I bimbi piangono e noi che facciamo? Accogliamo giustamente le loro emozioni, li consoliamo, magari li premiamo per dare loro un contentino per superare il momento difficile. Niente di tutto ciò è sbagliato, sopratutto come diciamo sempre le emozioni vanno sempre accolte: e poi sia chiaro, e ognuno aiuta il proprio bambino nel modo in cui gli riesce meglio e soprattutto secondo le modalità che ritiene più adeguate.
Tuttavia c’è un libro che apre gli occhi e spiega, senza imporre nulla, come aiutare il bambino a rapportarsi alla tristezza e in generale allo sconforto, e sopratutto ci insegna che esorcizzare le emozioni negative rendendole quasi un tabù, non sia forse la cosa più costruttiva e giusta per il bambino.
Il libro di cui parliamo si intitola “Emotional Agility”, è scritto dalla psicologa Susan David, e anche se si riferisce alla vita in generale noi riteniamo che possa essere un buono spunto anche per quanto riguarda l’educazione dei nostri figli.
Essenzialmente, ciò che la dottoressa David mette sul piatto è il fatto che, ok, è innegabile che fare superare una tristezza ad un bambino dà un sollievo immediato, ma le conseguenze sono più sul lungo termine, poiché da adulto il bambino tenderebbe a mantenere questa indole di “cancellare” il dolore.
Ma non è tanto questa cancellazione del dolore ad essere controproducente. Essa, di per sé, non è pericolosa, ma anzi può dare vero sollievo. Ma questa tendenza rifletterebbe l’indole della persona a mettere da parte le emozioni, senza pensare, senza ragionare e senza cercare di risolvere nulla. Insomma, in poche parole: saper affrontare una tristezza fin da piccoli significa diventare persone in grado di ragionare sulle emozioni, persone con elevate doti di problem solving.
Ma non è solo questa incapacità di ragionamento ad essere latente quando si cerca di risolvere subito i dolori. La conseguenza peggiore del non-affrontare è lo stress, psichico ed emotivo: fin d bambini, se ci viene insegnato a soccorrerci subito con una felicità sostitutiva, si crea in noi uno stato di ansia e di stress forse non percepibile al momento, ma che piano piano cresce.
Pensate solo a quando si soffre d’ansia: uno dei primi e basilari esercizi è quello di cercare di capire la fonte dello stato ansiolitico, risalendo al fatto che ha scatenato tutto. Perché? Semplicemente perché questo fatto non lo si è vissuto, non lo si è scandagliato e non si ha ragionato sopra esso, lasciando così che andasse a insidiarsi nel profondo diventando un peso ancora più greve.
Niente di grave, però, se si tende a proteggere i bambini. E’ giustissimo consolarli ed aiutarli; basta però essere consapevoli che c’è un altro modo, più costruttivo ed efficace, per esercitare questo conforto. La dottoressa Susan David viene in questo senso in aiuto dei genitori stilando una lista di passaggi da eseguire nel momento in cui il bambino sta vivendo una situazione triste.
Il primo passo è “sentirla”, questa situazione: spiegate al bambino che è giusto provare sentimenti negativi, tristi e pesanti, che fanno parte della vita. Evitate quindi di dire “non essere triste, non essere arrabbiato”, ma piuttosto cercate di capire il perché e il come ci si sente.
Dopodiché si passa al “mostrarla”: bisognerebbe cambiare l’atteggiamento che ci porta a dire ai nostri figli “non piangere”, “non gridare”, “non sbattere i piedi”. Non parliamo di educazione, ma di emozione, quindi nel momento del bisogno è anche giusto esternare queste emozioni!
Terzo step è “etichettarla”. Etichettare significa dare un nome alle emozioni, iniziando così insieme al bambino a percorrere la strada che lo porterà a riconoscere ogni stato. Da piccoli, infatti, i bambini tendono a percepire le emozioni solo come belle o brutte, senza sotto categorie. Capire insieme se è stress, arrabbiatura, dolore, tristezza o inquietudine aiuterà in futuro il bambino a gestire in maniera differente ogni situazione, in maniera costruttiva.
