Le lunghe file, le attese, i giorni di chiusura, i malanni buscati proprio in attesa del dottore… Non sempre andare dal pediatra è una passeggiata. E, d’altro canto, non lo è nemmeno chiamare il proprio pediatra per una visita a domicilio: i costi sono spesso alle stelle, i pediatri non sono disponibili alle uscite… Insomma, quando c’è bisogno di una visita pediatrica in brevissimo tempo perché il bambino è a casa malato con la febbre alta, ad esempio, trovare un pediatra è un’Odissea.
Ma non è più così! Come? Grazie ad una favolosa app per smartphone che permette di avere sempre a disposizione un pediatra a domicilio.
Quando la tecnologia si mette a disposizione della quotidianità rendendola più semplice, ci piace sempre molto. E quando la stessa si mette a disposizione per migliorare la vita, renderla più sicura e a servizio della salute, beh, ci piace ancora di più.
SOS Pediatra fa proprio questo: semplifica la vita dei genitori, che possono finalmente tirare un sospiro di sollievo quando pensano al pediatra a domicilio, e rende la vita più serena, facendo sì che i bambini possano avere un’assistenza dedicata senza le classiche tragedie tra file lunghissime e visite a domicilio negate.
Trovare un pediatra, lo saprete benissimo, è difficile soprattutto durante il weekend, prima delle vacanze, durante le vacanze e la sera. E, guarda caso, i malanni capitano sempre proprio in quei momenti. Ma come fare se il medico di famiglia non può?
Basta scaricare l’app SosPediatra, una nuova applicazione nata da un’idea di un gruppo di professionisti del settore medico e registrarsi con i propri dati anagrafici e la zona di residenza (attivando anche la localizzazione, in modo da trovare con più precisione i medici nei dintorni). SosPediatra con pochi clic permette di trovare un pediatra vicino a casa, prenotando una visita a domicilio, sette giorni su sette e ventiquattr’ore su ventiquattro.
Dopo che l’app ha trovato la nostra zona di residenza o di posizione, appariranno infatti una serie di pediatri disponibili nei dintorni (tutti professionisti certificati e registrati all’albo). Basterà poi sceglierne uno e richiedere una visita, e dopo qualche scambio di conferme e notifiche il medico arriverà in tempi brevi a casa per la visita a domicilio richiesta.
Dopodiché, si pagherà il servizio solo in caso di visita avvenuta direttamente al medico (che emetterà regolare fattura). I prezzi, fissi e calmierati, sono tariffe standard e sono indicati nell’app.
Stress, ansia e preoccupazioni vengono così spazzate via!
I nostri figli hanno troppi giocattoli, non giriamoci intorno. È così, anche quando cerchiamo di non viziarli. E il motivo è semplicemente la società in cui viviamo, estremamente diversa dal passato.
Il risultato sono camerette zeppe, disordinate, pienissime. Ma c’è anche un altro risultato, ovvero l’abbassamento della qualità del gioco, dal momento che i nostri bambini, iper stimolati, non si concentrano più come una volta. E, non ultimo, c’è l’inquinamento.
La soluzione? Ridurre i giocattoli. Oppure barattarli!
Dunque: innanzitutto, avere meno giocattoli stimola moltissimo i bambini. In secondo luogo, troppi giocattoli influenzano negativamente creatività e concentrazione. Ciò significa che dovremmo prendere una decisione, riducendo sensibilmente i giocattoli che attorniano i nostri bambini. È difficile, certo, ma non impossibile.
Se non riusciamo a ridurre la quantità, tuttavia, possiamo prendere un’altra benefica e virtuosa decisione, ovvero partecipare al baratto dei giocattoli, una pratica che si sta diffondendo sempre di più in Italia e che ha il pregio di ridurre gli sprechi, ridurre i rifiuti, stimolare il senso ecologico e diffondere l’altruismo.
