Qualche mese fa fece molto scalpore la dichiarazione di Marina Abramovic, protagonista indiscussa della performing art: Ho avuto tre aborti, un figlio sarebbe stato devastante per la mia carriera”. Parole fortissime, che anche le più affezionate all’artista hanno faticato a digerire.

Tuttavia ognuno ha la sua opinione e il suo obiettivo di vita, per fortuna. E a sostenere la maternità anche in campo artistico ci ha pensato un’altra artista americana, Hein Koh, con un bellissimo scatto su Instagram e profonde parole che ci hanno colpito.

La maternità non intacca il lavoro delle donne, lo stimola: Hein Koh e il suo scatto instagram per sostenere le mamme a non rinunciare a se stesse

Il fatto che recentemente le immagini di mamme che allattano sul posto di lavoro aumentino è sicuramente una conquista. Tuttavia siamo abituati a vedere, piuttosto che lavori “normali”, quelli sotto i riflettori, come ad esempio le aule politiche. 

(foto 1 http://www.huffingtonpost.it/2014/07/09/protesta-contro-divieto-di-allattare-in-parlamento-italiano_n_5569661.html)

Ricordate ad esempio Hanne Dahl? Fu la prima eurodeputata a portare la figlia neonata in aula per una votazione, e a noi sembrò un bellissimo gesto. Bene, ma cosa accade quando il lavoro è più “semplice”, quando la mamma è libero professionista o semplicemente quando non si vuole rinunciare ai propri sogni?

Non tutte la pensano come Marina Abramovic, e tra queste mamma c’è Hein Koh, artista newyorkese che realizza prevalentemente sculture ispirate al corpo umano e alla natura, spesso provocanti, sempre coloratissime e vitali.

(foto 2 http://www.heinkoh.com)

Qualche mese fa ha postato su Instagram un “throw back thursday”, e cioè un’immagine più vecchia recuperata dai meandri del cellulare. Lo scatto era bellissimo: sono ritratti lei e suoi gemellini intenti ad allattare al suo seno, mentre lei lavora con il laptop sulle ginocchia.

(foto 3 https://www.instagram.com/hein_koh/)

E il testo è un manifesto altrettanto bello: “#tbt al 19 maggio del 2015, quando i miei gemelli avevano 5 settimane e, nonostante la privazione del sonno e l’allattamento frequente (ogni 2 o 3 ore, tutti i giorni, per 45 minuti alla volta), riuscivo comunque a terminare qualche lavoro. Marina Abramovic pensa che i bambini siano un ostacolo per le donne artiste, ma come disse Wendy White (un’altra artista, ndr): “Che si fotta!”. Ciò che Marina conosce è solo la sua esperienza, e potrebbe essere vero per lei, ma non è l’esperienza di tutte e non è la verità. Diventare mamma (e di gemelli per di più) personalmente mi ha aiutato a diventare una artista migliore - ho imparato ad essere estremamente efficiente con il tempo, a dare le priorità a ciò che è importante e a lasciare andare il resto. E ad essere multitasking come un campione. Ho imparato ad essere un po’ più attiva con pochissimo sonno, e quando uscivo dal caos, dalla pazzia e dalla tortura mille nuove emozioni sono entrate nel mio lavoro, rendendolo più interessante e più stratificato. Non sto nemmeno dicendo che gli artisti che sono genitori siano più bravi dei non-genitori, o che scegliere di non essere genitore ti negherà accesso a esperienze di vita costruttive. Ciò che voglio dire è che diventare genitori è come ogni altra sfida nella vita - finora la più fottutamente grossa sfida per me -  e se la abbracci e cerchi soluzioni creative, ne puoi emergere come persona migliore. L’importante è pensare ai modi in cui queste sfide possono aiutarci ad andare avanti, piuttosto che al come ci tratterrebbero”.

Le parole di Hein Koh non possono che ispirare: ogni mamma dovrebbe estrapolarle dal contesto dell’artista per calarle nella propria quotidianità e cucendole sul proprio lavoro, per trovare finalmente la dimensione giusta, quella che coniuga lavoro, sogni, maternità e femminilità.

Sara Polotti

L’importanza delle scatole dei materiali

Mercoledì, 04 Gennaio 2017 07:13

Se conoscete un po’ il metodo Montessoriano o gli ambienti delle Scuole di Reggio, saprete che l’ordine e l’ambiente sono fondamentali. L’ordine perché permette che il bambino sia attratto dalle attività, e l’ambiente per rendere più piacevole l’apprendimento. E questi dettami andrebbero seguiti anche a casa. Basta poco.

Tra questi punti pedagogici stanno certamente le scatole dei materiali: si tratta semplicemente di contenitori nei quali vengono riposti tutti i materiali che si utilizzano per le attività scolastiche, di gioco o artistiche. Vediamo di cosa si tratta!

Vi spieghiamo l’importanza delle scatole dei materiali: cosa sono e perché sono fondamentali per aiutare i nostri bambini verso la loro indipendenza

Come dicevamo, le scatole dei materiali contengono in maniera ordinata tutto ciò che i bambini utilizzano durante la giornata per le loro attività ludiche o didattiche. Queste scatole devono essere preferibilmente in materiale naturale e simili tra loro, e ognuna deve contenere un materiale diverso. Insomma, servono per fare ordine, anche visivo, in modo che il bambino abbia a disposizione i materiali in maniera precisa.

