Sapete quando un romanzo vi prende e vorreste non appoggiarlo più? Ma che allo stesso tempo vorreste non terminasse mai perché poi finirebbe il piacere? Beh, accade anche con i libri per bambini. Anzi, per ragazzi. Perché i romanzi per ragazzi sono spesso deliziosi: cominciano a farsi densi di trama e hanno trovate divertentissime e un linguaggio perfetto per i nostri bambini che cominciano a leggere in autonomia.
Bene: Sarah Spinazzola aveva scritto il “Manuale di sopravvivenza senza genitori”. Bellissimo! E per la regola di prima, non avremmo mai voluto finisse. La buona notizia è che in questi giorni è uscito il seguito! Si intitola “Manuale di sopravvivenza alle scuole medie” ed è di nuovo meravigliosamente delizioso.
Appassionante ed esilarante, ma anche importante per piccole riflessioni che suscita: si potrebbe riassumere così questo libro (anzi, questa serie che ci auguriamo prosegua!) di Sarah Spinazzola. I suoi “Manuali di sopravvivenza” editi da Marcos y Marcos sono coinvolgenti, divertenti e bellissimi e fanno capire ai bambini cosa significhi davvero il piacere della lettura.
Protagonista è Oliva Riva, che nel primo libro si ritrova di fronte ad una settimana lontana da mamma e papà per andare ad un campo estivo, senza averne per niente voglia! Ne esce così un manuale di sopravvivenza che ne segue le avventure e le amicizie nate un po’ per caso, proprio come accade ai nostri bambini.
Nel secondo volume ecco che Oliva si ritrova alle scuole medie, o meglio, alla fine della prima media, dopo aver passato un anno tremendo come può accadere a tutti i ragazzi al passaggio dalle elementari alle medie (o dall’essere bambini all’essere ragazzini!). Di nuovo, una serie di avventure, nomignoli, chiacchierate e contrattempi porteranno Oliva a ideare soluzioni e a redigere regole di sopravvivenza.
Il tutto rivolgendosi sempre in maniera diretta ai lettori, inserendo qua e là i suoi consigli di sopravvivenza e utilizzando un linguaggio semplice, diretto e adattissimo a quest’età. I libri sono pensati infatti per i ragazzi dai 9 anni, ma nessuno vieta di leggerli a 8 (o a 32: anche gli adulti possono leggere, stupendosi!, i libri per ragazzi).
Il bello è che certe dinamiche e certe relazioni sono assolutamente vere e realistiche, ed è questa la cosa più coinvolgente e ammirevole! Ed ecco perché piace ai ragazzi e alle ragazze. Un regalo, insomma, che farà felici i bambini, perché è un romanzo davvero piacevole e pensato per incollarli alle pagine, mettendosi nei loro panni e mostrando loro che non sono da soli! Perché Oliva è esattamente come loro.
Il diabete gestazionale è un tipo di diabete che colpisce esattamente le donne in gravidanza e che compare per la prima volta proprio durante le gestazione. Si tratta di un aumento della glicemia in certe situazioni e si manifesta tendenzialmente nel secondo trimestre.
Riconoscerlo è importante, perché il diabete mellito è pericoloso tanto per la donna quanto per il feto. Vediamo quindi insieme quali sono i segnali da riconoscere, come prevenirlo e come curarlo.
Il diabete mellito gestazionale è il diabete che colpisce le donne per la prima volta in gravidanza, con un aumento degli zuccheri nel sangue (o glicemia) a digiuno o successivamente i pasti. Tendenzialmente, ne soffrono le gestanti a partire dal secondo trimestre di gravidanza ed è importante tenerlo sotto controllo. Alcune donne, invece, trovano livelli alti di glicemia anche nei primi mesi: in questo caso potrebbe trattarsi di diabete non diagnosticato prima. Se invece è gestazionale, questo passerà dopo il parto.
I rischi del diabete gestazionale sono diversi, e per quanto riguarda il feto, lo zucchero nel sangue della madre stimola il pancreas del bambino a produrre più insulina, che può portare ad un aumento di peso alla nascita e al rischio di ipoglicemia una volta nato (a causa, appunto, degli alti livelli di insulina, l’elemento che abbassa i livelli di glicemia nel sangue).