Il primo motivo per cui il baratto dei giocattoli è importante, in ogni caso, è l’ambiente. Secondo il report del WWF “Fermiamo l’inquinamento da plastica”, come fa sapere Ansa, “il mare è il destino finale di ben 53 mila tonnellate di plastica ogni anno: il 4% vi arriva dai fiumi italiani. Il Po è responsabile del 3% (1.350 ton) della plastica che ogni anno finisce nel mare e rappresenta la 10° maggiore fonte di inquinamento da plastica del Mediterraneo. Solo la città di Roma, attraverso il Tevere, riversa in mare l’1% della plastica (600 ton l’anno)”. Ed essendo l’Italia uno tra i maggiori produttori di manufatti in plastica, ed essendo i giocattoli troppo spesso realizzati in questo materiale, cercare di allungare la vita dei giocattoli dei nostri figli evitando che vadano a finire nella spazzatura è un nostro dovere.
Barattandoli, ovvero scambiandoli con quelli di altri bambini, si evita così questa trasformazione in rifiuti.
Per trovare gli eventi di baratto di giocattoli in Italia basta fare una semplice ricerca su Google, cercando “baratto giocattoli” abbinato al nome della propria città, in modo da essere aggiornati. Ma possiamo anche organizzarli noi, presso le scuole dei nostri figli o durante le festicciole.
Come? Basta dire a tutti i bambini di portare 3, 4 o 5 giocattoli tra quelli che non usano più (tutti ne porteranno un numero uguale) e organizzare in casa o a scuola un angolo dedicato ad essi. Ad un certo punto della giornata, tutti sceglieranno tra i giocattoli raccolti quelli che preferiscono. Se ne hanno portati 3, ne sceglieranno 3, e così via.
Il risultato è che i bambini innanzitutto impareranno il valore dell’utilizzo di un oggetto, che quando non usiamo più possiamo donare a qualcun altro. Impareranno poi l’importanza del riciclo e dello scambio per evitare di creare altri rifiuti, imparando in maniera naturale il valore del consumo eticamente sostenibile. E si divertiranno!
E da genitori possiamo anche scegliere il baratto per tutto ciò che ci sta attorno, compresi i vestiti dei nostri bambini, i nostri abiti che non ci convincono più e gli accessori dei neonati, organizzando degli “swap party” (delle “feste del baratto”) con i nostri amici neogenitori, per ottenere ciò di cui abbiamo bisogno gratuitamente e per offrire agli altri gli oggetti e gli accessori che, pur essendo ancora utilizzabili, a noi non servono più.
In Italia la maggior parte dei negozi di giocattoli ha ancora la classica divisione “giocattoli per bambini” e “giocattoli per bambine”. Per forza, poi, i bambini crescono con l’idea che gli attrezzi da meccanico siano solo per i maschi e le bambole solo per le femmine.
Fortunatamente viviamo in un mondo che sta distruggendo piano piano gli stereotipi di genere. E per farlo, passa anche dai giocattoli, che piano piano si stanno prendendo la loro vera essenza, ovvero l’essere giocattoli per tutti. Perché il gioco non ha genere e non dovrebbe avere stereotipi.
Da qualche tempo Mattel ha lanciato una linea di bambole che ricordano la Barbie e che aggiungono un tassello a questa lotta agli stereotipi di genere: si chiama Creatable World ed è favolosa.
I problemi quando si parla di bambole e stereotipi di genere sono essenzialmente due: il primo è l’identificazione delle bambole come un giocattolo prettamente femminile; il secondo è l’assenza - fino a poco tempo fa - di bambole di tutti i generi, con tutti i tratti, con varie caratteristiche fisiche. E la varietà è fondamentale, quando si parla di bambole, poiché la bambola, spesso, è un giocattolo che permette l’identificazione personale. E quando manca una bambola con i propri tratti, beh, è facile sentirsi esclusi e diversi.
