A Brescia, Verona e altre province del Nord Italia non è Babbo Natale a portare i doni. A farlo è Santa Lucia, una Santa vestita di bianco e tulle che, durante la notte più lunga dell'anno, riempie i più piccoli di dolci e regali, in una tradizione sentita in maniera viscerale e adorata da tutti i bimbi (e adulti!).
Si festeggia il 13 dicembre: all'alba (perché i bambini non riescono a resistere!) le famiglie si alzano e trovano il salotto pieno di dolcetti e giocattoli. Cos'è successo? È passata Santa Lucia, che durante la notte ha portato, insieme al suo asinello, doni e leccornie ai bambini del Nord Italia.
Proprio come per Babbo Natale, i bambini scrivono la loro letterina, e se hanno fatto i bravi Santa Lucia porterà loro ciò che hanno chiesto. Non solo a casa, ma anche dai nonni e dai parenti più stretti. E dopo aver scritto la letterina, si attende di sentire il campanello della Santa, che prima di portare i doni passa sempre a controllare i piccini.
Così, la sera del 12 dicembre si prepara l'accoglienza per La Santa e il suo asino: della farina di mais e dei mandarini (ma anche carote e fieno, vin santo e latte), che mangeranno durante la notte per rifocillarsi. E guai ad alzarsi per cercare di "beccarla"!
Come per Babbo Natale, i genitori nascondono i giocattoli per non farli trovare, mangiano i mandarini prima che faccia l'alba e si godono la magia negli occhi dei bambini (che, sì, prima o poi scopriranno che "Santa Lucia sono mamma e papà", ma che fino ai dieci anni circa credono ciecamente a questa favolosa leggenda).
"Ciecamente" è un avverbio particolarmente adatto a questa tradizione: Santa Lucia, infatti, è cieca. È una martire del terzo secolo a cui furono strappati gli occhi (venerata molto nella sua città natale, Siracusa, e in Scandinavia, dove il 13 dicembre si festeggia il Luciadagen e si preparano biscotti che ricordano degli occhi, oltre che a Brescia, Bergamo, Verona, Udine, Mantova, Lodi...), e, su questa linea, se i bambini dovessero "vedere" Santa Lucia, la martire soffierebbe loro negli occhi del carbone, che gli impedirebbe di vedere e di ricordare. Un dettaglio, questo, della tradizione, che tuttavia resta sempre un po' macabro e pauroso (come, d'altronde, sono macabre le vere fiabe non condite dalla zuccherosità disneyana).
Dal momento che la tradizione di Santa Lucia è così sentita, nelle zone in cui passa lei Babbo Natale non farà nemmeno una capatina. La mattina di Natale, quindi, i bambini non troveranno i doni sotto l'albero, ma ci sarà un semplice scambio di doni tra adulti a tavola, durante il pranzo.
Infine, ecco una delle tante filastrocche dedicate a Santa Lucia:
Vorremmo che i bambini non crescessero mai, ma a un certo punto lo fanno. E quando scoprono che Babbo Natale non esiste (o Santa Lucia, a seconda della provenienza geografica) ci rendiamo conto che sì, effettivamente stanno diventando grandi.
Il discorso, però, a volte non è semplice. Certi bambini non accettano la cosa, certi altri vogliono a tutti i costi che ammettiamo di essere noi Babbo Natale o Santa Lucia, e certi altri spifferano tutto subito ai compagni di classe o ai fratelli più piccoli.
Ecco dunque la guida definitiva al discorso “Sì, Babbo Natale non esiste”.
Prima di tutto chiariamo una cosa: non c’è un’età. Ci sono bambini che a cinque o sei anni già intuiscono che qualcosa non quadra (come può Babbo Natale portare i doni in una sola notte ai bambini di tutto il mondo, eh?) e altri che al contrario arrivano alle medie ancora convinti che Santa Lucia esista. Ci sono quindi genitori che di punto in bianco si ritrovano a dover fare i conti con un discorso che pensavano lontano e altri che non sanno come approcciare la cosa perché i bambini “stanno diventando grandi e dovrebbero saperlo”.
