza dimenticarceli e facciamo attenzione a non darli per scontati!
Il presupposto è molto semplice: la paura, nei bambini, è un sentimento assolutamente normale. Non solo: anche se ogni bambino ha paura di qualcosa in particolare, esistono certi tipi di fobie che sono tendenzialmente comuni nell’infanzia. Pensiamo alla paura del buio, a quella dell’abbandono…
Esistono poi paure “fisiologiche” e paure “patologiche”. Ma come fare per affrontarle? Come comunicare quando i bambini sono in preda alla paura?
La paura è un’emozione naturale e primaria, legittima, tipica dell’uomo e degli esseri viventi, che per un istinto di autoprotezione si ritrovano a provare questo sentimento che aiuta ad attivare reazioni di difesa nei confronti dei pericoli che arrivano dall’esterno. Questo sentimento è dunque importante, perché aiuta l’uomo a rispondere alle circostanze agendo istintivamente di conseguenza, esortando a stare all’erta e, soprattutto, aiutandoci a costruire una consapevolezza che si fonda sulle esperienze precedenti. In altre parole, grazie alla paura impariamo a riconoscere le situazioni e a difenderci basandoci su ciò che abbiamo già vissuto.
Detto questo, la paura nei bambini è di tipo irrazionale, anche per il fatto che le esperienze di vita sono ancora in fase di sviluppo. Crescendo, poi, queste paure diventeranno sempre più razionali e complesse, e saranno legate alla sfera relazionale. Per intenderci: se da molto piccoli i bambini hanno paura del buio o dei mostri, quando crescono, ad esempio, possono avere paura del giudizio degli altri.
Pur essendo un sentimento naturale e normale, la paura nei bambini si può manifestare e sviluppare in due modi. La prima modalità è la paura “fisiologica”, quella che potremmo definire “normale”, più leggera. La seconda è quella “patologica”, che diviene molto intensa e che non permette al bambino di vivere certe situazioni serenamente. Questa paura patologica diviene quindi un ostacolo alla maturazione e alla crescita.
Ma come e quando nascono, le paure dei bambini? Verso l’ottavo mese di vita, il bambino comincia a sentirsi a disagio e a provare la paura nei confronti di ciò che non conosce. Questa prima paura si manifesta, quindi, nei confronti di luoghi, persone o situazioni sconosciuti.
Dall’età prescolare a costruirsi è invece la paura della separazione dai genitori e dalle figure di riferimento. Dai quattro anni, ecco dunque le paure nei confronti di alcuni animali e verso l’imprevedibilità dell’ambiente esterno. È in questa fase che i bambini cominciano ad avere paura dei temporali, dei lampi, dell’acqua, del vento, del buio (che è metafora di solitudine).
In età scolare, dai sei anni, i bambini cominciano a sviluppare paure più “concrete”, ovvero basate sull’esperienza di vita, e queste paure si manifestano nei confronti di situazioni più sociali, nei confronti degli altri, come la paura dei risultati scolastici o la paura di non venire accettati.
Dagli otto anni, infine, si sviluppa la paura della morte e degli incidenti.
Come comportarci, dunque, quando ci troviamo di fronte ad un bambino impaurito? Purtroppo, da adulti, ci è difficile immedesimarci in loro, e la nostra reazione immediata è quella di razionalizzare, non ascoltando il bambino (perché non diamo il giusto peso alla sua paura) oppure cercando di spiegargli in maniera cosciente e pragmatica l’insensatezza di quella paura. In realtà l’empatia è la soluzione migliore: ascoltare il bambino e cercare di capire a fondo cosa sta provando è il primo passo per capire che la sua paura non è assurda o stupida, ma vera, e per muoverci di conseguenza.
Altra reazione immediata sono le coccole, che sono assolutamente giuste, ma solo se intese non come strumento per eliminare la paura, ma come mezzo affettivo per accompagnare il bambino a comprendere meglio questo suo sentimento. A volte i bambini manifestano queste paure per un disagio profondo, per la necessità di venire “riconosciuti”, e queste loro paure vanno assolutamente riconosciute.
L’empatia possiamo dunque esprimerla in vari modi. La coccola, come dicevamo, va benissimo, è essenziale, ma allo stesso tempo dobbiamo chiederci - immedesimandoci - perché il bambino potrebbe stare provando quella paura e cosa potrebbe alleviarla (se noi la stessimo provando).
E, tornando al discorso iniziale, essendo la paura un campanello di allarme nei confronti di un pericolo esterno, qual è il pericolo che stanno percependo i bambini, a livello profondo?