I sintomi del diabete mellito gestazionale sono però purtroppo inesistenti o impercettibili, ed è quindi compito del medico curante tenere sotto controllo i livelli della glicemia facendo eseguire alla donna degli esami specifici regolarmente (con i valori che non devono superare i 95mg a digiuno, i 180 dopo un’ora dai pasti e 153 dopo due ore).
Detto questo, alcuni campanelli d’allarme potrebbero essere l’aumento di sete e l’aumento delle capatine al bagno per fare pipì, la perdita di peso, nausea, disturbi della vista e cistiti e candidosi frequenti.
I fattori di rischio, invece, sono l’età (le gestanti con più di 34 anni), l’obesità, l’ereditarietà del diabete, l’aver avuto in precedenza il diabete gestazionale durante le prime gravidanze e i genitori biologici provenienti dall’Asia del Sud, i Caraibi o il Medio Oriente.
Per prevenire e regolarizzare il diabete gestazionale la prima regola è seguire un’alimentazione corretta, senza mangiare “per due” e senza aumentare troppo di peso, mangiando cibi freschi e variegati. Se l’iperglicemia, tuttavia, è notevole, il medico suggerirà terapie specifiche per tenerla sotto controllo.
Anche fare della blanda attività fisica (dello sport indicato in gravidanza, come la camminata, il nuoto o lo yoga) è importantissimo per regolare i livelli di zucchero nel sangue.
Il primo è stato duro, ma siamo sopravvissuti. Il secondo? Sarà ancora più difficile, perché è inverno, le feste sono vicine, tanti bambini non vanno a scuola e tutto sembra più nero. Tuttavia è il nostro dovere civico e umano: dobbiamo stare a casa e rispettare le regole. Cercando, allo stesso tempo, di trarre il meglio da questo secondo lockdown.
Per farlo, ecco qualche frase che all’occorrenza possiamo dire ai bambini per offrire spunti di riflessione, parlare, tirare su il morale e tirare fuori la nostra resilienza familiare.
Mostrare ai bambini che anche noi siamo tristi e amareggiati, ma che ci può essere sempre qualcosa che ci tira su di morale è un buon esempio. Dicendo loro cosa fa sentire meglio noi, anche loro saranno stimolati a pensare a qualcosa di positivo. Senza tuttavia sminuire l’amarezza o l’arrabbiatura: quella c’è, è un sentimento umano.
Sia sotto Natale che ogni giorno possiamo provare a trovare qualcosa di diverso per rendere speciali le giornate. Che sia uno strappo alla regola alimentare (ordinando una pizza d’asporto), un film seduti sul tappeto, una sessione di lettura nella tenda indiana… Basta che sia qualcosa di unico, che di solito non ci concediamo. Ora abbiamo più tempo: lasciamo che i bambini volino con la fantasia e decidiamo insieme cosa fare.
Un po’ di entusiasmo non guasta: pensiamo quindi insieme a tutte quelle cose che solitamente non abbiamo tempo di fare e che rimandiamo. Imparare a fare il pane, stare tutto il giorno (ma davvero tutto il giorno!) in pigiama, costruire quel mega veliero della Lego…
Anche riconoscere la difficoltà del momento senza minimizzare e senza dire “Smettila di lamentarti” (e senza cercare di riempire per forza i momenti morti!) è necessario, perché anche i bambini provano la nostra stressa frustrazione ed è legittima.
Responsabilizzare i bambini facendoli sentire speciali, grandi e utili è sempre una buona idea, soprattutto in questo periodo così strano. Ognuno, in casa, deve impegnarsi, soprattutto quando ci si passa così tanto tempo. I bambini, quindi, potranno avere un loro compito. Anche sotto le feste: potranno fare l’albero completamente da soli, oppure essere gli abitanti ufficiali in cucina…
Ma non in senso “luogo comune”. No: pensiamolo davvero, facendo una lista di cose belle che possono accadere quando la famiglia passa così tanto tempo insieme. Non era mai accaduto e possiamo pensare a tutte le cose positive!
Ogni tradizione inizia da qualche parte. Questo 2020 che finisce potrebbe portarne con sé di nuove, da inventare tutti insieme!
Purtroppo, i giovani d’oggi non conoscono l’AIDS. Se noi millennial siamo cresciuti con i media che giustamente martellavano sull’importanza della prevenzione, avendo abbassato la guardia aumentano sempre di più i casi di HIV tra i più giovani. E lo stesso, purtroppo, sta accadendo con la droga. Secondo Ansa, infatti, il consumo di droghe tra gli adolescenti è in costante aumento e noi genitori non dovremmo chiudere gli occhi pensando “Ma sì, tanto non mi riguarda”.