Mattel ha quindi creato una linea di bambole che annulla tanto l’utilizzo prettamente femminile quanto la mancanza di varietà. Le sei bambole di Creatable World, infatti, non hanno limiti.
Ogni kit acquistato include una bambola senza genere, che possiamo trasformare a nostro piacimento, con capelli lunghi o capelli corti, e con cento look possibili, grazie alle combinazioni di abiti e accessori. In ogni scatola ci sono infine combinazioni di look, moltissime opzioni di outfit, accessori e parrucche, in modo da dare la possibilità ai bambini e alle bambine di creare la bambola perfetta.
Le bambole sono insomma una base, una tela bianca che i bambini possono dipingere a loro piacimento, creando la bambola che più li rappresenta o che più gli piace. Possono passare dai capelli lunghi a quelli corti, dalle gonne ai pantaloni, dal look sportivo a quello elegante… Senza limiti, cambiando ogni volta che si vuole.
Come dicevamo, le bambole “base” sono sei, con sei toni di pelle diversi, e ognuna presenta delle caratteristiche basilari che verranno appunto poi impreziosite con gli accessori. Ci sono il personaggio biondo con i capelli mossi…
quello con i capelli neri e le treccine…
quello con i capelli castani mossi…
quello con i capelli rame lisci…
quello con i capelli neri lisci…
e quello con i capelli ricci biondi.
“I giocattoli riflettono la cultura, e mentre il mondo celebra l’impatto positivo dell’inclusività, sentiamo che sia il momento di creare una bambola che sia libera da ogni etichetta”, ha spiegato il Senior Vice President della Mattel Fashion Doll Design Kim Culmone. “Attraverso alcune ricerche, abbiamo capito che i bambini non vogliono che i loro giocattoli abbiano etichette di genere. Questa linea di bambole gli permette quindi di esprimersi liberamente. Speriamo che Creatable World incoraggi le persone a pensare più seriamente a come tutti i bambini, in questo modo, possano beneficiare del gioco con le bambole”.
Proprio questo è il punto: giocare con le bambole è molto educativo, proprio come il gioco di ruolo, e se prima solo alle femmine era permesso, oggi è assurdo pensare di negarlo ai maschi. Che forse proprio grazie alle Creatlable World (e grazie ad una società slegata dagli stereotipi antichi) giocheranno più volentieri e senza limiti con le loro bambole, bambole divertentissime perché potenzialmente personalizzabili all’infinito e soprattutto favolose dal punto di vista dell’identificazione personale.
Classici o in linea, i pattini sono un must per i bambini, sia per quelli che lo fanno come sport, sia per chi semplicemente vuole giocare all’aria aperta divertendosi in maniera diversa.
Ce ne sono davvero di moltissimi tipi, e non importa se con le ruote in linea (i rollerblade) o classici: i pattini sono sempre un bellissimo regalo perché permettono di giocare all’aperto e di sperimentare un movimento diverso dal solito, un movimento che coinvolge tanto la muscolatura quanto l’equilibrio.
Ecco una selezione dei migliori, da regalare ai nostri bambini.
Per partire, questi pattini che si adattano alla scarpa del bambino sono l’ideale (li abbiamo avuti tutti da piccoli, vero?). Sono semplici, economici, leggeri e versatili, perché crescono insieme al piede del bambino.
Dopodiché, ecco i classici pattini a rotelle bianchi, bellissimi ed eleganti, da allacciare con le stringhe. Sono perfetti per i bambini che cominciano il pattinaggio artistico, ma anche per chi li vuole usare nei parchi con piste adatte al pattinaggio.
Della Roces, questi pattini sono simili ai classici bianchi ma con un po’ più di personalità grazie al colore, rosa oppure blu con ruote rosse.
Ancor più originali e sgargianti sono questi pattini a quattro ruote di Fila, con una decorazione laterale davvero unica e un collo del piede un po’ più alto.
