Prima regola: comprarli in mercati sicuri, controllati dall’ASL. Esistono infatti 4000 varietà di funghi, ma solo 100 sono commestibili. Le altre sono velenosissime, quindi attenzione! E attenzione anche alle allergie. Detto questo, sono buonissimi, ma spesso non se ne conoscono le proprietà.
Dal sistema immunitario ai sali minerali e alle vitamine, i funghi hanno moltissimi nutrienti. Ecco perché in stagione è una buona cos sfruttarne il gusto, in ricette tradizionali oppure un pochino più sperimentali.
Ipocalorici (hanno in media 25 calorie ogni 100 grammi), i funghi (che si differenziano dalle piante per la non produzione di clorofilla - che fa sì che si nutrano - come noi - di altri organismi) contengono moltissimi sali minerali (potassio, rame, selenio, fosforo…) e le importanti vitamine B3 e B12 (importanti per il sistema nervoso e per la produzione di globuli rossi). Queste componenti li rendono alleati del sistema cardiovascolare (proteggono anche dal colesterolo cattivo, grazie alle fibre insolubili che ne contrastano l’accumulo nel sangue) e la presenza di lisina e triptofano fa sì che i funghi siano naturali antiossidanti: proteggono cioè dall’invecchiamento cellulare, prevenendo anche le cellule tumorali.
Entrando nello specifico delle loro proprietà antitumorali, è stato riscontrato come in alcune specie di funghi l’alto contenuto di selenio porti benefici nella prevenzione del cancro alla vescica, mentre i beta glucani e l’acido linoleico prevengono il cancro al seno nelle donne, e quello alla prostata negli uomini.
I funghi sono inoltre alleati potenti del nostro sistema immunitario: essendo antibiotici naturali, sono indicatissimi durante i cambi di stagione o in quelle fasi della vita in cui si è più a terra. Crescendo proprio tra settembre e novembre, consumarli freschi significa prepararsi quindi bene all’inverno.
E proprio poiché i funghi crescono in questa stagione, le ricette che li prevedono sono giustamente riconducibili ai mesi invernali. Il loro profumo fa molto “inverno in casa”, e a noi piace moltissimo. Vi proponiamo quindi alcuni piatti per gustarli al meglio, dai classici funghi trifolati a…….
Innanzitutto, provate a gustarli crudi (almeno le varietà che non prevedono la cottura obbligatoria, come i funghi che proponiamo in questo caso): gli champignon sono buonissimi se tagliati a fettine sottili e conditi con dell’olio, limone e sale aromatico. Aggiungete nel piatto le verdure che preferite, dal sedano alla carota, e otterrete così un pinzimonio scomposto.
(foto 1 http://ricette.donnamoderna.com/carpaccio-di-champignons?aggregatore=268724)
Un classicone è il risotto ai funghi porcini, che a noi piace sempre tantissimo. Prendete 400 grammi di funghi porcini e puliteli bene (tagliando la parte terrosa e passandoli con un panno umido), quindi tagliate i gambi e frullateli. In una padella versate un filo d’olio e aggiungete a rosolare il trito di gambi. Dopo dieci minuti aggiungete le cappelle a fette e portate a cottura. Nel frattempo, fate rosolare una cipolla tritata in una pentola, aggiungete il riso a tostare e dopo due minuti coprite con brodo vegetale (aggiungendone quando assorbito e mescolando fino a fine cottura). Verso la fine unite i funghi al riso, mescolate bene, aggiungete del parmigiano e mantecate, servendo bello caldo.
(foto 2 http://www.buttalapasta.it/articolo/ricetta-risotto-ai-funghi-porcini/43295/)
Per una super invernale vellutata di funghi, pulite 350 grammi di funghi freschi e affettateli, quindi metteteli a rosolare in una pentola con olio, una cipolla tritata e una carota tritata. Dopo dieci minuti aggiungete circa un litro di brodo vegetale (o più, se necessario), e fate cuocere per altri venti minuti. A fine cottura frullate tutto con il mixer a immersione, e per fare addensare aggiungete un paio di cucchiai di farina (opzionale).
(foto 3 http://www.tuttogreen.it/crema-di-funghi-champignon/)
Come sempre, a salvarci il secondo ci pensano le polpette: se i bimbi non amano i funghi, mescolateli all’interno delle palline! Comprate al mercato i funghi freschi che preferite (porcini, champignon, finferli…), puliteli, tagliateli a fettine e metteteli in padella con un filo d’olio, facendoli cuocere per circa quindici minuti. Nel mentre, preparate un composto di uovo, pangrattato, sale, pepe e prezzemolo (che sia pastoso), e mescolatelo poi con i funghi. Aggiungete ancora pan grattato e formate delle palline, che sistemerete su una teglia coperta da carta forno e che infornerete per venti minuti a 180 gradi.
(foto 4 http://www.buttalapasta.it/articolo/fotoricetta-polpette-di-funghi/30995/)
Ottime sono anche le omelette ai funghi, da preparare per una serata-omelette in famiglia. Per ogni omelette, sbattete con una forchetta due uova con del sale e del pepe in una ciotola, quindi versate il composto in una padella antiaderente con un filo d’olio. Tenete il fuoco al massimo, e quando inizia a cuocere la base adagiate sull’omelette del formaggio alpigiano (tre o quattro cucchiai) o della robiola e dei funghi trifolati. Chiudete a mezzaluna l’omelette e servite.