Una scatola per i pennarelli, una per i rami, una per i sassi, e così via. Meglio ancora, queste scatole possono essere un solo contenitore diviso con pareti divisorie. Ad esempio, i vecchi cassetti dei tipografi, che hanno tantissimi piccoli spazi, oppure i separatori per i cassetti delle posate. Ogni spazio, in questi contenitori, sarà riempito con materiali diversi.

Queste scatole dei materiali rispondono all’esigenza dei bambini di sperimentare infinite forme d’arte. In America la chiamano “Open Ended Art”, e cioè “Arte senza fine”, definendo in questo modo un’arte che è un po’ come il gioco libero, e cioè non legata a istruzioni o dettami. Insomma, trovando in maniera ordinata tutti i materiali divisi e disponibili, i bambini possono slegare la loro creatività da qualsiasi regola, senza limitare le possibilità.

Costruire queste scatole dei materiali per i bambini non è difficile. Innanzitutto, cercate dei contenitori come quelli che vi abbiamo descritto. Possono essere scatole con divisorie o porta posate, oppure, in assenza di queste, tanti piccoli cestini in vimini o in legno.

(foto 1 http://www.mericherry.com/2014/08/30/make-tinker-trays-kids/)

Dopodiché cercate tutti quegli oggetti sparsi per casa (o in giardino) che potrebbero trasformarsi in materiali interessanti agli occhi dei bambini (ok, praticamente tutto!): rametti, cannucce, pietre, biglie, perline, tubetti di carta, coriandoli… Spaziate, e non pensate alla solita arte fatta di foglio e matite. I bambini possono creare anche semplicemente accostando gli oggetti!

Tenete sempre a mente che “dove va il bambino, è lì che imparerà di più”, e cioè il concetto secondo il quale il bambino inconsciamente sa dove può trovare terreno fertile per imparare. Quindi, anche per la creatività vale lo stesso, e fornendogli quanti più materiali possibili gli offrirete la possibilità di scegliere ciò che in quel momento attira la sua attenzione.

Infine, scegliete un luogo nel quale il bimbo potrà mettere a frutto la sua creatività. Potrà essere un angolo in terra o un tavolino. Sopra esso, mettete un tappeto in feltro, o un vassoio: quella sarà la base, il “foglio” sul quale creerà la sua arte. E naturalmente accanto ad esso, su una mensola bassa che il bambino potrà sempre raggiungere, appoggiate la scatola dei materiali: è importantissimo che il bambino possa utilizzarla quando vuole, senza dover sempre chiedere l’aiuto degli adulti!

(foto 2 http://www.mericherry.com/2015/03/27/tinker-trays-plus-10-ways-use/)

“Una sculacciata fa bene ogni tanto”. Frase tipica di molte mamme (forse più negli anni passati) e affermazione che quasi quasi non manca mai nel repertorio delle zie Ignazie di tutto il mondo che vogliono dirci come crescere bene i nostri figli. Be’, stavolta si sbagliano, e se anche voi credete che anche solo una piccola sculacciata non faccia male dovete ricredervi. Non farà così male fisicamente, ma il cervello ne risente eccome.

Le neuroscienze ci spiegano perchè le sculacciate sono deleterie: la violenza sui bambini fa davvero malissimo, e lo spiega uno studio scientifico del 2009

Parliamo di “sculacciate” perché sono la forma più comune (purtroppo vanno ancora di moda), ma naturalmente includiamo tutto ciò che potrebbe definirsi forza fisica nei confronti dei bambini. Insomma, violenza. Fa male, punto e basta. E non solo a livello fisico e mentale, ma proprio a livello di materia grigia. Esatto, materia grigia!

Lo studio è stato pubblicato nel 2009 sulla rivista medica “Neuroimage”, e lo si può trovare anche online. L’obiettivo era capire se le punizioni corporali violente durante l’infanzia avessero una relazione con lo sviluppo in età adulta di depressione, aggressività e tendenza alle dipendenze.

“L’esposizione a stress traumatici, come ad esempio gli abusi sessuali - si legge nell’introduzione - è associata con alterazioni della struttura del cervello, ma non si sa nulla riguardo alle potenziali conseguenze neurobiologiche delle punizioni corporali. Lo studio vuole quindi investigare se queste possono essere associate con alterazioni del volume della materia grigia”.

E le conclusioni parlano poi chiaro: “esporre i bambini a punizioni corporali violente può avere effetti dannosi sullo sviluppo del cervello”. La materia grigia, in poche parole, cala.

Per “punizioni corporali” gli studiosi hanno voluto intendere almeno una sculacciata al mese per più di tre anni, non solo a mani nude ma anche con oggetti come le cinture. I bambini che venivano regolarmente sculacciati alla fine avevano meno materia grigia degli altri, proprio in quelle zone della corteccia prefontale adibite a depressione, dipendenze e disordini mentali. Non solo: anche il QI era più basso rispetto a quello di altri coetanei che non avevano subito violenze.