Garlando propone invece dei pattini davvero molto versatili, che possono passare dalle classiche quattro ruote alle ruote in linea in un solo gesto.
Di nuovo di Roces, i Compy sono i pattini in linea per bambino tra i migliori, grazie all’allacciatura sicura e ferma e alla scarpetta imbottita anatomicamente, per evitare dolore ai piedi quando indossati.
Professionali, questi pattini in linea per bambini non sono solo belli, ma anche divertenti, grazie ai rulli anteriori luminosi.
Lo conosceranno sicuramente tutti i genitori, ma per molte persone questa parola è sconosciuta e strana: parliamo di “Apgar”, o “indice di Apgar”, e si tratta di un valore che viene assegnato ad un bambino negli istanti immediatamente successivi al parto, per valutarne la vitalità e le funzioni primarie. Insomma: per capire quanto stia bene e se ci sia bisogno di eseguire esami aggiuntivi
Ma di cosa si tratta, come funziona e perché è importante? Ecco tutto ciò che c’è da sapere sull’indice di Apgar.
A dare il nome a questo indice di Apgar è Virginia Apgar, una anestesista americana che nel 1952 ideò questa scala di valutazione per capire, subito dopo il parto, come sta un bambino a livello di adattamento alla vita extrauterina, di vitalità e di funzioni vitali primarie.
Attraverso cinque parametri ai quali i medici assegnano un voto da 0 a 2, possiamo dunque capire se il bambino appena nato sia in buone o cattive condizioni, intervenendo in tal senso.
A uno, cinque e dieci minuti di vita del bambino, quindi, viene effettuato il test, che si basa su cinque parametri: la frequenza cardiaca, il tono muscolare, l'attività respiratoria, i riflessi ed il colorito della pelle.
Ad ognuno di questi parametri viene assegnato un punteggio tra 0 e 2 punti, in base all’osservazione del neonato, in questa maniera:
Per quanto riguarda la frequenza cardiaca, se è assente il bimbo riceve 0 punti, se è sotto i 100 battiti al minuto riceve 1 punto, se è sopra i 100 battiti sono 2 punti.
Per quanto riguarda la respirazione, se è assente sono 0 punti, se è debole o irregolare il bimbo riceve 1 punto, se è vigorosa e con pianto sono 2 punti.
Il tono muscolare riceve 0 punti se è assente (si parla di atonia); 1 punto se la flessione è solo accennata; 2 punti se i movimenti sono attivi.
I riflessi vengono controllati attraverso la risposta al catetere nasofaringeo e i punti vengono così assegnati: 0 se i riflessi sono assenti; 1 punto se i riflessi sono scarsi; 2 punti se il bambino starnutisce, piange vivacemente o tossisce.
Infine, se il colorito della pelle è pallido o cianotico il bambino riceve 0 punti; se le estremità sono cianotiche riceve 1 punto; se il colorito è normale riceve 2 punti.
La somma totale di questi punti può arrivare ad un massimo di dieci, ed è su questo punteggio che si calcola l’indice di Apgar. In base al punteggio, quindi, il personale sanitario divide i bambini in tre gruppi.
Un neonato è vitale, sano e normale quando riceve un punteggio tra i 7 punti e i 10 punti. Se il punteggio risulta tra i 4 e i 6 punti, il neonato è moderatamente a rischio e ha bisogno di assistenza, vigilanza e ripetizione del test ogni cinque minuti fino a che ce ne sia bisogno. Se, invece, il valore è inferiore ai 4 punti, allora il bambino richiede intervento medico immediato perché gravemente depresso e non vitale.
Perché questo indice è importante? Innanzitutto, per la velocità con la quale lo si effettua. Essendo così immediato e intuitivo, permette di capire subito la vitalità di un neonato, intervenendo nel caso in cui ce ne sia bisogno.