Quando i bambini sono particolarmente piccoli è giusto e doveroso mantenere la magia e il mistero, anche con i più cinici. Ecco perché le frasi come “Ma va, ma cosa dici? Secondo me è proprio vero!” non sono sconsigliate, anzi. Basta non imporre la cosa ma, piuttosto, discuterne e parlarne. Starà a noi continuare ad aggiungere magia, senza per questo uccidere il pensiero critico dei bambini che al contrario vorrebbero rendere più realistica la questione.
Perché? Perché credere nella magia non significa essere scemi o ingenui. In questo modo anche quando cresceranno e si renderanno conto che, ok, effettivamente Babbo Natale non esiste, sapranno gustarsi la magia e capiranno che il mistero di Babbo Natale o di Santa Lucia non sta tanto nel realismo e nella logistica quanto nel significato di queste feste.
Ad un certo punto, quindi, i bambini lo capiranno. Di solito è intorno agli 8, 9 e 10 anni. Quel momento è duro per un genitore, ma diventa anche un’opportunità. Quando i bambini ci faranno capire che ormai non c’è niente da fare, che non ci credono, sarà il momento di essere sinceri: “Sì, Babbo Natale siamo noi. Sì, Santa Lucia sono le mamme e i papà”. Ma sarà anche il momento di cambiare le carte in tavola e di coinvolgere i bimbi nella magia dietro le quinte.
Se ci sono bambini più piccoli in famiglia, possiamo dare subito qualche responsabilità ai fratelli maggiori chiedendogli di indagare sui regali che i piccoli vorrebbero e coinvolgendoli nell’organizzazione di tutto.
L’importante è fare capire ai bambini che ormai non credono più che è doveroso e giusto rispettare chi invece ci crede ancora, come i fratelli più piccoli o gli amici. Come farlo capire? Chiedendogli di ricordarsi quanto era bello credere, ritrovandosi la mattina con tantissimi giocattoli portati da un’entità sfuggente ma molto generosa.
Acqua in bocca, quindi! Ma non solo: per non farsi scoprire, i bambini che ormai sanno della non-esistenza di Babbo Natale dovranno continuare, agli occhi dei più piccoli, a scrivere anche loro la letterina. Perché quindi, per non rovinarsi la magia, chiedere d’ora in poi una sorpresa? In questo modo, anche se “sanno”, sarà un’attesa misteriosa e divertente.
Il conto alla rovescia all’arrivo del Natale inizia nel momento stesso in cui si avvicina la fine di novembre. Da quel momento in poi c’è un’attività che è pronta a riempire ogni attimo della nostra routine quotidiana: stiamo parlando dei preparativi per le festività, che non riguardano soltanto il momento tanto atteso di rispolverare albero e addobbi.
Occorre infatti partire per tempo e mettere bene a fuoco i regali da fare ad amici, parenti e soprattutto ai più piccoli. Per questi ultimi il Natale rappresenta infatti da sempre un periodo davvero magico dell’anno: un insieme di momenti unici, di emozioni e serenità.
Per quanto riguarda i regali di Natale per le famiglie, c’è una tendenza che si sta sempre più radicando sul nostro territorio, nel nome della valorizzazione dei prodotti “Made in Italy” apprezzati in tutto il mondo. Mettere sotto l’albero cestini ricchi cesti di primizie food del territorio è una scelta intelligente e dalle molte sfaccettature. Un simile regalo potrà infatti mettere d’accordo tutti, specie se all’interno del cesto natalizio saranno presenti alimenti adatti anche alla dieta dei bambini.
Il gusto è protagonista assoluto sotto l’albero: tra i regali non possono mancare dei prodotti alimentari ricchi di gusto, ma soprattutto espressione della tradizione culinaria italiana. Occorre dunque scegliere con cura i prodotti da inserire nel nostro cesto regalo, per stupire grandi e piccoli ospiti: tra i must have non potranno mancare di certo i dolci della tradizione, primo fra tutti il pandoro ma anche il torrone artigianale e sfiziosi cioccolatini. Gli adulti apprezzeranno sicuramente alcuni dei prodotti chiave del patrimonio food italiano: parliamo di spumante, olio EVO, salumi, ma anche marmellate o conserve. Il tocco in più? Inserite sempre un piccolo oggetto, come un gioco per i bambini oppure una decorazione natalizia home made.