Gli studi che provano questa teoria sono molti, non solo quello citato. Ad esempio, il testo pubblicato sul “Journal of Aggression, Maltreatment and Trauma” dai professori Murray A. Straus e Mallie J. Paschall, oppure lo studio pubblicato nel 2010 sulla rivista “Pediatrics”, che prova come i comportamenti violenti dei genitori sui bambini di 3 anni portino questi a sviluppare tendenze aggressive nel corso della loro vita.

Insomma, a pensarci bene i genitori che sculacciano i bambini credono così di indirizzarli verso un comportamento più consono, più “ragionato”, più diligente. Ma le conseguenze vanno proprio nella direzione opposta, perché a livello mentale e fisico (colpendo proprio la materia grigia) i bambini perdono molto, e il loro comportamento andrà proprio verso quella deriva che si vorrebbe evitare con la sculacciata.

Queste conseguenze negative sono state studiate moltissime volte anche dal punto di vista psicologico. Tra gli ultimi studi vi è quello condotto da Elizabeth Gershoff, pubblicato sul “Journal of Family Psychology”, e anche qui il risultato è solo uno, e cioè che la sculacciata porta a comportamenti aggressivi e negativi, e che i bambini che vengono sculacciati fino all’età di sei anni hanno voti scolastici più bassi rispetto ai coetanei, che tendenzialmente sono anche più ottimisti.

La ricerca di “Neuroimage” supporta quindi appieno questi studi psicologici, che avevano ragione: l’aggressività non è una conseguenza solo psicologica, ma anche fisica.

Serve dire altro, per capire che la sculacciata non è mai la soluzione?

 

I dolci danno dipendenza, lo sappiamo. Ma come smettere dopo le vacanze di Natale? Il modo migliore è farlo insieme, supportandosi vicendevolmente: so che sembra esagerato ma alcuni parlano dello zucchero come di una vera e propria droga che scatena una serie di reazioni chimiche in noi (e ad alcuni tra cui la sottoscritta molto di più) per cui è difficilissimo dire di no (si parla di dipendenza da zuccheri). Bastano 3 giorni per resettare i nostri ormoni (ne parleremo nei prossimi giorni): quindi forza, teniamo duro per 3 giorni poi tutto sarà in discesa.

Possiamo però fare una serie di scelte alimentari che ci aiutano a stare lontani dagli zuccheri più facilmente: #shakemydetox, come depurarsi dopo le vacanze di Natale

1. Proteine: in questi giorni di detox dagli zuccheri è fondamentale avere un buon apporto proteico in ogni pasto per limitare i picchi insulinici che si creano quando in un pasto assumiamo molti zuccheri (che sono non sono solo i dolci ma anche anche pasta, riso, pane, grissini, patate...) e poca fibra (quindi verdure) e proteine. In ogni pasto quindi dovremo inserire una fonte proteica (pesce, legumi, uova etc...) avendo cura di limitare il più possibile, o meglio ancora di eliminare la carne che in un percorso di detox non aiuta anzi.

2. Fibra: anche la fibra come abbiamo detto è fondamentale, perchè rallenta l'assorbimento degli zuccheri responsabili dei pericolosi picchi insulinici. Tanta tanta verdura allora nei nostri piatti, avendo cura di evitare le patate che in realtà sono delle fonti grandissime di zuccheri.

3. La colazione: chi ben comincia è a metà dell'opera. Scopri qui le nostre colazioni proteiche per iniziare al meglio la giornata e sopratutto non far innescare la voglia di dolci e carboidrati da metà mattina.

4. Carboidrati: come sempre è fondamentale limitare o meglio ancora eliminare i carboidrati raffinati come pasta bianca, pane, grissini e riso bianco, via libera con moderazione a pasta integrale, riso integrale e cereali in chicchi. La frutta è anch'essa molto zuccherina. Prediligiamo quindi sempre gli agrumi e ricordiamoci di non eccedere!

5. Shake: se quando non si hanno figli è tutto facile perchè si possono modulare i pasti in base alle proprie esigenze e si ha molto più tempo, con una o più creature in casa tutto è complicato. Un grande aiuto viene dagli shake, frullati ricchi di fibra, vitamine e minerali che saziano e appagano per la loro consistenza cremosa.
Nei prossimi 14 giorni pubblicheremo sulla nostra pagina Facebook una videoricetta per aiutarvi in questo processo. Qui trovate tutte le regole base per realizzare uno shake bilanciato che possa sostituire un pasto, ricco quindi di fibra, frutta, verdura e proteine: incominciate a dare uno sguardo così da fare la spesa con tutti gli ingredienti che vi servono!

6. Spuntini: se non riesci ad arrivare senza mangiare nulla al pasto successivo ti consigliamo spuntini di verdura cruda (preparala e tienila a portata di mano i frigorifero), estratti di verdura e pochissima frutta, spremute di agrumi, semi, 3 noci o 3 mandorle.

7. Condividi: non sei da sola! Condividi i tuoi shake e i tuoi piatti detox e bilanciati con noi, supportiamoci vicendevolmente! E sopratutto raccontaci sempre con #shakemydetox come ti senti dopo il famoso terzo giorno di detox!