(foto 5 http://www.gustissimo.it/ricette/frittate-omelette-crepes/omelette-ai-funghi.htm)
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
La definizione “oil pulling” è abbastanza intraducibile in italiano, poiché è una pratica non ancora molto diffusa. Sta tra i gargarismi e il risciacquo orale, ma è un procedimento molto più lungo e particolare, che non serve solo per migliorare la salute dei denti, ma aiuta tutto l’organismo a stare meglio. Vediamo insieme di cosa si tratta.
L’oil pulling è una pratica ayurvedica che prevede il risciacquo del cavo orale attraverso una tecnica ben precisa, volta ad eliminare tutti batteri che si sono accumulati nella bocca durante la notte. Non è un procedimento senza senso, e si basa sulla teoria che vuole il corpo disintossicarsi durante la notte per espellere tutte le tossine che lo abitano.
Queste tossine, insieme ai batteri, si accumulano piano piano nella bocca durante le ore di sonno, poiché l’organismo tende a spingerle in quei luoghi attraverso i quali è poi semplice espellerle. Detto questo, è facile capire che lavarsi i denti al mattino è assolutamente una delle prime cose da fare, per evitare che queste impurità tornino nell’organismo. Una cattiva igiene orale, è bene saperlo, è direttamente collegata ad altri problemi, come infiammazioni generali, diabete e addirittura malattie cardiovascolari!
Per prima cosa, quindi, procedete alla pulizia della lingua con l’apposito strumento (oppure con un cucchiaio). Dopodiché passate all’oil pulling, e cioè al risciacquo con olio di cocco o di sesamo.
Per farlo, mettete in bocca un cucchiaio di olio, e risciacquate con questo (senza mai ingoiarlo: in caso contrario ingerireste nuovamente le tossine e le impurità!) la vostra bocca e i vostri denti per circa dieci-venti minuti (magari mentre vi lavate, fino a che l’olio non diventa più denso e lattiginoso). Sputate quindi l’olio, sciacquate la bocca con acqua tiepida e procedete poi con il normale lavaggio dei denti.
Questa pratica agisce efficacemente poiché l’olio assorbe gentilmente tutti i batteri e le tossine che si sono depositati nella bocca, sui denti e sulle gengive. E, allo stesso tempo, se utilizzate l’olio di cocco ne sfruttate le proprietà antibatteriche, rendendo il risciacquo anche preventivo.
I benefici dell’oli pulling sono quindi strettamente collegati con i benefici di un corpo privo (o quasi) di tossine. Ecco perché non si fermano alla bocca, anche se questa, naturalmente, è la prima a goderne: dopo qualche giorno dall’utilizzo le gengive sanguineranno meno durante lo spazzolamento, l’alito cattivo scomparirà, la mascella farà meno male (poiché si alleneranno muscoli solitamente inattivi), i denti saranno più bianchi… E le carie e le gengiviti verranno prevenute.
Per quanto riguarda invece la salute generale del corpo, sin da subito la pelle apparirà più bella, poiché disintossicata, e i mal di testa e le infiammazioni generiche si allevieranno, grazie all’eliminazione delle tossine e di altri agenti che irritano il sistema nervoso.
E questa eliminazione di tossine avrà benefici anche su due organi fondamentali, e cioè il fegato e i reni, che in questo modo saranno alleggeriti dal loro lavoro di “filtri”.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Una lotta che sembra non finire mai: quella delle mamme che rivendicano, giustamente, il loro diritto di allattare in pubblico, in ogni occasione, contro le malelingue che le vorrebbero chiuse in casa e coperte fino al collo. Ma cosa c’è di più naturale di allattare un bambino? E cosa c’è di diverso dai mille seni che vediamo in spiaggia o sulle copertine delle riviste?
Questa domanda se l’è posta nientemeno che un angelo di Victoria’s Secret, Candice Swanepoel, neomamma che un semplice post su Instagram si è così schierata con bellissime parole al fianco delle mamme che vorrebbero allattare in pubblico, unendosi così, anche se in maniera differente, alla schiera delle star che da sempre sostengono la causa.
Che l’allattamento in pubblico sia un diritto è fuori discussione. Lo dice il buon senso, lo dice Papa Francesco, lo dice chiunque con un briciolo di sensibilità in corpo. Ma allora perché è ancora un tabù? Perché disgusta certe persone? Perché non dovrebbe essere visto per ciò che è, e cioè un naturale miracolo della vita?
Probabilmente si è fatta queste domande Candice Sweanepoel, la modella di intimo abituata a posare senza veli e in topless per le riviste più patinate: nel momento in cui, due mesi fa, a 28 anni è diventata mamma del suo primo figlio Anacã (avuto con il compagno Hermann Nicoli, anche lui modello) si è trovata, paradossalmente, a coprire il suo seno ogni volta che allatta. E così si è sfogata su Instagram, postando uno scatto davvero commovente del suo bambino che poppa e corredandolo con un pensiero più che condivisibile.