Abbiamo parlato dell’importanza di scegliere i giusti prodotti food per i nostri regali. Un esempio virtuoso è senza dubbio quello offerto dal Prosciutto di San Daniele, alimento d’eccellenza del settore agroalimentare italiano nel mondo. Il San Daniele DOP è sicuramente il prodotto ideale da cui partire per realizzare un menù delle feste che metta d’accordo sia grandi che piccini. Qualche esempio? Potete realizzare una morbida focaccia con il Prosciutto, dei muffin salati con il formaggio oppure utilizzare questo alimento per creare delle gustose polpette di ceci e ricotta, una ricetta gustosa perfetta per i piccoli ospiti.
Il Prosciutto di San Daniele è un alimento genuino he rientra perfettamente in un piano alimentare equilibrato, non a caso è particolarmente indicato per anziani, sportivi ma – soprattutto – per i più piccoli. Il motivo è presto detto: oltre al gradevole sapore che caratterizza ogni fetta, il San Daniele DOP possiede valori nutrizionali molto interessanti. Privo di conservanti, nitriti e nitrati il Prosciutto di San Daniele presenta proteine di alta qualità biologica facilmente digeribili. Ma non solo: ha un rilevante contenuti di vitamine del gruppo B, oltre ad essere ricco di oligoelementi (ferro, il fosforo, il magnesio, il potassio, il rame e lo zinco).
Questo prodotto è realizzato grazie a “soli” tre ingredienti: il particolare microclima di San Daniele del Friuli, il sale marino e le cosce di suino italiano selezionate. Dettaglio importante: la stagionatura non scende mai al di sotto dei 13 mesi, cosa che conferisce un’alta digeribilità al San Daniele DOP.
Quella dei cesti colmi di cibi in dono è una tradizione legata a doppio filo alla storia della nostra terra. Anche perché per trovarne le prime tracce occorre tornare indietro di parecchi secoli, fino al tempo dei romani quando era in auge la festività religiosa dei Saturnalia (in onore del Dio Saturno) legata al solstizio d’inverno. Ci si scambiavano cestini con generi alimentari, per propiziare l’intervento benefico della divinità. Da quel momento il cibo ha costituito sempre un elemento importante nella nostra storia: è un segno di affetto, apprezzamento e convivialità. Un’abitudine che si è sempre più radicata nel corso delle epoche, arrivando fino ai giorni nostri.
C'è chi non vuole animali domestici, chi ha la casa piena e chi ancora non ha deciso. Soprattutto, non ha ancora deciso perché non sa quale sia la soluzione migliore: è meglio un cane o un gatto con un bambino (o più bambini!) in casa?
Naturalmente una risposta univoca non c'è e ogni famiglia è diversa. Detto questo, ecco un po' di pro e contro dell'uno e dell'altro, in modo da fare una scelta consapevole! Che, in ogni caso, sarà una scelta bellissima: avere un animale e prendersene cura è molto educativo (anche per quanto riguarda l'empatia e la comunicazione non verbale).
Il cane è un animale davvero amorevole e familiare, che si attacca molto ai membri della famiglia e che per questo sa dare tantissimo amore. Soprattutto quando i bambini crescono: prima dei tre anni, infatti, il rischio è che i bambini li trattino come giocattoli (non hanno ancora le competenze di cura). In generale, tuttavia, il cane è propenso al gioco e, sempre sotto la supervisione di un adulto, può diventare un compagno insostituibile per i bambini.
Il cane non è un essere vivente indipendente, quando domestico. Bisogna nutrirlo, lavarlo, toelettarlo spesso e, soprattutto, accompagnarlo a fare i bisogni o seguirlo quotidianamente. Inoltre non può essere lasciato da solo per troppe ore durante la giornata e, di solito, ha bisogno di spazi ampi e aperti, oltre a quelli della casa.
Ci sono poi cani tendenzialmente più buoni di altri e dobbiamo quindi fare attenzione alla razza che scegliamo. Meglio, in ogni caso, prenderlo cucciolo o comunque piccolo, in modo da educarlo alla vita familiare e da farlo crescere insieme ai bambini.
Indipendente, il gatto non ha bisogno di cure eccessive. Fa i bisogni nella sua lettiera (che va pulita ogni giorno), mangia crocchette e umido due volte al giorno, si lava praticamente da solo (solo i gatti con il pelo lungo hanno necessità di toelettatura ogni qualche mese). Insomma: è molto autonomo, e possiamo anche lasciarlo a casa per molte ore da solo.