P.s.: chiedi consiglio al tuo farmacista o medico sul Picolinato di Cromo, un integratore naturale che diminuisce la "voglia di zuccheri". Sempre la stessa funzione svolge l'acido lipoico, che aiuta anche a smaltire gli accumuli di adipe a livello addominale. 

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Ocarina, il lettore musicale per i bambini

Lunedì, 02 Gennaio 2017 06:21

La musica fa parte di quella categoria di argomenti di cui, ok, i bambini potrebbero vivere senza, ma che secondo noi è indispensabile. E’ un’arte, e come tale non serve alla sopravvivenza, ma alla vita. I bambini ne hanno bisogno, classica o moderna che sia, e il bello è che esistono svariati modi per fargliela ascoltare in maniera adatta a loro.

Tra questi sta sicuramente Ocarina, un music player tutto italiano pensato per i più piccoli, per accompagnarli dalla nascita per tutta la crescita!

Ecco Ocarina, il lettore musicale per i bambini: il modo migliore per abituarli alle note musicali sin dai primi giorni

Di lettori musicali ed mp3 ce ne sono certamente a bizzeffe. Piccoli, grandi, potenti, più sobri… E per i bambini? C’è qualcuno che ne ha pensato uno apposta per loro? Effettivamente sì: ci ha pensato un padre fiorentino che vivendo l’infanzia con i suoi figli si è accorto dell’esigenza di portare con sé fiabe e musiche ovunque andassero, in mancanza di un device che fosse semplice e fruibile anche dai bambini.

E così è nato Ocarina, un lettore musicale mp3 semplice, molto intuitivo, con pochi tasti e dal design pulito: i bambini possono finalmente portarlo con sé e utilizzarlo - grazie agli altoparlanti incorporati - senza le cuffie (un’innovazione in un mondo fatto di persone che si isolano con i loro auricolari!), proprio come se fosse un vecchio mangiadischi dei lontani anni Ottanta.

Ovviamente Ocarina, essendo pensata per i bambini, è completamente atossica, prodotta in gomma alimentare antishock e praticamente indistruttibile (attenzione però a non bagnarla! E’ comunque una radio). Ecco perché è perfetta per essere utilizzata dai bambini sin dai primi mesi di vita (anche solo accostandogliela per fare ascoltare della buona musica!). 

Soprattutto, è facile facile da usare: grazie ai soli quattro grandi tasti di cui è dotata Ocarina, i bambini possono in maniera semplicissima attivare le funzioni principali, e cioè accensione e spegnimento, cambiamento della traccia, pausa, play, stop e volume. E persino registrare le voci, i suoni e le musiche accanto a loro, con la possibilità di riascoltarle quando vogliono.

Rossa, gialla, verde e blu, Ocarina piace un sacco ai bimbi, che ne amano il design giocoso e i disegni di Oca, la mascotte. E questo design, oltre che piacevole agi occhi, è pensato per la praticità: la forma include una grossa maniglia centrale che permette di portarlo ovunque con sé, senza paura di rompere il lettore, poiché il materiale (come dicevamo atossico) è davvero resistente agli urti (inevitabili quando a fruirne sono i bambini!).

Le canzoni possono essere caricate sul device come su ogni lettore mp3, e cioè tramite USB, e all’interno del programma possono essere divise in playlist, in modo da creare delle selezioni (che possono essere poi sfogliate semplicemente con l’uso dei tasti - guarda il tutorial qui sotto!).

Nel momento in cui comprate Ocarina, il lettore conterrà già 4 fiabe e 4 canzoni in italiano, originali e realizzate appositamente per Ocarina. Non mancheranno poi 3 tracce in francese e 4 fiabe in inglese, per bimbi poliglotti. E sul sito di Ocarina troverete una lista sempre aggiornata di canzoni e tracce da caricare sul device, per proporre ai bimbi idee sempre nuove!

Sara Polotti

I migliori braccialetti gps per i bambini

Domenica, 01 Gennaio 2017 07:33

La localizzazione GPS è ormai parte quotidiana della vita. Anzi, è imprescindibile. Provate a viaggiare solo con una cartina stradale, e ditemi se non vi perdereste! Siamo così abituati alle mappe online e alle indicazioni stradali della donnina nel nostro smartphone da non essere più in grado di ritrovare la strada di casa da soli.

Il localizzatole GPS, tuttavia, non è solo biasimabile. C’è anche un risvolto più che positivo, ed è la sicurezza, soprattutto quando si parla di bambini e di anziani. Alcuni diranno che è troppo, che così si estremizza l’essere premurosi. Ma se una mamma è troppo apprensiva, forse un braccialetto con localizzatore GPS per bambini è la soluzione alle sue paure. E non è meglio vivere senza paura?

I migliori braccialetti GPS per bambini: i tipi di braccialetti antismarrimento, dove comprarli e come usarli

In commercio ne esistono di tutti i tipi, e i più comuni li si trova sotto forma di braccialetto, orologio o portachiavi. Stiamo parlando dei localizzatori GPS per bambini, che altro non sono che piccoli device che permettono ai genitori di controllare sempre dove sono i loro pargoli.