(foto https://www.instagram.com/p/BOLYoz3g2zk/?taken-by=angelcandices&hl=it)
“Molte donne - scrive Candice - oggi si vergognano di allattare in pubblico, o addirittura vengono cacciate da luoghi pubblici perché stanno allattando i loro bambini. Anche io mi sono ritrovata a sentire il bisogno di coprirmi, in qualche modo imbarazzata per il fatto di allattare mio figlio in posti pubblici, quando invece sono così a mio agio a scattare immagini in topless per le riviste in nome dell’arte”.
E ancora: “Il mondo è stato desensibilizzato e non si accorge più della sessualizzazione del seno e della violenza in tv. Ma perché dovrebbe essere diverso per l’allattamento? L’allattamento non è sessuale, è naturale. Chi trova sbagliato nutrire in pubblico il proprio bambino dovrebbe imparare a conoscere i benefici di questa pratica su mamma e bambino, ma anche sulla società”.
Lo scatto in bianco e nero è favoloso, tenero e intimo. Le parole, invece, sono furenti, e capiamo bene il perché. Come potrebbe un’immagine così delicata risultare fuori luogo o disgustosa? Per noi, non potrebbe. Ma c’è ancora chi non accetta la natura.
Ciò che più colpisce del post di sfogo di Candice è il fatto che lei abbia provato entrambe le situazioni sulla sua pelle. Insomma, non parla per frasi fatte o per sentito dire, ma riporta ciò che davvero le accade, e cioè l’accettazione di un seno scoperto a fini commerciali (e sessuali) e non quella di un seno mostrato (senza ostentarlo) per la sua funzione principale, e cioè quella di dare vita al proprio figlio.
I pregiudizi, insomma, sono duri a morire, ma soprattutto sono alimentati da una società che ormai non si accorge più della violenza ma che ha paura di una tetta che allatta.
Un’idea che unisce il piacere del tè e delle infusioni a quello della lettura, ma non in maniera semplice come potreste credere. La startup Narratè è innovativa, e a noi piace moltissimo perché unisce due delle nostre passioni!
“La lettura ha scoperto l’acqua calda”: il motto di Narratè gioca proprio sull’idea che parrebbe semplicissima ma che in realtà ha in sé innovazione e coccole. La startup tutta italiana ha infatti inventato un nuovo modo di fruire della pausa più intima e rilassante, quella del tè: ogni bustina delle loro infusioni è contenuta in un bellissimo libricino la cui lettura dura esattamente il tempo di infusione del tè. In poche parole: quando non sapete come far passare quei cinque minuti che separano l’acqua bollente dal gustarsi la tazza di tè fumante, ecco che ci pensa una lettura a distrarvi, in maniera davvero carinissima.
Concretamente, comprando una bustina di tè Narratè non comprerete solo un infuso, ma anche un libro. Questo libro contiene la bustina. Prendete la bustina, mettetela in infusione in acqua calda, iniziate la vostra lettura e una volta arrivati all’ultima parola il vostro tè sarà pronto per essere gustato. In questo modo, quei cinque minuti sospesi acquisteranno un nuovo valore, una nuova consistenza, arricchendosi di spunti e di cultura. L’attesa acquista un nuovo gusto.
Narratè ha pensato di offrire ai suoi clienti un’esperienza immersiva che coinvolga quasi tutti i sensi, poiché oltre alla vista vengono stimolati l’olfatto e il gusto (ma anche il tatto! Non è bellissima la sensazione dei libri cartacei in un mondo digitale?). E così anche i racconti contenuti nei libri vogliono essere brevi esperienze complete, e non solo sintesi di temi.
A raccontare sono autori di tutto rispetto, e ad ogni miscela corrisponde un loro racconto, che a sua volta corrisponde alla città alla quale è dedicato l’infuso: la bustina Milano, ad esempio, è contenuta nel libro di Stefano D’Andrea; Venezia è accompagnata dalla storia di Michele Gnesotto; Firenze è affidato a Cristina Giuntini; mentre con Roma si leggerà il racconto di Luca Notarianni.
E ogni bustina di tè è una miscela creata ad hoc, con note uniche e connubi perfetti: Milano è composta da tè nero, cannella e zafferano; Venezia da tè nero, rooibos, zenzero, chiodi di garofano e noce moscata; Firenze da tè nero, ibisco, malva nera, cannella, zenzero e rosmarino; e infine Roma si caratterizza per la presenza di tè nero, menta, erba citronella, cannella, zenzero e alloro.
Ciò che ci piace, inoltre, è la sostenibilità dell’idea: ogni confezione è stampata al 100% su carta riciclata e assemblata manualmente da una cooperativa sociale di Lissone, in provincia di Milano.
Alla fine, l’idea vincente di Narratè è proprio quella di aver contaminato il food con l’editoria, unendo due esperienze uniche solitamente distanti tra loro. E non a caso, oltre che online (all’indirizzo http://www.narrateworld.com/shop), i loro prodotti sono presenti in vari punti del Touring Club Italiano e in alcune librerie (come il Punto Einaudi di Porta Vigentina a Milano - nel quale è presente il primo show-room tutto dedicato, la Narratè Room - e la libreria La Gilda dei Narratori di Messina).
Narratè organizza spesso in tutta Italia incontri ed eventi: trovate gli aggiornamenti sulla loro pagina Facebook.