Ultimo passo è “vederla andare”, che non significa lasciare andare, ma capire proprio che le emozioni sono transitorie. L’arrabbiatura di ieri non c’è già più, quel dolore immenso di tempo fa un pochino si è ridotto…
Tutti questi accorgimenti porteranno i bambini ad essere più consapevoli, e questa consapevolezza porterà a maggiore autostima, autocontrollo e soddisfazione, poiché finalmente capiranno che l’importante non è tanto cosa si sente, ma cosa si fa per rispondere a quel sentimento, affrontandolo e superandolo in maniera costruttiva. Con agilità emotiva, appunto.
Sara Polotti
In gravidanza bisogna fare attenzione agli oli essenziali, come sappiamo sono molto potenti, quindi è fondamentale utilizzare solo quelli consigliati, diluirli sempre prima dell'uso in un olio vettore, possibilmente testarli sul braccio per evitare reazioni allergiche, e chiaramente mai e poi mai utilizzarli per via orale.
Bisogna evitare assolutamente di far entrare in contatto la pelle con gli oli essenziali di:
- gaulteria
- salvia
- finocchio
- issopo
- angelica
- origano
- basilico
- menta
- rosmarino
- chiodi di garofano
- cannella
- noce moscata
- timo
- oli canforati
Gli oli essenziali migliori per la gravidanza sono invece:
- la lavanda
- il pompelmo (non esporsi mai al sole dopo il suo utilizzo perchè come tutti gli agrumi è fotosensibilizzante)
- rosa (molto cara)
- mandarino (non esporsi al sole)
- neroli (non esporsi al sole)
- ylang ylang (da non utilizzare se si soffre di pressione alta)
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Una ricetta come sempre molto semplice ma incredibilmente deliziosa e sana: priva di latticini e di farina, è a base di mandorle ricche di calcio, cocco (scopri qui tutti i benefici dell'olio di cocco) e scorza di limone per fare il pieno di vitamina C.
Se esistono sapori ritenuti “da adulti” spesso è solo perché i bambini non vengono spronati a sperimentare tutti i gusti in cucina fin da subito. Per farlo, basta proporre loro sin dallo svezzamento colori e sostanze differenti tra loro, in modo da spingerli un pochino ad apprezzare la varietà. Ci saranno sempre gusti sgraditi, quello è certo e varia da persona a persona, ma certamente questa attitudine aiuta nella lotta al capriccio di fronte al piatto “strano”.
Uno di questi sapori spesso ritenuti non amati dai bambini (ma non è assolutamente vero) è il curry: semplicemente si tratta di un mix di spezie pestate che è davvero molto utile perché permette di limitare grassi e sali e poiché è ricchissimo di benefici (anche antitumorali).
Per i bambini basta scegliere il Curry di Madras, una miscela molto diffusa che comprende le spezie “base” (curcuma, coriandolo, paprica, pepe, senape, fieno greco, zenzero, semi di finocchio, cardamomo, aglio e peperoncino) e che è perfetta per praticamente tutte le preparazioni di verdura, di carne e di pesce.
(foto 1 http://www.superhealthykids.com/chicken-sweet-potato-curry/)
(foto 2 http://www.bbcgoodfood.com/recipes/2685649/family-meals-mild-chicken-curry)
(foto 4 http://www.ricette.com/risotto-al-curry-con-piselli/)
(foto 5 http://blog.giallozafferano.it/lifferia/pasta-con-broccoli-e-pancetta-al-curry/)
(foto 6 http://www.agrodolce.it/ricette/curry-verdure-indiano/)
Sta iniziando dicembre, e quindi andiamo verso la chiusura della stagione delle castagne. Ma se siete fortunate, fino alla fine del mese potrete trovare questo buonissimo ingrediente, che finalmente, dopo svariati anni (a causa di una malattia diffusa delle piante), sta tornando nei cestini dei mercati!
Le si trova in ricci che cadono dalla pianta: le castagne sono un frutto, ma in realtà sono ricchissime di carboidrati complessi proprio come i cereali (ma senza glutine!), e per questo possono considerarsi “strane”. La stranezza però non si ferma qui, poiché il riccio che le contiene è responsabile di un’altra (piacevole) curiosità: questo guscio, infatti, protegge così bene la castagna da rendere la sua produzione praticamente sempre biologica, poiché agisce da strato protettivo potentissimo contro ogni trattamento chimico.