Tendenzialmente i gatti domestici sono anche molto coccoloni e giocherelloni, soprattutto quando abituati ai padroni e agli esseri umani. Se abbiamo bambini in famiglia, quindi, è meglio scegliere gatti non randagi e che siano stati abituati fin da piccoli agli esseri umani.
Anche qui, è molto autonomo: questo significa che, se da una parte è un pro, a volte il gatto è un po' distaccato e "sulle sue". Inoltre ha le unghie, non dimentichiamolo: gioca con i bambini, ma se si arrabbia li graffia! Meglio, quindi, aspettare che il bambino abbia quattro o cinque anni, in modo che segua le regole che imponiamo per evitare i graffi. Se invece il gatto c'è già, cerchiamo di mostrare fin da subito al bambino come giocarci e cosa evitare.
Sono biscotti di Natale, ma se vi piace il mix di ingredienti si possono mangiare tutto l'anno! Perché natalizi? Perché oltre al cacao uniscono il sapore di una spezia tipicamente natalizia come la cannella e quello dell'arancia.
Insomma, questi biscotti di Natale senza burro sono davvero semplici da preparare e diventano una bellissima ricetta per cucinare insieme ai bambini, soprattutto sotto le feste.
Lo stress in gravidanza è di certo deleterio, e questo non è un segreto né una novità. Detto questo, un recente studio ha portato alla luce altri due effetti assolutamente negativi del vivere la gestazione in maniera stressata e ansiosa: il rischio, infatti, sono il parto pretermine e l’invecchiamento precoce dei bambini.
“Mothers' stress may lead to preterm births, faster aging in children”: è questo il titolo dell’articolo comparso nei giorni scorsi su Science Daily, riassunto di uno studio condotto dall’Università della California e che ha riguardato 111 madri e figli dal pre-concepimento fino ai primi anni d’infanzia.
“Perché certe persone invecchiano più velocemente di altre? Un nuovo studio indica che lo stress di una madre prima del parto potrebbe accelerare l’invecchiamento del suo bambino più avanti negli anni. Un secondo studio dello stesso gruppo di ricerca ha scoperto che le donne che soffrono di stress acuto durante i mesi e gli anni precedenti al concepimento (…) hanno gravidanze più corte delle altre”, si legge nel sommario.
In altre parole, gli studiosi di Los Angeles hanno trovato che lo stress delle madri può avere effetti avversi e molto negativi sulla vita dei bambini. In primis perché questo stress porta i bambini a sviluppare telomeri più corti (si tratta della regione terminale dei cromosomi, quella che li protegge dal deterioramento). In questo caso, lo stress nel terzo trimestre di gravidanza è il più deleterio.
L’altro studio ha individuato invece gravidanze più brevi nel caso di donne particolarmente strette prima o durante la gravidanza. In particolare, le madri con maggiori livelli di stress hanno partorito i loro bambini con una media di una settimana di anticipo rispetto alle altre.
Una settimana può sembrare un breve periodo, ma contiamo prima di tutto che è una media e che, in secondo luogo, ogni giorno in più nell’utero è consigliabile, perché è nell’utero che il bimbo può crescere e formarsi in maniera protetta e sicura. Gravidanze più brevi, lo sappiamo, aumentano i rischi sia di complicazioni durante il parto sia di disturbi a lungo termine per i bambini nati prematuri.
Lo studio sembra inutile o innocuo, ma non lo è assolutamente. Fa capire che prima di cercare una gravidanza è bene cercare aiuto e abbassare i livelli di stress, che in generale, nella vita e non solo nel caso della maternità, sono deleteri per lo stato di benessere. Ansia, stress e depressione sono purtroppo molto diffusi e più presenti nella vita delle persone di quanto si creda. Il problema è quando non si riconosce la situazione o quando si ritiene inutile intervenire o cercare aiuto.
Chiedere supporto è benefico, consigliato e addirittura doveroso.
La serata cinema è tra le più amate dai bambini, di solito. Si rompe qualche regola (sì ai pop corn e alle patatine! E sììììì alla cioccolata calda!), si passa del tempo tutti insieme, si guarda qualcosa che piace ai bambini e si sta seduti sul pavimento sotto alle coperte. Bellissimo, no? Soprattutto se fuori fa freddo, le luminarie illuminano il paese o la città e l'aria natalizia profuma l'ambiente.