Cosa fa più Natale delle lucine, dell’albero e del caminetto? Ma le arance! Il loro profumo, insieme a quello dei mandarini e delle clementine, riempie l’aria invernale non appena li si accarezza e li si sbuccia, creando un’atmosfera magica che ci avvolge e ci coccola.
Ma siamo sicuri di conoscere davvero questo frutto? Famosa e conosciuta per la sua capacità di dare il giusto apporto di vitamina C, in realtà l’arancia ha molte più proprietà e benefici di quello che pensiamo!
L’arancio, l’albero che dà le arance, appartiene al genere Citrus, e anche se originario dell’Oriente ormai è tipicamente anche italiano, e in particolare viene coltivato nella bella Sicilia e nelle sue campagne. Come accennato, l’arancia è un frutto invernale poiché la sua maturazione avviene da novembre alla primavera. Ecco perché lo troviamo spessissimo sulle tavole imbandite per Natale.
Conosciute per la ricchezza di vitamina C (ne contengono 50 mg per 100 grammi, e anche se non sono il frutto che ne è più ricco sono in effetti un buon fornitore), in realtà le arance contengono anche vitamina A, PP e molte vitamine del gruppo B. E se la vitamina C è importante per il sistema immunitario, essa, associata alla presenza di bioflavonoidi, diventa anche un ottimo alleato per il benessere generale dell’organismo, poiché aiuta nella ricostruzione del collagene e dei tessuti connettivi (ossa, denti, legamenti e cartilagini ne escono rafforzati).
Nel frutto sono presenti anche molti terpeni, sostanze il cui studio ha mostrato una relazione nella prevenzione del tumore del colon e del retto, ma anche della mammella (contrastando gli estrogeni, si contrasta anche il tumore).
E, per concludere, le arance sono ottime in caso di anemia (poiché la vitamina C favorisce l’assorbimento del ferro, utile per la formazione dei globuli rossi), sono drenanti, e, soprattutto, sono perfette per migliorare la qualità dell’intestino: innanzitutto perché l’acido citrico contenuto (soprattutto nelle arance rosse) abbassa l’acidità, e in secondo luogo, quando non sbucciate del tutto dalla loro pellicina bianca, regolano l’assorbimento degli zuccheri, delle proteine e dei grassi, e favoriscono il transito intestinale.
Mettetene quindi in tavola una bella ciotola e mangiatene quante ne volete: hanno poche calorie e non possono che fare bene. Ma come sfruttarle per ricette più elaborate? Vi proponiamo qualche piatto.
Per la colazione, noi prepariamo i biscotti speziati all’arancia, una ricetta che potete trovare nel libro The Family Food della nostra Giulia Mandrino (http://www.trevisini.it/index.php/mental-fitness/the-family-food.html). In una ciotola capiente mescolate 150 grammi di farina di Kamut, 150 grammi di farina di mandorle, 80 grammi di fiocchi di avena, mezza bustina di lievito per dolci, un pizzico di sale, un cucchiaino di cannella, uno di scorzetta di arancia, uno di zenzero in polvere e un pizzico di noce moscata. Aggiungete quindi due cucchiai di olio di oliva e 2 dl di malto d’orzo, mescolando bene. Lasciate riposare l’impasto per mezz’ora, quindi ricavatene tante piccole palline da appiattire e disporre su una teglia coperta da carta forno. Infornate per 10 minuti a 180 gradi.
Sempre per la colazione, potete preparare una marmellata di arance (che potrebbe essere anche un bel regalo di Natale per i vostri amici). Prendete due chili di arance bio e lavatele bene, quindi sbucciatele e tagliatele a fettine super sottili (anche con l’aiuto di una affettatrice). Per togliere l’amaro, se non vi piace, basterà mettere le arance in ammollo per dodici ore prima della preparazione! Dopo averle affettate, mettetele quindi in una pentola con uguale peso di zucchero integrale. Portate a bollore a fuoco medio e cuocete per circa un’ora mescolando di tanto in tanto, finché lo zucchero non fila. Versate quindi la vostra marmellata nei barattoli di vetro precedentemente bolliti e sterilizzati, chiudete con il coperchio e capovolgeteli per metterli sottovuoto, finché non saranno freddi.
(foto 1 http://www.cucchiaio.it/ricetta/ricetta-marmellata-arance/)
E avete mai provato l’arancia in un primo? Buonissimo è il risotto all’arancia, di semplice preparazione. Fate soffriggere una cipolla tritata in un filo d’olio, quindi aggiungete il riso a tostare per un minuto. Aggiungete poi il succo di una arancia, mescolate e iniziate poi ad aggiungere il brodo vegetale fino a cottura ultimata, come un normale risotto. Prima di servire, mantecate con del burro di soia, della scorza di arancia grattugiata e dell’erba cipollina.