Come accennato, le castagne contengono moltissimi carboidrati, che rappresentano l’84% della loro composizione. La parte restante è costituita da lipidi (9%) e proteine (7%). Oltre ad essere ricche di carboidrati, le castagne si caratterizzano per l’elevata quantità di sali minerali: fosofo, calcio, ferro e potassio sono presenti in elevate quantità, così come le fibre (perfette per stimolare l’attività intestinale) e le calorie (165 ogni 100 grammi: per questo le castagne sono così energetiche).
Sono anche ricchissime di acido folico, quindi sono fortunate quelle future mamme che avranno il pancione in autunno! E il fosforo contenuto aiuta moltissimo il sistema nervoso.
L’importante è mangiare sempre le castagne ben cotte. I metodi sono diversi, e ognuno può scegliere quello preferito in base al gusto e agli strumenti che si hanno in cucina. Le castagne infatti possono essere sia bollite sia arrostite (in questo caso si parla di caldarroste), ma per quest’ultima cottura è necessario avere l’apposita pentola bucata.
Per preparare le castagne bollite è necessario lavare bene le castagne e praticare sulla buccia un bel taglio netto, lungo e profondo (altrimenti esplodono!) con un coltellino a punta. Mettetele quindi in una pentola con abbondante acqua e accendete il fuoco. Il tempo di cottura varia a seconda della dimensione delle castagne, ma potete calcolare circa 30-40 minuti dall’ebollizione per quelle più piccole sino all’ora per quelle più grosse. Sbucciatele e mangiatele così, come spuntino, oppure frullatele con un filo d’olio e pochissima acqua di cottura per un ripieno alternativo per i vostri tortelli e ravioli!
Se possedete la pentola bucherellata tipica per preparare le caldarroste, la preparazione non sarà difficile: come per le bollite, praticate un bel taglio sulla buccia delle vostre castagne, quindi versatele nella padella bucata e accendete il gas a fiamma media. Cuocete per 30-40 minuti, avendo cura di rigirarle molto spesso, in modo da cuocerle uniformemente (altrimenti, se cotte male, risulteranno meno digeribili!). Servite ben calde sono ottime, sembra di mangiare quelle dei baracchini natalizi per strada! Ma vi dureranno anche un paio di giorni, e saranno ottime come spuntino freddo.
Se non avete a disposizione la pentola bucata, tuttavia, potete preparare le caldarroste alternative in forno: basterà tagliarle come al solito e sparpagliarle su una teglia coperta da carta da forno. Accendete il forno a 220 gradi e cuocetele per circa 30-40 minuti (controllando verso fine cottura: devono sbucciarsi facilmente). Come per le caldarroste, sono ottime calde ma si conservano bene in un sacchetto di carta ben chiuso.
Tuttavia le ricette con le castagne non finiscono qui. Se quelle che vi avevamo proposto erano le tradizionali maniere di cuocere questi frutti per mangiarli al naturale, quelle che andiamo ora ad elencarvi sono le ricette che prevedono il loro utilizzo come ingrediente base.
La maniera più semplice e immediata per preparare un ottimo primo piatto con le castagne è sicuramente optare per una vellutata: dopo aver messo a soffriggere una cipolla, un gambo di sedano e una carota tritati grossolanamente in un filo d’olio, unite 250 grammi di castagne ancora crude e sbucciate. Fatele rosolare un attimo dopodiché coprite con del brodo vegetale e lasciate sobbollire a fuoco lento per un’oretta. Alla fine della cottura basterà frullare tutto (aggiungendo eventualmente un altro goccio di brodo per regolare la consistenza) servendo poi con dei crostini di pane integrale.
(foto 1 http://www.saison.ch/it/ricette/vellutata-di-castagne/detail/)
Con le castagne già bollite che vi sono invece rimaste potete preparare un’ottima torta salata di erbette e castagne: prendete 600 grammi di biete con le loro coste e lessatele. Una volta cotte, fatele saltare in padella con un filo d’olio e uno spicchio d’aglio per dieci minuti. Nel frattempo tritate le castagne bollite, e aggiungete alla farina così ottenuta quattro cucchiai di acqua, due uova sbattute e una spolverata di parmigiano. Unite le bietole e versate il composto in una pirofila tonda foderata con della pasta sfoglia. Infornate la torta a 200 gradi e cuocete per circa 45 minuti.