Lo sanno bene le mamme che ci sono passate e quelle che lo stanno provando in questo momento: quando una gravidanza è a rischio, oltre al pensiero ricorrente alla salute del bambino, il fastidio è altissimo. Perché gravidanza a rischio spesso significa dover passare mesi e mesi a letto o sul divano, in riposo forzato. E stare ferme a casa porta a pensare continuamente alla salute del proprio bimbo nella pancia. Insomma: un circolo vizioso che è difficile spezzare.
Ecco dunque qualche attività sicura, semplice e rilassante per impegnare le giornate, senza perdere la testa ma sfruttando le ore libere per qualcosa di costruttivo, coinvolgente e piacevole.
Che siano quelle sul cellulare o quelle che abbiamo stampato (o che vogliamo stampare), l’organizzazione delle fotografie prende sempre moltissimo tempo e non si trovano mai i momenti adatti, così che le foto si accumulano e rimangono in disordine. In queste settimane di risposo possiamo dunque approfittarne, per metterle a posto e per re-immergerci nei ricordi.
Tenere un diario è sempre terapeutico, in ogni momento della vita, ma in particolare modo durante la gravidanza. E non sarà solo terapeutico, ma potrà diventare qualcosa da lasciare poi al nascituro, come un libro sulla sua vita nel grembo.
Se non siamo alla prima gravidanza, in casa con noi probabilmente per molte ore al giorno ci saranno i nostri bambini. Se solitamente il tempo per stare con loro scarseggia, ora ce n’è molto di più. Approfittiamone per disegnare con loro, per giocare a dei giochi in scatola adatti alla loro età, a giocare con le bambole, con le costruzioni (magari costruendo giocattoli per il nascituro)…
Eh sì, la semplicità: leggiamo, leggiamo, leggiamo. Ma non solo i saggi sulla gravidanza o sulla maternità. Lasciamoci coinvolgere da romanzi lunghi e appassionanti, da storie thriller che lasciano con il fiato sospeso, da storie di amicizia che fanno riflettere… Scegliamo, quindi, il nostro genere preferito e divoriamo libri su libri. E scegliamo anche la modalità preferita, la lettura tradizionale o quella attraverso gli audiolibri, magari durante un bel bagno caldo.
Le serie tv sono la nuova letteratura, perciò, proprio come per i libri, possiamo lasciarci coinvolgere dalle serie più belle e coinvolgenti.
Non possiamo uscire? Beh, non è che la nostra vita sociale deve per forza rimetterci. Basta cambiare il luogo di incontro, ospitando gli amici da noi. Lasciando, ovviamente, che ci aiutino con la cena e le faccende di riordino, dal momento che noi siamo in riposo forzato!
Non c’è niente di male, e, anzi, dobbiamo approfittarne, dal momento che dopo pochissimo tempo la nostra vita si stravolgerà e il tempo per il relax scomparirà immediatamente. Il riposo forzato spesso viene vissuto solo come un peso, e stare sul divano o nel letto fa stancare più di prima. Ma a volte basta solo pensarci più a fondo, intendendo quei momenti come vero riposo, e allora il nostro corpo e la nostra mente staranno davvero meglio. Facciamo un bel bagno caldo, organizziamo una SPA a casa con maschere e massaggi (i partner in questo possono aiutare!), lasciamoci coccolare una volta a settimana da del confort food…
Sicuramente, la prima educazione alle relazioni avviene in casa, con i bambini che osservano la relazione tra i genitori, o tra i genitori e i rispettivi partner, tra i nonni, tra gli zii… Detto questo, c’è bisogno anche di parlare, di indicare, di educare all’amore. Perché nessuno nasce imparato, come si suol dire, soprattutto quando si parla di un argomento come quello dell’amore, che spaventa sempre, soprattutto in età adolescenziale.
L’educazione alle relazioni, dunque, è fondamentale per gli adolescenti, perché permette di riconoscere il vero amore, quello fatto di rispetto e non di abusi e prevaricazioni. Perché gli abusi e le prevaricazioni non sono sempre riconoscibili alla prima occhiata.