(foto 2 http://ricette.giallozafferano.it/Risotto-all-arancia.html)
Con le arance potete poi realizzare una buonissima salsa per condire il salmone. Dopo avere cotto il filetto di salmone (precedentemente cosparso di sale e pepe) in una padella antiaderente (bastano due o tre minuti per lato), tenetelo da parte e preparate la vostra salsa. Nella stessa padella, fate soffriggere uno spicchio d’aglio in un filo d’olio, quindi aggiungete un po’ di brodo vegetale e bollite fino a farlo ridurre. Aggiungete del succo di arancia, la sua scorza e un cucchiaio di miele. Aggiungete un altro po’ di brodo e dell’amido di mais e mescolando fate raggiungere alla vostra salsa la consistenza desiderata, quindi mettete di nuovo in pentola il salmone e saltatelo nella sua salsina
(foto 3 http://www.cookingclassy.com/orange-rosemary-glazed-salmon/)
Infine, buona e fresca è l’insalata di olive e arancia alla egiziana, che trovate sul nostro sito. Spremete in una ciotola un limone e mezza arancia, quindi tagliate a strisce la buccia di quest’ultima. Tritate 15 foglie di prezzemolo e aggiungetelo al succo, insieme a due cucchiai di olio evo, sale, pepe, la buccia dell’arancia e un cucchiaino di cumino in polvere. Versate nella ciotola due tazze di olive (della varietà che preferite) e mescolate accuratamente.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
A noi piace moltissimo approfittarne di questi giorni di feste per passare le giornate insieme ai bambini. E ogni tanto è bello anche stare in casa, senza per forza uscire per passeggiate. Stando in casa, tuttavia, bisogno sempre trovare qualcosa di divertente da fare: giochi in scatola, disegni, film in famiglia… Oppure? Esperimenti!
Questo, poi, è tipicamente invernale, poiché con un po’ di lavoro si possono ricreare in una ciotola dei bellissimi cristalli che ricordano il ghiaccio e la neve. Siete pronti?
Ecco tutto l’occorrente da preparare: del Sale di Epsom, dei bicchieri in vetro, degli acquerelli liquidi, acqua, una ciotola, una forchetta e il microonde.
Iniziate quindi versando dei sai di Epsom in uno dei bicchieri (oppure in un recipiente più grande, ma che sia trasparente e di vetro). Scaldate poi nel microonde la stessa quantità di acqua per 45 secondi (prendete come unità di misura la tazza: una tazza di sali e una tazza di acqua, e così via, e non scaldate per più di 45 secondi: l’acqua troppo calda scioglie sì più in fretta i sali, ma rischierete di rovinare l’esperimento!).
Prendete ora gli acquerelli liquidi e versatene un po’ nell’acqua, mescolando bene per colorarla. Gli acquerelli sono naturalmente opzionali: servono solo per creare cristalli colorati. Tuttavia, anche quelli trasparenti sono bellissimi! Infine, fate cadere un granello di sabbia nel vostro liquido. Ai cristalli, per crescere, serve qualcosa a cui aggrapparsi, e basterà anche una piccola impurità per far sì che le si arrovellino attorno.
Ora, molto velocemente, versate l’acqua nel bicchiere, mescolate e dopo un paio di minuti il sale dovrebbe sciogliersi del tutto.
(foto 1 http://babbledabbledo.com/science-for-kids-crystal-garden/)
Il preparato è ora pronto per riposare: mettetelo in freezer per dieci minuti, quindi spostatelo nel vostro frigorifero, sul fondo (dove è più freddo), lasciatelo lì per tutta la notte. Già dopo tre ore i cristalli dovrebbero essersi formati, ma è meglio lasciarli crescere per molto più tempo (e poi, non è una bella lezione di pazienza??).
Il mattino dopo è ora di tirarli fuori: prendete i bicchieri e delicatamente versate l’acqua in eccesso (se l’acqua è colorata con gli acquerelli probabilmente non vedrete i cristalli fino a quando non avrete svolto questo passaggio, mentre con l’acqua trasparente saranno già visibili). Poi, sempre con delicatezza, prendete un pezzo di carta cucina e pulite le pareti del bicchiere dall’acqua e dal sale in eccesso.
Finalmente, il vostro bicchiere di cristalli sarà visibile in tutta la sua magia!
(foto 2 http://artandsoulpreschool.blogspot.it/2014/03/crystals.html)
Dal momento che ogni esperimento è diverso da un altro, nonostante si utilizzino le stesse quantità di materiale, vi consigliamo di provare a realizzare più bicchieri, ciotole o barattoli, in modo che le probabilità di riuscita dell’esperimento (che variano in base a moltissimi fattori, come la temperatura esterna e l’umidità) possano essere ottimizzate.
(foto 3 http://babbledabbledo.com/science-for-kids-crystal-garden/)
Sara Polotti
Sederino rossissimo ad ogni cambio pannolino? Non preoccupatevi, è una situazione diffusissima. Il fatto è che una zona così delicata come il culetto è sempre a contatto con pipì e pupù, e che, inevitabilmente, ci si trova a coprirlo per evitare fuoriuscite e disastri, e così la pelle respira pochissimo e i batteri proliferano.
L’arrossamento, purtroppo, è molto frequente, e può comparire sin dai primi giorni di vita (anche se si accentua nel momento in cui il bimbo impara a stare seduto). Tuttavia non è un problema così difficile da debellare: bastano qualche accorgimento e qualche regola naturale.
La prima soluzione che viene in mente è certamente la pasta protettiva a base di ossido di zinco. Sì, è davvero utile, e già vi avevamo parlato di quelle che preferiamo noi (a base di ingredienti naturali e assolutamente sicure: qui trovate la lista completa. A questa crema (sempre a base di ossido di zinco abbinato ad una pianta lenitiva) è utile abbinare il talco all’argilla, da applicare dopo la crema (anche l’argilla è antinfiammatoria e dà sollievo). Tuttavia non basta solo questo, che deve essere un passaggio solo secondario.