Naturalmente, un eccesso di zelo e premura è pericoloso, si rischierebbe di non vivere più. L’utilità è però innegabile, innanzitutto, come dicevamo, se aiuta le mamme troppo ansiose a placare le loro paure, e soprattutto viene in soccorso in momenti di “pericolo”, come le spiagge, le piste da sci, i boschi o i luoghi troppo affollati.

Se quindi una volta l’unico modo per ritrovare il proprio bambino in mezzo al mercato era urlare il suo nome e sperare in qualcuno di buono che gli tenesse la mano finché non lo si ritrovava, ora la soluzione è a portata di mano. O meglio, di braccio.

I localizzatori GPS per bambini servono infatti a due scopi: per ritrovare qualcuno che si è perso o, preventivamente, per controllare che qualcuno non si allontani troppo. Nel primo caso, gli orologi o i braccialetti indossati dai bambini comunicano con uno smartphone o attraverso un’app che, aprendola, rintraccia la posizione, oppure tramite SMS (solitamente basta inviare un messaggio al numero del braccialetto per ricevere le coordinate). Nel secondo caso, invece, lo smatrphone dei genitori invia un messaggio “allarme” quando il bambino si allontana troppo rispetto a quanto stabilito (può essere da 2 metri a 200 metri o più).

Essendo per bambini, potete trovare in commercio localizzatori GPS carini e simpatici, colorati, in modo che il bimbo non si lamenti o si senta troppo controllato. Insomma, sembrano dei veri smartwatch, alcuni! E ci sono di varie fasce di prezzo.

 

Questo, ad esempio, costa circa 35 euro e lo trovate su Amazon. Compatibile con i dispositivi Android, permette di sapere in ogni momento la posizione precisa dei bambini, tramite un’App con mappa geografica. Ma è anche un telefono per le emergenze: il bimbo, infatti, potrà mandare un SOS in caso di emergenza, o chiamare uno dei due numeri di telefono preimpostati (che potranno a loro volta telefonare). E ha anche la funzione “recinto elettronico”, per avvisare se il bambino si sposta troppo o se il braccialetto gli viene tolto dal polso. 

A 70 euro c’è invece lo smartwatch per bambini di Misafes, le cui recensioni sono ottime. Funziona con qualsiasi smartphone (scaricando l’app lo si controlla e si impostano i numeri di telefono), e ha varie funzioni (oltre ad uno schermo touchscreen): permette di localizzare il bambino quando serve, si possono preimpostare 6 numeri di telefono che il bambino può chiamare, si può ascoltare l’audio intorno al bambino (per capire in che ambiente è), il bambino può mandare un sms di SOS con un tasto, e anche qui è possibile impostare l’”area recinto”. 

Weenect Kids costa invece 99 euro, ed è a forma di portachiavi (quindi un pochino più scomodo: è da appendere ogni volta alle asole o alla cintura). Sempre attraverso lo smartphone di mamma e papà è possibile ricevere in qualsiasi momento la posizione su una mappa (senza limiti di distanza), c’è l’area recinto che avvisa quando il bambino si allontana e funziona come un telefono in caso di SOS.

Economicissimo è infine FollowKids disponibile sul loro e-shop a 19 euro e 90 centesimi. Ha le solite funzioni base (allarme quando il bimbo si allontana e localizzazione GPS tramite un’APP), ed è così sottile che sicuramente al bambino non darà per niente fastidio!

La redazione

I ciondoli della pace per bambini

Venerdì, 30 Dicembre 2016 06:41

Manualità, significato, bellezza: c’è un progetto-lavoretto che appena abbiamo visto ci ha conquistato immediatamente. Non serve molto, si può fare in gruppo, è colorato e il risultato è bellissimo!

I ciondoli della pace per bambini: con tante perline e un po’ di manualità il lavoretto che si trasforma in decoro meraviglioso

Fare braccialetti non è un’attività “da femmine” o meramente estetica, finalizzata all’indossarli, quei braccialetti. Quei fili e quelle perline alla base del lavoro sono fondamentali per i bambini, che giocandoci hanno la possibilità di utilizzare la loro manualità più fine e di allenare in maniera precisa la coordinazione occhio-mano.

L’attività sarà quindi la stessa, ma invece di creare collane e braccialetti i bambini realizzeranno fili di perline che poi utilizzeranno per formare la decorazione per la classe. Il materiale? Perline, fili, campanellini e un bel ramo pulito.

Innanzitutto, fornite le “perline”: possono essere quelle di plastica adibite esattamente allo scopo, oppure, ancora meglio, potranno essere un’accozzaglia di materiali che si prestano alla realizzazione di ciondoli, come ad esempio bottoni, biglie bucate, palline di legno, pasta corta…

(foto 1 http://s96.photobucket.com/user/konien/media/Afrika_map_1_290.jpg.html)

Oppure, createle di carta: utilizzate quella spessa e zigrinata, tagliate dei triangoli, spennellate un lato di colla e arrotolateli attorno ad una matita. Il risultato saranno delle perline bucate dalla forma strana!

(foto 2 http://s96.photobucket.com/user/konien/media/Afrika_map_1_290.jpg.html)

Dopodiché tagliate dei fili belli lunghi (la lana è perfetta, soprattutto se spessa, perché resistente ma non rigida come lo spago), e dite ai bambini di creare le loro file di perline, infilandole nell’ordine che preferiscono.