Dall’inizio della pandemia, a quanto pare, il costo delle droghe si è abbassato e il mercato è diventato sempre più capillare su tutto il territorio italiano, grazie, anche, alla vendita online che permette ai consumatori di approvvigionarsi da casa. E tantissimi di questi consumatori sono adolescenti e giovanissimi.
“L'allarme è emerso durante la Commissione Parlamentare per l'Infanzia e l'Adolescenza nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle dipendenze patologiche diffuse tra i giovani”, spiegano su Ansa. “A lanciarlo sono stati i presidenti della Federazione servizi dipendenze (FederSerD), della Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict) e del Coordinamento nazionale dei coordinamenti regionali che operano nel campo dei trattamenti delle dipendenze (InterCear).
I dati ufficiali del 2018 parlano chiaro: 1 ragazzo su 3 (tra i 15 e i 19 anni) dichiarava di avere fatto uso di sostanze illegali e da allora l’età si sta abbassando e i numeri alzando. Ora anche i giovanissimi tra gli 11 e i 14 anni ne fanno uso.
Soprattutto, le sostanze continuano a cambiare, e alcool, analgesici oppiacei, benzodiazepine ed altri psicofarmaci vengono ormai assunti anche in mix, nel cosiddetto “policonsumo” pericolosissimo tra gli adolescenti.
Il problema è la mancanza di prevenzione, informazione e supporto. I centri dedicati a questo tema, in Italia, esistono, ma sono pochissimi i giovani che a loro si rivolgono spontaneamente.
La soluzione, dicono gli esperti a Ansa, sarebbe “agire sul territorio e costruire delle relazioni, ripensando i servizi classici in base a queste nuove tendenze giovanili e attivando percorsi di prevenzione strutturati specifici per minori con dipendenze”. In Italia ne esistono infatti pochissimi, nonostante i numeri dell’emergenza, anche a causa dell’inglobamento del fondo nazionale antidroga nel più ampio fondo delle politiche sociali nazionali.
Accanto a tutto ciò, è bene non abbassare la guardia nemmeno a casa. Come per l’AIDS (con i nostri genitori che ci spiegavano a fondo i rischi del sesso non protetto), come per la differenziata (che i ragazzi hanno cominciato a seguire quando è stata introdotta nelle famiglie): l’ambiente familiare è fondamentale quando si parla di prevenzione. E per farlo, c’è bisogno di dialogo, fiducia, chiarezza ed esempio positivo.
Si chiamano palestrine e sono delle vere e proprie stazioni sensoriali per neonati: si tratta di strutture in legno o altri materiali che stanno in piedi da sole e che permettono ai bebè di stare sdraiati sotto mentre degli elementi interattivi si muovono sopra le loro teste, stimolando la vista, il tatto e l’udito (ma anche il gusto, dato che assaggiano i ciondoli). Sono molto importanti per lo sviluppo armonico dei bambini e oggi vi presentiamo le migliori.
Questa palestrina per neonati in legno è semplice e ottima per giocare e stimolare i bebè; nella confezione è presente anche il tappeto per sdraiarsi e la nuvoletta appesa ha al suo interno uno specchio, elemento fondamentale per lo stimolo dei bambini.
Più morbida e peluchosa, questa palestra per bebè sta sui toni del beige e del bianco e ha appesi elementi specchianti e stimolanti dal punto di vista musicale, piccoli sonagli che fanno rumore quando il bambino li tocca.
Sembra un piccolo circo questa palestra per bambini, con i colori accesi (ma sempre in legno) e i trapezi circensi. Dei piccoli sonagli, poi, stimolano l’udito dei più piccoli.
Per i genitori che amano i giocattoli più colorati, ecco una palestra bebè variegata e morbida, con piccoli personaggi animali che coccolano il bambino, specchietti, casette, peluche ed elementi sonori stimolanti. Il tappeto è molto morbido e diventa perciò perfetto anche per i pisolini.
Per i pisolini, però, questa palestra è ancora più indicata: le sue sponde, infatti, la rendono sicura e non lasciano che il bambino cada fuori, nemmeno quando si muove troppo.
Questa palestrina di Bieco ricorda invece i giocattoli di quando eravamo piccoli e i Pinocchi in legno smaltato. In legno, con dettagli rossi, gialli e blu, presenta elementi diversi, sonori e tattili, per fare giocare i bambini e stimolarli sensorialmente.