Innanzitutto, cercate di arginare le abitudini scorrette, come la cattiva igiene o il cambio di pannolino troppo poco frequente. Come dicevamo i pannolini che coprono i sederi dei nostri bambini sono utili, ma essendo fabbricati in materiale plastico non lasciano respirare la pelle (quelli lavabili un po’ meno, ma il problema non scompare del tutto). Ecco perché la prima regola contro la dermatite è il cambio frequente del pannolino, che va cambiato almeno ogni due o tre ore. Una regola, questa, che va rivista nel momento in cui il bambino si ritrova con una influenza, una gastroenterite o con la crescita dei dentini: in quel caso le feci più acide portano questa frequenza ad alzarsi ancora, poiché queste feci potrebbero arrossare ancora di più la zona del culetto.
La seconda? L’asciugatura. Dopo il bagnetto e dopo il cambio del pannolino asciugate sempre benissimo, in maniera perfetta, la zona del sederino: senza sfregare, con un asciugamano morbido (facendo attenzione a non graffiare, nemmeno leggermente), asciugate il culetto stando attente che l’umidità sia scomparsa completamente. E’ proprio lì, infatti, che si annidano i batteri causa di irritazione!
Se questo non basta e se l’arrossamento continua, allora ci sono diverse soluzioni da provare, a partire dai bagnetti al bicarbonato. Come vi diciamo sempre, la “filosofia del meno” è la nostra regola: ciò significa che siamo della scuola (naturale) che preferisce l’acqua al sapone e il poco sfregamento al grattare troppo. Ciò significa che nel bagnetto basta sempre e solo l’acqua quando i bimbi sono piccoli. Nel momento in cui soffrono di dermatite da pannolino, quindi, mantenete questa regola, aggiungendo però nel bagnetto giornaliero un cucchiaio di bicarbonato di sodio o di amido di riso. Non esagerate con i detergenti; meglio prendere ciò che la natura già ci offre.
In alternativa, potete utilizzare per la detersione gli oli oli: quello di oliva, quello di cocco, il burro di Karité. E alla fine del bagnetto, una volta che il bambino è completamente asciutto, provate ad utilizzare il nostro burro fatto in casa.
Di infinito sollievo sono anche gli impacchi, di camomilla o di elicriso. Basterà preparare un infuso con 4 manciate di elicriso o di fiori di camomilla in un litro d’acqua e tamponare la zona arrossata con delle garze in cotone imbevute in questo infuso.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Come si combattono gli stereotipi? Anche con la fotografia. Perché se la nostra epoca si caratterizza per la diffusione delle notizie attraverso le immagini, che ormai valgono più di mille parole, allora è bellissimo trovare chi sfrutta gli scatti per mostrare la bellezza della “non normalità”, che ormai è la normalità. Non credete?
Celia Sanchez, quindi, è una di quelle fotografie che approfitta della sua arte per diffondere messaggi bellissimi, per rendere palpabile la bellezza della diversità. Per mostrare attraverso meravigliose immagini la nuova forma della famiglia, che non è più solo mamma casalinga con grembiule e fornelli accesi!
“Non ha l’aspetto da mamma”. Lo abbiamo sentito dire, forse è scappato anche a noi. Ma in una frase così apparentemente innocua si nasconde un messaggio che alimenta moltissimo gli stereotipi e che va contro ciò a cui noi teniamo, e cioè la lotta alla discriminazione.
In queste poche parole, infatti, non sta solo una riflessione blanda sull’entrare o meno nei canoni (estetici) della maternità, ma rischia di esserci anche un dito puntato contro ciò che non riflette la nostra idea di normalità. Perché, certo, ognuno ha la sua idea di normalità, ma mettere alla berlina chi non si adatta a queste regole è certamente un atteggiamento da condannare.
Celia Sanchez queste parole se le è sentite dire un sacco di volte da quando, undici anni fa a 23 anni, è diventata mamma per la prima volta. Ha raccontato la sua esperienza al magazine UpWorthy (http://www.upworthy.com/this-photographer-fights-outdated-norms-with-beautiful-portraits-of-modern-moms) e le sue parole fanno davvero riflettere: Celia ricorda quando portando all’asilo il suo bambino le altre mamme, più vecchie di lei, la guardavano storto, dicendole parole come “Sei così giovane per avere un bambino!”, o “Non sembri proprio una mamma”. “Ho sempre trovato una cosa molto stupida da dire, questa frase”, ammette. E così, dato che quelle parole a qualche livello l’hanno ferita, ha deciso di sfruttare il suo lavoro per esorcizzare questa idea di maternità normale. Si è armata di tutta la sua arte e si è lasciata guidare dall’irritazione per questi commenti, e a chiesto ad amiche e a sconosciute di posare per un ritratto, la sua specialità. Il risultato è un progetto completo e perfetto nella sua poliedricità di soggetti.
Come sarebbe, una mamma normale? Per noi, come per Clara, semplicemente una madre che ama follemente il proprio figlio. E che indipendentemente da come si veste, come si trucca, dal lavoro che fa o da come gestisce la sua famiglia nel momento in cui diventa genitore può sempre definirsi tale. L’abito non fa il monaco, no? Ecco, mettiamocelo in testa.