Una volta terminata la striscia di perline, aiutate il bambino a fissare l’estremità superiore con un bel nodo (lasciando comunque qualche centimetro dall’alto: servirà per legare il filo al ramo) e a legare all’altro capo un campanellino. Chiedete poi a tutti di pensare a qualcosa di felice sulla classe, ad un buon proposito per mantenere la pace tra loro o a qualcosa di bello su ognuno dei compagni, e di trasmetterlo, magari anche con un bigliettino da attaccare, alla striscia che hanno creato.

Prendete quindi il ramo che avete selezionato tutti insieme in giardino e legate a distanze uguali tutte le file di ciondoli create dai bambini. Legate poi alle due estremità del ramo dello spago bello forte o del filo di nylon (di quello fatto apposta per appendere: deve essere sicuro!), e appendete così il ramo a due fisher a uncino sul soffitto: il risultato è una bellissima decorazione che ricorderà ai bambini il loro lavoro ma soprattutto i pensieri felici.

(foto 3 http://stylecarrot.com/wp-content/uploads/2011/06/peace-beads-stylecarrot-boston.jpg)

Ogni volta che sembrerà che il disordine, i litigi o il caos regnino in classe, potrete sempre con delicatezza sfiorare i ciondoli, che suoneranno soavemente grazie al campanellino, ricordando ai bambini ciò che avevano pensato sulla pace o ciò che si erano riproposti al momento della realizzazione.

Puoi scoprire altre forme di hanging art in questo articolo. 

Sara Polotti

La hanging art delle scuole di Reggio Emilia

Venerdì, 30 Dicembre 2016 05:45

Entrando in una Scuola di Reggio o in un istituto che segue Reggio Children non potrete fare a meno di notare questo bizzarro elemento: le cose appese al soffitto. Disegni, foglie, lavoretti, rami: di tutto di più. E non è uno sfizio delle maestre: dietro ci sta una ragione ben precisa, e ora ve la sveliamo.

La hanging art delle scuole di Reggio Emilia: la ragione per la quale nel Reggio Approach è previsto che i bambini appendano tutto al soffitto

Le ragioni essenzialmente sono due, e anche se sembrano semplici in realtà sono fondamentali per il Reggio Approach, e combinate portano a questa esplosione di lavoretti sui soffitti delle classi.

Innanzitutto, nel Reggio Approach, come nel metodo montessoriano, l’ambiente in cui i bambini imparano è al centro dell’attenzione. Deve essere bello, a misura di bambino, in tinte naturali, ed è pensato per favorire l’interazione, l’autonomia, la curiosità e la comunicazione. E, soprattutto, questo spazio scolastico prende forma e di modifica in base ai programmi educativi e a ciò che i bambini fanno durante l’anno. Sì, un po’ come in tutte le scuole (dove compaiono cartelloni durante l’anno), ma in maniera più concreta e meno “cartellonistica”.

In secondo luogo, per le Scuole di Reggio l’arte è fondamentale, così come tutti i linguaggi non verbali. Non solo nell’Atelier (il laboratorio creativo sempre presente), ma anche in classe la creatività è sperimentata costantemente, e le mani dei bambini sono sempre impegnate in questo senso.

Unendo queste due peculiarità, capirete che arte+ambiente porta alla necessità di spazi dedicati proprio a questa creatività da esporre. Ed ecco perché nelle classi gli angoli dedicati all’esposizione dell’arte e le opere d’arte e i lavoretti appesi (o al soffitto, o a rami, o ad alberi…) sono moltissimi.

Il bello è che puntando sempre ad una estetica pensata e studiata, questi angoli di arte appesa sono effettivamente meravigliosi, e si capisce come possano andare a favore dei bambini: gli studenti possono infatti avere sott’occhio tutti i giorni i loro lavori, le loro opere, che da singole vanno a formare con quelle dei compagni dei bellissimi complessi.

Così, i metodi per appendere l’arte sono davvero ingegnosi, e rendono le classi davvero piacevoli e vissute. Guardate ad esempio questi ambienti. Qui per appendere fotografie e ritratti dei bambini sono stati utilizzati gli appendiabiti salvaspazio dell’Ikea…

(foto 1 http://journeyintoearlychildhood.weebly.com/journey-blog/intentionally-designed-environments)

Qui invece una ruota di bicicletta con i suoi raggi si è trasformata in un appoggio alternativo…

(foto 2 http://fairydustteaching.com/2013/01/reggio-emilia-hanging-art/)

Qui, anche solo per rendere più piacevole e naturale l’ambiente, si è portato addirittura un ramo nella classe…

(foto 3 https://it.pinterest.com/pin/121175046197929084/)

Mentre qui il ramo è stato sfruttato fino in fondo, e quindi utilizzato per appendere le fotografie dei bambini.

(foto 4 http://fairydustteaching.com/2013/01/reggio-emilia-hanging-art/)

Sara Polotti

Il video è di circa un anno fa, ma le parole di questo artista americano sono così attuali e colpiscono così profondamente al cuore che è bene riascoltarle sempre. Ogni giorno. “I am not black, you are not white” è semplicissimo: con poche parole, lette da Prince EA e lette da una schiera di persone normali, è possibile smontare il razzismo, ma soprattutto le barriere create dalle etichette imposte dalla società.