Durante le feste, quindi, possiamo organizzare la serata cinema scegliendo tra i migliori film di Natale 2022 per bambini, per passare del tempo di qualità insieme ridendo e coccolandosi.
Un nuovissimo film di Natale targato Netflix, un musical affascinante: "Jingle Jangle - Un'avventura natalizia" parla di un giocattolaio che, senza più il suo apprendista, si ritrova a insegnare alla nipotina tutto ciò che sa.
Un cult non solo per i bambini cresciuti negli anni Novanta, ma un po' per tutti. Perché fa davvero riderissimo e parla anche della bellezza della famiglia, per quanto chiassosa, fastidiosa e strana!
Sempre molto anni Novanta-Duemila, il Grinch parla di Grinch e del suo fedele cane Max. Vivono in una grotta e pur di ottenere pace e tranquillità durante le feste, il mostro idea un piano per mettere a tacere per sempre l'allegria natalizia. Bellissimo!
Un film in digitale bellissimo, poetico ed evocativo, che parla dell'avventura di un ragazzino sul treno condotto da Babbo Natale verso il Polo Nord.
Una bambina che non crede in Babbo Natale e un Babbo Natale dei grandi magazzini che sostiene di essere il vero Babbo Natale: una storia dolcissima e indimenticabile ambientata a New York.
Risate assicurate con Tim Allen e Jamie Lee Curtis che interpretano Luther e Nora Krank. Con la figlia Blair in Perù nei Peace Corps,decidono di lasciar perdere per una volta le decorazioni, i dolci e le feste natalizie e di partire per una crociera nei Caraibi. I vicini però sono esterrefatti, perché abituati alla "gara" di decorazioni.
Film della Disney del 1994, Santa Clause è divertentissimo: parla di Scott, padre divorziato che ha in custodia il figlio a Natale. Dopo aver accidentalmente ucciso un uomo vestito da Babbo Natale, Scott si ritrova magicamente al Polo Nord: dovrà prendere il posto dell'originale Babbo Natale per far sì che il Natale non sia un disastro totale!
Disponibile su Netflix, Klaus è un film d'animazione che parla del postino Jesper, inviato su un'isola ghiacciata in cui gli abitanti sono altrettanto freddi e distaccati. Alva e Klaus, tuttavia, gli faranno cambiare idea.
L’olfatto è un senso potentissimo: sa risvegliare molto più degli altri ricordi ed emozioni, anche le più nascoste, ed è quindi importantissimo per creare legami e tradizioni. Sotto Natale i profumi che danno felicità sono abbastanza specifici: l’arancia, i chiodi di garofano, la vanillina dei biscotti in forno… Ecco perché profumare casa con questi aromi è consigliatissimo: in questo modo in famiglia assoceremo a questi profumi un senso di benessere e confortevolezza che ci accompagnerà per tutta la vita.
Viva il profumo di Natale, dunque! Che possiamo ricreare in maniera molto naturale.
Come dicevamo, il profumo di biscotti che escono dal forno è un profumo che è sì buono tutto l’anno, ma che in particolare in inverno risveglia sensazioni di benessere. Prendiamoci dunque del tempo per cucinare con i bambini dei biscotti o delle torte (mettendo la vanillina nell’impasto!) oppure prepariamo del vin brûlé (magari analcolico, così che possano berlo anche i bambini) o il Glogg, una calda bevanda nordica a base di spezie.
Anche le decorazioni possono portare del profumo in casa. Come? Essiccando le arance, che diventano palline per l’albero di Natale o per la ghirlanda! Tagliamole a spicchi di mezzo centimetro e mettiamole in forno a 40 gradi per qualche ora con un chiodo di garofano nel centro e delle stelle di anice tutto attorno, finché non saranno secche. La casa si profumerà di Natale e potremo poi appendere le fette di arancia per il buchino interno.
Nei diffusori possiamo in questo periodo utilizzare i profumi balsamici come quello dell’eucalipto o quello del pino, ma anche quello di cannella.
Si chiamano pomander e sono semplicemente delle arance belle mature decorate tutto attorno con piccoli chiodi di garofano. Mettendole poi vicino a un calorifero caldo sprigioneranno tutto il profumo di Natale.