Come fare, dunque, per educare all’amore i nostri figli adolescenti? Innanzitutto con il nostro esempio e con le nostre parole. E poi con questo utilissimo strumento, una guida in PDF scaricabile gratuitamente che si intitola “Non è amore se”.
Educare alle relazioni è importantissimo ed è uno dei tanti passi che dobbiamo compiere tutti noi, educando o lasciandoci educare, per costruire un futuro fatto di uguaglianza e rispetto, e soprattutto per costruire un futuro nel quale i femminicidi siano solo un lontano ricordo.
Perché il vero amore non picchia, non abusa, non prevarica, non fa sentire inferiori, non fa sentire in colpa. L’amore vero rispetta, appoggia, sostiene, non aggredisce, non umilia. E, appunto perché gli abusi non sono visibili subito, ad una prima occhiata, è bene insegnare ai nostri adolescenti come riconoscere i segnali di un amore malsano, perché può capitare a tutte le età.
Alessia Giovannini, terapeuta e scrittrice, ha scritto una utilissima guida intitolata “(Non) è amore se… - piccola guida per adolescenti su come dare vita a una relazione d’amore senza abusi e prevaricazioni”. Questa guida è indicata a tutti, potenziali abusati e potenziali abusatori, per capire fin dai primi giorni se una relazione è malsana, e può essere scaricata qui.
Alessia Giovannini parla dei segnali per controllare la violenza, anche involontaria, nel momento in cui siamo noi gli abusanti; parla di come ci si sente, da una parte e dall’altra, all’interno di una relazione non sana; parla di come sia un litigio sano e di come sia un litigio troppo aggressivo; parla di insulti, di gelosie…
Parla, soprattutto, di come riconoscere gli episodi violenti come vera violenza, perché spesso chi li subisce non li riconosce, non li inquadra, li sminuisce…
Tutto questo perché la violenza di genere non ha età, e riconoscere i segnali fin da giovani è importantissimo per costruire, poi, relazioni sane, serie e rispettose nel corso della vita adulta, educandoci ed educando chi ci sta accanto. Quella di Alessia Giovannini è una guida davvero preziosa, che tutti i genitori di adolescenti dovrebbero regalare ai propri ragazzi, e che tutte le scuole superiori dovrebbero distribuire.
I broccoli o piacciono o non piacciono. Ma se non piacciono, probabilmente è perché li conosciamo solo preparati attraverso le classiche ricette che, ok, sono salutari e leggere, ma non ne esaltano di certo il sapore. Tuttavia, possiamo anche non rinunciare alla leggerezza e preparare con i broccoli (che sono super salutari) dei contorni super saporiti, deliziosi e irresistibili.
Come questi broccoli al forno speziati: se vi piacciono le spezie e i sapori mediorientali sono perfetti per voi! E quando li proponiamo ai bambini basta utilizzare il curry di Madras, miscela molto diffusa che comprende le spezie “base” (curcuma, coriandolo, paprica, pepe, senape, fieno greco, zenzero, semi di finocchio, cardamomo, aglio e peperoncino).
I muffin al gusto di cioccolato e mele riempiono la casa di un buonissimo profumo e fanno svegliare tutti con il sorriso. Soprattutto perché senza burro, e quindi più leggeri dei soliti! E il gusto è fenomenale, con il cacao associato alla dolcezza e alla morbidezza della mela.
Come sempre, si tratta di una ricetta semplice e veloce, che possiamo preparare con i bambini, trasformandola in un'attività per legare e per allenare la manualità e l'indipendenza.
Un titolo forte, che provoca giustamente reazioni contrastanti, ma che cela un argomento che va affrontato. Perché uno dei problemi della nostra società è certamente l’atteggiamento iperprotettivo dei genitori nei confronti dei figli. E non solo riguardo ai pericoli fisici, ma anche e soprattutto riguardo le delusioni della vita.