“Io non sono nero, e tu non sei bianco”: il bellissimo video di Pince EA per combattere il razzismo parlando al cuore con semplici parole

Prince EA, al secolo Richard Williams, è un rapper americano, noto anche per le sue opere d’arte a parole e per i suoi video musicali. Viene da Saint Louis, in Missouri, una delle più multietniche città del mondo, e probabilmente ha provato sulla sua pelle il razzismo di certe ignoranti persone. 

Nel suo canale YouTube posta un sacco di video, un po’ musicali, un po’ personali, un po’ per fare ridere la gente, un po’ per mostrare la sua musica e un po’ per fare riflettere. Tra questi ultimi spicca “I am NOT black, you are NOT white”.

A narrare è la sua voce, ma a partecipare al video sono una miriade di persone: donne, uomini, bambini, asiatici, messicani, bianchi, neri, famiglie, single, coppie… Ma non è questo a distinguerli. Come vorrebbe EA, nessuna etichetta: sono semplicemente esseri umani che condividono la semplice e bellissima idea di EA: sono le etichette a creare i conflitti, e sono i conflitti a generare le guerre. Quindi gettiamole via, e cerchiamo di vedere l’altro per quello che davvero è, e cioè semplicemente se stesso.

Ecco le magnifiche parole del video. E voi, cosa vi sentite essere?

“Io non sono nero. Voglio dire. E’ così che mi chiama il mondo, ma non sono io. Non sono uscito dall’utero di mia madre dicendo: “Hey, gente, ciao! Io sono… nero!”. No. Mi hanno detto di essere nero, e a te hanno detto di chiamarmi così. Nonostante ciò che pensi di te stesso, questa è un’etichetta. Vedete, sin dalla nascita il mondo ci forza ad etichettare, e noi le accettiamo, queste etichette, le digeriamo, non ne dubitiamo mai. Ma c’è un problema. Le etichette non sono te, e non sono me. Le etichette sono solo etichette. Ciò che noi siamo non è la nostra pelle. Vedete, quando guido la mia macchina, nessuno confonderebbe la mia macchina con me. E quando guido il mio corpo, perché mi confondono con il mio corpo? E’ il “mio corpo”, non “me”. Chiariamoci. I nostri corpi sono come macchine che guidiamo per spostarci. E la concessionaria che chiamiamo società ha deciso di chiamare la mente “accessorio nero”. Oppure “accessorio irlandese”, o “accessorio bianco”. E senza nemmeno un test di guida siamo stati forzati a guidare queste macchine per il resto della nostra vita”. Scusate ma non vedo logica né orgoglio nel sentire me stesso o nel giudicare un’altra persona per la macchina che guida. Perché ciò che siamo davvero è in realtà dentro di noi. 

Non sto qui a dirvi come la scienza abbia dimostrato che siamo tutti un mix, che le razze o le specie umane non esistano, o che il concetto di razza fu inventato nel quindicesimo secolo per dividere le persone. No, non sto qui a farvi una lezione. Voglio farvi solo una domanda. Chi saresti se il mondo non ti avesse etichettato? Se non ti avessero dato una casella da barrare. Saresti bianco, nero, messicano, nativo americano, asiatico, orientale, indiano? No. Saremmo uno, saremmo insieme, e non vivremmo più nell’errore di chiamare gli esseri umani “persone nere” o “persone bianche”. 

Queste etichette accecheranno tutti dal vedere chi sono veramente le persone, guardandole invece attraverso la lente del pregiudizio e del filtro di chi pensiamo esse siano. E quando tu lasci che un’etichetta artificiale dica chi sei, allora amico hai scelto di minimizzare te stesso, di dividerti dagli altri. Ed è innegabile che questa visione generi conflitto, e che il conflitto generi guerre. Ogni guerra è nata in seguito ad etichette, in seguito ad un “noi contro loro”. Ma la risposta alla guerra, al classismo, al razzismo, e ad ogni altro -ismo è così semplice che nessun politico c’è mai arrivato. Sono le etichette. Dobbiamo strapparle. 

Non è buffo che nessun bambino nasca razzista? Tutti i bambini piangono quando ne sentono un altro piangere, indipendentemente dal sesso, dalla cultura o dal colore, e questo è una prova di come nel profondo noi siamo fatti per curarci dell’altro, per connetterci. E’ questa la nostra missione. Non è la mia opinione, è la verità. Per favore, ascoltatemi: le etichette distruggono la nostra visione, ed è per questo che la metà di chi guarderà questo video lo stopperà, o si sentirà in conflitto e proverà a resistere alle mie parole. Ma ricordate solo che è esattamente così che si sentiva il bruco prima di diventare una magnifica farfalla. Le etichette sono il nostro bozzolo, e dobbiamo romperle per ottenere le nostre ali. Gli esseri umani non sono stati fatti per essere classificati con etichette come al supermercato. Siamo fatti per essere liberi, e finché non rinunceremo a queste etichette e non smetteremo di vivremo in questa piccolezza, non lo saremo davvero, e non vedremo davvero chi siamo e chi sono gli altri realmente. Chi. Siamo. Davvero.”