Infine, una palestrina in legno naturale, molto nordica e dal sapore Hygge (ma anche un po’ boho-chic, con i dettagli in corda annodata e ricamata). Naturale al 100%, presenta anche un ciondolo per la dentizione e dei ciondoli a forma di animale molto carini che catturano immediatamente gli occhi dei bambini.
Fare quadrare i conti; incastrare gli impegni e organizzare le macchine al meglio per portare i bambini di qua e di là; evitare il disordine costante in casa; dare attenzioni a tutti. I problemi da risolvere in una famiglia numerosa sono moltissimi. Ma nonostante questo, le famiglie che scelgono di avere tanti figli (o che si ritrovano con più bambini di quanto previsto!) in qualche modo ce la fanno. E il risultato è un amore che si moltiplica ogni giorno e che fa capolino al di sopra di tutto il caos.
L’ideale sarebbe possedere due lavatrici molto capienti, in modo da caricare colorati e bianchi nello stesso momento e ottimizzare i tempi, stendendo poi ciò che va steso e mettendo in asciugatrice i capi che lo consentono. È vero, l’asciugatrice non è molto ecologica né economica, ma spesso salva la vita e il tempo di chi ha più figli a cui dover badare, anche perché mettendo i panni in asciugatrice si stira meno della metà dei capi. Basta poi piegare subito tutto ciò che esce dall’asciugatrice, così come i panni stesi, stirando solo ciò che ha DAVVERO bisogno di essere stirato (ad esempio le camicie).
La spesa ottimizzata e pensata per la settimana e il mese è il meglio. Ci si va una volta sola, facendo scorte in base alle offerte e comprando invece settimanalmente solo i cibi freschi.
Meglio privilegiare i discount a marchio proprio rispetto ai grandi supermercati, e soprattutto scegliere cibi non pronti, come i surgelati da scaldare in padella, ma optare per gli ingredienti freschi per piatti da preparare in casa. È più laborioso, ma molto più sano e soprattutto economico.
Se abbiamo poco tempo e lavoriamo, poi, possiamo cucinare nel weekend e congelare i cibi già pronti e solo da scaldare, come le lasagne, le melanzane alla parmigiana, il pane, le zuppe… In questo modo si risparmierà tempo sulla preparazione quotidiana.
Al contrario di chi ha pochi figli, che una volta smessi gli abiti li passa a qualcun altro, li rivende o li dona, i vestiti in una famiglia numerosa non vanno mai buttati, ma passati da un figlio all’altro, con qualche piccola riparazione e buttando solo quelli che proprio non possono più essere smessi.
Le serate film? Si fanno a casa, con tanti popcorn fatti nel pentolino, coperte e cuscini a terra. E le feste di compleanno? Si organizzano a casa anche quelle, con pizze fatte in casa e tanta musica.
Le vacanze invece potranno essere fatte in campeggio, noleggiando due o tre piazzole e dormendo nelle tende. Una vacanza avventurosa che rafforza il legame!
La parola d’ordine è decluttering e lo spirito guida è Marie Kondo: in una famiglia numerosa non c’è spazio per l’accumulo (se non di giocattoli e vestiti che vengono passati da un figlio all’altro) e non bisogna quindi farsi venire dubbi quando c’è da sistemare e buttare. Ognuno, poi, deve avere un suo cassettone ed esserne responsabile. In questo modo tutti contribuiranno all’ordine di casa.
Le camerette, naturalmente, nella maggior parte dei casi non saranno singole, ma i figli se le divideranno, per genere o per età in base a come vanno più d’accordo. E se c’è poco spazio si potrà puntare sui letti a castello.
Come accennato, l’ordine deve essere responsabilità di tutti, e il modo per ottimizzare al meglio è dividersi i compiti per stanza. C’è chi sistemerà e pulirà le camere, chi il bagno e chi la cucina, e tutti si dovranno impegnare a sistemare ciò che si è utilizzato una volta finito di fare qualcosa.
Naturalmente è difficile dare le stesse attenzioni a tutti i figli, ma ogni genitore sarà valutare istintivamente su chi concentrarsi in base alla giornata e ai periodi della vita. Lasciamo però che i bambini si intrattengano tra loro (lasciando anche spazio ai genitori!), che costruiscano rapporti in base all’età. E lasciamo sempre una tenda in salotto, o un angolo “tana”: sarà lo spazio ideale in cui ogni bambino potrà isolarsi quando avrà bisogno di solitudine. Perché è un bisogno naturale, e non va sottovalutato!