In altre parole: i genitori d’oggi tentano sempre di risolvere i problemi e di migliorare le situazioni, edulcorandole o prendendosele sulle spalle, al posto dei propri figli. Ma le conseguenze di questa tendenza non sono affatto positive, né per la crescita dei figli, né per la società.
Da qualche tempo si parla di "genitori elicottero", ovvero di quei genitori che corrono immediatamente in aiuto dei figli con la celerità di un mezzo di emergenza. Arrivano subito all’asilo se il bambino perde il giocattolo preferito o se si piglia un morso da un altro bambino; non cucinano più quel cibo che al proprio figlio non fa impazzire; portano gli zaini al posto dei bambini; ascoltano le maestre, ma prendono poi sempre le difese del bambino a prescindere dalla colpa; accompagnano dappertutto i bambini con fare protettivo; chiedono agli insegnanti tempo in più se i bambini non sono riusciti a fare i compiti o a studiare… Insomma, fanno tutto (e chiedono tutto) al posto dei loro figli, sobbarcandosi le loro responsabilità e i loro problemi.
Naturalmente, è giusto e doveroso che i genitori si prendano cura dei propri figli, anche coccolandoli e viziandoli quando ce n’è bisogno e intervenendo quando incorrono in qualche difficoltà. Ma è giusto e doveroso, allo stesso tempo, capire quando questo aiuto è eccessivo.
Il problema non è però solo pratico, ma anche educativo. Questi genitori elicottero sono elicotteri in buona fede, e il loro intento non è quello di evitare la fatica ai bambini, ma, piuttosto, quello di non fare conoscere loro tristezza e dolore. Ma la tristezza e il dolore fanno parte della vita, del cammino di ognuno, e anche grazie ad essi i bambini imparano a vivere le proprie emozioni e a responsabilizzarsi.
Importante, quindi, è capire quando l’aiuto dei genitori non è più semplice aiuto, ma sostituzione, ovvero quando mamma e papà tendono a fare al posto dei bambini ciò in cui i bambini non riescono (che siano i compiti, il portare la sacca di calcio, la protezione nelle situazioni sociali…), coccolandoli troppo, tenendoli al calduccio e risolvendo i problemi al posto loro.
Le conseguenze di questo atteggiamento sono infatti tre, entrambe negative: prima di tutto, i bambini imparano che ogni cosa si risolve da sola, o grazie all’intervento di qualcun altro; in secondo luogo, questi interventi da parte dei genitori instillano nei bambini la convinzione che non sono in grado si risolvere da soli le situazioni, che non sono capaci a fare ciò che gli si presenta di fronte, che non hanno la forza di affrontare da soli gli ostacoli.
Comportandoci da genitori elicottero, insomma, precludiamo ai bambini la possibilità di provare, sperimentare, sbagliare, fallire, sentire le proprie emozioni, affrontarle. Terzo: i bambini non affrontano il pericolo, quindi non lo conoscono, e non imparano a prendere le misure, cosa fondamentale per affrontare i rischi in sicurezza, anche in futuro. E tutto questo è fondamentale per la crescita.
Cosa fare, dunque? Come comportarsi, da genitori, nelle situazioni di difficoltà? Meglio sempre lasciare fare i bambini, ascoltare e dialogare, offrendo consigli ma lasciando che siano i bambini ad affrontare la situazione, evitando di intervenire quando è possibile stare in disparte.
Possiamo poi cominciare a utilizzare uno sguardo obiettivo, cercando di ascoltare sempre i nostri figli, ma anche quelli delle controparti coinvolte, evitando di difendere i bambini a spada tratta a prescindere. Ma non per crudeltà o freddezza. Anzi. In questo modo i bambini non solo dovranno affrontare le proprie responsabilità, ma impareranno a loro volta ad ascoltare gli altri, cercando dialogo, compromessi ed empatia.