(foto 2 http://www.salepepe.it/ricette/torte-salate-souffle/torte-salate/torta-erbe-castagne/)
Utilissima e di semplice utilizzo è poi la farina di castagne. Prendetela integrale, e utilizzatela per la vostra classica ricetta per la pasta fresca, sostituendo un terzo della farina di grano con questa (in modo che rimanga comunque la consistenza data dalla solita farina). Il sapore sarà davvero intrigante!
Altra ricetta con la farina di castagne è invece la torta cioccolato e castagne. Mischiate in una ciotola 100 grammi di farina di farro e 100 di farina di castagne, quindi unite una bustina di lievito in polvere e 50 grammi di cacao amaro. Intanto, scattate due uova con 150 grammi di zucchero di canna a aggiungete 70 grammi di olio di girasole, vanillina e un pizzico di sale. Unite le farine con la crema e versate il composto in una tortiera imburrata: cuocete in forno a 180 gradi per circa 35/40 minuti e la vostra torta è pronta per colazione e merenda!
(foto 3 http://la.repubblica.it/cucina/ricetta/torta-al-cacao-e-castagne/47439/)
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Videogame, giocattoli di ultima generazione, device alla moda, smartphone… Certamente le letterine di Babbo Natale di questi ultimi anni saranno zeppe di richieste del genere. Ma siamo sicuri che regalare uno smartphone (o compagnia bella) vada a beneficio dei nostri bambini?
Ok, qualcuno potrà sentirsi escluso dalla cerchia degli amichetti “avanti”, se non riceve quel regalo tanto agognato. Ma alla lunga bisogna riconoscere che essere “avanti” non è sto gran ché, e che soprattutto regali più ragionati e intelligenti hanno benefici più a lungo termine!
Ecco perché siamo dell’idea che bisognerebbe tornare su passi più tradizionali, decidendo di regalare ai bambini qualcosa di davvero utile eppure creativo. Su tutto? Uno strumento musicale. Ce ne sono di tutti i tipi, più classici e soft (il violino, il flauto, l’oboe, l’ukulele…) oppure più rock per bimbi più agitati (la batteria, la chitarra elettrica…): cercate di capire le inclinazioni dei piccoli e sicuramente farete loro una bella sorpresa.
Sara Polotti
L’olio di cocco spesso è utilizzato in cucina: effettivamente è un buonissimo sostituto dei grassi di origine animale, poiché interamente naturale e ricco di benefici e di grassi saturi importantissimi per la salute.
Tuttavia il suo uso non si ferma qui, ma si allarga anche al mondo cosmetico, poiché la sua composizione lo rende davvero ottimo per la bellezza! Oltre alle proprietà antivirali e antibatteriche, l’olio di cocco è antifungino ed è ricchissimo di antiossidanti, fondamentali per la pelle.
Quelle che vi proponiamo sono modalità di utilizzo che prevedono l’uso dell’olio di cocco direttamente sulla zona da trattare: non comprate creme o maschere, basta l’olio puro!
Una delle sue potenzialità più note è la capacità di contrastare il crespo dei capelli (lisci o ricci che siano). Spalmatene una piccola quantità tra le dita, quindi applicate l’olio di cocco direttamente sulle punte dei vostri capelli, per contrastare l’effetto crespo per tutto il giorno! Non solo: questo gesto oltre ad assicurare liscezza dona ai capelli lucentezza e morbidezza.
Foto Credits: https://www.flickr.com/photos/mealmakeovermoms/7099855287
Noi occidentali stiamo un po’ perdendo i rituali delle tradizioni. Rimangono il battesimo, la circoncisione, e ne nascono nuove e più commerciali (come la baby shower), ma il momento della nascita è segnato praticamente in tutto il mondo da riti e celebrazioni per accompagnare il nuovo essere umano nel mondo.
Dall’Asia all’Africa, dall’Oceania alle Americhe, ogni paese, ogni religione e ogni popolo ha le sue tradizioni, ed è giusto conoscerle per far sì che non si perdano e non si spengano con l’avanzare dei secoli!