Quando si cerca un bambino, lo stress è il nemico numero uno. Si crea infatti un circolo vizioso: stressandosi si riducono le possibilità di concepimento, e meno il bambino arriva, più lo stress si alza. È un cane che si morde la coda.
Lo stress, tuttavia, non è legato solo al pensiero dei bimbi che non arrivano. La vita odierna delle future mamme e dei futuri papà è zeppa di impegni, frenesia e ansia, e lo stress che si accumula va a sommarsi alle preoccupazioni che già frullano in testa quando si cerca un bambino.
Ecco perché dobbiamo concentrarci su abitudini importanti che permettono di rallentare, apprezzare le giornate, allontanare le preoccupazioni e creare un ambiente adatto alla ricerca di una gravidanza.
Quando si è alla ricerca di un bambino sembra che tutta la responsabilità sia sulle spalle della mamma che andrà ad accogliere nel suo corpo il feto. Ma parlare e condividere i dubbi, le paure, le speranze e i sogni fa benissimo, e in questo modo ci si sentirà entrambi più coinvolti.
Ormai si conosce l’importanza del self-care e sembra ridondante e inutile dirlo, ma chi davvero si prende del tempo per sé senza storie? Quasi nessuno. Soprattutto le future mamme. Che tuttavia dovrebbero, per stare bene fisicamente e mentalmente, rilassarsi e rallentare, creando una routine quotidiana (anche di soli venti minuti) solo per sé, per fare ciò che si ama. Un bagno, una routine con le creme, dello yoga, un libro…
Una domanda che fa impazzire le coppie in attesa è: “Allora, quando arriva?!”. Ci sono persone che più di altre sono invadenti e quando si cerca un bambino non bisogna sentirsi in colpa nell’allontanarle per un attimo, per il proprio benessere psicologico e per non cadere nella spirale del “Non arriva più”, che potrebbe effettivamente influire negativamente sul concepimento.
Ci sono gruppi di supporto nei consultori, gruppi su facebook, gruppi di amiche… Non importa dove e come, ma basta trovarli. Perché a volte tenere tutto dentro ingigantisce i problemi e li rende insopportabili, mentre parlarne aiuta a superarli e a renderli meno spaventosi. Se però non vogliamo parlarne con amici o parenti, possiamo trovare, appunto, un gruppo di persone che sono nella nostra stessa situazione, facendo cadere i nostri muri e ascoltando e facendoci ascoltare da chi sta perfettamente capendo cosa stiamo passando.
La colazione perfetta per cominciare con il sorriso non esiste. Esistono solo i gusti personali e di famiglia (perché la colazione è un bel rituale familiare!): c’è chi ama svegliarsi avvolto dal profumo di un toast accompagnato da un caffè nero e chi già la sera prima sogna di svegliarsi con qualcosa di morbido e dolce, come un plumcake con gocce di cioccolato, una torta alle carote o un muffin indimenticabile.
I muffin al cioccolato, in particolare, sono ormai un must. Arrivano dai paesi anglosassoni, in particolare dagli Stati Uniti (lo dice anche il nome inglese, anche se in Regno Unito i muffin sono dei piccoli panini da mangiare con la marmellata!), ma ormai spopolano anche qui, per il gusto intenso e l’energia che donano al mattino. Facendoli in casa l’ambiente attorno si riempirà anche di un profumo strabiliante, quello delle torte appena sfornate che coccolano le papille gustative e i nasini dei nostri bambini!
Ecco dunque la ricetta dei classici muffin al cioccolato, ma senza burro (così ci sentiamo meno in colpa!). Perché il cioccolato non fa per niente male, basta sceglierlo fondente e con meno zucchero possibile, senza latte, con pochi oli e preferibilmente biologico. Anzi, alla mattina è proprio benefico: essendo uno stimolatore della serotonina (il neurotrasmettitore responsabile del buonumore e della felicità, oltre che della concentrazione), il cioccolato di mattina, come quello nei nostri muffin, diventa il piede giusto con cui partire.