Nei confronti delle paure più “concrete”, come quelle delle cadute o degli animali, la causa potrebbe essere stata un’esperienza precedente, come ad esempio il morso di un cane, una caduta rovinosa o una situazione in cui il bimbo si è fatto male. Nei confronti delle paure più irrazionali, invece, dobbiamo ricercare la causa in qualcosa di più profondo, come l’abbandono, la solitudine, il bullismo… Di conseguenza, dopo avere identificato le possibili cause, potremo agire al meglio, rendendo positive le esperienze negative.
Ci sono poi certe paure che sono insite nei bambini, come quella del buio e della notte. In particolare, sono moltissimi i bambini che hanno paura di andare a letto, perché identificano il momento dell’addormentarsi con il distacco dai genitori, la perdita dei sensi e la perdita di controllo razionale. In questo caso, molto utili sono le fiabe lette insieme nel letto: l’atto di leggere insieme innanzitutto rilassa il bambino, lo conforta, ma, soprattutto, leggere fiabe significa dare al bambino uno strumento in più. Perché?
Perché le fiabe, la maggior parte delle volte, mettendo nero su bianco certi sentimenti regalano al bambino dei simboli e delle metafore che gli permettono di identificare le sue paure in maniera più concreta, dandogli allo stesso tempo degli strumenti per affrontarle.
Riassumendo, per aiutare i nostri bambini ad affrontare e superare le loro paure, dobbiamo innanzitutto mettere in campo la nostra empatia, ascoltando i bambini e riascoltando noi stessi da bambini/ragazzi, in modo da comprendere meglio le paure di chi ci sta di fronte; dobbiamo poi scoprire le risorse del bambino, interne ed esterne, non costringendolo tanto ad affrontare le paure in maniera diretta, ma facendo capire che le paure sono legittime e fanno parte della vita.
Siamo di nuovo al periodo del Black Friday: ufficialmente sarà venerdì 29 novembre 2019, ma molti negozi e siti di shopping online (come Amazon) hanno cominciato a snocciolare offerte. È il momento giusto, dunque, per toglierci qualche sfizio e, soprattutto, per comprare ciò che ci serve approfittando degli sconti!
Ecco dunque la nostra selezione di accessori, giocattoli e oggetti per genitori e bambini da acquistare già scontati per il Black Friday!
Per le mamme e i papà che amano il babywearing, ecco un marsupio ergonomico per trasportare i bambini ad un prezzo già di per sé accessibile, che durante il Black Friday si fa ancora più piccolo! Costa 35 euro ed è di Flok, è ergonomico, ha il sedile imbottito, si regola ed è adatto ai bambini fino a circa tre anni.
La culla per il co-sleeping è ormai scelta da moltissimi genitori, perché permette, nei primi mesi di vita del bambino, di farlo dormire praticamente nel lettone, in una specie di “prolungamento” del materasso, molto sicuro. In questi giorni è in offerta su Amazon a 129,99 euro al posto di 148.
Per i bambini che stanno mettendo i dentini è un must: parliamo della Giraffa Sophie, che, masticata dai bimbi, massaggia le gengive, è accarezzabile e mordicchiabile, alta 18 centimetri e realizzata in caucciù naturale dipinto con colori atossici alimentari. Ha ha un aspetto davvero tenero, ed è perfetta per la percezione dei bimbi così piccoli. E stimola tutti e cinque i sensi, dimostrandosi pedagogicamente utile oltre che confortante.
Questa nave dei pirati raccoglie una serie di giochi educativi adatti ai bambini dai 36 mesi. La troviamo su Amazon a 14 euro, e al suo interno ha dei puzzle, il gioco del memory, un grande veliero 3D, un libro e molto, molto altro!
Per i nostalgici dei giochi anni Ottanta e Novanta, è l’occasione buona per acquistare Pallino, il gioco di Quercetti che ha riempito le nostre giornate, quello con le palline colorate da spingere attraverso i bottoni per creare pattern bellissimi, stimolando la manualità, la coordinazione occhio-mano e la logica dei bambini.
Anche i Geomag sono in offerta! Questa scatola la troviamo in vendita su Amazon a 25 euro al posto che 40. Un ottimo affare per un giocattolo davvero interessante, curioso, divertente ed educativo.
Allo stesso modo, possiamo approfittarne per acquistare qualche ambientazione Lego, come questa Lego City che riproduce il centro di controllo della Nasa. Costa, in offerta, 84 euro.
Per i bambini e le bambine appassionati di scienza (ma anche per quelli che amano semplicemente gli animali!) ecco un gioco Clementoni Maker’s Lab in offerta che ci piace molto (a 18 euro invece di 29): assemblando i vari pezzi possiamo costruire un animale giocattolo che si muove (un gorilla, ma anche un cane, un insetto, uno squalo…) grazie ad un modulo motorizzato, proprio come un vero robot!