E se abbiamo ancora qualche dubbio, proviamo a dare un’occhiata alle sue fotografie raccolte nel portfolio “Devoted”, che potete trovare sul suo sito internet (http://www.celiasanchezphotography.com).
(foto 1 http://www.celiasanchezphotography.com/devoted/fuo9xnbe2nff6owx3nnd1zfcc3p8xl)
“Devoted” è una carrellata di immagini bellissime che ritraggono donne altrettanto belle e bambini meravigliosi. Una carrellata di ritratti madre figlio, di fotografie di famiglia. La particolarità che le accomuna tutte è però il look di queste mamme, ognuna con il suo stile, il suo make-up, i suoi tatuaggi e i suoi tagli di capelli non esattamente “consoni”. Ma cosa c’è di più bello di vedere tutto questo colore?
(foto 2 http://www.celiasanchezphotography.com/devoted/88b3m25jloaux9cxtwffcruunawo10)
Il progetto tuttavia non si ferma qui. Perché scorrendo il progetto “Devoted” dall’inizio vi accorgerete che inizialmente queste donne sono ritratte da sole, e i bimbi arrivano solo in un secondo momento. E questa scelta Celia l’ha fatta proprio per rendere ancora più forte il messaggio, e cioè che bisogna sempre rivalutare l’impressione che abbiamo al primo sguardo!
“Conoscevo mamme che non sembrano “mamme tipiche”, e ho sempre voluto fotografarle proprio per mostrare che non devi avere un certo look per essere una mamma. Non sono una persona di molte parole: piuttosto, voglio mostrare direttamente alla gente ciò che penso”.
Giocare liberamente all’aperto non fa solo bene psicologicamente, ma anche fisicamente. I vantaggi dello scorrazzare liberi sono infatti infiniti e, dall’altra parte, stare troppo tempo seduti, in classe o davanti a tivù e videogiochi, è davvero deleterio. Anche per la schiena, che non è fatta per stare immobile nelle stesse posizioni per troppo tempo!
Ecco allora qualche suggerimento per prendersi cura anche della spina dorsale dei nostri bambini, che ha bisogno di attenzioni tanto quanto il resto del fisico.
Riprendendo il discorso, quando un bambino sta troppo tempo seduto (e soprattutto nella stessa identica posizione) la schiena ne risente davvero moltissimo. Essa è fatta per muoversi, per allungarsi e accorciarsi, per rinforzarsi attraverso il movimento. Al contrario, stando fermi la si sforza a prendere posizioni che non le sono consone, e di conseguenza i problemi non arrivano a tardare.
Il primo passo è osservare i propri figli. Soprattutto, se sono abituati a stare di fronte ai videogiochi. Hanno la schiena curva e la mascella contratta? Malissimo. Se invece vi paiono un po’ “irrequieti” e tendono a muoversi di qua e di là ogni tot, non preoccupatevi: significa che stanno trattando benissimo la loro colonna vertebrale! Già, perché come dicevamo la schiena è fatta per muoversi, e di conseguenza quando i bambini avvertono (anche inconsciamente) che la si sta trattenendo troppo tendono a muoversi per evitare i problemi.
Insomma, stare fermi fa male, induce posture sbagliate e, anche se si fa fatica a pensarlo (“sono così giovani!”), provocano il mal di schiena anche nei più piccoli. Anche se, tuttavia, esistono anche altre cause che possono provocare i problemi alla colonna: dei denti non allineati, ad esempio (che causano sforzo sulla schiena), piedi che non appoggiano correttamente (ad esempio i “piedi piatti”) o alcuni difetti della vista che inducono il bambino ad appoggiarsi in maniera scorretta alla scrivania.
I campanelli d’allarme sono molteplici, ma tra essi sicuramente spiccano delle scapole troppo sporgenti e una curva lombare più accentuata del solito. L’osservazione deve poi concentrarsi sulla linearità della colonna (che da dietro deve risultare bella dritta) e sulle spalle, che devono essere alla stessa altezza. Una deviazione della colonna significa infatti soffrire di scoliosi.
La prima cosa da fare è naturalmente consultare uno specialista (che vi consiglierà anche plantari o apparecchi per i denti nei casi specifici). Se tuttavia volete prevenire qualsivoglia problema, ecco qualche buona abitudine che i bambini possono prendere per arginare sin da subito i problemi.
Il primo passo è naturalmente l’attività fisica, dal momento che come dicevamo il non-movimento è la prima causa di problemi. Incoraggiate quindi lo sport, in modo da rafforzare tutta la muscolatura e la schiena. Il miglior sport in questo senso è il nuoto, dal momento che l’acqua permette di scaricare i pesi e non sentirli, irrobustendo il torace e le spalle. Meglio quindi sport come il nuoto e lo yoga, piuttosto che attività più violente dal punto di vista delle sollecitazioni, come il calcio, la pallavolo o il tennis.
Il secondo accorgimento è la posizione al banco e alla scrivania, dato che i bambini, soprattutto in età scolare, ci passano molto del loro tempo. Insegnate ai bimbi a stare appoggiati bene sia con il sedere che con la schiena, senza sporgere la testa verso il quaderno o il computer, che devono sempre essere al centro e non spostati di lato. Per aiutarlo, se proprio non riesce, provate con un poggiapiedi!