Partiamo da noi, e cioè dal rito più diffuso in Occidente: quello del Battesimo. E’ il rito al quale si affidano le famiglie cattoliche e cristiane qualche mese dopo la nascita (anche se in passato era eseguito solo dopo qualche giorno!), e simboleggia la cancellazione del peccato originale e l’entrata del bambino nella comunità cristiana della famiglia. Oggi è vista quasi come un qualcosa “da fare” perché lo si vede come un passaggio obbligato, ma lo bisognerebbe guardare come qualcosa di davvero importante per un credente, e quindi da prendere nuovamente sul serio. Lo stesso vale per i padrini e le madrine: per un cattolico, queste persone saranno coloro che aiuteranno i genitori nella crescita spirituale del bambino.
Altrettanto conosciuto è il rito ebraico al quale sono sottoposti i bambini maschi poco tempo dopo la nascita (8 giorni), e cioè la circoncisione, obbligatoria per gli ebrei ma praticata a volte anche dai cristiani e dai musulmani. Si tratta di una vera e propria operazione chirurgica eseguita durante una cerimonia, e prevede il taglio del prepuzio del bambino. Questo passaggio risponde al comandamento di Dio ad Abramo: secondo le scritture, ogni maschio ebreo deve essere circonciso, e la pelle presa dal prepuzio sta a simboleggiare l’impegno e il legame dell’uomo nei confronti di Dio.
I musulmani hanno poi una bellissima e dolcissima tradizione: per loro, le prime parole che l’orecchio del bambino appena nato devono sentire sono una preghiera a Dio. “Dio è grande, non c’è dio all’infuori di Allah. Maometto è il messaggero di Allah. Prega”: una sorta di iniziazione alla religione, sussurrata all’orecchio destro del bambino dal suo papà.
Ma c’è anche un’altra tradizione dolce che riguarda i musulmani, e anche molti induisti: secondo loro, il bimbo appena nato dovrebbe assaggiare qualcosa di dolce (come del miele) in modo che le sue parole, una volta cresciuto, siano altrettanto dolci.
Nuovamente condiviso da hindu e musulmani è il rito del taglio dei capelli: dopo qualche giorno dalla nascita (oppure prima del compimento dei tre anni) i bambini vengono sottoposti ad un rituale che vede la loro testa venire completamente rasata. Per i musulmani significa mostrare ad Allah che il bambino è divenuto suo servo, mentre per gli induisti ha una valenza più purificatrice (si ritiene che in questo modo vengano spazzate via le negatività della vita precedente e che vengano puliti corpo e anima).
Rito stavolta prettamente induista è quello del buco alle orecchie, un’operazione eseguita durante la cerimonia del Karnavedha quando il bimbo o la bimba hanno da 1 a 3 anni. Il significato dietro al gesto è duplice: da un lato gli orecchini allontanano il maligno, dall’altro si ritiene che il lobo sia un punto speciale dell’agopuntura.
Nelle comunità Sikh, invece, il rituale più diffuso è la celebrazione in pompa magna dell’accoglienza del nuovo bambino nel tempio, il gurdwara. Prima del compimento dei quaranta giorni, quindi, i genitori accompagnano il bambino al tempio, luogo nel quale un sacerdote apre per il nuovo arrivato il sacro libro del loro credo, il Guru Granth Sahib. I genitori scelgono quindi un nome partendo dalla prima lettera della pagina aperta e lo annunciano alla comunità, che si unisce ai festeggiamenti e al banchetto.
Quella della scelta del nome è tuttavia una ritualità diffusa praticamente in tutto il mondo, poiché si ritiene che il nome rappresenti la strada che il bimbo prenderà nella vita. Pensiamo solo agli ebrei, che scelgono sia un nome tradizionalmente ebraico sia uno più comune. Oppure agli spagnoli, che danno al primogenito il nome del padre o di un parente ancora in vita. Insomma, ogni popolo ha le sue tradizioni, non solo celebrative ma anche riguardanti la scelta del nome: bellissimi gesti che bisognerebbe mantenere in vita.