Possiamo creare un potpurri personalizzato: mettiamo in una ciotola dei chiodi di garofano, dei boccioli di rosa essiccati, dei rametti di pino e dei pezzetti di arancia essiccata, quindi cospargiamo con gocce di olio essenziale dalle note legnose o balsamiche.
V'è rimasta qualche foglia autunnale in casa? Non buttatele! In questi giorni di grigio lockdown e in questi weekend a casa con i bambini possiamo realizzare delle bellissime stampe proprio a partire dal riciclo delle foglie cadute dagli alberi durante questo autunno.
L'occorrente? Del tessuto, le foglie e dell'inchiostro!
La prima cosa che possiamo fare è molto semplice: prendiamo le foglie autunnali, le dipingiamo astrattamente e le premiamo contro un foglio bianco. I bambini realizzeranno così delle foglie da contatto!
Se vogliamo portare il lavoretto al livello successivo, invece, possiamo addirittura stampare dei tessuti. Il procedimento è essenzialmente lo stesso (ovvero la stampa da contatto), ma un po' più lungo, elaborato e definito.
Innanzitutto recuperiamo dell'inchiostro da tessuto (fatto apposta per non essere lavato via). Utilizziamolo per coprire un lato di una foglia in maniera uniforme, aiutandoci con un pennello o un piccolo rullo.
Dopodiché, appoggiamo la foglia sulla parte di tessuto che vogliamo stampare (ad esempio possiamo creare dei tovaglioli su del cotone bianco), con la faccia colorata rivolta all'ingiù. Appoggiamo sopra un foglio di carta e premiamo molto bene, aiutandoci anche con una spatola per appiattire la foglia al meglio.
Lasciamo quindi asciugare molto bene e il gioco è fatto!
Today on The Artful Parent blog, learn how to make these GORGEOUS leaf printed...
Pubblicato da The Artful Parent su Mercoledì 18 novembre 2020
Come Halloween e come altre tradizioni anglosassoni, negli ultimi tempi sta prendendo piede “Elf on the Shelf”, ovvero l’elfo sulla mensola. Si tratta però di una tradizione recente: ha solo una quindicina d’anni e tutto nasce da un bellissimo libro che appassiona i bambini raccontandogli in rima la storia dei piccoli elfi aiutanti di Babbo Natale.
Che non stanno solo al Polo Nord, ma anche nelle nostre case!
Elf on the Shelf è un libro bellissimo scritto da Carol Aebersold e da sua figlia Chanda Bell e illustrato da Coë Steinwar. Si tratta di una storia natalizia per bambini in rima che svela i metodi di Babbo Natale (Santa Claus) per scoprire i bambini che si sono comportati bene e quelli che hanno fatto i monelli.
Come fa? Manda i suoi piccoli Elfi, che dal giorno del ringraziamento a fine novembre fino alla vigilia di Natale spiano i bambini, tornando poi la notte al Polo Nord (comunicando a Babbo Natale le impressioni!) per farsi rivedere solo nelle vacanze successive.
Questi elfi, però, si nascondono, naturalmente! Mica stanno in bella vista. Anzi: giocano un po’ a nascondino con la famiglia che osservano.
Il libro, peraltro, viene venduto con un pupazzetto-elfo identico a quello illustrato tra le pagine, che le mamme o i papà possono nascondere qua e là durante le vacanze di Natale. Negli armadi, sulle mensole, tra i rami dell'albero di Natale, in cucina, nella doccia... E no, i bambini non possono spostarlo o toccarlo, quando lo vedono! Anzi, devono fare finta di niente! Lui li sta osservando, quindi "ssshh!".
Già, perché la regola è: mai toccare l’elfo! “Please, don’t touch me”, chiede l’elfo ai bambini. Lui si sposta e osserva, si nasconde, si rivela, e i bambini ogni volta potranno stupirsi! Ma MAI TOCCARLO MI RACCOMANDO!
Una piccola tradizione, insomma, molto divertente e coinvolgente. Il libro è sì in inglese, ma può essere un’occasione per imparare una filastrocca in questa lingua, mettendo poi in pratica tutto ciò che viene illustrato nel libro! E tutto arriva in un piccolo cofanetto contenente il libro e l’elfo. Davvero bellissimo!