Le ricette etniche sono sempre una buona idea: permettono di mangiare ingredienti variegati, di sperimentare sapori e di fare apprezzare ai bambini fin da piccoli le differenze di gusti e di culture. Tra i miei piatti preferiti ci sono, ad esempio, lo zighini etiope e i ravioli cinesi, ma al primo posto sta di certo il pollo al curry, ricetta della tradizione indiana che ormai è diffusissima anche sulle nostre tavole.
La sua preparazione è semplice e breve ed è perfetto accompagnato dal riso basmati integrale. Ecco la ricetta.
Chi dice che in smartworking (o home-working) si lavori di meno e si abbia più tempo per la casa e la famiglia si sbaglia di grosso, e molti lavoratori che in questi mesi di pandemia da covid si sono trovati a sperimentare questa modalità di lavoro da casa si sono ricreduti. Spesso ci si ritrova a non staccarsi dal pc perché “ma sì, tanto sono a casa”, a sistemare cucina e salotto a bocconi e a seguire i bambini e le loro lezioni non trovando più tempo per il resto. E così anche l’alimentazione ne risente.
Ma non dev’essere per forza così. Perché non avere tempo per fare da mangiare non vuol dire trovarsi inevitabilmente a ingozzarsi al volo di schifezze o cibi pronti che di sano non hanno nulla. Basta fare delle scelte più intelligenti per far sì che i pranzi durante lo smart working siano comunque salutari, gustosi e soddisfacenti. Per tutta la famiglia.
Panini? Sì, ma con qualche attenzione in più. Evitiamo di comprare i sandwich e i tramezzini già pronti, confezionati in tantissima plastica e zeppi di conservanti. Compriamo a inizio settimana qualche panino integrale dal fornaio e mettiamolo in freezer. Basterà toglierlo dal congelatore al mattino per averlo bello morbido a mezzogiorno. Dopodiché possiamo farcire il nostro panino con formaggio spalmabile, frutta secca, avanzi del giorno prima, verdure alla julienne, humus o guacamole, salmone, avocado, uovo… Basta sbizzarrire la fantasia ed evitare gli insaccati.
Anche i pasti pronti sono ok (e quante volte ci salvano la vita!), ma solo se sani e salutari. Il delivery intelligente, ad esempio, è quello di Nutribees, un servizio di cibo a domicilio che permette di non pensare al pranzo e alla cena da preparare quando abbiamo poco tempo, ma assicurando benessere ed equilibrio. Non è la classica pizza, insomma: si tratta di pasti completi di tutti i nutrienti, bilanciati e variegati, preparati con ingredienti freschi e di qualità, senza conservanti, da farsi arrivare a casa tramite ordine o abbonamento flessibile e da consumare entro quindici giorni seguendo le indicazioni di cottura.
Da poco è possibile anche ordinare 20 piatti in un unico box risparmiando e acquistando ricette per tutta la famiglia, scegliendo in base ai gusti di ognuno. I piatti sono adatti anche ai bambini e preparati come li prepareremmo noi a casa con ingredienti di ottima qualità e sempre freschi. E poi grazie alla varietà dei piatti Nutribees diventa occasione perfetta per fare assaggiare piatti diversi ai bambini, proponendo pesce, legumi, frutta e verdura in maniera diversa.Queste sopra, ad esempio, sono polpette di ceci, mentre queste qui sotto sono polpette al tonno in sugo.
A volte una pastasciutta al pomodoro, veloce e semplice, è un’ottima soluzione. Per renderla più veloce e facile da preparare scaldiamo l’acqua in un bollitore prima di metterla sul fuoco e scegliamo la pasta fresca integrale che troviamo nel banco frigo del supermercato, più buona e dalla cottura più veloce.
Per fare prima possiamo aprire le buste, ma se abbiamo cinque minuti in più è sempre preferibile comprare la verdura fresca da lavare e tagliare. A questa aggiungiamo ingredienti semplici che abbiamo in frigorifero: della feta, delle noci, i semi, la frutta (ci stanno benissimo i frutti rossi, le mele o le arance!), le olive… Un’insalatona, insomma, è sempre una buona idea.
Una cosa intelligente è preparare, alla sera, quantità più abbondanti di cibo. Tendenzialmente abbiamo più tempo per cucinare e quindi prepariamo alimenti più elaborati e sani. Invece di preparare le solite tre o quattro porzioni, aggiungiamone altrettante (in base a quanti mangeranno a casa anche il giorno dopo) e il giorno dopo riscaldiamo il tutto. A volte i cibi acquisiscono ancora più sapore!