Le nostre case sono piene di giocattoli, è vero. Ma è anche vero che basterebbe ingegnarsi solo un pochino di più per scoprire come in realtà siano piene anche di materiali gratuiti, di riciclo e creativi che possono facilmente trasformarsi in giochi.
Perché quindi ostinarsi a comprare tutti i giocattoli di ultima generazione, costosi, plasticosi e assolutamente poco creativi, quando è possibile guardarsi intorno e trasformare gli oggetti quotidiani in attività ludiche?
(foto 1 http://laughingkidslearn.com/sticky-tape-challenge-for-babies/)
(foto 2 http://fun-a-day.com/snowball-names-fine-motor-literacy-activity/)
(foto 3 http://www.kokokokids.ru/2011/10/fall-art.html#more)
(foto 4 http://www.inspirefusion.com/media/2014/paper_dress_by_mayhem15.jpg)
(foto 5 https://www.babble.com/home/25-more-educational-activities-for-kids/)
Sara Polotti
Derivato dalla soia, il tofu è un alimento ricchissimo di proteine ed è perfetto per sostituire in maniera sana la carne, oppure semplicemente per cucinare nuove ricette dai sapori diversi. Se non sapete mai come cucinarlo per renderlo gustoso e versatile, ecco le ricette perfette da provare: siamo sicure che questo alimento diventerà un must nella vostra cucina!
per preparare i pomodorini confit, basta disporli su un teglia coperta con carta da forno tagliati a metà, spolverarli con sale, pepe e aromi e versare un filo di olio sopra essi. Mettete in forno e cuocete per un’ora e mezza a 150 gradi, fino a quando non doreranno un pochino. Teneteli da parte e nel frattempo cuocete la vostra pasta integrale o di cereali preferita. Intanto, frullate 150 grammi di tofu al naturale con 10 grammi di yogurt di soia, un cucchiaio di olio e un pizzico di sale. Se volete, tostate anche qualche pinolo. Una volta cotta la pasta, conditela con la crema di tofu, i pomodorini e i pinoli.
(http://www.vegolosi.it/ricette/fusilli-con-crema-tofu/)
etti a bollire il tuo riso (il basmati è perfetto, ma anche il tris di riso, farro e orzo). Intanto, metti a soffriggere una cipolla in un filo d’olio e unisci una zucchina e una carota a dadini, lasciando cuocere fino a che non dorano un po’. In un’altra padella cuoci invece con un filo d’olio 100 grammi di tofu a dadi e verso fine cottura alza la fiamma e aggiungi un filo di salsa di soia. Quando il riso è pronto condisci tutto insieme e fai saltare ancora un attimo in padella.
( http://www.salepepe.it/ricette/primi/riso/riso-saltato-verdure-tofu/)
Se adorate la cucina indiana ma siete vegetariani, potete provare il nostro tofu alla menta alla indiana: http://www.mammapretaporter.it/food/secondi-fo/tofu-alla-menta-all-indiana?highlight=WyJ0b2Z1Il0=. E’ davvero delizioso e rimanda a sapori orientali che piacciono ai grandi e anche ai piccoli.
Se ieri sera vi è rimasta della polenta, tenetela da parte! Cuocete del tofu a tocchetti in padella con dell’olio e nel frattempo preparate il così cous e in una ciotola preparate la pastella che vi servirà per le palline (mescolando 300 ml di acqua a 200 grammi di farina e un pizzico di sale). Create con dei colapasta dei medaglioni di polenta, e fate al centro un piccolo buco, nel quale infilerete il tofu. Predente poi i medaglioni e passateli in pastella, quindi, dopo averli passati nel couscous, tuffateli in olio di semi di arachide bollente per friggerli. Scolateli bene una volta dorati e servite non troppo bollenti.
(http://www.vegolosi.it/ricette/medaglioni-di-polenta-con-cuore-di-tofu-e-cous-cous/)
Semplicissime, basta spalmare la crema di tofu (da realizzare frullando del tofu con dell’erba cipollina, dell’olio di sesamo e un pizzico di sale) su del pane integrale tostato e adagiarvi sopra delle fettine di salmone affumicato. Perfette per le feste o per l’antipasto veloce!
(http://www.petitchef.it/ricette/antipasto/tartine-di-tofu-e-salmone-affumicato-fid-367739)