Non è che è solo bello (con quel suo verde rallegra subito la giornata!). Il tè matcha è anche buono, sia a livello di gusto sia a livello di benessere, e berne una tazza appena svegli è una bomba di energia.

Ma cos’è il tè matcha? E’ una varietà di tè verde che prevede l’assunzione delle sue foglie intere polverizzate. Ricco di amminoacidi e antiossidante, contiene meno caffeina rispetto al tè o al caffè, ma soprattutto quest’ultima viene rilasciata più lentamente e per questo motivo vi assicura dalle 4 alle 6 ore di energia. Insomma, è più delicato e più efficace. Sceglietelo sempre biologico e il gioco è fatto.

Ecco allora : dall’abbinamento con la cannella a quello con lo zenzero, le tazze di tè matcha più gustose per iniziare bene la giornata

  • Per una bomba di gusto, la mattina è perfetto il tè matcha allo zenzero e limone. In una tazza di acqua bollente spremete mezzo limone e grattugiate un cucchiaino di zenzero fresco, quindi aggiungete due cucchiaini di olio di cocco, uno di tè matcha e mezzo di miele (se lo preferite più dolce). 

(foto 1 http://mylifecookbook.com/2015/03/04/lemongrass-ginger-coconut-matcha/)

  • Se siete più tradizionali, quello che fa per voi è il cappuccino matcha: fate scaldare 150 grammi di latte di soia, e nel frattempo mettete un cucchiaino di tè matcha in una tazza, versandoci sopra due cucchiai di acqua calda e mescolando bene. Una volta scaldato il latte, montatelo con una frusta elettrica o con il frustino fatto apposta per la schiuma, quindi versatelo sul tè matcha. Perfetto per sostituire il solito cappuccino di caffè, no?

(foto 2 https://justafiveoclocktea.com/2013/06/16/matcha-cappuccino/)

  • Saporito e speziato è il tè matcha burroso alla cannella. Utilizzate il burro vegetale e state tranquilli: è una colazione vegan-friendly. Scaldate una tazza di acqua, quindi mescolateci dentro mezzo cucchiaino di tè matcha, mezzo di cannella in polvere, due cucchiaini di burro vegetale e, opzionalmente in base alle preferenze, un cucchiaino di zucchero di canna integrale o (meglio ancora) di miele.

(foto 3 http://mylifecookbook.com/2015/03/09/hot-cinnamon-buttered-matcha/)

  • Buonissimo è l’abbinamento tè matcha-vaniglia, per un latte mattutino speciale: per prepararne una tazza basterà sfruttare il latte di mandorla vanigliato e una french-press, la caffettiera francese. Mettete mezzo cucchiaino di tè matcha, mezza tazza di acqua calda, mezza tazza di latte di mandorla alla vaniglia caldo e un cucchiaino di zucchero di canna integrale nella caffettiera e mescolate. Inserite la pressa e premete fino in fondo, quindi alzatela lentamente (per quindici secondi). Ora il vostro latte matcha alla vaniglia è pronto per essere versato!

(foto 4 http://www.fooduzzi.com/2016/03/vanilla-matcha-green-tea-latte/#_a5y_p=5158136)

  • E avete mai provato a bere un frullato di mattina? Preparatene uno completo con il tè matcha per energizzarvi e iniziare la giornata in salute. Basta frullare in un mixer mezza tazza di latte di mandorla con del cetriolo, un pezzetto di avocado, tre foglie di spinaci, un cucchiaino di tè matcha e un goccio di olio di cocco. Spolverate con qualche seme di chia.

(foto 5 http://www.tasteaholics.com/recipes/drinks/green-low-carb-breakfast-smoothie/)

  • Al posto del frullato c’è poi la smoothie bowl, alla cui base sta un frullato con tè matcha e sulla cui superficie potete sistemare la vostra frutta preferita, per una colazione super completa. In un mixer frullate mezza banana ghiacciata, 4 fragole ghiacciate, mezza tazza di yogurt greco, un cucchiaino di miele, una tazza di spinaci, un kiwi, un cucchiaio di burro di mandorle, uno di latte di mandorla e un cucchiaino di tè matcha. Versate in una ciotola e servite decorando con tutta la frutta che preferite.

(foto 6 http://cookinglsl.com/matcha-green-tea-smoothie-bowl/)

  • E infine una bella tazza di pudding al tè matcha: preparatelo la sera prima, e godetevelo al mattino. Prendete una manciata di semi di chia e mescolatela in una ciotola con mezza tazza di latte di soia. In un’altra ciotola mescolate due cucchiaini di tè matcha con un pochino di acqua calda, fino ad ottenere una crema omogenea. Aggiungete il tè matcha al latte e ai semi di chia, mettete in una tazza o in un barattolo e fate riposare tutta notte. Servite con una manciata di muesli e qualche frutto di bosco.

(foto 7 http://www.emilieeats.com/matcha-chia-pudding/?utm_campaign=coschedule&utm_source=pinterest&utm_medium=Emilie%20Hebert%20%7C%20Emilie%20Eats%20&utm_content=Matcha%20Chia%20Pudding

Sara

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Cecilia

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