La postura tuttavia deve essere corretta sempre, non solo da seduti. Cercate di insegnare a stare sempre ben dritti e non inclinati in avanti. Però non allarmatevi: lo sport e la posizione corretta al banco aiuteranno anche lo stare in piedi, che si correggerà da solo.
Ultimo ma non per importanza è il controllo del peso, e quindi questo suggerimento coinvolge per forza l’alimentazione sana. Essere in sovrappeso non è una questione solo estetica, non c’è nemmeno bisogno di dirlo. E non coinvolge solo il fisico a livello “interno”: la schiena, infatti, fatica molto di più quando deve sopportare troppo peso, e questa situazione è davvero deleteria nel tempo! Attenzione quindi ad alimentazione e attività fisica: faranno miracoli.
Chiaramente un trattamento osteopatico almeno ogni 4 mesi durante la crescita non può che avere effetti estremamente benefici sulla schiena del bambino: come ci spiega l'Osteopata Elisa Billò "un intervento osteopatico, assolutamente indolore, è utile ai bambini sotto molteplici punti di vista a livello strutturale. In primis nei picchi di crescita, quando i bimbi quindi crescono molto velocemente, così come quando praticano molto sport o semplicemente se manifestano dolori articolari. E' altresì molto efficace nell'ottica della prevenzione di problematiche della colonna come scoliosi, cifosi e lordosi: l'osteopatia aiuta a stabilizzare la colonna e a farla crescere forte e solida."
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Milano, Fabbrica del Vapore: fino al 29 gennaio 2017 lo spazio espositivo nel cuore della città si trasforma in un luogo magico per gli amanti dei mattoncini, grazie all’artista Nathan Sawaya e alla sua arte costruita pezzetto su pezzetto! E noi, lo sapete bene, siamo fan dei mattoncini e del gioco libero: non potremmo mai lasciarci sfuggire una occasione del genere!
Provate a figurarvi in testa il pensatore di Rodin: una scultura iconica, ammaliante e che fa riflettere, che ormai è entrata nell’immaginario collettivo. E ora provate a pensare cosa significherebbe provare a replicarla con i mattoncini Lego: un’impresa titanica e allo stesso tempo minuziosa, no? Bene. Nathan Sawaya l’ha fatto. Ha ricostruito la scultura di Rodin utilizzando solo mattoncini Lego. E vederla davanti agli occhi è un’esperienza imperdibile, che finalmente, fino al 29 gennaio, sarà possibile provare, grazie alla mostra “The Art of The Brick” allestita alla Fabbrica del Vapore a Milano (via Giulio Procaccini 4).
Dopo essere passata da New York, Los Angeles, Shangai, Londra, Singapore, Melbourne, Parigi e Roma, la mostra sta finalmente facendo la sua tappa meneghina. Ma di cosa si tratta, nello specifico?
Visitando la mostra grandi e piccini potranno ammirare un milione (sì, un milione!) di mattoncini a formare oltre cento sculture, in un’area espositiva di 1600 metri quadrati tutta dedicata al mondo Lego. E questo milione di mattoncini colorati non è nulla in confronto ai quattro milioni di pezzi che l’artista creatore della mostra possiede: nei suoi atelier di New York e Los Angeles Nathan Sawaya ha raccolto più di quattro milioni di cubetti!
L’artista, non serve nemmeno dirlo, è un personaggio davvero particolare: da avvocato newyorkese ha deciso di abbandonare la carriera nella città più caotica del mondo per dedicarsi alla sua passione infantile, i mattoncini, ricominciando a creare le sue sculture partendo dal gioco libero (una rivoluzione nel mondo dell’arte, è stata definita).
Ma la mostra non è solo per bambini o per eterni Peter Pan: no, perché il mondo dei mattoncini più famosi del mondo (i primi ad essere inventati) affascina davvero tutti, risvegliando le emozioni ludiche e appassionando gli amanti dell’architettura e dell’arte. Nathan Sawaya, infatti, utilizzando i mattoncini forniti dall’azienda, ha creato le sue opere partendo da soggetti dalla molteplice ispirazione: opere d’arte iconiche, dinosauri (lunghi sei metri!), edifici… Non sorprende, quindi, se la CNN ha definito la mostra una tra le dieci imperdibili al mondo.
Il lato ludico tuttavia non manca: dopo aver ammirato il percorso espositivo con le opere di Sawaya ed essersi lasciati ispirare dalle poliedriche sculture multisoggetto, i visitatori potranno finalmente creare con le loro mani i loro capolavori, grazie all’infinità di mattoncini Lego messi a disposizione dall’organizzazione (nonché divertirsi con i videogame tematici della DC comics).
I biglietti per l’evento sono in vendita su Ticket One e possono essere acquistati a partire da 18 euro. Se invece acquistati all’ingresso, il costo è di 16 euro, con possibilità di riduzione. E anche per le famiglie non mancano i vantaggi: i bambini sotto i 4 anni non pagano, e sono presenti pacchetti per risparmiare (ad esempio, 2 adulti con 3 bambini a 46 euro). Tutte le informazioni sui biglietti e su come raggiungere lo spazio le trovate su artofthebrick.it/ticket-info/
Sara Polotti